Tumgik
#mag196
samwise1548 · 11 months
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More cat Annabelle cuz I wanted to figure out how she’d look with canon quotes (cont. of this)
———
[ID: Two doodles of Annabelle Cane for The Magnus Archives as a cat. The first doodle on the left is of her on a landline phone saying, “Is this Martin?” The second doodle on the right is drawn in slightly lighter colors. Annabelle is seated on a surface, leaning her head on one paw, and saying “I was so looking forward to filling you with spiders.” This quote is taken from episode 196. There are hearts and sparkles and spiders filling the empty spots in between the drawings. \End ID]
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mag200 · 1 year
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i love annabelle cane so much the “step into my parlor” moment is so interesting bc its like. its cute its funny its humanizing… and knowing who she is its 100% a calculated move specifically to make you like her. the fact that it works. the whole “i’m trying to be honest and explain everything, be patient this goes against my nature” is SO disarming. and we will never know how much of her was still her! martin says “jon’s going to kill you for this” and shes just like “whatever as long as he listens to me first”. how much of her as a person is left to say that? she smashes the camera and becomes the big scary spider who stole martin away not because she thinks that matters but because its an effective way to manipulate jon. and we just never fucking know what her inner life was actually like. insane.
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Please don't make promises you probably can keep but with an outcome that is definetly not as favourable as you make it seem.
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BESTIE WHAT DID SHE DO TO MARTIN???
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tma-latino · 2 years
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MAG196 – Caso ########-36 – “Esta vieja casa”
Un testimonio sobre Realidad, grabación de audio hecha por Martin Blackwood, en la locación de Hill Top Road.
[Disclaimer/ Aviso]
[MAG195] | x | [MAG197]
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Oooo Hilltop Road House lore 👀
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MAG 114 - Cracked Foundation
doodle 114/200; days left - 3/110 15/128
this was fun :D finally got to use my typewriter again :]]
the text is from mag196 buuut i rlly liked it and i think it fits better than anything from this episode (θ‿θ)
as a bonus u r gettin Jura who came over for butt scratches
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG196 - ########-36 - Questa Vecchia Casa
[Episodio precedente]
[CLICK]
[Passi su un marciapiede che avanzano con costanza, accompagnati dal cinguettio degli uccelli]
ANNABELLE
Hai intenzione di camminare così lentamente per tutto il tragitto?
MARTIN
Tu hai intenzione di restare zitta per tutto il tragitto?
ANNABELLE
Forse… questo è perchè non sembrava che ti sarebbe piaciuto quello che avevo da dire.
MARTIN
No, è perché non avresti davvero detto niente, vero? Erano tutti ancora presagi inquietanti.
ANNABELLE
Forse perché stavo solo cercando di far sembrare le cose… familiari?
MARTIN
Forse tutta questa cosa del rispondere a una domanda con una domanda sta diventando un po’ irritante. Tra l’altro è un po’ tardi per fare i modesti. Mi hai promesso una vera risposta diretta.
ANNABELLE
L’otterresti molto più velocemente se non continuassi a fermarti.
MARTIN
Hey, questa è la tua bolla magica. Sei te quella a far sì che, tipo, camminare davvero, camminare fino ad Oxford. Quindi scusa se devo sedermi di tanto in tanto, come un umano.
ANNABELLE
E le pause per leggere?
MARTIN
Non è che tu sia una compagnia interessante.
ANNABELLE
E non ha niente a vedere con il fatto che le anime perdute nella nostra zona ricevono anche loro delle pause dai loro tormenti?  Hmmm?
MARTIN
E se anche fosse? È un problema?
ANNABELLE
A dire il vero, lo trovo molto rassicurante.
MARTIN
Grande, perché ho bisogno comunque di riposare. Alcune di queste case hanno dei letti veri, e non dormo su un materasso da Sa-
[I passi rallentano, poi si fermano]
Hmm.
ANNABELLE
Problemi?
MARTIN
Ha sofferto?
ANNABELLE
Chi ha sofferto?
MARTIN
Solo… rispondi alla domanda.
ANNABELLE
No.
L’ho fatto mentre dormiva.
È sempre stato premuroso, quindi… volevo onorare i suoi desideri.
MARTIN
È un peccato.
ANNABELLE
Lo è davvero?
MARTIN
Cioè… sembrava gentile. Per lo meno con noi.
ANNABELLE
E che mi dici delle sue vittime? Delle persone a cui ha distrutto le vite?
MARTIN
Non posso parlare per loro. Non le conoscevo, no?
ANNABELLE
No. Non le conoscevi.
[I passi riprendono]
MARTIN
[Sospira] Manca ancora molto?
ANNABELLE
Meno dell’ultima volta che me lo hai chiesto.
MARTIN
Potresti semplicemente provare a rispondere a una domanda come si deve? Solo per una volta?
ANNABELLE
Adesso siamo vicini. Manca giusto qualche strada.
MARTIN
Grazie.
Oh. Uhh… Huh. Um…
ANNABELLE
Oh andiamo, Martin. Non ti aspettavi davvero che lui ci trovasse prima che arrivassimo, no?
MARTIN
[Poco convincente] N… no…
ANNABELLE
Abbiamo un vantaggio notevole, e anche la fotocamera, non dimenticare. Inoltre anche se ‘accorresse in tuo aiuto’, poi cosa? Proveresti a spiegargli che sei qui di tua spontanea volontà?
MARTIN
Voglio dire, è un modo piuttosto gentile di descrivere il ricatto.
ANNABELLE
Oh, è ricatto, vero? Offrirvi una via di fuga da tutto questo?
MARTIN
Hai detto che se avessi detto a Jon che volevo aiutarti tu te ne saresti andata, e io non l’avrei mai saputo.
ANNABELLE
E mi hai creduta, il che è stato molto nobile da parte tua.
MARTIN
[Incespica un po’] Non avrei dovuto.
ANNABELLE
Perché no? Non ti ho mentito, ho solo un’altra opzione per te. Una che vuol dire che nessuno di voi deve morire o essere consumato da nessun potere oscuro.
MARTIN
Oh, ma non puoi semplicemente dirlo a me o a Jon. Oh no, no, questo vorrebbe dire essere diretti.
ANNABELLE
Potrei..
[Martin sospira]
Ma è molto meglio se lo vedete con i vostri occhi. E lui non sarebbe venuto di sua volontà. Deve pensare di venire per te.
MARTIN
Può letteralmente vedere ogni cosa. Sono sicuro che probabilmente lo sa già.
ANNABELLE
In un certo senso, forse. Ma garantisco che essere qui di persona è qualcosa di molto diverso.
Andiamo.
MARTIN
Hey, quello è – ? Mi avevi detto di non portare un registratore di cassette.
ANNABELLE
No. ho detto che non ce ne sarebbe servito uno. Abbiamo cassette in abbondanza.
MARTIN
Ma allora -
ANNABELLE
Siamo arrivati.
[I passi si fermano]
MARTIN
È questa?
ANNABELLE
Ah, avevo dimenticato, tu non ci sei mai stato prima, vero?
Beh? Che te ne pare?
MARTIN
È… C-Cioè, è, um…
ANNABELLE
Solo una casa?
MARTIN
Beh… beh, sì.
ANNABELLE
Che ti aspettavi?
MARTIN
Non so, tipo…  qualcosa di un po’ più scenico, credo.
ANNABELLE
Vediamo cosa possiamo fare.
[Passi, poi un cigolio quando Annabelle wore la porta]
[Teatrale] Entra nel mio salotto.
MARTIN
Hmmm.
Okay.
[Passi mentre Martin segue, passando dal marciapiede al legno]
[La porta si chiude dietro di lui]
ANNABELLE
Accomodati pure.
[Martin appoggia la borsa, si siede]
MARTIN
[Sospettoso] Allora… e adesso?
ANNABELLE
Ti ho scritto una dichiarazione. Vorrei che la leggessi.
[Un fruscio di fogli, poi dei passi]
MARTIN
E se non lo facessi?
ANNABELLE
Allora ce ne stiamo seduti qui finchè non arriva l’Archivista. Ma ti suggerirei di leggerla. Credo che la troverai… illuminante.
[Una lunga pausa prima che Martin sospiri pesantemente]
MARTIN
E che diavolo. Va bene.
Va bene.
MARTIN (Dichiarazione)
[Ogni tanto si sente un fruscio della carta o il cigolare del legno]
Una volta c’era una casa, un edificio che, anche se sarebbe potuto assomigliare a quelli accanto, non era uguale.
Aspetta, no.
Non era iniziata con la casa. Era qui molto prima che qualcuno avrebbe potuto pensare a questo posto come a casa propria.
Una volta c’era un appezzamento di terra, non fissato a questa realtà come quelli che lo circondavano.
Aspetta, no.
Non riguarda la terra, il fango e il terreno non influiscono su quello che si trova lì.
Una volta, c’era un punto nello spazio che non obbediva come dovuto a quelle futili leggi che decidono cosa può succedere in un mondo.
Aspetta, no.
Non è un punto nello spazio. La Terra gira e sfreccia attraverso l’oscurità, ma se lo porta dietro.
Diciamo solo che una volta c’era un posto. Un posto in cui l’universo si era… crepato.
Nessuno di noi ricorda cosa ha causato la crepa, nemmeno quelle cose al di fuori del tempo che potrebbero misurare una generazione di noi nelle eco dei loro urli. È stata lì tanto quanto loro, se non di più. Non è una crepa grossa, e passarci vicino, addirittura attraverso, non te ne accorgeresti per un secondo. Forse l’aria accanto è leggermente più rarefatta, le luci leggermente più soffuse… in estate potrebbe esserci un po’ di freddo. In inverno un calore che è quasi sconcertante. I funghi che crescono nell’umidità lì in qualche modo sono d'un bianco più intenso, mentre i fiori sono più tristi di quelli che gli crescono accanto. Ma questi cambiamenti sono minimi, e nessuno ci si è mai soffermato abbastanza da chiamare il luogo maledetto. Invece, in pochi ci hanno a malapena pensato. Forse ci sono molti posti così sulla Terra. Forse è unico. Di sicuro, nessuno lo sa.
Il primo a costruire una casa su quel punto si chiamava Eowa. Era un Sassone, e un codardo, che era scappato dal campo di battaglia contro il re dei Merci, e aveva cercato di trovare lì la sua pace. La sua piccola squallida capanna era molto distante da quelli che un tempo erano i suoi compagni. Ciò nonostante, aveva vissuto e lavorato lì, e aveva sperato di dimenticare il tanfo del sangue e putrefazione, e la sensazione di un coltello seax nella ferita che sarebbe rimasta fino alla fine della sua vita. Il suo terrore lo chiamava con la voce simile a un tamburo della carneficina? Lo pungolava con la melodia brulicante della putrefazione? Avrebbe potuto descrivere la differenza?
È strano. Che un nome, un volto, un sapore di paura persistano nei secoli, eppure non posso essere sicuro di quale tra questi abbiamo mangiato con tanta facilità. Alcune paure sono eterne, ma al loro interno si trovano un centinaio di titoli, sussurrati nei luoghi segreti di ogni era, di ogni angolo del nostro mondo. Chi può dire se ognuno di questi è vero?
Qualsifosse, conosceva bene la paura di Eowa. Finché non si è più trovato lì. Finché non si è svegliato in un luogo che era un luogo ma… in un altro luogo. Un luogo dove i Merci si erano spinti oltre, avevano preso di più. Nonostante tutta la sua paura di una morte violenta, la sua fine è stata rapida e pulita. E nessuno dei suoi compagni venne mai a sapere del suo destino. La sua capanna, rimasta abbandonata, cadde velocemente nell’incuria, e poi crollò. Nessuno usò il legno; il grano si disperse.
[Uccelli cinguettano in lontananza]
Molti hanno vissuto in quel punto negli anni seguenti. Alcuni in tranquillità, alcuni in miseria, un po’ con una paura soffocata. Ma nessuno ha legato i suoi dolori alla terra o all’abitazione che ci hanno eretto. Il villaggio era cresciuto lentamente, ed era divenuto una cittadina più popolosa, anche senza mai diventare degna di nota. Detto questo, però, a volte, nel silenzio, quelli che provavano a renderla casa loro avrebbero potuto sentire un sussurro, una eco di altri luoghi, alcuni posti non proprio loro. Ma non aveva mai turbato il loro sonno.
Allora cosa vuol dire, se un posto è infestato? Un posto può essere infestato da qualcuno, una povera anima le cui ossa riposano inquiete nel terreno spoglio. Può essere infestato da qualcosa, un qualche crimine o atrocità che si è impressa indelebile nell’anima di un punto. Ma può essere infestato da un luogo? Una eco di mondi che non sono il nostro, passati alieni che attingono a un presente sconosciuto, che passa attraverso le crepe minuscole e strettissime al confine stesso della nostra esistenza?
La persona che più si è avvicinata a saperlo era un uomo di nome Geoffrey Neckam, uno studioso dell’Università. Aveva acquistato la casa che era rimasta lì da un mugnaio dalle gambe storte il cui nome non si era mai scomodato di sapere, cercando un po’ di pace e di distanza dai suoi colleghi più turbolenti. Era un uomo di Dio, ovviamente, ma anche un attento maestro della filosofia naturale, una disciplina che aveva applicato la prima volta che aveva percepito le stranezze che pervadevano la sua casa – le strane correnti che spostavano la fiamma della sua candela, il mormorio leggero che sembrava quasi delle voci. Una volta aveva addirittura trovato una nuova stanza, anche se saggiamente non ci era entrato.
Le sue indagini erano rozze, ovviamente, visto che era così convinto che fosse una qualche opera del suo Dio; un passaggio invisibile a una sfera paradisiaca, forse, o, come temeva sempre più, una infernale. Detto questo, le sue osservazioni erano sorprendentemente argute, e il registro della sua convinzione più vicina alla verità di quanto non si creda. Ma Geoffrey Neckam non aveva né le parole per parlare di dimensioni, né una mente davvero capace di concepire mondi oltre quello in cui viveva, e i conseguenti aldilà ovviamente. E così, in quanto a risultato tutte le sue mediazioni e il suo intelletto alla fine non l’hanno portato a niente.
Non sono stati, comunque, del tutto vani. Perché, vedi, Geoffrey Neckamha vissuto nella paura. C’era un motivo per cui ha deciso di vivere lontano dai suoi pari, perché si cucinava i suoi modesti pranzi in privato, ed evitata le riunioni accademiche. Era certo che i suoi rivali di studi stessero in qualche modo tramando contro di lui, intrecciando piani intricati per rovinare la sua reputazione e fargli perdere la sua posizione,addrittura prendersi la sua vita. Era un’ossessione che all’inizio lo aveva portato all’attenzione della Madre-delle-Marionette, il Grande Ragno, e come siamo diventati consapevoli dell’esistenza di quel che era questo posto. Quello che avrebbe potuto significare.
A un certo punto, il tanto atteso coltello nel buio alla fine si è ritrovato nella pancia di Goffrey Neckam. Ma per allora il suo unico lavoro importante era stato portato a termine, e un altro piano più grande, era adesso in moto.
Non è stata cosa da poco, tenere il posto vicino negli anni, lavorano nel frattempo per indebolire la crepa, aggirarsi tra i servitori degli altri poteri, e così nello scontro che ne è seguito. Spingere sempre più forte contro i confini della nostra realtà.
Per un po’ è appartenuta a uno scultore di marionette, che faceva i suoi fili con i tendini di coloro che non riteneva apprezzassero abbastanza la sua arte, e li faceva ballare in tondo come un’effigie canzonatoria. È stato, a tempo debito, ucciso da un cacciatore in una crociata della Riforma, che non avrebbe lasciato che l’eresia rimanesse impunita. È stato tagliato in due con la sua stessa sega per il legno.
Un tempo ci ha vissuto l’autore di lettere anonime, che non avrebbe saputo dire da dove provenissero i suoi segreti, solo che sapeva i segreti più oscuri di molte anime, e che aveva l’ingegno per usarle nel modo migliore. Era stato giudicato un traditore della Guerra civile e seppellito vivo sotto la casa in cui aveva disegnato i suoi piani da un uomo i cui denti erano sempre macchiati di fango.
Così tanti piani e ragni pieni di gole. Manipolatori voltafaccia e bugiardi furtivi. Ognuno ha trovato una fine violenta e grottesca; ognuno ha allargato di un poco la crepa. Finché finalmente, un uomo di nome Raymond Fieldling, un sorridente pilastro della comunità che cresceva bambini come cibo per il suo grottesco dio aracnide, era stato ucciso dalle fiamme, immolato dalla Prescelta del Fuoco Consumatore. La casa dell’epoca era stata distrutta con lui, ridotta in cenere, e la crepa era diventata finalmente… un’apertura. Un buco attorno a cui il tempo, le dimensioni e la realtà iniziavano a piegarsi, tremare e a filtrare.
Un’apertura verso, crediamo, altri mondi oltre a questo vecchio e consumato.
Non era abbastanza grande per consentire un vero e proprio passaggio, non ancora, tranne che per qualche occasionale incidente. Ma era abbastanza grande per quel che adesso vogliamo fare…
[Mertin espira]
MARTIN
Okay.
Dunque.
Una crepa nella realtà?
ANNABELLE
Oh, adesso è molto più che una crepa. È un buco doloroso, una ferita aperta nel tessuto stesso del nostro mondo.
MARTIN
E un passaggio verso altre dimensioni.
ANNABELLE
Non ancora.
[Martin espira lentamente mentre processa il tutto]
MARTIN
Oooooookay.
ANNABELLE
Abbastanza scenico per te?
MARTIN
Quindi questo è quel che volevi che vedessi?
Annabelle?
ANNABELLE
[Pensieroso] È un vero peccato, sai. Avevo così tanta voglia di riempirti di ragni.
MARTIN
Pr- Co- Cosa?
ANNABELLE
Ti avrebbero svuotato dall’interno, e indossato come un allegro maglione!
MARTIN
Uh, già. Ma dato che me lo stai dicendo posso dire che adesso non lo farai, vero?
ANNABELLE
È così che funziona con le ragnatele. Le persone si fissano con quanto sono intricate, come perfettamente costruite. Non considerano mai quanto possono essere flessibili. Al genere di tempesta che devono superare. Non puoi puntare tutto su un unico filo.
MARTIN
G-Già, sì, ma d-d-di nuovo, perché non mi hai risposto veramente, um, riempirmi di ragni non è un filo della tua ragnatela adesso, vero? Um. V-volevo solo che fossimo, heh, del tutto chiari su questo.
A-Annabelle?
ANNABELLE
No.
[Martin è rassicurato]
Non più.
MARTIN
B-B-Bene, grazie. Scusa. S-S-Scusa per l’interruzione, solo, solo un controllo.
ANNABELLE
È un tale peccato. C’era un periodo in cui ero certa tu avessi quel che serve per unirti a noi.
MARTIN
Che? Perché mi piacciono i ragni? Per lo meno, un tempo.
ANNABELLE
Perché riuscivi sempre ad ottenere quel che volevi con sorrisi e alzate di spalle e balbettando cose che non erano nemmeno lontanamente tanto imbarazzanti quanto sembravano.
[Martin concede il punto con un suono leggero]
MARTIN
Touché.
ANNABELLE
Ma non avevo previsto quanto profondamente saresti sprofondato nella Solitudine. O quanto lontano si sarebbe spinto l’Archivista per riaverti indietro. Ha fatto diventare tutto… complicato.
MARTIN
Perché mi stai dicendo tutto questo?
ANNABELLE
[Faticando] Perché… spiegare le cose, fornire risposte, così… non è quello che sono. È difficile, contro la mia natura.
E sto cercando di fare pratica.
MARTIN
Perché?
ANNABELLE
Che pensi?
[Martin si lamenta]
Scusa.
MARTIN
Okay, proviamo con una domanda diversa. Quale era il tuo piano?
ANNABELLE
Ti avrei preso. Addescandovi entrambi in questa ragnatela, e poi ti avrei preso. Avrei portato lui alla disperazione, così che quando tu saresti tornato da lui, rigonfio, e parlando con un migliaio di piccole voci, gli avrebbe dato la spinta finale.
MARTIN
E adesso?
ANNABELLE
[Sospira] Il vostro legame è troppo complicato. Non riuscirei a causare quel genere di spaccatura tra di voi adesso. Ho valutato ogni angolo, esaminato ogni causa ed effetto, e alla fine sono arrivata alla conclusione che io…[Sospira] io devo dirvi la verità, spiegarvi le cose.
MARTIN
[Frustrato] Sì, ma perché?
ANNABELLE
Perché se lo faccio… voi farete come chiedo.
MARTIN
Oh, lo faremo?
ANNABELLE
Sì.
[Annabelle fa un respiro profondo e muove qualche passo]
È quasi arrivato.
MARTIN
Jon?
ANNABELLE
Rendiamo l’atmosfera un po’ più… appropriata, ti va?
MARTIN
Hey, solo… ah, hah, m-metti giù la macchina fotografica, okay?
ANNABELLE
Hai detto di volere qualcosa di “scenico”, vero?
MARTIN
Co-Cosa? No, no, no, aspetta, aspetta, aspetta. Aspetta… aspetta -
[Annabelle ridacchia, poi tira a terra la fotocamera]
[Il vetro si spacca e delle statiche pesanti scricchiolano e ciogolano e alterano la scena… con scatti qua e là mentre si ritrovano su una ragnatela impossibile che si estende sopra una voragine]
MARTIN
[Distorto] Ooooh merda…
Questo sì che è profondo.
ANNABELLE
Più di quanto tu possa possibilmente immaginare.
[Si sente Martin tremare]
[Suoni appiccicosi rimbalzano umidi mentre Annabelle getta un filo di ragnatela]
MARTIN
Oi! C-Che stai -? Urgh! Urgh. Cos-è–? Cosa – ? Questo cos’è?
ANNABELLE
Che pensi? È per la tua sicurezza. Così non da non lasciarti fare niente… di imprevedibile. Detesterei se precipitassi.
[Il vento continua mentre un rombo tonante e lo sciamare di insetti irrompono a livello uditorio]
MARTIN
Quando Jon arriverà qui, ti ucciderà.
[Martin continua a esprimere il suo disgusto verso la seta che lo lega]
ANNABELLE
Purché prima mi ascolti, non sarà rilevante.
[CLICK]
ARCHIVISTA registrato
Quindi ascolta e basta-
[CLICK]
[CLICK]
Ascolta, Martin, dovresti sapere –
[CLICK]
[CLICK]
Ora, ascoltami, Martin, a-ascolta -
[CLICK]
MARTIN
Aspetta. Aspetta…
Le cassette…
ANNABELLE
Un bel materiale con cui tessere una ragnatela, non pensi?
MARTIN
Cosa? Per tutto questo tempo, in ogni momento, ci, ci stava solo spiando?
ANNABELLE
Oh Martin. Non hai idea di chi sta ascoltando, vero?
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio Successivo]
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iamnmbr3 · 3 years
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Mother of Puppets in MAG1-158: Here’s how Web!Martin can still win. 
Mother of Puppets in MAG159: ...damn it
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mcwebby · 3 years
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why would she tell him that
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Martin in MAG117: Oh, oh, Christ, I hope Jon doesn’t actually listen to these. “Good lord, is Martin becoming some sort of spider person?” No, Jon, it’s an expression, chill out!
Annabelle Cane: Well, we WANTED you to be, but you two were too GAY.
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growingdarker · 3 years
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transgenderboobs · 3 years
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once there was a house
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tma-latino · 2 years
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MAG197 – Caso ########-37 – “Conectados”
Una discusión al borde de la realidad, grabada en locación.
[Disclaimer/ Aviso]
[MAG196] | x | [MAG198]
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gammija · 3 years
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Annabelle: “What were you expecting?” Martin: “I don’t know, like... something a bit more dramatic, I guess.” Annabelle: “We’ll see what we can do.” -----------------------------
Annabelle: [Dramatically] “Step into my parlour.”
----------------------------- Martin: “Oooooookay.” Annabelle: “Dramatic enough for you?” -----------------------------
Martin: “Hey, just… ah, hah, p-put the camera down, okay?" Annabelle: “You said you wanted something more “dramatic”, right?”
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dfkhsdaf she’s so offended martin implied she wasnt dramatic enough
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discontentramblings · 3 years
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the web: *the force of subtle manipulation*
web avatars: my plan? idk, fill them up with spiders or something
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