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#immagini con frasi
ragazzoarcano · 4 months
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susieporta · 2 months
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coincidenze, sincronicità, sono segni che stai passando sopra uno dei fili che tiene legate le persone.
Infatti tutti siamo in qualche modo collegati, ma alcuni lo sono da filo più corti e questo crea dei gradi di maggiore vicinanza.
Mano a mano che espandi il tuo essere e ti radichi in esso, lasciando la mente sullo sfondo e anche gli stimoli artificiali, riesci a sentire il filo anche a distanza.
Può capitare infatti di “inciampare” nei non detti di sconosciuti, e di non sapere neanche perché ti viene da dire certe frasi, o ti pervadono certe immagini: poco dopo l’altro, parlando te ne da conferma.
Essere presenti significa osservare con frequenza crescente questi intrecci, connessioni, trame sommerse.
La storia della nostra anima è come la storia infinita e andando avanti e indietro nella spirale del tempo, riusciamo a rintracciare tracce di noi negli altri e degli altri in noi.
Questo per me è uno degli aspetti più interessanti della vita sulla terra: un costante ricostruire, rintracciare, decodificare, recuperare che corre in parallelo al lasciar andare, togliere, eliminare.
ClaudiaCrispolti
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valentina-lauricella · 4 months
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Prima che io cominciassi a leggere libri basati sulle dichiarazioni delle anime, un'anima, o per meglio dire uno spirito, mi si presentò e mi parlò: le frasi vere e proprie erano rare, si trattava più che altro di un racconto per immagini. Fu un racconto rapidissimo e lunghissimo nello stesso tempo: in un singolo istante venivano riversate in me informazioni di interi giorni e mesi, se così si può dire, di vita. Mi disse che subito dopo la morte era stato nelle terre ghiacciate, una landa polare sotto un cielo di uniforme azzurro con una luna tonda che sembrava disegnata; lì non vi era anima viva. Gli servì stare lì per riposare, per liberarsi da ciò che negli ultimi tempi prima di morire non lo aveva preparato a morire. Non voleva vedere le persone. Poi andò avanti, verso il giorno, verso un prato, e una collina con un albero, sotto il quale si sedette. E vide che nel prato sottostante la collina vi erano dei suoi amici giovani, belli e felici di stare insieme, vestiti di bianco. Ma non sentì ancora desiderio di unirsi a loro, preferiva guardarli dall'alto. Poi si accorse che non vi erano più tracce di morte. Alzandosi, vide che il cespuglio sul quale si era seduto non si era schiacciato, anzi era diventato ancora più vigoroso e verdeggiante. Questa fu la sua prima felicità. Entusiasta, ne prese appunto su un taccuino, con una curiosità da scienziato. Poi, mi disse, gli vennero incontro sempre nuove forme di felicità, senza che lui si muovesse.
Potrei andare avanti ancora per molto in questo mio racconto, ma preferisco darvene solo un saggio, per dimostrare come sia facile che l'inconscio elabori narrazioni provenienti dalle anime, così quanto è facile sognare.
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quandotuttosifabuio · 3 months
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Una lettera scritta con il cuore non conosce i pulsanti di una tastiera, i copia e incolla di frasi a effetto o le immagini, rubate, di amanti che si abbracciano in riva al mare.
Una lettera scritta con il cuore ha bisogno di un foglio bianco, di uno spazio libero dove l'inchiostro, guidato da una mano tremolante, dà colore a ciò che il cuore suggerisce.
Una lettera scritta con il cuore si custodisce nei cassetti delle emozioni dimenticate e, quando tutto sembra ormai un ricordo superato, riaffiora tra le mani e si lascia bagnare da una lacrima.
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dottssapatrizia · 1 year
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Pensare di nuovo a quel tempo che è stato e quello che non c'è stato.
Ripensare a tutte quelle parole e rivederle scorrere in moviole di immagini, respiri e sospiri.
E silenzi e ritorni.
E frasi e domande spesso copiate e incollate.
Per rileggerle e proteggerle.
Per non dimenticarle ...e non dimenticare ciò che mi avevano fatto provare.
Parole, sempre parole.
Perchè sono le parole che mi scopano prima che una mano arrivi tra le mie cosce a prendersi ciò che vuole.
Per quel mio maledetto essere cerebrale...
Troppo cerebrale da farmi male.
E ci sono state volte che ho avuto bisogno di allontanarle.
E probabilmente ce ne saranno tante altre.
Perchè non sopporto di veder scemare qualcosa.Io devo vibrare..
Ho fatto e disfatto.
Ho posizionato carte e ho creato castelli infiniti con una meticolosa precisione.
Ho seminato parole e cose e ora mi chiedo dove siano finite.
Se siano finite.
Tutto per quell'insana voglia di vibrare
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fashionbooksmilano · 10 months
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Boetti/Salvo
Vivere lavorando giocando Living Working Playing
Saggi di Bettina Della Casa, Francesco Guzzetti, Giorgio Verzotti e Laura Cherubini. Con le testimonianze di Giulio Paolini, Massimo Minini, Paul Maenz, Pier Luigi Pero, Giovanni Michelagnoli, Alessandro Nieri, Gian Enzo Sperone.
Edizioni Casagrande, Bellinzona 2017, 360 pagine, 22 x 28 cm, ISBN 9788877137685 
euro 59,00
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Mostra Museo arte Svizzera italiana 9.04 - 27.08.2017 Mostra e catalogo a cura di Bettina Della CasaB
Il racconto dell’amicizia tra Alighiero Boetti e Salvo e del loro “braccio di ferro” artistico.
Fotografie, frasi, ricami, dipinti e disegni, ma anche viaggi e altre avventure nutrirono il loro rapporto tra il 1968 e il 1972, anno in cui Boetti si trasferì a Roma. Con oltre 150 immagini a colori, fotografie inedite, saggi critici e testimonianze di amici e compagni di strada, il volume documenta quella  breve ma intensissima stagione, fino ai diversi sviluppi degli anni successivi. Una sezione del catalogo presenta inoltre la Torino dell’Arte povera. Opere scelte di Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Mario Merz, Marisa Merz, Aldo Mondino, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Salvo e Gilberto Zorio testimoniano gli esiti più significativi di quel momento, nonché il vivace clima intellettuale in cui Boetti e Salvo si trovarono a operare e che contribuirono a costruire.
19/06/23
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gcorvetti · 5 months
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Come va? 'nsomma.
Basterebbe anche solo il titolo, ma vi faccio partecipi di questo momento di vita vissuta un pò alla Hank Chinaski, dai
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Nonostante non sia al 100% ieri ho chiamato la manager, che per cronaca non è solo di quel posto ma la ditta in questione ha l'appalto di varie (se non tutte) le mense scolastiche in città, quindi dopo averle detto che anche se non sono al 100% sono pronto per tornare a lavoro e mentre lo dicevo come per magia mi è partito un fortissimo colpo di tosse, chissà perché, lei stessa infatti mi ha detto "non sembra che tu stia però benissimo", la faccio breve, domani torno a lavoro ma non nella scuola della scorsa settimana ma in una molto più lontano, infatti dovrò prendere il bus e poi cercare di arrivare in 9 minuti dalla fermata alla scuola, sempre trovando la porta giusta al primo colpo, mi ha dato il numero della cuoca di quel posto. Già ieri dopo aver chiuso e cercato quale bus e a che ora mi è caduto addosso un velo di tristezza incredibile, non so forse perché so che non mi va e lo devo fare per forza e le cose forzate non mi piacciono. In questo momento sono abbastanza giù e non ho la forza di reagire, sono come un albero sotto la pioggia. Mi torna in mente Hank, l'alter-ego di Bukowski in Post Office, non gli piaceva quel lavoro ma lo faceva per inerzia, per denaro, rinchiuso nelle spire del un girone Dantesco dei postini, nell'obblio di una vita monotona spezzata soltanto da fiumi di alcol e donne che stavano peggio di lui, uno spaccato di vita moderna non solo americana, ma che si può accostare oramai alle nostre vite. Ricordo una vignetta dove c'è la frase in alto "vuoi un lavoro? In che ramo?" la vignetta presenta un tizio con la faccia molto tra il pensieroso e il disgustato mentre guarda un albero spoglio con dei nodi scorsoi che pendono dai rami che si rifanno alla frase in alto. Annullare la propria personalità, il passato come esperienza acquisita di vita, di sapere e di studio, rinchiudersi in un buco per i soldi e non vivere più, perché così ti viene abrasa l'esistenza, la tua essenza di essere umano, sempre se ne hai una, sempre se nella tua vita hai uno scopo, lo hai uno scopo? Sai perché sei su questa terra? No, non lo sappiamo, sappiamo solo che è così perché lo era per i nostri genitori e prima ancora per i nonni e per i bisnonni, lo è stato così fin dai tempi, tu sei numero e se non ti addizioni ad altri numeri resti un numero solo, isolato, come la società ci identifica e ci etichetta se siamo diversi, un numero marcio. Quando in realtà la diversità è un bene, una ricchezza, l'esempio palese è in natura, invece per la società che ci vuole tutti subordinati, la diversità è una malattia, non so se più Orwell o Huxley ma in questo caso poco importa, pensare con la propria testa è un lusso oramai, un lusso che se hai gli altri non ci credono e pensano che tu sia come tutti una pecorella che ha bisogno di brucare dal giardino come tutti e poi li vedi con i loro lunghi CV pieni di se come se quei titoli li dessero solo a persone specifiche con uno specifico QI (anche qua stendiamo un velo pietoso), mentre non sanno che ci sono milioni di persone che li hanno, li vedi che copiano e incollano le autocertificazioni su Facebook per non dare il consenso alla piattaforma di usare i loro dati, poveri idioti. Li vedi col collo piegato a modi struzzo e il naso appiccicato allo schermo del telefono a ridacchiare di video e immagini stupide, di così bassa lega che non farebbero ridere un bambino di 5 anni, li vedi affannarsi per comprare l'ultimo gadget che dopo un mese è già obsoleto per poi passare al prossimo, a ripetere frasi di convenienza per la celebrazione del momento "a te e famiglia". A me non dispiace di essere diverso, mi dispiace per voi che siete tutti uguali. Come dice Mark Fisher, anche se non l'ha proprio detto lui, "E' più facile pensare alla fine del mondo che alla fine del capitalismo", che è il male del nostro secolo perché ha appiattito tutto, ringraziamo sempre gli yankee.
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ragazzoarcano · 1 year
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bicheco · 1 year
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Turchese...
Undici Giugno: finalmente è arrivato il grande giorno. Il giorno del tatuaggio. Tutti i dubbi sono svaniti, ti sei decisa, i soldi li hai presi e le immagini sono pronte: una bocca aperta, feroce, di squalo attorno alla vagina. "Così capiscono con chi hanno a che fare, questi maschi volgari e senza cuore". "Tu provi ad avvicinarti e io.... GNAM, te lo stacco! Quanto è vero che il Dalai Lama ciuccia la lingua ai bambini". Ti ripeti queste frasi come un mantra, quasi cercassi di convincere te stessa. Arrivata davanti allo studio del tatuatore, scopri che è chiuso: infatti oggi è domenica. "Devo aver fatto confusione". Tornando a casa rifletti su una cosa: "però a me il cazzo, tutto sommato, non dispiace". "Boh, per lo squalo aspetto un altro po' ".
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3nding · 1 year
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Sta uscendo così tanta roba così in fretta in termini di innovazione attraverso l'intelligenza artificiale che personalmente ho una sensazione di stupore/paura/euforia/vertigine/nausea tutta assieme, qualcosa di paragonabile al venir improvvisamente teletrasportati su un'astronave per domandarsi "È tutto vero? Sta succedendo veramente?“ ed sentire che il cervello fa resistenza in una sorta di relazione di autodifesa. Solo per citare alcune cose viste/lette nell'ultima settimana:
AI che promettono di leggere nel pensiero convertendo il pensiero in testo/suono/immagini
AI utilizzate per creare contenuti per adulti da monetizzare
AI che compongono melodie in base al testo
AI che scrivono linee di codice complesse attraverso imput formati sa semplici frasi
AI che traducono video creando una copia del video aggiungendo audio tradotto e movimento delle labbra modificato del video originale
AI che producono testi/immagini/video/musica assemblando tutto assieme in maniera fluida
AI che creano modelli 3D partendo da una semplice descrizione
AI che spiegano concetti estremamente complessi con esempi e lessico molto più semplici. E in tutto questo appaiono ogni tanto delle voci critiche che vogliono metterci in guardia dal potenziale pericolo di questa svolta (non ultimo uno dei maggiori esperti di ai di Google che si è licenziato).
Oltretutto quando si parla di rischi in molti pensano a tutte quelle professioni che sono o saranno colpite da questa improvvisa evoluzione tecnologica, ma ciò che personalmente mi da i brividi è altro.
Attualmente almeno sulla carta c'è una moratoria internazionale sul produrre armi completamente autonome, viene richiesto ai produttori di includere comunque un fattore umano che decida sull'operatività dell'arma. Questo in teoria per impedire che vengano create armi così letali da essere in grado di operare con un vantaggio impossibile da contrastare da parte dell'essere umano. Per questo motivo non esistono fucili che puntano e sparano in automatico come quelli utilizzati da chi bara negli sparatutto (aimbot e similari). Tuttavia più la IA diventa di dominio pubblico più corriamo il rischio che a qualcuno venga voglia di creare armi in grado di prevedere ed eludere i movimenti (per un momento mi sono chiesto se scrivere i pensieri) di un possibile nemico umano sotto forma di droni o robot.
E niente, il passo immediatamente successivo sarebbe Skynet.
Spero noi non si debba mai arrivare a vedere il momento in cui realizziamo di esser stati superati da qualcosa che abbiamo creato e ci è sfuggito di mano rendendoci vulnerabili e obsoleti.
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chica-loca7 · 4 months
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Benvenuti nel mio blog pazzo.
Questo blog è stato creato per pura noia, non sono alla ricerca di sex o cose del genere. Qui potrete trovare un po' di tutto, ovviamente tutto ciò che mi piace; tra cui: frasi, immagini carine, tatuaggi, stelle, luna, cibo, qualcosa di romantico, e qualcosa di un po' pazzerello.
Non troverete foto mie, e non sono interessata né a riceverne né a inviarne.
Che dire di me? Sono una ragazza molto misteriosa, non mi piace svelare molte cose. Magari potrete conoscermi un po' con i post che pubblicherò.
Detto questo, un saluto a todos! 🌙💜
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