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#mi dicevano che ero troppo sensibile
thefairysblog · 2 years
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"Accettando il fatto di essere facilmente perturbabili, non dobbiamo far altro che cominciare a semplificarci la vita, a prendere le distanze laddove è possibile, a usare la nostra creatività come «rifugio antiatomico» dove niente di brutto può accadere. Piano piano impareremo a lasciare andare, a non fare nostra ogni battaglia, a non voler correggere tutte le virgole del mondo e soprattutto capiremo che quando gli altri parlano, parlano di se stessi, e quindi non prenderemo più tutto in maniera personale, ma sapremo affrancarci e lasciare il campo vincendo la partita." tratta da "Mi dicevano che ero troppo sensibile" di @therealfedericabosco #booklove #book #federicabosco #sensitive #feels #goodmorning #friday #winner #weekend #frasedelgiorno #lifechanging #flame #light #hope #coaching #lifestyleblog https://www.instagram.com/p/Cg4MH3aM2SJ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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maledettadaunangelo · 4 years
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Quindi reprimi, soffochi, rimugini, piangi e poi sotterri tutto sotto strati di dolore. E così, arrabbiato e confuso, resti immobile, perché sai che una tua reazione rischia di provocare ciò che temi di più: rifiuto, abbandono, esclusione e vergogna.
Federica Bosco
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canterai · 4 years
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“Le persone sensibili sentono il doppio di quello che dovrebbero sentire.”
— Antonio Dikele Distefano; Chi sta male non lo dice
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Che schifo tutta questa emotività, tutta questa sensibilità. Ancora piango per i cartoni animati.. mi sembra di essere un bambino. 😭
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pensiero-immortale · 4 years
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"non c'è cosa più brutta che deluderti"
-E
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Che poi la sensibilità non è per tutti. Non tutti capiscono, anzi quasi nessuno. Questa non è fragilità, ma empatia; le persone sensibili capiscono di più, sentono tutto quello che li circonda moltiplicato. Non è un difetto, è un pregio molto pesante da portare sulle spalle. Che poi tra le varie definizioni, troviamo anche: tendenza degli esplosivi a esplodere più o meno rapidamente per sollecitazione meccanica. E alla fine le persone sensibili sono come gli esplosivi se sollecitate dal mondo esterno esplodono.
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leggodunquetumblo · 4 years
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L'autrice racconta in modo molto chiaro ed esaustivo quello che per alcuni è considerato un problema, per altri una dote, ma per i più nemmeno è contemplato. Riesce a spiegare con sacco di dolcezza e di tatto, una peculiarità del 20% della popolazione, che spesso però non sa accettarsi e non la riesce a riconoscere. A me è piaciuto tanto, ho saputo da poco di avere questa caratteristica anche io, e mi sono riconosciuto in un buon 90% di quello che narra l'autrice la quale, attraverso una descrizione dell'ipersensibilità, mette a nudo la sua vita e le sue esperienze. Lo consiglio a tutti coloro che sanno di esserlo o anche solamente a chi è interessato all'argomento. Non siamo fragili o sfigati, siamo semplicemente diversi e diversamente andiamo trattati.
Voto complessivo 9/10
-P-
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ovexagain · 5 years
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blackwest · 6 years
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Per anni mi sono dannata a cercare di capire cosa avessi di storto, perché la mia percezione della realtà fosse tripla rispetto a quella degli altri, perché ho sempre "sentito" le persone negative e false prima degli altri, perché una discussione mi gira nella testa anche per cinque giorni, perché mi danno fastidio i rumori forti, la luce intensa, la gente che urla, perché certe immagini alla televisione mi tolgono il sonno, perché percepisco le ingiustizie in maniera assoluta, perché l'idea della morte degli altri mi è inaccettabile tranne la mia, perché mi viene il magone per niente, perché mi sembra di essere un palloncino in un mondo di spilli...
Mi dicevano che ero troppo sensibile, Federica Bosco
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blue-sky-1998 · 5 years
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Perché essere degli unicorno e bellissimo!!
Federica Bosco (mi dicevano che ero troppo sensibile)
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io avevo smesso di credere all'amore, avevo smesso di vederlo coi miei stessi occhi; vivevo razionalmente ogni sentimento, criticando cinicamente qualsiasi cosa che avevo attorno. Avevo deciso di smettere, di amare esclusivamente me stessa e nessun altro; avevo deciso che non avrei mai sprecato nessuna energia e che non avrei mai dato tutta la mia felicità a nessun altro.
Eppure, quel giorno quando mi hai scritto, io non so spiegare cosa ho percepito; avevo un presentimento strano su di te, una parte di me supplicava all'altra parte di me di darti una possibilità, che tu -come anche altri ragazzi- meritavi un'opportunità. Così decisi di dartela, anche se ormai mi ero arresa all'idea che avrei provato qualche emozione.
Salì in macchina e ti salutai con un semplice bacio sulla guancia, formale ma allo stesso tempo affettuoso.
Per il nostro primo incontro mi portasti ad uggiano, parcheggiati in macchina di fronte ad un ceppo; molte ragazze lo troverebbero strano o completamente patetico, però a me andava bene qualsiasi posto pur di conoscerti.
Parlammo ore e ore del più o del meno, delle risate e dei sorrisi scattarono come gli allarmi incendio e mi rimasero impressi in testa come gli scatti delle polaroid.
Poi ad un certo punto, una sensazione mi colpì allo stomaco, salì lungo il corpo fino a bloccarmi la gola, rimanendo bloccata lì facendomi venire un po' gli occhi lucidi. Avvicinai una mano al tuo viso, iniziai ad accarezzarti la testa, poi ti girasti e mi guardasti profondamente negli occhi e successivamente dopo come un bambino all'asilo mi chiedesti:
"posso darti un bacio?"
mi scappò un sorriso, ma non di quelli falsi che tutti mi dicevano con l'aria triste, lo sentivo sincero, vero.
"si" sorridendo.
Avevo paura di questa mia azione, perché dietro a quella barba da ventenne maturo io ci vedevo un bambino sensibile.
"hai sentito qualcosa?"
avevo sentito qualcosa questa volta, ma non capivo cosa
"si"
"e che cosa?"
è troppo presto per dirlo, non ne sono certa
"tu cosa hai sentito?"
"di aver fatto la cosa giusta"
un colpo mi invade il cuore, facendomi ritornare quella sensazione bloccata in gola, che non riesce a salire, non riesce ad uscire
"tu pensi di aver fatto la cosa giusta?"
"si"
mi venne spontaneo dirlo, non ci pensai nemmeno due volte, caspita.
Mi riportasti a casa e una cosa che mi è rimasta in mente è che quando mi girai dietro di me -all'angolo più o meno- tu stavi ancora là dietro, non so cosa stavi facendo, ma tu eri lì e avevo una voglia di rincorrerti, di riaverti con me, di passare la nottata in macchina a cantare canzoni stonate.
Ma la cosa di cui non potrò mai scordarmi, è il tuo sguardo lucido, che brilla alla mia vista, all'emozione che tu provasti in quel momento, che mi ha talmente coinvolto che adesso sono qui a scrivere senza un vero nesso logico.
Hai avuto un potere su di me che quasi nessun ragazzo è riuscito ad applicare, mi hai stravolta e ora mi ritrovo con un cuore riaggiustato dal tuo umorismo e dal tuo affetto, o forse è proprio il tuo sorriso ad avermelo aggiustato.
Qualsiasi cosa tu abbia combinato su di me, grazie di averla fatta accadere,
hai curato il mio cancro dell'amore.
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maledettadaunangelo · 6 years
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Ho sempre saputo di essere troppo sensibile. Fin da quando ero piccola mi accorgevo di non percepire le cose come gli altri bambini, ma di sentirle in maniera molto più profonda, intensa, lacerante, da qualche parte fra il cuore e la pancia. Però da lì non riuscivo a esprimerle in nessun modo.
Federica Bosco
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canterai · 4 years
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“Era molto più di quanto potessi sopportare.”
— 13 reasons why
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grafiusa · 4 years
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Tante cose belle succedono proprio quando smettiamo di provare a controllarle e cominciamo a viverle
Federica Bosco Mi dicevano che ero troppo sensibile
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ragazzannoiata · 3 years
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Credo di essere una ragazza di vetro.Una di quelle che è fortema che si spezza con troppa facilitàuna di quelle che cerca sempre di tenersi tutto dentro ma, poi, prima o poi, scoppia perché non ce la fa.Mi hanno sempre detto ‘sei forte’ e ho sempre acconsentito ma chi mi conosce davvero sa che sorrido sempre anche quando non mi va.Io sorrido:non ho voglia di spiegare quello che ho dentro- molto spesso l'ho fatto, ma non mi hanno capita -ed, allora, oggi, non mi spiego più perché tanto non ha senso.Io sorridoper ingannare il prossimo per non spiegare per tenere tutto per me perché sono molto gelosa anche del mio dolore perché il dolore altro non è che qualcosa che prima faceva bene ed ora non c'è più e fa male.Mi hanno sempre detto 'tu sei forte’ ma chi mi conosce da sempre sa che forte lo sono diventata col tempo con le esperienze:
prima ero sempre maledettamente troppo sensibile.
Non riuscivo mai a nascondere tutto dietro un sorriso
e se mi ferivano, piangevo.
Il vetro scoppiava.
Non riuscivo mai a controllare le emozioni.
Oggi, su per giù, sono ancora la stessa:
la fragilità l'ho conservata dentro di me
pur essendo diventata forte agli occhi degli altri.
Non piango più
ma dentro ho il mare
ogni giorno
perché il vetro dentro me
è scoppiato
anche se fuori non si vede.
Io sono così:
troppo sensibile.
Sorrido per niente
e mi dispero per tutto
sono felice senza niente
e mi rattristo troppo facilmente eppure chi mi conosce poco chi mi ha conosciuto negli ultimi anni non lo sa che dentro ho sempre la tempesta pure quando sorrido forte e regalo sorrisi grandi quanto il mondo a chiunque incontro.Mi sono sempre preoccupata per tuttied ho sempre avuto paura di deluderedi non essere quello che gli altri si aspettavanoio fossi:volevo essere forte, ma anche meno forte- non mi piace 'debole’ come termine -perché volevo farcela da sola ma volevo che non mi lasciassero mai sola.Ho sempre avuto paura di non essere abbastanza ho sempre creduto in tutti, tranne che in me e quando mi dicevano Credimi, credi in te’annuivo, sorridevo e cambiavo argomento.Non ho mai saputo esattamente chi fossi,ma ho sempre saputo cosa volessi ed ho sempre voluto, chi non mi ha mai voluto ed ogni volta incrociavo le dita, respiravo e mi dicevo 'questa volta tocca a me’, ma a me non è toccato maiperché la felicità me l'hanno data per poco e me l'hanno tolta con tanta facilità.Ho gli occhi malinconici il sorriso un po’ malmesso perché ogni volta che mi sono innamorata ogni volta che ho perso la testa non mi sono mai totalmente ritrovata.Ho sempre i pugni strettii denti ferrei sorrido ripenso a quando ero felice rivivo dentro me quei giorni, mi immagino gli abbracci in cui mi sono sentita a casa trovo la forza e ricomincio:esco e sorrido.Sono forte, sì.Oggi lo dico anche io,ma essere forti fuorinon significa esserlo anche dentro perché spesso chi non parla del proprio dolore,chi dice che va sempre tutto bene,È chi dentro soffre più di tutto il resto.Ecco, questa sono io:sono quella che si porta tutto dentro per non compiacere sono quella che sorride, mentre dentro piove.Oggi lo dico anche io: 'sì, sono forte’,ma, credetemi, dentro di me,ho sempre il mare in tempesta sono sempre in guerra con me stessa e mi ripeto sempre che mi merito di essere felice ma mi scordo sempre che la meritocrazia questo mondo non la conosce come la conosco ioperché io me la merito la felicità,ma dov'è?Qui non c'è.Ecco chi sono.
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missmelancholya · 4 years
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Io sono così. Un introversa. Chiusa nel mio mondo. Sensibile. Fatico a dire le cose alle persone credo per paura di ferirle e forse anche un po’ di perderle. O più semplicemente perché sono terrorizzata dall’idea di non essere capita e accettata così come sono. Tutti hanno sempre cercato di cambiarmi. La verità è che io mi nascondo troppo spesso. Dietro un falso sorriso, dietro un pianto soffocato, dietro una parola di gentilezza. Mi tengo tutto dentro.
Alle volte mi sento con il cuore di una bambina. Mi affeziono quasi subito a chi mi sta simpatico, e allo stesso tempo sento subito se qualcuno è una “brutta persona” o per lo meno qualcuno negativo per me e ci sto davvero male in sua presenza.
Ho un periodo di totale confusione perché cerco qualcosa che non so come avere. Non so neanche se esiste. Sto cercando di fare chiarezza, questo venerdì sera, in casa da sola dopo aver rifiutato numerosi inviti. Perché tanto ogni singola persona manca di ciò che cerco... manca di qualcosa di speciale, vedo tutte persone come sagome vuote che ci sono e poi se ne vanno, poi tornano e poi se ne vanno lasciando un vuoto nella mia vita che poi mi tocca colmare. Tutti così superficiali, bugiardi... forse sono io la prima delle ipocrite. Mento anche a me stessa. E ho paura ad affezionarmi. Ho paura a dire alle persone quelli che voglio. Perche troppe persone mi hanno abbondanata e delusa. Mi son sentita dire troppe volte che non andavo bene. Che ciò che dicevo era stupido o senza senso, che ciò che provavo in realtà era finto o erano solo cazzate alla quale “non dovevo tenere conto”. Mi son sentita chiamare pazza cosí tante volte che mi sono perfino convinta di esserlo. E ha fatto male, per tanti tanti anni. Sentirsi dire sempre che tutto ciò che fai non va bene. Dover lottare contro il mondo da sola e non avere mai qualcuno dalla mia che mi difende incondizionatamente. E fa davvero male essere lasciata sola da chi ti aveva promesso di starti vicino o chi semplicemente doveva farlo. E quindi ormai scappo io, scappo prima di voi. Mi autosaboto, dico si poi mi tirò indietro, poi torno perché in realtà vorrei solo qualcuno che mi “rincorresse” e mi dimostrasse che ci tiene a me. Dopo la delusione che mi sono auto-presa con la tua indifferenza e il tuo rifiuto mi sono di nuovo chiusa in me stessa. Pensavo di averla presa bene, ma forse non è stato così o semplicemente già sapevo come andava, me lo aspettavo e mi ha solo ferito inconsciamente perché in fondo ci speravo. Sono una romantica sognatrice un po’ illusa. L’ennesimo colpo al cuore mi ha raffreddata, ma non sono fredda. La gente che me lo diceva non ha mai capito nulla. Il contatto fisico non è vero che non mi piace. Mi spaventa. Mi spaventa da morire perché in abbraccio, cazzo, io mi ci perdo. Mi vergogno delle emozioni che provo, perché in questa società ci insegnano cose sbagliate. Ci insegnano a reprimere la tristezza, a controllare la rabbia, e a non mostrare affetto perché viene visto come debolezza. Sono una codarda. Mento. Mento tante di quelle volte. Non per fare dispetti a nessuno, l’unica che punisco è me stessa. Perché mi avete abituato a vivere nel senso di colpa. Cazzo. Quanto fa male. “Non mi va”, “no”, nessuno ha mai rispettato ciò che dicevo, insistevano tutti, sempre... e io sempre più terrorizzata ho imparato a preoccuparmi per gli altri a presentare attenzioni ai loro bisogni, ma mai ai miei. Metto sempre gli altri prima di me, e cazzo quanto vorrei che questa cosa non fosse così, mi ci sforzo ma ancora faccio fatica. Dovrebbero insegnarmi il vostro egoismo. Io non mi ascolto, è questo il mio più grande problema, non sono in contatto con le mie emozioni. Mi spaventano. Perché mi avete insegnato a reprimerle. “Stai composta!” “Fai la brava!” “Non rispondere male!” “Non fare scenate!” “Dai, non essere triste, si forte!” Mentre piangevo dopo aver ricevuto una spinta immotivata...”Non arrabbiarti per queste cazzate!” Mi dicevano “non rispondere, lascia perdere! Si superiore!” Quando venivo insultata. Se rispondevo mi dicevano che ero arrogante, se provavo a farmi valere nessuno mi ascoltava, nessuno aveva voglia di farlo. E con il tempo ho smesso. Perché tanto anche se parli la gente non ascolta, la gente fa quello che conviene, quello più giusto, vuole la ragione, non gli interessano nuovi punti di vista o capire quelli degli altri, tutti dicono di essere tanto empatici ma alla fine dei conti sono tutti falsi, più falsi di me che metto una maschera da stronza solo per allontanare le persone. Sí, forse tutta me stessa è stata creata per tenere lontane le persone. Per avere con me solo un approccio superficiale. Perché i rapporti intimi mi spaventano. Mi spaventano perché sono un disastro non avendo mai avuto esempi sani quando mi apro con qualcuno è come...
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