Tumgik
#irrefrenabili
sololupojacksblog · 7 months
Text
Tumblr media
Irruenti e dolci
le labbra non perdonano...
scendono e risalgono
bagnano il contorno dei tuoi desideri
irrefrenabili e caldi..🐺
14 notes · View notes
mancino · 8 months
Text
Tumblr media
E continui a mancarmi, ogni giorno, ogni istante,la cicatrice che porto nel cuore è profonda,sanguina ad ogni piccolo ricordo,basta
un niente un profumo,una canzone,una parola e lacrime irrefrenabili rigano il mio volto,il tempo non guarisce le ferite,le lenisce solo un pò,non si dimentica nulla,resta tutto nel cuore .
Maria Rosaria Montesarchio
6 notes · View notes
Text
(This is a review about Bones and All.. I apologize for the whole text in Italian, if someone is sincerely interested I truly recommend translating cause it's really worth it..)
#❤️❤️
"Di Lee, la prima cosa che Maren avverte è l'odore. Un'aroma acre e al contempo ipnotico, simile al sapore rugginoso del sangue fresco quando tocca la punta della lingua. Lo riconoscerebbe tra migliaia di persone, quell'impronta che è al contempo appartenenza e condanna, inconfondibile e selvaggio. Dall'odore può percepire la sua fame, l'impulso fuori controllo che parte dal profondo del suo ventre efebico e confonde i sensi, o forse li acuisce come quelli di un predatore che torna a cacciare dopo un periodo di magra; fame di tornare a mordere la vita senza sentirsi annegare nel senso di colpa, e una fame più ancestrale, quella che da sempre spinge gli uomini e gli animali ad abbandonare le tane e i luoghi sicuri pur di placare il languore che li porterebbe alla follia. Per la prima volta nella sua vita Maren si lascia conquistare dal sentore martellante del pericolo, vinta forse dal quel suo bisogno di colmare la solitudine, di trovare un complice nella sua vita di esule perenne. In Lee trova un compagno con cui potersi sentire fuori luogo in ogni dove, sola tra la gente ma sempre insieme a lui, outsider che cammina perennemente in direzione ostinata e contraria. Loro due contro il mondo, solo un pick-up scassato a proteggerli dalla paura del buio e dell'abbandono, da una società che non li capirebbe e dalla loro stessa natura incontrollabile. I paesaggi del Nord America scorrono fuori dai finestrini, la necessità di trovare un gruppo a cui appartenere sfuma pian piano poiché ogni incontro con altri cannibali evidenzia quanto i due giovani siano profondamente diversi da tutti. Non c'è luogo che possa accoglierli, se non le braccia l'uno dell'altro. Maren solleva il velo di Maya e si scopre parte di un mondo di mostri che vivono d'istinto, e Lee arriva appena in tempo per salvarla prima che rimanga intrappolata sotto questa schiacciante e terribile consapevolezza. La aiuta, se non ad accettarsi, almeno a non arrendersi alla propria natura, le insegna le difficili regole di sopravvivenza nel mondo delle creature dimenticate da Dio.
Rispetto a Maren, Lee reprime difficilmente la sua sessualità disinibita: per lui cacciare le vittime non è solo un modo per soddisfare la sua attrazione per il sangue caldo, nè un modo per placare il suo istinto famelico. Nelle vittime di entrambi i sessi non cerca solo la carne pulsante, ma l'avventura dell'amplesso che precede il pasto, la possibilità di ascoltare l'ultimo battito del cuore dei malcapitati a cui sta per togliere la vita. Ma è subito dopo essersi saziato - e questa sensazione si rafforza con l'arrivo di Maren nel caos della sua esistenza - che arriva la coscienza a picchiettare insistentemente nelle pareti della sua testa. Conoscersi è per loro un evento salvifico, uno spartiacque tra la desolazione e l'incertezza per un futuro che sembra sfrecciare più veloce di loro verso l'oscurità.
In Bones and all Luca Guadagnino ci costringe a sbattere contro lo schermo manifestando chiaramente la nostra tendenza intrinseca a demonizzare le pulsioni irrefrenabili, ci invita a metterci in discussione davanti ad una critica al puritanesimo e ai nostri ideali fin troppo manichei, e per farlo mette in scena la parabola di un amore che divora fino all'osso e che dalla crudeltà e dall'alienazione - iperboli dei sentimenti che ci sconquassano durante il primo innamoramento - trae la sua linfa vitale. Un amore tra mostri, l'incarnazione di ciò che ci hanno insegnato a condannare e che ci spaventa proprio perché risveglia la parte di noi che tra la crudeltà del cannibalismo, il sentimento di incontrollabile e innata repulsione per il sangue umano e l'asservimento alla morale collettiva che disapprova fortemente la tendenza all'asocialità e alla vita vissuta ai margini, riesce comunque a intravedere la tenerezza e le difficoltà del primo amore che consuma e accende.
Dopo Call me by your name, Guadagnino ci regala un'opera straordinaria che difficilmente dimenticheremo, grazie anche alle interpretazioni di un cast davvero incredibile. Non perdetevela per niente al mondo."
~ from IG @nouvellelolita ~
29 notes · View notes
diecidicembre2022 · 1 year
Text
Lui è musica. L'ho capito dal primo momento in cui ci ho parlato, lui lo sapeva già, forse nessuno glielo aveva mai detto, ma io sì. Mi ci era voluto poco per accorgermene, la sua vita è musica, così come la sua essenza. Come può essere una persona musica? Come quelle canzoni che mi trasmettono completamente emozioni: felicità, adrenalina, amore, gentilezza, profondità, gioia, riflessione, ironia, serietà. Ecco, questi stati d'animo sono tutte sfaccettature del mio splendido marito. Quando si alza al mattino ed è di buon umore, pieno di energie, diventa un rock sfrenato ed irruente. Mentre invece quando riflette oppure è concentrato, è Jazz. Quel Jazz che ti fa pensare a qualcosa, a me fa pensare alla profondità del blu. Magari se fosse un colore sarebbe il blu. Quando è felice o magari ha gli occhi sognanti è rock melodico, quelli con note dolci, ma con te irrefrenabili che mi fanno cantare a squarcia gola. Quando invece è arrabbiato lo immagino ascoltare canzoni capaci di farlo rilassare, di farlo sfogare tramite quelle melodie. Quando è triste magari diventa una canzone malinconica, quei suoni teneri ma tristi che ti lasciano addosso quell'odore di dolcezza, di protezione, qualcosa di irraggiungibile ma non per me.
2 notes · View notes
nessunotrannenoi · 2 years
Text
4/09/2022 - 14:39
Sarò anche un completo disastro, una persona da cui stare lontano, sono un casino e lo sono sempre stata. Un essere nato per sbaglio e ora lo capisco. Però con te sono sempre stata me stessa, ho cercato in tutti i modi di farti capire che ti amo e lo farò sempre. Per quanto possa essere forte il dolore, per quanto tu mi abbia fatto male con parole che si potevano evitare e per quanto a volte la mancanza ti ha fatto trovare altre labbra da baciare e altre braccia in cui stare, io non provo rabbia e odio, ti ho sempre perdonato senza rancore. E se l'ho fatto è perché ciò che provo va oltre ogni circostanza. Non sono stupida o pazza, ma solo soltanto innamorata di una persona che per me è stato il mio sorriso, la mia spensieratezza, le mie voglie irrefrenabili. Magari la vita ti darà qualcosa di migliore rispetto a me e io potrò solo essere contenta della tua felicità e dei tuoi successi. Potrò guardarti da lontano anche per cinquanta anni e vederti invecchiare senza me al tuo fianco, ma ti amerò comunque. E io questo lo so. Lo so perché mi conosco e so quanto sono capace di amare oltre ogni limite. Penso a tutto ciò che ci siamo sempre detti e il vuoto che provo adesso è inspiegabile, però non voglio perdere nessuna speranza. Nonostante sono consapevole di potermi illudere, io voglio continuare a sperare. Avrei preferito mi rimanessi accanto e insieme avremmo affrontato tutto, magari venendo qui e aiutando a risolvere i miei casini. Ma io non ho mai chiesto aiuto a nessuno e le tue esigenze le capisco. Ho sempre risolto tutto da sola, senza il minimo conforto di nessuno e senza una spalla su cui poter appoggiare la testa quando sono distrutta. Continuo e ci provo con tutte le forze che ho. Nonostante sono sola e un po' ci hai messo anche la tua parte, ma non fa niente. Non fa niente se saremmo potuti andare avanti insieme ma hai preferito farlo da solo. È anche colpa mia che alzo i muri e non posso pretendere di ricevere aiuto. Spero solo di non dover vendere la casa per poi ritrovarmi senza più nulla, perché magari hai deciso di andare troppo avanti o hai incontrato qualcun'altro. Spero solo che questo dolore che sento e che i miei sacrifici abbiano un senso. Te l'ho chiesto l'ultima volta ma non ho ricevuto risposta. E adesso so che non mi è rimasto nulla. Che ci sei sempre per parlare ma non sono le parole ciò di cui ho bisogno. Vorrei essere stretta un po', da te e non da altre braccia. Vorrei poter piangere e non nascondere tutto dietro ad un sorriso. Non c'è nessuno che sa tutto quello che sai tu, non c'è nessuno che ha scavato così a fondo dentro me. Tu l'hai fatto, io te l'ho permesso e ti ho lasciato tanto, senza mai chiedere nulla in cambio. Nonostante tutto, spero che mi ami, che vuoi ancora vivermi e che hai ancora voglia di addormentarti su di me. Sto di merda e non posso dirtelo, non posso dirti che vorrei sentirti per calmarmi un po'. Non posso dirti che sono sola e che tutti i giorni soffro tanto. Non posso dirti che ti trovo ovunque, che ogni cosa mi riporta da te e che la notte quando chiudo gli occhi, ti immagino stretto accanto a me. E mi rannicchio un po' di più per non far sfuggire questo pensiero prima che mi addormenti. E stringo un po' più forte i pugni, perché vorrei stringerti la mano ma non ci sei. Avrei preferito anche una sola tua carezza, piuttosto alle lacrime che ogni giorno verso.
Tua, per sempre.
5 notes · View notes
pilardelmare16 · 29 days
Text
Sono arrivata ad un livello di consapevolezza della mia esistenza non da poco.
E questo ha dei lati positivi e negativi: come per esempio, che noto tutto ciò che mi circonda attorno, ma proprio tutto. Lo notavo anche prima, chiaramente, ma non ero libera abbastanza da provarne tutto l'amore, tutto quello che il mondo sa donare. Non ero libera perché con me portavo sempre una pesante malinconia che stravisava tutto. Sentivo bene ma non vedevo chiaramente.
Un altro esempio è che noto anche ciò che mi fa male, che mi fa rabbia. E non riesco più a lasciarlo andare, non riesco più a farmelo scivolare addosso. No, adesso ho il bisogno di dirlo. Di farlo notare; perché ciò che è ingiusto non merita di passarla liscia, nel silenzio, nell'oscurità. No. Deve essere sputtanato. Si, deve essere umiliata, l'ingiustizia. Umiliata di fronte a tutto il male che reca e alle vittime che miete ogni giorno.
Si potrebbe pensare che questo comportamento sia semplicemente dovuto a una pulizia interiore, ad una pulizia della coscienza. Beh, potrebbe esserlo. Chi non è ingiusto, ogni tanto? Vero, verissimo. Ma c'è modo e modo di fare ingiustizia. Ad esempio, se mio fratello prende l'ultima barretta di cioccolato che a me piace tanto e gliela strappo di mano, ho commesso un'ingiustizia. Ma se io strappassi di mano l'ultima barretta di mano ad una povera ragazza senza una casa, fuori dal super mercato? Questo sarebbe molto più ingiusto. Quindi, avrei commesso due ingiustizie, ipoteticamente. Ma sull'ago della bilancia c'è una sola vera ingiustizia commessa, e sappiamo tutti qual è.
Questo perché io che ho tutto (si fa per dire), non solo ho abusato della mia posizione di vantaggio, ma mi sono anche resa indifferente di fronte a qualcuno che davvero di quella barretta aveva bisogno (anche mio fratello ne aveva bisogno, ma per tappare quel vuoto di anima in pena dovuta agli ormoni irrefrenabili di adolescente che lo costringono a farsi le pippe tutto il giorno, e forse più che una barretta ha bisogno di scopare).
Tutto sto pippone per dì che l'ingiustizia è una merda a prescinde, ma è anche un fatto umano. L'umanità è ingiusta da sempre; ma esiste una scala delle ingiustizie, dove se ti rendi indifferente, ne diventi parte.
1 note · View note
Text
Tumblr media
A volte la vita è strana. Penso che ciò che ci forgi e ciò che ci faccia crescere davvero, sia perdere un qualcosa a cui teniamo. Personalmente conscio di questa cosa, da parecchio tempo, ho sempre cercato di vivermi le persone nella loro totalità e nella loro profondità. Malgrado ciò, sembra non sia stato abbastanza per apprezzare chi davvero ho amato. Costantemente tentati da distrazioni, molto spesso, non ci rendiamo conto che ciò di cui abbiamo davvero bisogno già esiste nella nostra vita e finché non la perdiamo, purtroppo, non ne prendiamo coscienza. La percezione dell’ incomprensibile, ciò che mai non troverà risposta. La sensazione di essere finalmente pronti a poter essere migliori di fronte a un freddo e deciso addio che lacera il cuore e l’anima. Tra rabbia, impulsi irrefrenabili e istintivi ci troviamo di fronte a un bivio. La presa di coscienza, la crescita, L evoluzione del nostro io e l accettare che il gesto d amore più grande che possiamo fare a volte è lasciare andare. Oppure, lasciarsi trasportare dalla rabbia, dall’ ego e dalla sofferenza. Credo ci sia bisogno di meditare su questi passaggi e che, senza giudicarsi o incolparsi, bisognerebbe trarre qualche insegnamento e valore per noi stessi. Che quel dolore che ho provato sia fonte di coscienza e consapevolezza per essere una persona migliore, per me e per gli altri.
AM
1 note · View note
Text
Serie A, l'Inter travolge l'Atalanta e si avvicina allo scudetto: +12 sulla Juve
Alle 20:45 di questa sera, si è disputata la gara tra Inter e Atalanta, valida per il recupero della ventunesima giornata di campionato. Gli uomini di Simone Inzaghi sono ormai irrefrenabili e se nel corso del primo tempo, la Dea sembrava avesse alzato i ritmi di gara, trovando con il gol di De Ketelaere (poi annullato dal VAR per fallo di mano di Miranchuk) il vantaggio, la rete di Darmian al…
View On WordPress
0 notes
multiverseofseries · 2 months
Text
Barbie: life in plastic it's (not) fantastic!
Tumblr media
A tutti noi almeno una volta sarà capitato di scrollare la home di Instagram senza riuscire a fermarsi. Un gattino e un servizio fotografico in costume dopo l'altro, provando allo tempo steso disagio - perché non ci si trova su quella spiaggia ma siamo nella nostra stanza o in ufficio - e senso di colpa, perché, senza che ci si rende conto, è passata mezz'ora e siamo ancora lì, col telefono in mano. E con meno soldi sul conto, dato che forse nel frattempo si è comprato quel costume, sperando di metterlo durante vacanze che forse non potremmo permetterci e che forse quest'anno nemmeno faremo. Con un triplo salto carpiato, Greta Gerwig è riuscita nel miracolo: la recensione di Barbie è quasi la testimonianza di un evento più unico che raro.
Tumblr media
La sensazione che è stata appena descritta è causata da un sistema gigantesco, che si può condensare in una sola parola: capitalismo. È il capitalismo che, da sempre, ci dice come dobbiamo sentirci, cosa desiderare, che aspetto avere. Più potere d'acquisto si ha e più il capitalismo ti valorizza. Se sei bello vai bene, se hai soldi vai bene, se hai tanto seguito sui social vai bene. Non importa davvero ciò che tu dica o faccia: se smuovi denaro vai bene. Peccato che in un sistema come questo, in cui ciò che più conta sono i numeri, ci sia poco spazio per gli esseri umani in carne e ossa. Appena si rimane indietro, appena non si è più performanti, si viene dimenticati. Da qui l'angoscia di dover essere sempre, se non perfetti, almeno al passo. In un vortice che si autoalimenta e spreme le energie di chi ne fa parte.
Questa "paura senza motivo", come la chiama lei, è proprio quella che prende all'improvviso la "Barbie stereotipo" interpretata da Margot Robbie, anche produttrice del film. Il suo mondo da favola, Barbieland, tutto rosa e sogni motivazionali, si inceppa e comincia ad avere "irrefrenabili pensieri di morte". Proprio lei, che incarna l'ideale di perfezione assoluto.
Tumblr media
Quindi per cercare di rimettere le cose al loro posto, la bambola deve andare nel mondo degli umani. Questa "botta di realtà" cambia tutto. Non soltanto per lei: anche Ken (Ryan Gosling) non sarà più lo stesso. Nato come un semplice accessorio di Barbie, è proprio lui a offrire uno degli spunti più interessanti del film, scritto dalla stessa Greta Gerwig insieme a Noah Baumbach. Nonostante a produrre il film sia proprio Mattel, il film non è solamente un grande spot della bambola. Almeno non soltanto: gli autori sono infatti riusciti a partire dall'oggetto per costruire un discorso molto più complesso, ampio e per nulla superficiale. D'altra parte per cercare di raccontare il capitalismo contemporaneo quale miglior punto di partenza ci può essere delle sue icone? E la Barbie è tra le icone più riconoscibili al mondo: dentro quelle scatole non ci sono solamente bambole. Ma un'idea, un modo di essere.
Tumblr media
Nel nostro paese, in cui l'età media è di 47 anni e le parole "patriarcato" e "femminismo" vengono percepite quasi come bestemmie, probabilmente non ce ne siamo accorti, ma nel mondo anglosassone la differenza tra cultura "alta" e cultura "bassa" è sempre più messa in discussione. E Il cinema non fa eccezione, tra i cinefili c'è una frattura generazionale netta. Dai 30 anni in su è quasi impensabile che vengano messi in discussione capisaldi della cinematografia e mostri sacri come Il Padrino o Stanley Kubrick. Ancora di più se a parlare è un cinefilo uomo. C'è sempre un atteggiamento di superiorità, che porta a considerare universali e di maggior valore storie che raccontano una certa visione del mondo. In cui spesso i protagonisti sono soprattutto personaggi maschili.
Tumblr media
Estremamente consapevole di questo, Greta Gerwig gioca con grande intelligenza con questo pregiudizio: se tutto ciò che è rosa, alla moda e femminile è superficiale e sciocco, quale occasione migliore per parlare di questa "scala di valori a misura di maschio" di un film sulla Barbie? Sapendo benissimo che il punto di vista femminile è spesso considerato e destinato a un pubblico di sole donne, mentre quello maschile va bene per tutti, la regista ci mostra come a Barbieland gli "uomini" siano le Barbie, mentre le donne sono i Ken. A Barbieland tutto è fatto a misura di Barbie, mentre i Ken non hanno il potere e vivono soltanto in funzione delle prime. Esistono soltanto quando le Barbie li guardano. Gerwig dà quindi a Ken, un uomo, un punto di vista femminile. Forse così anche chi dice di non riuscire a empatizzare con personaggi femminili (e ce ne sono, purtroppo) questa volta magari, anche inconsapevolmente, potrà capire come ci si sente a essere considerati sempre "un po' meno", semplicemente perché si esiste. La regista dissemina quindi il suo film di citazioni al cinema alto, arrivando ad aprire e chiudere il film con citazioni a Kubrick. La scena d’apertura è una parodia di 2001: Odissea nello spazio, quella chiusura di Eyes Wide Shut.
Tumblr media
Tranquilli però (parlo sopratutto ai maschietti dall'ego fragile): Barbie non è un pistolotto femminista pesante e noioso. Anzi. In due ore di film si gioca con i generi, passando dalla commedia al musical (i numeri musicali sono stupendi, così come la colonna sonora, che può contare su brani originali di Dua Lipa, che ha anche un cameo, e Billie Eilish), per un mix stravagante che scorre velocemente e divertendo. In cui però, improvvisamente, come anomalie del sistema, si dicono frasi quali: "oggi lo applichiamo bene il patriarcato, solo che lo nascondiamo meglio" oppure "le odiano tutti le donne, sia gli uomini sia le donne: è l'unica cosa su cui siamo d'accordo". Si arriva perfino a dare della "fascista" a Barbie, perché colpevole di incarnare un'ideale di bellezza irraggiungibile, che fa sentire inadeguate le donne ed è sostenuto soprattutto dagli uomini (il CEO di Mattel, interpretato da Will Ferrell, e tutti i membri a capo dell'azienda sono appunto uomini).
Tumblr media
Quando Barbie e Ken arrivano nel mondo reale scoprono infatti che esiste il sessismo, che il capitalismo si fonda sul patriarcato, e che Barbie non ha risolto i problemi delle donne. Ha, si, detto loro che potevano essere tutto ciò che sognavano, avere soldi, una casa, qualsiasi tipo di carriera. Ma guai ad avere la cellulite o non avere capelli perfetti, sorriso smagliante. O magari nascere povere. E quando il mondo da cui provieni è fatto soprattutto di cose considerate effimere e superficiali come il trucco e i vestiti, questi diventano sostanza: ecco quindi che le scarpe divengono metafora della vita. Come in Matrix, "Barbie stramba" (Kate McKinnon) offre una pillola rossa e una pillola blu a Barbie stereotipo, ma nella foggia di una Birkenstock e una scarpa col tacco. E quando Barbie, che ha il piede perennemente arcuato, dice "non porterei mai i tacchi se i miei piedi fossero fatti così" sappiamo già che non è più soltanto un'idea, ma una donna, un essere umano, che sta capendo come funzionano le cose in un mondo analogico, in cui non c'è un filtro rosa a rendere tutto più bello.
Sfruttando in modo sapiente il proprio "potenziale memabile", Barbie punta a un pubblico vastissimo: dai più giovani che ripeteranno i balletti su TikTok, ai nostalgici cresciuti collezionando Barbie, fino ai cinefili, che possono divertirsi a cogliere tutte le citazioni (ce n'è persino una di Jurassic Park: occhio allo specchietto della macchina). E questo non vuol dire essere superficiali, ma capire il linguaggio del proprio tempo, farne parte e poterlo quindi contemporaneamente cavalcare e decostruire. Con buona pace di chi lo ha bollato in partenza come "il film su una bambola", Gerwig, Baumbach, Robbie e Gosling (con la benedizione di Mattel) ne hanno fatto un vero e proprio manifesto pop, con la potenzialità di riempire finalmente le sale ed entrare capillarmente nella cultura popolare. Ci troviamo infatti di fronte a un "instant cult", che verrà citato per anni.
In conclusione il film di Greta Gerwig è un manifesto pop, coloratissimo e molto divertente. Partendo da uno degli oggetti più iconici del '900, Gerwig e Noah Baumbach hanno creato una pellicola che non è soltanto commerciale, ma anche una riflessione sul capitalismo, patriarcato e sul concetto di arte "alta" in contrapposizione a quella considerata "bassa". Tutto questo non avrebbe però funzionato senza due interpreti non solo perfetti per i ruoli interpretati, ma in stato di grazia: Margot Robbie, anche produttrice, è Barbie, mentre Ryan Gosling, nei panni di Ken, prende a sorpresa la scena.
👍🏻
- La scrittura brillante e consapevole di Greta Gerwig e Noah Baumbach.
- E' un meraviglioso delirio pop
- Margot Robbie: una grande attrice e una produttrice intelligente.
- Ryan Gosling con il suo Ken con la sua bionda fragilità
- Le scenografie di Sarah Greenwood.
- La fotografia di Rodrigo Prieto.
- La colonna sonora.
👎🏻
- Assolutamente nulla 
0 notes
valentina-lauricella · 3 months
Text
Dove siamo capitati?
《 Due parole su "dove" è precipitato lo Gnostico a causa della caduta della Sophia: L'Universo, nato improvvisamente 13,8 miliardi di anni fa, è dominato da forze cieche, irrefrenabili, quasi spietate. Una forza immane spinge spazio e materia ad espandersi continuamente nel caos più completo: stelle che nascono, stelle che muoiono con esplosioni immani, buchi neri che inghiottiscono stelle o intere galassie, quasars che emettono quantità di energia inimmaginabile, pulsar che ruotano come trottole, galassie che si scontrano, pianeti ingoiati dagli strati esterni della loro stella, asteroidi e comete che bombardano impietosamente i pianeti, ecc. Sperduto alla periferia di una galassia formata da trecento miliardi di stelle, si trova il nostro pianeta, la Terra, che a folle velocità ruota attorno ad una piccola stella, il Sole, che a sua volta, ruotando attorno al centro della galassia, è trascinato da questa nel suo folle moto causato dall'espansione dell'Universo. Su questo piccolo pianeta sul quale, come un cancro inarrestabile della materia, è nata la vita, vige una legge crudele, feroce e spietata: animali che uccidono e mangiano altri animali, atrocità di ogni genere, terremoti ed eruzioni vulcaniche che uccidono a caso uomini ed animali, epidemie, sofferenze, malattie e, per tutti, la morte. Il singolo individuo non conta niente: impera incontrastata la legge del caso. Il predominio del pianeta è stato preso dall'animale più intelligente, un mammifero, l'Homo Sapiens Sapiens, il più evoluto tra i Primati, ma anche il più cattivo, feroce, pronto ad uccidere, capace di atrocità inimmaginabili verso i suoi simili e gli altri animali. 》
1 note · View note
Text
"Si arrampicò dentro il letto e spalancò la finestra, e mentre la apriva scoppiò in singhiozzi irrefrenabili. <<Entra! Entra!>> disse piangendo. <<Cathy, vieni. Ti prego... una sola volta ancora! Oh! Cuore del mio cuore, almeno questa volta sentimi... Catherine!>>"
Cime Tempestose, Emily Brontë
0 notes
mancino · 2 months
Text
Tumblr media
So che alcune volte è difficile restare al mio fianco. So che a volte sono difficile da capire.
Ho silenzi profondi e malinconici dove non lascio entrare nessuno. Ho lacrime irrefrenabili difficili da comprendere.
Ho una sensibilità così sviluppata che basta un niente per ferirmi e mandarmi in mille pezzi.
Ho un bisogno d'amore così forte che a volte fa male e spaventa. Per questo non permetto a chiunque di entrare nel mio cuore.
Per questo è così difficile rimanermi vicino, accettarmi, amarmi, avvolgermi in un abbraccio.
Spesso è più facile scappare via e lasciarmi sola. Sono come l'acqua del mare, così salata che è impossibile da bere. Sono come un temporale estivo, improvviso e inaspettato, leggero e imprevedibile.
Sono colorata come i coriandoli e fragile come una bolla di sapone.
Sono come un'alba sul mare, dolce e delicata ma che può accecare se ci fissi gli occhi.
Sono insicura e testarda, saggia e ingenua, istintiva e selvatica, passionale e malinconica, piena di dubbi e rivestita di sogni. Sono me stessa ma anche il contrario.
Sono diversa da quella che ero ieri e da ciò che diventerò domani. Ma in fondo la cosa importante non è definirmi ma esistere.
E io esisto, amo, vivo, combatto, cado e mi rialzo. Con il sole negli occhi e la primavera nel cuore
Chiara Trabalza
1 note · View note
coffeeandcamomile · 9 months
Text
22 novembre 2022.
Sconcertata, amareggiata. Triste, incupita. Spaventata, pensierosa. Anche grata, ma non soddisfatta. Anche tranquilla, ma non felice.
Non so che cosa mi prenda ultimamente.
I giorni passano incessanti, uguali tra loro. Un colore a metà tra il grigio e il nero. Lo chiamerei “grine”: triste, cupo, privo di luce.
________________________________________
Le mie giornate “grine” sono accompagnate da minuscoli attimi di spensieratezza e sorrisi strappati.
Un meme su Instagram, metto mi piace. Chissà come fanno a creare shitpost così accurati.
Una notifica al telefono. È Elsi con un nuovo sticker. Questo lo salvo, lo userò per il prossimo mese.
Dove sono le ragazze in palestra? Ho bisogno della risata di Eli, della dolcezza di Marti e della tranquillità di Gà.
Paragona però questi minuti a 24 ore, irrefrenabili e insensati. Non sono nulla in confronto.
Grata si, ma non soddisfatta.
________________________________________
Mi rendo conto che non riesco più a ridere come facevo un tempo. Non riesco più ad essere spensierata. Non riesco più a vedere il bello delle cose come ho sempre fatto. Forse il cercare per così tanto tempo la bellezza anche la dove non c’era, mi ha portato ad arrendermi all’idea che da qualche parte possa esserci per davvero.
Sconcertata, amareggiata.
________________________________________
Vedere diverse forme d’amore tra le altre persone mi da una sensazione di felicità mista a tristezza.
Due anziani che camminano tenendosi per mano: l’amore maturo, vero, dolce.
Due adolescenti alla prima relazione: l’amore spensierato, non ricercato, fatto di cuore e poca ragione.
Una coppia che si scambia uno sguardo: l’amore complice ma complicato, fatto di alti e bassi e montagne russe da percorrere insieme.
Ma tra le tante forme di amore, esiste quello facile? Spesso mi chiedo se l’amore che vediamo in giro è cosi meraviglioso come sembra.
Tornando a casa, i due anziani si parlano o si urlano contro perché non si sentono?
I ragazzi alle prime esperienze, provano affetto l’un l’altro o tradiscono perché troppo spensierati per pensare alle conseguenze?
E loro, dopo anni di fidanzamento, si sanno corteggiare ancora come la prima volta e darsi le attenzioni che meritano?
Basandomi però sull’amore che vedo e percepisco nei loro volti, mi si bagnano gli occhi. L’amore che immagino nei loro sguardi è quell’amore che non ho mai avuto nella vita. Forse l’ho sfiorato per un tempo non necessario per rendermi conto di quello che stessi vivendo. Un’amore di passaggio, che non mi è mai appartenuto per davvero.
Anche tranquilla, ma non felice.
________________________________________
Potrei paragonare l’amore ad una dote intrinseca dell’essere. Un po’ come i bambini prodigio che nascono con una voce pazzesca, una immaginazione fuori dal comune o che sanno parlare 5 lingue già da piccoli.
Forse anche per l’amore si deve nascere con una dote: avere la fortuna di saper amare e lasciarsi amare.
Le doti si coltivano, è vero. Ma quando manca la predisposizione il percorso che segue è lungo e tortuoso. E si sa: alla lunga, anche i più forti d’animo si arrendono al loro destino.
Il mio forse è quello di non incontrare mai un’amore che assomigli alla mia idea di amore: sincero, passionale, spensierato, unico.
Non mi sono ancora arresa del tutto all’idea che qualcuno li fuori per me ci sia. Non so fino a quando la speranza possa durare in me, intanto continuo il mio percorso tortuoso fatto di pietre, sassolini, massi e rocce.
Spaventata, pensierosa.
0 notes
sebastiandrogo · 9 months
Text
Marmellata di fragole
Se si trattasse di una bicicletta sarebbe tutto più semplice:
immediato, confortevole; ma è una facilità molto difficile:
ostinata, inconclusiva; la teoria atomica è uno schianto che
produce l'inverno nucleare: mai più ondate di calore, alta
pressione di origine africana, semmai altra dose di radiazioni
quotidiana: una mancanza di proprietà essenziali di tutti gli
oggetti conosciuti, superati, enumerati e chiusi in scatola,
imballati e pronti alla spedizione con corriere celere; verità
calamitose, oscene, quasi irrefrenabili ci attendono da qui
all'eternità; elisi e atrocità assortite e servite prima di cena:
tesaurizzazione incondizionata di bottoni, fari, gomme,
manubri, elettrodomestici, strani pulsanti da premere solo
in caso di assoluta necessità e decisioni irrevocabili non
procrastinabili; e quando i cadaveri flotteranno indecisi e
ubiqui sulla superficie della terra, liberi dal loro involucro
spirituale e totalmente corporei nel loro progressivo
depauperamento organico, imbracceranno i sogni come
fossero armi, indefettibili strumenti di distruzione e guerra;
e rigaglie giaceranno al suolo fra i crateri delle bombe a
grappolo, fra chi invade e chi è invaso, fra chi mette in vaso
e chi è invasato, lene luce diurna in reparto psichiatrico, urge
soluzione prestissima e prontissima per il prossimo diluvio
universale come fosse una trovata di un giorno di sole una
bicicletta che va sull'acqua e che fa il pieno di nuvole, foglie
spoglie da riconvertire immediatamente in un cono di vento
che squaglia la polvere accumulatasi nel tempo residuo fra
la macchina lanciata al massimo e la collisione spontanea
dei due corpi incrociatisi per un attimo appena però mortale.
0 notes
tempi-dispari · 9 months
Photo
Tumblr media
New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2023/07/17/acid-brains-musicalita-del-caos/
Acid Brains, musicalità del caos
Prosegue il cammino degli Acid Brain di Stefano Giambastiani. In una carriera ormai venticinquennale di strada i nostri ne hanno percorsa. Eppure non sono paghi del livello e dei risultati raggiunti. Questi si contano in ben 6 dischi e 2 ep. È esattamente sugli ultimi due che ci concentreremo.
Per l’esattezza sull’ultimo, Caos vol.2. Come da titolo, il disco porta avanti quanto iniziato con il primo capitolo uscito nel 2022. il primo cambiamento tenuto fermo è il cantato in italiano. Gia questo fa la differenza con i lavori precedenti. A tale aspetto va poi accostato un certo inspessimento dei suoni, non che siano mai stati leggeri, e un’accentuazione del lato oscuro delle canzoni.
In tutte e quattro le tracce dell’ep aleggia una chiara aura scura, darkeggiante, priva di luce. Era presente anche nei dischi precedenti, fa parte dello stile della band, ma non in maniera così forte. Vuoi i testi in lingua madre, ma la pesantezza delle atmosfere si fa sentire fin dal primo brano, 14 febbraio. Un arpeggio melanconico apre la canzone. Batteria minimale, basso che accompagna con note lunghe. La voce è a metà strada tra il cantato e l’evocativo. Si cresce. La batteria entra a pieno regime.
L’intensità aumento su quello che possiamo considerare il ritornello. La struttura si ripete. La chitarra abbandona gli arpeggi per aprire la strada ad uno strumming leggero. Ottimo il cambio a circa ¾. Un bel crescendo che esplode in una mitragliata elettrica coadiuvata da vice urlata. Il caos, come dice il testo segna la chiusura del brano. MR Tanz è decisamente un omaggio ai CCCP. Con tanta rabbia in più e suoni iperdistorti.
Parti più pulite con chitarra che scodella riff acidi e il basso che martella si alternano a ondate elettriche irrefrenabili. La metrica del cantato è quella di Lindo Ferretti. È la rabbia che fa la differenza. Il brano chiude sul ritornello. La successiva Saturo è un perfetto connubio tra testo e musica. Suono saturo si alterna a momenti quasi languidi. Il riff distorto è iterante, ipnotico, lacerante. La struttura si ripete con interventi solisti blueseggianti e la batteria che gioca con terzine sul bordo del rullante.
Si riparte in piena corsa. Toni decisi, suoni invadenti. Preludio per lo special che segue. Questo inizia arpeggiato solo con la chitarra e la voce. Si sovrappongono poi basso e batteria con linee delicate, poco aggressive. Il brano si smorza su un lento crescendo che non esplode mai. Ottima scelta in quanto lascia l’ascoltatore in uno stato di tensione anche emotiva. Lasciamo cadere chiude il quartetto.
Base percussiva introdotta dal basso. Su questa si appoggia la batteria, sempre percussiva e non a ritmo pieno. La voce è narrante. La sei corda crea atmosfere con accordi leggeri. Leggero incremento di intensità con suoni distorti. Si scende di nuovo. La chitarra si fa pulita. Gli arpeggi che si susseguono e sovrappongono sono quasi dissonanti. Nuovo interludio elettrico. Questa volta non si torna indietro. La voce incalza. Si alza, urla, sbraita per poi scomparire sul finale in arpeggio.
Concludendo. Un disco intenso quello degli Acid Brain. Mai scontato. Anzi. Perfettamente si pone in linea con l’evoluzione stilistica della band mettendone in evidenza i costanti passi avanti. Non è un lavoro che si possa ascoltare con leggerezza o semplice sottofondo. Almeno non prima dei 100 ascolti. E si, molti ne servono per entrare nei suoi solchi e carpirne le sfumature e, soprattutto, l’intenzione.
Questa è tutt’altro che banale. L’analisi è dell’animo umano in diversi frangenti della propria vita e di ciò che in questi momenti avviene. Per questo ciò che le canzoni possono trasmettere diventa puramente soggettivo. Ritengo non ci possa essere una canzone preferita. O il classico singolo che tira.
Tutte le canzoni sono più che valide perché esprimono tutte concetti diversi. Ottimo il sodalizio con l’italiano che dà una certa vena post punk sperimentale all’insieme. Un disco da avere ma, prima di essere acquistato, deve essere ben ascoltato. Anche se siete fan della band. Ci sono passaggi che potrebbero stupirvi.
youtube
0 notes
Text
L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice
Presentato con successo di pubblico e critica in apertura della sezione Panorama del 72simo Festival di Berlino e alla 40sima edizione del TFF Torino Film Festival, e ora in anteprima ai Rendez-Vous del Nuovo Cinema Francese, arriva  nelle sale cinematografiche italiane L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice (Viens je t’emmène), ultima opera firmata da Alain Guiraudie (Lo sconosciuto del lago, Rester vertical) e distribuita da Satine Cult, il nuovo label di Satine Film dedicato alle voci cinematografiche più audaci e originali del cinema contemporaneo. Nel cast, Jean-Charles Clichet (Gli amori di Anaïs) è l’innamorato, il debuttante Iliés Kadri è l’arabo e la pluricandidata ai premi Cesar Noémie Lvovsky (La brava moglie) è la passeggiatrice. Al cinema dal 27 aprile. aprile. https://www.youtube.com/watch?v=-x9fIQEZtiY L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice: la storia Al centro della storia, l'infatuazione di un giovane trentenne, per una prostituta cinquantenne, sullo sfondo di un attentato terroristico a sospetta matrice islamica che sconvolge la città di Clérmont-Ferrand.  Tra i due si inserisce la vicenda di un giovane arabo senzatetto che, proprio la sera dell' attentato, cerca rifugio nel piccolo e multietnico condominio dove vive l' innamorato scatenando una paranoia collettiva da parte delle stesse famiglie musulmane che lo abitano. Amori, attrazioni irrefrenabili e gelosie finiscono per intrecciarsi con gli slanci di solidarietà, e terrore per lo straniero che animano il colorato microcosmo, in un vaudeville leggero e giocoso ma socialmente affilato e tagliente dove nulla è mai come sembra.  Guiraudie affonda il suo sguardo originale nelle paure e nelle nevrosi della società contemporanea, realizzando un' opera che, senza filtri, sfida i luoghi comuni e coglie appieno "lo spirito del tempo" in cui viviamo.  Sinossi Il trentacinquenne Médéric si innamora perdutamente di Isadora, una signora di mezza età che fa la prostituta ed è sposata con un marito molto geloso. Mentre Médéric è impegnato a sedurla, come si conviene a un amante e non a un cliente, la tranquilla cittadina in cui vive viene sconvolta da un inaspettato attacco terroristico di apparente matrice islamica. La sera stessa Selim, un giovane arabo senzatetto, cerca rifugio nel condominio di Médéric, provocando una paranoia collettiva e una generosità diffidente da parte delle stesse famiglie musulmane che vi abitano: è forse lui il terzo uomo che la polizia sta cercando? Tutto si complica nella vita di Médéric, combattuto a sua volta tra l’empatia che prova verso il ragazzo e il sospetto nei suoi confronti. I suoi tentativi di districarsi tra i maldestri interessamenti dei vicini finiscono per intrecciarsi con le sue complicate vicende amorose: sempre più pazzo di Isadora, Médéric cerca disperatamente di convincerla a fuggire con lui ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo… Read the full article
0 notes