Tumgik
#menomale che è l'ultimo giorno
Text
Hai indossato la maglia che ti piace tanto ma ti fa il viso più tondo, è colpa del dolcevita, lo sapevi quando lo hai trovato nascosto nell'ammasso di abiti della bancarella, ma è così piacevole sulla pelle quel tessuto che non hai resistito e oggi è il giorno giusto, c'è il blocco al traffico persone, non ci si tocca, non ci si incontra, si evita lo sguardo, si ha "timore"... si è prigionieri, liberi da giudizi, anche loro sospesi per Covid...
Passeggi. Il mare è in tempesta, dicono arrivi il freddo, menomale pensi, quest'isola non ha mai freddo e sinceramente per te che vieni dal centro, dalle colline, e ogni anno aspettavi il Natale per vedere quel manto bianco coprire ogni cosa, speri davvero in un'ondata polare a rinfrescare l'ambiente sempre più bollente.
Con la neve anche il più logoro, arrugginito pezzo di ferraglia, buttato all'angolo della strada, diventa una forma di magia.
Compri da sempre gli abiti usati, scegliendo con cura i tessuti migliori, non sintetici, con ancora l'etichetta, alcuni sembrano nuovi, perché buttarli e perché non comprarli, visto che altrimenti potresti permetterti solo tessuti scarsi e senza personalità.
Il tuo primo mercato fu a Sabaudia, avevi 16 anni quando rovistavi tra quelle montagne di stoffa e nessuno ha mai capito fossero vestiti di seconda mano, anzi li hai sempre sorpresi nel confessare l'ultimo mercatino passato in rassegna. Chiaramente eviti rigorosamente l'intimo e le scarpe, sono difficili da igienizzare e ti fanno un po' senso...
Tira vento forte e sei rientrata da venti minuti, non hai molta fame ma comincia a farsi tardi per pranzare e se non rispetti l'orario, sai bene che cominceresti a spiluccare schifezze tutto il giorno, per coprire il vuoto che creerà l'aver saltato il pasto principale. Fai bollire l'acqua e ti prepari un piatto di ravioli alla zucca e parmigiano, conditi con burro senza lattosio (dopo gli anta cominciano i problemi, meglio evitarli) e salvia del tuo terrazzo.
Le aromatiche, che fanno rima con romantiche, sono l'emergenza ai fastidi della pelle, del sonno, delle infezioni alle vie respiratorie e tanto altro, meglio non farle mancare. La tua casa ha un po' l'aspetto di un'erboristeria antica, vasetti candele, fiori secchi, profumi, legno, colori, essenze... presenze.
Ci sono periodi in cui si è più attenti agli aromi, ai sapori, agli odori e sai il perché: Si corre troppo, tutti, per tanti motivi, per lavoro, per la scuola, per appuntamenti vari, per compere, per gestire la casa, i figli. Tutto si riduce agli orari, si corre per mancanza di tempo, fino a quando si impara che ogni qualvolta una festa, gli scioperi, una malattia, un impedimento, un virus mondiale, ferma questa corsa, riesci a pensare a te, a ritrovare l'armonia con le cose che ami, la famiglia.
Quanti stop hai perso senza apprezzarli, senza festeggiare l'istante, i dieci minuti, come quelli di Chiara. L'avete letto? Fatelo!
Si misura il tempo solo quando si ha fretta, l'altro, quello importante, di solito passa senza osservarlo. Hai imparato a farci caso, a non perderlo, a farci amicizia e ora sai che ti aspetta, lo ritrovi nelle pause, nei gesti lenti della mattina appena alzata, ti svegli prima apposta, nel dopo pranzo, permettendo ai minuti di allungarsi fino all'ultimo, al ritorno a lavoro, passeggiando al sole sotto l'ufficio, guardando più in profondità quello che ti circonda, e non sono vetrine o programmi in tv, ma i cieli, il mare, le case delle persone, cosa nasconde un balcone, una porta, un angolo di strada, lo sguardo di un passante, un gabbiano, uno scoglio... Hai cominciato ad ascoltare libri perché ne hai persi troppi per colpa del tempo, leggere è un regalo per pochi, l'ultima volta ci è voluto il Covid per completare "l'Alchimista".
Che spettacolo leggere, passare le dita sui fogli, sottolineare quel pensiero che diventa tuo, mettere il segno... Il tuo è in legno, con un gufo dipinto che esce dalle pagine a richiamare dove l'hai lasciato. Lo chiami l'altro mondo, quello delle scoperte infinite, dove sai ti aprirai la porta, dove ti troverai, dove c'è tempo, per tutto, per sempre.
Come al solito fai tanti progetti per quando ti fermerai a rubare al tempo il tuo spazio, ma ti perdi a scriverlo invece di metterlo in pratica. Sospetto che ti piaccia più l'immaginazione della realtà. Vivi in due paralleli, il "reale" con i suoi sorrisi, i movimenti meccanici, gli amici, le golosità, i conti, i totali, le sottrazioni, e "l'immaginario" quello dei vorrei, i farò, la contemplazione, le indagini infinite che non hanno mai gli stessi risultati, i sogni, quella persona, le cose, la tua bellezza, i tuoi difetti e non sono mai gli uni il contrario dell'altra.
_Rossella
Tumblr media
Photo in Donnalucata-Sicilia
"un ricordo"
16 notes · View notes
kyda · 3 years
Text
quando la prof di inglese ci ha fatto sapere che fare queste presentazioni sulle strategie di traduzione in sitcoms o advertisements sarebbe stata una parte fondamentale dell'esame e che avremmo comunque dovuto farle durante le lezioni o all'esame direttamente ho chiuso in una scatolina quel pensiero perché mancava ancora tanto tempo e me ne sono dimenticata totalmente; quando le mie colleghe mi hanno proposto una data durante le lezioni ho detto subito di sì e nella mia testa pensavo va be', poi si vede, manca ancora più di un mese; quando ho visto come andava fatta la presentazione: panico per qualche ora ma poi ho rimesso subito il pensiero nella scatolina e mi sono distratta perché ovviamente non avendo ancora studiato gli argomenti mi sembrava di dover parlare di cose della luna e non avevo la più pallida idea di dove trovarle tutte quelle informazioni. a una settimana dalla data ufficiale mi sono messa a studiare più argomenti di quelli che pensavo avrei dovuto studiare e oggi finalmente è l'ultimo giorno che vivo pensando a questo maledetto compito e menomale che non ho iniziato prima perché un mese così non lo avrei retto
ora sì che è tutto a posto, dopo aver capito per bene che ho sbagliato tutto ma comunque è stato meglio così
4 notes · View notes
loovemoods · 4 years
Text
Ricordo quando eravamo ancora amici, quando ti conobbi, tu andavi ancora a scuola, facevi l'ultimo anno, io lavoravo già sa un paio di anni, la scuola non era fatta per me. Tu che cercavi di convincermi dicendomi: "ma dai, prenditelo quest'anno"
Non se ne parlava.
Ricordo quando ci vedevamo al parco, il pomeriggio a non fare nulla, a chiacchierare a scherzare, come se ci conoscessimo da una vita.
Tu mi piacevi, mi piacevi da impazzire. Avrei voluto baciarti già dal primo momento. Ma avevo paura, ero e sono tutt'ora timido.
Non volevo un tuo rifiuto.
Se tu non avessi gradito il mio bacio, avrei perso anche l'amicizia, perché si sarebbe creato l'imbarazzo.
Ricordo quando litigammo per la prima volta.
Io sono molto complicato caratterialmente, ero geloso di te, di chi ti scriveva, di chi ci provava come un animale mandandoti anche foto del cazzo, nel vero senso della parola.
Me la presi con te, perché non volevo esternare i miei sentimenti.
Non ci siamo parlati per un anno, un anno bruttissimo. Il mio ultimo messaggio fu un "menomale"
Da lì, le maledette spunte blu.
Ho fatto le mie cazzate, me ne pento.
Sei ritornata, totalmente a caso, come se tutto fosse scritto.
Non credevo al destino prima di incontrare te.
Ti baciai. Avevo il cuore a mille, avrei voluto fare l'amore con te. L'abbiamo fatto. Non ho solo sentito contatto fisico, come il 90% dei rapporti, ho sentito un collegamento mentale inimmaginabile
Io con te l'amore lo farei anche 10 volte al giorno.
Perché è il nostro modo per chiedere scusa, se uno dei due ha fatto torto. È un modo per collegarci, visto che non riusciamo a parlare entrambi.
Ti amo principessa mia.
Tuo coglioncello.❤️
9 notes · View notes
winteralease · 3 years
Photo
Tumblr media
            ✵ 12/04/2021             ✵ Palestra.             ✵#ravenfirerpg             (✦💃✦) Frequentare la palestra in modo regolare, era divenuto un contenuto immancabile nell'agenda della veggente, e per quanto inizialmente abbia fatto difficoltà a riprendere il ritmo di una volta, ora poteva dire di avercela quasi fatta a tornare ai vecchi livelli, anche se, tra il ballo e la corsa, faceva sufficiente attività fisica. Darleen corse ancora per qualche istante per poi spegnere il tapis roulant, scendendo da esso, traendo dei lunghi respiri, prima di concedersi un lungo sorso d'acqua e guardare Winter che correva affianco a lei. Non aveva idea di come si fossero conosciute e di come fossero diventate amiche, ma per lei era un must non ricordarsi queste cose, se le scordava sempre, come al solito. « Secondo te, a caldo così dopo questa lunga sessione di corsa, e prima di squat, dici che il mio sedere sta divenendo qualcosa di interessante per la popolazione maschile che vive in città, oppure devo darmi a qualcos'altro? Tipo un viaggio spirituale a Lourdes, visto che non posso andarci di persona? » Darleen enfatizzò la serietà di quella frase, voltandosi di spalle verso lo specchio, in modo da potersi guardare il fondoschiena, cercando di capire se c'erano dei risultati o no.
Winter Alease N. Lindholm
Trascorrere ore in palestra era parte integrante della giornata della fata che, nonostante gli impegni, s'impegnava costantemente nel tenersi in forma. Impiegava più parti della giornata ad allenarsi, fin dalle prime ore del giorno con la sua corsa mattutina, per giungere alle ore trascorse in quel luogo ove il più delle volte si trovava con l'amica. Non ricordava dove e come si fossero conosciute, ma poco importava, perché sapeva in cuor suo che la veggente era una persona di cui potersi fidare. Intenta a macinare gli ultimi metri sul tapis roulant, Winter fece l'ultimo scatto prima rallentare ed afferrare così l'asciugamano che giaceva sul manubrio dello stesso. Lo portò al volto per asciugarsi prima di voltarsi in direzione dell'amica e tirarsi indietro per osservare così il di lei fondoschiena.
« Beh... Se fossi un uomo di certo farei un monumento a quelle chiappe, ma ahimè rimango ancora etero... »
Replicò la Lindholm con quel suo fare malizioso che ormai era diventata la sua qualità principale.
« La vera domanda è: vorresti che fosse qualcuno di specifico ad adorare il tuo fondoschiena, o chiunque andrebbe bene, perché di questo che si tratta. »
Darleen Maeve Find
La presa coscienza del proprio corpo, Darleen l'ha sempre avuta, sin da quando era un'adolescente e le forme generose che la genetica le aveva donato, accennavano a farsi vedere. Ora, più di dieci anni dopo, Darleen era pienamente cosciente del fatto di essere una donna apprezzabile al sesso maschile, non solo per la propria bellezza esteriore, ma anche per il proprio cervello, anche se in quel momento lei e Winter stavano esattamente parlando dell'estetica. Se la rise di gusto quando l'amica parlò di fare un monumento rispetto al proprio sedere, e per qualche secondo si immaginò persino come potesse essere, e soprattutto dove esporlo, se in casa propria o altrove. « Menomale che hai deciso di restare etero, poi non avrei trovato il coraggio di parlarti ancora del mio sedere, oppure cambiare argomento, e parlare del mio davanzale. Che secondo me, è degno di nota alla pari del sedere. » Finse della serietà nelle proprie parole, specialmente la superficialità paradossale dell'argomento, per poi fermarsi un attimo nell'elaborare l'altra frase pronunciata dall'amica. Assunse un'aria concentrata e pensierosa, per poi incrociare le braccia al petto. « Ti direi di sì, ma non so se posso dirti di sì. Hai presente quelle situazioni dove manco tu sai cosa stai facendo, ma lo fai perchè ti pare la cosa più logica e giusta da fare? »
Winter Alease N. Lindholm
Infinite erano le persone che si prendevano del tempo solamente per giudicare gli altri e il fatto che gli atteggiamenti della fata fossero sempre sotto la lente d'ingrandimento, era una cosa che lasciava piuttosto indifferente la Lindholm. Non s'era mai preoccupata di ciò che gli altri potessero pensare, né tanto meno avrebbe cominciato in quel momento, mentre una delle sue più care amiche stava affrontando un discorso, beh fondamentale. Si ritrovò a ridacchiare Winter mentre ascoltava quelle parole prima di appoggiarsi al manubrio del tapis roulant. « Credimi, avrei continuato a fare gli stessi identici discorsi... E fammi vedere... Uhm sì, anche quello è degno di attenzione. » Si sporse per un momento per osservare il décolleté della veggente mentre non poteva dire che non avesse le giuste curve. In molte cose erano sulla stessa lunghezza d'onda, ma quando le parlò, capì immediatamente che vi era qualcosa sotto. Si passò una mano tra i capelli per tirare maggiormente la coda di cavallo prima di fare cenno all'amica di seguirla sulla panchina lasciando così liberi gli attrezzi. « Forse perché ciò che non dovremmo fare è quello che ci guida a fare, a sbagliare, e fermarsi diventa pressoché impossibile... Eccome se lo capisco. Fammi indovinare, un uomo? »
0 notes
els5sos-blog · 7 years
Quote
mi sto sentendo male. mi viene da vomitare, ma non è per tutto l'alcool che ho bevuto stasera, è la delusione. un macigno sullo stomaco come a soffocarmi e a trascinarmi nel fondo degli abissi. in realtà io non sto così bene come sembra, e, stasera, non riesco più a tenermi tutto dentro. voglio solo essere ascoltata anch'io per una volta. ho solo voglia di piangere, okay? e stavo per farlo, lì, davanti a tutti, a quella maledetta festa. e forse è stato in quel momento che ho deciso di non mentire più a me stessa e di ammettere che ‘quello stronzo’ mi piace. e menomale che lui era il mio 'non lo sopporto e non lo sopporterò mai’. te non puoi capire, come ci sono rimasta, come mi sono sentita. delusa. ferita. distrutta. fragile. all'inizio sembrava una bella serata, una di quelle in cui ti senti davvero felice e libera, ma si sa, le cose belle non durano un cazzo. 'quello stronzo’, il mio stronzo, mi ha guardata per tutta la serata, veniva a ballare vicino a me, come a tenermi d'occhio, mi ha anche salutata. ed io ero felice, anche troppo. non sai quanto significhi per me un suo saluto. e ballavo, felice. ma dopo quel momento, quel maledetto istante, più la scena si ripete nella mia testa più mi sento distrutta. vederlo mano nella mano con un'altra ragazza, vederli baciarsi, davanti i miei occhi, è stata la cosa più brutta. mi sento debole, fragile, inerme. ho solo bisogno di lui. qui. con me. ora. da quel momento, comunque, non ero più quella di prima, non ero più la ragazza allegra che ballava in mezzo alla folla. ero la ragazza che stava per crollare in mezzo alla folla. e questo mi preoccupa. come fa ad avere tutto questo potere su di me? io non capisco. comunque ho il cuore a pezzi, ti giuro. ci sto sotto che è una cosa assurda, e me ne sono accorta solo ora. sono sola e penso a lui. sono con gli altri e penso a lui. è il mio primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera. un suo saluto o un suo sorriso, mi rendono la persona più felice sulla faccia della terra. inoltre mi piace vederlo sorridere, ha un sorriso che farebbe invidia a tutti, anche se non sorride a causa mia. e mi piace vederlo ridere, anche se non a causa mia. e quando fuma, o beve, o respira, o qualsiasi cosa stia facendo, sarà sempre la cosa più bella del mondo. ogni volta che lo vedo muoio un po’ dentro. chissà cosa saremmo stati ora, se non avessimo perso quell'occasione, la nostra occasione. maledetto orgoglio. quando avevo la possibilità di parlagli e di vederlo ogni giorno, non l'ho fatto. mentre ora morirei per passare anche un istante con lui. non so, sarà l'alcol che mi fa dire queste cose. non ho mai avuto il coraggio di parlare in questo modo dei miei sentimenti e delle mie emozioni con qualcuno, quindi spero di non annoiarti troppo. tanto alla gente non importa dei miei problemi. alla gente non importa di me in generale. tipo lui. che per me conta il mondo, ma che dico il mondo, l'universo, grande ed infinito; mentre io per lui non conto nulla, e non conterò mai nulla per lui. perché devo innamorarmi sempre delle persone sbagliate? lui è troppo per me, e da un lato sono felice per lui, merita di meglio di una come me. anche se io vorrei solamente essere felice. magari con lui. anche se devo smetterla di farmi questi film mentali. infondo ha ragione, a non considerarmi, chi si innamorerebbe mai di una come me? non sarò mai abbastanza per uno come lui. io non sarò mai abbastanza per nessuno. ma sbaglio io, questo lo so, a sperarci troppo intendo. ma non riesco a togliermelo dalla testa. ed eccomi qui a soffrire di nuovo. perché con quelle piccole cose, quei piccoli gesti, ci sono cascata e mi sono innamorata di lui. porco due, sono una cogliona ed ora sono nella merda. perché lui è tutto per me ed io niente per lui. comunque penso troppo ed ora sto peggio. quella scena, mamma mia, non la reggo più. quanto sono cogliona da 1 a 3000? mi sento una cogliona. sono una cogliona distrutta, rotta. ci sto malissimo. io non voglio più sentirmi così. non di nuovo. io non sono più quella ragazza debole di un tempo, non voglio che il muro crolli di nuovo per colpa sua. non voglio soffrire di nuovo, ma lo sto facendo. perché ovviamente ci sono ragazze migliori di me, più belle, più simpatiche, più troie; ed io cosa sono? una persona debole, che già è tanto se continua a sorridere e a scherzare come se stesse bene. basta, sono una merda, un errore, una cogliona innamorata di un coglione.
@els5sos
3 notes · View notes
Photo
Tumblr media
🇮🇹Buongiorno a tutti, anche se per me è un giorno orribile! Prima di annoiarvi con i miei problems vi invito a leggere la mia recensione di "Erased 3" di Kei Sambe di cui trovate il link in bio 🔜🔜🔜 • • Perché il mio è un giorno orribile? Ho ricominciato scuola e la mia classe fa schifo (menomale che questo è l'ultimo anno) e io già voglio scappare da quel mucchio di narcisiste ignoranti... Help 😭 📚 Com'è andata la vostra giornata? • • 🇬🇧 Hi everyone! On my blog you can find my review about the third volume of Erased 3, link in bio 🔜🔜 • • Today is an awful day and my first day of school couldn't have been worse... My classmates are really really stupid (not joking guys) and fortunately this is my last year 😍 📚 How was your day? • • #erased #manga (at Villa dei Leoni Mira)
0 notes
Text
Per non dimenticare. 🗝️
Mi sentivo il suo sguardo addosso nonostante non riuscissi a vedere i suoi occhi dietro quegli occhiali da sole. Occhi verde smeraldo impossibili da dimenticare. Forse nemmeno volevo che venisse a parlarmi, all'inizio. Poi una birra, qualche siga, "e se adesso ti baciassi? " ... In mezzo alla folla, con la musica a palla che ti entra nelle vene, mi bacia. Torniamo dagli altri. Sarebbe finita li? Non lo sapevo La sera dopo eravamo di nuovo li uno davanti all'altro e ancora sentivo il suo sguardo addosso, se lo guardavo mi sorrideva, madonna quanto avrei voluto entrare nella sua testa per capire cosa pensava. E io ballavo, non riuscivo a fermarmi. Nella strada per andare al kalypso mi stuzzicava e mi piaceva, lo stronzo al punto giusto, come piace a me. Balliamo insieme, non mi mollava mai, mi stringeva la vita e intrecciava la sua mano nella mia, baci e morsi. Gambe intrecciate, sgambetti, pizzicotti, lividi, sguardi, sorrisi e baci improvvisi, che lasciano senza fiato come a dire "ne ho bisogno, ora". E poi vedere la delusione nei suoi occhi quando dovevo andare via. Troppo strano, troppo inspiegabile. Giovedì sera. Sapere di dover andare da lui e rimanerci male quando tutto salta. Apparentemente. Arriviamo li, soliti sguardi, soliti sorrisi..ma che gli passa per la testa? Programma della serata andare a prendere da bere e poi Noa. Nel bel mezzo un bagno di notte. Io lui chiari e ale. I soliti. Quel bacio in acqua diomio. Usciamo. Bella cazzata brava, ora tutta la sera fradicia. "Chiari passami la maglia" e lui" perché? Stai meglio senza". Quello sguardo. Mi bacia in mezzo a tutti i suoi amici, io lo abbraccio da dietro. Un profumo inconfondibile. *Lui e le sue fisse.* "Smettila di guardarmi così" "Perché come ti guardo?" "Hai uno sguardo misterioso, non riesco a capire cosa pensi" E pensa io, caro mio... Noa. Tutta la vita cazzo. Balliamo senza fermarci mai. Ballo e lo sguardo va sempre nella sua direzione. Ci sediamo e lui mi porta via. Andiamo a bere. Ma bere cosa..dopo un sorso già mi bacia, le mani vanno dove non devono. Lo fermo. Devo dirglielo. Andiamo più in dentro (così dice lui) Ci ritroviamo stesi per terra, in mezzo a non so cosa, dove "nessuno ci può vedere ne sentire" Si sente la musica, la vita di quel posto. Mi bacia, e non smette. Mi sembra impossibile, mi fa tremare. Mani ovunque. Lo lascio fare, mi lascio attraversare da quelle sensazioni. Ma oltre no. Forse sono stata troppo razionale, ma alla fine io sono questa. Penso tanto e uso la testa. Menomale. Lui è contento così. "Probabilmente se davanti a me avessi avuto una ragazza come me me la sarei scopato un'ora, ma sono contento perché invece davanti a me ho una persona che non si è fatta trascinate, ha usato la testa e questa cosa mi piace" Si fa promettere che una volta tornata non sarei stata male per lui. Ma come faccio a rispondere di getto a una cosa cosi. Per una come me, che ha un posto nel cuore per tutto e per tutti, che da importanza a tutto, alle piccole cose soprattutto. Come faccio a dirti che non sarà così? Insisti. "Allora? Promettimelo" "te lo giuro" Non so quanto è durato quell'abbraccio. Non volevo finisse mai. Mi stringevi così forte. " Se posso darti un consiglio fallo con una persona che ti fa battere il cuore" Tu mi facevi tremare, ma era poco per una cosa così importante per me. Chissà che avevi l'ultimo giorno invece, i sensi di colpa iniziavano a farsi sentire? Ancora non sapevo cosa avrei saputo. Impegnato. Ma sul serio? Avrei voluto saperlo prima per vedere che faccia facevi, ma va bene così perché mi sono goduta tutto come volevo. Va bene così davvero. Non mi pento di nulla. Lo sai. Io sto a posto con me stessa, sei tu che devi farti un esamino mi sa... Nonostante tutto sei stato parte della mia vacanza, del mio viaggio, di quello che aspettavo da tanto. Quel viaggio che mi meritavo, dopotutto. Quel viaggio fatto con le persone più belle che io abbia mai conosciuto. Quel viaggio che mi ha fatto conoscere te, che nonostante tutto mi sei rimasto dentro. Lo ricorderò sempre. Tutto quanto. Tutti quei momenti sono impressi nel cuore e nella mente. Chissà se ci rivedremo.. Ciao vecho, sei una bella persona dopotutto. 💙 #tisentoaddosso
0 notes
Text
DIARIO DI BORDO. GIORNO 22.
Io non ho paura delle feste delle medie.
Non so, mi dice Poldo mentre gli passo lo spino. Non so, sai, se c'ho voglia o no, di andarci. Mi punta addosso i suoi occhi azzurro-Estraneo da "Game of Thrones", ormai andato quasi quanto il cervello degli gli zombie fluo. I miei occhi lo fissano di rimando e ho buoni motivi per credere non siano poi troppo diversi, i miei occhi dai suoi.
Però è anche vero che nonostante la condizione sia fisico sia soprattutto psichica di Poldo depongano già di per sé moltissimo a sfavore della festa a cui siamo in procinto di non andare, è pur sempre troppo tempo che non muoviamo i nostri culi dal mio divano letto, nella stanza all'ultimo piano. Senza ascensore. Quindi in un momento di eroismo da fumetto Marvel, mi costringo a mettermi in piedi in soli venti secondi e a spronare il buon Poldo a fare altrettanto per raggiungere le festa.
Che poi, saranno tutti ragazzini con gli ormoni a fare giri sulle montagne russe. Mi dici noi che ci facciamo? A parte che ogni tanto potresti anche far finta di ricordarti di com'era essere giovane - gli suggerisco io - ma poi, qui invece che ci stiamo a fare, soprattutto ora che la birra e gli spini stanno finendo? In effetti la mia osservazione sembra molto pertinente agli occhi liquefatti di Poldo, che non manca di assentire lievemente col capo prima di rantolare per terra in un malriuscito tentativo di alzarsi agilmente. Dopo averlo aiutato a rimettersi a due zampe, ci vestiamo, arraffiamo le ultime cinque birre per il viaggio e ci dirigiamo alla festa. Che fra l'altro è appena due marciapiedi più in là.
Ora, io non voglio negare che Poldo sia un tantino pesante. E che a volte i suoi nefasti pronostici siano ben troppo nefasti anche per l'amara realtà. Ma. Diosanto ragazzi, se non erano fin troppo rosee le aspettative del mio buon amico. Io, da parte mia confesso che il nuovo mondo, fatto di luci casino plastica abiti musica improbabile e folgoranti quanto perfetti figli della razza eletta, mi è sempre stato totalmente estraneo - e non come gli occhi di Poldo.
Da dove saranno mai spuntati - mi chiedo ormai quasi ogni giorno - a un certo punto nella storia globale, tutti sti strafighi e ste strafighe che a sedici anni già ne mostrano 35 e per giunta portati benissimo. Da dove sono venuti fuori tutti questi meravigliosi esseri alternativi, fashion designer, mai brutti ma anzi sempre giusti al punto giusto e al momento politicamente corretto . Anime di perfetto silicone, dai toni cutanei perfetti, dai pensieri intellettualmente perfetti, dalle conoscenze storicamente perfette, dai lavori economicamente perfetti, dalle condizioni sociali tutte eventualmente futuribilmente perfette. Altro che giostra degli ormoni, questi nuovi alieni, gli ormoni li avevano già completamente soddisfatti a tredici anni e adesso non aspettavano altro che ingurgitare tutto quello di cui avevano fame o voglia. Meravigliose creature.
Neanche a pensarci di limonare pesante con una di queste dee, figuriamoci poi di attaccar bottone con uno dei magnifici adoni presenti. Io me ne sarei potuto uscire con le mie chincaglierie romantiche dei tempi del buon Marx, mentre da parte loro gli efebici figli del futuro mi avrebbero potuto rispondere con tutte le nuovità intellettual-politiche-artistiche-economiche della nuova era. Nomi ovviamente mai sentiti prima, da me quanto dal buon Poldo, che cercava insistentemente di far capire a una delle tante dee bionde l'inutilità della tecnologia nella sua vita.
E sì che gliel'ho detto mille volte, a Poldo, che sta storia del bello e irraggiungibile non tira più da almeno dieci anni. Lui insiste a voler credere di essere speciale col suo cellulare da venti euro comprato di contrabbando dall'indiano sotto casa. Non ha ancora capito, di cosa si nutre la nuova socialità. In effetti, non l'ho capito nemmeno io e mi guardo intorno alla ricerca di altra birra mentre i ragazzi del futuro si fanno selfie a ripetizione. Una fotografa improvvisata collega il suo iphone al mac del festeggiato e in due secondi - complice il programmino di grafica - ti tira fuori delle foto da paura che manco man ray. Le dico che sono una figata pazzesca, lei mi guarda come l'ultimo degli sfigati, io praticamente le rutto in faccia per risposta - offesa - al suo ignorarmi e da quel momento tutte le appartenenti al sesso femminile della serata ovviamente mi evitano tipo nerd delle medie a cui puzzano i piedi. Poldo cerca ancora di fare il ganzo con la tipa. Che ovviamente lo cogliona forte davanti a tutti i suoi bellissimi amici, finché anche lui non si rassegna al suo essere demodé e decide - come me - di finire la serata alcolizzato. Anche questo, alquanto demodé.
Non che non mi avesse avvertito, il buon Poldo. Noi, in mezzo a sti fighi amanti della tecnologia e dell'interior design, non centriamo 'na mazza. E menomale, mi viene da pensare, se non fosse che manco oggi si arrangia nulla. Quasi quasi m vien voglia di segare la festa - anche se sono appena le undici di sera - non prima però di essermi fottuto tutta la carta igienica dei due cessi di casa del minchione, in segno di ribellione anarchica.
Poi, come in uno di quei film che mi hanno fatto sempre cagare ma che mia madre amava da morire, mi giro e chi ti vedo in piena festa chic a casa del magnifico figlio della grande Magnifica? Proprio la tipa che ho sempre sfanculato da che ho memoria, una mia vecchia compagna di classe delle superiori, che cercava in tutti i modi di farsi mettere la lingua in bocca da me (ma io manco per il) e che all'epoca aveva vinto il premio come la più cessa dell'intera scuola.
Ovvio che adesso era diventata una perchia da paura: un corpicino sapientemente allenato per anni a colpi di dieta intelligente - geniale, direi -  e di palestra fino alla morte (e peraltro benissimo messo in mostra dal collo in giù). Un taglio di capelli da porca biondo platino e un paio di occhiali da segretaria a novanta gradi che per poco non la trascino in bagno per i capelli stile uomo della caverne. E sì che l'incontro è avvenuto proprio in coda per il cesso. Dove lei aspettava il suo turno quasi pisciandosi addosso, mentre io invece aspettavo il mio per fottere la carta igienica alla testa di cazzo del festeggiato.
Mia madre avrebbe adorato la trama degli eventi.
Mio padre avrebbe capito subito, invece, che sarebbe finita di merda.
0 notes