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#la piccola sirena
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Si narra che nel 1800 tutte le sere un giovane napoletano pescatore usciva in mare, e gettava in acqua le sue reti davanti a Castel dell’ovo.
Una sera, nella rete, trovò una piccola #sirena addormentata.
Era bellissima, e il giovane pescatore la tirò a sé e la tenne stretta fra le braccia.
Ella emise un grido «Ti prego, lasciami andare, perché sono l'unica figlia di un re, e mio padre è anziano e solo».
«Devi promettermi che verrai a cantare per me, perché i pesci amano ascoltare il canto del Popolo del Mare, e così le mie reti saranno piene» rispose il pescatore.
E lei promise.
È così ogni sera lei spuntava dall'acqua e cantava per lui. E quando la sua barca era ben carica, la Sirena scivolava di nuovo dentro il mare, sorridendogli.
Però non gli veniva mai abbastanza vicino perché egli potesse toccarla e amarla.
Un giorno il giovane pescatore si ammalò e morì, proprio quando la sirena decise di farsi toccare ed amare.
Allora da quel giorno, si dice, che tutte le sere, a tutt'oggi, la sirena, spunta dall'acqua, davanti a Castel dell’ovo aspettando il giovane pescatore.
✍️ Da Francesco De Martino
📸 Francesco Moggio
#Napoli
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sorella-di-icaro · 1 year
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Volevo condividere con voi i titoli in romeno dei 3 film Disney che amo per vedere un po' la differenza.
Traduzione letterale di ogni titolo:
1. La piccola sirena (The Little Mermaid)
2. La piccola sirena 2: Ritorno al Mare (The Little Mermaid: Return to the sea)
3. La piccola sirena: Gli inizi di Ariel (The Little Mermaid: Ariel's Beginnings)
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poetadellasera · 2 years
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Dedicata a te, piccola naufraga. Sirena del mare, che silente nascondi i tuoi occhi pieni di lacrime nel profondo del mare. Dedicata a te anima in fiamme, che il tuo canto possa risuonare dolce fra le braccia di un mare calmo.
Poeta della sera 🌚✍🏻
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Emerge Il tuo ricordo dalla notte in cui sono.
Il fiume congiunge al mare il suo lamento ostinato.
Abbandonato come le banchine all’alba.
È l’ora di partire, oh abbandonato!
Piovono sul mio cuore fredde corolle.
Oh sentina di macerie, feroce covo di naufraghi!
In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te spiegarono le ali gli uccelli del canto.
Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo.
Tutto in te fu naufragio!
Era l’ora felice dell’assalto e del bacio.
L’ora dello stupore che splendeva come un faro.
Ansia di timoniere, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d’amore, tutto in te fu naufragio!
Nell’infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Esploratore perduto, tutto in te fu naufragio!
Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!
Feci indietreggiare la muraglia d’ombra, andai oltre il desiderio e l’atto.
Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
te, in quest’ora umida, evoco e canto.
Come un bicchiere ospitasti l’infinita tenerezza,
e l’infinito oblio ti frantumò come un bicchiere.
Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d’amore, mi accolsero le tue braccia.
Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Era il dolore e la rovina, e tu fosti il miracolo.
Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!
Il mio desiderio di te fu il più terribile e breve,
il più inquieto ed ebbro, il più avido e teso.
Cimitero di baci, c’è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora bruciano i grappoli sbecchettati dagli d’uccelli.
Oh la bocca mordicchiata,
le membra baciate ,oh i denti famelici, oh i corpi intrecciati.
Oh l’amplesso folle di speranza e di vigore
in cui ci congiungevamo e ci disperavamo.
E la tenerezza, lieve come l’acqua e farina.
E la parola appena iniziata sulle labbra.
Quello fu il mio destino e con esso viaggiò il mio
desiderio,con esso crollò il mio desiderio, tutto in te fu naufragio!
Oh sentina di macerie, in te tutto crollava,
quale dolore non esprimesti, quali onde non ti affogarono.
Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio a prua della nave.
Ancora fioristi in canti, ancora straripasti in correnti.
Oh sentina di macerie, pozzo aperto e amaro.
Pallido palombaro cieco, sciagurato fromboliere,
esploratore perduto, tutto in te fu naufragio!
È l’ora di partire, l’ora fredda e dura
che la notte ferma su ogni orologio.
Il cinturone rumoroso del mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli neri.
Abbandonato come le banchine all’alba.
Solo l’ombra tremante si ritorce tra le mani.
Ah più in là di qualsiasi cosa.
Ah ben più in là.
È l’ora di partire.
Oh abbandonato
P.Neruda
#sea #appartenenza #dolore #sirena #amore #poesia #mancanze #submitted #neruda
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givemeanorigami · 1 year
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Quando da piccola dicevo di voler diventare come la sirenetta intendevo essere una sirena e vivere in fondo al mare, non svegliarmi una mattina (quasi) completamente senza voce.
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lunacat78-blog · 2 years
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Voglio Essere una Sirena
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Voglio essere una sirena.
Voglio essere una sirena non per ammaliare marinai smarriti in cerca di una qualche Itaca dispersa, ma per sentire cosa si prova a possedere in sé la conoscenza di tutto ciò che è accaduto e che potrebbe accadere.
Voglio essere una sirena.
Conoscere ciò che potrebbe accadere, non i dettagli, dare una piccola sbirciatina alle possibilità.
Arrivare al crocevia, piazzarmi al centro, girare su me stessa per osservare le strade percorribili.
No, no! Non voglio sapere come andrà a finire, perderei quel sapore agrodolce che solo l'imprevedibilità degli eventi sa dare.
Voglio essere una sirena
Per guardare il mondo con occhi nuovi, stupiti,estranei a ciò che è la vita sulla terraferma.
Voglio essere una sirena
E poter conservare il potere della mente, dell'intelletto anche una volta che, con immenso stupore, ho guadagnato due gambe forti su cui camminare.
Percorrere la gioia dei primi passi, vivere con intensità ogni esperienza, provare quello stupore inatteso per ciò che mi circonda.
Voglio essere una sirena
Che una volta diventata umana impari a fiorire in tutta la sua bellezza.
Cammino, muovo i primi passi, osservo, sento con le orecchie, con il cuore, con la mente, con tutto il mio essere. 
Provi tutto ciò che è possibile provare, ogni sensazione e sentimento, bello o brutto, io lo accolgo, lo vivo e penso...
  FIORISCI!
youtube
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scarlettcharitybaker · 2 months
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Il Canto Della Sirena
Cantare una canzone
E attitarli una ninna nanna
Una ninna nanna dove annegheranno
E attirarli verso la loro fine
Canta loro una melodia
E attirarli verso la loro fine
Mentre annegano
Vieni da me
Poiché io sono la fanciulla delle acque
E io sono così solo
Quando sono solo io in questo fiume
Quindi nuoterai con me nell'acqua?
Mentre io canto una canzone
Quando io canto una melodia
E io canto una ninna nanna
Una canzone del fluviale solitaria
Come ti ho nel mio incantesimo
Vieni da me
Nuoterai con me nell'acqua?
Prima che tu lo sappia
Ti ho attirato nella tua scomparsa
Quando ti anneghi nell'acqua
Oh lei canta una melodia
E lei attirarli una ninna nanna
Una ninna nanna
Poi annegheranno
E la sirenetta canta loro una canzone
Allora questa è la fine
È la fine per te
Venire
Nuoterai con me nell'acqua?
Mentre io canto una canzone
Mentre io canto una melodia
E io canta una ninna nanna
Una canzone del fiume
Una piccola canzone per te
E ti ho nel mio incantesimo
Venire
Nuoterai con me nell'acqua?
Prima che tu lo sappia
Ti ho attirato nella tua scomparsa
Mentre ti anneghi nell'acqua
Oh lei canta una melodia
E lei attirarli una ninna nanna
Una ninna nanna
Poi annegheranno
E la sirenetta canta loro una canzone
Allora questa è la fine
È la fine per te
Venire
E io nuoterò con te nell'acqua
Io ti mostrerò ciò che tu meriti
E io ti canterò una canzone
Io ti canterò una ninna nanna
Una melodia che io ti canterò
Una canzone dal cuore del fiume
E poi io ti avrei intrappolato nel mio incantesimo vincolante
Venir
Allora io posso ti mostrati qualcosa che tu meriti
Mentre tu affoghi nelle acque
E io non posso ti mostrati alcuna pietà
Oh lei canta una melodia
E lei attirarli una ninna nanna
Una ninna nanna
Poi annegheranno
E la sirenetta canta loro una canzone
Allora questa è la fine
È la fine per te
Non sai-ti che tu meriti questo destino
Mentre lei ti canta una melodia
Una melodia in cui tu alla tine anneghi
Non sai-ti che tu hai fatto qualcosa per meritarti questo
E tu devi annegare per questo
Lei ti attirerà verso la tua scomparsa
Con la sua ninna nanna ammaliante e bella
E tu annegherai
Senza alcuna pietà
Dalla sirenetta
La sua canzone alla fine ti attirerà
Oh lei canta una melodia
E lei attirarli una ninna nanna
Una ninna nanna
Poi annegheranno
E la sirenetta canta loro una canzone
Allora questa è la fine
È la fine per te
Io sorriderò
Quando io so che per te è la fine
Mentre io ti canto
Una dolce ninna nanna
Della tua scomparsa
Ed è quello che tu meriti
Quando tu vieni da me
E nuota con me nelle acque
Dove tu sarai intrappolato nel mio destino
Ed tu rimarrai incantato della mia bellezza
Mentre io ti canto
Una bella canzone
Della tua scomparsa definitiva
La fine è vicina per te
Mentre tu stai annegando in acque crudeli
Oh lei canta una melodia
E lei attirarli una ninna nanna
Una ninna nanna
Poi annegheranno
E la sirenetta canta loro una canzone
Allora questa è la fine
È la fine per te
Io ti canterò
Una canzone della tua scomparsa
E tu sorriderai
Non sapere che la fine è vicina per te
Quando tu vieni da me
E nuota con me in questo acque incantate
Dove io ti ho intrappolato nel mio incantesimo
Ed io ti ho attirato fino alla tua scomparsa
La fine è vicina per te
Io ti canterò
Una ninna nanna della tua scomparsa
Questa è la fine per te
Quando tu affoghi nell'acqua
Oh lei canta una melodia
E lei attirarli una ninna nanna
Una ninna nanna
Poi annegheranno
E la sirenetta canta loro una canzone
Allora questa è la fine
È la fine per te
Canta loro una canzone
E attirarli verso la loro fine
Mentre annegano
Canta loro una ninna nanna
E provocare la loro scomparsa
Oh annegheranno
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Cristian Totti festeggia 18 anni: party con Ilary Blasi, famiglia e amici
  Cristian Totti, compleanno da favola   Ilary Blasi (di ritorno da un viaggio romantico in Turchia con Bastian Muller) ha posato a fianco di Cristian Totti con il suo abito a sirena in seta color caramello durante i festeggiamenti sfarzosi. Chanel Totti accompagnata da Cristian Babalus (i due hanno trascorso una vacanza di coppia a Tenerife) ha abbracciato il fratello, come pure la piccola…
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celestica-1988 · 6 months
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Viaggiai più di trenta ore senza fermarmi neppure per mangiare, dimentico perfino della sete, ma riuscii ad arrivare a casa della famiglia del Valle prima del funerale. Dicono che entrai in casa coperto di polvere, senza cappello, sporco e con la barba lunga, assetato e furioso, chiedendo a grida della mia fidanzata. La piccola Clara, che allora era una bambina magra e brutta, mi corse incontro quando entrai nel cortile, mi prese per mano e mi condusse in silenzio nella sala da pranzo. Lì tra le bianche nuvole di raso bianco nella sua bianca bara c'era Rosa, che al terzo giorno dalla morte si era conservata intatta ed era mille volte più bella di come la ricordavo, perché Rosa nella morte si era sottilmente trasformata nella sirena che era sempre stata in segreto. -Maledizione! L'ho perduta! - dicono che dissi, gridai, cadendo in ginocchio al suo lato, scandalizzando i congiunti, perché nessuno poteva comprendere la mia frustrazione di avere trascorso due anni a scavare la terra per diventare ricco, con l'unico proposito di condurre un giorno all'altare quella giovane che la morte mi aveva soffiato.
-La casa degli spiriti, Isabel Allende
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ghost-muse · 6 months
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la cosa che preferisco di te è l'odore.
sai di terra, erbe, giardini. un po' più
      umano di noi altri. 🍒
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 ʜᴀsᴀɴ Molte volte, Hasan si chiedeva ancora come avesse potuto la gente crederlo capace di qualcosa di tanto atroce come un omicidio; lui che Clara l'aveva amata davvero e che non farebbe male ad una mosca, e non solo per via del proprio credo. Ma soprattutto si chiedeva spesso perché non lo avessero mai creduto in quegli anni, quando aveva più volte ripetuto loro, che sapesse esattamente quanto fosse successo quella maledetta sera. ( ... ) Sa bene che si tratterà in quel bosco molto di più di quanto concesso dalla libertà vigilata, sa bene di star trasgredendo a delle regole molto rigide ma non gli importa, poich'egli ha quel bisogno viscerale di star a contatto con la natura. ( ... ) ‹ ‹  Sai io avevo due timpani funzionanti, una volta.  › › Disse stizzito verso quella ragazzina che non la smetteva di urlar manco avesse visto un fantasma, ma nonostante la confusione nel di lui sguardo, continuò a guardarla con genuina curiosità. ‹ ‹  Potresti calmarti per cortesia, sei più snervante di una sirena della polizia.  › ›
ᴠᴇᴇ Suo padre le dice spesso di non uscir quando il sole sta per tramontare, eppure Vivì, curiosa come un bambino, è solita passeggiare nel bosco anche al calar del sole. Resteranno forse poche ore di luce, ma la pace che trae da quelle sfumature di colore è a dir poco elevata. Siederà come al solito dinanzi al fiume a leggere il suo libro sulle piante, poi tornerà a casa e andrà a letto. Una vita normale la sua, se non fosse che non conosce niente del mondo se non quei boschi e le altre persone che lo popolano non le ha mai viste; anche perché suo padre le ha detto che sono tutti pericolosi. Mai dire mai comunque... Ed eccola lanciare un urlo, mentre gli occhi si posano sulla figura dinanzi a lei e di primo istinto dopo aver urlato, gli lancia una pigna. ‹‹ Non farmi male, non farmi male, non farmi male! ›› Lo ripete, nascondendosi dietro un albero e sbirciando solo dopo essersi appena calmata. ‹‹ Mi vuoi mangiare? ››
 ʜᴀsᴀɴ Con le mani alzate quasi a voler, silenziosamente, rimarcar quel ` guarda che non ti faccio niente `, Hasan abbassò lo sguardo su quella pigna rimbalzatagli addosso e poi caduta a terra. ‹ ‹  Auch.  › › Disse sarcasticamente, fingendo di provar tutto il dolore ch'ella forse sperava di provocargli con quel suo inutile gesto. ‹ ‹  Non intendo farti del male, cosa che sapresti da almeno un quarto d'ora se solo non stessi dando ascolto soltanto alle tue urla.  › › Continuò avanzando d'un poco in direzione di quel albero, dietro il quale vi si fosse nascosta; non sembrava ferita e neppure in pericolo, ma neanche per così dire ` normale .` Quella ragazza aveva davvero qualcosa di strano, come se fosse appena uscita da un libro da colorare per bambini, su qualche mondo incantato. ‹ ‹ Ugh, non vedi? Ho le fauci più aperte del lupo in cappuccetto rosso  › › Rispose sbuffando una piccola risata. ‹ ‹ Come ti chiami?  › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Mio padre dice che voi altri siete pericolosi. ›› Ma deve ammetter che il cuore le batte di gioia e al contempo di paura. Ha sempre desiderato conoscere qualcuno di quelli che suo padre definisce altri, benché ne sia anche spaventata. Allo stesso modo sogna di esplorare il mondo ma suo padre le ha detto che anche quello è troppo pericoloso; non si esce dai confini del bosco! ‹‹ Sei il primo “ altro „ che vedo nella mia vita. ›› E sbuca fuori da dietro l'albero, osservando l'altro incuriosita dai suoi indumenti e dal suo aspetto. ‹‹ Io sono Vartiter, ma la mia famiglia mi chiama Vivì. E tu chi sei? ›› Chiede dunque, accennando poi un cordiale sorriso.
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Altro?  › › Chiese non capendo, inarcando un sopracciglio. ‹ ‹  Scusa, dove hai detto che abiti? › › Continuò. C'era qualcosa di strano a cui non riusciva a venirne a capo in quel piccolo esserino. Sembrava sorpresa, genuinamente spaventata al vederlo, come se non si trovasse veramente a contatto con la realtà in cui vivevano. Tanto che per un istante Hasan pensò ella avesse subito chissà quale trauma cranico, e subito dopo ch'egli fosse sotto l'effetto di qualche strano allucinogeno; peccato però non avesse mai fumato niente in vita propria. ‹ ‹  Sono Rat, piacere di conoscerti Ví. Quindi tu mi stai dicendo che non hai mai visto qualcuno come me? Proprio mai? › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Altro, si. Quelli che vivono nel mondo si chiamano altri e sono pericolosi esattamente come il mondo. ›› Asserisce con convinzione, portando le mani chiuse a pugno sotto il mento. ‹‹ Ciao Rat, ho visto mamma e papà! Ma loro non sono '' altri ''. È la prima volta che vedo qualcuno del mondo, io abito nel bosco! oh no, non dovevo dirlo. ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Sai che anche tu vivi nel mondo, vero?  › › Disse Hasan continuando a non capirla. ‹ ‹  Aspetta fammi capire bene, vivi nel bosco coi tuoi genitori da quando sei nata, e non hai mai visto cosa ci sia oltre esso? Mai mai? › › Com'era possibile una cosa del genere?
ᴠᴇᴇ Sbatte le palpebre diverse volte e lo guarda. ‹‹ Si, so dove vivo! Ma il mio lato di mondo non è pericoloso, cioè.. casa mia non lo è. Anche se vorrei vedere il tuo lato di mondo. Ma è pericoloso! Non voglio morire. ›› Si è sempre chiesta il motivo di quell'isolamento, tuttavia adesso che il forestiero è dinanzi a lei si chiede anche perché vivano da soli e perché lui sia vestito in quel modo. ‹‹ Mh mh, esattamente. Non sono mai andata a scuola ma -- non sono un ciuchino come Skeetie, papà mi fa lezioni su tutto. ››
 ʜᴀsᴀɴ Hasan tornò seduto, a gambe incrociate come Buddha e la guardò per un attimo passandosi una mano tra i capelli castani, leggermente ondulati. ‹ ‹ Perché pensi che il mio lato di mondo sia pericoloso?  › › Chiese dunque cercando finalmente di capir. C'era qualcosa che non lo convinceva per niente nel di lei racconto, e non intendeva viaggiar troppo con la fantasia, ma se fosse stata lei quella realmente in pericolo non l'avrebbe di certo lasciata lì, così. Non che egli non sapesse ci fossero persone che vivevan nei boschi, per scelta, ma addirittura da isolarsi così tanto e reputare gli altri estremamente pericolosi? No, qualcosa non gli quadrava sul serio. ‹ ‹ Scusa la domanda, ma quanti anni hai?  › ›
ᴠᴇᴇ L'osserva con genuina curiosità e dondola sul posto, dando una sistemata alla gonna che solleva leggermente per superare un cumuletto di fango e poter sedere al suo fianco e fissare quel dolce brillar dell'acqua sotto le ultime luci del sole.  ‹‹ Me l'ha detto papà, non mi ha detto perché è pericoloso -- ma così dice papà. ›› E solleva le spalle. ‹‹ Sono curiosa del mondo esterno, ma sono anche molto spaventata. Ho diciotto anni, comunque. E tu? ›› Poi l'osserva sorridendo. ‹‹ Sei vestito buffo! ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Vestito buffo in che senso?  › › Chiese allor egli, continuando a rigirarsi tra le dita quel pezzo di cristallo grezzo, con cui intendeva costruirci un anello, prima che ella lo prendesse completamente alla sprovvista. ‹ ‹ Perché tuo padre di veste anche lui seguendo il tuo stile?  › › Continuò indicandola da capo a piedi, con uno svogliato gesto della mano. ‹ ‹  Io ne ho ventitré, e ti assicuro che fuori da qui le cose non stiano esattamente come dice tuo padre. È vero i pericoli ci sono ma gli ` altri ` come li chiami tu non sono tutti cattivi. E di certo nessuno vuole mangiarti per cena, a meno che tu non ti trovi davanti ad un cannibale.  › › Spiegò con un piccolo sorriso a fior di labbra.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Si, la mia intera famiglia si veste così. Sono abiti che cuce mia mamma. ›› E gioca con piccoli fili d'erba, ponendo le gambe in avanti e muovendo i piedi, che sbattono l'uno con l'altro.  ‹‹ Cos'è un cannibale? Un animale? ›› Chiede dunque, piegando la testa e giocando con la propria collana, da cui pende un cristallo.  ‹‹ Come sono le cose lì fuori? ››
 ʜᴀsᴀɴ Hasan osservò quei di lei atteggiamenti a dir poco fanciulleschi, chiedendosi come potesse qualcuno essere tanto naive ed al contempo, tremendamente spensierato. Sembrava sul serio che le andasse bene la vita che viveva, aldilà della di propria già ben palesata curiosità. ‹ ‹ Un cannibale è un ` altro ` che mangia ` altri. ` Ma lo fa perché è schizzato, non siamo tutti così. E fuori le cose sono normali, per alcuni monotone. Non lo so ... Dovresti vederlo coi tuoi occhi per capire. — Anche quella l'ha fatta tua madre?  › › Chiese infine indicando la piccola collanina al di lei collo.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Sarebbe bello poterlo vedere con i miei occhi ma non posso. Papà dice anche che se me ne andassi darei alla mia mamma un dolore immenso. Dice anche che non bisogna parlare del mondo esterno, con lei. ›› E alza nuovamente le spalle, posando due dita sulla collana per acciuffarne il cristallo.  ‹‹ Oh no, questa no. Non possediamo mezzi per creare queste cose, credo. Un giorno l'ho semplicemente trovata nel bosco e l'ho presa, per ricordarmi che esiste altro lì fuori. Poi mi piaceva il suo colore, il verde è il mio preferito! Tu ce l'hai un colore preferito? ›› Chiede dunque sporgendosi curiosa nella sua direzione. ‹‹ Hai un sacco di segni sulla pelle, come Kratos! Lo sai che è figlio di un Titano e di una ninfa? Il mio secondo nome è Nymphes!  ›› Che stia parlando troppo? Suo padre non ne sarebbe per nulla contento.
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Puoi sempre uscire a vederlo e poi tornare senza che loro lo sappiano, no? › › Disse Hasan, tornando a poggiar lo sguardo sul cristallo, che avvolse con del sottil fil di ferro. Quella per i gioielli era una passione ereditata dal padre, o meglio coltivata attraverso i racconti di sua madre su quest'ultimo, dal momento in cui l'uomo li aveva abbandonati quand'egli era ancor troppo piccolo, per ricordar la verità. ‹ ‹  Quindi è tua madre che ha scelto di farvi vivere qui?  › › Continuò egli. ‹ ‹  Comunque si ce l'ho un colore preferito, l'azzurro. Ma in generale mi piacciono tutti i colori, specialmente quelli dei cristalli tipo l'ametista. Ad esempio, sai che il ciondolo della tua collana sia un pezzo di avventurina verde?  › › E rise, sentendo quel paragone per i tatuaggi sulle braccia, visibili per via della t-shirt bianca immacolata, che copriva gran parte di questi ultimi, specialmente sul petto. ‹ ‹  La mia conoscenza in fatto di mitologia si ferma a quanto ho imparato a scuola. Il mio secondo nome è Marat. Rat per gli amici, che dicono io somigli ad un topo di fogna. Comunque Nymphes è molto più carino come nome.  › › Concluse tornando a sorriderle.
ᴠᴇᴇ ‹‹ E se mi accadesse qualcosa? E se non sapessi come tornare a casa? ›› Chiede, visibilmente in ansia, calmandosi poi quasi repentinamente lanciando un sassolino che accarezza la superficie del fiume. ‹‹ Credo che si, sia lei ad aver scelto di vivere qui. È un posto che la fa stare tranquilla. Papà dice che ne ha bisogno, ma non so perché. ›› E osserva le sue mani lavorare, sorridendo tranquilla, d'altro canto non riesce a sentirsi in pericolo. ‹‹ Non lo sapevo! Sembri intendertene molto. ( ... ) io invece amo la mitologia, se torni qualche volta potrei insegnarti qualcosina su di essa. E non somigli ad un topo di fogna! Sai, una volta un topino è entrato in casa nostra, era molto carino! ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Oh quindi io non sono carino?  › › Chiese fingendosi tremendamente offeso. ‹ ‹  A tornare torno, anche perché si sta facendo davvero tardi e dovremmo entrambi rientrare a casa, io nella mia e tu nella tua. Specialmente tu, a meno che non vuoi tuo padre si arrabbi e non ti lasci più uscire.  › › Disse sorridendole appena. ‹ ‹ Non hai un telefono cellulare, vero? — Comunque sì di cristalli ne so abbastanza, sono molto legato alla natura e a tutto ciò che significa vita.  › › Ammise, lui che non raccoglierebbe neppure un fiore e che sta attento a non calpestar neppure una formica; per questo non capiva neppure come avessero fatto le autorità ad accusarlo della morte della ragazza ch'egli, un tempo, amava.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Oh no no, intendevo dire che sei più simile ad un topolino che ad un vero e proprio ratto! Sai di quelli carini, con il musetto adorabile e i baffi. ›› Un sorriso dolce le veste le labbra nel mentre si alza. ‹‹ Io posso restare fuori fin quando non si vedono le lucciole, a patto che me ne stia nei dintorni di casa. Vuoi vedere casa mia? Da lontano però, abbiamo i cavalli, le mucche, i maialini e un asino super piccolo! Poi abbiamo anche i pomodori, tanta verdura -- oh no lo sto facendo di nuovo, scusa! È che sei la prima persona con cui parlo che non conosce niente di me. Sono felicemente agitata! ›› E fa qualche passetto, allungando la mano nella sua direzione. ‹‹ Non so cosa sia un telefono cellulare..ma anch'io sono molto legata alla natura. Sai che conosco ogni proprietà delle piante nel bosco, che siano esse curative o no? ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Non scusarti. › › Disse egli, alzandosi a propria volta; e tirando fuori dalla tasca l'orologio da taschino di suo padre, lasciò cader in essa la collana appena fatta. ‹ ‹  Ci vengo, ma sto poco perché casa mia è parecchio lontana da qui e sono a piedi.  › › Spiegò guardando l'ora, abbasandosi a raccogliere la propria felpa, che indossò poi con gesto svelto. ‹ ‹  Comunque devo portarti un telefono se riesco, ed insegnarti ad usarlo, così se è brutto tempo e non possiamo vederci, almeno ti rimane un contatto col mondo che non conosci.  › › Disse, e le sorrise infilando le mani nelle tasche dei jeans. In qualche modo quella ragazzina lo faceva stare in pace con se stesso, ma non era ancora pronto al contatto con un altro essere umano. ‹ ‹  Io so riconoscere i funghi velenosi. Comunque se mi fai strada ti seguo — e mi stai dicendo che le lucciole esistono davvero? Non ne ho mai vista una!  › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Potrei prestarti il mio cavallo per tornare a casa ma non credo sapresti dove metterlo, poi. ›› Una risata cristallina e delicata, che ricorda quasi quella piccola pietra che sfiora la superficie dell'acqua con eleganza le esce dalla labbra. Sua madre le ha insegnato a non ridere in maniera '' sciocca '' troppo rumorosa e coprirsi la bocca, ed è ciò che fa.  ‹‹ Quindi il telefono serve per sentire le persone che non sono vicine a noi? Cioè tipo tu sei lì dentro e puoi parlare con me? ›› Chiede adesso confusa, mentre inizia a camminare stando attenta a rami sul terreno e pietre.  ‹‹ Io no, ammetto di aver rischiato spesso di raccogliere quelli velenosi. ( ... ) Il bosco è un posto magico sai? Specialmente il posto dove eravamo prima, che inoltre è il mio preferito. Esistono davvero e sono molto belle. Le trovo anche molto romantiche! Ma forse troverei romantica qualsiasi cosa. Adoro le cose romantiche! ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Sei gentile ma temo tu abbia ragione, nel mio garage non c'è spazio per il tuo amichetto.  › › Ribatté egli, calciando distrattamente qualche sassolino nel tragitto. ‹ ‹  Non proprio comunque, io sarei a casa mia non nel telefono, ma ti arriverebbe un mio video in diretta, dal mio telefono al tuo.  › › Tentò di spiegarle. ‹ ‹ Poi ti spiegherò meglio.  › › aggiunse. ‹ ‹  E fidati non ti ci facevo proprio romantica, visto il tuo essere appena uscita da qualche trilogia sulle fate e chissà quale mondo perduto. › › Scherzò infine.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Uhm sono un po' confusa! Come si fa ad essere nel telefono di qualcuno e contemporaneamente a casa propria? Aspetta -- hai dei poteri magici? ›› Sgrana dunque gli occhi, brillanti e felici come quelli di una bambina dinanzi a dei dolciumi.  ‹‹ Io sono un alseide, come Callisto e Anthea, loro erano ninfe buone che concedevano passione e cure a chi attraversava il bosco. Ho letto della passione nei romanzi che divoro, le donne innamorate vengono descritte come passionali. Credo che sia un sinonimo di romantiche..! ›› Gli sorride e indica poi in lontananza, quella grande casa fatta di legno, circondata nei lati da un campi pieni di colture. ‹‹ E quella è casa mia. ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Oh le mie più sentite scuse mini ninfa.  › › Disse Hasan alzando le mani in segno di resa. ‹ ‹  Non è che sei nel telefono, è solo una tua versione fatta di pixels, e no non ho poteri magici.  › › Proseguì trattenendo una lieve risata. ‹ ‹  Oh quindi i libri sai cosa siano, almeno quello. Cominciavo un po'a preoccuparmi.  › › Concluse osservando la casa, che sembrava un'accurata rappresentazione del vivere in maniera modesta, visto gli orti e il bestiame attorno. Potendo scegliere si sarebbe volentieri trasferito anch'egli in quella pittoresca oasi di pace.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Cosa sono i pif..fixtel? ›› Chiede perplessa, gonfiando poi le guance. ‹‹ Hey! Guarda che io leggo molto e so cosa sono i libri! Sono praticamente la mia unica compagnia qui. ›› Ammette con un velo di tristezza che sparisce dietro un sorriso. ‹‹ Tornerai davvero? ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Lascia stare te lo spiego un altro giorno.  › › Disse Hasan guardandola con tenerezza. ‹ ‹  Qual è l'ultimo libro che hai letto?  › › Chiese poi, riprendendo il ciondolo dalla tasca. ‹ ‹ Prendilo  › › Disse aspettando ella gli allungasse la mano per poter lasciarlo cader nel di lei palmo. ‹ ‹  Non è un regalo, ma una garanzia. Tornerò a riprenderlo. › › Concluse con un piccolo sorriso in volto.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Un grande classico di questi tempi, Anna Karenina. “ Capì che, non solo ella gli era vicina, ma che ora non sapeva più dove finiva lei e dove cominciava lui. ” ›› Sorride dolcemente, passandosi qualche ciocca rossa dietro le orecchie. Poi osserva l'altro ed apre la mano accogliendo il ciondolo che lui le lascia. L'osserva e lo stringe delicatamente verso il petto. ‹‹ Me ne prenderò cura. ››
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹  Il mio peccato principale è il dubbio. Io dubito di tutto e mi trovo sempre nel dubbio.  › › Replicò Hasan, di gran lunga più razionale. ‹ ‹  Non farlo vedere a tuo padre però, non voglio crearti problemi.  › › Le consigliò poi. ‹ ‹  È il caso io torni indietro ora, si è fatto davvero tardi.  › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Oh no, preferisco : scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare. ›› Ancor un sorriso e un annuir del capo. ‹‹ Si, sarà meglio. La notte è bella, così come la luna, ma anche terribilmente pericolosa. ›› E s'allontana di qualche passo, uscendo dall'alta vegetazione. ‹‹ Ti aspetterò. A presto, nuovo amico. ›› E così, con il sorriso più smagliante che possa fare, si volta camminando verso casa.
 ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Perchè sei proprio un'inguaribile romanticona.  › › Ribatté Hasan ridendo genuinamente; una risata davvero lieve ma pur sempre veramente genuina, dopo tanto tempo. ‹ ‹  Sogni d'oro, Vi.  › › Concluse infine.
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ilmiocentimetro · 8 months
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A 11'200 chilometri di distanza
Sento l'aria muoversi verso la mia direzione
Come le onde d'urto d'uno tsunami
Il mio ego se ne nutre e le abbraccia tutte
"Venite!" urlo, come una madre scellerata ad uno sciame di vespe furibonde
E come un giovane Dorian, sento la colpa entrarmi dentro
Mantenendo una parvenza di bellezza
Spalmando sul mio corpo l'amore che hai voluto dedicarmi come una costosissima crema da notte
E' un unguento prodigioso
Che rinvigorisce l'animo
Che ricorda alle mie membra
Che la vecchia Sirena d'un tempo non ha perso il suo smalto
Che ancora lambisco prede fingendomi agnello
Che segretamente bramo lo struggente suono dei lamenti d'amore
Dei sogni irrequieti
Dei singhiozzi interrotti
Delle notti insonni
Dei pensieri sporchi
Perennemente impostora del mio stesso fascino
Vivo ogni conquista smembrando in due il mio corpo e la mia mente
"Lusingata", col cappello a veletta calato sul viso angelico, gli occhi socchiusi e imbarazzati
"Spavalda", col sorriso beffardo e affamato di chi vuol sapere a tutti i costi quanto vorrai avvicinarti al baratro
Memore delle ossa degli amanti che giacciono sul fondo
Come preziose reliquie o trofei dimenticati
Buoni solo a voluttuose chiacchiere marine
Una parte di me vorrebbe accarezzarti la barba bruna
Guardarti negli occhi e dirti, dolcemente, "in che guaio di sei cacciato"
Ed un'altra, meschina ed oscura, chiederti fin dove il tuo amore potrebbe arrivare
Come una maledetta incantatrice
Tentarti nelle prove più stupide
Sedotta io stessa dall'onnipotenza dell'amor donato
"Non sono perfetta"
Lo trovi scritto in piccolo su ogni angolo della mia pelle
Intorno a ogni piccolo neo o imperfezione
Tra le pieghe del mio encefalo
E nel fondo dei miei occhi
Sono solo una bambina con le forme di donna
Una Sirena reietta senza regno né sudditi
Un'anima solitaria che non ha altro da dare se non la propria spontaneità
Nessun futuro
Nessun accordo
Sono perennemente in balia delle onde, verso "altro"
Altri lidi
Altri amori
Altri stimoli
Saresti l'amore di una notte?
L'amico di una vita?
Entrambi
O nessuno
Saresti la metà della mie mela (o della mia banana)
O forse solo un piccolo spicchio dentro il mio essere?
Non vedo distinzioni
Non contemplo barriere
Se il tuo é amore, io non lo so
Amore, curiosità, infatuazione, desiderio,
Tutto, oppure niente
Ma poco importa ai miei occhi
Provo anch'io curiosità per il tuo odore
Per il tuo modo di leggere
Per l'odore della tua casa
E mentre scrivo tutto ciò sento un peso allo stomaco
Ed é paura: paura di illudere
Paura di soggiogare
Paura di nutrire i tuoi desideri
Quando io stessa non conosco i miei la maggior parte del tempo
Come il vento non sa assicurare una buona pesca o un buon raccolto
Un tramonto luminoso o un'alba tempestosa
All'innamorato viandante sotto al cielo
Cosa posso offrirti?
Una scatola vuota?
Svuotata, o da riempire?
Io questo non lo so.
Forse la tua non è nemmeno una domanda, o una richiesta
Forse la tua è una cartolina che non attende risposta
E io ne sto cercando una che nemmeno conosco
Ma ho sentito muoversi dentro qualcosa
Un piccolo fuoco
La luce di una candela
Su una piccola barchetta di carta
Lasciata al dolce cullare del fiume
E sono curiosa di vedere dove arriverà
Se si accascerà su se stessa tra qualche chilometro
(11'200 sono tanti)
Se troverà una baia tranquilla, con delle piccole oche selvatiche
Se dopo aver superato impetuose rapide
Raggiungerà vittoriosa l'oceano
Per poi sparire in una bocca di balena
O giungere a me dalla corrente del Golfo
Con un piccolo fiore viola appoggiato sulla prua.
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poesiatriste · 9 months
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Elizabeth e Pedro mi hanno insegnato a vedere la mia situazione da una prospettiva del tutto logica e razionale, prima di leggere questo libro la mia mente non riusciva a materializzare una forma concreta del perché sentissi un legame così forte con questa ragazza...l'ho sempre percepito ma adesso ne ho la certezza. A volte il riflesso umano e fisico non riesce a sentire l'essenza interiore di un anima nascosta, bisogna camminare con forza e tenacia, attraversando anni, ostacoli, vite altrui, debolezze non appartenenti al nostro percorso, bisogna cogliere quella piccola parte che scartano tutti ma ai tuoi occhi sembra perfetta e speciale, noterai di averla sempre vista così perché forse apparteneva già a te ma non l'avevi mai notato. Diffidate di ciò che all'apparenza sembra un "limite" ma scavate attraverso le emozioni, attraverso una realtà visibile ma estranea ad occhi ciechi e barrati dal superfuo.❤
Elizabeth e Pedro mi hanno insegnato che non importa in quale epoca tu abbia vissuto, con chi hai condiviso la tua vita, se sei stato un militare, un dottore, una sirena degli abissi, non importano i progetti di vita e il futuro che sogni, ciò che ti aspetti e ti obblighi a vivere con qualsiasi uomo o donna al posto di aprire il tuo cuore ad un amore puro e sincero. Non importa niente di così irrilevante perché il destino ti trascinerà sempre al punto di partenza, qualora dovessi perderti ti ritroverai vicino a dove tutto è iniziato, è come se la tua anima prima di incarnarsi avesse fatto un giuramento, una promessa ad un'altra anima vitale e qualsiasi cosa sarebbe accaduta prima o poi queste due anime si sarebbero ritrovate, si sono sempre scontrate ma mai vissute.
È esattamente ciò che sto vivendo io con te, adesso è tutto più chiaro...❤ Non importa cosa tu faccia, le nostre anime si incontreranno sempre perché tu ed io siamo anime gemelle mia piccola occhietti castani tristi, niente e nessuno potrà mai dividere questo nostro sentiero per riunirci. Alla fine ci riusciamo sempre. E lo faremo anche stavolta. Lo faremo sempre perché io sono qui. Solo per te. Non ho intenzione di guardare da un'altra direzione.
@occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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weirdesplinder · 10 months
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Podcast vi racconto un drama: lista di Drama asiatici con sirene e tritoni
Sempre in onore dell’uscita al cinema del film live action Disney La Sirenetta, dopo il video dedicato ai libri con sirene potevo forse mancare di suggerirvi dei drama con protagoniste Sirene? Assolutamente no, perciò  ecco una piccola lista di drama a tema sirene/tritoni, ricordandovi comunque, se non l’avete ancora fatto, di guardare anche il film con Tom Hanks: Splash , una sirena a Manhattan:
- Legends of the blue sea, kdrama
Link: https://www.viki.com/tv/32240c-the-legend-of-the-blue-sea
Trama: Liberamente ispirato alla trama del film  Splash - Una sirena a Manhattan, conTom Hanks. Una sirena lascia il mare e acquisisce le gambe per inseguire l’uomo di cui in un lontano passato si è innamorata e si ritrova nella New York moderna per conquistare un truffatore playboy superintelligente e superbello, che  asua volta si ritroverà tra le mani una ragazza stupenda ma che sembra nonc onoscere nulla del mondo che la circonda.
La mia opinione: Bello, fatto bene, con bravi attori, ma non avrebbero dovuto allungarlo iulteriormente di ben 4 puntate arrivando a 20 invece di 16, hanno voluto inserire troppa roba in una sola trama che se rimasta semplice con uno stile favolistico sarebbe stata molto più bella e delicata. Invece hanno voluto aggiungere, magia, problemi famigliari, problemi di denaro ed eredità, elementi da thriller e mondi parralleli, veramente un po’ troppo, ma il livello di questo drama è molto alto. Non posso non consigliarlo comunque.
- Koi wa Deep ni   (Love is deep), dorama/J-drama
Link: https://kissasian.pe/drama/koi-wa-deep-ni-2021-episode-1
Trama:Una sirena sotto mentite spoglie è stata incaricata dagli altri animali marini che vegliano su di lei (e con cui lei può parlare) di infiltrarsi tra gli umani di un istituto marino di una baia giapponese per cercare di abbassarne il livello di inquinamento e capirne le cause, m aquando il suo incaico sta per finire scopre che una famosa catena di alberghi ha in progetto di aprire un albergo sulla baia e di costruire in mare una torre subacquea per poter far godere ai turisti la vista dei fondali marini. Naturalmente tale costruzione avrebbe un impatto devastante sull’ecosistema della baia e la sirena deve cercaer di impdire che il progetto vada in in porto. C’è solo un problema. Finirà per inamorarsi proprio del CEO che è incaricato di tale progetto.
La mia opinione: trama carina e drama breve e semplice che sarebbe super godibile (adoro le aragoste, tartarughe di mare e murene parlanti) se non fosse per la sua lentezza in certi punti e i silenzi in certi dialoghi. Avrebbe avuto bisogno di un ritmo molto più sostenuto.
- My love from the Ocean, C-drama
Link: https://www.youtube.com/watch?v=XyQDwHu_NnU
Trama: una ragazza ventenne con un padre iperprotettivo e un profondo amore per gli animali marini, rimarrà coinvolta in cose molto più grandi di lei, in primis nelle indagini che un cercatore di tesori sta facendo su una droga che sembra sia derivata dal sangue delle sirene.
La mia opinione: trama originale dove più che di sirene esattamente parliamo di un popolo del mare che abita una certa isola cinese...se tutto fosse raccontato con senso logico e temporalmente normale cioè con i fatti del passato spiegati prima del presente credo sarebbe stato più chiaro e godibile, purtroppo invece è solo un gran caos dove non si capisce nulla.
- Surplus Princess, K-drama
Link: https://kissasian.pe/info/surplus-princess
Trama: Liberamente ispirato alla storia del cartone La Sirenetta della Disney che spesso cita in modo ironico, ma ambientato ai giorni nostri. Una sirena innamorata del mondo umano e di un famoso chef televisivo decide di tentare di conquistarlo, ma la pozione che ha rubato le concede solo 100 giorni di tempo per conquistarlo, pena la morte. Ma nonostante creda di aver studiato molto bene il mondo terrestre tramite il web, navigare i suoi misteri sarà molto più difficile del previsto, per fortuna sulla sua strada incontrerà molte persone persino più strane di lei disposte ad aiutarla. E ne avrà veramente bisogno.
La mia opinione: carino e ironico fa il verso o parodia a diversi altri film e serie tv tipo la Sirenetta, Attack on Titan, Frozen.... è anche romantico e moderno, con ritmo frizzante, peccato che un certo clichè che io odio veramente, ma per il resto super consigliato.
- Blue whisper, C-Drama
Link: https://www.viki.com/tv/
Trama: Una potente e talentuosa maestra di arti marziali, Ji Yun He  ha avuto la benedizione di ricevere un dono unico, la capacità di rendere  mansueto qualsiasi demone, Yun He avrebbe dovuto passare la sua vita in  viaggio per il mondo, aiutando coloro che avevano bisogno  dei suoi servizim, ma la rigorosa legge dettata dagli Dei l'ha confinata entro i confini della Valle dei Demoni. Impossibilitata  a liberarsi dai profondi e oscuri segreti che la tengono confinata  nella Valle, la situazione di Yun He peggiora  quando la perfida Principessa Shunde le dà l’incarico di domare e sottomettere al volere della principessa un tritone, Chang Yi. Se fosse riuscita in questa missione sarebbe potyuta uscire finalmente dalla valle. Ma non solo deve avvalersi per questo dell'aiuto di suo  fratello adottivo e nemico giurato Lin Hao Qing, quando sono costretti a passare molto tempo insieme Yu He e Chang Yi finiscono  inevitabilmente per provare attrazione reciproca. Ormai innmaorata di lui Yun He si rifiuta di sottomettere la volontà di Chang  Yi a quella della Principessa. Ma nel dargli la sua libertà, sarà poi  lei a sacrificare la propria?
La mia opinione: Drama fantasy cinese che segue tutti i crismi di questo genere che vi devono piacere. Il ritmo non è male, ma il drama è veramente lungo se lo volete vedere tutto talmente lungo che l’hanno diviso in due parti. Gli effetti visivi e speciali, i costumi, la fotografia tutto è di livello piuttosto alto. Il budget c’era e si vede.
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sorella-di-icaro · 11 months
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STORIA ALTERNATIVA DE LA SIRENETTA
In un mondo incantato, dove creature magiche popolano i mari e gli oceani, c'era una giovane sirena di nome Marina. Marina era diversa dalle altre sirene; invece di avere una splendida coda di pesce, aveva una coda di piume multicolore. Era una sirena dall'animo libero e curioso, che desiderava esplorare il mondo umano.
Un giorno, mentre nuotava vicino alla superficie del mare, Marina sentì la melodia di un flauto che la incantò. Seguendo l'incantevole suono, arrivò fino a una piccola barca dove un giovane principe di nome Alessandro suonava il flauto. I loro sguardi si incrociarono e si innamorarono all'istante.
Marina desiderava disperatamente essere con il principe, ma senza gambe umane, era impossibile per lei raggiungere la terraferma. Decise di chiedere aiuto a una strega marina chiamata Morgana. Morgana era famosa per la sua magia oscura e le venne in mente un piano per aiutare Marina.
In cambio della sua voce melodiosa, Morgana avrebbe trasformato la coda di piume di Marina in gambe umane per tre giorni. Marina accettò, sapendo che l'amore per Alessandro era più forte di qualsiasi altra cosa.
Una volta sulla terraferma, Marina sperimentò la meraviglia e la bellezza del mondo umano. Tuttavia, senza la sua voce, era incapace di comunicare con Alessandro. Decise di esplorare il regno umano, sperando che il suo amore per il principe fosse abbastanza forte da superare la mancanza di parole.
Durante il suo tempo sulla terra, Marina scoprì una cospirazione malvagia architettata da Morgana. La strega marina voleva ottenere il controllo dei mari e degli oceani, e aveva intenzione di usare i poteri magici di Marina per realizzare il suo piano oscuro.
Marina, determinata a proteggere il suo amato e il suo mondo, decise di sconfiggere Morgana. Riunì un gruppo di amici provenienti dal mare, tra cui una famiglia di delfini parlanti e una colonia di creature marine magiche. Insieme, combatterono contro Morgana e la sconfissero, salvando così il regno marino.
Alla fine, Marina realizzò che l'amore non era solo romantico, ma anche un sentimento che si estendeva a tutto il mondo intorno a lei. Decise di rimanere una sirena, ma con l'aiuto della magia buona, la sua coda di piume diventò ancora più splendida e le diede la capacità di proteggere il mare e le sue creature.
Marina e Alessandro rimasero amici per sempre, condividendo il ricordo del loro amore e dell'avventura che avevano vissuto insieme. La sirena con la coda di piume divenne una leggenda, ricordata per la sua coraggiosa battaglia contro il male e la sua dedizione alla protezione del mare.
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romanogreco · 1 year
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La memoria della carta - 1934 o il canto della Sirena (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1331959829-la-memoria-della-carta-1934-o-il-canto-della?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=romanogreco&wp_originator=wutwaLWyq84Sno%2BpVZ3JcOrE5ij7GVsANqUtHTtjx9CSQnaQdhLGM4vOMPDSV69F0HQm3NdOWtZJtYMnQOAx6H6jbOGzib8MU8IDjbpXChx53J72BhxSnp82bIFOx%2FCa 
ANTEPRIMA:
1934 o il canto della Sirena
Sirio e Mariele, in due sdraio sulla spiaggia, sotto un ombrellone abbassato, osservavano il crepuscolo che avanzava dal mare. Erano quasi le sei della sera del dieci di febbraio e il sole era tramontato dietro le case di Cervia, alle loro spalle.
Mariele si stringeva addosso il giaccone, si sporse verso Sirio e gli appoggiò la mano sul braccio.
I suoi occhi erano di un verde unico. A volte si incupivano disegnandole impercettibili rughe sulla pelle chiara e fresca.
«Devo ringraziarti» disse «è stata una settimana intensa, meravigliosa. E debbo chiederti un favore…»
Si protese verso la borsa in tela accanto alla sdraio e ne estrasse una piccola confezione in carta da regalo, sigillata sui lembi con l’adesivo di un cuore. Poteva essere un libro.
«Quando sarà il momento dovrai darlo a Rodolfo.»
«Quando sarà il momento…?»
«Sì. Lo capirai. Succederà una cosa talmente fuori dal comune… lo capirai. Adesso toglilo per favore, Rodolfo sta tornando.»
Sirio l’avvolse nella propria giacca a vento appoggiata sul tavolino che reggeva l’ombrellone.
«Per scaldarci un po’… Bourbon, non del migliore, ma è quel che ho trovato…!» Disse Rodolfo porgendo il primo bicchiere a Mariele: «Alla mia bella».
Prese posto anche lui, nella sdraio dall’altro lato di Mariele.
«Quindi avete deciso» disse Sirio «nessun ripensamento…?»
«Siamo stati bene da te… sei il miglior amico, e lo sai. Ma la nave salpa domani da Genova. Dobbiamo andare…» Disse Rodolfo.
E Mariele: «Oh, ma saremo sempre in contatto. Ti manderemo fotografie di ogni nostro bacio…» Si protese verso Rodolfo per strofinargli il naso sul naso.
«Le aspetterò» disse Sirio. «Voglio che siate felici per tanti anni ancora come in questo momento…» Alzò il bicchiere.
Rodolfo lo toccò col suo: «Alla felicità di Mariele…».
E Mariele: «Finché sarà il momento». Fece tintinnare il suo sugli altri.
Rimasero a osservare le increspature del mare che sembravano portare a terra la notte, l’una dopo l’altra come giorni che passano. Poi Rodolfo si riscosse: «Dobbiamo rientrare».
Presero posto nella piccola, antiquata Clio color vinaccia di Sirio.
C’era poco da dire, gli addii sono sempre un po’ mesti. Salirono in casa. E mentre Mariele riordinava i bagagli, Rodolfo prese Sirio in disparte. Gli porse un fascicolo rilegato con spilli metallici.
«Questo è il romanzo che sto scrivendo. È la nostra storia, mia e di Mariele. È solo una prima stesura, una bozza, mi piacerebbe che lo leggessi, se ti va…»
«Certo che lo leggerò. È una storia bellissima la vostra, vivetela appieno, senza perdere attimi. Mariele è semplicemente meravigliosa: abbi cura di lei.»
«Lo farò. Qualunque sia il futuro.»
Il Canto della Sirena.
Capitolo primo.
In gennaio avevo affittato un villino in una località poco a nord di Nettuno, appartata quanto bastava al mio scopo. Avevo bisogno di tranquillità per raccogliere le idee e sviluppare la trama complessa che avevo a mente per il mio prossimo romanzo. Quella mattina, saranno stati un due o tre giorni dal mio arrivo, ho sentito un canto. Una voce di soprano che entrava dalla finestra sul lato del mare, dove avevo ricavato il mio studio. Sarebbe potuto essere un disco di opera lirica. Invece no, perché ritornava sulle strofe, ripeteva passaggi, provava intonazioni. Una voce bellissima che mi induceva a sognare. Ho aperto un nuovo file e digitato un titolo: “Il Canto della Sirena” e lasciato che la fantasia corresse dietro a quel canto. Ho deciso che avrei scritto e descritto in prima persona.
Arrivato a “prima persona” sono uscito. Ho preso per la direzione da cui proveniva la voce. Man mano che avanzavo affondando nella sabbia, quella voce diveniva più distinta e armoniosa e musicale e le parole chiare e intelligibili. Era un canto d’amore.
Il villino era a un paio dopo il mio.
Fuori dalla siepe, attraverso la finestra aperta, la vedevo.
Era al pianoforte.
Capelli d’un castano dorato che piovevano sulla camicetta chiara.
Sono rimasto ad ascoltarla e osservarla. Confesso che ero confuso e affascinato.
Non so come, dopo un po’ che mi trovavo lì in silenzio e quasi senza respirare, deve aver percepito la mia presenza. Si è voltata di scatto verso la finestra ed ha sorriso.
“Perdonami” le ho detto “non avevo intenzione di spiare. Ti ho sentita e non ho potuto fare a meno di fermarmi. Mi chiamo Rodolfo Sanavalle, e abito poco più in là.”
Lei è venuta alla finestra e sorrideva. Due meravigliosi occhi verdi che però, mi sovviene adesso, si nascondevano dietro un velo, non so se di tristezza o disperazione.
È arrivata al davanzale e ha detto: “Io sono Mariele Rugantini. Debbo esibirmi a Milano, fra una settimana. Sarà la mia ultima performance e vorrei lasciare un bel ricordo nel mio pubblico.”
Non sono un intenditore d’opera lirica. E sì, forse, da qualche parte avevo sentito o letto il suo nome.
“Perché l’ultima?” Le ho chiesto.
E lei: “Sono stanca. Voglio ritirarmi. Forse farò una crociera, o un viaggio di un paio di mesi. Per dopo… si vedrà.”
“Fortunato tuo marito…!” Le ho detto, non so bene perché.
“Marito?” Si è messa a ridere. “Nessun marito, o amante… o altro. Troppo impegnativo…”
Ha arricciato il naso e scosso la testa e si è soffermata a fissare dalla parte del mare, con quei meravigliosi occhi verdi e tristi.
“È un bel posto tranquillo, qui.” Ho detto io.
Si è riscossa: “L’ideale per i miei vocalizzi, non do fastidio a nessuno e nessuno disturba me. Lei piuttosto, un uomo, cosa ci fa in questa stagione in questo deserto?”
“È per un motivo molto simile al tuo.” Ho detto e le ho spiegato di essere uno scrittore in cerca di tranquillità per riordinare le idee.
Lei ridendo ha confessato di non conoscermi come autore e di non aver mai letto un mio libro. “Ma questo non mi impedisce di offrirle un caffè”. Ha concluso aprendomi il cancelletto.
Versato il caffè nelle tazzine le ha portate sul tavolo di cucina fra noi.
“E questa sua professione, sì, insomma, di scrivere libri” ha detto mentre faceva girare il cucchiaino “le dà di che vivere?”
“Non del tutto” ho confessato “arrotondo con delle ripetizioni di italiano.”
“Coltiva nuove generazioni di scrittori, insomma.” Una breve risata ha accompagnato le ultime parole.
Non penso volesse deridermi, così ho risposto sinceramente: “Mi piacerebbe crederlo. A te, invece, piace leggere?”
“C’è stato un periodo, diciamo intorno ai dodici, tredici anni in cui mi aveva affascinata Alberto Moravia…”
“Ah, inusuale per una femminuccia.”
“No, perché? Mi coinvolgeva invece, c’erano molte eroine nelle sue storie: La Romana, la Ciociara, Carla degli Indifferenti… e mi assorbivano tutti quei suoi ragionamenti sulla noia e la disperazione che li seguivi pagina dopo pagina tanto che ti sembrava si ripetessero e invece no, andavano avanti e oltre. Era come una voce nella testa che ti sospingeva ad arrivare in fondo. Sa che ho ritrovato giorni addietro 1934 e l’ho riletto?”
“È possibile vivere nella disperazione e non desiderare la morte?” Ho citato a memoria. E lei, con di nuovo quell’incredibile angoscia negli occhi:
“La domanda giusta è: È possibile vivere nella disperazione? E se così dev’essere, perché non desiderare la morte?”
Il duplice quesito, traslato nella vita, quindi fuori dalla fantasia romanzata, mi ha sconvolto. Mentre ancora cercavo un modo per replicare, o comunque sdrammatizzare, lei ha aggiunto: “Mi scusi, non voglio scacciarla, ma devo tornare al lavoro.” E subito dopo, come pentendosi: “Però possiamo vederci più tardi, se vuole…”
Le ho lasciato uno dei cartoncini da cui risultava che offrivo ripetizioni di italiano e materie letterarie, e sono tornato alla porta che dava sulla spiaggia.
Rientrato a casa ho trascritto il nostro incontro. Ero diventato a un tempo persona e personaggio e la mia stessa vita l’ambientazione di un romanzo.
Attraverso la finestra aperta seguitava a raggiungermi la voce di Mariele, alimentandomi pensieri, spingendomi a scrivere pagine su pagine, fino a perdere la cognizione del tempo. Mi sono riscosso che fuori era buio. Mariele, la sua voce, adesso, d’improvviso, era un’assenza e quasi con una sorta di rimorso non sapevo ricostruire il  momento in cui avevo smesso di sentirla. Le sette, le otto della sera? Dal mare giungeva il suono monotono della risacca.
Non mi aveva chiamato.
Ho pensato di tornare alla sua villa lungo la spiaggia.
Ma no: indiscreto invadente pressante. No: non era il caso.
Invece il telefono finalmente ha squillato.
L’insegna della trattoria fuori Nettuno tremolava. Ammiccamenti. Quasi inviti.
All’interno, fuori stagione, i tavoli erano tutti liberi. La donnona rubiconda, con indosso il grembiulone e un cappellone floscio da cuoca, sorrideva venendoci incontro. La giovialità fatta persona! Non ha smesso di coccolarci tutto il tempo: suggerito i piatti migliori, i vini più appropriati, raccontato aneddoti e storielle buffe di clienti. Si era apparecchiata una seggiola e veniva a sedersi con noi nei tempi d’attesa fra una portata e l’altra. Ciarlava in continuazione, metteva allegria.
O forse eravamo noi, Mariele e io, ad essere allegri e felici, e così, per simpatia o induzione, avrebbero asserito un chimico o un fisico, tutto all’intorno ci appariva felice ed allegro.
Mi rendo conto che al giorno d’oggi non si scrive più come sto facendo… ma butto giù emozioni di getto, forse dopo taglierò… ma per adesso riporto ciò che provavo in quanto persona, più in là, forse, lo farò calzare con un me personaggio.
Quella stessa notte Mariele ed io ci siamo amati la prima volta.
Poi, molto più tardi, fuori s’intravvedeva il primo chiarore, ed io non volevo dormire benché non avessi dormito, mi sono alzato e tornato verso casa dalla parte del mare. Era freddo, e il vento mi contrastava mentre procedevo nella sabbia. Mi sono messo subito alla tastiera, perché non intendevo perdere nulla di quanto stavo vivendo.
I tre giorni successivi si sono replicati, uguali a sé stessi, con quella cadenza forse monotona che uno non percepisce né apprezza, se non quando sono passati. Durante il giorno lavoravamo, lei in preparazione dell’Opera a Milano, io al mio romanzo; la sera si cenava nella ormai nostra trattoriola di Nettuno, la notte ci si amava. Poi, quando Mariele si addormentava, io tornavo a casa per scrivere la nostra storia.
La quarta notte, vigilia della partenza di Mariele per Milano, sono accadute alcune cose, in un crescendo – o meglio, un decrescendo – che mi ha condotto dalla felicità alla disperazione e all’angoscia.
Siamo rientrati da Nettuno intorno alla mezzanotte. Mariele era del solito umore, allegra e felice. In macchina aveva canticchiato motivetti con quella sua voce così musicale. In casa gli occhi verdi meravigliosi mi hanno accarezzato: “Sei reale?”, ha chiesto passandomi una mano sul viso. “Che peccato averti incontrato proprio alla fine…”
Non ho capito, eppure ho lasciato correre, non le ho chiesto che intendesse. Anche perché lei ha subito aggiunto:
“Amami”. E mi ha offerto la bocca.
Non descriverò gli abbracci, le carezze, i baci, la ricerca di lembi di pelle, di un collo da baciare, di un contatto umido, di mani sulla schiena e dita sulla nuca, di lingua e bocca intrepidi e della scoperta di brividi nuovi, e poi gli spasimi e gli spasmi e gli abbandoni.
Resteranno fatti intimi e nostri.
È stato soltanto dopo che mi ha chiesto se volevo accompagnarla a Milano per l’Opera e se mi andava di condividere la Crociera che aveva programmato.
“Sarà l’ultima” ha detto “vorrei che ci vieni anche tu.”
Perché l’ultima? Stavo per chiederle, quando una smorfia le ha contratto la faccia, serrato gli occhi.
“Scusami, un’emicrania… improvvisa, atroce. Perdonami, mi sdraio un momento, tra un poco mi passa.”
Ha ingoiato qualcosa, e si è distesa; e forse addormentata.
Più tardi mi ha voluto accanto a sé sul letto.
“Ricordi Moravia e la disperazione?” Mi ha chiesto.
“Certo.”
“Lucio, il protagonista, era giovane, sano, sarebbe potuto essere felice. Invece si sentiva disperato, l’assenza di speranza che si acquisisce alla nascita, quella per cui qualsiasi inizio comporta una fine l’angosciava. La consolazione, nostra, di tutti, è che ne ignoriamo la data, della nostra fine. Ma se invece la conoscessimo? Be’, allora la disperazione, l’assenza di speranza, sarebbe tangibile. Rodolfo… Ho un tumore, un grosso tumore inoperabile al centro della testa. Inattaccabile da radiazioni e farmaci. Un nemico delle dimensioni di una noce che ogni momento si dà da fare per uccidermi. E ci riuscirà. A meno che io non uccida lui per prima. In ogni caso moriremo insieme.”
I suoi occhi magnifici verdi mi fissavano velati di angoscia: “C’è una guerra sul tempo fra me e lui, a chi fa prima. Se vinco io mi sarò risparmiati gli ultimi giorni tremendi: sonni sempre più lunghi, risvegli ogni giorno più brevi; dolori lancinanti in crescendo, capacità di pensiero che si esaurisce nel nulla. È questa la disperazione vera, Rodolfo, quella che ti nega ogni speranza. Quando sarà il momento non so se ce la farò da sola. Tu mi aiuterai.”
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Submarine
by VentoDiLevante
Una piccola storia in un universo alternativo di Our Flag Means Death, in cui esistono le sirene e il capitano Edward Teach sta per scoprirlo.
Words: 3583, Chapters: 2/2, Language: Italiano
Fandoms: Our Flag Means Death (TV)
Rating: General Audiences
Warnings: No Archive Warnings Apply
Categories: M/M
Characters: Blackbeard | Edward Teach, Mermaid!Stede - Character
Relationships: Blackbeard | Edward Teach/Stede Bonnet
Additional Tags: sono troppo vigliacca per taggare direttamente Ferio qui su Ao3 :'), ma la storia nasce chiaramente grazie al suo Stede sirena, universo alternativo
source https://archiveofourown.org/works/41933673
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solamasolare · 2 years
Text
chiedo scusa a quella bambina di 5 anni che amava mettersi in costume d’estate
chiedo scusa a quella bambina di 5 anni che chiedeva a sua mamma di comprarle i costumi colorati perché si divertiva a fare la sirena nel mare
chiedo scusa a quella bambina di 5 anni che amava mangiare i cupcake e che ora non riesce nemmeno a mandarne giù uno
chiedo scusa a quella bambina di 5 anni che amava i suoi capelli ricci e che ora detesta perché le stanno tremendamente male
chiedo scusa a quella bambina di 5 anni se le ho spento quel bellissimo sorriso che aveva,e soprattutto le chiedo scusa perché si è fatta spegnere troppo dalle altre persone,dai loro giudizi e pensieri
ti chiedo enormemente scusa piccola mia,spero che tu un giorno sarai fiera di me come io lo sono di te adesso
#pensieri
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