Vivo sumida en la tristeza y la melancolía, vivo atrapada en mi propia miseria.
Katastrophal
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Hablo, leo y escribo constantemente sobre el amor para convencerme de su existencia. ¿Cómo si no iba a ser capaz de seguir con mi vida entre tanta miseria?
— N.
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Desde que te fuiste, cuando el viento toca mi piel, pienso que eres tú diciéndome que sigues aquí conmigo y eso me da cierta paz.
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Rapaz na era da Gran Depresión
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It took me a year or two but I finally got a brand new shiny cover for Beanstalked!
I am so much happier with the vibes of this cover and I feel like it fits the themes and characters of the comic so much more compared to the previous more serious versions.
[Image description: The cover shows a large group of mostly Black and brown characters, plus a bear, a cat, and a person with mouse-like features. The characters are fit into a dark frame with swirly vine decorations, and at the top is the title ‘Beanstalked’ in a calligrahy-style font with a combined sun-and-moon symbol. The author’s name, ‘Sierra Ray’ is at the bottom of the frame. \End description]
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Vale, que yo también quiero hacerte el favor y largarme de este maldito mundo ya.
— Fernanda Luna
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“La vera miseria è un cuore opportunista che non sa riconoscere il valore profondo delle persone, se non nella loro utilità.”
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He decidido por mi bien, aceptar que la persona que eres hoy, no es la persona que una vez ame y me amó, y por eso te dejo ir y yo también me voy.
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" Il 14 gennaio 1990 lasciai il Centro giovanile, dove vivevo e, zaino in spalla, mi incamminai per Korogocho. Fu la mia “discesa agli inferi”! Era la domenica del Battesimo di Gesù e celebrai con i pochi cristiani l’Eucaristia. Spiegai loro con il mio povero kiswahili (lingua ufficiale in Kenya) che avevo scelto proprio quel giorno perché avevo bisogno di essere battezzato da loro. Mi sentivo un piccolo-borghese che aveva necessità del battesimo degli impoveriti. Scelsi di vivere come tutti loro: in una baracca, mangiare quello che loro mangiavano, andare a comprarmi l’acqua con una tanica, vivere la loro realtà quotidiana, spesso violenta e drammatica. Persi subito i venti chili in più che noi occidentali accumuliamo. Soprattutto, gli orrori umani che incontravo mi facevano impazzire. Quante volte fui preso da un profondo sconforto, dal desiderio di sbattere la testa contro i muri della baracca! In quell'immensa distesa di lamiere che è Korogocho si palesava tutta l’assurdità del nostro mondo. Dai buchi della mia baracca potevo vedere i grattacieli di Nairobi, mentre a soli quattro chilometri da Korogocho c’è Muthaiga, la zona residenziale più bella e lussuosa della metropoli, con ville da sogno. Nairobi è una città nella quale, in pochi chilometri, si passa dal paradiso all'inferno. O meglio agli inferi: ce ne sono tanti in quell'area! Il più terribile, forse, sorge a fianco della baraccopoli: l’enorme e spaventosa discarica di Dandora, dove arrivano i rifiuti dei ricchi della capitale, per l’esattezza i rifiuti dei rifiuti; vi lavorano migliaia di persone chiamate “scavengers” (i raccoglitori di rifiuti).
Un giorno, mentre camminavo fra le baracche, fui bloccato da un uomo della discarica, un “gigante” che mi guardò dall'alto in basso: «Muthungu» (bianco), mi disse, «sei il primo bianco che ha avuto il coraggio di vivere qui. Ma chi siamo noi che non ti degni neanche di venire a trovarci?». «È da poco che sono arrivato qui,» gli risposi, «ma hai ragione! Domani, sarò da voi!»
Quella sera una delegazione di cristiani venne a trovarmi. Erano visibilmente preoccupati: «Padre, abbiamo saputo che domani vuoi andare in discarica. Non puoi andarci, quelli sono criminali. Ti ammazzano». Restai qualche istante in silenzio, riflettendo su quelle parole: «Io non sono venuto a Korogocho per i santi,» risposi, «ma per i criminali». L’indomani presi lo zaino e mi incamminai. Arrivato in cima alla collina, fui accolto da uno stormo di avvoltoi, davanti a me si spalancò uno spettacolo infernale: un’immensa spianata con montagne di immondizie, ovunque fuochi, centinaia di scavengers: uomini e donne di ogni età, anziani e bambini…
Fui preso dal terrore, il primo istinto fu quello di scappare. Per fortuna vidi quel gigante che mi aveva sfidato ad andare in discarica, Jeremias. Gli corsi incontro, quasi per cercare protezione. Quando mi vide, mi guardò con un sorriso ironico: «Muthungu, non pensavo che voi bianchi manteneste le vostre promesse!». "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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Dorothea Lange: Unha mai co fillo durante a Gran Depresión (Tulelake-California, 1939)
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Mi peor condena será por siempre desearte, aunque dejaste mi corazón en la miseria.
Little Moon
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