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#k visioni
klimt7 · 6 months
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Ciò che servirebbe...
Ciò che ci salverebbe...
Sarebbe il calmo tepore di uno spazio nostro
La fiamma paziente e ostinata
a creare un nido solo nostro
Una tana per le nostre speranze
Le nostre aspirazioni.
Uno spazio che ci accolga e ci rappresenti
nei nostri valori più elevati e saldi.
Un tempio capace di ergersi
e resistere contro la furia cieca
del Caos del mondo.
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alsim71 · 2 years
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#vino #foto #visioni #wine #winelover #photography #italia #bevute #follow #like #original_view #wines #winery #igers #igersitalia #winetasting #winestagram #photography #vero #verofriends (presso Ristorante Le Logge Del Vignola) https://www.instagram.com/p/ChO3-k-N6hz/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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jamessixx · 6 months
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Cyberpunk: Il Futuro Selvaggio dell'Urbanizzazione Tecnologica
Benvenuti in un mondo dove l'oscurità urbana e la tecnologia si intrecciano in un abbraccio futuristico: il mondo del cyberpunk. Nell'era dell'iperconnettività, dove ogni angolo della città è pervaso da una rete digitale, il cyberpunk emerge come un'atmosfera intrigante e sfuggente.
Quindi, immergetevi nelle strade buie di neon, tra grattacieli graffitati e androidi senz'anima, dove il confine tra umani e macchine si sgretola. Un universo di cospirazioni, hacker ribelli e mega-corporazioni onnipotenti che dominano il mondo. Il cyberpunk è un genere che non conosce limiti, spingendo i confini della realtà virtuale, della biotecnologia e delle innovazioni sconvolgenti.
Da Gibson a Dick, il cyberpunk è un racconto di riflessioni sociali, sogni distopici e progresso accelerato. Esplorate le pagine di questa realtà alternativa, dove il futuro è tanto affascinante quanto spaventoso.
Inoltre, nel vostro viaggio attraverso il mondo cyberpunk, preparatevi a essere intrappolati dalla tensione e dalla bellezza oscura di questo genere, in cui la tecnologia definisce il nostro destino. Cyberpunk: un'esperienza di lettura che vi catapulterà in un futuro selvaggio, tra pixel e carne, tra realtà e sogno.
Non a caso, il mondo cyberpunk è un universo futuristico in cui la tecnologia e la società si fondono in un intricato labirinto di luci al neon, cybercriminali spietati e ribelli dalla mente brillante. Immagina un mondo in cui gli esseri umani si immergevano nella realtà virtuale, dove le linee tra uomo e macchina si sfumano, e le città notturne risplendono di colori digitali.
Pertanto, nel cuore di questo caos tecnologico, il genere cyberpunk ci offre una visione avvincente di un futuro distopico, in cui le macchine e l'umanità lottano per il controllo. Esplora con noi il mondo dell'hacking, dei cibernetici con poteri sovrumani e delle megacorporazioni che governano tutto. Il cyberpunk è una fusione esplosiva di noir, futurismo e ribellione, che ti catturerà sin dalla prima pagina.
Unisciti a noi mentre ci immergiamo nell'oscura metropoli del cyberpunk, alla ricerca di segreti tecnologici, verità nascoste e adrenalina pura. Preparati a sperimentare un mondo dove le regole sono scritte in codice binario, e solo i più audaci possono sopravvivere. Se sei pronto per una corsa vertiginosa attraverso un futuro distopico e intrigante, sei nel posto giusto: benvenuto nel mondo affascinante del cyberpunk.
Esplorando il Futuro: L'Affascinante Mondo del Cyberpunk
Benvenuti nel cuore pulsante della cultura futuristica, dove l'umanità si fonde con la tecnologia in un turbine di luci neon, androidi, e criminalità digitale. Il cyberpunk è più di un genere, è un'esperienza unica che abbraccia l'oscurità delle strade piene di pioggia, gli hacker ribelli e i mondi virtuali intriganti.
Soprattutto, nel mondo cyber il futuro è oggi, e il presente è satura di visioni distopiche e tecnologia avanzata. Questo movimento culturale è più che una semplice moda; è una filosofia di vita. Dal capolavoro di Philip K. Dick "Blade Runner" alle avventure cibernetiche di "Neuromante" di William Gibson, il cyberpunk ci spinge a interrogarci sulle conseguenze dell'innovazione tecnologica e della crescente digitalizzazione della nostra esistenza.
Se sei affascinato dalla visione avveniristica del cyberpunk, sei nel posto giusto. Esplora con noi i concetti avvincenti di una società in cui il confine tra uomo e macchina si sbiadisce, in cui le mega-corporazioni dominano il mondo e dove l'individualismo anarchico fiorisce nelle ombre delle metropoli del futuro.
Scopri le migliori opere letterarie, film, videogiochi e storie che abbracciano il cyberpunk, immergendoti in mondi affascinanti di ribelli digitali, agenti cyborg e città gigantesche illuminate da insegne al neon. Se il tuo spirito è pronto a sfidare le regole del passato e abbracciare il futuro caotico e avvincente, il cyberpunk è la chiave per sbloccare un mondo di possibilità e straordinaria creatività.
Unisciti a noi in questo viaggio attraverso il mondo del cyberpunk, dove il futuro non aspetta, è già qui, in attesa di essere scoperto.
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rausule · 8 months
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LEXICON OBLIVATUM LATINE
Ruluane obliti, Inconveniens, ah la Titanis, conscientiam humanam saeculo vicesimo interrupit. Variae rationes ad hoc dari potuerunt quae scindendae atomi, progressionis scientiae nuclearis, nostrae evolutionis evolutionis vel propriae proprietates duplicis sconicae currentis (Horus Maat) comprehendere possent, ut quidam medici magicae in operatione considerarent.
Hae copiae primariae varie nominatae sunt Obliti, Seniores, Dii Magni, Veteres, seu Antiquos, olim ab Allen Holub artifice mago definitos "... Rudes innominatae vires ex gelido frigore fabricae exsistentes. spatii ex nihilo emerserunt, adventum ipsius spatii ac temporis prae- dicant ab aethere, quamvis dici possit ipsum processum formationis repraesentare..." " Extra circulos Temporis K. Grant
In inedito documento quod "Kes Aatonis" oratori notat quae sequuntur:
... Videte bene quod dixi, dies enim venit, Cum curiositas obscura in armis revelatur propria, et sanguis novis et lethalis timoribus multiplicatur.
Inequies reserata non extinguuntur Tela aut verba temporis accessum creatum, sed ostium sub insomnio filo ligamus...
Nomina veterum et seniorum Deorum, primarum virium, orta sunt ex variis fontibus notabiliter ex Chaldaeis, Sumerianis, Assyriis, Africanis et Aegyptiis, et ex regnis somnii et visionis et imaginationis. Saeculo XX, scriptor phantasticus H. P. Lovecraft materiam praebuit quae tandem ab Ordine Septem radiorum Haiti investigata est.
Hoc documentum facit conatum nonnulla nomina et notiones cum his antiquissimis primalibus copiis coniungi, licet hoc videatur solum extremum glaciei cosmici per infinities pertingere. Nulla differentia fit inter Deos Seniores et Antiquos, seu Magnos Veteres, nec inclinat ad meliora vel deterius. Forsitan hae copiae tandem ut supra comprehensionem humanam videri debent quia nos habemus. limites non habent. Hoc lexicon etiam nonnullas formas "daemonicas" creatas cum his oblitis coniungendas includit, necnon verba quae in hoc ordine perspicientia praebere debent. Gott.
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dhr-ao3 · 11 months
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Ius Visionis
Ius Visionis https://ift.tt/3fZb7QW by alicia_ginevra During their 8th year at Hogwarts, students attend Professor Slughorn's potion class and discover a new potion. When suddenly, everything goes wrong. The victim? Draco Malfoy. In the result of this accident, Draco sees a glimpse of his future and what he sees is completely unexpected. Words: 1808, Chapters: 1/?, Language: English Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Not Rated Warnings: No Archive Warnings Apply Categories: F/M Characters: Hermione Granger, Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson, Theodore Nott, Blaise Zabini, Ronald Weasley, Ginny Weasley, Neville Longbottom Relationships: Hermione Granger/Draco Malfoy, Theodore Nott/Pansy Parkinson via AO3 works tagged 'Hermione Granger/Draco Malfoy' https://ift.tt/unPXbxG May 19, 2023 at 01:52AM
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pangeanews · 4 years
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“È stato l’ultimo dissidente, una specie di Teresa d’Avila della fantascienza”. Su Philip K. Dick
La postura sciamanica – anzi, religiosa. Questo affascina, contorce, conturba. Il fatto, ad esempio, che non si parli di opera aperta, ma continua. Un dato. Nel 1954 pubblica 28 racconti e scrive 3 romanzi. Se è per questo, nel 1964 di romanzi ne scrive 6, tra cui Le tre stimmate di Palmer Eldritch e Deus Irae con Roger Zelazny (a cui vanno aggiunti 11 racconti pubblicati). Il dato numerico, in questo caso, misura, parzialmente, l’entità mistica dell’opera di Philip K. Dick. Cosa intendo? Chiamatela “preghiera continua” – senza speculare troppo, pigliate i Racconti di un pellegrino russo (testo più che devoto, pericoloso, che fa pericolante l’anima, la volontà), edizione Bompiani o Città Nuova o Qiqajon o cosa vi va, e capite tutto. Insomma, Dick coltiva la scrittura perpetua, fino a frangerla in orazione, non tanto per forgiare il proprio “immaginario” – per viverlo, piuttosto. In effetti, chi legge Dick lo legge per quello: entrare nella sua testa, restare impaniato in un universo autonomo, autentico. E ciò si attua per dedizione e azzardo. Poligrafo, eremita del verbo, visionario, allucinato pioniere di verità arcaiche, Dick ha scritto cancellandosi. È stato, lentamente, riscoperto, dal cinema, dall’editoria: in Italia, l’editore Fanucci vive, con talento, sulle sue opere, ristampate con costanza monastica – già sei quest’anno, da Ma gli androidi sognano pecore elettriche? a Confessioni di un artista di merda. Negli Usa l’ultimo dei sovversivi, il dissidente letterario, l’uomo che ha capovolto l’icona dello scrittore ‘romantico’ – più che concentrarsi in una sola opera, rivelativa, si è frantumato in centinaia, frutto di un estremismo implacabile – è diventato un ‘classico’, che paradosso. Nella prestigiosa Library of America le sue opere stanno al fianco di Emily Dickinson e John Dos Passos, tra Raymond Carver e T.S. Eliot e Ralph Waldo Emerson. Ne sarebbe felice? Chissà, vero è che l’America ingurgita e partorisce miti. Dick è antologizzato in tre volumi della LOA, Four Novels of the 1960s (dove sono raccolti anche Ubik e Do Androids Dream of Electric Sheep?), Five Novels of the 1960s & 70s e Valis & Later Novels. I libri sono curati dallo scrittore Jonathan Lethem – ben tradotto da noi, ora in catalogo La Nave di Teseo – di cui minimum fax ha pubblicato la raccolta di saggi Crazy Friend. Io e Philip K. Dick. Qui Lethem dice qualcosa intorno al talento narrativo di Dick. Inesplicabile sottraendo i concetti di rischio e ossessione, che vanno percorsi con ferocia lunare. (d.b.)
***
Di tutti gli scrittori di fantascienza del ventesimo secolo, perché Philip K. Dick è colui che – a giudicare dalla ristampa dei suoi romanzi e dei film tratti dalle sue opere – ha catturato maggiormente l’immaginazione popolare?
È popolare in un modo diverso rispetto a qualsiasi altro scrittore. L’ho battezzato come il Lenny Bruce della fantascienza. Venendo dalla stessa tradizione e usando gli stessi materiali di altri scrittori di fantascienza era, in un certo senso, la risposta di quest’ultima alla Beat Generation. Era l’ultimo outsider, l’anticonformista, il dissidente. All’epoca in cui entrò nell’ambiente, la fantascienza era interessata ai veri sviluppi scientifici, al potenziamento dell’esplorazione spaziale e a una cognizione super-razionale. Al contrario, Dick era in sintonia con l’inconscio, l’irrazionale, il paranoico, l’impulsivo. Le sue storie avevano una natura selvaggiamente allucinatoria che trattava come se fosse razionale. Oggigiorno le storie degli altri scrittori di fantascienza non sono così razionali come si sosteneva. Erano, piuttosto, in preda a un’immaginazione favolosa o alla realizzazione del proprio desiderio. Stavano scrivendo fiabe, per lo più. Ma Dick si è impegnato nel modo più diretto narrando il ritorno del terrore e dell’irrazionale nella società tecnologica contemporanea. Ecco perché la fantascienza era importante per cominciare: la fantascienza nel suo modo goffo, sdolcinato e parziale stava prendendo il toro per le corna.
Era solo in questo ruolo oppure faceva parte di un movimento?
All’inizio faceva parte di un gruppo di scrittori piuttosto noti, i Galaxy writers, chiamati così perché avevano pubblicato i loro racconti sulla rivista Galaxy. Robert Sheckley, Frederick Pohl, Cyril Kornbluth, William Tenn e molti altri, stavano spingendo la fantascienza verso un uso maggiore del commento satirico e sociale. Usavano la satira per mostrare alcune trappole, paradossi e perversità del capitalismo di consumo. Dick partecipò a questo movimento e continuò a essere un acuto critico del tardo capitalismo. Intuì la potenza pervasiva dell’era della pubblicità per la coscienza, ad esempio. Quello che ha fatto Dick è stato prendere le tendenze di questo movimento attratte dalle critiche sociali e aggiungere ad esse questa qualità quasi insopportabilmente personale, emotiva, intima. I suoi personaggi non vivono solo in futuri paranoici, ne sono completamente in balia. Un universo assurdo e surreale, come talvolta potevano essere le immagini e le idee dei suoi libri, che Dick analizzava sempre in modo accurato. Le difficoltà dei suoi personaggi non sono mai state divertenti per lui, bensì straordinariamente terrificanti. Questo è ciò che lo rende così distinto, non solo da altri scrittori di fantascienza, ma anche da altri scrittori postmoderni a cui potrebbe essere associato, come Thomas Pynchon, Kurt Vonnegut, Donald Barthelme e Richard Brautigan, che hanno lavorato su materiali paradossali e fantastici. Dick si dedica alle sue visioni con un’intensità emotiva diversa da qualsiasi altro scrittore. Scava più a fondo fino ad arrivare, nelle situazioni narrative edificate nei suoi romanzi, a una scelta di vita o di morte. I suoi libri hanno sempre questa duplicità: c’è uno strato di inventiva satirica o fantastica – una tra le più grandi idee di tutta la storia letteraria – ma c’è anche questo interesse emotivo e personale. Mette sempre a rischio tutto ciò che ha. I personaggi sono profondamente vulnerabili, imperfetti e in balia delle situazioni che vivono.
Questo accade perché c’è meno distacco tra Dick e i suoi personaggi?
C’è un sottile distacco tra Dick e i suoi personaggi. Tutto questo riguarda il fatto che Dick era uno scrittore impulsivo, esplosivo, prolifico e non aveva assolutamente il controllo della scrittura. Questo è il motivo per cui c’è una variazione nella prosa ed è anche il motivo per cui alcune persone trovano in qualche modo imbarazzante la sua scrittura. Scriveva con una sorta di intensità visionaria priva di convenevoli, ripensamenti e revisioni che si potrebbe desiderare che uno scrittore necessitato a fare.
Molti scrittori – penso a Robert Heinlein e Stephen King – ricevono questa critica: le loro idee sono migliori della loro scrittura. Eppure la prosa di Dick sembra godere di una cura speciale…
È uno scrittore così profondamente umano e intelligente, Dick, così impegnato, che la prosa trasmette un’enorme quantità di significati, anche nella sua forma più imbarazzante. Direi che i quattro romanzi raccolti in Four Novels of the 1960s sono tra i più realizzati, i meno infelici fra tutte le sue opere. Ubik, che potrebbe essere il suo capolavoro, ha nei primi capitoli del materiale dispersivo, che fa perdere tempo e un po’ scoraggia il lettore profano. Per questo motivo quando consiglio a qualcuno il lavoro di Dick, dico che il secondo libro diventerà il loro preferito. Per sempre. Qualunque esso sia. Ne hanno letto uno e dicono: “Oh, questo è un po’ strano, un po’ bizzarro. Voglio leggerne un altro”. Poi in qualche modo si spostano nell’ottica in cui lavora lo scrittore e diventano dei devoti.
Questi sono i quattro romanzi migliori di Dick?
Se si deve scegliere un solo decennio emblematico del suo lavoro, allora bisogna prediligere gli anni ’60. Questi anni rappresentano il vertice della sua carriera, ma in quel decennio ci sono almeno altri quattro romanzi affini ai quelli scelti: Cronache del dopobomba, Illusione di potere, Labirinto di morte, Noi marziani. Questi sono tutti romanzi superbi, singolari e completamente realizzati e tutti degli anni ’60, un decennio incredibilmente prolifico in cui Dick ha scritto altri dieci o dodici libri. Questo volume comincia con il miglior libro introduttivo: La svastica sul sole. È un libro che attira i lettori ed è il più avvincente, in particolare per un lettore non di genere. È un’opera straordinariamente appassionante e scrupolosa, ma non è il sogno ad occhi aperti di qualcuno che si è appena chiesto cosa succederebbe se i nazisti avessero vinto la guerra. Tutti i personaggi nazisti minori sono studiati. Dick ha scritto questa realtà quasi come un’alternativa agli studi accademici.
Come spiega la straordinaria produzione dello scrittore?
Merito, in parte, delle anfetamine. Pensare a Dick biograficamente e pensare alle sue abitudini di scrittore può essere affascinante e sconcertante perché nessuno potrebbe spiegare la qualità torrenziale del suo lavoro. Ci sono diverse cose che si possono indicare, ma sono tutte spiegazioni parziali. Le anfetamine sono una di queste spiegazioni. Ci sono buoni motivi per chiedersi se soffrisse di un raro disturbo neurologico chiamato epilessia del lobo temporale, che ha associato esperienze visionarie involontarie alla grafomania – scrittura frenetica, scrittura compulsiva. Se si vogliono fare alcune diagnosi speculative, ci sono delle connessioni con altri mistici e visionari religiosi sono noti per la loro scrittura ossessiva come, per esempio, Santa Teresa d’Avila. Ebbe visioni straordinarie e poi trascorse anni a scrivere infinite spiegazioni di queste visioni in crisi di grafomania. Dick è una figura molto provocatoria a cui pensare in questi termini. È un personaggio esemplare per la strana intensità auto-didattica del suo lavoro.
Nel suo saggio, “You Don’t Know Dick”, racconta le proprie esperienze giovanili rintracciando rare copie fuori stampa di libri tascabili di Dick nelle librerie di Brooklyn. Chi scopre Dick per la prima volta nell’edizione della Library of America vivrà chiaramente un’esperienza completamente diversa…
È una cosa incredibile pensare al viaggio che questo scrittore ha intrapreso. Non si può fare a meno di desiderare che possa in qualche modo sapere che cosa stia succedendo. Era la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, vivevamo in un mondo diverso, molto meno dickiano di ora. La cosa straordinaria del suo lavoro è quanto il mondo lo abbia raggiunto, aderendo alle sue visioni. Questo è vero in senso generale: l’iconografia della fantascienza, i tipi di materiali, le immagini e le metafore che Dick stava esplorando sono abbastanza comuni nella cultura di oggigiorno. Tutti sono al corrente su cosa sia un androide. Non è esotico. Fa semplicemente parte del vocabolario della cultura. Trenta o quarant’anni fa, non era così. Ma anche, in modi intensamente particolari e peculiari, le visioni di Dick – sebbene non fosse interessato ad essere uno scrittore profeta –, le sue intuizioni sul futuro media, sulla cultura commerciale, erano infallibili. Viviamo in un mondo pieno di pubblicità invasiva che colonizza la mente, nel pieno del marketing virale che aveva predetto quando sembrava assurdo farlo. Viviamo davvero nel suo universo e, in un certo senso, nel suo cervello. Chi lo leggerà per la prima volta, troverà così tanto sul mondo in cui viviamo, in una forma peculiare e strana, ma lo troverà assolutamente pertinente e attuale.
Come vedeva se stesso Dick?
Domanda molto complicata. Aveva tremende e contrastate aspirazioni di essere riconosciuto come scrittore letterario, letterato, tanto da considerarsi fallito in questo senso. Tuttavia, in altri modi, sentiva di aver realizzato – e giustamente – grandi cose in questa forma disprezzata e che non erano state riconosciute. A volte crede di aver compreso ciò che nessuno ha visto, altre di aver perso tutte le sue possibilità. Talvolta era provocatorio e orgoglioso della fantascienza, un antidoto al conformismo, alla docilità e alla tendenza del mainstream a non esaminare lo status quo. Si sentiva un ribelle ed era orgoglioso di esserlo. Non era particolarmente interessato a preparare le persone al futuro o a predire il futuro. Era un fantasista e un narratore e le sue estrapolazioni erano satire del presente piuttosto che previsioni. Eppure, paradossalmente, nella loro accuratezza, nella loro vividezza, nei suggerimenti della realtà che vide incorporati nel mondo degli anni ’50 e ’60, estrapolandoli e satirizzandoli, predisse il futuro in modo accurato.
Dick si considerava un innovatore?
Penso che il radicalismo nel suo lavoro non operi nel modo in cui gli scrittori o i critici di solito pensano allo stile. Ma c’è un radicalismo formale nel suo lavoro, nel modo in cui ha strutturato i suoi romanzi, in cui ha composto le scene, in cui fa evolvere i racconti, in cui confonde diversi tipi di materiale, toni differenti come la tragedia e la satira: questo è il livello nel quale c’è uno sforzo cosciente, orgoglioso, sperimentale, radicale e innovativo. Non è esattamente quello che si pensa normalmente come stile. È più una questione di forma.
Dick si considerava parte di una tradizione americana di scrittura fantastica risalente a H. P. Lovecraft?
Quando, a metà degli anni ’30, gli scrittori di fantascienza iniziarono ad articolare il genere, trassero un po’ di forza dalla consapevolezza degli scrittori horror e fantasy lovecraftiani. Si sono anche definiti in qualche modo in opposizione. L’horror era un tipo oscuro e onirico di scrittura, mentre gli scrittori di fantascienza pensavano che stessero facendo un tipo di scrittura lucido e ottimista. Questa opposizione potrebbe non sembrare così semplice in retrospettiva. Erano tradizioni alleate, alleate dalla loro differenza sulla credibilità letteraria. Dick non ha mai fatto commenti specifici su Lovecraft di cui sono a conoscenza. Ci sono alcune profonde tendenze che hanno in comune. Dick si dilettava in quello che gli scrittori di fantascienza dell’epoca consideravano il genere fantasy. C’è un romanzo, La città sostituita, e alcuni racconti abbastanza realizzati – in particolare, “Il re degli elfi” e “La cosa-padre” – dove Dick sta deliberatamente scrivendo come uno scrittore fantasy o horror piuttosto che come uno scrittore di fantascienza. Dick li avrebbe pensati più come una migrazione consapevole attraverso una “membrana” in un altro campo di operazioni. Queste tradizioni ora sembrano così correlate tra loro che queste distinzioni non sembrano così importanti.
Adesso Dick è molto popolare tra i produttori cinematografici. All’epoca, invece, lavorava con molti scrittori di fantascienza – come Ray Bradbury e Rod Serling – che stavano producendo sceneggiature per la televisione. Dick ha mai vissuto questa esperienza?
Ci ha provato alcune volte perché, per un artista affamato com’era, quello gli sembrava un buono pasto. Eppure non aveva la capacità di calzare il suo stile selvaggio e visionario nella trasposizione in formato televisivo di 30 minuti. I suoi pochi tentativi furono piacevolmente senza speranza. Ha scritto solo una sceneggiatura, un adattamento di Ubik. Ancora una volta, un esperimento senza speranza. Tra i suoi articoli sono stati trovate alcune sinossi per programmi tivù in cui stava ovviamente cercando di commercializzarsi, ma sono troppo eclettici, ellittici, pieni di dettagli. Non poteva semplificare il contenuto al livello che sarebbe stato necessario. Il suo stile compositivo non ha a che fare con le serie televisive di fantascienza degli anni ’60 che ricordiamo.
*L’intervista è stata originariamente pubblicata qui; la traduzione è di Caterina Rosa
L'articolo “È stato l’ultimo dissidente, una specie di Teresa d’Avila della fantascienza”. Su Philip K. Dick proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3ePdHN0
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weirdesplinder · 4 years
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Lista di libri urban fantasy disponibili in italiano -1 parte
Salve a tutti, ho ricevuto la richiesta di preparare una lista di libri urban fantasy in italiano, ma siccome i titoli sono tanti (fortunatamente, la dovrò dividere in più post, questo è solo il primo.
- Iniziamo con un romanzo singolo
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Angelo vendicatore
Trevor O. Munson
Editore Delos
Trama: Mick Angel è un vampiro che lavora come investigatore private a Los Angeles, dimostra 30 anni, va in giro in abito firmato e Borsalino e guida una Mercedes 300SL rossa molto vintage. Dorme in un freezer industriale, e quando non può nutrirsi di criminali, si spara direttamente in vena grosse siringhe piene di sangue. È stato pagato da Reesa, una bellissima ballerina di burlesque dai capelli rossi, per ritrovare la sorella scomparsa. Ma il caso apparentemente semplice di una adolescente scappata di casa si complica presto, tra spacciatori di droga, poliziotti ostinati, omicidi e il passato dello stesso Mick. E Mick dovrà imparare la lezione che ogni vampiro non dovrebbe mai dimenticare: niente resta sepolto per sempre. Soprattutto il proprio passato.
-Altro romanzo singolo e autoconclusivo è  Le ali del peccato di J. K. Coi, pubblicato da Harpercollins
Trama: Adatto a chi ama i libri con tema angelico, che per un certo periodo sono stati molto di moda in America.Le ali del peccatoCome angelo custode Amelia è stata privata dagli arcangeli della capacità di provare emozioni, non sa nulla di amore e desiderio, di rabbia e di rimpianto. Finché non scende sulla terra per proteggere Gabriel Gunn, l'essere umano che le è stato affidato e nel quale è imprigionata l'anima nera di Lucifero. Perché quell'affascinante cantante rock, con la sua bellezza tormentata e la capacità di farle provare sensazioni deliziosamente conturbanti, risveglia in lei un desiderio carnale che la costringe a mettere in dubbio tutto ciò in cui ha sempre creduto. In una folle corsa contro il tempo, Amelia e Gabriel devono trovare un modo per sfuggire alle opposte fazioni di angeli ribelli che vogliono impadronirsi di lui per i propri scopi. E per salvare il loro amore dalla terribile oscurità che vive nel cuore di Gabriel.
- Un altro romanzo molto interessante stavolta di Michele Hauf è UN MORSO è PER SEMPRE
Con le nozze tra Blu Masterson, principessa dei licantropi, e Creed Saint-Pierre, capo di una delle più antiche tribù dei vampiri, il Consiglio delle Nazioni della Luce e delle Tenebre intende porre fine alla guerra che dilania da sempre le due specie. Nessuno dei due sposi, tuttavia, è entusiasta di quell'unione, e benché suo marito sia attraente e molto, molto sexy, Blu è decisa a non permettergli di consumare il matrimonio marchiandola con il suo morso. Anche se Creed risveglia in lei i desideri più sfrenati. Ma quando scopre che i licantropi tramano per distruggere tutti i vampiri, compreso il suo, è costretta ad ammettere che a poco a poco l'attrazione tra loro si è trasformata in qualcosa di più profondo. E allora deve scegliere: sarà ancora una volta una pedina nelle mani del branco, o accetterà il morso del succhiasangue che ha imparato ad amare?
- Passiamo quindi a una serie di libri: Le Cronache della Fenice di LORI HANDELAND pubblicta anni fa da Delos Italia.
Serie urban fantasy per adulti, di 4, libri, conclusa e pubblicata interamente anche in Italia,E scusatemi se è poco! Ho controllato ed è ancora possibile acquistarla online.
I libri sono reperibili singolarmente o anche in una raccolta che li racchiude tutti e 4 :
1. Any Given Doomsday
2. Doomsday Can Wait
3. Apocalypse Happens
4. Chaos Bites
Di questa serie io lessi anni fa solo il primo libro:
Titolo: Contro l'apocalisse Titolo originale: Any given doomsday Editore: Delos
Autore: Lori Handeland
Trama: Liz è sempre stata speciale, ha sempre avuto poteri psichici e la capacità di leggere il passato degli oggetti, ma adesso la sua vita è veramente diventata impossibile. Ha infatti scoperto che dovrà evitare che il mondo finisca per colpa di esseri soprannaturali….
- Altra serie urban fantasy disponibile in italiano e interrotta (Ma tranquilli, ogni libro è a se stante e con personaggi diversi, perciò il fatto che sia interrotta non importa poi tanto) è la serie Love at stake, dell'autrice Kerrelyn Sparks, i cui primi 4 libri furono pubblicati da DELOS e sono tutt’ora disponibili senza alcun problema. Serie strafamosa in America e superdivertente. Personalmente a volte la trovo perfino troppo surreale, ma è indubbiamente carina e rappresenta il filone ironico dell’urban fantasy che io apprezzo molto. Leggendola potrete farvi due risate munite di canini. 1. Come sposare un vampiro milionario Trama:Immaginate di essere un vampiro ricco e potente, ed immaginate che, una sera, a causa di un “incidente” con una bambola gonfiabile vi si stacchi un canino….alquanto imbarazzante, no? E anche pericoloso, perchè se non troverete un dentista che la rimetta a posto prima dell'alba la ferita guarirà e voi rimmarete per sempre un vampiro monozanna!Immaginate poi di essere invece una dentista che per puro caso o meglio sfortuna, ha assistito ad un assassinio di mafia. Ora siete sulla lista delle persone scomode da far fuori, la vostra vita è in pericolo e anche la vostra carriera in quanto una dentista con la fobia del sangue è piuttosto insolita…..Queste due persone stanno per incontrarsi e il risultato sarà esilarante.
Gli altri libri disponibili in italiano della serie sono:
2. Vampiri and the city 3. Il vampito delle Highland 4. Il vampiro della porta accanto
-La serie urban fantasy  Legami  di Rachel Vincent. La serie parte da un concetto molto nuovo e carino. L’atmosfera è molto Sin City, come tipo, una città preda della malavita. Da un lato del fiume comanda un boss a capo dell’organizzazione chiamata The Tower. Dall’altro lato, comanda un boss, più cattivo ancora, spagnolo-americano, come tipo. Poi c’è una zona neutra, molto piccola, e riservata ai ricchi….. tutti gli altri per sopravvivere o vivere devono per forza essere implicati lievemente o lavorare per uno dei due boss. Polizia e forze dell’ordine comprese, per quel che contano. Il tocco soprannaturale sta nel fatto che al mondo esistono degli Skilled, cioè dei Talenti. Persone con capacità quasi magiche potremmo dire, o proprio magiche. Capacità di diverso tipo. Abbiamo i bloodhound, che annusando una traccia di sangue possono trovare la persona a cui appartiene ovunque sia. I name hound che hanno la stessa capacità, ma invece del sangue usano il potere del vero nome di una persona. Poi c’è chi ha visioni del futuro, chi può annusare una bugia…..ma i più potenti sono i Binder, cioè i Leganti potremmo dire. Coloro che possono legare con la magia e con la loro volontà una persona o ad un patto, o addirittura ad un'altra persona. Inutile dire che i boss sfruttano questi Talenti e cercano di accaparrarsene il maggior numero possibile, proprio attraverso i Leganti. Libri disponibili in italiano della serie: 1. Blood bound
2. Legami d'ombra
to be continued...
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[ARTICOLO] I profondi commenti del dottor Murray Stein su ‘Map Of The Soul: Persona’ dei BTS
“Non sono tante le volte in cui si può assistere a un cross-over tra il K-Pop e la psicologia, ma i BTS stanno facendo in modo che i due mondi si incontrino nel miglior modo possibile. Nello scegliere il nome del loro prossimo album ‘Map Of The Soul: Persona’, i BTS stanno facendo riferimento alle ricerche e ai libri del dottor Murray Stein su Carl Jung, psichiatra svizzero fondatore della psicologia analitica. Stein stesso è un analista alla Scuola Internazionale della Psicologia Analitica in Svizzera e recentemente ha parlato dei BTS in un’intervista. I commenti del dottor Murray Stein su ‘Map Of The Soul: Persona’ dei BTS mettono in luce le motivazioni dietro alla scelta del nome del nuovo attesissimo album del gruppo.
Prima di andare a parlare dei commenti di Stein, è importante sapere che nel 1998 (quando Jungkook aveva appena un anno) egli ha scritto un libro intitolato ‘Jung’s Map of the Soul: An Introduction’. I ragazzi lo hanno consigliato sul loro sito web facendolo quindi arrivare al primo posto sulla lista di Amazon riguardante i libri di psicoanalisi più venduti.
Nell’episodio 42 del podcast “Speaking of Jung”, nel quale vengono intervistati degli studiosi del pensiero del filosofo, la conduttrice Laura London ha fatto menzione a Stein dei temi junghiani trattati nell’imminente comeback dei BTS, ed è stato a quel punto che lo stimato dottore ha citato RM per il suo splendido discorso “Generations Unlimited” tenuto alle Nazioni Unite, che secondo lui era intessuto proprio di temi junghiani. Alla luce del fatto che suddetto discorso risale al settembre 2018, molto prima, cioè, che venissero rese note le tematiche del prossimo album dei BTS, risulta ancora più impressionante il livello di cura e impegno messo da RM, Jungkook, Jimin, V, Suga, J-Hope e Jin nel concettualizzare i loro album.
Questo è ciò che Stein ha detto a riguardo:
“Sono rimasto molto colpito da Kim Namjoon o RM, come è anche chiamato -e credo sia il leader del gruppo- quando ha parlato alle Nazioni Unite. Quello che mi ha colpito nello specifico è stato il suo distinguere, molto attentamente, per altro, tra chi è lui come ragazzo cresciuto in un paesino fuori da Seoul, in Corea, e chi come la figura pubblica e famosa che è oggi. Sai, una stella nel firmamento del mondo dell'intrattenimento. Se si identificasse totalmente con quel ruolo perderebbe ogni contatto con se stesso, con il ragazzo che era, con l'essere umano che è. Sarebbe completamente slegato.”
Dopo aver spiegato come il processo di essere “slegati” possa essere connesso al perdere ogni contatto con se stessi, Stein si è rivolto alle domande dei fan e ha rivelato come fosse venuto a conoscenza del fatto che i BTS avessero nominato il loro album prendendo spunto dal suo libro:
“Improvvisamente mi è stato detto - immagino circa una settimana fa - che il loro nuovo album era stato intitolato “Map Of The Soul: Persona”. E ovviamente la cosa mi ha sbalordito. In seguito sono stato contattato dagli ARMY - il fandom del gruppo - che mi hanno parlato dei testi e con cui ho familiarizzato un pochino di più.”
Tuttavia Stein non si è fermato qui: in realtà ha continuato ad elaborare sul motivo per cui è stato così felice di sentire che i BTS stessero diffondendo il messaggio di Jung e su quanto influente esso possa essere. Ecco che cosa ha detto:
“Devo dire che sono emozionato che loro si stiano interessando al libro di Jung e al mio, e che il messaggio e la visione di Jung vengano trasmessi a persone che in altro modo non avrebbero sentito parlare di lui o non avrebbero prestato attenzione a ciò che lui ha da offrire. Credo che ciò che Jung ha da offrire in questo secolo è una visione di totalità, integrità e di diritti umani. Sarebbe importante che persone da tutto il mondo venissero a contatto, studiassero e integrassero nella loro vita quotidiana queste visioni. Il messaggio di Jung porta molta speranza: il nostro conscio è uno sprazzo di luce. Ha molto da offrirci se gli prestiamo attenzione. Ci dà una guida interiore e dà enfasi alla sacralità dell’individuo e all'importanza di esso di assumersi la responsabilità del pianeta e del mondo.”
Sembra certo che i BTS abbiano delle idee e intenzioni specifiche per questo album. Ma chi ne è sorpreso? I BTS sono sempre stati estremamente ponderati per quanto riguarda il creare musica. E sembra proprio che il Dr. Murray Stein sia un nuovo membro degli ARMY.”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Cam, ©CiHope, ©lynch, ©jimindipityR) | ©elitedaily
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illusteresa · 5 years
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Radical Enlightening
The Rise of the Picturebook
Yesterday I went to the College Lane LRC to research as I usually do when every class day ends. Unlike my usual work plan, I went to focus on the final master study thesis since I knew it would take me a while to decide my focus on such important research.
I don’t quite remember how exactly I came across this topic but I do know that I was reading through a study on postmodern picturebook analysis (Pantaleo and Sipe, 2008) when my heurískein moment happened.
In Postmodern picturebooks: play, parody and self-referentiality by Sylvia Joyce Pantaleo and Lawrence R. Sipe, there is a chapter about what is called Radical Change Theory by Eliza T. Dresang and her ideas instantly resonated with me.
This change began when people started to realize that, with all the new technologies available and its easy access, youth is becoming an incredibly difficult audience in terms of attention grabbing and books are no longer their go-to source of information. Literature for children had to be improved in terms of interactivity and all new kinds of picturebooks started to appear with innovative graphics broadening the notion of what children literature is supposed to be.
What I found to be most interesting on Dresang’s theory is how current it was even though its idea started in 1990, which was way before the technology boom of the smartphones, tablets and laptops. It got me thinking how far will children picturebooks have to travel and how they have to keep up with rapidly changing technology in order to grab the attention of generations to come.
Everyone knows how the internet is changing the world, allowing an incredible amount of information at an unbelievable speed and easy access but we forget about the advantages of the handheld book. In my opinion, the leverages printing has in comparison to the new technology and the internet are divided in three aspects: trust, health, and dimension.
First of all, the material books provide is usually curated by editors and publishers which make it far more reliable than the internet. Relying on the internet for information and education depends on prior notion of where to search and what is a sound source of knowledge. There is so much unreliable information in the internet that we need to filter its content. To browse through handheld books allows us readers and researchers not to worry so much about the trustfulness of the content since a whole information sorting process has already been done in order to provide us with good well written sources.
In addition, the Internet is highly addictive and new mental disorders correlated to its usage are being brought to our attention specially amongst youth (Lopez-Fernandez, 2019). Also, the excessive use of screen devices can cause eyesight diseases such as Computer Vision Syndrome (Blehm, Vishnu, Khattak, Mitra & Yee, 2005) which seems to affect most of the recent generations. Not only do these illnesses appear but also human on human interaction becomes limited and we begin to see behavioural changes. Books, on the other hand, don’t rely on us looking at a light source and they require breaks between themselves, if only for a few seconds, bringing us back to the real world. They provide trustworthy content and make us interact in person, providing that social opportunity that we end up avoiding if glued to a monitor.
Moreover, books have something that screens don’t: they have the ability of extruding from the 2D to the 3D thanks to pop-ups brought by paper engineers (Crupi, 2016). The notion that books are a static objects is now overrated. They can be felt with our hands and we can experience real textures, they can be playful just like a treasure hunt all throughout their book pages. Books vary in shapes and sizes which can help with the overall narrative too in most postmodern picturebooks, something screens can’t (Pantaleo & Sipe, 2008). Screens can play pretend and make you believe that what you see is 3D but you cannot truly touch or interact with your own hands. Being virtual content, the internet and the ebooks depend on devices that rely on bateries which aren’t always reliable for more than 5 hours of non-stop use from my own experience.
With that said, knowing this is an unconventional opinion for a digital graphic designer to have and that opinions on this subject do vary, I aim to work on how children perceive and interact with such extraordinary literature which has started to change the way we see picturebooks and bring paper back by analysing new postmodern books that fit the Radical Change Theory (Dresang & McClelland, 1999).
References
Blehm, C., Vishnu, S., Khattak A., Mitra, S. & Yee, R. (2005) “Computer Vision Syndrome: A Review.” Survey of Ophthalmology. [Online] 50 (3). pp 253-262. Available from:  https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0039625705000093  [Accessed: 15th October 2019].
Crupi, G. (2016) ““Mirabili visioni”: from Movable Books to Movable Text.” JLIS.[Online] 7 (1). pp 25-8. Available from: https://www.jlis.it/article/view/11611 [Accessed: 16th October 2019].
Dresang, E. & McClelland, K. (1999) “Radical change: Digital age literature and learning.” Theory Into Practice. [Online] 38 (3), pp 160-167. Available from:  https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/00405849909543848 [Accessed: 13th October 2019].
Lopez-Fernandez, O. (ed.) (2019) Internet and Mobile Phone Addiction. Health and Educational Effects. Basel: Multidisciplinary Digital Publishing Institute.
Pantaleo, S. & Sipe, L. (eds.) (2008) Postmodern Picturebooks: Play, Parody and Self-referentiality. London: Routledge.
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pamphletstoinspire · 5 years
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Book Of Genesis - From The Latin Vulgate (1859 - Haydock Translation of The Roman Catholic Bible) - Chapter 22
INTRODUCTION.
The Hebrews now entitle all the Five Books of Moses, from the initial words, which originally were written like one continued word or verse; but the Sept. have preferred to give the titles the most memorable occurrences of each work. On this occasion, the Creation of all things out of nothing, strikes us with peculiar force. We find a refutation of all the heathenish mythology, and of the world’s eternity, which Aristotle endeavoured to establish. We behold the short reign of innocence, and the origin of sin and misery, the dispersion of nations, and the providence of God watching over his chosen people, till the death of Joseph, about the year 2369 (Usher) 2399 (Sal. and Tirin) B.C. 1631. We shall witness the same care in the other Books of Scripture, and adore his wisdom and goodness in preserving to himself faithful witnesses, and a true Holy Catholic Church, in all ages, even when the greatest corruption seemed to overspread the land. H.
—————————-
This Book is so called from its treating of the Generation, that is, of the Creation and the beginning of the world. The Hebrews call it Bereshith, from the word with which it begins. It contains not only the History of the Creation of the World, but also an account of its progress during the space of 2369 years, that is, until the death of Joseph.
The additional Notes in this Edition of the New Testament will be marked with the letter A. Such as are taken from various Interpreters and Commentators, will be marked as in the Old Testament. B. Bristow, C. Calmet, Ch. Challoner, D. Du Hamel, E. Estius, J. Jansenius, M. Menochius, Po. Polus, P. Pastorini, T. Tirinus, V. Bible de Vence, W. Worthington, Wi. Witham. — The names of other authors, who may be occasionally consulted, will be given at full length.
Verses are in English and Latin. HAYDOCK CATHOLIC BIBLE COMMENTARY
This Catholic commentary on the Old Testament, following the Douay-Rheims Bible text, was originally compiled by Catholic priest and biblical scholar Rev. George Leo Haydock (1774-1849). This transcription is based on Haydock’s notes as they appear in the 1859 edition of Haydock’s Catholic Family Bible and Commentary printed by Edward Dunigan and Brother, New York, New York.
TRANSCRIBER’S NOTES
Changes made to the original text for this transcription include the following:
Greek letters. The original text sometimes includes Greek expressions spelled out in Greek letters. In this transcription, those expressions have been transliterated from Greek letters to English letters, put in italics, and underlined. The following substitution scheme has been used: A for Alpha; B for Beta; G for Gamma; D for Delta; E for Epsilon; Z for Zeta; E for Eta; Th for Theta; I for Iota; K for Kappa; L for Lamda; M for Mu; N for Nu; X for Xi; O for Omicron; P for Pi; R for Rho; S for Sigma; T for Tau; U for Upsilon; Ph for Phi; Ch for Chi; Ps for Psi; O for Omega. For example, where the name, Jesus, is spelled out in the original text in Greek letters, Iota-eta-sigma-omicron-upsilon-sigma, it is transliterated in this transcription as, Iesous. Greek diacritical marks have not been represented in this transcription.
Footnotes. The original text indicates footnotes with special characters, including the astrisk (*) and printers’ marks, such as the dagger mark, the double dagger mark, the section mark, the parallels mark, and the paragraph mark. In this transcription all these special characters have been replaced by numbers in square brackets, such as [1], [2], [3], etc.
Accent marks. The original text contains some English letters represented with accent marks. In this transcription, those letters have been rendered in this transcription without their accent marks.
Other special characters.
Solid horizontal lines of various lengths that appear in the original text have been represented as a series of consecutive hyphens of approximately the same length, such as .
Ligatures, single characters containing two letters united, in the original text in some Latin expressions have been represented in this transcription as separate letters. The ligature formed by uniting A and E is represented as Ae, that of a and e as ae, that of O and E as Oe, and that of o and e as oe.
Monetary sums in the original text represented with a preceding British pound sterling symbol (a stylized L, transected by a short horizontal line) are represented in this transcription with a following pound symbol, l.
The half symbol (½) and three-quarters symbol (¾) in the original text have been represented in this transcription with their decimal equivalent, (.5) and (.75) respectively.
Unreadable text. Places where the transcriber’s copy of the original text is unreadable have been indicated in this transcription by an empty set of square brackets, [].
Chapter 22
The faith and obedience of Abraham is proved in his readiness to sacrifice his son Isaac. He is stayed from the act by an angel. Former promises are renewed to him. His brother Nachor's issue.
[1] After these things, God tempted Abraham, and said to him: Abraham, Abraham. And he answered: Here I am. Quae postquam gesta sunt, tentavit Deus Abraham, et dixit ad eum : Abraham, Abraham. At ille respondit : Adsum.
[2] He said to him: Take thy only begotten son Isaac, whom thou lovest, and go into the land of vision: and there thou shalt offer him for an holocaust upon one of the mountains which I will shew thee. Ait illi : Tolle filium tuum unigenitum, quem diligis, Isaac, et vade in terram visionis, atque ibi offeres eum in holocaustum super unum montium quem monstravero tibi.
[3] So Abraham rising up in the night, saddled his ass: and took with him two young men, and Isaac his son: and when he had cut wood for the holocaust he went his way to the place which God had commanded him. Igitur Abraham de nocte consurgens, stravit asinum suum, ducens secum duos juvenes, et Isaac filium suum : cumque concidisset ligna in holocaustum, abiit ad locum quem praeceperat ei Deus.
[4] And on the third day, lifting up his eyes, he saw the place afar off. Die autem tertio, elevatis oculis, vidit locum procul :
[5] And he said to his young men: Stay you here with the ass: I and the boy will go with speed as far as yonder, and after we have worshipped, will return to you. dixitque ad pueros suos : Expectate hic cum asino : ego et puer illuc usque properantes, postquam adoraverimus, revertemur ad vos.
[6] And he took the wood for the holocaust, and laid it upon Isaac his son: and he himself carried in his hands fire and a sword. And as they two went on together, Tulit quoque ligna holocausti, et imposuit super Isaac filium suum : ipse vero portabat in manibus ignem et gladium. Cumque duo pergerent simul,
[7] Isaac said to his father: My father. And he answered: What wilt thou, son? Behold, saith he, fire and wood: where is the victim for the holocaust? dixit Isaac patri suo : Pater mi. At ille respondit : Quid vis, fili? Ecce, inquit, ignis et ligna : ubi est victima holocausti?
[8] And Abraham said: God will provide himself a victim for an holocaust, my son. So they went on together. Dixit autem Abraham : Deus providebit sibi victimam holocausti, fili mi. Pergebant ergo pariter.
[9] And they came to the place which God had shewn him, where he built an altar, and laid the wood in order upon it: and when he had bound Isaac his son, he laid him on the altar upon the pile of wood. Et venerunt ad locum quem ostenderat ei Deus, in quo aedificavit altare, et desuper ligna composuit; cumque alligasset Isaac filium suum, posuit eum in altare super struem lignorum.
[10] And he put forth his hand and took the sword, to sacrifice his son. Extenditque manum, et arripuit gladium, ut immolaret filium suum.
[11] And behold an angel of the Lord from heaven called to him, saying: Abraham, Abraham. And he answered: Here I am. Et ecce angelus Domini de caelo clamavit, dicens : Abraham, Abraham. Qui respondit : Adsum.
[12] And he said to him: Lay not thy hand upon the boy, neither do thou any thing to him: now I know that thou fearest God, and hast not spared thy only begotten son for my sake. Dixitque ei : Non extendas manum tuam super puerum, neque facias illi quidquam : nunc cognovi quod times Deum, et non pepercisti unigenito filio tuo propter me.
[13] Abraham lifted up his eyes, and saw behind his back a ram amongst the briers sticking fast by the horns, which he took and offered for a holocaust instead of his son. Levavit Abraham oculos suos, viditque post tergum arietem inter vepres haerentem cornibus, quem assumens obtulit holocaustum pro filio.
[14] And he called the name of that place, The Lord seeth. Whereupon even to this day it is said: In the mountain the Lord will see. Appellavitque nomen loci illius, Dominus videt. Unde usque hodie dicitur : In monte Dominus videbit.
[15] And the angel of the Lord called to Abraham a second time from heaven, saying: Vocavit autem angelus Domini Abraham secundo de caelo, dicens :
[16] By my own self have I sworn, saith the Lord: because thou hast done this thing, and hast not spared thy only begotten son for my sake: Per memetipsum juravi, dicit Dominus : quia fecisti hanc rem, et non pepercisti filio tuo unigenito propter me :
[17] I will bless thee, and I will multiply thy seed as the stars of heaven, and as the sand that is by the sea shore: thy seed shall possess the gates of their enemies. benedicam tibi, et multiplicabo semen tuum sicut stellas caeli, et velut arenam quae est in littore maris : possidebit semen tuum portas inimicorum suorum,
[18] And in thy seed shall all the nations of the earth be blessed, because thou hast obeyed my voice. et benedicentur in semine tuo omnes gentes terrae, quia obedisti voci meae.
[19] Abraham returned to his young men, and they went to Bersabee together, and he dwelt there. Reversus est Abraham ad pueros suos, abieruntque Bersabee simul, et habitavit ibi.
[20] After these things, it was told Abraham that Melcha also had borne children to Nachor his brother. His ita gestis, nuntiatum est Abrahae quod Melcha quoque genuisset filios Nachor fratri suo :
[21] Hus the firstborn, and Buz his brother, and Camuel the father of the Syrians, Hus primogenitum, et Buz fratrem ejus, et Camuel patrem Syrorum,
[22] And Cased, and Azau, and Pheldas, and Jedlaph, et Cased, et Azau, Pheldas quoque et Jedlaph,
[23] And Bathuel, of whom was born Rebecca: These eight did Melcha bear to Nachor Abraham's brother. ac Bathuel, de quo nata est Rebecca : octo istos genuit Melcha, Nachor fratri Abrahae.
[24] And his concubine, named Roma, bore Tabee, and Gaham, and Tahas, and Maacha. Concubina vero illius, nomine Roma, peperit Tabee, et Gaham, et Thahas, et Maacha.
Commentary:
Ver. 1. God tempted, &c. God tempteth no man to evil, James i. 13. But by trial and experiment, maketh known to the world and to ourselves, what we are; as here by this trial the singular faith and obedience of Abraham was made manifest. Ch.
Ver. 2. Thy only begotten, or thy most beloved, as if he had been an only child; in which sense the word is often taken, 1 Par. xxix. 1. Ismael was still living; but Isaac was the only son of Sara, the most dignified wife. --- Lovest. Heb. "hast loved" hitherto; now thou must consider him as dead. He has been to thee a source of joy, but now he will be one of tears and mourning. --- Of vision. Sept. "high," being situated on Mount Moria, by which name it was afterwards distinguished, ver. 14. M. --- Every word in this astonishing command, tended to cut Abraham to the heart; and thence we may the more admire his strength and disinterestedness of his faith. He could hope, in a manner, against hope, knowing in whom he had trusted, and convinced that God would not deceive him, though he was at a loss to explain in what manner Isaac should have children after he was sacrificed. H.
Ver. 3. In the night: de nocte, Heb. "very early in the morning." --- His son, 25 years old, without perhaps saying a word to Sara about the intended sacrifice; though some believe, he had too great an opinion of her faith and constancy, not to reveal to her the order of God. The Scripture is silent. C.
Ver. 5. Will return. He hoped, perhaps, that God would restore Isaac to life: (Heb. xi. 19.) and he could not well express himself otherwise to the men, who were not acquainted with the divine decree. C.
Ver. 7. Holocaust. These were probably the only sacrifices yet in use. C. --- The conversation of Isaac could not fail to pierce the heart of his father. M.
Ver. 9. The place. Mount Moria, on part of which the temple was built afterwards; and on another part, called Calvary, our Saviour was crucified, having carried his cross, as Isaac did the wood for sacrifice. --- His son: having first explained to him the will of God, to which Isaac gave his free consent; otherwise, being in the vigour of his youth, he might easily have hindered his aged father, who was 125 years old, from binding him. But in this willingness to die, as in many other particulars, he was a noble figure of Jesus Christ, who was offered because it was His will. H.
Ver. 10. To sacrifice; a thing hitherto unprecedented, and which God would never suffer to be done in his honour, though he was pleased to try the obedience of his servant so far. The pagans afterwards took occasion, perhaps, from this history, to suppose, that human victims would be the most agreeable to their false deities: (C.) but in this misconception they were inexcusable, since God prevented the sacrifice from being really offered to him, in the most earnest manner, saying, Abraham, Abraham, as if there were danger lest the holy man should not hear the first call. H.
Ver. 12. Hast not spared. Thus the intentions of the heart become worthy of praise, or of blame, even when no exterior effect is perceived. H.
Ver. 13. He took; God having given him the dominion over it. C.
Ver. 14. Will see. This became a proverbial expression, used by people in distress, who, remembering how Abraham had been relieved, endeavoured to comfort themselves with hopes of relief. Some translate the Lord will be seen, which was verified when Christ was crucified. M. --- Or, he will provide, alluding to what was said, v. 8.
Ver. 16. Own self; as he could not swear by any one greater. Heb. vi. 13. Jer. xxii. 5.
Ver. 17. Stars and dust, comprising the just and sinners. --- Gates, shall judge and rule. H.
Ver. 20. Children. These are mentioned here, to explain the marriage of Isaac with Rebecca, the grand-daughter of Nachor and Melcha.
Ver. 21. Hus, who peopled Ausitis in Arabia, the desert, where Job lived. --- Buz, from whom sprung Elihu the Busite, the Balaam of the Jews. S. Jerom --- Syrians, called Camiletes, to the west of the Euphrates; or father of the Cappadocians. C.
Ver. 24. Concubine, or wife, secondary in privileges, love, and dignity. Though Nachor did not, perhaps imitate the faith and virtue of his brother Abraham, but mixed various superstitions with the knowledge of the true God; yet we need not condemn him, for having more wives than one. H.
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klimt7 · 4 months
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Pensa la vita come una cella
La tua cella
L'immaginazione, la sensibilità
come una luce
La consapevolezza
la tua, adorata, finestra.
.
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harzhak · 2 years
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sognoosodesto.blogspot.com
SOGNO O SO' DESTO - VIAGGIO FRA LE VISIONI:
A K Nicholas Artworks Photography Charleston, SC,...
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kandidoburenson · 3 years
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Essere alieno
C'è una visione dell'ayahusca che mi persegue ultimamente.
Mi risveglio e sono qui sulla terra. Ma è come se non ci fossi mai stato o me ne fossi dimenticato. Devo reimparare a respirare a muovermi, a interagire con gli altri. A volte c'è qualcuno che si prende cura del mio risveglio. A volte una organizzazione. Si occupano che il mio risveglio sia graduale. Devo imparare tutto.
Sempre quel senso di non appartenere qui. Non essere originario di qui. Vedo esseri umani, gli indigeni e sento che loro sono i veri terrestri. Io sono un alieno. Fuori luogo. Un invasore. Su una terra che non mi appartiene.
Fatico a respirare e mi guardo intorno. Disorientato non capisco che ci faccio qui. Come se mi fossi risvegliato da un coma durato mille anni. Quello che vedo non lo capisco: è tutto nuovo. Quelli della organizzazione mi dicono di non avere fretta che ci vuole tempo per adattarsi alle nuove condizioni a questa aria nuova. Mi accorgo che ci sono altri come me. Siamo tutti alloggiati in un edificio creato apposta per noi. Come un centro di riabilitazione.
Cerco di ricordare il prima. Cosa era la realtà prima di questa? Le memorie sono fumose e ambigue. Dicono i buddisti che quando ci si reincarna generalmente si perde la memoria della vita precente. La differenza è che adesso io mi trovo in un corpo di un adulto con tutte le facoltà cognitive sviluppate e funzionanti e non un neonato. L'ayahuasca mi fa entrare in psicosi degne di un romanzo di philip k dick.
Una volta a Parigi sono svenuto. 5 giorni di fasting e una canna al parco mi avevano giocato questo scherzetto. La pressione era bassa e solevandomi di colpo ha innescato quel meccanismo automatico del corpo che ti fa svenire. Black out. Sono al suolo. Apro gli occhi. Istanti di disorientamento. Dove sono. Che è successo. Sono solo istanti. Come quando si interrompere bruscamente un sogno e non si è sicuri di dove si è . Ma poi i sensi ti riportano quella certezza, rassicurante, di sapere dove sei. Sollievo.
Ma così non era nelle visioni. Il disorientamento non scompare. Quelli dell'organizzazione fanno quello che i miei sensi non sono riusciti a fare: dare un senso alla mia corrente situazione.
In alcune variazioni della visione anche il mio corpo mi appare estraneo non solo il mondo in cui mi risveglio. Ascolto quelli dell'organizzazione e non vado in panico. Reimparo a respirare. Mi chiedo quanti altri sono nelle mie condizioni. Alieni.
Mi fa sorridere l'idea che molti stanno a cercare le prove di alieni su questa terra e non si accorgono che gli alieni siamo noi.
O almeno alcuni di noi. Vestiti da umani ma con una mente aliena.
Mi domando se sia il fatto di avere tendenze asociali quello che mi fa sentire un alieno oppure il fatto che sia un alieno a rendermi asociale. La gallina e il suo uovo.
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entheosedizioni · 4 years
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L’infinito mondo Fantasy
Fantastico, magico, straordinario: ovvero il genere Fantasy Se vi piacciono trolls, folletti, fate, maghi, stregoni, buoni o cattivi, molto probabilmente siete appassionati del genere Fantasy. Non c’è nemmeno bisogno di tradurre: il Fantasy concerne tutto ciò che è magico, fantasioso, che fa sognare storie impossibili da realizzare. Storie che possono appunto esistere solo nella nostra fantasia.
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Il Fantasy nasce con Tolkien? Tolkien è il creatore del mondo fantastico e magico de “Il Signore degli Anelli” che ha un antefatto o, per usare un neologismo, un prequel con il Silmarillion e Lo Hobbit. Un mondo che nulla ha a che fare con la delicatezza e dolcezza di fate e magie piacevoli. C’è un confine netto tra il Bene e il Male: ingrediente fondamentale nel Fantasy. I buoni devono estirpare il male dal mondo. Soffriranno per questo: perché per debellare il male, sia pur con magie e stregoni, ci vuole forza, ci vuole coraggio e sacrificio. Il mondo descritto da Tolkien è un mondo incredibile in cui nulla è lasciato al caso. Infatti lo scrittore, grande studioso dell’epoca medievale, costruì un mondo creando mappe, linguaggi specifici (che si rifanno al celtico), storie e antenati plausibili. Il mondo de “Il Signore degli Anelli” è oggetto di tesi di laurea e studi universitari. Per tornare alla domanda del titolo, l’invenzione completamente fantastica di Tolkien con Hobbit, Trolls, Stregoni, Umani, Elfi, potrebbe essere considerato come la nascita del genere Fantasy? Personalmente ritengo di sì. Tanti scrittori, in seguito, si sono sicuramente ispirati a lui per il genere Fantasy. Dalla saga di Shannara fino ad Harry Potter o all’ultimo Games of Thrones, che ha un enorme successo anche come telefilm. Il Fantasy nel passato Per semplificare il Fantasy si potrebbe dire che nasce con i bellissimi personaggi di Tolkien: eppure elfi, streghe, maghi, stregoni, trolls, creature fantastiche esistono da sempre nella letteratura. Pensiamo alle omeriche sirene che fecero disperare il povero Ulisse; gli elfi e i folletti shakespeariani con l’elfo Pukche, nel “Sogno di una notte di mezza estate” si diverte a confondere gli innamorati. “Se queste ombre vi hanno offeso, pensate (e cada ogni malinteso) Di aver soltanto sonnecchiato Mentre queste visioni vi hanno allietato. E questo tema ozioso e futile Non più di un sogno vi sarà utile. Gentili amici, non rimproverate; Miglioreremo se perdonate...” (Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate”
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La letteratura è davvero piena di magia: pensiamo a tutte le leggende e la mitologia, pensiamo al ciclo arturiano. Ma, proprio perché leggende o mitologia, non possiamo parlare di Fantasy leggendo il ciclo di Re Artù perché, pur parlando di storie comunque fantasiose, si rifanno a eventi reali. Mago Merlino è un mago potente, ma le sue magie nascono da conoscenze e studi - pensiamo ai druidi  che accompagnavano i cavalieri in battaglia nel Medioevo - all’uso di piante e unguenti, a visioni. Nella mitologia si parla di divinità: le divinità non usano magie. Le divinità possono creare, distruggere, scombinare, ricombinare a loro piacimento senza che gli uomini possano realmente cambiare qualcosa. Agli dei, in generale, interessa poco della vita degli uomini e tutto possono fare. Poi ci sono le favole: più fantasiose di così! Ma le favole appartengono a un altro aspetto e genere letterario: racconti edificanti tramandati fin dalle epoche più antiche per dare degli insegnamenti. Certo il confine con il Fantasy è davvero labile. Ma si tratta pur sempre di terminologia per riconoscere un genere piuttosto che un altro. Evoluzione del Fantasy Il genere Fantasy si sta evolvendo e sta cambiando rispetto al mondo di Tolkien. Ogni creatura di quella saga è magica: o ha qualcosa di peculiare. Gli Hobbit non sono magici e non possono fare magie, ma sono esseri davvero particolari che non hanno alcun riscontro nella vita reale. “In un buco nel terreno viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.” (Da Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien)
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Gli elfi sono magici e bellissimi: non in tutta la letteratura Fantasy, gli elfi hanno le stesse caratteristiche di grazia e bellezza. A volte sono esseri malefici oppure sono più simili a gnomi e di sicuro non belli. In ogni caso, proprio con Harry Potter di J. K. Rowling, qualcosa cambia. Non mondi fantastici: tutto è ambientato in un’Inghilterra più che contemporanea.  Esistono i maghi e gli uomini, i Babbani per la precisione, che non sanno nulla di magia e ne hanno quasi paura. Anche la Rowling in Harry Potter costruisce un mondo particolare: ma i maghi sono comunque esseri umani che, grazie a un talento magico, con studio e ricerca possono raggiungere un enorme potere. “Era importante, ha detto Dumbledore (Silente nella traduzione italiana), combattere e combattere di nuovo e continuare a combattere, perché solo così il male può essere tenuto a bada, sebbene non verrà del tutto sradicato” (Harry Potter e il Principe Mezzosangue di J. K. Rowling) Nelle Cronache di Narnia di C. S. Lewis per arrivare alla magia bisogna scindere i due mondi: quello magico potrà essere visto solo con gli occhi dei bambini. Una volta diventati adulti, ricorderanno il tutto solo come un sogno. “Allora, Lewis, fammi capire bene: Susan sta diventando una donna, sta scoprendo il suo corpo e la sessualità, e quindi non è più amica di Narnia... un po' sessista, eh?! Non ci siamo, posso provare a capire il contesto storico, ma ripeto. Non ci siamo.” (Dalle Cronache di Narnia di C. S. Lewis). L’elenco dei libri Fantasy è davvero infinito, per chi avesse voglia di approfondire e conoscere i principali e più famosi testi consigliamo la lettura di questo articolo. Roberta Jannetti   Read the full article
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gazemoil · 5 years
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RECENSIONE: Melanie Martinez - K-12 (Atlantic, 2019)
Melanie Martinez è un’artista curiosa ed intrigante del panorama pop alternativo degli ultimi anni. E’ uno di quei casi in cui difficilmente si riesce ad immaginare l’artista senza il proprio personaggio, un personaggio estremamente gradevole a livello estetico, ma anche fortemente determinante a livello artistico che sin dal debutto, all’interno del programma televisivo The Voice, l’ha distinta dagli altri concorrenti ed ha continuato ad incuriosire il pubblico anche dopo. Il personaggio scenico di Martinez diventa espressione della sua personalità creativa e della sua esperienza personale come una outsider. La cosa appartiene così tanto a Martinez che al momento del suo primo disco Cry Baby, pubblicato nel 2015, quel personaggio diventa protagonista con un nome proprio ed un vissuto tramite il quale l’artista racconta metaforicamente di traumi ed insicurezze. Dopo quattro anni ritorna con K-12, un secondo attesissimo disco ancora più ambizioso nel concept rispetto al precedente, ma piuttosto simile a livello di esecuzione. 
L’universo dentro cui Cry Baby viveva era davvero peculiare, fatto di colori pastello e popolato da giocattoli e bambole, la stessa Martinez era l’eterna bambina che con atteggiamento infantile ed apparentemente innocuo insinuava provocazioni e visioni macabre. Con un personaggio così pesante che abita la sua musica, un personaggio che ormai la identifica, rinunciarci per qualcosa di nuovo sarebbe stato forse un azzardo troppo grande. In questi quattro anni Martinez ha preferito dedicarsi - con relativo successo - all’evoluzione di questo personaggio, arricchendo la sua storia di dettagli e quindi espandendone il contesto, ma rimanendo forse troppo poco sostanziale nell’esplicitazione, motivo per cui probabilmente sotto il punto di vista esecutivo non si nota invece nessun cambiamento particolare.
K-12 è un disco pop fino al midollo, ma non sembra volersi arruffianare gli ascoltatori o le classifiche, semplicemente rimane fedele a sé stesso e al piccolo patrimonio dell’artista che ha contribuito allo sviluppo del genere, tra le altre cose anticipando di qualche anno un certo cambio contenutistico all’interno delle canzoni pop - soprattutto di quelle al femminile - intenzionate sempre più spesso a svuotarsi di argomenti frivoli ed affrontare questioni impegnate riguardanti proprio le problematiche della cultura popolare, quali standard impossibili e poco realistici dettati da industria musicale, mass media e social network. Quindi si tratta di una musica pop molto anti-pop, esattamente come si è proposta inizialmente, un pop che non vuole proprio assecondare tutti i canoni, ma vuole metterci del suo. Non sentiamo nulla di esageratamente originale, sia perché con artisti come Billie Eilish ci siamo tutti abituati a questa idea del pop alternativo sia perché questa formula l’abbiamo già sentita in Cry Baby. Come dicevamo prima, non cambia molto rispetto al disco d’esordio in materia di sonorità, produzione e testi, potremo dire che K-12 espande quell’universo estetico e concettuale continuando a narrare le disavventure dell’omonimo personaggio di fantasia Cry Baby su una musica che come in passato è un melting pot di hip-hop low-key ed elettronica simpatizzante indie, però stavolta mansueta e forse un po' troppo prevedibile nella produzione. 
Prima di addentrarci è doveroso fare almeno menzione dell’omonimo film che costituisce l’altra metà di questa esperienza. D’altra parte il cinema e la musica non viaggiano più su rette parallele, talvolta con piacere di recente si sono incontrati sfruttando al meglio i mezzi di diffusione che la tecnologia ci fornisce - come Netflix o Youtube - per dare vita a vere e proprie esperienze artistiche concettuali, immersive e visionarie. Di recente abbiamo visto Thom Yorke abbracciare la realizzazione di un cortometraggio per accompagnare il suo ultimo disco solista, ma basta andare indietro di pochi anni per trovare esempi di veri e propri film musicali pubblicati in contemporanea coi dischi, vedi l’iconico Lemonade di Beyoncé o il Dirty Computer di Janelle Monáe che per impostazione ricorda molto il lungometraggio concettuale della nostra Martinez. Ma qui arriviamo anche al problema sostanziale del disco, ovvero, che senza film annesso non funziona con la stessa immediatezza e quindi chiarezza perché perde tanto, ma veramente tanto nella comprensione dei testi e secondo il nostro criterio riteniamo che un album debba potersi reggere in piedi anche senza informazioni aggiuntive. 
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Sopra dei synth ed una tastiera molto zuccherati ma non particolarmente interessanti Wheels On The Bus apre il disco sull’interminabile e psicologicamente tortuoso tragitto in bus tra casa e scuola, durante il quale ne succedono di tutti i colori: compagni agitati in preda agli ormoni, commenti sgradevoli e spinelli contesi. L’autista sbircia il tutto dallo specchietto ma non dice nulla, un metafora per commentare le molestie sessuali ed il consumo di droghe in una società in cui gli adulti invece di supervisionare i giovani mostrano sempre più inadeguatezza e menefreghismo. I synth giocosi proseguono nella successiva Class Fight dove gli animi si scaldano e la tensione accumulata dalla protagonista sfocia in una rissa dove si scontra con una compagna di classe che oltre a prenderla in giro è la preferita del ragazzo per cui si è presa una cotta. “The teacher broke us up after I broke her / And my one true love called me a monster”. Le immagini evocate dal testo sono piuttosto sanguinose e cupe, per la prima volta la protagonista si rende conto che la sua rabbia l’ha portata a ferire qualcun altro. Fino a questo momento le strumentali si rivelano piuttosto piatte, minimali e schematiche, mentre i ritornelli faticano a caratterizzare i brani, discorso che continua in The Principal dove a discapito di una critica più esplicita sulle figure al potere che seguono solo i propri interessi senza preoccuparsi della sofferenza e della subordinazione altrui si ci mette una strumentale che stavolta ricorda i momenti infantili e fastidiosi di Chainsmokers o Diplo - non esattamente un bel riferimento. Per spezzare una lancia a favore di Martinez l’inclusione all’inizio dei brani di suoni stravaganti ed ambientali come il motore del bus che si accende, la campanella o il telefono che squilla è una bella trovata.
Finalmente a centrare l’attitudine più sinistra che ha caratterizzato i momenti maggiormente intriganti dell’artista ci pensa Show & Tell, dove la vediamo più coinvolta anche a livello vocale, una traccia un pò fuori dal coro a livello tematico che spiega il disagio di Martinez piuttosto che del suo alter-ego Cry Baby riguardo la fama e la mercificazione degli artisti. Anche Nurse’s Office continua sulla buona strada, con una strumentale più fantasiosa che appunto usa campionamenti di cerotti che si strappano, colpi di tosse e starnuti per dipingere lo scenario dell’infermeria della scuola, luogo in cui la protagonista si rifugia fingendo malesseri per sfuggire ai soprusi della sua compagna di classe. In generale tutta la seconda parte del disco si rivela più memorabile, soprattutto Drama Club, unica traccia in cui ritorna il produttore dell’album precedente e non a caso sentiamo una produzione più pungente ed animata con kick-bass profondi, insieme ad un testo che intende ribellarsi al “ruolo tradizionale” assegnato alla donna sia nell’ambito privato sia in quello dello spettacolo. 
Per Martinez la scuola è una versione condensata del mondo esterno, con tutte le sue difficoltà ed ingiustizie, in più le permette di usare un linguaggio adatto alla sua estetica, un punto di vista di chi si scontra per la prima volta con queste problematiche e ne rimane profondamente traumatizzata. Tuttavia, se nel film la critica all’oggettificazione ed ipersessualizazione del corpo femminile, l’ignoranza riguardo problemi come bulimia, bullismo e molestie sessuali, tossicodipendenza e controllo da parte delle corporazioni che operano un vero e proprio lavaggio del cervello sulla gente sono tematiche trattate in modo marcato e molto più aspro rispetto al disco, dove invece tutto si perde tra le righe ed a mala pena si riesce a capire quale sia il vero problema. Ci sono delle scene in cui la professoressa sniffa del gesso prima della lezione, un alunno viene trascinato con forza fuori dalla classe dopo essersi rifiutato di intonare l’inno nazionale, il preside licenzia una professoressa in quanto transessuale oppure in bagno le ragazze fanno dei commenti sulla difficoltà nell’accedere ai prodotti di igiene femminile. Episodi che sarebbe stato utile citare nell’album per delinearne meglio l’intenzione, ma che sono completamente assenti. C’è qualche eccezione come in Strawberry Shortcake, dove ci si riesce ad immedesimare nella pressione sociale e nel disagio provato della protagonista verso il proprio corpo, un corpo che inizia a ricevere attenzioni da parte del sesso maschile e del quale arriva a sentirsi in colpa. “Instead of making me feel bad for the body I got / Just teach him to keep it in his pants and tell him to stop”. 
A parte qualche frase incisiva e qualche momento musicalmente più interessante K-12 è un disco nella media che sembra più bello sulla carta, coi suoi difetti ma anche coi suoi pregi. Non ce la sentiamo di demonizzare un prodotto pop come questo principalmente perché le intenzioni dell’artista sono buone ed altrettanto buono è il messaggio, forse non sempre veicolato nel modo giusto, ma almeno tentato in connubio ad un’estetica che, saranno gusti, ma a noi non dispiace. 
TRACCE MIGLIORI: Nurse’s Office; Drama Club; Strawberry Shortcake
TRACCE PEGGIORI: The Principal
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