Tumgik
#lunghe notti
kon-igi · 15 days
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IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
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io-rimango · 6 months
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“Non so se oggi sarei la donna che sono, non fosse stato per te, anche se magari tu pensi di non aver fatto niente. Del resto, spesso le persone non fanno niente per cambiarci, è sufficiente che ci siano. lo ho reagito a te. Tu mi hai influenzata. Mi hai aiutata. Sei stato l'amico più strano, l'orecchio più gentile. Durante una di quelle lunghe notti fredde e buie al tavolo in giardino, una volta mi hai detto una cosa che ti imbarazzava dire, e probabilmente eri troppo ubriaco per ricordare di averla detta: che quando ti sentivi chiuso fuori, al freddo e al gelo, io ogni volta ti facevo entrare. Allora ti avevo risposto di getto, senza coglierne appieno il significato, che eri stato tu a darmi le chiavi. Credo tu abbia fatto lo stesso per me.”
Cecilia Ahern, Da quando ti ho incontrato
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Il coraggio di ogni donna è ricominciare a danzare alla luce di ogni alba dopo le lunghe notti senza luna.
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colonna-durruti · 4 months
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" L''Orco volante"
20/12/'73 Operación Ogro
Non fu una decisione facile da prendere, ma alla fine le lunghe notti negli scantinati di Bilbao portarono a una scelta, basta comprimari, stavolta si mirava al bersaglio grosso, anzi al più grosso di tutti, perché rappresentava meglio di chiunque altro l'essenza del franchismo, perché destinato alla successione dell'oramai vecchio Franco e perché grosso lo era davvero l'ammiraglio Carrero Blanco, talmente grosso e spietato da meritarsi l'appellativo di Ogro (orco).
Da diversi anni ormai, la dittatura fascista del generale Francisco Franco è scossa da un crescente malcontento sociale, che trova nelle mobilitazioni operaie la valvola di sfogo nei confronti di quello che è diventato il più longevo stato europeo guidato da un esecutivo dichiaratamente reazionario e conservatore.
La lettura di quegli anni, propagandata dal regime, parlava infatti di una crescente tolleranza nei confronti dei conflitti sociali.
Al contrario però, mai come in quegli anni, Franco decide di attuare una feroce repressione contro tutti i suoi oppositori politici, concentrandosi con particolare accanimento sulla popolazione basca.
Dal 1961 fino alla morte del Caudillo, il Paese Basco viene sottoposto ben 9 volte allo stato di emergenza nel giro di neanche 13 anni, vivendo un totale di 4 anni e due mesi in condizioni di completa sospensione di ogni diritto civile fondamentale, con un potere di vita e di morte affidato alle Forze di Sicurezza dello Stato.
È in questo clima che Euskadi Ta Askatasuna decide di entrare in azione.
L'operazione dura quasi nove mesi e porta la firma del «Commando Txikia» di ETA.
I quattro giovani baschi ai quali è affidata l'azione cominciano a seguire le mosse dell'ammiraglio nell'aprile del '73, dopo aver affittato un seminterrato al n. 104 di calle Coello a Madrid, dove fingono di svolgere il mestiere di scultori.
Il lavoro si rivela però più lento e dispendioso del previsto, dal momento che impegna tutti i componenti della squadra nello scavo dalla casa fino al centro della strada, dove sarà sistemata la carica più grossa.
L'operazione, prevista per il 19 dicembre, viene posticipata al giorno successivo. Poco prima dell'ora stabilita, uno degli "scultori" parcheggia, in seconda fila una "Morris" carica di dinamite. Quando l'auto dell'ammiraglio raggiunge la zona "ideale", al segnale stabilito il contatto elettrico fa saltare in aria la macchina.
L'automobile di Carrero Blanco vola per sei piani, oltrepassa il tetto di un palazzo e finisce su un balcone interno al terzo piano. Le guardie del corpo, scese malconce dall'automobile di scorta finita contro un muro, non si rendono conto dell'accaduto per molto tempo, mentre i quattro "etarras" hanno tutto il tempo per fuggire in tranquillità dalla capitale.
Nei giorni successivi, il Partito Comunista e vari esponenti dell'opposizione antifranchista e democratica, parlarono di provocazione, di possibile azione di "ultrà" fascisti, poi, di fronte alla circostanziata rivendicazione dell'attentato da parte di ETA, di atto irresponsabile che avrebbe fatto il gioco del regime. La realtà fu che tutto il popolo spagnolo, e non solo gli abitanti di Euskal Herria, furono ben felicissimi della morte di colui che, a tutti gli effetti, si era dimostrato degno continuatore delle politiche del regime franchista.
Rispetto per i compagni di Txikia :
José Ignacio Abaitua Gomeza “Marquín”,
José Miguel Beñarán Ordeñara “Argala”,
Pedro Ignacio Pérez Beotegui “Wilson”,
Javier María Larreategui Cuadra “Atxulo”,
José Antonio Urruticoechea Bengoechea “Josu” e Juan Bautista Eizaguirre Santi esteban. “Zigor”)
Gora Euskadi Ta Askatasuna
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dodematt · 3 months
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Quella fu l'ultima volta che ci parlammo e nessuno dei due lo sapeva. Non lo sappiamo mai, vero? Almeno avevamo finito scambiandoci parole d'affetto. Mi resta questo. Non è molto, ma è qualcosa. Ad altri va peggio. È quello che mi dico nelle lunghe notti in cui non riesco a dormire. Ad altri va peggio.
Stephen King, libro Duma Key
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little-sunshine-7 · 5 months
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Perché quando siamo piccoli vediamo il mondo molto più colorato? Ogni posto era associato ad un odore. Sembrava di vivere nei cartoni animati, adesso sembrano solo dei disegni colorati che parlano e si muovono. Le giornate sembravano essere molto più lunghe e così anche le notti, ci si svegliava riposati come se avessimo dormito 18 ore
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animadiicristallo · 5 months
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mi rendo conto di quanto le notti siano lunghe quando qualcosa non va, quando non mi sento bene.
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smokingago · 1 year
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Sono qui,
nuda,
sulle lenzuola solitarie
di questo letto in cui ti desidero.
Guardo il mio corpo,...
liscio e rosato nello specchio,
il mio corpo
che è stato avido territorio dei tuoi baci,
questo corpo pieno di ricordo
della tua incontenibile passione
sul quale hai combattuto sudate battaglie
nelle lunghe notti di gemiti e di risa
e di sudori dalle mie cavità profonde.
Guardo i miei seni
che sistemavi sorridendo
nel palmo della tua mano,
che stringevi come uccellini nelle tue gabbie di cinque sbarre,
mentre un fiore mi si accendeva
e arrestava la sua dura corolla
contro la tua dolce carne.
Guardo le mie gambe,
lunghe e lente conoscitrici delle tue carezze,
che ruotavano rapide e nervose sui loro cardini
per aprirti il sentiero della perdizione
proprio verso il mio centro
verso la dolce vegetazione del campo
dove hai ordito taciti combattimenti
coronati dal piacere,
annunciati da raffiche di fucile
e da arcaici tuoni.
Mi guardo e mi vedo,
è lo specchio di te che si tende dolente
su questa solitudine domenicale,
uno specchio rosato,
un calco vuoto che cerca l'altro suo emisfero.
Piove a dirotto sul mio volto
e penso soltanto al tuo amore lontano
mentre difendo
con tutte le mie forze,
la speranza.
Gioconda Belli
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'900 - di Gianpiero Menniti
IL SIPARIO APERTO
Il torpore di uno sguardo arido s'insinua in colui che si limita a riconoscere e classificare. Non vede. Vedere è, al contrario, un sentimento che scava nell'animo e porta in luce emozioni, passioni, meraviglia, moti interiori profondi. Il Novecento è stata l'epoca dello "straniamento", l'epoca della visione che annulla ogni placido riconoscimento. Poiché nulla risulta banale in questo che si può definire un secolo tragico, crogiolo di violenza e di esaltazione, culla di un'antropologia radicale, sconfinato laboratorio di una scienza asservita alla tecnica, impulsivo e frenetico fino alla follia. Secolo di diritti e di libertà, di lotte e di soprusi, di sopraffazione e di ribellione, di annientamento e di rinascita. Tra sprazzi di luce radiosa e lunghe notti di oscurità minacciosa. È ormai tempo di bilanci, ma occorre munirsi di una coraggiosa consapevolezza. Affrontare il dolore di una lacerante malinconia. Lasciare che questa possa impadronirsi di noi come di spettatori ansiosi di abbandonare un insostenibile teatro dell'assurdo.
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lovesickshanties · 6 months
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OFMD Ficlet - XIII
Birds of a feather Edward
Anche se le notti di Edward Teach cominciavano tutte in modo diverso, quando il sonno finalmente lo prendeva finivano tutte per assomigliarsi.
Tutte erano fatte di risvegli improvvisi e di strani sogni dalle lunghe spire, di sudori freddi e angosce piene di schegge che gli blindavano il respiro in scatole sempre più piccole, finché stanco di dibattersi non si rialzava in cerca di qualcosa da fare, di qualcosa da mordere, di un modo qualsiasi per zittire il lamentarsi delle ossa il contrarsi dei muscoli e l'infiammarsi del cervello.
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Edward non era stato un bambino difficile.
Solo un po' piagnucoloso, quando era davvero molto piccolo; solo un po' pauroso, un po' irrigidito dal freddo della casa dove non c'era mai un fuoco, dove ogni passo doveva essere in punta di piedi e dove era meglio non parlare troppo forte, non occupare troppo spazio.
Una volta sola sua madre l'aveva picchiato; ma doveva essere proprio piccolo, perché lo ricordava appena.
Ricordava il pavimento umido, il muro gelido contro le vertebre, la fronte premuta sulle ginocchia mentre urlava che voleva lo lasciassero solo; e poi, non appena otteneva che la porta si chiudesse sulla stanza vuota, ricordava le urla che gli laceravano la gola per la paura di rimanere solo. Ricordava il buio, gli occhi di sua madre quando alla fine, esasperata, gli aveva dato il ceffone che l'aveva poi zittito.
Ma dopo quella volta, tutto era andato liscio come l'olio; Edward aveva smesso di urlare e scalciare e di volere cose opposte contemporaneamente, suo padre era morto, lui era fuggito sulla prima nave che lasciava il porto. Solo molto tempo dopo aveva saputo che era morta anche sua madre.
Tutto liscio come l'olio.
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Una! Cosa! Sola!
Una sola rotta! Una e precisa!
Una linea dritta, pulita come una lama di coltello!
Guarda! Come tutto diventa chiaro! Quando vuoi! Una! Cosa! SOLA.
Le tempeste gli sono sempre piaciute, non è vero!? Perché devi fare UNA COSA SOLA ed è non scivolare, non finire in mare, perché è tutto così chiaro e netto, non è vero!?
E adesso che non c'è più NESSUNO - GUARDA - hai UNA! SOLA! COSA! - da fare, adesso, devi solo continuare sempre dritto come un colpo di pistola - sì, la senti ancora, nelle gengive dietro gli occhi l'esplosione breve enorme alle tue spalle ah, sei stato un figlio di puttana fino alla fine, a rendermi le cose più difficili proprio adesso, ma chissà, chissà se poi ci avessi provato, chissà adesso di chi sarebbe il cervello schizzato giù nel fondo della nave mmh? (Volevo che lo facessi oh no non volevo che lo facessi volevo fermarti volevo che mi fermassi volevo volevo volevo volevo -) AH, UN ULTIMO SFORZO, UNA! COSA! SOLA! - ed è smuovere questa fottuta bocca di cannone - perché figurarsi, se uno solo di questi idioti ha un briciolo del fegato di Izzy - ma la luce nera negli occhi di Jim sembra promettente ti sembra promettente ti ricorda qualcosa ti ricorda qualcuno e ti ricorda che quando hai una sola cosa da fare tutto diventa così fottutamente facile, tutto fottutamente liscio come l'olio, come il ponte di una nave nella burrasca, come il sangue del tuo secondo che dilaga a terra come la traiettoria di un proiettile -
*BLAM*
"HAH..! PICCOLO INDISTRUTTIBILE BASTARDO!"
E poi 
- ah, ecco che finalmente scivoli; perché non sei stato capace - non sei mai stato capace di fare una, sola, cosa; non sei capace di volere abbastanza una, sola, cosa, e alla fine tutto ti sfugge; tutto corre via come la pioggia che cade dritta e tu rimani lungo disteso a terra e forse era questa, fin dall'inizio, proprio questa quell'una, sola, cosa, e forse ci hai messo così tanto a capirlo perché non sei stato mai capace di guardarla in faccia; ma adesso eccoti, alla resa dei conti, eccoti scivolare via mentre la notte si disfa in rivoli lunghi d'acqua scura, e guarda un po', se alla fine non è proprio Jim.
"Finalmente."
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canesenzafissadimora · 8 months
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Ad altri va peggio. È quello che mi dico nelle lunghe notti in cui non riesco a dormire. Ad altri va peggio.
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Stephen King
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ossicodone · 1 year
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Che tu possa avere più coraggio di fare quello che sogni da una vita senza preoccuparti di quello che potrebbero dire gli altri. Che tu possa ridere di più, baciare di più, fare lunghe passeggiate, scoprire una canzone nuova, scrivere con carta e penna, ti auguro di respirare a pieni polmoni e ti auguro momenti da toglierti il fiato. Ti auguro di mangiare cibi nuovi, di non avere paura di avere paura, perché secondo me quando non si ha paura allora non si sta facendo qualcosa a cui si tiene davvero. Ti auguro di innamorarti, ma innamorarti forte, quell’amore che ti fa dormire tranquilla, quell’amore che ti fa scorrere via i giorni, ti auguro un concerto, un sorriso da un passante, ti auguro di volerti un po’ più bene, di sentirti meno in colpa, perché spesso davvero non è colpa di nessuno. Ti auguro di incontrare molte persone e di incastrarti con poche, ti auguro di piangere, perché succederà, e ti auguro di pensare di non farcela, e di sorridere quando invece poi vedi che ce la fai. Ti auguro le giornate al mare, le notti in motorino, ti auguro Roma, ti auguro qualcuno sotto casa che ti prenda e ti porti via, ti auguro di non diventare un enorme recipiente di cose non dette, ti auguro i tramonti in due, e la selezione casuale di Spotify che ti capisce in pieno, ti auguro di capire sempre quando ne vale la pena. Ti auguro di dormire da sola senza sentire il vuoto, ti auguro un bacio tra i capelli mentre sei seduta a ridere, di quelli che durano un po’ di più, una stretta di mano, ti auguro di non perdere tempo con le persone sbagliate, di essere sempre sincera, di scrivere una canzone, di ballare tantissimo. Io cercherò di fare lo stesso. Ce lo possiamo promettere a vicenda?
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lunamagicablu · 14 days
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A volte, lungo il tuo cammino, sentirai di essere scivolato all'indietro, è naturale, non preoccupartene, non sentirti colpevole se accade, non preoccuparti delle notti buie. Ci saranno, quelle notti, talvolta molto lunghe, ma tu pensa a quei momenti come a tunnel di oscurità. A un estremo c'è la luce, all'altro estremo c'è la luce, in mezzo c'è il tunnel di oscurità. E anche quello è un bene, perché prepara i tuoi occhi a vedere la luce con maggiore chiarezza. Preserva la consapevolezza che quest'oscurità non è che un passaggio da un giorno all'altro, da una luce all'altra, da un momento d'amore a un altro. Gurdjieff ********************* Sometimes, along your path, you will feel like you have slipped backwards, it's natural, don't worry about it, don't feel guilty if it happens, Don't worry about the dark nights. There will be those nights, sometimes very long, but you think of those moments as tunnels of darkness. At one extreme there is light, at the other extreme there is the light, in the middle is the tunnel of darkness. And that's a good thing too, because it prepares your eyes to see the light with greater clarity. Preserve awareness that this darkness is but a passage from one day to the next, from one light to another, from one moment of love to another. Gurdjieff 
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dolcementefemmia · 30 days
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E amarti per ore ore ore
e ucciderti all'alba di un altro amore
e amarti per ore ore ore
e ucciderti all'alba di un altro amore
Perchè l'amore è carte da decifrare
e lunghe notti e giorni
da calcolare
se l'amore è tutto segni da indovinare
Perdona
se non ho avuto il tempo di imparare
Se io non ho avuto il tempo di imparare.
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eleonorasimoncini · 1 month
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NUDA
Sono qui, nuda, sulle lenzuola solitarie di questo letto dove ti desidero. Vedo il mio corpo, liscio e rosato nello specchio, il mio corpo che fu avido territorio dei tuoi baci, questo corpo pieno di ricordi della tua passione straripante sul quale combattesti sudate battaglie in lunghe notti di gemiti e di risa e rumori delle mie intime caverne. Vedo i miei seni che accoglievi sorridendo nel palmo della mano, che stringevi come piccoli uccelli nelle tue gabbie a cinque sbarre, mentre un fiore mi si accendeva e alzava la sua dura corolla contro la tua dolce carne. Guardo le mie gambe, lunghe e lente conoscitrici delle tue carezze, che ruotavano rapide e nervose sui loro cardini per aprirti il sentiero della perdizione verso il mio stesso centro e la soave vegetazione del monte dove tramasti sordi combattimenti coronati dal piacere, annunciati da scariche di fucileria e tuoni primitivi. Mi vedo e mi sto vedendo, in uno specchio di te che si estende dolente su questa solitudine di domenica, uno specchio rosato, uno stampo vuoto che cerca l’altro suo emisfero. Piove copiosamente sul mio volto e penso solo al tuo amore lontano mentre do riparo con tutte le mie forze alla speranza.
Gioconda Belli
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vividiste · 1 year
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A mia madre.
Ti penserò,
quando il sonno stenterà ad arrivare.
Parlo di quelle notti lunghe che non sembrano mai voler finire,
quelle notti piene di domande rimaste insolute.
Ti cercherò,
nei vicoli, nelle piazze affollate,
durante le mie passeggiate,
persa nei ricordi,
alla ricerca di un unico volto tra i tanti sconosciuti.
Ti parlerò,
quando tutto mi sembrerà ingestibile e più grande di me,
e mi ricorderò di te,
sempre pronta ad una parola di sostegno,
ad un abbraccio forte
quasi da lasciarmi senza respiro,
quasi a volermi entrare dentro,
perché in due le cose si affrontano meglio.
....e mi mancherai.
Lorena Gatta🌻
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Fonte fb
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