Tumgik
#il libro sul nulla
deathshallbenomore · 6 months
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molto molto bello quando la letteratura mi offre l’ennesima occasione per sbloccare una crisi esistenziale 🥲
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yomersapiens · 2 months
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La pizzeria è gremita e i tavoli sono occupati da precoci coppiette giunte ben prima dell'ora più consona alla cena, forse per finire velocemente e correre in casa ad accoppiarsi. O forse perché vivo a Vienna e qua cenano quando i comuni mortali normalmente fanno merenda. Inutile che sfotto, se sono entrato in pizzeria a quest'ora è perché pure io sto morendo di fame. Conosco la capo sala, ha letto il mio libro e dato che mi saluta ancora devo dedurre che non le ha fatto schifo. Le chiedo se posso mettermi al bancone, sono da solo, fuori fa freddo e ho fame, che mi basta una margherita e me ne vado. Annuisce e i suoi occhi si fanno compassionevoli. Non faccio in tempo a sedermi che il ragazzo al bancone, notando la mia condizone solitaria, mi porge una birra che non avevo ordinato. Mi sorprendo e dico che ci deve essere stato un errore, che ancora non ho chiesto nulla. Mi risponde che fa lui, posso stare tranquillo. Io desideravo una coca-cola e ora mi tocca bere una birra offerta accidenti. C'è una seggiola di fianco a me con una giacca poggiata, la proprietaria mi chiede se desidero che la sposti, le dico che non serve, tanto non arriva nessuno. Mi sorride e torna a limonare con un barbuto uomo di quasi due metri. Più passa il tempo più gli alti mi stanno sul cazzo e vorrei segargli le gambe mentre dormono. Poi mi ricordo di essere sopra la media in Italia (e anche in Sud America) e torno a concentrarmi sulla sala. Ci sono davvero solo coppie, uscite per festeggiare la ricorrenza amorosa. Noto con piacere un cospicuo numero di tavoli occupati da persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Sorrido per loro. Che belli che siete, godetevi questo momento, vi lascerete anche voi, non temete. Il volume della musica è troppo alto, decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualcosa di diverso, un concerto per orchestra a tema videogiochi giapponesi, tanto sono da solo, non devo interloquire con nessuno. Mentre divoro la mia margherita penso a San Valentino. Al fatto che come festa non serva a molto, a meno che tu non abbia 16 anni e bisogno di un pretesto per scopare. Ma è utile per chi come me la vede come un post-it, messo per ricordardati di essere grato a chi ti vuole bene. Anche se non te lo meriti perché fai schifo come essere umano. Anche se dovresti ricordartelo ogni giorno ma tra una cosa e l'altra ti passa per la testa e allora eccoti una data. Una volta all'anno, fai sto sforzo e scrivi a chi ti vuole bene, scrivi quanto ti ritieni fortunato ad avere qualcuno che ti sopporta. Servono a questo le feste. Natale per ricordarti di ringraziare la famiglia. Il compleanno per ricordarti dell'esistenza di qualcuno. L'onomastico per ricordarti pure come si chiama. Ferragosto per ricordarti che l'estate sta finendo. Pasqua boh, non lo so, per ricordarti che è possibile uccidere una divinità forse. Finisco la pizza e mi arriva un'altra birra che ancora non ho ordinato. Mi giro in sala per capire a chi ho fatto pena stavolta. Nessuno mi guarda. La finisco contro la mia volontà e mi dirigo a pagare il conto. Mi viene detto dalla capo sala che oramai faccio parte della famiglia, che posso considerarmi un cugino acquisito e che quindi mi basta darle la metà della metà di quello che avrei dovuto dare. Quanto adoro fare pena. È il mio superpotere. Birra gratis, pizza scontata e posso andare a letto con la pancia piena. Una coppia mi avrà notato e ora sarà nata una discussione, prima di fare l'amore. "Tesoro, voglio adottare un triste italiano solitario, hai visto quanto era carino mentre mangiava la sua pizza, starebbe così bene con il nostro arredamento". Qualcun altro avrà girato un video che diventerà virale su tiktok e dove magari vengo insultato. Poco mi interessa. Torno a casa dal mio gatto, gli dico che lo amo e che sono grato ci sia lui a volermi bene. Lui, per tutta risposta, vomita sul tappeto. L'amore è un linguaggio variopinto e maleodorante talvolta.
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intotheclash · 4 months
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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gcorvetti · 5 months
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Che dire.
Oggi ho fatto un giro delle cose che vengono scritte online, non le chiamo notizie perché il giornalismo è bello che deceduto come lavoro, a parte qualcuno che ancora fa come insegnano nella scuola di giornalismo cioè va sul posto e fa domande o si reca nei luoghi appositi e prende informazioni. Si parla ancora dell'ultimo femminicidio (termine che per quanto non concordo oramai è nel vocabolario) anche se a quanto ho capito dopo ce n'è stato un altro, passato quasi inosservato avvenuto a Fano due giorni dopo quello di Giulia, questioni mediatiche. Leggo che il tipo che l'ha uccisa è stato prelevato in aeroporto da uno stuolo di forze dell'ordine, peccato che quando la vittima ha chiamato non c'era un poliziotto, un carabiniere o un finanziere disponibile ad accertarsi che nulla accadesse, perché viviamo nella società che cerca la cura e non la prevenzione, infatti leggo anche che il tizio verrà messo in un carcere speciale isolato dai malviventi comuni, perché un assassino non lo è? Però lui è di buona famiglia, quel coglione di salvini (come fate a sopportare così tale ignoranza e stupidità lo sapete voi) scrive "SE" è colpevole, cioè scusa mattè fammi capire, cosa non ti è chiaro del fatto che ha ucciso la sua ex? A propaganda live giustamente ci ridono nel rispetto del caso e mostrano un tweet di un pò di tempo fa dove l'assassino era uno di colore e per il ministro (che a chiamarlo così è un insulto alla politica) è colpevole al 100%, quindi poi hanno mostrato il meme di Peter Griffin con il pantone del colore della pelle, come per dire c'è del razzismo tra le istituzioni ma non è grave, non poco direi. Poi va bè ognuno dice la sua, ma in un trafiletto leggo che le bollette aumenteranno da dicembre, quindi tutto per sviare da uno dei problemi attuali, non tanto le bollette in se, ma il fatto che oramai ci si è dimenticati della guerra in ucraina, eh già, che fine hanno fatto i cattivoni russi, che naturalmente spariscono davanti ai buoni israeliani che massacrano i palestinesi, anche questo è distrazione di massa? Che quella ucraina era una guerra per punire l'europa si sapeva, e che a nessuno è venuto in mente di dire no per evitare crisi economiche e rincari vari, mancu ppo cazz. Dopo aver letto il libro di Mark Fisher devo dire che tutto ha assunto più che una direzione e chiarezza, anche se naturalmente ci sono svariate zone d'ombra che non è compito mio indagare ma che mi fanno pensare a quello che stiamo vivendo, dalle tensioni spesso create ad hoc mediaticamente a quelle reali per via di un sistema oramai collaudato dove a finire sul tritacarne non sono i colpevoli materiali ma il sistema stesso, vedere la crisi 2008/2009 delle banche dove nessun banchiere ha pagato e il tutto è ricaduto come sempre sulle persone attraverso l'aumento delle tasse perché per salvare le banche private sono stati usati soldi pubblici, nessuno ha chiesto di fare un referendum per vedere cosa ne pensano le persone direttamente interessate, chissenefrega delle persone, al dolore ci si abitua, come ad una droga e ci vuole più dolore, come se bastonando un cane ripetutamente e tutti i giorni quel cane per quanto buono un giorno ti sbranerà.
Andiamo oltre che la situazione è già una merda e non ci vuole l'apporto del Corvaccio per puntualizzare che siamo nella merda, ma secondo me si può uscire dalla merda in cui ci troviamo, semplicemente combattendo il sistema dove gli fa più male, il denaro, sarebbe bello vedere almeno la metà della popolazione mondiale non acquistare più niente, non usare più l'automobile, non comprare più nessuno tipo di droga legale (alcol, sigarette e farmaci), non andare più a spendere i pochi soldi che restano in tasca pagati i conti regalandoli alle multinazionali che per fare profitto distruggono il pianeta, così facciamo anche contenta Greta. Utopia, il mio mondo ideale è utopico, dove tutti hanno il posto che si meritano per quello che sanno fare, senza distinzione di sesso, religione anzi nel mio mondo non ci sarebbero religioni, colore, nazionalità ecc ecc, un mondo dove tutti si prendono cura del prossimo perché siamo tutti nella stessa barca e se uno va a fondo si tira dietro tutti, dove nessuno resti senza cibo o un posto dove dormire al caldo, dove tutti sono allo stesso livello e nessuno percepisce stipendi da nababbi solo perché è tal dei tali messo li da pinco pallino. Penso che solo così possiamo salvaguardare il genere umano, si forse un pò troppo apocalittico, ma stando all'andazzo del periodo storico che viviamo si può benissimo dire "A me che me frega, io tanto fra 20 anni vi saluto se mi va bene, se mi va male anche prima e per quello che mi resta vi vengo in Q", l'egoismo odierno è diventato un arma contro le bugie e le ingiustizie del sistema, girarsi dall'altra parte ti fa solo aggirare l'ostacolo, prima o poi il problema ti si rinfaccia e non avendo una cultura della responsabilità ti si ritorcerà contro perché non hai gli strumenti per risolvere il problema, e il sistema non è da meno, Fisher dice che non ha nessuna importanza cambiare tutte le persone che lavorano in un dato settore, perché anche quelle nuove saranno infettate dal sistema e di conseguenza agirebbero come quelle precedenti. Concludo, che mi sono allungato, con la frase di inizio del libro "E' più facile pensare alla fine del mondo che a quella del capitalismo".
Musica
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abr · 11 months
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via https://www.tumblr.com/pensieri-dal-sottomondo
Tema fondamentale di questi tempi.
Da un lato la libertà e la disintermediazione consentita dalla tecnologia; dall'altra gli Esperti, la "gente del mestiere". Da un lato il rischio di non percepire l'ignoranza, l'inadeguatezza, financo il ridicolo in quel che si scrive; di là il rischio degli eshperti a libro paga (conflitto di interessi) o dal bias ideologico non dichiarato.
In entrambe i casi prevale l'effetto cassa di risonanza del mainstream pensiero approvato (la quantità fa la qualità media), tipo i "bisogna aver FEDE nella scenza" (anche se chi lo dice era tipicamente uno scarso in matematica, persino in quella delle squole pubbliche).
Come se ne esce? Come se ne usciva prima di Internet: NON SE NE ESCE, o meglio ne può escire (non sempre) solo chi ha gli strumenti intellettuali per informarsi criticamente, sul serio, indipendentemente dalle fonti.
Non basta dirsi leggete, non basta dirsi studiate: è necessario sapere cosa "si compra" ma non sempre si può e qualche fregatura va onestamente messa nel conto, qualche incoerenza pure (solo i fessi non cambiano mai idea). Ma non vi è nulla di nuovo sotto il sole, solo le quantità.
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gregor-samsung · 18 days
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" Carlo si arruolò in convento con il sogno pio di divenire papa, papa Carlo, senza primo o secondo, papa Carlo e basta, pontefice della religione, pioniere di un papato incorruttibile e vicino al senso cristiano della vita. Dopo pochi mesi Carlo già primeggiava in ogni disciplina, era terzo in latino, quarto in geografia, ottavo in preghiera a corpo libero, diciassettesimo al salto della cavallina, trentaduesimo al giro delle Fiandre, secondo in goliardia, sesto in condotta, novantaquattresimo in letteratura e settimo nelle opere buone. Tutti parlavano di Carlo, si chiedevano di come potesse eccellere in tutte le discipline, qualcuno sospettava doping e vennero prelevate le urine notturne di Carlo per sottoporle ai test pertinenti.
Le prodigiose urine erano ghiacciate, una granatina di cristalli a trenta gradi sotto lo zero, un escremento cetaceo con una temperatura corporea vicina a quelle norvegesi. Dopo un solo anno Carlo era pretore, eccelleva in diritto e in dovere, scriveva testi di esegetica e continuava a primeggiare in tutte le discipline: quarto in pesca trotacea, diciottesimo al salto triplo, ventunesimo in fioretto cattolico, settantatreesimo in toponomastica e terzo in preghiera con rito rigido. Dopo un anno e due mesi Carlo era arcivescovo di tutte le scozie, eccelleva e basta, senza bisogno di elencarne le vittorie che non sono poche: quinto al Tour, sesto a Stoccolma, ottavo a San Sebastian, centotrentaduesimo sul Tourmalet ecc. ecc. Dopo tre anni Carlo era papa, la fumata era bianca ma Carlo era più bianco della fumata, fumava tutto il vaticano e la cortina nascondeva il pontefice che appariva squarciandola come visione francese. Fumava bene Carlo, spezzava le sigarette, le porgeva ai suoi discepoli e le arricchiva. Il sesto giorno di pontificato Carlo, non vedendo più nulla, proibì il fumo e Roma tornò a respirare. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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ross-nekochan · 1 month
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Oggi è stata la giornata di Venerdì in smart.
Che dire se non che bello che è? Godo del mio tempo e dei miei spazi.
Mi sono alzata ad un orario per me umano e ho fatto la mia colazione con calma, sebbene sia stata interrotta da una cosetta di lavoro (ma ci sta, sto pur sempre lavorando).
Uso la mia pausa pranzo per andare a fare la solita passeggiata sulla sponda del fiume Edo. Ultimamente qui è soleggiato ma il vento è forte e molto freddo, qualche fiore sta sbocciando e tutto il paese è in fremito perché in questo weekend si prevede la piena fioritura dei sakura. Guardo le casette intorno abitate da vecchietti e penso... forse pure fare la badante non è così male. Vitto e alloggio assicurati e senza sbatti di andare e tornare in ufficio... questa fame di (come lo si deve chiamare) successo? Di essere arrivati? che a volte sento dentro non la capisco e non so se mi stia facendo vivere bene.
Tornata a casa, ho pranzato, sempre con calma e alle 15:00 avevo un colloquio con un'azienda giapponese.
"Sicura di poter sostenere una conversazione a livello business?"
(Io che metto in campo tutta la mia non-abilità di fingere):"Per me penso non ci sono troppi problemi..."
"Beh, da quel che sto constatando ora, non penso sia ancora a quel livello..."
(Io che già ho l'autostima sotto i piedi e mi prendo sto bello schiaffo in faccia):"In verità attualmente lo uso tutti i giorni nel mio attuale lavoro quindi penso di potercela fare"
Chiudiamo sapendo entrambi la situazione come andrà a finire.
Alle 16:00 meeting con il mio team e io che mi domando come mai la mia azienda mi abbia preso se la situazione in generale nelle aziende giapponesi sia questa... probabilmente ha una varietà di aziende a cui inviare personale vasta al punto che pure se fai mezzo schifo va bene comunque (e infatti un sacco di stranieri parlano peggio di me eppure vengono spediti a destra e manca senza problemi - la mancanza di manodopera a livelli stratosferici nel settore porta a questo, forse).
Alle 16:15 un colloquio per un'azienda di orientamento (che manco avevo capito fosse tale). Lei molto carina e simpatica e non ha menzionato nulla sul mio giapponese e sulle mie spiegazioni alla buona su quali posizioni vorrei puntare (meglio così).
Leggo un libro per un'oretta circa (sebbene avrei dovuto studiare un po' per l'esame di lingua che vorrei dare a luglio) e saluto tutti perché sono le 18:00.
A breve vado in palestra e finirò la mia giornata.
Mi basterebbe così poco per stare meglio... e invece no.
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bicheco · 3 months
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Sanremo noi
Sanremo ti ricorda qualcosa, ma non sai bene che cosa. È quasi tutto brutto: le scenografie, i costumi, gli smoking di Amadeus in acciaio inox e vetroresina, per non parlare dei testi dei monologhi (roba da rimpiangere persino la “pikkola Chiara” nel senso di Ferragni), 9/10 delle canzoni e pure i mazzi di fiori. Il dolore, il tumore, il lutto, il suicidio, la guerra, il body shaming diventano industria della lacrima, trash show a mezzadria fra il concerto dei neomelodici, il marketing cassamortaro delle onoranze funebri Taffo e il libro prêt-à-porter del padre della vittima di femminicidio. L’antifascismo è manierismo canzonettaro, col Bella Ciao di Ama&Mengoni. Anche la trasgressione è farlocca: il cantante autoironico di professione invoca il cessate il fuoco a Gaza, poi tiene a precisare “Non volevo essere politico: in vita mia ho fatto tante cazzate, ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica” e, fra le tante cazzate, non ha ancora capito che se non ti occupi di politica è la politica a occuparsi di te. A furia di levare questo e quello per il terrore di disturbare non si sa più neppure chi, non è rimasto nulla. Non una sorpresa, un sussulto, un eccesso, un fuori programma (nemmeno programmato), una cosa purchessia che somigli alla televisione e giustifichi tutte quelle telecamere in mondovisione: ma se non succede niente, che bisogno c’è di riprendere tutto in diretta? Fatelo in radio, l’anno prossimo. È vero: fa ascolti, cioè pubblicità, cioè soldi. Ma meno dell’anno scorso e più del prossimo. E li farebbe anche se fosse divertente. Non è snobismo da “io non mi abbasso a vedere Sanremo”. Certo che lo vediamo, un po’ per dovere d’ufficio, un po’ per rassegnazione. Ma cosa vieta di chiamare, oltre a Fiorello e Giorgia, qualcun altro bravo, uno del mestiere, al posto del carrello dei bolliti? Mentre ti poni queste domande, arriva sul palco lo storico scenografo per il premio alla carriera. E chi lo premia? Sua figlia, che lui nomina sua erede. Come nel governo dei fratelli, sorelle, figli, cognati e amichetti d’Italia; ma anche la cosiddetta sinistra chiagni & fotti che si pappa la Rai, poi fa i sit-in perché mangiano anche gli altri e misura la libertà d’informazione dal minutaggio dei leader. Poi arriva la star di Hollywood con le sneaker di cui è testimonial e, casomai non si notino abbastanza mentre accenna a due passi di danza con Amadeus, questi si leva le sue, ma mica è pubblicità occulta, figuriamoci: infatti è palese. Così pensi a Sgarbi, Gasparri, Lotito, i Berluschini, Elkann, De Benedetti, Caltagirone, Angelucci e a tutti gli altri che mica sono in conflitto d’interessi, figuriamoci: solo interessi e nessun conflitto. E finalmente capisci a chi somiglia Sanremo 2024: all’Italia del 2024. Quindi non è solo brutto: è anche perfetto.
Marco Travaglio
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io-rimango · 4 months
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Stasera appena staccato dal lavoro decido di non tornare a casa e passare per la libreria della mia città, ho bisogno di un po’ di leggerezza dopo una giornata decisamente pesante come questa. Entro in negozio e mi fiondo sulla sezione “romanzi rosa” tentando di cercare un libro che non avessi già letto (visto che li ho praticamente divorati quasi tutti).
Mentre sono accovacciata, intenta a leggere la trama di un libro, fanno capolino accanto a me un paio di stivali neri, sono di una ragazza che spulcia lo scaffale: ha i piedi puntati verso l’interno, le mani in tasca e il suo sguardo curioso tradisce la sua apparente timidezza.
Io passo un po’ di tempo a sfogliare i vari libri e noto che lei torna spesso a curiosare tra gli stessi romanzi che sfoglio io, finché non prende in mano un libro: “Magnolia Parks”. Incuriosita, decido di prenderlo anch’io e di capire cosa l’abbia colpita di quel romanzo tanto da tenerselo subito stretto al petto.
Le dico che ha colpito anche me il libro che ha preso e che ho tutta l’intenzione di leggerlo anch’io, lei mi guarda e mi sorride e mi dice che le piacciono le storie che sanno toccare il cuore e da lì mi racconta dei suoi romanzi preferiti, del suo fidanzato (anche lui appassionato di letture rosa), del suo lavoro stressante e di come le piaccia leggere sul treno.
Dopo un po’ mi chiede che lavoro faccio, io le dico che sono una psicologa e lei subito sgrana gli occhi dicendomi che era da tempo che pensava di andare in terapia e che le farebbe piacere iniziare con me. Ci scambiamo i contatti e lei tutta contenta mi dice che non si aspettava di trovare una sorpresa come me in questa serata di dicembre, io le rispondo che sono dell’idea che nulla accada per caso e che forse, semplicemente, questo era il momento giusto. Lei mi stringe la mano, non fa che sorridere e il mio cuore ancora una volta si meraviglia di quanto la vita, a volte, possa essere sorprendente.
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eternosecondo · 8 months
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Lo sai, vero, che mi stai perdendo?
Non mi sembra di chiedere troppo, non vado matto per la dolcezza eccessiva e nemmeno per le scuse forzate.
Mi basta un pizzico di romanticismo, quella punta di brio che dà luce anche alla giornata più buia.
Mi basta che se sbagli, ritorni sui tuoi passi, capisci l'errore e cerchi di rimediare.
Devo vedere che ci tieni, io devo sentire.
Capisci? Non me ne faccio nulla di qualche parola buttata là.
Lo sai cosa stai perdendo?
Qualcuno che in te, nonostante tutto, ci vedeva sempre qualcosa di bello.
Merita il tuo tempo solo chi decide di esserci per davvero, chi non finge presenza ma c'è, c'è sempre.
Basta così poco per non buttare tutto all'aria. Basta dire "Guarda che ci tengo" e poi tenerci davvero, dire "Guarda che io resto" per poi restare sul serio. Basta non incazzarsi per ogni cosa. Ridere, ridere un sacco. Abbracciarsi ogni tanto, scomparire piano piano nell'uno e nell'altro. Basta volersi e dirselo. Baciarsi quando capita, quando il desiderio è forte, quando hai il fuoco dentro.
Ma anche quando ti senti stanco, un po' a pezzi. Aiuta a volersi bene, soprattutto in quei momenti li. Basta così poco per non perdersi. Basta volerlo.
In due.
Tratto dal libro: "Ti penso (Ancora)"
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lunamarish · 6 months
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Tutto si compra: l’amore, l’arte, il pianeta Terra, voi, io. Scrivo questo libro per farmi licenziare. Se mi dimettessi, non beccherei l’indennità. Mi tocca segare il confortevole ramo su cui sto appollaiato…Preferisco essere sbattuto fuori da un’impresa che dalla vita. (…) Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Cielo sempre blu, ragazze sempre belle, una felicità perfetta, ritoccata in Photoshop. Immagini leccate, musiche nel vento. Quando, a forza di risparmi, voi riuscirete a pagarvi l’auto dei vostri sogni, quella che ho lanciato nella mia ultima campagna, io l’avrò già fatta passare di moda. Sarò già tre tendenze più avanti, riuscendo così a farvi sentire sempre insoddisfatti. Il Glamour è il paese dove non si arriva mai. Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma. La vostra sofferenza dopa il commercio. Nel nostro gergo l’abbiamo battezzata “frustrazione post-acquisto”. Non potete stare senza un prodotto, ma non appena lo possedete, dovete averne un altro. L’edonismo non è un umanismo: è un cash-flow. Il suo motto? “Spendo dunque sono”. Ma per creare bisogni si devono stimolare la gelosia, il dolore, l’insoddisfazione: sono queste le mie munizioni. E il mio bersaglio siete voi. […] Siete di fronte a individui che disprezzano il pubblico, che vogliono mantenerlo in un atto d’acquisto stupido e condizionato. Nel loro animo si rivolgono alla “rincoglionita sotto i cinquant’anni”. Voi cercate di proporre qualcosa di divertente, che rispetti un po' la gente, che tenti di tirarla verso l’alto, perché è una questione di buona creanza quando s’interrompe un film in tv. E vi viene impedito. […] Idealmente, in democrazia, l’intento dovrebbe essere quello di utilizzare il formidabile potere della comunicazione per smuovere le menti anziché annientarle. Questo non succede mai perché le persone che dispongono di questo potere preferiscono non correre rischi. […] Vedrete che un giorno vi tatueranno un codice a barre sul polso. Sanno che il vostro unico potere risiede nella vostra carta di credito. Hanno bisogno di impedirvi di scegliere. Devono trasformare i vostri atti gratuiti in atti d’acquisto. […] Gli uomini politici non controllano più nulla; è l’economia che governa. Il marketing è una perversione della democrazia: è l’orchestra a dirigere il direttore. Sono i sondaggi che fanno la politica, i test che fanno la pubblicità, i panel che scelgono la programmazione musicale alla radio, le “sneak preview” che determinano il finale del film, l’auditel che fa la televisione. […] Creativo non è un mestiere in cui devi giustificare il tuo salario; è il salario a giustificare il tuo lavoro. Come per gli autori di programmi televisivi, la carriera è effimera. Ecco perché un creativo prende in pochi anni quello che una persona normale guadagna in una vita intera. […] La pubblicità si è messa a dettare legge su tutto. Un’attività che era partita quasi per scherzo domina ormai le nostre vite: finanzia la televisione, condiziona la stampa, regna sullo sport [...], modella la società, influenza la sessualità, sostiene la crescita economica.
Frédéric Beigbeder
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diceriadelluntore · 2 months
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Pagine Golose
In polipo: pipere, liquamine, lasere inferes - Apicio, De Re Coquinaria, 9.5.1
Traduzione: Per il polpo: pepe, liquamen, laser e servi
De Re Coquinaria di Apicio è il primo grande libro sul cibo della nostra cultura occidentale: è solo in parte riassumibile in un ricettario perchè assomiglia più ad un indiretto atlante del gusto dell'Impero Romano (il libro, su cui ci sono le consuete dispute filologiche, risale al I secolo D.C., al culmine della potenza Imperiale romana). Nella ricetta del polpo, Apicio consiglia quindi di condirlo con il pepe (spezia le cui quantità di commerci nel corso della Storia fanno venire le vertigini), il liquamen, che è una variante del famoso garum, e il laser: non era una diavoleria di una primitiva cucina molecolare, ma un ingrediente ottenuto dalla resina estratta dalla radice del silfio, una pianta che cresceva esclusivamente sulle coste prossime alla città di Cirene in Libia. In età romana, tanto era richiesto il laser che la continua e non regolata raccolta del silfio ne provocò l’estinzione. Plinio ci dice che l’ultima pianta venne regalata all’imperatore Nerone e si dovette ripiegare su una sostanza analoga, anche se non identica all’originale, ricavabile da una pianta simile al silfio: l’asafoetida o assa fetida. Il nome, diremmo, non promette nulla di buono e infatti la presenza di zolfo rende il prodotto particolarmente maleodorante, almeno prima della cottura. Il laser originario, come il succedaneo da assa fetida, avevano notevoli proprietà medicinali riconosciute da sempre.
Piccola curiosità leggendaria: i semi hanno una forma particolare, che assomiglia al geroglifico egizio utilizzato per indicare il concetto del cuore (ỉb):
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da cui alcuni speculano si sia arrivato all'immagine del cuoricino.
Questa storia l'ho ritrovata in un foglietto in un altro libro stupendo che parla di cibo, Buono da Mangiare di Marvin Harris, dove il famoso antropologo si chiede e cerca di spiegare, per esempio, perchè in certe zone si mangia la carne di maiale e in altre no. E c'è una lista di libri legati al cibo (alcuni non li posseggo nemmeno, probabilmente era anche una lista di desideri) che lascio qui, divisi nelle sue sezioni con annessa piccola spiegazione:
Claude Levi-Strauss, Il Crudo e il Cotto; Marvin Harris Buono Da Mangiare e Cannibali e Re; Massimo Montanari, Il Cibo come Cultura
Il cibo dei giallisti: Manuel Vázquez Montalbán, Ricette Immorali. Camilleri scelse Montalbano come cognome del suo indimenticabile commissario proprio in onore del suo amico scrittore catalano, ed entrambi condividono la passione, critica e viscerale, per il cibo, tra le ricette della tradizione siciliana o quella catalana di Pepe Carvalho. Ma la passione del cibo è presenta in tutta la giallistica europea, dalle colazioni che la signora Hudson fa a Sherlock Holmes e al Dottor Watson, oppure ai pranzetti dei bistrot del Commissario Maigret annaffiati di Calvados. Al contrario, raramente i personaggi degli hard boiled americani hanno un buon rapporto con il cibo, se non con l'alcool con cui si accompagnano, spesso, sin dalle prime ore del mattino.
Antony Bourdain, Kitchen Confidential
José Manuel Fajardo, Il Sapore Perfetto
Redcliffe N. Salaman, Storia Sociale Della Patata
Nel 1903 Salaman fu nominato direttore dell'Istituto patologico del London Hospital, ma nel 1904 si ammalò di tubercolosi e dovette smettere di esercitare la professione medica e trascorrere sei mesi in un sanatorio svizzero. Gli ci vollero più di due anni per riprendersi completamente dalla malattia. Acquistò una casa a Barley, nell'Hertfordshire e, poiché non poteva tornare a praticare la medicina, iniziò a sperimentare una nuova scienza emergente, la genetica sotto la guida del suo amico William Bateson. Dopo diversi esperimenti falliti con una serie di animali e dopo aver chiesto consiglio al suo giardiniere, Salaman iniziò a sperimentare con le patate. Iniziando per caso, notò dapprima le caratteristiche recessive e dominanti delle varietà che incrociava (come aveva notato Mendel con i piselli), poi attraverso vari incroci fu il primo a creare ibridi di patate, che notò essere resistenti a numerose malattie, tra cui la peronospora della patata, che fu la causa principale della grande carestia che colpì l'Irlanda tra il 1845 e il 1849, decimandone la popolazione. Lo studio di Salaman, che spazia dall’antropologia all’archeologia alla storia agraria, incrocia molteplici campi dell’esperienza storica: ricostruisce i caratteri originari dei sistemi agrari dei vari paesi, riporta in luce la profonda commistione degli interessi agrari con quelli politici, restituisce scorci della vita materiale dei ceti più poveri; riconduce infine l’analisi dei comportamenti alimentari alle forme dell’immaginario collettivo."Un monumento insuperato di erudizione e di simpatia umana” (Eric Hobsbawm).
Se vi va, si potrebbe allungare la lista con tutti i contributi sul rapporto cibo\libri che vi vengono in mente, così da creare una piccola biblioteca al riguardo! Aspetto le segnalazioni!
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yomersapiens · 6 months
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I dolori del giovane (ahahah) YOMER
Esco dalla pizzeria con un cartone contenente una pizza bucata. A casa lo apro e guardo. In realtà è metà pizza, neanche una intera, ci sta me l'abbiano regalata. Un po' per pena un po' perché ho portato un mio libro dicendo "facciamo che mi paghi la prossima volta dai, che adesso c'è troppa gente". Ho ottenuto metà cena grazie a un libro. Ora devo calcolare tutta la mia vita così, finché non esaurirò le copie. Vorrei tu fossi a casa mia per togliere la mozzarella di bufala (ho fatto bingo cazzo è una margherita con bufala questa sta almeno a 17€ qua a Vienna quasi 2€ in più del mio libro! che guadagno!) (ah no, non tantissimo siccome è metà pizza, vabbè) dicevo, toglierei la mozzarella perché tu non la mangi e ti direi che questo è come verrà pagato il mio lavoro d'ora in avanti. Secondo me il baratto deve tornare a comandare ogni trattativa sul pianeta. Mi sono stancato dei soldi, così come sono stanco del sesso (non è ironico il fatto che ci stanchiamo più facilmente proprio di quello che non abbiamo?) (bugia).
Sto girando porta a porta, persona a persona, a cercare di vendere le copie del mio libro. Per cosa poi? Per raggiungere una ristampa? O forse solo perché non ho nulla da fare e quando le persone scoprono che hai scritto un libro ti guardano con quello sguardo un po' di ammirazione e un altro po' (un altro bel po') di domande tipo "Tu? Tu, hai scritto un libro? Tu, con quella faccia e quegli occhi, hai qualcosa da dire?". Non hai idea di quante cose ho da dire. La mia testa è un via vai continuo di storie e idee e desiderio di silenzio. Ora come non mai odio dover parlare, spiegare la storia, spiegare perché devi acquistare il mio libro oppure darmi una mezza margherita di bufala in cambio. Ho bisogno di silenzio per riprendermi dalle fatiche del sorridere e parlare davanti a un pubblico. Adoro parlare di quello che ho scritto ma vorrei che i personaggi che ho inventato parlassero da soli. È brutto quando chiedo di abbassare la voce, o di lasciarmi stare per un po', ma per me è tutto troppo.
Quando sali in alto e raggiungi quello che sognavi di raggiungere c'è chi si adagia sugli allori e si gira e rigira tra le fronde degli arbusti da laurea mentre io so, che se mi viene dato quello che voglio, è perché mi aspetta dietro l'angolo il conto. Che sarà salatissimo. Hai ottenuto quello che desideravi? Beccati sta fattura, paghi contanti o pezzi della tua salute?
Gli occhi sono tornati a peggiorare. Lo stanno facendo da un po' ma io ho volutamente ignorato tutti i segnali e sono tornato a calare chili di farmaci che comprometteranno la mia situazione. Neanche questa terapia funziona. Eppure ci avevo creduto tanto. Come ogni volta, ma questo giro un po' di più. Con che coraggio, in queste condizioni, potrei permettere a qualcuno di amarmi? Mi sento come una mela in esposizione da un fruttivendolo che ha deciso appositamente che lato del frutto mostrare ai possibili acquirenti e non concede di fare un giro attorno o di toccarla, perché altrimenti ci si accorgerebbe della quantità di vermi che la stanno divorando, delle muffe, parti molli, chiazze marroni e crateri necrotizzati. Non sto bene e so di meritarmelo, perché sono felice.
È una stupida regola che non ho inventato io eh, per carità, sicuramente l'ha fatto qualcun altro. Ma nella mia testa regna questo calcolo: se 1 cosa va bene 7 andranno storto. Le sto contando, secondo me arrivo alla dozzina ma solo perché mi piace piangermi addosso.
Qualcuno ha già finito di leggere il mio libro e stanno arrivando i primi insulti, al momento solo carini. Ora si tratta di superare la soglia delle persone che mi vogliono bene e subentrare nella zona delle persone a cui non frega un cazzo di chi sono e che vogliono solo leggere una storia sperando sia decente.
Invitami a pranzo, ti darò in cambio un libro. Fammi una torta, riceverai un libro. Passiamo un pomeriggio assieme a insultare quelli a cui piacciono le castagne, non solo ricevi un libro ma anche una medaglia al valore.
La libreria durante la presentazione era piena, vorrei fosse sempre così. Esaurire le copie, rispondere a domande sensate. Vorrei iniziare a parlare verso le 17:30 e alle 21 essere già a letto. Vorrei che il letto mi venisse offerto in cambio di un libro. Però, come con la pizza, sicuro sarebbe mezzo letto. O un letto con un buco al centro ma dato che tu sei minuscola spazio ne abbiamo a sufficienza. Vorrei non far stare sempre male chi mi circonda. Vorrei non avere l'arroganza di quegli scrittori che non fanno altro che ricordare a tutti di aver scritto un libro. Vorrei non farti piangere mai e non essere l'idiota egocentrico che sono.
Il mese prossimo faccio quarantanni. Manca pochissimo. Sarò ufficialmente uno di quei vecchi che non ne vuole sapere di accettare l'età che ha. Un po' di tempo fa almeno potevo dire di non dimostrarli ma se mi vedeste sta sera, come sono messo, circondato da coperte, con sempre meno followers tra i capelli, un occhio gonfio, il gatto che mi snobba, la mezza pizza che mi guarda dal cartone, quel buco nella pizza che rappresenta perfettamente il vuoto che sto provando ora che ho raggiunto un traguardo. Non è pessimisimo, è l'aver scalato una vetta e ora cercare un nuovo obbiettivo. Fare meno schifo, ecco quello è un grande obbiettivo che vorrei raggiungere un giorno ma non so, penso sia più facile scrivere altri dodici libri invece di questo. Sto invecchiando e sono tornato a collezionare carte Pokémon, lo faccio senza vergogna. Apro i pacchetti e annuso le carte e poi mi incazzo se non trovo una full art olografica. Tengo le carte vicino al libro così quando uno pensa io sia davvero intelligente poi posso aggiungere "E non solo, guarda come brilla il mio Gyarados!".
Dico sempre che Vienna mi serve per bilanciare l'Italia. Il tanto agognato silenzio dopo il maremoto di parole che subisco quando varco il confine. Questo bisogno sta cambiando, ho imparato che si può stare bene, in silenzio, anche non proprio obbligatoriamente da soli. In questo mi ha aiutato molto Ernesto, il mio gatto, non ci fosse stato lui ad addomesticarmi alla presenza di un altro essere vivente, forse non sarei stato in grado di aprirmi e accettare, ad esempio, l'esistenza di un altro essere umano. Anche se poi devo rovinare tutto, ma quella è la mia natura. Come la natura di Ernesto è ignorarmi, anche se in cambio gli offro un libro. Con lui non funziona, o un pochino sì dai, ha fatto mezze fusa e il solito vomitino serale ha un piccolo buco al centro.
Una copia alla volta, farò leggere il mio libro. Dovesse costarmi la salute fisica e mentale o una cena quotidiana a base di mezzi pasti donati, ci riuscirò.
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
IMPROVVISO SOSPESO
Da decenni, ormai, si è vaticinata la "scomparsa" della pittura, già entrata in competizione, sul consumarsi dell'Ottocento, con la fotografia, infine superata dalle opportunità espressive delle molte tecniche di acquisizione delle immagini.
Il tema è assai più antico e coglie la presunta limitatezza della duplice dimensione contro il tutto tondo della scultura.
Eppure, il segno pittorico, anche adesso, rimane affascinante, cattura lo sguardo, interroga, trasporta in un altrove.
Davvero il dipinto possiede un valore artistico meno intenso di uno scatto fotografico?
Oppure, risulti meno coinvolgente di un'immagine in movimento?
Se appare chiaro che non sia così, la domanda è: perché?
Risposta: perché l'immagine di un dipinto "non esiste".
Non importa che sia il riflesso di un'immagine reale veduta e ritratta dal pittore: il realismo è atto di stile e non vocazione alla produzione di una copia.
Non conta nulla che lo si possa considerare espressione dell'artista: supera di gran lunga anche questa presunta riduzione concettuale.
Il dipinto fa mondo a sé.
Sorge come un "improvviso" e manifesta la sua unicità.
Si salda al presente e lo annulla, segnando di sé il tratto vivente di infinite visioni, nel flusso di un tempo reso immobile.
Non esiste.
Miracolo dell'impossibile, reso in immagine.
Improvvisa apparizione, sospesa per sempre nella memoria.
Un tempo "sospeso" che attende l'ennesimo sguardo, l'ennesima emozione, l'ennesimo incanto.
- Claude Monet (1840-1926): "Donna con il parasole, madame Monet con il figlio", 1875, National Gallery of Art, Washington D.C.
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francescosatanassi · 8 months
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A CASO
Dopo una poco attenta e non accurata analisi basata sul nulla, se non sensazioni e ragionamenti costruiti sul niente, nati da pensieri istintivi e non ponderati, mi sento abbastanza sicuro nell'affermare una cosa: diffidate di chi indica il piccolo principe come libro preferito. Diffidate e se potete, mettevi in salvo.
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gregor-samsung · 1 year
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“ Mala tempora currunt, ora che tutti scrivono un po’ allo stesso modo? Nulla di nuovo sotto il sole. Non è la prima volta che capita. Basta ricordare quanto agli inizi del Novecento Renato Serra annotava: «Oggi tutti scrivono, in modi diversi, press’a poco la stessa lingua», «romanzi e novelle oramai in Italia hanno realizzato il tipo unico con una felicità da fare invidia ai produttori di vino toscano. Un tipo solo in tre o quattro confezioni». Ma Renato Serra auspicava una prosa raffinata, una prosa d’arte, che trionfò per un po’, e che poi fece il suo tempo. Abbiamo dunque a che fare con la millenaria ricorrente lamentela sul presente che è sempre apparso inferiore rispetto al passato? Apro lo Zibaldone di Leopardi in data 2 aprile 1827 e vi leggo: «disgraziatamente l’arte e lo studio son cose oramai ignote, e sbandite dalla professione di scriver libri. Lo stile non è piú oggetto di pensiero alcuno. […] Troppa è la copia dei libri o buoni o cattivi o mediocri che escono ogni giorno, e che per necessità fanno dimenticare quelli del giorno innanzi; sian pure eccellenti. […] La sorte dei libri oggi è come quella degli insetti chiamati efimeri: alcune specie vivono poche ore, alcune una notte, altre tre o quattro giorni; ma sempre si tratta di giorni». E sul tema si potrebbe raccogliere un vasto florilegio di alti lai. “
Gian Luigi Beccaria, In contrattempo. Un elogio della lentezza, Einaudi (collana Vele), 2022. [Libro elettronico]
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