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#mitos y leyendas
yourmisszasobon · 6 months
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Venezuelan Titan
In my country, Venezuela, we have the famous urban legend of "El Silbón", which tells of a young man who killed his father and ate his organs. After his mother and his grandfather discover the murder, the latter curses his grandson to wander the plains for all eternity, carrying his father's bones in a bag.
The fact is that curiosity invades me and I look for how high El Silbón (or The Whistler in your language) is:
The mf is 6 meters / 19' 8.2'' feet :)
So I put him with Slenderman and Hachishakusama to compare their heights. WEBON ES ALTOOOO AAAAAAHHHHHHH
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He literally can grab them like they were dolls or kids 😭
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(Sources for Slendy's height vary, which is why his height looks different in the drawings (also because I made the first drawing months ago :p, now I'm posting this one lol))
Well, if you hear a whistle, which sounds like the melody of "Do, re, mi, fa, sol, la, si, do" and can be heard in the distance, you're done :D
(Representative illustration and drawings by me :3)
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larubiatarada · 2 months
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donaruz · 9 months
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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The King in Yellow by CristianAC
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rookiemxwritergeek · 2 months
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Capítulo 1: El despertar del quinto sol: Destino y venganza
Era el día más caluroso del año 3051. El sudor humedecía mi largo y negro cabello mientras corría descalza con mi mejor amigo, Kaibil, en la abundante selva. Éramos felices, libres bajo el sol. Nos encantaba sentir la tierra húmeda entre los dedos, escuchar nuestras risas, el aire vigorizante en nuestros rostros y ver cómo nuestros grandes ojos cafés se tornaban color miel al caer el atardecer, mientras jugábamos Tinjoroch, haciendo girar una corcholata con un hilo. Aquella sensación de libertad era incomparable. Kaibil siempre me consideraba igual de fuerte que él para nuestros juegos. No queríamos que el día terminara.
—¡Nikté-ha, ven a casa ahora! —gritó mi madre con su tono demandante, interrumpiendo nuestra diversión.
—Kaibil, ya es hora, también debes venir a casa —dijo su madre.
El momento que tratamos de evitar había llegado: volver a casa. Nos entristecía la interrupción, pero sabía que al día siguiente lo vería. Nuestras madres siempre quisieron que termináramos juntos, como pareja.
Kaibil se quitó una pulsera de obsidiana de su brazo, que según él le daba buena suerte. Un chamán se la entregó como agradecimiento por haber ayudado a encontrar a su nieta. Creo que era parte de su uk'ux kaj (karma) por hacer una buena acción.
—Siempre estaremos juntos, Nikté. Si te pierdes, encontraré la manera de que vuelvas al camino —dijo Kaibil, dándome un beso en la frente.
—¡Nikté, por última vez, ven aquí! —me llamó mi madre.
Nos despedimos con la lúgubre sensación de que sería la última vez que nos veríamos.
En casa, mi madre, una mujer joven, trabajadora y amorosa, ya tenía la cena lista. Disfrutaba mimándome con deliciosos platillos elaborados. Vivíamos con mi abuelo Kin, el Halach Unik, el máximo gobernante de la ciudad. Era respetado por ser líder y por haber sido el guerrero más fuerte y valiente en su época. Sobre mi padre, no sabía mucho; a ninguno de los dos les gustaba hablar de él. Para mí, mi abuelo siempre fue mi figura paterna, mi jefe, mi protector.
—Pon la mesa —ordenó mi madre.
Mi abuelo salió de su habitación y besó a mi madre mientras murmuraban palabras que apenas alcancé a escuchar. "El quinto sol se acerca, Nikté, debes estar preparada", dijo, y la reacción de mi madre me indicó que no era algo bueno.
Él me entregó un collar con un dije en forma de jaguar hecho de ámbar y jade, igual al suyo.
—Como el tuyo, abuelo —comenté.
—Sí, mi pequeña flor —respondió.
Mi abuelo, sabio y con una barba blanca y larga, siempre vestía ropas blancas que casi cubrían sus pies, junto con su bastón de mando.
—Nos veremos pronto, hija mía.—
—Nikté, apúrate, tenemos que ir al templo para tus sesiones de educación.—
Aunque tenía solo doce años y solo quería jugar, debía obedecer si quería ser como mi abuelo.
Fuimos al templo para estudiar las estrellas, creían que entenderlas resolvería nuestros problemas diarios. La noche era hermosa, la luna llena y cientos de estrellas llenaban el cielo. Parecía que podía tocarlas con mis dedos.
Mi madre, cansada de mi falta de atención, decidió volver a casa. En nuestro camino, las ramas de la selva se movían con nosotros. Era Ek Balam, que nos seguía.
—¡Nikté, cuidado! —gritó mi madre.
Pero yo no temía a él. Ambos nos miramos a los ojos. Me mostró sus colmillos y rugió suavemente, pero no me moví.
Mi madre estaba asustada, pero Ek Balam me dio un lengüetazo en la mejilla.
—No te muevas, Nikté. —
Un estruendo a lo lejos nos alertó. Una bola de fuego se expandía hacia nosotros. Ek Balam me tomó con sus colmillos y corrió con mi madre hacia una cueva. Ella tropezó.
—¡¡Madre!! —grité.
—No te detengas, Nikté. Te amo. No mires atrás —fueron sus últimas palabras.
El fuego nos rodeó. Ek Balam, con su peso, me hizo perder la conciencia.
Cuando desperté, él ya no estaba. Con fuerzas limitadas, busqué a mi madre o a algún sobreviviente. La selva aún ardía en algunas áreas. Decidí proteger a mi gente, viajando de ciudad en ciudad en busca de sobrevivientes.
Hasta que llegué a la ciudad perdida de Mulut. Estaba cansada y hambrienta cuando encontré a una anciana, Zazil. Le pedí comida y refugio. Generosamente, me acogió en su modesta casa.
—Te quedarás en el cuarto de mi hijo —dijo Zazil.
—¿Y su hijo?... —pregunté.
Ella no respondió, pero más tarde supe que él luchó junto a mi abuelo contra la invasión de los gigantes del norte.
—Mi nombre es Zazil —me dijo.
—¿No preguntarás el mío? —le dije.
—Sé quién eres y por qué estás aquí. Este es tu destino. Anda, debes descansar. En caso de que me necesites, estaré aquí —dijo Zazil.
Después de la explosión, viví con la nostalgia de volver a ver a mi madre y a mi abuelo, pero Zazil se convirtió en mi segunda madre. Días después, encontré a Amaité, una perrita Xoloitzcuintle abandonada, quien se convirtió en nuestra compañera y guardiana.
Una noche, desobedecí a Zazil y terminé enfrentándome a Tzité, el gran simio que los señores de Xibalbá crearon para sembrar el terror. Zazil apareció para protegerme y alejarlo.
—Vete de aquí Tzité, no eres bienvenido. — pero él no se movía.
Zazil, molesta, pronunció un antiguo conjuro, haciendo huir a Tzité.
—Me desobedeciste —me dijo.
—Lo siento, Zazil. No quería poner en peligro a Amaité, aprenderé de esta experiencia.
Luego, Zazil usó un encantamiento para devolver la vida a Amaité, quien había caído inconsciente.
—¡Amaité! —exclamé al verla recuperarse. La perrita se puso en pie, aún aturdida, pero mostrando valentía.
Zazil sabía que los señores de Xibalbá volverían por Amaité, así que decidió dejar el lugar.
—Toma tus cosas, Nikté, nos vamos de aquí —me dijo Zazil. —Es hora de volver al mundo real y más seguro.
"Durante todo este tiempo, creí que estaríamos seguros en el portal que mi hijo Canek creó. Sin embargo, tras la explosión que devastó nuestra selva y el despertar de los señores de Xibalbá, creo que es momento de regresar al mundo real, donde será más difícil que nos encuentren", expresó Zazil. "Estrellas del cielo, abran este portal secreto que creamos con la intención de aprender, protegernos y guardar nuestros más profundos secretos. Una vez fuera, destrúyanlo, pues ha cumplido su función", añadió, invocando a las fuerzas místicas.
Intenté mantenerme despierta, pero el cansancio del día y las emociones me vencieron. Afortunadamente, Amaité despertó con los primeros rayos del sol. Al despertar, encontré una nota de Zazil: “Asuntos urgentes no pudieron esperar, prometo volver lo más pronto posible. Cuida a Amaité por mí. Buena suerte. Zazil.” Quedé atónita.
A pesar de mi extraña incapacidad para llorar, Amaité percibía mi tristeza. Para reconfortarme, apoyó su cabeza en mis piernas. “No te preocupes por mí, vamos a estar bien”, le dije. Pero en el fondo, sabía que las cosas no serían fáciles. Una vez más, me había convertido en huérfana y ahora debía buscar comida para las dos en un lugar desconocido. Aun así, al igual que hace seis años, cuando seguí adelante junto a Zazil, sabía que superaría esta nueva adversidad.
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alune-azul · 5 months
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Dicen que los gatos tienen la capacidad de caminar por ambos mundos, el de los vivos y el de los muertos… y a mi me manipulan 3 💕 y un sultan 🤍
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revistaalmiar · 3 months
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🗞️ NUEVAS PUBLICACIONES EN ALMIAR (20.12.2023)
🌼 «Leer la Ilíada a los geranios» (artículo por Gustavo Catalán Fernández) 👀 https://margencero.es/margencero/leer-la-iliada/ ⏳ Tiempo aprox. de lectura: 3 min
👻 «Nuevas leyendas contadas por jóvenes», compilación por Adán Echeverría 👉 https://margencero.es/margencero/leyendas-contadas-por-jovenes/ 🕑 Tiempo aprox. de lectura: 20 min
🦁 «El león bajo las bombas», relato por Luis Amézaga) 👁‍🗨 https://margencero.es/margencero/el-leon-bajo-las-bombas/ 🕑 Tiempo aprox. de lectura: 13 min
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valkyriamonsterblog · 6 months
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minorinkazami · 6 months
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faviola5 · 7 months
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msbrandan · 7 months
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Leyendas de Bolivia
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siryl · 8 months
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"Khodumodumo" by Feig Felipe Pérez.
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larubiatarada · 3 months
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La cruz del diablo y otras leyendas - Gustavo Adolfo Bécquer
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cuartoretorno · 2 years
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Luci Westenra (Sadie Frost) - Bram Stoker's Dracula  (1992) 
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Mitos y Leyendas - Balaur by Carlos Herrera
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rookiemxwritergeek · 2 months
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Nikté-ha, La leyenda de la mujer jaguar
Por: Vangi GarVi
Un día los hijos del jaguar se levantarán de su letargo y reclamarán la tierra que les fue arrebatada a sus ancestros” – Antigua alegoría maya
A mi esposo, sin ti nada de esto sería posible. Te amo. 
Siempre juntos.
Introducción 
Mi nombre es Nikté-ha, y mi vida se ha convertido en una epopeya llena de desafíos, luchas y transformaciones. Esta es la crónica de mi viaje desde las sombras hasta la luz, desde la opresión hasta la esperanza, desde la derrota hasta la victoria.
Desde que me enfrenté a Camazotz, el dios de las sombras y la oscuridad, la lucha por la supervivencia y la justicia se convirtió en el eje central de mi existencia. Mi destino se entrelazó con el de mi pueblo y la misión de desafiar al opresor. Juntos, enfrentamos emboscadas mortales, luchas intensas y momentos de desesperación abrumadora.
En esta odisea, luché por lo que creía que era correcto, incluso cuando la oscuridad amenazaba con consumirme. La batalla culminante se libró contra Camazotz, el malévolo enemigo que había perseguido nuestra causa con una ferocidad inquebrantable. Y en medio de esa batalla, encontré una fuerza dentro de mí que ni siquiera sabía que poseía.
Mi historia es la historia de la redención y la resistencia, la lucha por un mundo mejor y la creación de una nueva era. La esperanza se convirtió en nuestra guía, y el cambio se forjó a través de la adversidad. En este relato, descubrirás cómo la mujer jaguar, Nikté-ha, se convirtió en un símbolo de valentía y transformación, un faro de luz en medio de la oscuridad.
Este es mi relato, la crónica de una lucha épica que trasciende el tiempo y el espacio, y que demuestra que, incluso en las circunstancias más desafiantes, la esperanza y el coraje pueden prevalecer.
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