Tumgik
#immagini con scritte
sottileincanto · 4 months
Text
Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
Tumblr media Tumblr media
10 notes · View notes
sisif-o · 4 months
Text
comunque, la scorsa notte ho avuto esperienza di un sogno lungo, intenso, vivido
immerso in un'aula scolastica, all'inizio del settembre della quinta liceo, la professoressa di storia dell'arte illustrava il programma, pianificava le verifiche e le interrogazioni
e il materiale si accumulava e si accumulava
decine, centinaia di pagine, con scritte ed immagini
complesse e fitte, dense e astruse
avvertivo il peso del dovere, la fatica dello studio, l'ansia primordiale della scadenza
ero consapevole di dover faticare per poter superare i test, ma a peggiorare la situazione era la consapevolezza che non ero solo uno studente del liceo, ma ero io, oggi, con il mio lavoro e l'università
e proprio i corsi universitari iniziarono a mescersi con la storia dell'arte e quella professoressa un po' pazza, un po' punk, smetteva di parlare di quadri iperbolici e magnifici e passava in rassegna gli argomenti di latino, di filologia, di linguistica italiana
e il calendario mentale nella mia testa aveva sempre meno spazio, sempre più scritte, impegni, ore di studio, fra liceo, maturità e università
a strapparmi il corpo l'anima fra il lavoro e lo studio era come se perdessi briciole di vita, ogni giorno, fino al suono della sveglia
4 notes · View notes
colonna-durruti · 4 months
Text
IO SE FOSSI DIO (Gaber)
"Il testo di quella canzone mi venne fuori in poco più di un’ora. Buttai giù quindici paginette fitte fitte, scritte a mano di getto, quasi senza correzione. Me la prendevo con tutti, dai borghesi ai giornalisti, dai politici ai brigatisti. C’erano versi lunghi, altri brevissimi e praticamente senza struttura: una specie di scempio della metrica che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di mettere in musica".
Io se fossi Dio
E io potrei anche esserlo
Sennò non vedo chi
Io se fossi Dio
Non mi farei fregare dai modi furbetti della gente
Non sarei mica un dilettante
Sarei sempre presente
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
O meglio ancora a criticare
Appunto cosa fa la gente
Per esempio il piccolo borghese
Com'è noioso
Non commette mai peccati grossi
Non è mai intensamente peccaminoso
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
E pur sapendo che Dio è più esatto di una Sveda
Lui pensa che l'errore piccolino
Non lo conti o non lo veda
Per questo
Io se fossi Dio
Preferirei il secolo passato
Se fossi Dio
Rimpiangerei il furore antico
Dove si odiava e poi si amava
E si ammazzava il nemico
Ma io non sono ancora
Nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato
Nei vostri sfaceli.
Io se fossi Dio
Non sarei così coglione
A credere solo ai palpiti del cuore
O solo agli alambicchi della ragione
Io se fossi Dio
Sarei sicuramente molto intero e molto distaccato
Come dovreste essere voi
Io se fossi Dio
Non sarei mica stato a risparmiare
Avrei fatto un uomo migliore
Sì, vabbe', lo ammetto
Non mi è venuto tanto bene
Ed è per questo, per predicare il giusto
Che io ogni tanto mando giù qualcuno
Ma poi alla gente piace interpretare
E fa ancora più casino
Io se fossi Dio
Non avrei fatto gli errori di mio figlio
E sull'amore e sulla carità
Mi sarei spiegato un po' meglio
Infatti non è mica normale che un comune mortale
Per le cazzate tipo compassione e fame in India
C'ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna
Che viene da dire
"Ma dopo come fa a essere così carogna?"
Io se fossi Dio
Non sarei ridotto come voi
E se lo fossi io certo morirei per qualcosa di importante
Purtroppo l'occasione di morire simpaticamente
Non capita sempre
E anche l'avventuriero più spinto
Muore dove gli può capitare e neanche tanto convinto
Io se fossi Dio
Farei quello che voglio
Non sarei certo permissivo
Bastonerei mio figlio
Sarei severo e giusto
Stramaledirei gli inglesi come mi fu chiesto
E se potessi
Anche gli africanisti e l'Asia
E poi gli americani e i russi
Bastonerei la militanza come la misticanza
E prenderei a schiaffi
I volteriani, i ladri
Gli stupidi e i bigotti
Perché Dio è violento!
E gli schiaffi di Dio
Appiccicano al muro tutti
Ma io non sono ancora
Nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato
Nei vostri sfaceli
Finora abbiamo scherzato
Ma va a finire che uno
Prima o poi ci piglia gusto
E con la scusa di Dio tira fuori
Tutto quello che gli sembra giusto
E a te ragazza
Che mi dici che non è vero
Che il piccolo borghese è solo un po' coglione
Che quell'uomo è proprio un delinquente
Un mascalzone, un porco in tutti i sensi, una canaglia
E che ha tentato pure di violentare sua figlia
Io come Dio inventato
Come Dio fittizio
Prendo coraggio e sparo il mio giudizio e dico:
Speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo, cara figlia
Così per i giornali diventa
Un bravo padre di famiglia
Io se fossi Dio
Maledirei davvero i giornalisti
E specialmente tutti
Che certamente non sono brave persone
E dove cogli, cogli sempre bene
Compagni giornalisti avete troppa sete
E non sapete approfittare delle libertà che avete
Avete ancora la libertà di pensare
Ma quello non lo fate
E in cambio pretendete la libertà di scrivere
E di fotografare
Immagini geniali e interessanti
Di presidenti solidali e di mamme piangenti
E in questa Italia piena di sgomento
Come siete coraggiosi, voi che vi buttate
Senza tremare un momento
Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti
E si direbbe proprio compiaciuti
Voi vi buttate sul disastro umano
Col gusto della lacrima in primo piano
Sì, vabbe', lo ammetto
La scomparsa dei fogli e della stampa
Sarebbe forse una follia
Ma io se fossi Dio
Di fronte a tanta deficienza
Non avrei certo la superstizione della democrazia
Ma io non sono ancora
Nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato
Nei vostri sfaceli
Io se fossi Dio
Naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente
Nel regno dei cieli non vorrei ministri
Né gente di partito tra le palle
Perché la politica è schifosa e fa male alla pelle
E tutti quelli che fanno questo gioco
Che poi è un gioco di forza ributtante e contagioso
Come la lebbra e il tifo
E tutti quelli che fanno questo gioco
C'hanno certe facce che a vederle fanno schifo
Che sian untuosi democristiani
O grigi compagni del Pci
Son nati proprio brutti
O perlomeno tutti finiscono così
Io se fossi Dio
Dall'alto del mio trono
Vedrei che la politica è un mestiere come un altro
E vorrei dire, mi pare Platone
Che il politico è sempre meno filosofo
E sempre più coglione
È un uomo a tutto tondo
Che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo
Che scivola sulle parole
Anche quando non sembra o non lo vuole
Compagno radicale
La parola compagno non so chi te l'ha data
Ma in fondo ti sta bene
Tanto ormai è squalificata
Compagno radicale
Cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino
Ti muovi proprio bene in questo gran casino
E mentre da una parte si spara un po' a casaccio
Dall'altra si riempiono le galere
Di gente che non c'entra un cazzo
Compagno radicale
Tu occupati pure di diritti civili
E di idiozia che fa democrazia
E preparaci pure un altro referendum
Questa volta per sapere
Dov'è che i cani devono pisciare
Compagni socialisti
Ma sì, anche voi insinuanti, astuti e tondi
Compagni socialisti
Con le vostre spensierate alleanze
Di destra, di sinistra, di centro
Coi vostri uomini aggiornati
Nuovi di fuori e vecchi di dentro
Compagni socialisti, fatevi avanti
Che questo è l'anno del garofano rosso e dei soli nascenti
Fatevi avanti col mito del progresso
E con la vostra schifosa ambiguità
Ringraziate la dilagante imbecillità
Ma io non sono ancora
Nel regno dei cieli
Sono troppo invischiato
Nei vostri sfaceli
Io se fossi Dio
Non avrei proprio più pazienza
Inventerei di nuovo una morale
E farei suonare le trombe per il Giudizio universale
Voi mi direte: perché è così parziale
Il mio personalissimo Giudizio universale?
Perché non suonano le mie trombe
Per gli attentati, i rapimenti
I giovani drogati e per le bombe
Perché non è comparsa ancora l'altra faccia della medaglia
Io come Dio, non è che non ne ho voglia
Io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili
O addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili
Ma come uomo come sono e fui
Ho parlato di noi, comuni mortali
Quegli altri non li capisco
Mi spavento, non mi sembrano uguali
Di loro posso dire solamente
Che dalle masse sono riusciti ad ottenere
Lo stupido pietismo per il carabiniere
Di loro posso dire solamente
Che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente
Io come uomo posso dire solo ciò che sento
Cioè solo l'immagine del grande smarrimento
Però se fossi Dio
Sarei anche invulnerabile e perfetto
Allora non avrei paura affatto
Così potrei gridare, e griderei senza ritegno
Che è una porcheria
Che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia
Ecco la differenza che c'è tra noi e gli innominabili:
Di noi posso parlare perché so chi siamo
E forse facciamo più schifo che spavento
Di fronte al terrorismo o a chi si uccide c'è solo lo sgomento
Ma io se fossi Dio
Non mi farei fregare da questo sgomento
E nei confronti dei politicanti sarei severo come all'inizio
Perché a Dio i martiri
Non gli hanno fatto mai cambiar giudizio
E se al mio Dio che ancora si accalora
Gli fa rabbia chi spara
Gli fa anche rabbia il fatto che un politico qualunque
Se gli ha sparato un brigatista
Diventa l'unico statista
Io se fossi Dio
Quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio
C'avrei ancora il coraggio di continuare a dire
Che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia cristiana
è il responsabile maggiore
Di vent'anni di cancrena italiana
Io se fossi Dio
Un Dio incosciente, enormemente saggio
C'avrei anche il coraggio di andare dritto in galera
Ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
Quella faccia che era
Ma in fondo tutto questo è stupido
Perché logicamente
Io se fossi Dio
La Terra la vedrei piuttosto da lontano
E forse non ce la farei ad accalorarmi
In questo scontro quotidiano
Io se fossi Dio
Non mi interesserei di odio e di vendetta
E neanche di perdono
Perché la lontananza è l'unica vendetta
È l'unico perdono
E allora
Va a finire che se fossi Dio
Io mi ritirerei in campagna
Come ho fatto io
2 notes · View notes
Text
WONKA Un film di Paul King
Tumblr media
✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/lGLfbqa3wv
:: Trama Wonka ::
Il giovane Willy Wonka arriva in città con pochi denari e una tavoletta di cioccolata nel cilindro. Il suo sogno è aprire una grande cioccolateria nella piazza in cui però coesistono già tre mastri cioccolatai che fanno cartello fra di loro e non ammettono un nuovo concorrente. Willy soggiorna presso una locanda la cui proprietaria gli fa firmare un contratto pieno di clausole, dove soggiornano anche altri malcapitati ingannati allo stesso modo in epoche diverse. Al gruppetto non resta che unire le forze e tenersi stretti i propri sogni, sperando un giorno di realizzarli tutti. Timothée Chalamet, nei panni di Willy, salta e balla come un pupazzetto da teatrino vittoriano, e canta canzoni scritte apposta per quello che è a tutti gli effetti un musical. E a proposito di ooompa loompa, qui ce n'è uno solo ma vale per cento, perché ha l'umorismo e l'autoironia di Hugh Grant. Il film di King irriterà il pubblico o lo incanterà a seconda di quale punto di vista sceglierà di assumere: quello purista e filologico, che vorrebbe riconosciuta l'originalità e la capacità sovversiva (e liberatoria) di Dahl, o quello disposto a farsi intrattenere da due ore di magia, colore, scenografie mirabolanti e (è il caso di dirlo) zuccherose, più ambiziosi numeri musicali. Di certo in entrambi i casi si uscirà di sala canticchiando "oompa, loompa, doompety doo", incapaci di togliersi dal cervello quel motivetto demenziale.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
2 notes · View notes
klimt7 · 2 years
Text
Il ritratto senza fine
.
Tumblr media
.
C’è un ragazzo che insegue profumi nel vento.
C’è un lupo nel bosco, che fiuta la neve in arrivo.
C'è un pittore che ogni giorno si spende nell’impresa eroica di tratteggiare sulla tela, il ritratto d’una sconosciuta.
E in una stanza, c'è uno scrittore che riempie il cestino di bozze, di frasi, di pensieri ed immagini, di tentativi falliti di descrivere un viso, uno sguardo, una presenza.
.
"Occhi che non si dimenticano" - si dice mentalmente, nei momenti di sconforto.
"Occhi che è impossibile dimenticare " ma che è ben difficile catturare in un ritratto o in un testo, - pensa.
Le parole sembrano sfuggire da tutte le parti, ogni volta che lui prova ad usarle come tessere del mosaico che ha in mente.
Anche oggi, il cestino, nella stanza è già pieno. I fogli strappati ora coprono anche il pavimento.
Io ho raccolto solo l’ultimo foglio strappato e gettato via. Quei pensieri trasformati in una palla di carta, rotolata un pò a caso in un angolo.
.
Ci sono parole scritte in fretta.
C'è un filo di inchiostro, pieno di spigoli e a tratti spezzato. Un filo d’inchiostro blu come un mare in tempesta, a increspare il foglio che resta.
A tratteggiare un volo, un impeto muto, una ricerca che non sa trovare una fine.
Ma per chi sa decifrare quella grafia, per chi sa guardare e vedere, su quel foglio c’è un volto, un profilo, un ritratto interrotto...
 
Tumblr media
.
“Era diversa da tutte. Forse semplice per certi versi, ma complicata e un po' folle per altri. Un’anima che viveva al confine, al limite fra la neve e la roccia scabra di certe cime.
Un viso serio in cui il sorriso, un vero sorriso di cuore, appariva di rado. Fulmineo come lampo inatteso.
Per il resto del tempo era sostituito da una maschera di indifferenza, la corazza più dura e spessa per proteggersi.
Era un viso sopra-pensiero, malinconico il più del tempo, e forse un poco arrabbiato con la vita.
Ma dietro quell’apparente severità, una dolcezza infinita attendeva d’esser trovata.
Una dolcezza che aspettava un qualcuno, così paziente, da arrivare a farla tornare a galla, da profondità oceaniche, sommersa com'era stata, da centinaia di silenzi inghiottiti dentro certe sere amare come accade in certe famiglie, dove l'empatia, come oasi nel deserto, si fa miraggio, allucinazione e sentiero smarrito sotto quella stessa sabbia che asciuga e brucia gli occhi, dopo il pianto.
Ma in Lei c’erano anche risate scroscianti e desideri sopravvissuti agli anni. E c'erano tenerezze che da tempo attendevano di diventare reali e ali rattrappite da una lunga stagione d’abbandono.
Soprattutto c’erano sogni.
Cumuli interi di sogni, come al mattino per terra, la neve.
Sogni segreti e tremanti, quasi nidi di gru ad ottobre, in attesa di prendere il volo per il viaggio definitivo.
Un andare che somigliasse al mattino, al giardino segreto che ognuno di noi coltiva fin da bambino.
Un volo che risuonasse del suono dell’acqua che ride nello zampillare delle fontane.
Lei è viaggio.
Nei suoi occhi, l’emozione, trascorre rapida, come il vento di luce e brividi che accarezza le foglie dei pioppi.
A maggio...
.
.
Tumblr media
.
.
41 notes · View notes
buscandoelparaiso · 5 months
Note
Ok fanfiction Simuel parliamone, ne hai qualche preferita? Le linkeresti o diresti i nomi?
Vado un po' a caso perche sono tutte su Wattpad e non l'ho mai usato in vita mia.... (sempre letto in inglese e su AO3) basta cercare 'simuel' o uno dei nomi dei personaggi e ti viene fuori una lista infinita con vari ratings... leggo i riassunti e se mi ispirano lel eggo.da quanto ho capito dalle mie ricerche di mercato (lol) 'DOMINO' di LilithJow e' tipo la Those Inconvenient Fireworks del fandom (se eri/sei nel fandom dei 1D sai benissimo a cosa mi riferisco) ed effettivamente e' la prima che ti consiglio di leggere. C'e molto angst e a me di solito non piace, ma e' scritta benissimo, caratterizzata benissimo e la trama ha senso anche con l'angst. Sono riusciti a descrivere tutte le scene senza cadere nel cringe pur usando termini italiani, il che e' un miracolo a mio avviso. Poi in questo momento sto spulciando le reading lists di user a caso, tipo ora uolftreno che ha una raccolta di fic sotto 'Simuel Masterpieces' e sto andando a caso leggendo quelle che mi ispirano dal riassunto. Molte sono one shots, ma sono divertenti e scritte bene e come dicevo nel mio post se te le immagini recitate dai due attori sono ancora meglio.
1 note · View note
tempofermo · 1 year
Text
C'è una ragazza che sta sotto MDMA per la prima volta e le piace il tessuto della mia maglietta. Le piacciono le scritte luminose che si vedono dalla finestra, il solletico di un rivolo di sudore che le scende lungo la nuca, le immagini rallentate come se il proiettore di un cinema si fosse inceppato. La invidio e vorrei stare nel suo corpo, perciò ingoio anche io una di quelle pasticche, anche se le droghe non sono più quelle di una volta. Mi pento adesso dei postumi di domani. Tutto si consuma con l'uso.
— Aixa de la Cruz, Transito
7 notes · View notes
rosateparole · 10 months
Text
Dal momento in cui i partigiani attraversarono la città sotto gli archi verdi di alloro, l’euforia slava coprì la cenere su cui avremmo camminato per sempre mangiando umiliazione come alimento. Gli italiani queste cose le intuivano, le coscienze stordite e attraversate da eventi dei quali a molti sfuggiva la portata generale. Probabilmente coglievano certe cose e certe altre forse non riuscivano a coglierle, magari vedevano la fotografia che stava dentro la cornice ma non colui che stava dietro la macchina fotografica. Soprattutto i comunisti. Oh i comunisti: Gesù mio, molti comunisti italiani avevano fatto con loro la lotta partigiana nei boschi e ora marciavano con gli slavi – la testa piena delle loro grandi idee romantiche –, cantavano in coro gli inni della rivoluzione con grandi schitarrate, abbaiavano contro i borghesi italiani con incredibile disprezzo, come se fossero stati degli assassini, come se l’intera popolazione fosse composta da idioti che certe cose se le potevano bere solo così e a tutti i crocicchi, fra quelle rovine che sembravano un errore, un’illusione ottica, in tutti i blocchi stradali non la smettevano un momento di abbaiare contro il marcio mondo capitalista e la borghesia italiana traditrice, che loro chiamavano reakcija. Il nome di Tito, in cui rumoreggiavano le correnti della storia, appariva nelle grondanti scritte catramose, si attaccava alle facciate delle case, vibrava nell’aria simile a una parola magica, urlava al cielo così potente che i fringuelli sugli alberi ai Giardini cadevano storditi a terra. Una gran folla proletaria acclamava immaginando le immagini della mente e non quelle degli occhi, preferiva vedere quello che le facevano credere, anziché credere semplicemente solo a quello che vedeva. La gente dalle nostre parti è sempre stata un po’ fiapa, candida, e anche credulona. E come non credere a quella cosmesi ingannevole, a quello specchietto per allodole che inneggiava insieme alla disgregazione e all’unione italo-slava, all’unità e alla fratellanza, all’uguaglianza, all’uomo e al suo buon cuore, alla sua vocazione morale, allo scopo della società e al suo miglioramento, volto all’interesse delle masse... Oh, tutto sarebbe cambiato, tutto, tutto. Tutto quello che sembrava la fine non era altro che un inizio. Grande era il compito al quale si erano accinti. Bisognava rassegnarsi al sacrificio persuadendosi che le sofferenze consentivano il raggiungimento di un qualche scopo remoto ma nobile, il comunismo, dove tutti sarebbero stati uguali. Un sacco di parole, parole tutte zucchero e miele. Era la speranza, era l’utopia. Le menti brulicavano di interrogativi ai quali non si poteva rispondere. Gli inesperti e i goffi non sapevano cosa fare, né chi ascoltare. E se davvero tutto fosse di tutti? E firmavano i manifesti contro la proprietà privata, mentre la reakcija faceva fagotto.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
5 notes · View notes
elperegrinodedios · 2 years
Text
Yerushalaym ☆ al-Quds
Señor, quiero darte gracias, por la fuerza, la voluntad, la fe y el amor para seguir caminando, por todos estos lugares sagrados, juntos a ti que eres mi compañero y mi guia espiritual y mi amigo tambien. Te doy una vez màs, cien, mil gracias por todo lo que haces en mi vida.
Ci sono testimonianze affidabili e veraci, che attestano che al Muro del Pianto, da decenni ormai, non viene mai a mancare (sia di notte, che di giorno) la presenza almeno di una persona, sia essa del posto che di altra nazionalità, di lingua e di religione diversa. Ciascuno con le sue preghiere e le sue richieste, che tanti lasciano scritte in piccoli foglietti tra le fessure del muro. ♡
Tumblr media
📷 Queste immagini vivono dentro l'anima ed il cuore mio, al punto, che ogni volta che torno là con la mia mente, mi sembra di sentire persino quei suoni ed inalare quei profumi senza eguali. L'ombelico del mondo. Gloria e lode a te Gesù!!
lan ✍️ 👣
9 notes · View notes
fashionbooksmilano · 1 year
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Le mie amate t-shirt
Murakami Haruki
Giulio Einaudi Editore, Torino 2022, 200 pagine, Rilegato, 14,3 x 22,4 cm, ISBN 9788806251826
euro 21,00
email if you want to buy :[email protected]
Quasi tutti sanno che Murakami è un avido ascoltatore di musica, un determinato collezionista di dischi – possiede oltre diecimila vinili – o che è un patito della corsa. In pochi, però, sono a conoscenza di un’altra sua speciale e curiosissima passione: le T-shirt!   Sí, perché le magliette sono il capo d’abbigliamento che Murakami preferisce indossare in assoluto, e nel corso degli anni ne ha accumulate cosí tante che oggi il grande scrittore giapponese può vantare una vera e propria collezione, e tra le piú invidiabili. T-shirt a tema surf che arrivano dalle spiagge delle Hawaii oppure acquistate durante i viaggi negli Stati Uniti a ricordare uno speciale rituale gastronomico, le T-shirt mai indossate – scritte alquanto appariscenti o animali troppo carini -, quelle che le case editrici in giro per il mondo hanno fatto stampare in occasione dell’uscita dei suoi libri, o ancora l’emblematica T-shirt, con la sua storia affascinante, che ha ispirato il racconto Tony Takitani diventato anche un film. Dalla gioia di entrare in un negozio dell’usato pieno di dischi, all’emozione di ogni concerto, dalla gratificazione che deriva dal traguardo di una maratona allo sconfinato amore per la letteratura, Murakami ci guida alla scoperta della sua passione per le T-shirt attraverso le immagini dei suoi pezzi da collezione e i racconti a essi legati. Di fatto ci invita nel suo straordinario mondo quotidiano a passare un po’ di tempo con lui. Proprio come si fa con i vecchi amici.
08/01/23
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:         @fashionbooksmi
instagram:   fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr:          fashionbooksmilano, designbooksmilano
3 notes · View notes
dovevonascerequadro · 2 years
Text
A poco a poco, mentre parliamo si rilassa, e la conversazione incomincia a scorrere. Parla in modo così sommesso, fa una strana impressione, è come testimoniare al processo della nascita di un pensiero, di un sentimento. Si può vedere la nebulosa, la massa informe che lotta per una forma, gli sforzi attenti, precisi, meticolosi, scrupolosi, che vengono fatti perché il suo significato non venga tradito da parole dette a caso. Sospetta di tutte le forme troppo esplicite. Il pensiero deve essere accerchiato, spiato, catturato, come una strana sostanza elusiva.
“Non sono mai stato capace di parlare a nessuno allo stesso modo in cui penso. Con la maggior parte della gente si può solo parlare di idee, e non dei canali attraverso i quali passano queste idee, dell’atmosfera in cui si bagnano, dell’essenza sottile che sfugge appena le si riveste.”
Gli ho risposto: “Non sono affatto idee. Sono sensazioni. È la sensazione ciò che nessuno può descrivere, la percezione dei sensi.”
Ero così commossa quando mi spiegò le sue difficoltà e le sue lotte per scrivere, la sua eccessiva sensibilità, la sua incapacità di divertirsi. Tutto filtrato dal dolore, nervi esacerbati. Non si trattava di inerzia, di morte, o di insensibilità, ma di un eccesso di tutte le facoltà, di tutti i sensi. Il peso che deve sollevare, l’alba vista attraverso la nebbia, una nebbia biliosa. Le pareti dell’assoluto contro le quali si rompe la testa. Egli non può vivere nel relativo, nel quotidiano, è sempre all’estremo, alla lacerazione dell’essere.
Non sono sicura di capire gli eccessi dei suoi tormenti.
“Nel mio mondo autocreato di sogni, incubi, allucinazioni, io sono a mio agio,” ho detto, “sono contenta di esserci. Le immagini più terribili che mi ossessionano, una volta che le ho scritte, non mi fanno più paura”.
“Io non ho neppure questo sollievo,” ha risposto Artaud. “Le regioni che tu dici che raggiungo, non provo nessuna soddisfazione a raggiungerle. È una tortura. Faccio sforzi sovrumani per riscuotermi...”
“Ma perché riscuotersi?” domando, “perché? Io preferisco il mio mondo di sogni e di incubi alla realtà. Mi piacciono le case che crollano nel fiume.”
“Sì,” ha risposto Artaud, “ho visto che sei soddisfatta nel tuo mondo. Ed è una cosa rara.”
(...)
Parlammo delle nostre paure, le elencammo. Lui aveva paura della pazzia, di non riuscire a scrivere, o a parlare, o a comunicare con gli altri (ha scritto che nessuno ha mai sentito più intensamente l’inadeguatezza del linguaggio). Era perché quello che voleva dire era così difficile, oppure era una forma di impedimento alla scrittura stessa? O non si rendeva conto di quando era riuscito a esprimere quello che voleva? Ma questa è la lotta di tutti gli scrittori, gli dissi. Ogni scrittore sente che sta lottando con una massa incompleta e informe, e che non riesce a esprimere la maggior parte dei suoi sentimenti.
Siamo nati sotto lo stesso segno.
~ ~
Diario 1931/1934, Anaïs Nin su Antonin Artaud.
6 notes · View notes
tecnowiz · 6 days
Text
Come inserire messaggi nascosti nelle foto
Tumblr media
Di sicuro hai sentito ancora parlare di immagini o scritte subliminali che con questo termine si intende mandare una informazione che il cervello accumula a livello inconscio sufficienti per influenzare e condizionare il comportamento, ecco con questa guida invece facciamo il contrario nascondiamo i messaggi e li criptiamo dentro in una immagine, questa tecnica viene chiamata steganografia, diciamo che facciamo il gioco all'agente segreto, quindi se sei curioso e vuoi sapere come inserire messaggi nascosti nelle foto prenditi un lampo di tempo e continua a leggere la guida.
Come inserire messaggi nascosti nelle foto : Vuoi fare l'agente segreto e inserire messaggi nascosti nelle foto ? Eccoti la guida per realizzare foto con file invisibili al suo interno
Allora ti sei messo comodo possiamo iniziare ? Per poter cifrare e nascondere dei messaggi di testo o dei file dentro alle foto ci appoggeremo ad un software gratuito particolare che si chiama Steg disponibile per sistemi Windows che una volta installato nel computer ti permette di stenografare le foto, ma senza perdere altro tempo vediamo il suo funzionamento. Sistema Windows Se usi un computer con sistema Windows come prima operazione apri il browser collegati al sito principale di Softpedia quindi clicca sul pulsante Download now poi nella piccola finestra che appare premi il pulsante Softpedia Secure Download (US) per iniziare a scaricare il file compresso .zip sul computer. Al termine del download devi scompattare il file in una cartella, se non lo sai fare ti invito a leggere come scompattare un file zip, quindi al termine entra nella cartella e clicca due volte con il tasto sinistro del mouse sul file Steg.exe per avviare il programma, alla prima finestra scorri verso il basso e clicca appena si attiva il pulsante Yes e poi Ok per aprire definitivamente Steg.
Tumblr media
Come usare Steg Da adesso il procedimento è identico per qualsiasi sistema operativo che stai usando e quindi inserire messaggi nascosti nelle foto è uguale per tutti, da programma aperto fai clic sulla scritta in alto File e nel menu a tendina che scende clicca la voce Open JPEG image dalla finestra che si apre seleziona l'immagine che vuoi nascondere del testo al suo interno tramite il percorso  e clicca sul pulsante Apri per caricarla su Steg.
Tumblr media
A questo punto testiamo il programma, tramite un editor di testo tipo Microsoft Word, Open Office, Libre Office oppure anche il semplice Blocco note di windows scrivi e  prepara il messaggio segreto da inserire nella foto ed al termine salvalo nel computer. Adesso sempre dal programma Steg clicca sulla scritta collocata i alto Hide e nel menu a tendina che si apre seleziona la voce Hyde Data, dalla finestra tramite il percorso vai a selezionare il file che contiene il messaggio da nascondere che hai appena scritto e clicca sul pulsante Apri. Ti dovrebbe uscire una finestra con un messaggio del tipo Data Successfully Hide, vuol dire che tutto è andato a buon fine e che il messaggio è stato nascosto con successo nella foto, clicca sul pulsante Ok per chiudere la finestrina.
Tumblr media
Ora per completare l'opera ed inserire messaggi nascosti nelle foto in modo definitivo devi andare a salvare il lavoro appena fatto, per effettuare questa operazione sempre cliccando sulla scritta Hide seleziona nel menu a tendina la voce Save, quindi nella finestra che si apre dai un nome alla foto criptata e clicca sul pulsante Salva ed il gioco è fatto, Semplice vero ? Ora puoi benissimo spedire la tua foto contenente il file nascosto e farla transitare in rete senza che nessuno se ne accorga di nulla e che cosa contenga, oppure la puoi anche condividere sui social network e la persona che conosce quella foto sà benissimo che contiene un messaggio al suo interno quindi la può salvare sul computer, diabolico vero... saper come inserire messaggi nascosti nelle foto. Come far riapparire il messaggio nascosto nella foto Per fare riapparire il file dalla foto con il messaggio nascosto al suo interno il procedimento è molto semplice, logicamente chi la riceve deve essere in possesso anche lui di Steg sul computer, bene detto devi prima caricare la foto nel programma, una volta caricata clicca sulla scritta collocata in alto Extract e nel menu che scende seleziona Extract Data, ora nella finestra che si apre seleziona il percorso e clicca sul pulsante Choose per salvare e fare magicamente apparire il file con il testo segreto. Allora hai visto che inserire messaggi nascosti nelle foto è molto semplice ed allo stesso tempo direi molto diabolico, bene e con questo Wiz ti saluta ma non prima di farti presente che puoi trovarmi anche sui social network semplicemente cliccando le icone appropriate che trovi nella pagina pricipale del blog, inoltre mi farebbe molto piacere se condividi questa guida attraverso i pulsanti social che trovi alla fine. Note finali E siamo arrivati ​​alle note finali di questa guida come inserire messaggi nascosti nelle foto. Ma prima di salutare volevo informarti che trovi anche sui social network per entrare clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home  di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di  Facebook ,  Twitter ,  Pinterest  e  Tumblr , per di gran lunga conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
1 note · View note
soh61 · 14 days
Text
Tumblr media
Ho trovato questa foto nel Haus der Kunst a Monaco, quando, nel 2021, visitai una mostra d'arte contemporanea con i miei nonni. Immaginavo che sarebbe stato difficile per loro avvicinarsi all’arte contemporanea, non solo da un punto di vista estetico, ma anche per i temi della queerness e del postcolonialismo affrontati nella mostra. Rimasi invece sorpresa dalla curiosità, soprattutto di mio nonno, Volker, che si avventurò all’interno di un pissoir pubblico esposto in una sala. Era una struttura a chiocciola in ferro verde, piena di disegni e scritte volgari. Un reperto del secolo passato, quando era luogo di incontro e cruising per gli uomini gay. Entrarci era come entrare in un labirinto segreto, stretto e sudicio. Mi sembrava fare qualcosa di proibito, come se stessi infrangendo le regole del museo (è vietato toccare le opere d’arte!) e allo stesso tempo disturbando la privacy di quel luogo. Parlai del significato dell’opera con mio nonno. Non so più cosa mi disse: ricordo che non era per niente scandalizzato, forse solo un po’ timido, ma che permeava la sua voglia di compendere.
Questa foto invece faceva parte di una serie di fotografie di donne lesbiche, che mostravano scene di attivismo in strada e momenti più intimi, a casa. Forse fu la prima volta che vidi immagini di donne lesbiche in un luogo pubblico e ne rimasi affascinata. Purtroppo non mi sono segnata ne il nome dell’opera ne quello della fotografa e non so niente sulle due donne raffigurate in questa foto; ma ancora oggi mi sembrano talmente fighe che voglio crescere, vivere e diventare come loro. 
0 notes
londranotizie24 · 2 months
Text
La dura vita della trincea: in un libro le storie quotidiane della Prima Guerra Mondiale
Tumblr media
Di Pietro Nigro Di prossima pubblicazione "La dura vita della trincea", ultimo libro di Luigi, Elisa ed Eleonora Damiano che racconta le storie di chi ha vissuto la Prima Guerra Mondiale. La dura vita della trincea: in un libro le storie quotidiane della Prima Guerra Mondiale Sarà dato alle stampe la prossima primavera ma sta già facendo parlare di sé. Si tratta di “La dura vita in trincea. Silenzi e grida nella Grande Guerra”, libro scritto a sei mani da Luigi Damiano, Elisa Damiano ed Eleonora Damiano. Una storia che parte dalla Prima Guerra Mondiale ma che non parla strettamente di guerra. Una storia in cui non si racconta di tattiche, Armate, Divisioni, Brigate o Reggimenti, Battaglioni o Compagnie, ma in cui si narra di vita quotidiana al fronte ponendo in evidenza le fatiche a cui soldati di tutte le età venivano sottoposti. Una storia che mette in risalto il coraggio misto alla paura di quegli uomini, evidenziando quindi l’aspetto umano ed esistenziale di coloro che dovettero subire il dramma della guerra. Il libro racconta del ruolo avuto sia dal personale in uniforme che dalla popolazione civile, evidenziando anche l’apporto dato dalle donne rimaste a casa mentre gli uomini combattevano al fronte, dall’aiuto nei campi all’industria bellica, agli ospedali civili e da campo. “Con l’entrata in guerra l’Italia mobilitò milioni di uomini che dovettero fare i conti con una diversa idea di Patria, separandosi dai propri affetti e luoghi, alterandone lo stile di vita quotidiano e di conseguenza la salute mentale; essi andavano a combattere un nemico per la maggior parte di loro sconosciuto sottostando ad ordini assurdi e confidando in una veloce risoluzione del conflitto – spiegano gli autori - Il campo di battaglia divenne luogo di condivisione di dialetti, lingue ed usi e costumi diversi. Nonostante l’orrore della guerra, la nostra fortuna è stata quella di poter accedere a fonti orali e scritte come racconti dei sopravvissuti o diari ed epistole, sebbene filtrati dalla censura”. E questa storia spiega anche la nascita del concetto di ‘milite ignoto’: i campi di battaglia erano popolati da un’infinità di corpi di soldati uccisi ai quali non veniva data immediata sepoltura e spesso succedeva di non poter neppure riconoscere il caduto e quindi di dargli un nome. “Il libro – proseguono gli autori - racconta fatti e vissuti riguardanti paesi e popoli diversi, tra cui quello britannico, come ad esempio i bombardamenti degli Zeppelin sui cieli di Londra e Edimburgo e di alcune V.A.D. come Vera Brittain, Agatha Christie, Agnes Warner ed altre crocerossine, come pure di scrittori e poeti britannici come Alan Seeger, Isac Rosemberg, Joe McCrae, solo per citarne alcuni, per terminare con i Monumenti e i Sacrari, anche questi non solo quelli dedicati agli italiani. Al termine di tutti i capitoli sono inserite le trascrizioni di lettere o racconti di soldati o di civili”. Insomma, un vademecum che ha il sapore di testimonianza, per non dimenticare ciò che è stato e che ha cambiato per sempre i destini delle generazioni successive. Venti capitoli di storia del primo conflitto bellico di portata mondiale: dalla Bella Epoque a Caporetto, al ruolo delle donne, all’influenza spagnola, ai canti dei soldati, al trattato di pace, ai mutilati, i reduci e i sacrari (solo per citarne alcuni). E, vista la narrazione che coinvolge anche gli eventi bellici avvenuti in territorio britannico, l’obiettivo degli autori, all’indomani della pubblicazione, è quello di riuscire ad organizzare una presentazione del volume proprio a Londra, entro il 2024, possibilmente nel mese di Novembre, perchè cadrebbe nella ricorrenza dei 110 anni dall’ingresso in guerra del Regno Unito. Gli Autori di La dura vita della trincea Luigi Damiano, Comandante di Stazione dell’Arma dei Carabinieri (già autore in precedenza dei volumi “1915-1918. Aneddoti, scritti ed immagini dal fronte” e “1914-1918. Un mondo in subbuglio. Curiosità, Orrori e Idiozie nella Grande Guerra”). Pilota civile e paracadutista civile con licenza di paracadutismo con tecnica di caduta libera (e partecipazione a manifestazioni di specialità quali l’apertura per la pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolore). Elisa Damiano, psicologa clinica e consulente educativa e scolastica, abilitata al servizio di psicologia in farmacia. Specialista in psicoterapia psicoanalitica dell’infanzia e dell’adolescenza, pratica sia in Italia che all’estero (a livello internazionale e intercontinentale). Eleonora Damiano, insegnante di canto e musicoterapeuta, vocal coach, cantante di formazione classica appassionata di rock e metal. Presta la propria voce a diversi progetti power e symphonic metal. ... Continua a leggere su Read the full article
0 notes
tempi-dispari · 3 months
Photo
Tumblr media
New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2024/02/08/imo-musica-da-un-prompt-la-fine-dei-musicisti/
IMO: musica da un prompt...la fine dei musicisti?
Prosegue inesorabile e, apparentemente, inarrestabile, l’avanzata dell’intelligenza artificiale nel campo della musica. Dopo quella che crea canzoni in base al mood richiesto, sta emergendo la versione che riesce a sfornare una canzone da un semplice testo. Si, basta descrivere che tipo di brano si desidera è l’ia lo genera. Per il momento si tratta si ‘semplici’ spezzoni di 30 secondi circa. Il punto è comunque che ce la fa. L’abbiamo testata e il risultato non è poi così scarso.
La differenza tra strumenti generati e reali, praticamente non c’è. Al momento il divario maggiore è sulla qualità della proposta. Ossia il limitato range espressivo. Ma è solo una questione di tempo. La sensazione è quella di trovarsi dinnanzi ad un bambino prodigio. Sta imparando. Più si andrà avanti col tempo è più si affinerà proponendo prodotti competitivi.
È la fine della figura del musicista? Iniziamo col dire che comincia a diffondersi la paura reale che le arti possano scomparire. Diversamente non si capisce perché diversi siti che generano immagini siano stati hackerati per sabotare il risultato della loro proposta. Accadrà anche per la musica? Per gli scritti sta già succedendo.
Bastano poche righe di prompt per vedersi sfornare un articolo con tutti i crismi. Idem per le recensioni. Tutti ambiti testati. A livello macroscopico il ‘problema’ esiste. Le aziende e, non quelle sotto casa, hanno già cominciato a licenziare personale. Evitiamo di sciorinare i dati perché non è questa la sede, ma sono davvero impressionanti. E la musica? Per il momento resiste.
Resiste ma non per proprio merito quanto per limiti dell’ia. I musicisti ancora hanno margine di sopravvivenza. Innegabile che questo piano piano si ridurrà. Cosa resterà quindi? Solo canzoni scritte a tavolino per un preciso scopo, ossia essere vendute o trasmettere determinate emozioni? E si, perché non si può certo dire che la differenza tra un brano scritto da un essere umano e uno generato da dei circuiti si sentirà sempre. Inutile nascondersi dietro un dito.
Sappiamo che è così. Quindi cosa possiamo fare per resistere? Semplicemente prendere atto di ciò che sta accadendo. Soprattutto prendere coscienza dell’importanza di quello che facciamo. Ancora più importante è abbandonare l’idea del mainstream. La via è concentrarsi su chi vuole ascoltare qualcosa di diverso e ancora umano. Che sarà una minoranza rispetto al mercato generale.
Ma non ci deve interessare. Competere contro un prodotto costruito ad hoc per piacere è impossibile. La storia di Davide e Golia nel 2024 non regge. Purtroppo Golia ha troppe armi dalla sua. Ma noi, con la nostra piccola fionda, possiamo almeno provare a difenderci e rimanere vivi. Golia dominerà, ma non dappertutto. Fare previsioni è impossibile.
Cosa accadrà al mercato? Alla fin dei conti la musica creata dall’ia non ha costi. O ne ha minimi. Sarà diffusa in maniera gratuita? La discriminante tra un prodotto umano e uno non umano sarà il fatto che il primo avrà un prezzo mentre il secondo no? Forse. O forse no. Una cosa è certa, non si può fare finta che non stia succedendo nulla. È il modo sicuro per soccombere senza neppure provare a resistere. Serve un profondo cambiamento di mentalità. Sia degli artisti sia di chi ascolta.
E deve avvenire fin da subito. Aspettare che accada l’irreparabile è irresponsabile. Soprattutto, è un suicidio. Fare finta che nulla sta accadendo vuol dire stendersi sul nostro letto e aspettare il decesso. Morte che non siamo neppure sicuri arriverà. Annichilimento sicuro se noi non ci muoviamo. Restare inermi lascerà sempre il dubbio di cosa sarebbe potuto accadere se avessimo lottato.
Viene da sé che il discorso è molto più complesso e articolato di così. Ad esempio, chi vive di musica, come farà? Se oggi scrivo gingles pubblicitari, sottofondo per trasmissioni, colonne sonore per film e documentari, domani come farò? Lo sappiamo che a vincere è sempre l’ottica del guadagno. Ad un’azienda conviene di più sviluppare una ia che non pagare qualcuno. Ripeto, nessuno ha la sfera di cristallo. Nessuno può sapere esattamente cosa accadrà. La certezza è che non si può restare a guardare.
È cambiato il campo di battaglia. L’impero ha sviluppato nuove armi. Bene, adeguiamoci e contrattacchiamo. Svegliamo la nostra coscienza. Diversamente tutto quello che si fa è perfettamente inutile. Tanto verremo cancellati dal mercato (ovviamente è una estremizzazione).
0 notes
enkeynetwork · 3 months
Link
0 notes