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#la memoria di babel
pristina-nomine · 1 year
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La mémoire de Babel random opinions (don’t worry no spoilers!):
- I’m officially no longer objective on this series; it just unlocks in me this ancestral feeling (eheh) of “Jesus, I need to know what happens NEXT” which is 1. a glorious feeling 2. an impressive feat considering I’ve spoiled myself half of the events of these books (fourth and final one included)
- for the aforementioned reasons I’ve read this third tome in a rush and definitely will read it again, given that imho it aims a bit higher than the two previous entries. I liked it a lot, even though it felt…smaller? than I expected, despite the new setting and lore elements, it’s all focused on Ophélie’s lonely quest in Babel and everything and everyone else is more of an echo chamber of herself
- I can’t believe there was a literal “wake up sheeple” guy
- Victoire! Her chapters are so cute until. They aren’t.
- oh how I love Ophélie, our little fantasy Jane Eyre. As I said the chorality of the Pole felt missing here, but who cares, she’s so interesting on her own, grown so much from the first books and yet imperfect and weird in a wonderfully engaging way, I just love her
- I also definitely like Thorn, now. Still no idea how he became so lovable to me all of a sudden, don’t ask me aha. Also he used hand sanitizers before it was cool
- and speaking of them both... I have to admit at times their relationship does seem to fall in the traps of the “cold-unfeeling-love-interest/protagonist-begging-for-a-crumb-of-affection” that were averted in the previous books. And yet, the whole thing still hinges on Ophèlie's inability of being outspoken about her feelings, she’s unreadable to Thorn as much as he is to her, in hindsight he more or less spends the whole novel waiting for her to do something? They’re both begging for crumbs? Amazing.
- two questions: 1. in my Italian translation, Mediana speaks with random French words, I assume she uses Italian in the original? 2. please someone spoil me if we ever see Berenilde and Thorn meet again, if not I have to make my peace with it in advance, thank you very much
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crazy-so-na-sega · 5 months
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Nella "Vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'Impero" Jérôme Carcopino si domanda quanti fossero gli abitanti della capitale nel primo secolo. Dopo aver riempito tre lunghe pagine per riportare, discutere e infine demolire le ipotesi avanzate dai colleghi, Carcopino propone, scusandosi per l'imprecisione, un numero "che oscilla fra 1.165.050 e 1.677.672 abitanti". Una forbice stupefacente, ma quale che fosse l'estremo più realistico, Roma era comunque la città più popolosa della terra: una metropoli moderna, una vera torre di babele, e torre va qui inteso in senso letterale, poiché, sotto la costante pressione di quegli immigrati che Giovenale non sopportava più di vedersi sempre intorno con le loro strane usanze, Roma era stata l'unica città del mondo antico a crescere in altezza.
Tito Livio racconta che un giorno un toro, scappato dal mercato del bestiame, è salito per le scale di un edificio fino al terzo piano e poi si è lanciato nel vuoto seminando il panico fra i vicini: questo terzo piano, Tito Livio lo menziona en passant, come una cosa normale, mentre in qualsiasi altra città dell'epoca sarebbe stato fantascienza. Nell'ultimo secolo i palazzi si erano talmente sviluppati in altezza che erano diventati così poco sicuri che l'imperatore Augusto aveva vietato di superare il limite di otto piani - decreto che gli imprenditori edili cercavano di aggirare in ogni modo.
Ho chiarito questo punto perché quando leggiamo negli Atti che a Roma Paolo ha avuto il permesso di affittare un piccolo alloggio non dobbiamo pensare a una di quelle case a un piano in cui aveva sempre abitato nelle medine del Mediterraneo, ma a un mono o bilocale in uno di quei casermoni di periferia che oggi conosciamo a memoria, dove si ammassano poveri e clandestini: speculazioni di profittatori che hanno risparmiato su tutto, già degradate prima di essere terminate, insalubri, con pareti sottili come carta per non sprecare spazio e scale dove la gente piscia e caca senza che nessuno pulisca. Solo nelle belle dimore orizzontali dei ricchi c'erano dei veri cessi, sorta di salotti con decorazioni lussuose e sedie disposte a cerchio in modo da liberarsi discorrendo amabilmente. Gli indigenti che abitavano nei condomini dovevano accontentarsi delle latrine pubbliche, che erano lontane - e le strade diventavano pericolose appena si faceva buio: prima di andare a cena fuori, dice ancora Giovenale, era meglio fare testamento.
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-Emmanuel Carrère (Il Regno)
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popolodipekino · 12 days
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LAS CAUSAS Los ponientes y la generaciones. Los días y ninguno fue el primero. La frescura del agua en la garganta de Adán. El ordenado Paraíso. El ojo descifrando la tiniebla. El amor de los lobos en el alba. La palabra. El hexámetro. El espejo. La torre de Babel y la soberbia. La luna que miraban los caldeos. Las arenas innúmeras del Ganges. Chuang Tzu y la mariposa que lo sueña. Las manzanas de oro de las islas. Los pasos del errante laberinto. El infinito lienzo de Penélope. El tiempo circular de los estoicos. La moneda en la boca del que ha muerto. El peso de la espada en la balanza. Cada gota de agua en la clepsidra. Las águilas, los fastos, las legiones. César en la mañana de Farsalia. Las sombras de las cruces en la tierra. El ajedrez y el álgebra del persa. Los rastros de las largas migraciones. La conquista de reinos por la espada. La brújula incesante. El mar abierto. El eco del reloj en la memoria. El rey ajusticiado por el hacha. El polvo incalculable que fue ejércitos. La voz del ruiseñor en Dinamarca. La escrupulosa línea del calígrafo. El rostro del suicida en el espejo. El naipe del tahúr. El oro ávido. Las formas de la nube en el desierto. Cada arabesco del calidoscopio. Cada remordimiento y cada lágrima. Se precisaron todas esas cosas para que nuestras manos se encontraran. da J. L. Borges Historia de la noche (Storia della notte) [trad. LE CAUSE I crepuscoli e le generazioni. I giorni senza il giorno del principio. La freschezza dell'acqua nella gola di Adamo. L'ordinato Paradiso. L'occhio che indaga e scruta nella tenebra. I lupi che si accoppiano nell'alba. La parola. L'esametro. Lo specchio. La torre di Babele e la superbia. La luna contemplata dai Caldei. Le sabbie innumerevoli del Gange. Chuag Tzu e la farfalla che lo sogna. Le tre mele dorate del giardino. I passi dell'errante labirinto. La tela senza fine di Penelope. Il tempo circolare degli stoici. La moneta che il morto ha nella bocca. Sulla bilancia il peso della spada. Nella clessidra ogni singola goccia. Le aquile imperiali e le legioni. Cesare la mattina di Farsaglia. L'ombra delle tre croci sulla terra. L'algebra e la scacchiera del persiano. Le tracce delle lunghe migrazioni. La conquista di regni con la spada. La bussola incessante. Il mare aperto. L'eco dell'orologio nel ricordo. Il re decapitato dalla scure. La polvere di secoli di eserciti. La voce d'usignolo in Danimarca. La scrupolosa riga del calligrafo. Il volto del suicida nello specchio. La giocata del baro. L'oro avido. Le forme delle nubi nel deserto. Ogni arabesco del caleidoscopio. Ogni rimorso pianto in ogni lacrima. Sono servite tutte queste cose perché le nostre mani si incontrassero.]
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progvolution · 11 months
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Finché anch’io arrivo a un punto che certo è il culmine del racconto e mi strappa un forte: «Ah! Che splendida pensata! Com’è ben detto!» e chiudo per un momento gli occhi per ripensare a quanto ho letto, che apre un varco nella babele dei miei pensieri, mi fa scorgere prospettive del tutto nuove, fa fluire verso di me nuove idee e associazioni, sì, mi mette perfino nell’orecchio quell’eterna pulce: «Devi cambiare la tua vita!» E quasi meccanicamente allungo la mano verso la matita e penso: «Questa te la devi segnare», e «ci scriverai vicino un “Molto bene” con un grosso punto esclamativo, e con un paio di parole chiave annoterai i pensieri che questo brano ti ha fatto venire in mente, per aiutare la memoria e documentare il rispetto che provi per l’autore che ti ha così illuminato!» Ma, sorpresa! Quando porto la matita sulla pagina per scarabocchiarci il mio «Molto bene!» mi accorgo che un «Molto bene!» c’è già, e anche le parole chiave che volevo annotare il lettore che mi ha preceduto le ha già scritte, e con una calligrafia che conosco molto bene: la mia. Infatti il mio predecessore altri non era se non io stesso. Ho già letto questo libro molto tempo fa. Allora mi assale una pena indicibile. È una ricaduta dell’antico morbo: l’amnesia in litteris, la perdita totale della memoria letteraria. E mi sento travolgere da un’ondata di rassegnazione davanti all’inutilità di tutti gli sforzi di sapere e di tutti gli sforzi in genere. Perché leggere, dunque, perché rileggere questo libro ancora una volta quando so benissimo che tra poco non mi resterà più neppure l’ombra di un ricordo? Perché, mi chiedo allora, fare qualunque cosa, quando tutto alla fine si disintegra? Perché vivere, quando comunque si deve morire? E richiudo il bel libro, mi alzo e abbattuto, come un cane bastonato, torno davanti alla libreria e lo ripongo in mezzo ad una schiera di volumi altrettanto anonimi e dimenticati.
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lamilanomagazine · 5 months
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Verona, l'altro Teatro al Camploy "Broken songlines - Tre manoscritti" di Monika Bulaj
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Verona, l'altro Teatro al Camploy "Broken songlines - Tre manoscritti" di Monika Bulaj Martedì 12 dicembre, alle 20.45, arriva al Teatro Camploy 'Broken songlines – Tre manoscritti' di Monika Bulaj, appuntamento in programma per la rassegna L'Altro Teatro che porta a Verona il meglio del teatro e dei linguaggi contemporanei nazionali e internazionali. Un felice ritrovarsi per gli appassionati che già apprezzano l'artista internazionale e una grande occasione per chi non la conosce. Lo spettacolo è una coinvolgente performance multimediale, una narrazione estemporanea su grande schermo con luci e suoni che danno vita alla scenografia naturale del Teatro Camploy, dove scorrono storie di amori e separazioni, resistenze e fughe, danze sacre e cammini accompagnati dal reportage in azione. E' un viaggio con Monika Bulaj tra i confini spirituali, nei crocevia dei regni dimenticati, dove scintillano le fedi e le tradizioni dei più deboli ed indifesi, con la loro resistenza fragile ed inerme, la loro capacità al dialogo e all'incontro. In cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, cercando il bello anche nei luoghi più tremendi. La solidarietà nella guerra. La coabitazione tra fedi laddove si mettono bombe. Le crepe nella teoria del cosiddetto scontro di civiltà, dove gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, terroristi e banditi. Il lavoro fotografico che Monika Bulaj porta avanti da anni è un atlante delle minoranze a rischio e dei luoghi sacri condivisi, ultime oasi di incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi, luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi. Come racconta la stessa Bulaj parlando della performance: "Al centro è il corpo. Chiave di volta e pomo della discordia nelle religioni. Iniziato e benedetto, svelato e coperto, temuto e represso, protetto e giudicato, intoccabile e impuro, intrappolato nella violenza che genera violenza, corpo-reliquia, corpo martire, corpo-trappola, corpo-bomba. Mi piace pensare il corpo come un tempio. Il corpo che contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo che non mente. Il sacro passa attraverso il corpo. Lo trafigge. Nell'arcaicità dei gesti, si legge la saggezza arcana del popolo, la ricerca della liberazione attraverso l'uso sapiente dei sensi". E aggiunge che"la fotografia attraverso la formacon la bellezza è uno strumento per andare oltre agli stereotipi, la cosiddetta teoria del conflitto di civiltà che alimenta le guerre. Quindi questo è un lavoro per la pace e per neutralizzare la paura come mezzo per manipolare le masse". Se il viaggio fisico prende i passi dalla carta geografica, il nuovo atlante che Broken songlines delinea spezza le mappe mentali alla base delle separazioni e si lascia guidare dai grandi poeti, mistici e filosofi di tutti i tempi nascosti in tre manoscritti, uno buddhista, uno sufi e uno nestoriano. All'inizio della sua ricerca professionale Bulaj documentava le piccole e le grandi religioni nelle ombre delle guerre antiche e recenti, ora, dice la reporter dell'anima, "raccolgo schegge di un grande specchio rotto, miliardi di schegge, frammenti incoerenti, pezzi, atomi, forse mattoni della torre di Babele... Forse solo questo può fare il fotografo: raccogliere tessere di un mosaico che non sarà mai completo, metterle nell'ordine che li sembra giusto, o forse solo possibile, sognando, quell'immagine intera del mondo che magari da qualche parte c'è". In occasione dello spettacolo ed in collaborazione con Grenze-Arsenali Fotografici sarà allestita in mostra una selezione da 'Il Miracolo degli occhi', progetto didattico con i ragazzi delle enclave serbe in Kosovo e Metohija. Le fotografie sono state realizzate dai bambini che hanno partecipato al workshop con Monika Bulaj e sono state stampate in Kosovo. Apertura dalle 20. Programma completo sul sito al seguente link, sulla pagina facebook L'Altro Teatro Verona, sul profilo Instagram L'Altro Teatro Verona.Camploy. Il botteghino del Teatro Camploy sarà aperto la sera dello spettacolo a partire dalle 20per l'acquisto dei biglietti. MONIKA BULAJ. Fotografa, reporter, documentarista e performer, svolge la sua ricerca sui confini delle fedi tra minoranze etniche e religiose, popoli nomadi e fuggiaschi, in Europa, Asia, Africa e nei Caraibi. Ha studiato la filologia all'Università di Varsavia, seguito corsi di antropologia, filosofia, teologia. Abita a Trieste. Parla otto lingue, ha tre figli, pubblica con Granta Magazine, La Repubblica, Corriere della Sera, Revue XXI, Internazionale, GEO, National Geographic, the New York Times, e Guardian, etc. Autrice di libri di reportage letterario e fotografico con Alinari, Skira, Frassinelli, Electa, Feltrinelli, Bruno Mondadori, National Geographic, Contrasto. I suoi ultimi libri sono: WhereGodsWhisper (Contrasto), Genti di Dio. Viaggio nell'altra Europa (Postcart), Nur. AfghanDiaries (National Geographic Poland), Nur. La luce nascosta dell'Afghanistan (Electa, scelto da TIME come uno dei migliori libri fotografici del 2013). Trairiconoscimentiricevuti: Leonian award di W. Eugene Smith Memorial Fund; TED Fellowship ; Aftermath Project Grant; Bruce Chatwin Special Award for Photography "Absolute Eyes". Nel 2014 le è stato consegnato il Premio Nazionale "Nonviolenza", per la prima volta assegnato ad una donna, con questa motivazione: "per la sua attività di fotografa, reporter e documentarista, capace di mettere in luce l'umanità esistente nei con ni più nascosti eppure evidenti della terra, di far vedere la guerra attraverso le sue conseguenze, di indagare l'animo dell'Uomo, la sua ansia di religiosità, di tenerezza e di dignità. Monika Bulaj rende visibile l'invisibile, attraverso l'esplorazione dell'animo delle persone, creando con l'immagine, l'unità dell'umano." Il suo lavoro in corso è sostenuto da Pulitzer Center on Crisis Reporting.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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carmenvicinanza · 5 months
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Hiam Abbass
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Hiam Abbass, attrice, regista e sceneggiatrice palestinese, è nata in Israele e ha la cittadinanza francese.
È stata diretta da registi internazionali come Steven Spielberg, Amos Gitai, Tom McCarthy, Jim Jarmusch, Abbas Fahdel e altri ancora.
Nata a Nazareth, il 30 novembre 1960 da una famiglia di arabi musulmani, è cresciuta nel quartiere libanese del vicino villaggio di Deir Hanna. Dagli anni ’80 vive a Parigi dove è iniziata la sua carriera artistica.
Ha cominciato a recitare nel film per la tv La nuit miraculeuse del 1989, di Ariane Mnouchkine, seguito da apparizioni in diversi telefilm.
Al cinema ha debuttato nel 1989 con il film La nuit miraculeuse. È stata poi nel cast di Ognuno cerca il suo gatto, Haifa, Histoire naturelle, Venise est une femme, Le mariage en papier, Aime ton père, e Bab el Chams.
Il suo primo ruolo di successo è arrivato nel 2004 quando è stata la protagonista in La Sposa Siriana diretto da Eran Riklis che le è valso la candidatura per la miglior attrice agli European Film Awards.
L’anno successivo è apparsa nel film Munich di Steven Spielberg, in cui ha anche lavorato come consulente per il dialetto e la recitazione, vivendo per tre mesi in un hotel con attori israeliani e palestinesi che hanno avuto molte discussioni che hanno aiutato entrambe le parti ad avvicinarsi.
Ha recitato in diversi altri film prima del 2008, quando è stata la protagonista de Il giardino di limoni in cui interpreta una donna palestinese che lotta contro la decisione dei servizi segreti israeliani di sradicare il suo giardino perché avrebbe potuto essere usato dai terroristi per attentare alla vicina casa del Ministro della Difesa. Per questo ruolo ha ricevuto il premio Israeli Film Academy Award e l’Asia Pacific Screen Awards come miglior attrice.
Nel 2008 ha interpretato la madre di un immigrato siriano clandestino nel film The Visitor di Tom McCarthy e la madre di un soldato iracheno nel film Dawn of the World di Abbas Fahdel.
È stata nel cast del film I limiti del controllo di Jim Jarmusch e in A Bottle in the Gaza Sea,  tratto dal romanzo Une bouteille dans la mer de Gaza di Valérie Zenatti.
Il regista Radu Mihaileanu l’ha invece voluta nella commedia drammatica La sorgente dell’amore.
Nel 2012, ha fatto parte della giuria del Festival di Cannes e debuttato alla regia con The Inheritance in cui affronta il tema dell’identità da diversi punti di vista, quello del ruolo femminile diviso tra modernità e tradizione e quello dell’appartenenza nazionale di una famiglia palestinese che vive in Galilea.
Nel 2017 ha interpretato Freysa, la leader del movimento per la libertà dei replicanti, in Blade Runner 2049.
È stata la protagonista femminile della serie tv Succession che ha ottenuto un enorme successo negli Stati Uniti. 
Come acting coach è stata impegnata sul set di Alcuni giorni di settembre di Santiago Amigorena con Juliette Binoche, John Turturro e Nick Nolte e Babel di Alejandro Gonzáles Iñarritu con Brad Pitt e Cate Blanchett.
È stata accanto a Tim Roth in Come together, la storia di un terrorista che, a seguito di un grave incidente, perde la memoria dimenticando il suo passato e i suoi ideali sovversivi, per venire salvato da una medica  siriana rifugiata che non conosce la sua vera identità.
In Bye Bye Tiberias, selezionato per rappresentare la Palestina agli Oscar 2024 e presentato in anteprima mondiale alle Giornate degli Autori del Festival del Cinema di Venezia, è stata diretta da sua figlia Lina Soualem. Nel film, che esplora le tradizioni orali di quattro generazioni di donne palestinesi, interpreta se stessa nel suo personale viaggio di ritorno al villaggio dove è cresciuta e da dove è partita per Parigi, quando aveva vent’anni, per intraprendere la carriera di attrice. Un ruolo che la spinge a mettere a nudo il suo passato, a guardare indietro a come la sua patria è cambiata e a riflettere su tutto ciò che ha ereditato da sua madre e dalla generazione che l’ha preceduta.
Hiam Abbass ha anche un’altra figlia, Mouna, anch’ella attrice, entrambe avute da Zinedine Soualem, noto attore franco-algerino, con una carriera trentennale nel cinema, nella TV e nel teatro francese.
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omgtimeto · 8 months
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Terremoto dell’anima
È la mattina del 6 Febbraio, apro un occhio. Quel dolore, intenso, pervasivo, compagno di tutte le mie giornate degli ultimi tre mesi è ancora lì, inamovibile. A volte è così intenso da non lasciarmi alzare la testa dal cuscino, a volte mi sveglia nel cuore della notte, fa accendere il cervello che poi non si spegne più e mi fa passare lunghe ore al buio, steso nel letto a pensare ai peggiori errori della mia vita, a quanto mi senta inadeguato o a quali catastrofi succederanno. Si scrive e si legge depressione. È tornata a farmi compagnia dopo quasi due anni dal primo episodio. E chi se lo aspettava?
Nel buio ermetico della stanza, allungo una mano verso il computer, che sta proprio dietro il cuscino. Conosco le posizioni ormai a memoria da quando sono dovuto tornare a casa di mia mamma. Sopra il computer il cellulare, rigorosamente girato a faccia in giù. Quel cellulare che contiene migliaia di fotografie del Grande Viaggio, il più bello e intenso della mia vita, che non ho mai avuto il coraggio di scaricare. Sono tutte lì, a ricordarmi che per tre mesi e mezzo ho girovagato tra Europa e Medio Oriente fino a raggiungere il confine tra Iraq e Iran, utilizzando qualsiasi mezzo di locomozione, incontrando storie e popoli meravigliosi, un dono incredibile che non riesco a raccogliere. Paura, troppa aspettativa. Timore di sbagliare, di non essere abbastanza. Cosa doveva succedere? Perché sono qui? Chi sono? Mi tormento testa e anima da quando sono tornato. Eppure quelle foto sono lì. Faccio fatica anche a riguardarle, mi fanno male, mi ricordano chi ero. Chi sono. Sono proprio io quello lì, è il mio sorriso, la mia voglia di vivere? O forse è il bisogno di essere riconosciuto, che mina le fondamenta?
Il cervello non si ferma mai, analizza i dati, sommariamente etichetta tutto nella maniera più crudele possibile, il peggior censore e sabotatore della mia vita sono io stesso.
Quando riesco ad afferrare il cellulare, apro la prima pagina di Repubblica e con un occhio vedo la prima immagine della devastazione. Li apro entrambi, sotto la foto il titolo che non avrei mai voluto leggere: “Violentissima scossa di terremoto scuote Turchia e Siria nella notte. Intensità 7.8 della scala Richter”. Cazzo! 7.8, sono sempre stato appassionato e segretamente attratto dagli eventi naturali, in particolare dai sismi e so che una scossa del genere vicino a centri abitati può portare a un’ecatombe. Ma non posso ancora immaginare la portata e la dimensione di questo evento storico. Forsennatamente cerco più informazioni possibili per capire quale zona sia stata colpita: ho passato più di un mese nel Sud-Est della Turchia, al confine con la Siria. La frontiera corre per centinaia di chilometri: ricordo che dalla finestra del mio amico Mehmet che mi ha ospitato a Cizre si vedeva il muro costruito dalla Turchia per separare e segnare il confine col vicino in guerra. Da lì, procedendo verso ovest, quella linea una volta invisibile, marchiata a fuoco dalla barriera del Sultano, si dipana in un territorio arido e semi-desertico per quasi settecento chilometri fino alla provincia di Hatay, con al centro l’antica Antiochia. Un confine che separa da anni due paesi e molti più popoli: sì, perche questa frontiera, come spesso succede, ha lasciato al di qua e al di là una pletora di persone appartenenti a popoli che a lungo hanno convissuto, non sempre in pace purtroppo. Ci sono curdi, turchi, arabi, turcomanni, yazidi, cristiani assiri, siriaci e caldei, armeni: una vera babele di lingue e culture unita tragicamente in questo 6 Febbraio da uno dei più devastanti terremoti dell’ultimo secolo. Gli eventi naturali non conoscono frontiere: quelle sono create dall’uomo secondo interessi, economie e squallidi giochi di potere.
Trovo la cartina che riporta la zona dell’epicentro: una stellina rossa incastonata a cavallo di due province che conosco. A nord Kahramanmaraş, a sud Gaziantep. Di Kahramanmaraş me ne aveva parlato Roxana, una ragazza rumena conosciuta a Sulaymanya, innamorata dei curdi e della loro cultura. Ricordo che diceva che era una città molto verde circondata da colline e montagne. Non era sulla mia rotta ma mi aveva incuriosito sentirla raccontata da lei che amava così tanto queste zone. Era la sua prima volta in Kurdistan iracheno, come per me. Ricordo con nostalgia le ventilate e calde serate di inizio ottobre mangiando gelato persiano allo zafferano insieme ad Arazu sulle vie di Suli, come viene dolcemente chiamata da tutti la seconda città del Kurdistan iracheno. Ma questa è un’altra storia…
Dicevamo, Kahramanmaraş a nord, Gaziantep a sud, la prima città in cui sono arrivato attraversando l’Anatolia. Antep la Veterana, questo il significato di Gazi, un prefisso donatole da Ataturk in persona in onore alla lunga resistenza dei suoi abitanti durante la guerra franco-turca degli anni Venti del Novecento.
Leggo senza sosta gli aggiornamenti che riportano di minuto in minuto le notizie dal campo: sono passate solo cinque ore dal sisma, le notizie sono frammentarie e la conta dei morti purtroppo solo all’inizio. Una dopo l’altro i nomi delle città in cui sono crollati edifici inchioda i miei occhi allo schermo: Antiochia, Osmaniye, Adana, Gaziantep, Kilis, Sanliurfa, Adiyaman, Malatya, Diyarbakir solo dalla parte turca. Sgrano gli occhi e penso: impossibile! Sono stato in quasi tutte queste città e tra quella più orientale, Diyarbakir, e quella più a ovest, Antiochia, ci saranno più di cinquecento chilometri. Quasi come da Roma a Milano. Come caspita è possibile che siano caduti edifici in città così lontane dall’epicentro? Provo a capire: la linea di faglia che corre diagonalmente unisce tutte queste località dal Mar Mediterraneo fino alle zone più interne e montuose del Kurdistan del nord. La scossa è stata così potente che lo spostamento del terreno ha generato un’onda mortifera lunghissima. Mai vista prima d’ora una cosa simile, a mia memoria.
Inizio a tremare, pensando alle tantissime persone che ho incontrato…
“Arriviamo nudi e ce ne andiamo a mani vuote” - Esma Redžepova, cantante rom
Vi voglio bene
R.
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dominousworld · 2 years
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GREAT RESET: LA GRANDE VENDETTA CONTRO DIO
Il Grande Reset, come lo chiamano gli ingegneri della nuova disumanità di Davos, ha avuto come punto di partenza l’autoattentato alle Twin Towers. La caduta delle Twin Towers sul piano simbolico rappresenta la caduta della Torre di Babele di biblica memoria. Ma attenzione! Dietro alla caduta delle Torri Gemelle ha operato un processo di inversione dell’archetipo, un’azione controiniziatica a…
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sciscianonotizie · 2 years
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“Il Paradiso di D10S”, martedì al Modernissimo l’anteprima nazionale del documentario sul Centro Paradiso di Soccavo di Roberto Bontà Polito
Da simbolo di una città e di una società vincente a simbolo del degrado. Da culla del Napoli che vinceva in Italia e in Europa e che riscattava un popolo intero, a struttura fatiscente di cui è difficile perfino immaginare le illustri vestigia.
È il Centro Paradiso di Soccavo, quello che in un passato nemmeno tanto remoto è stato il tempio in cui officiava le sue funzioni il dio del calcio, Diego Armando Maradona. Quello che oggi sarebbe definito il ‘training center’ del più forte calciatore di tutti i tempi. Il posto in cui le vittorie venivano incubate, costruite, progettate. Ma anche il luogo in cui viveva quella che, a detta dei protagonisti dell’epoca, era una vera e propria famiglia. Tutti insieme, società, staff tecnico, squadra, magazzinieri.
Oggi di quei fasti resta null’altro che una struttura spoglia, disadorna, depredata di tutto ciò che potesse avere il benché minimo valore economico. Ma in quello che per molti è stato un vero luogo dell’anima ogni singolo pezzo ha valore enorme.
Cosa fare ora? Come recuperare questo patrimonio di memoria, questo simbolo identitario di una città e di un popolo? È la domanda di fondo del documentario “Il Paradiso di D10S”, l’ultima fatica del regista partenopeo Roberto Bontà Polito, che sarà presentato in anteprima nazionale il prossimo martedì 10 maggio, nel giorno dell’anniversario dello storico primo scudetto, al cinema Modernissimo di Napoli, in via Cisterna dell’Olio, a partire dalle ore 12.
Il docu-film, della durata di circa 30 minuti, compie un viaggio nella memoria attraverso video e testimonianze di coloro che quel centro hanno frequentato quotidianamente, intrecciandole con le immagini della città nei suoi momenti di festa e contrapponendole, in un continuo susseguirsi di chiaroscuri, a quelle di oggi, inedite, girate nel sito dal regista attraverso particolari tecniche di ripresa.
Al lavoro di Bontà Polito, curato dalla Midnight Film in collaborazione con Babel Studios e con Marcello Tarantino nelle vesti di produttore esecutivo, hanno partecipato tantissimi ex calciatori e dirigenti azzurri tra i quali Antonio Carannante, Ciro Caruso, Gigi Pavarese e Rosario Rivellino, con interviste curate dal giornalista Michele Pisani.
Oltre al regista e ai protagonisti, a presentare il documentario interverranno anche Bruno Siciliano, professore di Robotica all’Università Federico II nonché tifosissimo e memoria storica del Calcio Napoli, e il Presidente della Commissione Sport e Pari Opportunità del Comune di Napoli, Gennaro Esposito.
Il regista
Classe ’82, tra i lavori più importanti di Bontà Polito figurano Janara, uscito nelle sale italiane ed ora disponibile sulla piattaforma on line Amazon video Italia e USA, lo short film Lei, vincitore di diversi festival in tutto il mondo, da cui sarà tratto il nuovo lungometraggio eseguito da Giuseppe Colombo (produttore storico di Dario Argento), la trasmissione televisiva Napoli velata e lo short film Sleep paralysis. In via di presentazione, infine, il nuovo short film Connection.
source https://www.ilmonito.it/il-paradiso-di-d10s-martedi-al-modernissimo-lanteprima-nazionale-del-documentario-sul-centro-paradiso-di-soccavo-di-roberto-bonta-polito/
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thebluetsukiko · 2 years
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La memoria di Babel
Ho finito ieri sera il terzo libro della serie dell'attraversaspecchi. Inizio dicendo che il finale mi ha un po' deluso. Va bene creare un po' di suspence, ma questa volta è esagerato. La storia è stata totalmente troncata. Per fortuna che il quarto ed ultimo libro è già stato pubblicato... Finale a parte, anche questo libro, come i precedenti, mi è piaciuto da morire. Forse sempre a causa del finale non tutto viene spiegato come si deve, ma la storia è sicuramente avvincente. Sono stati aggiunti degli ulteriori tasselli al grande puzzle, ma ancora molti ne rimangono da sistemare. Spero vivamente che nel quarto libro tutto torni e nulla rimanga di insoluto. Ma vogliamo parlare della storia fra Ofelia e Thorn? Ad una certa volevo prenderli a sberle entrambi! Ma alla fine mi hanno sciolto il cuore. Povero Octavio, se solo non fossero già sposati... Rimangono mille interrogativi e questo è sicuramente il meno interessante dei tre libri, ma sembra che sia un preludio necessario al grande finale. Speriamo sia così. P.S. Finora ho ascoltato gli audiolibri, ma non è ancora stato pubblicato "Echi in tempesta". Dovrei aspettare o passare alla lettura?
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rakk-oon · 3 years
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Ophélie, La Passe-Miroir
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pristina-nomine · 8 months
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«Il potere familiare degli Animisti funziona solo con gli oggetti» bisbigliò Ofelia. «Un principio fondamentale secondo il quale non dovrei essere capace di ‘leggere’ la materia organica. Eppure quand'ero adolescente ho avuto tra le mani una collana preistorica costituita da denti umani, e l'ho ‘letta’ come avrei ‘letto’ una qualunque collana, signor Blasius. All'epoca non mi sono fatta tante domande». […] «In che momento?» continuò Ofelia «In che momento smettiamo di essere umani e diventiamo oggetti?».
- Christelle Dabos, La memoria di Babel (trad. Alberto Bracci Testasecca)
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In nessun momento aveva detto “noi”. In nessun momento aveva fatto un passo verso di lui. In nessun momento si era messa a nudo. La verità, l’unica verità, è che era stata una vigliacca.  [...] Le sembrò che fosse l’intera superficie del suo essere a creparsi da tutte le parti come un guscio d’uovo. Le fece male, ma sapeva che era un dolore necessario. [...] Si sentì morire. Poteva finalmente cominciare a vivere.
- La memoria di Babel, Christelle Dabos
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itadora · 4 years
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i am beyond happy to have these masterpieces finally in my hands. ✨
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full-read-mind · 4 years
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Help! Ho bisogno del quarto libro, subito! Questa saga è stupenda la consiglio vivamente, è da tanto che non leggevo un libro che mi prendesse cuore ed anima fin dalle prime righe 😍.
La saga dell'attraversaspecchi è l'Harry Potter francese change my mind 😂
Adoro, adoro e adoro hahaha l'atmosfera, i personaggi, la storia, i misteri, i vari concetti, il tipo di mondo, l'originalità di tutto! Ma poi, vogliamo parlare della fine del terzo libro, io sono rimasta così: 😳😍😲🤔 meno male che il primo luglio il quarto libro "Echi in tempesta" è già uscito in tutte le librerie italiane.
Prendi una pentola metti: 1 l. di fantasy, 200 g. di Belle Époque, 100 g. di steampunk, una grande busta di misterio ed un pizzico di originalità, mescola ed ecco l'Attraversaspecchi haha
Insomma faccio appello a chi piace Harry Potter, Hunger Games ed i libri di Philip Pullman... questa saga è per voi 💕.
Ok. Basta penso di aver sclerato un po' troppo 😂
Sorry guys...
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lamilanomagazine · 1 year
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Lecce, una miniolimpiade per l’integrazione: al Campo Montefusco una settimana di sport con i migranti
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Lecce, una miniolimpiade per l’integrazione: al Campo Montefusco una settimana di sport con i migranti. Sarà una settimana dedicata allo sport e all’integrazione, in memoria di Samia Yusuf Omar, giovane atleta somala, morta a poche miglia da Lampedusa mentre attraversava il Mediterraneo, partita dalla sua terra per raggiungere l’Occidente - prendendo il largo della Libia, a bordo di un'imbarcazione di fortuna -, con la speranza di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012, dopo aver già partecipato a quelle di Pechino 2008. Una miniolimpiade per favorire lo sviluppo di relazioni sociali e sportive come strumento di pace che vedrà coinvolte oltre ad Aics, e Camera a Sud Aps le organizzazioni che gestiscono centri di accoglienza per migranti: Arci Solidarietà Cooperativa Sociale, Fondazione Emmanuel, Gruppo Umana Solidarietà – Gus Lecce, Consorzio Hera, Babele Aps, Caritas Diocesana di Lecce, Terzo Millennio Aps e Cooperativa Rinascita. La settimana sportiva vede anche la partecipazione di scolaresche e universitari, studenti e studentesse dell’Istituto Comprensivo “Rina Durante” di Melendugno e dell’Istituto Comprensivo “Galateo-Frigole” di Lecce. Gli universitari saranno invece coinvolti dalle associazioni studentesche Link Lecce e Udu Lecce. Diversi gli sport e le discipline che saranno praticati: calcio a 8, basket, pallavolo, salto in lungo, 5000 metri corsa campestre e gare su pista (100 mt, 200mt – la disciplina di Samìa alle Olimpiadi di Pechino 2008 – 400 mt, 1500 mt). Ma nel corso della settimana “olimpica” troveranno spazio iniziative culturali: la mostra del reportage fotografico realizzato nello scorso aprile tra Moldavia e Ucraina dal fotoreporter Andrea Gabellone, con il racconto della città di Odessa trasformata e parzialmente sfigurata dalle conseguenze dei bombardamenti russi, e il laboratorio di Street Art a cura di 167/b street all’interno del Campo Montefusco. Nella serata di giovedì 10 novembre, presso il Centro Multiculturale Crocevia di Lecce, in via Dorso, si terrà lo spettacolo teatrale “Notre soleil”, la storia di Fran Kourouma – giovane nativo della Guinea Conakry, a partire dal libro scritto con la collaborazione di Sandra Raco, edito da Samsa Editions, che – partendo dagli appunti registrati sullo smartphone – narra la sua traversata dal Conakry a Bruxelles, centro delle istituzioni europee, e gli orrori vissuti durante più di un anno di viaggio. Nella sera di sabato 12 novembre, sempre presso Crocevia, il concerto di “La répétition afro - terrean duo” composto da Claudio Prima e Giovanni Martella, che presenteranno il lavoro di ricerca di nuove sonorità provenienti da diversi luoghi del pianeta. “Sarà una splendida settimana nella quale i valori dello sport, della pace, della solidarietà tra persone di diversa provenienza saranno al centro delle attività del Campo Montefusco, che è quotidianamente luogo di incontro, socialità e condivisione per tantissimi cittadini e famiglie leccesi – dichiara l’assessore allo Sport Paolo Foresio – Lo sport unisce ed aiuta a superare ogni barriera di ordine sociale, ringrazio Aics per aver voluto realizzare questa iniziativa insieme al Comune in uno spazio pubblico, coinvolgendo i cittadini, i migranti, gli studenti”. “Aics Lecce e tutte le realtà coinvolte nel progetto – spiega il Presidente di Aics Lecce, Matteo Pagliara – intendono dimostrare quanto momenti di condivisione e collaborazione, attraverso lo sport, sia possibile integrare culture diverse e includere nella società uomini e donne provenienti da luoghi diversi. Tra gli obiettivi vi è quello di facilitare l’integrazione dei migranti nel nostro territorio e le pratiche di accoglienza, per far sì che le “scie” aperte da Samìa - come molti altri - non risultino vane”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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