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#incontri
ragazzoarcano · 6 months
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“A volte capitano incontri fortunati. Qualcuno che ci ricorda che abbiamo un cuore, quando noi invece avevamo deciso, che potevamo farne a meno.”
— Susanna Casciani
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henri9617 · 2 months
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“È tutta un questione di equilibrio, male e bene tra i miei vuoti si riempiono
È tutto relativo, non sono così cattivo ma è così che mi disegnano”
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Chiunque attraversi il nostro cammino ha un messaggio per noi. Altrimenti avrebbe scelto un’altra strada o se ne sarebbe già andato. Nulla avviene per caso è il principio di ogni illuminazione. Chi ha orecchie per udire saprà cogliere. Ciascuno per parte sua nel medesimo flusso dell’esistenza evolutiva.
~ La profezia di Celestino
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mynameis-gloria · 8 months
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Stamattina, è successo che
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irene22world · 10 months
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Dio benedica: i baci rubati, gli abbracci da dietro, le chiamate inaspettate, gli incontri segnati dal destino
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io-rimango · 4 months
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Stasera appena staccato dal lavoro decido di non tornare a casa e passare per la libreria della mia città, ho bisogno di un po’ di leggerezza dopo una giornata decisamente pesante come questa. Entro in negozio e mi fiondo sulla sezione “romanzi rosa” tentando di cercare un libro che non avessi già letto (visto che li ho praticamente divorati quasi tutti).
Mentre sono accovacciata, intenta a leggere la trama di un libro, fanno capolino accanto a me un paio di stivali neri, sono di una ragazza che spulcia lo scaffale: ha i piedi puntati verso l’interno, le mani in tasca e il suo sguardo curioso tradisce la sua apparente timidezza.
Io passo un po’ di tempo a sfogliare i vari libri e noto che lei torna spesso a curiosare tra gli stessi romanzi che sfoglio io, finché non prende in mano un libro: “Magnolia Parks”. Incuriosita, decido di prenderlo anch’io e di capire cosa l’abbia colpita di quel romanzo tanto da tenerselo subito stretto al petto.
Le dico che ha colpito anche me il libro che ha preso e che ho tutta l’intenzione di leggerlo anch’io, lei mi guarda e mi sorride e mi dice che le piacciono le storie che sanno toccare il cuore e da lì mi racconta dei suoi romanzi preferiti, del suo fidanzato (anche lui appassionato di letture rosa), del suo lavoro stressante e di come le piaccia leggere sul treno.
Dopo un po’ mi chiede che lavoro faccio, io le dico che sono una psicologa e lei subito sgrana gli occhi dicendomi che era da tempo che pensava di andare in terapia e che le farebbe piacere iniziare con me. Ci scambiamo i contatti e lei tutta contenta mi dice che non si aspettava di trovare una sorpresa come me in questa serata di dicembre, io le rispondo che sono dell’idea che nulla accada per caso e che forse, semplicemente, questo era il momento giusto. Lei mi stringe la mano, non fa che sorridere e il mio cuore ancora una volta si meraviglia di quanto la vita, a volte, possa essere sorprendente.
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gregor-samsung · 5 months
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“ Le giornate di Amel erano vuote: non si organizzava, si alzava tardi, perdeva tempo, cosa fino a un mese prima impensabile. Per attraversare questo vuoto ha pensato che forse era il caso di cambiare aria, andare dai nonni in Tunisia; forse laggiú si sarebbe sentita meglio. Cosí ha anticipato le vacanze; è partita con i libri, ma non è servito. Neanche lí è riuscita a rasserenarsi, a studiare. Si sentiva persa tanto quanto a Saint-Denis, e altrettanto incapace di concentrarsi. Si è ritrovata, a fine agosto, sul volo di ritorno, ancora persa, ancora senza energie, e senza un’idea di come affrontare quell’ultimo ostacolo. Allora, senza sapere perché, Amel si è messa a raccontare la sua storia al suo vicino, sull’aereo. Si erano salutati, in inglese, poi lui aveva aperto il suo giornale e lei si era messa a guardare fuori dal finestrino. Ma Amel aveva qualcosa che avvicinava gli sconosciuti; a un certo punto, e dice che non si ricorda nemmeno come è successo, non sa dire perché è successo, si è trovata a raccontargli la sua storia, questa. Stava pensando, gli ha detto, che l’unico posto dove si sentiva veramente a casa era l’aereo, anzi, la sala d’aspetto degli aeroporti. Non contava se stava imbarcandosi dalla Francia per la Tunisia o dalla Tunisia per la Francia. Lí, mentre aspettava che chiamassero il suo volo, avvertiva al tempo stesso, con forza, la mancanza delle persone che stava per rivedere e la nostalgia per le persone che stava lasciando, e invece di sentirsi lacerata si sentiva riconciliata, e pensava che voleva bene a entrambe. Hanno continuato per tutto il tempo a parlarsi in inglese, anche se non era la lingua di nessuno dei due. Il signore ascoltava facendo di sí con la testa, interrompendola ogni tanto per farsi spiegare meglio un dettaglio; aveva un accento che Amel non aveva mai sentito; ha pensato che potesse essere greco, ma non gliel’ha chiesto. Quando Amel ha finito, lui ci ha pensato su, e poi le ha detto che sentirsi spaesati, con un piede di qua e uno di là, senza un’identità precisa, o a volte tirati di qua e di là da identità diverse; tutto questo capita probabilmente a ogni essere umano che non sia rimasto tutta la vita barricato nel suo mondo e nelle sue certezze. Ha detto proprio cosí, barricato. Forse la sensazione di non avere una casa, ma tante, e nessuna sufficiente, è molto piú comune di quello che si creda. Sono sentimenti che vanno e vengono, non sono sempre con noi, ma riemergono, e inquietano, e a volte addirittura creano angoscia, le ha detto con dolcezza il signore che forse era greco. Forse, gli veniva da dirle, sentirsi divisi in tanti pezzi ormai fa parte della condizione umana, noi esseri umani siamo tutti in qualche misura espatriati. C’è chi ne è piú consapevole, chi meno, ma è cosí. Per questo sentimento, lei, rispetto agli altri, aveva a disposizione una spiegazione semplice: sono un’emigrata, sono figlia di emigrati. Ma a pensarci bene, in fondo, forse non era neanche vero che gli altri fossero meno espatriati di lei. E ascoltando queste parole, le parole di uno sconosciuto che non avrebbe piú rivisto, Amel si è sentita invadere da una grande tranquillità. Avvertiva un po’ meno, sempre meno, il peso che la opprimeva dal 13 novembre 2015, e pensava che forse al suo ritorno non tutto sarebbe stato difficile come temeva. Poi, guardando le nuvole fuori dal finestrino, ha chiuso gli occhi e si è addormentata. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 18-20.
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entropiceye · 7 months
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Oggi al lavoro ho notato che una delle mie clienti abituali sembrava pensierosa, così le ho domandato come stesse. Lei mi ha dato una risposta che non mi aspettavo e che mi ha reso felice per certi versi, dispiaciuta per altri. "Sei una delle poche persone che, quando ti chiede come stai, lo fa perché davvero gli interessa la risposta ed è una cosa rara... Sei una bella anima dentro e fuori." Lì per lì non sapevo cosa dire, ho ringraziato, un po' in imbarazzo. L'ho seguita con gli occhi mentre andava via, sempre di fretta sul suo motorino ed ho visto la sua espressione incresparsi, mentre una mano frettolosamente asciugava una lacrima. Mi ha fatto tanta tenerezza. Non so spiegarlo, ma ho continuato a pensare lei. Mi sono chiesta se avesse qualcuno ad aspettarla e a darle un abbraccio. Avrei voluto dirle tante cose, però chiaramente sarebbe stato strano e probabilmente pure inopportuno. Avrei voluto ringraziarla, per avermi vista. Per aver visto oltre le circostanze. Avrei voluto confessarle di essermi domandata spesso quale fosse la sua storia, il perché di quel fondo di tristezza negli occhi ben nascosto da quell'ironia e socievolezza maldestra. Avrei voluto dirle che ho sentito risuonare dentro di me quel senso di gratitudine, perché mi è familiare: la gratitudine di chi soffre la solitudine. Perché quando sei solo e qualcuno, anche se per un momento, ti vede davvero, puoi sentire che quella bolla opaca che ti isola dal mondo e ti imprigiona coi tuoi pensieri, per un attimo scompare e puoi tirare un sospiro di sollievo.
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Lei: Sai in cosa siamo diversi? Che io ti ricordo e ricorderò sempre come un qualcosa di bello che mi si e presentato nella mia vita, mentre tu no. Io: Più che il ricordo, io vorrei la persona nella mia vita.
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ragazzoarcano · 4 months
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“Incontriamo a volte persone che non conosciamo affatto, ma che destano in noi subito, fin dal primo sguardo e, per così dire, di colpo, un grande interessamento, sebbene non si sia scambiata ancora una sola parola.”
— Fedor Dostoevskij
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henri9617 · 1 year
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Vorrei incontrare una persona con cui parlare che chissà per quale ragione è legata a te e sembra ti conosca da sempre.
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elenascrive · 9 days
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Quando L’Amore arriva a sfidare
le leggi gravitazionali,
unendo due Entità distinte
per farne divenire una soltanto,
perché non c’è niente che possa contrastare
quello che provano l’una per l’altro
Il Loro Sentimento è d’Esempio,
vale sempre la pena combattere
quando si ama,
anche se questo significa stare lontani
e separati
quasi sempre,
perché ciò ho che li lega è più forte
di ciò che li divide
Ogni Eclissi rappresenta una Vittoria
che si rinnova ad ogni Loro Magico incontro
quando finalmente possono amarsi
senza limiti,
lasciando tutti col fiato sospeso
soprattutto quelli che come Me
sognano L’Amore Eterno.
@elenascrive
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lucabaldassari · 17 days
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Incontri - Roberto Ghezzi
Quando ci si incontra con nuovi amici e si fanno e si dicono cose belle insieme.
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gregor-samsung · 7 months
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“ La violenza dei giorni del colpo di stato, la brutalità della repressione, l’avevano solo sfiorata. Anche quando ne parlava a anni di distanza; anche quando raccontava episodi sinistri o atroci le brillavano gli occhi, e diceva, sai, è strano, ma di quel periodo ho anche ricordi bellissimi. Aveva avuto fortuna. Nessun militare aveva sfondato la porta di casa sua o portato via membri della sua famiglia, non aveva visto cadaveri: il primo sarebbe stato quello di una ragazza, lanciato di notte dai militari dentro al recinto dell’ambasciata. Ma questo è successo quando Iris era già al sicuro, e anche mettersi al sicuro era stata un’avventura a lieto fine. Avevano preso un taxi, di notte, lei e una sua amica; l’amica era terrorizzata, lei no; erano scese a un paio di isolati di distanza; arrivate di corsa sul posto senza che nessuno le fermasse, Iris si era appoggiata con la schiena al muro dell’ambasciata, poco piú di due metri, e aveva unito le mani facendo scaletta; l’amica aveva preso lo slancio arrivando in cima, e con una gamba di là e una di qua l’aveva aiutata a tirarsi su. Dall’altra parte avevano rischiato di atterrare addosso a uno con un braccio al collo, seduto per terra proprio sotto il muro, a fumare; le aveva perdonate con un sorriso e si era raccomandato di far piano: all’interno dormivano. Sarà stata giovanile incoscienza, sarà stato per la tendenza delle persone per bene a negare il male se proprio non ci vanno a sbattere contro, ma Iris non ricorda di aver avuto paura in quei giorni.
Nell’ambasciata c’era di tutto: dirigenti socialisti e comunisti di mezz’età insieme a ragazzi finiti nei guai per aver scritto uno slogan su un muro; adolescenti soli e famiglie con bambini; i severi militanti di partito e i cosiddetti cani sciolti, che non facevano parte di nessuna organizzazione e le criticavano tutte. Qualcuno di loro era stato arrestato, qualcuno torturato. Tutti ce l’avevano fatta per un pelo, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire; ma c’era anche allegria: si respirava, dice Iris, non tanto la sconfitta (a quella ci avrebbero pensato dopo), ma il profumo della vita che, a dispetto di tutto, va avanti. Ecco che non c’erano piú lezioni, serate noiose in famiglia, zie beghine che cautamente indagavano sulla sua vita sentimentale. Quasi tutti nell’ambasciata erano simpatici; tutti erano preoccupati, molto; e alcuni, i cosiddetti contagiosi, trasmettevano agli altri la loro agitazione; ma bastava spostarsi di venti metri per trovare un gruppetto dove si cantava una canzone o si discuteva di letteratura. In quei giorni Iris ha perso la verginità: probabilmente in simultanea e, dice, praticamente a contatto di gomito con un paio di altre ragazze. Si dormiva per terra, su materassi forniti dalla croce rossa, in tanti in ogni stanza. Il personale dell’ambasciata aveva cercato di mettere un po’ d’ordine, per esempio destinando a ragazzi e ragazze due piani diversi della palazzina, con in mezzo, a separarli, le famiglie. L’unica conseguenza era stata, ogni notte, un intenso traffico sulle scale. Ovviamente, arrivati a destinazione, di intimità neanche a parlarne; ma, dice Iris, a quell’età ci si adatta a cose ben peggiori. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 140-142.
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