Tumgik
#ma poi cosa cazzo vai a dire ‘è una situazione pesante’ se tu questa persona manco la conoscevi. ma che cazzo.
tianshan-ita · 5 years
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I’M SORRY (MI DISPIACE) - CAPITOLO 4
Autore: @incorrect19days
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Era davvero una cattiva idea, cazzo. Seriamente, su una scala da uno a dieci, dove uno è darsi fuoco, e dieci è fare una corsa sulla Spyder di James Dean, questo era tipo… un sei.
Eppure, eccoli lì seduti. Mentre facevano il loro terzo viaggio in macchina consecutivo come se stessero andando a un funerale o dall’avvocato divorzista. He Tian cercò tra la musica del suo cellulare, trovò una canzone che usava sempre per dare fastidio a Mo Guan Shan e sparò il volume a palla, poi si mise ad aspettare che lui la spegnesse o che si mettesse a urlare. A quel punto gli avrebbe risposto con un sospiro infastidito.
Niente da fare. Mo Guan Shan si limitò a guardare fuori dal finestrino, con le braccia incrociate sul petto.
Divertente.
Voleva spintonarlo, dargli fastidio, ottenere una reazione da lui, farlo interagire. Voleva accostare ed esigere che lui gli parlasse.
Sfortunatamente, Jian Yi e Zhan Zheng Xi nel corso degli anni gli avevano inculcato dentro abbastanza buon senso da sapere che sarebbe stata una cattiva idea.
Cosa farebbe una persona normale in questa situazione? In realtà non sarebbe mai riuscito a rispondere a quel dubbio, perché la gente normale di solito non finisce in queste situazioni del cazzo, no?
C’è per caso un manuale sull’etichetta da seguire per rovinare la vita della gente? Non è Sherlock Holmes ha scritto una guida su come essere un cazzo di amico di merda?
Ma come fa la gente? Ad… avere degli amici e non essere una fottuta inconvenienza. Sembra un cazzo di superpotere.
Come ci si sente a non essere la persona peggiore che qualcuno conosce? A non essere la persona di cui la gente parla alle feste?
Ad essere noiosi.
Ad essere normali.
A non essere difettosi, cazzo.
Avrebbe dovuto sapere cosa fare. Avrebbe dovuto sapere come dare conforto al suo amico. Come umano, non avrebbe dovuto avere un qualche tipo di istinto per queste cose?
Anche se avesse detto a Jian Yi e Zhan Zheng Xi ciò che era successo, loro lo avrebbero visto come qualcos’altro. Avrebbero visto He Tian, innamorato di Mo Guan Shan, e avrebbero cercato una soluzione a partire da lì. Ma non era così che stavano le cose.
Certo, He Tian era innamorato di lui. Lo era sin dal giorno in cui aveva incontrato quello stronzo, ma non era questo il punto, cazzo.
C’erano voluti anni e anni di tira e molla, prendi e lascia, litigi e stronzate, ma ora Mo Guan Shan era il suo migliore amico e, che a quest’ultimo piacesse o no, la cosa era reciproca. Questo. -Questo- non aveva nulla a che fare con l’amore, il romanticismo , i batticuore, o le caramelle di San Valentino. -Questo- era una persona forzata a fare del male al proprio migliore amico, e su questo schifo non si ci passa sopra facilmente.
Certo, puoi anche dire che He Tian aveva fatto del male a Mo Guan Shan e basta, ma se vuoi proprio vederla in questo modo, allora vaffanculo.
“Posso dire una cosa?” Chiese He Tian.
“No.”
Quindi non lo fece.
Alcuni minuti passarono in quel pesante silenzio che faceva venire a He Tian voglia di urlare. Alla fine, una macchina si accostò alla loro. Mo Guan Shan emise un lamento, gettando di nuovo la testa sul sedile.
“Merda, ma è tuo fratello quello?”
“Sisi.”
“Cosa vuoi dirgli?”
“Tutto.”
“Fantastico, cazzo.”
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He Tian e Mo Guan Shan scesero dall’auto e camminarono fino al punto in cui He Cheng stava scaricando della roba dal suo furgone. Senza guardarli, passò a Mo Guan Shan una cassa di birra, e ad He Tian una catasta di legna da ardere.
Proseguirono insieme fino al fienile, seguendo He Cheng e la sua torcia. Pigro bastardo. Mentre camminavano, Mo Guan Shan si guardava intorno, probabilmente confuso dal perché fossero in un fottuto fienile. Possibilmente chiedendosi se stava per essere sacrificato a qualche antica divinità.
Si fermarono al centro di quello spazio largo e per metà senza pareti, e He Tian fece cadere i ceppi.
“Cosa stiamo facendo qui, precisamente?” chiese Mo Guan Shan, posando la birra su un supporto improvvisato.
“Stiamo per bruciare il mio fratellino sul rogo per qualsiasi cosa abbia combinato questa volta. Credevo che tu avessi già trovato una compagnia migliore, arrivato a questo punto.” Gli disse He Cheng.
He Tian alzò lo sguardo dalla legna che stava sistemando e gli fece il dito medio. Un paio di minuti dopo erano tutti e tre seduti intorno a un piccolo fuoco, bevevano e cazzeggiavano.
“Va bene, che sta succedendo qui?” chiese finalmente He Cheng.
“Come fai a sapere che non è una semplice visita di cortesia?” disse He Tian.
“Perché mi hai mandato una foto di cose che bruciavano.”
“Pensavo che ti avrebbe evocato.”
“C’eri quasi, devi bruciare una mia effigie per quello.”
Lo sguardo di Mo Guan Shan continuava a posarsi su di loro. Aveva dimenticato com’era stare insieme a quei due. Scolò gli ultimi sorsi della sua birra, e tirò la bottiglia nel fuoco.
Ciò sembrò far ricordare agli altri due che c’era anche lui.
He Tian si schiarì la gola. “Giusto, c- colpa mia.” He Cheng passò loro altre bibite e concentrò la sua attenzione su He Tian, ogni traccia di ironia svanita dal suo volto.
Allora He Tian gli disse tutto. Tagliò fuori il maggior numero possibile di dettagli intimi, ma c’erano cose che avevano bisogno di essere dette.
Quando venne il momento di descrivere la stanza in cui erano stati, Mo Guan Shan si scusò e andò a fumare una sigaretta. Ignorando il fatto che, col tetto crollato sopra di loro e i buchi nei muri nei punti in cui il legno era marcito, in pratica erano già all’aria aperta. He Tian provò comunque un certo senso di sollievo.
Se avesse visto Mo Guan Shan piangere di nuovo, gli si sarebbe fottuto il cervello.
Suo fratello ascoltò attentamente, facendo qualche domanda, rigirandosi distrattamente tra le dita la moneta che He Tian gli aveva dato. Non disse nulla quando la voce di He Tian si ruppe e lui dovette prendersi un minuto per rimettersi insieme.
Quando finì di raccontare la storia, aveva la gola secca, gli occhi che pungevano, e sembrava sul punto di vomitare. Tastandosi addosso, si accorse che Mo Guan Shan aveva preso le sue sigarette. Suo fratello tirò fuori dalla tasca un altro pacchetto, ne accese una per He Tian e gliela passò, poi ne accese una per sé.
“Lui sta bene?” chiese He Cheng, indicando Mo Guan Shan muovendo il mento. He Tian scosse la testa, esalando una lunga spira di fumo, godendosi il bruciore alla gola.
“Ne dubito.”
“Ne avete parlato?”
“Non vuole.”
He Cheng annuì.
“Non mi sorprende. Hai qualcos’altro, a parte la moneta e la borsa? I tuoi vestiti? I suoi vestiti?”
“Li ho bruciati.”
“Ovviamente.”
“Sembrava una buona idea all’epoca.”
“Ne sono sicuro.”
He Tian s’interrogò sull’ andare a cercare Mo Guan Shan, per paura che fosse stato mangiato dai lupi o molestato dai ragazzi delle superiori, ma decise che era meglio di no.
“Cosa vuoi che faccia io, Tian?”
“Trovali.”
“Così che tu possa…”
“Farci una chiaccherata amichevole.”
“Non puoi andare ad ammazzare la gente, Tian.”
“Certo che posso.”
“Sì, ma non dovresti.”
“Dammi una buona ragione.”
“Perché l’omicidio è illegale.”
“Una BUONA ragione.”
“…”
“Esattamente.”
“Lascia fare a me, allora. Vado e torno, veloce e in silenzio.”
“Non lo voglio veloce e in silenzio. Lo voglio lento e straziante”
He Cheng sospirò.
“Non sai quel che fai. Non sai nemmeno con che razza di gente stai avendo a che fare.”
“E’ per questo che ho bisogno del tuo aiuto.”
“E se dicessi di no?”
“Allora troverò qualcun altro.”
“Questa non è una buona idea, ragazzino. Te ne pentirai.”
“Non quanto me ne pentirò se non faccio nulla.”
“Ma perché lo stai facendo? Sei forte, puoi passare sopra questo schifo.”
“Non lo faccio per me, lo faccio per lui.”
“Forse la cosa migliore sarebbe lasciar stare tutto e basta, andare a vedere un terapista o un qualche tipo di gruppo di supporto.”
“Sì, aspetta che trovo il gruppo di supporto ‘mi hanno fatto stuprare il mio amico’ più vicino.”
“Lo sai, probabilmente esiste.”
“Ma che cazzo…”
“Perché hai portato anche lui? Non sembra che se la stai cavando bene fino a ora.”
“Non credo di avere il diritto di dirgli cosa fare, specialmente rigurardo a questo.”
“Già, credo anch’io.”
“Mi aiuterai sì o no?”
He Cheng lo guardò tristemente, spostando poi lo sguardo sulla sigaretta che aveva lasciato bruciare. La lanciò nel fuoco, ne prese un’altra dalla tasca e se l’accese.
“Certo che sì.”
Passarono circa un’altra ora con He Cheng, bevendo e fumando mentre il fuoco si spegneva, poi, verso mezzanotte decisero di separarsi.
“Porto questa al laboratorio e te la do indietro domani. Starò da queste parti per un po’ di giorni quindi… non dimenticarti di me, o qualsiasi stronzata dica la gente in momenti come questo.”
“vaya con dios”
“Sì, vaffanculo pure tu.”
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Sulla strada verso casa, Mo Guan Shan lo colse di sorpresa, chiedendogli “Vai a casa?”
He Tian esitò. A questo punto, perché mentire?
“Non voglio stare lì per adesso. Vado a stare da Jian Yi e Zhan Zheng Xi per un po’. Ti porto a casa se vuoi, ma, in tutta onestà, preferirei che venissi anche tu.”
“Hanno due divani.” Ragionò Mo Guan Shan.
“E un tappeto sorprendentemente comodo.” Aggiunse He Tian.
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gloriabourne · 5 years
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The one where Ermal takes a break
"Sei sicuro di questa decisione?"
Fabrizio gli aveva posto la domanda con tono preoccupato.
Quando Ermal gli aveva comunicato la sua intenzione di prendersi una pausa per poter lavorare con calma al suo prossimo album, Fabrizio lo aveva lasciato parlare senza dire nulla.
Non era la prima volta che Ermal parlava di prendersi una pausa, ma poi finiva sempre per ripensarci.
Aveva parlato per mesi di un anno sabbatico che in realtà sembrava non iniziare mai, quindi quando Ermal disse a Fabrizio che era davvero intenzionato a fare un ultimo concerto e poi prendersi un po' di tempo per sé stesso, Fabrizio non gli aveva creduto.
Ma quando Ermal aveva comunicato la notizia sui social, Fabrizio aveva capito che questa volta la pausa ci sarebbe stata davvero. E così - mentre se ne stava accasciato sul divano di casa sua, a guardare i bambini che aprivano i dolci trovati nelle calze della Befana - aveva preso il telefono, lo aveva chiamato e con tono preoccupato gli aveva chiesto se fosse davvero certo della sua scelta.
"Sì, Bizio. Ho bisogno di riposarmi un po'. Sono esausto e allo stesso tempo non voglio fermarmi, ma se non mi prendo una pausa va a finire che impazzisco" disse Ermal.
"Non sei in grado di stare lontano dal palco per troppo tempo" gli fece notare Fabrizio.
"Lo so" disse Ermal sospirando.
La musica, il palco, i suoi fan erano la sua vita. Sarebbe stato difficile prendersi una pausa, ma doveva farlo.
Si sentiva come se negli ultimi tre anni fosse invecchiato più velocemente che in tutto il resto della sua vita e non poteva continuare così. Doveva fermarsi, riprendere fiato, concentrarsi sulle altre cose importanti della sua vita: la sua famiglia - che ormai vedeva fin troppo di rado -, il nuovo album, e Fabrizio.
Fabrizio era il pensiero che lo assillava maggiormente.
Le cose tra loro avevano iniziato a prendere una piega diversa a Lisbona.
Ermal non ricordava nemmeno bene come fosse successo, semplicemente una sera si erano ritrovati a baciarsi nella sua stanza come due ragazzini ed Ermal si era sentito così bene che aveva capito che Fabrizio era quello giusto.
Era la persona che lo avrebbe sempre accettato, nonostante tutto. Era la persona su cui avrebbe potuto appoggiarsi nei momenti difficili, che lo avrebbe salvato quando ne avrebbe avuto bisogno.
Ma il loro lavoro, il fatto che abitassero in città diverse e soprattutto le paure di entrambi - che non sapevano come affrontare una situazione simile senza creare troppo scalpore - li avevano frenati, spingendoli a godere dei piccoli momenti che riuscivano a ritagliarsi ma senza mai andare troppo oltre.
Non avevano mai detto di stare insieme, anche se facevano tutto ciò che avrebbe fatto una coppia. Non avevano mai detto di amarsi. Non avevano mai fatto progetti che includessero la loro vita privata.
E ad Ermal quella situazione iniziava a stare stretta.
Prendersi una pausa avrebbe significato avere più tempo, avere la possibilità di ritagliarsi più momenti per stare con Fabrizio, riuscire a fare dei progetti e magari riuscire a farsi passare le paure.
Perché - Ermal ne era certo - se avesse passato più tempo con Fabrizio, si sarebbe reso conto di cosa si stava perdendo e le paure sarebbero passate in secondo piano.
Quindi era anche - forse soprattutto - per Fabrizio che Ermal aveva preso quella decisione. E sapeva benissimo che sarebbe stata dura, ma per Fabrizio, per stare anche solo un po' di più insieme a lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
  La sera del 19 aprile, la casa di Ermal era diventata il luogo di ritrovo della band.
Beh, la band più Fabrizio, che a differenza degli altri ospiti previsti per il concerto del giorno successivo era arrivato a Milano con un giorno di anticipo.
Marco aveva insistito per vedersi quella sera e aspettare la mezzanotte insieme per festeggiare il compleanno di Ermal, visto che il giorno seguente sarebbe stata una giornata pesante per tutti e probabilmente non avrebbero avuto modo nemmeno di bere qualcosa insieme con calma.
Ermal avrebbe preferito di gran lunga passare la serata da solo con Fabrizio, visto che non si vedevano da parecchio tempo, ma nessuno dei suoi amici era a conoscenza di quale fosse davvero la situazione tra loro due quindi non aveva potuto tirarsi indietro.
Così, appena dopo cena - e fortunatamente dopo che Fabrizio aveva avuto l'accortezza di infilarsi qualcosa addosso e di smettere di girare per l'appartamento di Ermal in mutande - i ragazzi della band si erano fiondati lì, carichi di birre.
E anche se all'inizio Ermal aveva immaginato di passare la serata a recuperare il tempo perso con Fabrizio, dovette ammettere che era felice che i suoi amici fossero lì.
Si sentiva leggero e sapeva che non era merito delle birre che aveva bevuto.
Semplicemente era felice di stare con i suoi amici e con Fabrizio, era felice di vedere come Fabrizio si sentisse a suo agio con la sua band e gli sembrò, per la prima volta, di vivere una vita normale in cui per avere una bella serata bastava restare a casa insieme ai suoi amici e al suo fidanzato.
Si voltò verso Fabrizio, seduto alla sua sinistra, e sorrise vedendolo chiacchierare tranquillamente con Andrea.
"Scusa, ma che dovrei vedere? Io non vedo un cazzo!" disse Fabrizio a un certo punto, mentre stava guardando un video sul cellulare di Andrea.
"E certo, sei vecchio! E con la vecchiaia, la vista peggiora" disse Ermal, non perdendo l'occasione di prenderlo un po' in giro.
Fabrizio si voltò verso di lui e disse: "Non sei tanto più giovane di me."
"Giovane quanto basta per non avere problemi di vista. Tu, alla mia età, già li avevi!"
"Hai sempre detto che sono carino con gli occhiali!" rispose Fabrizio fingendosi offeso.
Ermal sorrise. "È vero. È una delle tante cose che mi ha fatto innamorare di te."
Poi, come se non fosse successo niente, come se non avesse appena confessato a tutti di essere innamorato di Fabrizio, si alzò e si diresse verso la cucina per prendere un'altra birra.
Fabrizio rimase immobile a fissare il punto in cui un momento prima era seduto Ermal.
Non gli aveva mai detto di essere innamorato di lui. Non se l'era mai lasciato sfuggire nemmeno mentre facevano l'amore.
Fabrizio non pensava nemmeno che la provasse, una cosa del genere. In fondo, Ermal non aveva mai dato segno di voler ufficializzare la loro relazione - ammesso che il loro rapporto potesse essere definito in quel modo - o di volerne parlare con le persone a lui care.
Sollevò lo sguardo notando lo stesso stupore sulle facce dei ragazzi della band.
"Ci siamo persi qualcosa?" chiese Dino a un certo punto.
Fabrizio non fece in tempo a rispondere che Ermal tornò a sedersi accanto a lui, come se niente fosse.
"Che succede?" chiese Ermal notando tutti gli sguardi dei presenti su di sé.
"C'è qualcosa di cui vuoi parlarci?" chiese Marco.
Poi Andrea aggiunse: "O magari qualcosa di cui non vorresti parlare, ma che ormai sei obbligato a dirci."
Ermal si voltò verso Fabrizio, cercando di capire di cosa stessero parlando, ma lui teneva lo sguardo basso e sembrava voler evitare di guardarlo.
Il fatto era che Fabrizio aveva paura. Anzi, era spaventato a morte!
Ermal non gli aveva mai detto di essere innamorato di lui e non poteva credere che lo avesse fatto per la prima volta nel bel mezzo di una battuta, quindi si era convinto che fosse una di quelle frasi dette così, tanto per scherzare. Temeva che se i ragazzi avessero fatto altre domande, Ermal si sarebbe giustificato dicendo che stava solo scherzando. E temeva che a quel punto la delusione nei suoi occhi sarebbe stata impossibile da nascondere.
Lui era innamorato di Ermal dalla prima volta che si erano baciati - una sera di maggio a Lisbona - e da lì non aveva smesso di amarlo nemmeno per un secondo.
Ma non glielo aveva mai detto perché sapeva che per Ermal era una situazione nuova, che non aveva mai provato attrazione per un uomo prima di lui. All'inizio semplicemente non voleva complicare le cose e poi, quando ormai si frequentavano da un po', avevano raggiunto un equilibrio che Fabrizio non avrebbe voluto rovinare per niente al mondo. Nemmeno per i suoi stessi sentimenti.
"Ma di che state parlando?" chiese Ermal, riportando lo sguardo sui suoi amici.
"Non ti sei accorto di quello che hai detto?" chiese Dino, ovviamente conoscendo già la risposta. Se Ermal si fosse reso conto di ciò che era uscito dalla sua bocca, di certo in quel momento non sarebbe stato così tranquillo.
Ermal continuava a guardarli perplesso. "Ma quando?"
"Ermal, hai detto che sei innamorato di Fabrizio" disse Emiliano.
Ermal spalancò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento di aver detto una cosa simile.
Gli era semplicemente sfuggito. Quel pensiero si era formato nella sua testa ed era uscito dalle sue labbra in maniera così naturale che nemmeno se n'era accorto.
Fabrizio si voltò verso Ermal e, vedendo che tardava a rispondere, ingoiò il nodo che gli si era formato in gola e disse: "Dai, mi pare ovvio che stava scherzando. Allora, facciamo una partita a carte?"
Gli altri, seppur non convinti che quella di Ermal fosse una battuta, annuirono e lasciarono cadere il discorso.
Nessuno parlò di ciò che era successo per il resto della serata, ma quando poco dopo l'una i ragazzi iniziarono a dire che si stava facendo tardi e che sarebbe stato meglio andare a dormire, Ermal capì che non poteva continuare a scappare. Poteva evitare l'argomento con i suoi amici, ma non con Fabrizio.
Appena i ragazzi uscirono dall'appartamento, Ermal sospirò e raggiunse Fabrizio - che stava riordinando la cucina - con l'intenzione di riprendere il discorso di qualche ora prima. Ma Fabrizio continuava a evitarlo, cercando di tenersi impegnato e di non rivolgergli nemmeno uno sguardo.
"Bizio..." lo richiamò Ermal.
"Vai pure a dormire, io finisco di rimettere a posto qui" rispose Fabrizio senza nemmeno sollevare lo sguardo.
Ermal gli tolse dalle mani una bottiglia vuota di birra e la appoggiò sul tavolo, costringendo Fabrizio a prestargli un minimo di attenzione.
"Dobbiamo parlare, Bizio."
Fabrizio scosse la testa. "Non c'è niente da dire. È tutto ok."
Cercò di allontanarsi da lui, di sfuggire da quella conversazione che lo stava mettendo con le spalle al muro, ma Ermal lo trattenne per un polso.
"Ti amo" sussurrò Ermal.
Sentì il battito di Fabrizio accelerare di colpo e vide i suoi occhi spalancarsi sorpresi.
Sorrise e poi ripeté: "Ti amo, Bizio. Non so per quale motivo non te l'ho mai detto. Forse perché avevo paura. Ma questa sera c'è stato un attimo in cui mi sono sentito così bene che i miei sentimenti sono semplicemente usciti, senza che io potessi controllarli. E so che farti sapere che sono innamorato di te dicendolo davanti a tutti non è proprio il massimo, ma è una cosa talmente naturale, amarti è una cosa così semplice, che nemmeno mi sono accorto di averlo detto."
"Quando gli altri hanno chiesto spiegazioni e tu sei rimasto in silenzio, ho pensato davvero che lo avessi detto per scherzo" disse Fabrizio.
Ermal scosse la testa. "No, è solo che non ne abbiamo mai parlato e non sapevo se tu saresti stato d'accordo a dirglielo oppure no. Non sapevo come reagire."
"Sono i tuoi amici. Se vuoi dirgli di noi, per me va bene" disse Fabrizio.
"Allora c'è un noi" disse Ermal sorridendo.
"C'è sempre stato" disse Fabrizio prima di baciarlo. Poi si allontanò per un attimo e disse: "Ah, comunque ti amo anch'io."
  Il giorno seguente, stare vicino ad Ermal era impossibile.
Era un fascio di nervi e ogni cosa sembrava andare storta.
Prima se l'era presa con la sveglia che non aveva suonato, spingendolo ad insultare il suo cellulare come se servisse a fare miracolosamente tornare indietro il tempo.
Poi se l'era presa con Fabrizio, incolpandolo di averlo fatto andare a dormire tardi e proprio per quel motivo le sue occhiaie erano più profonde del solito.
Fabrizio aveva cercato di ironizzare, facendogli notare che erano andati a dormire tardi perché avevano passato la notte a fare l'amore a sussurrarsi che si amavano come due ragazzini. A quel punto, la cosa era peggiorata ulteriormente, Ermal si era innervosito ancora di più e aveva detto: "Ecco, forse sarebbe stato meglio se tu fossi arrivato solo per il concerto."
Fabrizio non aveva replicato - consapevole che Ermal avesse parlato senza riflettere e che in realtà non pensasse davvero quelle cose - ed era rimasto in silenzio per quasi tutto il giorno, proprio per evitare di peggiorare le cose.
Ermal aveva iniziato a calmarsi solo quando erano arrivati al Forum.
Per quanto fosse visibilmente agitato, stare sul quel palco - anche solo per le prove - gli dava un senso di tranquillità e di pace.
Fabrizio lo aveva guardato per tutto il tempo, godendosi la sua espressione felice e il suo sorriso.
Nel frattempo, al Forum erano arrivati gli altri ospiti della serata ed Ermal - grazie alla presenza di tutte quelle persone, che non solo erano suoi colleghi ma soprattutto erano suoi amici - aveva iniziato sentirsi meno teso.
Non vedeva l'ora di salire sul palco, di cantare con loro e di salutare il suo pubblico.
"Visto che è il compleanno di Ermal, io proporrei un brindisi" disse ad un certo punto J-Ax, afferrando una bottiglia di vino e dei bicchieri di plastica.
Elisa lo aiutò a riempire i bicchieri e a distribuirli ai presenti, fino a quando tutti si ritrovarono con un bicchiere pieno tra le mani in attesa che il festeggiato parlasse.
"Credo di non avere niente da dire, se non: grazie. Davvero, grazie a tutti. Non solo perché siete degli ottimi colleghi, ma soprattutto perché siete dei buoni amici" disse Ermal. Poi si voltò verso Fabrizio, che era in piedi accanto a lui, e aggiunse: "Qualcuno è anche più di un amico."
Fabrizio sorrise mentre faceva scivolare una mano in quella di Ermal e intrecciava le dita con le sue.
Tutti notarono lo scambio di sguardi e le loro mani che si univano, ma nessuno disse nulla. Forse perché in fondo tutti avevano sempre saputo che tra Ermal e Fabrizio c'era qualcosa.
Forse alcuni di loro lo sapevano da prima che se ne rendessero conto loro stessi.
"Buon compleanno" disse Elisa alzando il bicchiere, seguita subito dopo da tutti i presenti.
Ermal sorrise e, mentre tutti bevevano e riprendevano a chiacchierare tra loro, si voltò di nuovo verso Fabrizio.
Il più grande non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo e, anche in quel momento, continuava a guardarlo con il sorriso sulle labbra.
"Buon compleanno" mormorò a un certo punto.
"È il compleanno migliore di sempre" disse Ermal. Poi si avvicinò a Fabrizio e lo baciò, senza preoccuparsi degli sguardi degli altri.
Era il suo compleanno, aveva accanto la persona che amava e stava per festeggiare cantando davanti ai suoi fan. Tutto il resto non aveva importanza.
  "Non sei preoccupato?"
"Per cosa?" chiese Ermal voltandosi curioso verso Marco.
"Per quello che dirà la gente."
"Ma di che parli?"
"Lo so io di che parla" disse J-Ax accasciandosi malamente sul divano di Ermal.
Dopo il concerto, Ermal aveva invitato tutti a casa sua per passare ancora un po' di tempo insieme. L'adrenalina continuava a scorrergli nelle vene e non si sentiva nemmeno lontanamente stanco.
"Cioè?" chiese ancora Ermal, cercando di capire quale fosse il problema.
"Credo che tutti si siano accorti che nel nostro pezzo hai detto lui invece di lei" disse J-Ax.
Ermal sospirò.
Non sapeva nemmeno lui per quale motivo lo avesse fatto.
In parte, forse, era perché ora che i suoi amici sapevano tutto gli sembrava più semplice uscire allo scoperto. In parte, semplicemente aveva cantato con il cuore e il suo cuore ormai era di Fabrizio.
"Lui, lei... non c'è poi molto differenza, cambia solo una vocale. Se qualcuno dirà qualcosa, potrei sempre dire che hanno capito male" rispose Ermal.
"Potresti. Ma la vera domanda è: lo farai?" chiese Andrea.
Ermal si voltò verso Fabrizio, che sembrava totalmente preso da ciò che gli stava dicendo Elisa, e disse: "No, non lo farò."
Fabrizio era uno dei motivi per cui aveva deciso di prendersi una pausa.
Non gli importava di ciò che avrebbe detto la gente, non gli importava se le persone avrebbero capito perché aveva deciso di cambiare il testo e se questa cosa gli avrebbe portato delle conseguenze.
In quel momento non gli importava di nient'altro se non di Fabrizio e della loro storia. E un po' anche del suo nuovo album, che sicuramente sarebbe stato pieno di riferimenti a quell'uomo fantastico che aveva la fortuna di avere al suo fianco.
"Sei ancora sicuro della tua decisione?" gli chiese Fabrizio qualche minuto più tardi, sedendosi accanto a lui e facendogli di nuovo quella domanda che gli aveva posto poco più di tre mesi prima.
Nella mente di Ermal si formarono le immagini di tutto ciò che avrebbe potuto avere in quel periodo di pausa.
Più tempo per stare con la sua famiglia, più tempo per scrivere, più tempo per stare con Fabrizio.
Sorrise e, con una sicurezza che non aveva mai avuto prima quando si parlava di quell'argomento, disse: "Sì, sono sicuro."
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kon-igi · 6 years
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Buonasera Kon,
Le scrivo perché per anni sono stata lettrice delle Sue risposte argute e piene di sensibilità e soprattutto perché sento che potrebbe aiutarmi in qualche modo. Sono divorata dai sensi di colpa: un paio d'anni fa ho chiuso una relazione quasi decennale con un ragazzo (X) che soffre di una depressione invalidante e che non ha mai avuto la costanza e la forza di iniziare un percorso terapeutico e farmacologico. Sono stati anni difficili, vedere X in certi stati mi annientava ogni giorno di più e sono arrivata a pensare che, se non riuscivo ad aiutarlo e nemmeno a lasciarlo, tanto valeva togliermi la vita. Come dicevo poc'anzi, due anni fa ci siamo lasciati di comune accordo e abbiamo iniziato a sentirci come amici (il sentimento si era ormai tramutato in affetto, anche se ci sono stati due episodi in cui siamo finiti a letto insieme ma senza coinvolgimento). Qualche mese fa ho iniziato a frequentare Y, che poi è diventato il mio attuale ragazzo; sono stata fin da subito sincera con Y, raccontando il mio passato come si fa di solito all'inizio di una relazione. Y non ha mai visto di buon occhio questo legame con X, ho provato a spiegargli la natura della situazione ma non c'è stato verso: per Y un ex è un ex e non può tramutarsi in un amico se fino a poco prima c'erano stati dei tira e molla; per non mettere a repentaglio la nuova relazione e per non creare disagi a Y, dico a X che è meglio se non ci sentiamo come prima e lui ovviamente se ne risente parecchio. Lo chiamo ogni tanto, più per sapere come sta che per altro, infatti le telefonate sono sempre relative al suo stato di depresso cronico e mi lasciano sfiancata. Mi sento anche molto in colpa nei confronti di Y, con cui sono tornata a essere serena e positiva e che di certo non si merita bugie et similia. La scorsa settimana X mi chiede se possiamo vederci, rispondo inizialmente di sì ma dopo poco mi rendo conto che non sono fatta per queste cose, che a parte il pericolo di essere scoperta (a fare nulla se non prendere un caffè, ma sempre ‘tradimento di una promessa’ è, a mio avviso) sono proprio incapace di reggere una situazione del genere. Chiamo X, gli spiego come mi sento, lo ascolto piangere e dirmi che non ha nessuno, che allora tanto vale non sentirci mai più, che è meglio se si ammazza, che vede il suo futuro da solo, che sta prendendo medicinali da una dottoressa che nemmeno gli fa terapia e quindi i dosaggi sono sballati. Cerco di ripetermi che ho fatto la mamma-fidanzata-sorella-amica-crocerossina per quasi dieci anni e che non sono in grado di salvarlo, che l'ultima volta che ci ho provato mi stavo buttando giù da un dirupo. I sensi di colpa però sono forti, finisco per chiedergli scusa e per congedarmi con la promessa di avere sue notizie appena starà meglio. Ho una brutta sensazione e inoltre l'essere felice con Y mi rende tutto ancora più pesante da digerire perché abbandonare così X mi sembra da vigliacchi. Cosa sto sbagliando?
Scusi il papiro, La ringrazio se vorrà spendere qualche minuto per leggere queste righe ma non si senta in obbligo di rispondermi se non è nelle Sue corde. Un abbraccio, grazie per quello che fa!
Premettendo che t’invidio ma manco per il cazzo (è dalle 5 di questa mattina che penso come risponderti), partiamo con una premessa.
Sei una buona persona.
E sebbene non so quanto questo possa valere detto da uno sconosciuto o, in generale, come valore assoluto nell’anno domini 2017 (scherzavo… io resisto solo grazie alle persone come te), ti dico che queste tue remore e queste tue preoccupazioni ti fanno molto onore
…ma devi andare avanti. 
Oramai mi sono fatto venire un nodulo alle corde vocali e una tendinite falangea a dire e scrivere che l’unico modo in cui un rapporto di coppia può funzionare sta nell’equilibrio tra quello che si è disposti a dare all’altro e quello che si è disposti a lasciare di sé senza percepirlo come un sacrificio o una perdita.
Intuisco come il rapporto precedente sia stato un dare estremo a una persona in grande bisogno emotivo, la quale però non è affatto riuscita a risollevarsi e anzi ha avuto l’esigenza costante di un tuo supporto, prima come amante e poi come amica.
Questi sono rapporti che vanno bene solo per una brutta sceneggiatura cinematografica da tre ore (e che lascia certa gente a piangere sui titoli di coda) o per una quindicenne con la sindrome della crocerossina, non per un adulto che può ben intuire il rischio di una fruizione emotiva a senso unico.
Non so se il tuo nuovo compagno sia mosso dal nobile intento di riportarti ad essere libera da questi vincoli emotivi oramai basati solo sul senso di colpa oppure sia infastidito da una logorante gelosia (peraltro, entro certi limiti, abbastanza comprensibile), fatto sta che eventualmente questo sarà tra voi due motivo di confronto DOPO… dopo che avrai accettato che non tutti possono essere salvati, anzi, che alcuni proprio non vogliono esserlo e preferiscono tenerti in un ostaggio emotivo che è solo un pallido e malato succedaneo del vero amore.
Vai avanti e lascialo andare, perché se veramente vuoi essere d’aiuto per qualcuno, la prima persona da salvare sei tu.
Un abbraccio.
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