“Il mio mondo è il mio mondo
non posso aprirlo davanti a voi
E se anche descrivessi
le statue dei dodici mesi
celate nel fìtto verde
ognuno di voi vedrebbe
un verde diverso
una statua diversa
e non questo verde
E se descrivessi la mia tristezza
apparirebbe ridicola
e infantile
perché la mia tristezza
è piena d’incanto
come un giardino verde
in inverno”.
.🦋.
🔸Jarosław Iwaszkiewicz
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Caotica e colorata: gli aggettivi che, di primo acchito, mi vengono per descrivere Termini, stazione storica e centrale di Roma. Un luogo mistico in cui si incontrano coincidenze di metro e moltitudini di persone, in cui perdersi e ritrovarsi.
Era un normale giorno di dicembre, poco precedente al Natale, quando mi sono recata a Termini con la metro. Mi sono infilata nella schiera di gente ammassata, camminando affiancata da donne e uomini frettolosi, impazienti di arrivare chissà dove. La loro meta è un’altra, ma devono passare da qui, centro nevralgico degli spostamenti romani.
Esco a riveder le stelle, anche se in realtà è pieno giorno e il sole splende alto nel cielo azzurro. Insomma, risorgo dalle tenebre della metro giungendo al primo piano della stazione. Cerco il mio binario affannosamente; sono in orario ma preferisco sempre arrivare in anticipo. Oggi ho fatto tardi, per cui sono giusta in tempo per prendere il mio treno. Destinazione: Venezia Santa Lucia.
Prendo posto sul vagone e il convoglio parte appena un minuto dopo. Odio non assaporare il gusto dell’attesa della partenza, ma è andata così. Guardo fuori dal finestrino e osservo il paesaggio che cambia, il tempo che muta. Mi affascina sempre questo spettacolo unico al mondo, composto da mari, monti, colline viste da un finestrino. Mi specchio in galleria, quando il finestrino può solo restituire la mia immagine nel buio profondo.
Il viaggio passa in un soffio, accompagnato dalla mia musica del cuore sparata nelle cuffiette. Scendo dal treno e mi ritrovo in un clima molto diverso da quello di Termini: qualche grado e tanta gente in meno. Decisamente meno caos.
Cammino fino a trovarmi davanti la distesa del Canal Grande, uno spettacolo che non stanca mai. Venezia è una città incredibile, unica al mondo con le sue mille particolarità. Le stradine in cui perdersi, i canali che lambiscono i portoni e le strade, le gondole. Il silenzio, anche in piena stagione turistica, dovuto all’assenza di macchine… un fascino irripetibile. Credo che chi nasca e cresca in laguna, abbia un temperamento profondamente diverso da chi nasce e cresce in qualunque altro posto. Un po’ come gli isolani e le isolane.
Cammino con le cuffie nelle orecchie senza una meta precisa: sono venuta qui per rilassarmi e passeggiare. Volevo allontanarmi dalla pressione di Roma, dalle mille cose da fare. Quale giorno migliore di una domenica prima di Natale, quale città migliore di Venezia?
Dopo un po’ spengo la musica e ascolto il rumore dei passi, il vociare delle persone che mi circondano osservo chi fa aperitivo, chi fa foto (e ne faccio a mia volta) e, camminando, arrivo a piazza San Marco. Oggi non c’è acqua alta, per fortuna, così posso passeggiarci in mezzo… e perdermi nella mia immaginazione: tempi passati, uomini e donne avvolti da vestiti improbabili per i nostri giorni e quasi sicuramente scomodi. Provo a focalizzarmi sui discorsi della gente dell’epoca, a sentire gli odori (aiuto!). È sempre emozionante camminare dove hanno camminato un numero incalcolabile di persone nei secoli passati.
Dopo un po’, provata dal lungo camminare, entro in un bàcaro - la tipica osteria veneziana - e chiedo uno spritz, rigorosamente col select. Il bicchiere colmo di liquido rosso mi viene servito al banco e lo sorseggio guardando dalla grande vetrata al lato del mio posto a sedere. Mi godo la sensazione dell’alcol che mi sale in testa, regalandomi una piacevole sensazione di leggerezza. Pago ed esco, cammino un altro po’ e vedo già il cielo imbrunirsi: l’azzurro splendente di appena un’ora prima sta lentamente mischiandosi con colori ben più forti e decisi. Rimetto su le cuffiette e ascolto musica che mi fa andare in una dimensione diversa, in cui tutti i problemi sono ben lontani da me. La gente sembra felice e leggera, e credo di sembrarlo anche io.
Mi avvio di nuovo verso la stazione e l’aria fresca e frizzante mi fa passare il rossore che sento alle guance. Ho ancora un’ora prima che parta il treno, e ormai sono a pochi minuti dalla stazione, quindi mi fermo in un negozio e, senza pensarci troppo, compro un braccialetto con scritto Venezia come ricordo di questa giornata all by myself.
Senza fretta raggiungo il mio binario, aspetto seduta sulla panchina l’arrivo puntuale del treno su cui salgo cercando il mio posto. Il viaggio di ritorno è silenzioso e rilassante. Ho passato un’intera giornata senza aprir bocca, senza pensare alle cose da fare.
Non so spiegare quanto mi sia servita.
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Buon compleanno Il mondo di Shioren. 🎈
Esattamente l’8 giugno del 2014, 9 anni fa, nasceva su Facebook la pagina Il mondo di Shioren. Una pagina che avevo aperto in un momento di disperazione, schiacciata dallo spettro di una malattia dal futuro oscuro, e senza grandi aspettative. Proprio così, in quel momento il mio unico desiderio era stato quello di far conoscere a più gente possibile quelle storie che per anni disegnavo solo per…
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