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#il triste paese dei balocchi
vorticimagazine · 6 months
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Buon compleanno Pinocchio
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Questa volta, noi di Vortici.it decidiamo di raccontarvi una storia che inizia così… Una sera Carlo Lorenzini stava seduto nella libreria dell’editore Paggi. Era triste, non parlava per due motivi: il primo aveva bisogno di soldi. Il secondo, aveva promesso di scrivere un racconto a puntate, ma non aveva idee. Tornato a casa, gli venne in mente un ragazzo di strada che aveva incontrato giorni prima, un monello sudicio che si era tuffato nell’Arno, soltanto per infrangere i regolamenti municipali. Quella stessa notte Lorenzini iniziò a scrivere. Senza alcuna convinzione, il giorno dopo portò all’editore il primo capitolo: «Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino…».
Così nasceva Pinocchio, era il 1881 e iniziava così, la pubblicazione a puntate di Storia di un Burattino sul Giornale per Bambini, uno dei primi periodici per l’infanzia usciti in Italia.
Era il 1883, 140 anni fa, il racconto a puntate diventava un romanzo intitolato: Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Veniva stampato dalla Libreria Editrice Felice Paggi di Firenze. Le illustrazioni erano di Enrico Mazzanti e segnarono in modo indelebile l’iconografia dei personaggi. Carlo Lorenzini per il suo nuovo lavoro, "Pinocchio", usò uno pseudonimo. Non voleva confondere quella che riteneva la sua ben più seria attività di pubblicista e scrittore con quella di autore per l’infanzia. Si firmò Carlo Collodi. Il nome Collodi era quello del paese d’origine di sua madre Angiolina (Collodi è una frazione del comune italiano di Pescia, in provincia di Pistoia, in Toscana), il luogo, dove trascorreva le vacanze estive dai nonni alla fine dell’anno scolastico. Il primo finale del racconto era tragico, terminava con l’impiccagione di Pinocchio per mano degli assassini, che non erano nient’altro che il Gatto e la Volpe. Ai lettori quel finale non piacque. Così Collodi lo cambiò facendo diventare il burattino un bambino. Non immaginava di certo il successo che avrebbe avuto il suo libro. Con il tempo, Le Avventure di Pinocchio diventò il libro non religioso più tradotto al mondo, dopo Il Piccolo Principe. Si contano circa 280 versioni in lingue, idiomi e dialetti diversi. In Italia è il libro più venduto dopo i Promessi Sposi. Nel 1940 Disney creò il celebre cartone animato, edulcorando però la storia secondo i suoi gusti cinematografici. Il Grillo Parlante non veniva più ucciso da Pinocchio con una martellata, come avveniva nel racconto.
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Le vicende di Pinocchio hanno fornito lo spunto a innumerevoli interpretazioni, non solo in chiave pedagogica, ma anche sociologica, storica e psicanalitica e hanno stimolato la fantasia di moltissimi scrittori, registi, attori e illustratori. Si tratta del libro più tradotto della letteratura italiana e probabilmente uno dei più tradotti e conosciuti al mondo, anche grazie alle innumerevoli trasposizioni cinematografiche che si sono susseguite nel corso degli anni. Pinocchio è divenuto fumetto, opera teatrale, musical, ma soprattutto un punto di riferimento obbligato per il cinema: dalla già citata versione animata della Disney a Luigi Comencini (con cui siamo cresciuti), alle versioni più recenti targate Roberto Benigni e Matteo Garrone.  
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Alcuni personaggi come la Fata Turchina, il Gatto e la Volpe, Mangiafuoco, Lucignolo, il Grillo parlante, Geppetto e la balena e luoghi come il Paese dei Balocchi, sono entrati a far parte del patrimonio culturale popolare. Il nome di Collodi sarà per sempre legato a Pinocchio. Eppure l’ambizione dell’autore non era la letteratura per l’infanzia, ma il teatro. Non riuscì però a creare testi teatrali rilevanti e non si rivelò neppure uno scrittore eccelso. Ironia della sorte, per sopravvivere dovette lavorare proprio all’ufficio della censura teatrale. Poi si trovò un posto in Prefettura. A Firenze Collodi condusse un’esistenza tranquilla, un po’ grigia. Lui stesso si definiva: «un vegetale che nasceva e fioriva abbarbicato tenacemente fra le fessure del lastricato della sua città». Collodi morì solo com’era vissuto. Erano passati sette anni dalla pubblicazione di Pinocchio, ma non era ancora riuscito a godere dei vantaggi economici derivati dal successo della sua opera. Non aveva figli Collodi. Ma per la nostra gioia ne ha lasciato uno, frutto della sua fantasia. Pinocchio, appunto, che quest’anno compie 140 anni. Nell’archivio dell’Editore Bemporad di Firenze, si conservano bozzetti e tavole degli illustratori che si sono succeduti con il compito di dare forme e colori a Pinocchio.
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Nel corso del tempo si comprese, infatti, quanto la parte iconica dovesse evolversi insieme all’evoluzione sociale e di gusto del Paese. Oggi, l’Editore Giunti stampa, ogni anno, trentamila copie, con una buona percentuale in cinque lingue.
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Si potrebbe dire che l’approccio moderno di Collodi derivi dalla consapevolezza che la sensibilità degli Italiani è talmente varia che ognuno si deve affidare alla propria consapevolezza. Pinocchio rappresenta un’opera non ancora conclusa, come dimostrano le schiere di esordienti che vorrebbero continuarne la storia. Ma il libro termina con il ritorno alla realtà: il burattino che ritorna bambino. Pensandoci bene l’unico che si assume la responsabilità di mantenere una promessa fatta, è proprio Pinocchio! La morale della favola è una sola: nessuna bugia ma dire sempre la verità!
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Per altre piccole curiosità su questi 140 anni speciali: - 140 anni Pinocchio, pace Fondazione-Disney sul marchio - Tenute Piccini, omaggio a Collodi con Pinocchio in etichetta Potrebbe interessarti anche la nostra rubrica Curiosità Immagine di copertina e altre immagini: Pixabay Read the full article
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cistus · 5 years
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reincarnationcult · 4 years
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Non c’era nessuno. Ed il fatto lo colse di sorpresa perchè QUELLA era davvero una gran bella casa! Una casa differente da quella in cui si era svegliato. Però, pensò, se non c’è nessuno perché dovrei restare appollaiato su una finestra? Saltò all’interno, gironzolò nel buio della stanza da letto - cioè, secondo il suo parere quella era una stanza da letto! - e tra mille tentativi a vuoto, raggiunse finalmente la cucina. “Dispensa? Non c’è una dispensa?” Le case moderne erano belle, sì, ma perché diamine non avevano un dispensa?!? C’era però una strana credenza grigia, fredda, con uno sportello. Lo afferrò, lo tirò e quando vide ciò che conteneva, finì con il sedere sul pavimento per lo stupore. “Ahio!” - biascicò, massaggiandosi la natica lesa - “Quanto ben di dio però!” Quella credenza era piena di carne, verdura e… formaggio! Ed era tutto così fresco, invitante, da fargli venire l’acquolina in bocca! Afferrò un grosso tocco di formaggio stagionato e lo addentò con gusto, strizzando gli occhi successivamente per via del sapore forte e decisamente piccante. Poi mise gli occhi su quella che sembrava una ‘madeline’ al cioccolato e la divorò, la ingurgitò quasi senza masticarla! Quella non era una casa: quello era il Paese dei Balocchi! Si voltò per assicurarsi che nessuno si nascondesse nel buio e, allora, notò uno specchio poco distante dalla porta di ingresso della cucina. Il riflesso era vivido. Chiaro. Così chiaro da fargli strabuzzare gli occhi, da fare cadere a terra il formaggio e da causare un aumento del battito cardiaco. Quel corpo, quella figura, era esattamente identico al suo aspetto prima di morire. I capelli erano molto più lunghi, questo era ovvio, spettinati e lasciati cadere come onde sul viso innaturalmente pallido. Il proprietario di quel corpo doveva avere qualche piccolo problema nel farsi vedere in pubblico: aveva nascosto i lineamenti sotto trucco da scena ed ora somigliava ad un clown triste e malinconico. Killian corse sino al lavello ed iniziò a strofinare la faccia con i palmi delle mani, senza sosta, sino a rendere l’acqua limpida. Fu allora che comprese il problema: doveva nascondere il viso per evitare di essere riconosciuto dai Clan.
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