Tumgik
#nel posto in cui mi trovo
libero-de-mente · 2 months
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Un sabato sera dai minuti contati questo.
Raggiunta casa di mia madre, entro in silenzio e come immaginavo lei è già a letto. Le chiudo la porta della camera per non disturbarla, mentre sistemo la spesa che le ho fatto, controllo nel frigorifero le confezioni di alimenti scadute. Le rimuovo buttando il contenuto negli organici.
Lei puntigliosa su queste cose, ora non le riesce più di controllarle.
Un rapido riassetto alla casa, ma non le metto a posto tutto. So quanto ci tenga a dimostrare di saperci ancora fare con le pulizie, diciamo che pulisco dove c'è da spostare o alzare qualcosa di pesante.
Mi giunge la telefonata di figlio 2 "Papà ci sono le pizze da infornare, sai che dopo devo uscire".
Mi avvio a casa, dopo aver avuto cura di sistemare le medicine dentro il porta pillole settimanale, in modo che mia madre non sbagli.
La frase di mio figlio "...sai che dopo devo uscire" era incompleta.
La verità è che lo dovrò accompagnare io. In auto raccogliendo tre suoi amici.
Le pizze sono uscite molto buone questa sera, forse la pioggia che insiste me le farebbe gustare meglio se Gabriele non uscisse. Se ancora per un sabato sera fosse il mio scricciolo a casa. Ma non sarebbe giusto per lui.
Appuntamento sotto lo stadio cittadino, poi seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino, poi la strada la trovi da te, porta a una pensilina dove c'è un altro amico per voi tre. Anzi quattro, maledetta rima.
Li ascolto parlare, mi fanno sorridere e anche ridere. Non hanno nulla che non vada bene. Sono ventenni con la voglia di vivere e divertirsi. Lo ero anche io. Forse non sentendomi mai amico al pari degli altri.
Tipo strano "il Rino", sempre assorto e spesso assente.
Li lascio alla pensilina concordata dove il quinto amico li aspetta, e si fanno i nomi di altri che arriveranno più tardi. Forse.
Li saluto, Gabriele inaspettatamente mi saluta baciandomi. "Non ti preoccupare pa' sarò bravo e starò attento, come vuoi tu".
Non ho nulla da obiettare, riparto. Alla prima rotatoria inverto il senso di marcia, un'ultima occhiata a qui sorrisi, a quella complicità di amici che legano le proprie vite in un patto di sangue, di quelli indissolubili che se ben curate, come relazioni, potrebbero durare davvero a lungo.
Nel mio ritorno solitario penso alle mie amicizie perse, al fatto che mi sento solo ed estraneo anche in mezzo ad altre persone.
Ho sempre pensato che la mia vita non avesse un senso, ma un senso l'ho trovato. Sono i sorrisi dei miei figli, la gioia dei loro successi, gli occhi innamorati di chi sceglieranno come persone con cui condividere la vita.
Questo non me lo voglio perdere. Mi madre e mio padre queste cose non le hanno mai viste. Mai. Io le voglio assaporare.
E mentre alla radio passa il brano "I love my life" di Robbie Williams, le sue parole:
I love my life
I am wonderful
I am magical
I am me
I love my life
Mi squarciano il cuore, e la pioggia è come se battesse direttamente sui miei occhi, e non sul parabrezza.
Sono solo, ovvero mi sento solo, ma dovrò aspettare. Aspetterò i successi e le gioie dei miei figli, prima di mollare.
Piove, vedo centinaia di ragazzi che si avviano alla discoteca.
Poco dopo incontro le ragazze sfruttate per dare del sesso a pagamento sui bordi delle strade.
Vorrei fermarmi, dare loro una coperta che le ripari, qualcosa di caldo da bere e la possibilità di dire loro: vai, sei libera. Puoi fare altro nella tua vita, perché hai forza di volontà da vendere.
Solo durante questi pensieri mi accorgo che in radio passa Sweet Disposition un pezzo che trovo meraviglioso dei The Temper Trap
A moment, a love
A dream, aloud
A kiss, a cry
Our rights, our wrongs
A moment, a love
A dream, aloud
A moment, a love
A dream, aloud
Stay there
'Cause I'll be coming over
And while our blood's still young
It's so young, it runs
Won't stop 'til it's over
Won't stop to surrender
Avere la forza, di superare, di aspettare chi è un passo indietro.
Mi sento maledettamente solo, anche se non lo sono. Sto male.
Ma in questo sabato sera i miei figli, chi in un modo e chi nell'altro, si divertiranno. Questo conta. Ne basta uno anomalo in famiglia. E quello sono io.
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belladecasa · 9 months
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Fiore mio, fiore della mia anima
20 aprile 2017
Arianna è l'espressione carnale e verbale del fiore e tutte le cose fresche, rosee e luminose sono linguaggi di Arianna. Arianna è il mio unico linguaggio, l'unico mio mezzo di comunicazione con il mondo.
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Se dovessi definire la solitudine, direi che è lo spazio che mi separa da te.
Quando ti sei laureata volevo scriverti qualche parola che esprimesse quanto sono orgogliosa dei risultati che raggiungi, sempre con umiltà, modestia, con la banalità della perfezione, anche se la tua perfezione è la sola che io non trovi banale. Ma se Dio o un algoritmo eterno - io non so cosa sia Dio come non so cosa sia un algoritmo - non t'avessero dato la tua perfezione, i tuoi capelli, la tua pelle di quarzo, la simmetria milimetrica del tuo viso, la tua simpatia innata, io ti avrei voluta e riconosciuta anche dentro al corpo più informe, anche dentro al più profondo fallimento, nelle parole più volgari, come una figlia per la madre.
Come una madre per la figlia, io mi prenderei ogni tuo dolore perché tu non lo subisca, ogni momento in cui ti sembra che non ne valga la pena. Mi metterei a costruire una strada, ogni volta che senti mancarti la terra sotto i piedi. Eppure posso solo sdraiarmi vicino a te come quella volta in terza media in cui sul prato del giardino di casa mia pensavamo al futuro guardando il cielo, l'ultima volta in cui non era ancora un macigno, una follia, una truffa. Prima che sentissimo caderci quel cielo sopra, e le rondini, come in una personale Apocalisse - ognuno vive la sua e io credo che la mia, come ogni parte della mia vita, la stia vivendo con te - e il prato si dissolvesse da sotto le nostre schiene; finché ora precipitiamo come Alice nella tana del coniglio, nell'etere del caos, del disordine. Ma Alice era sola, invece noi siamo in due e possiamo ridere di tutto quello che è fuori posto e di noi.
Quella volta ai Giardini Margherita, quando avevamo appena saputo che Beatrice era morta, io ti leggevo negli occhi il senso della vita che ne andava. Volevo sollevarti e non potevo, così ti ho lasciata nel silenzio; ma tu, in quel silenzio mi hai inclusa prendendomi la mano e allora ho visto che siamo ancora come in terza media, ma sui macigni, sulla follia, sulla truffa del futuro ci siamo sedute. E non mi interessa se è caduto il cielo, le rondini, il prato, perché le mie risposte le trovo in te, o meglio: sei solo tu la mia risposta, il mio unico linguaggio.
#s
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focacciato · 4 months
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Ormai è passato più di un mese in cui ho lasciato la mia famiglia e la mia terra, con tantissima amarezza, nonostante l'idea di lasciarla e vivere in una città più tranquilla o quantomeno con più possibilità e diritti è sempre stato un mio pensiero. Sarà che sono sempre stato un sognatore, ma nonostante ciò ho sempre desiderato di fare qualcosa di grande per cambiarla e renderla migliore, di renderla più civile e pulita, più organizzata e concreta. Invece è toccato anche a me andare via e non è che sia stata una scelta sbagliata, non lo penso nemmeno un po', però guardo con malinconia quello che non ho fatto e quello che avrei potuto fare. Nel momento migliore della mia carriera ho dovuto abbandonare tutto perché non basta vivere di sogni e aspirazioni e quindi eccomi qui di nuovo, da capo, come se non avessi fatto nulla prima, come se fossi appena nato in un'altra città, in un altro corpo, in un'altra vita.
Non sto male, ma non sto nemmeno bene. Mi sento fuori posto e anche se inizialmente pensavo che trovare un altro lavoro sarebbe stato decisamente più facile attualmente non è così. Mi dicono che è il periodo e che Dicembre non è mai un buon mese per trovare lavoro, vorrei convincermene, ma vorrei soprattutto campare con quel che ho, senza dovermi dannare l'anima se non trovo altro.
Eppure la vita ci mette sempre davanti a nuove sfide. Eppure a 31 anni mi sento già arrivato alla fine, nonostante la maggior parte della gente che ha fatto successo ha iniziato dai 30 in poi a fare veramente qualcosa di concreto per la propria vita. Allora perché mi sento l'ultimo degli ultimi? E soprattutto perché mi sento come se dovessi dimostrare ancora di più per essere quantomeno alla pari con gli altri? In questa città fredda e silenziosa mi sento di troppo, mi sembra come se non potessi apportare nulla di meglio. Mi dico che devo semplicemente cambiare sogni e aspirazioni, adattarle alla mia nuova casa.
Domani sarà il terzo trasloco in un mese l'1 gennaio sarà il quarto in due mesi. E sono stanco, vorrei semplicemente fermarmi e sentirmi a casa e invece non sarà così, perché dal giorno in cui entrerò di nuovo in questa casa sarò obbligato a dare di più, dare decisamente di più.
Ma come fai a dare di più quando tutto il resto non dipende da te?
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fatalquiiete · 11 months
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- Netflix? - Sì, dimmi. - Com’è che non riesco più a entrare nel mio account? - Mah, magari è solo un problema tecnico, oppure… - Oppure? - Oppure sei una zecca dimmerda. - Prego? - Non pigliarmi per il culo, sudicio squatter! È finita la pacchia, basta con l’estate dell’amore, tu e i tuoi promiscui amici hippie non potete più passarmi fra voi come se fossi una canna! - A parte che abbiamo trentanni e le canne non ce le fumiamo più perché siamo tutti sotto psicofarmaci. E poi come cazzo ti permetti? - Io come cazzo mi permetto? Voi siete degli schifosi parassiti! - Non eri tu quello del “love is sharing a password”. - Sì, prima. Poi mi son fatto due conti e ho scoperto che mi stavate fregando. E quindi adesso c'è il nucleo domestico, così non fate più i furbetti. - Noi siamo un nucleo domestico. - Ma stai zitto che uno sta a Viterbo e l’altra sta a Bolzano. Quanto è grande sta casa? - Ma scusa, c’hai i miliardi, che ti frega se condividiamo l’account? - Mi frega perché voglio i triliardi, voglio i bizzilioni, forse persino i paperdollari. - Ah, è così? E allora sai che ti dico avido bastardo? Lì fuori è pieno così di servizi di streaming migliori di te. Ti mollo e me ne trovo un altro! - Non oseresti! - Addio! … - Ciao sono Disney+! - Ciao Disney+, io è da un po’ che non esco con un altro servizio streaming quindi non so bene come… - Lascia fare a me. Ti piace Star Wars? - Io adoro Star Wars. - A posto. Ce l’ho. - Ma che figata! E cos'hai? - Tutto. - Come tutto? - Tutto. Ho fatto una serie su tutto. - Ma Star Wars è un gigantesco universo di… - TUTTO! Ti ricordi il droide protocollare che compare brevemente in episodio IV? - No. - Mo c’ha una serie sua. Tre stagioni. Nella seconda mi diventa ludopatico. Indovina chi gli dà la voce? - Non lo so. - Dai, indovina. - Non lo so. - Servillo. - Un droide protocollare con la voce di Toni Servillo? - Che fuma! Fuma a tutto spiano! Però sigarette elettroniche perché è pur sempre Disney… - Io non so se… - Marvel! Ti piace la Marvel? - Magari ha un po’ stuccato… - TUTTA LA MARVEL. - Tutta? - Una serie ogni due settimane, pém pém. La prossima è sul commercialista di Thor. Il multiverso delle fatture, lui che fa delle gabole assurde in CGI per detrargli il martello. Una roba pazzesca. - Forse è un po’ troppo… - Live action! - Ti prego… - Un bel live action! Un grande classico della tua infanzia reso più freddo e inquietante dai potenti mezzi del digitale. - Quale classico? - Taron e la pentola magica. - Mai sentito. - Ma come? Il grande Taron e la pentola magica. Tu immagina la meraviglia di avere Taron e la pentola magica in live action. - Io devo proprio andare… - Non andare! È bello! La pentola magica è nera! … - Amazon Prime? - Prego, accomodati. - Perché sei alto due metri, pelato e pieno di gioielli? - Perché io sono il Re dei Re. E, se mi paghi, tu puoi diventare mio suddito. - Cliente no? - No, ci piace suddito. Ho risorse economiche infinite, posso produrre qualunque cosa, posso darti tutto ciò che vuoi. Mi basta guardarti per sapere esattamente quali sono i tuoi desideri più reconditi. - … - Una serie tv su Angelo Pintus. - No. - Un film con Lillo in cui lui fa delle scoregge magiche che viaggiano nel tempo. - No. - Uhm, sei tosto. Vediamo così: una produzione da settecento milioni di dollari basata su un franchise solidissimo, venerato e impossibile da rendere noioso. - Uau. Com’è? - Molto noiosa. … - Sky. - Eccomi qua. - Che mi proponi? - Ho solo una parola per te. Calcio. - Mi piace il calcio. - Certo che ti piace. Guarda qua: Conference League. - Ottimo. - Europa League. - Addirittura. - Champions League. - Meraviglioso. - Scusa, che squadra tifi tu? - Juve. - Oh no. … - DAZN. - €Kkom1 Q#a! - Va tutto bene? - Hò zoLL0 uñª pA@rlllll P*r ttt3. - Uhm. Che parola? - INTERRUZIONE DEL SERVIZIO. Ci scusiamo per il problema tecnico. Stiamo facendo tutto il possibile per ripristinare il servizio. … - Ciao, sono Apple TV! Ho delle serie decenti. - Tutto qua? - No, no, e se ti dicessi che a breve potrai vedere quelle serie con un’esperienza rivoluzionaria a 360° grazie ai nostri futuristici visori? - Be’, è fantastico! - A solo 3500 euro. - Non posso spendere 3500 euro per un visore. - Perché? - Perché devo mangiare. - Mi dispiace, non sei il nostro target. … - Ciao MUBI. - Fammi indovinare, vuoi una serata rilassante? - Magari. - Un bel filmetto scacciapensieri dopo una lunga giornata di lavoro? - Sarebbe l’ideale, sì. - E invece Tarkovkij. - No dai… - Herzog. - Magari una roba un po’ più leggera. - Lee Chang-dong. Coreano. Secret Sunshine. Storia di questa che impazzisce perché le muore il marito e poi le ammazzano il figlio. Se non ti ricordi il titolo basta che vai al tag tragedia. - Hai un tag tragedia? - Per forza. Ho duecentosettanta titoli solo sul suicidio. - Addio MUBI. - Torna qui! Mi sento così solo! C’ho Bergman in offerta! … - Non ci posso credere. - Ciao RAI. - Sei tornato. - Sì - Sei tornato da mamma. Dalla tua mammuzza. - Sì, boh, mo vediamo… - Come vediamo? Ma io lo sapevo! Non aspettavo altro! Il mio bambino! Guarda come sei cresciuto. Ti ho già preparato tutto. Tutte le cosette che ti piacciono tanto. C’è Don Matteo, Un Ciclone in Convento, l’Eredità e tutto il Posto al Sole che vuoi. Adesso ti metti qua col plaid, tranquillo e pacifico per tutta l’eternità. - Dov’è Fazio? - Non cominciamo, manco ti piaceva Fazio. - Mamma, tutti i servizi in streaming mi trattano male. - Non pensarci. Adesso non ti devi più preoccupare di quelle piattaforme cattive. Adesso c’è mamma tua. Vieni, abbracciami. Sai che ti voglio tanto tanto bene? - Anche io te ne voglio. - E mamma non è come quelle brutte avide piattaforme. Mamma ti vuole bene esattamente come sei. - Grazie mamma. - L’hai pagato il canone? - No. Sono due anni che non ti guardo. - Tranquillo. Non fa niente. Tu stai qui, rilassati e io intanto chiamo due amici di mamma che ti vengono a spezzare le rotule.
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Grazie @hope-now-and-live per il tag dei giochini di Tumblr ☺️
Reationship status: single... libera e orgogliosa canto! E sono pazza di me sì perché mi sono odiata abbastanza 💗
Colore preferito: giallo sabbia (per capirci quella sfumatura di giallo tendente all'arancione) 🌻
Canzone fissa in testa (oggi, letteralmente TUTTO il giorno): Capolavoro di Il Volo ragazzi vi adoroo Cade dal cielo come un capolavoro prima di te non c'era niente di buono come se tu fossi l’unica luce a dare un senso e questa vita con te é un capolavoro 🪽 (ma ammetto di avere anche un mix di canzoni sanremesi in testa)
Cibo preferito: questa è sempre difficile mi rendo conto che ogni volta che mi trovo sta domanda cambio la risposta 😅 che c'è sono buongustaia di buona forchetta cooomunque direi frittata della nonna, timballo della mamma con le salsicce sbriciolate mammamia che buono che è e poi ovviamente la menzione del cibo abruzzese per eccellenza gli arrosticini! 😋
Ultima canzone sentita: un pezzetto di Aeroplani Origami di Andrea Cerrato 📃✈️ E troveremo il modo di accorciare la distanza la vita ha fatto forbice, ma noi mettiamo carta. Se perderemo il gioco almeno avremo fogli bianchi ne faremo ali aeroplani origami. Su cui scriviamo tutto quello che di noi ci manca per ingannare il tempo ed anche un po' la lontananza...
Viaggio dei sogni: qualsiasi posto nordico dove si possa ammirare nel suo massimo splendore l'aurora boreale 🌄
Ultima ricerca su Google: un'associazione della mia città (di cui tra l'altro non ho trovato il sito ufficiale) 👩🏻‍💻
Taggo ovviamente la mia sorellona di cuore @laragazza-dalcuore-infranto-blog
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gcorvetti · 1 month
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Emozioni forti.
Come ho scritto oggi, ed è raro che faccio due post nello stesso giorno, sono andato a Milo, paese dove abitava fino alla dipartita Franco Battiato, oggi che sarebbe stato il suo 79esimo compleanno. Ma aveva una casa anche Lucio Dalla, innamorato del paesaggio e della tranquillità del posto. Il paese ha voluto rendere omaggio ai due artisti commissionando una statua ad uno scultore, di cui ho letto il nome ma che non mi ricordo (abbiate pazienza l'età). Arrivato e sceso dall'auto mi è subito venuto addosso un brano di Franco, si proprio così, il comune ha una cassa da dove escono i brani uno dopo l'altro, sarà per il fatto del compleanno, poi immerso in questa atmosfera magica tra musica e panorama mozzafiato è facile farsi prendere dall'emozione e sono restato due ore, ho anche mangiato e preso il caffè, ad ascoltare e gironzolare intorno alla statua ma anche al paese, molto bello anche se il tempo era nuvoloso e a tratti fresco, se il sole veniva coperto, ma tutto sommato si stava bene. Alcuni scatti, personalmente trovo la faccia di Battiato troppo seria, lui era uno molto ilare, va bè.
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Poi quando ho deciso che era stato abbastanza e l'orario era ancora presto ho pensato scendo ad Aci Trezza, ma si mi vado a prendere una granita, tanto cosa ho da fare di così importante, niente. Mangiata sta granita (alle mandorle) e fatto meditazione tra gli scogli, ho pensato che era ora di chiudere un cerchio, lasciare andare quel passato se pur bello, volendo vedere che fine ha fatto la casa dove abitavo, si perché nella mia vita ho abitato 3 anni ad Aci Trezza (con tanto di residenza) dal 93 al 96, mi sono avvicinato alla salita, perché venivo dalla scogliera, con circospezione come fanno i gatti quando sono diffidenti e da lontano ho notato che è stato costruito un balcone dove io di solito mettevo il vespone e dove c'era questa grande porta a tre ante, la porta c'è ancora. Seduto sul questo balconcino c'era un signore anziano, mi sono fermato a qualche metro e l'ho salutato "Salve", lui "Salve" ed è tornato al suo foglio di carta. Va bè la faccio breve, gli ho detto che io abitavo la e da li in poi è iniziato un dialogo meraviglioso con sto vecchietto sia sulla casa che sulla mia vita, era curioso cosa ho fatto, nel frattempo è arrivata la figlia e lui tutto contento le fa "Oh, non ricordo il nome, lui abitava qua, sai", quindi la discussione si è inerpicata nelle persone che conoscevamo e che popolavano il vicolo soprattutto d'estate, tutto coincideva, è stato bellissimo. La casa era di mio nonno e quando lui morì venne venduta e i proprietari la divisero in due, il vecchietto, Sergio, è in affitto. Adesso è difficile riavvolgere il nastro e scrivere tutte le cose che ci siamo detti, però è stato bellissimo, anche ora che lo scrivo sento quella gioia, è stata una giornata di emozioni continue, l'ho salutato con la promessa che gli manderò una cartolina dall'Estonia, tanto l'indirizzo lo so, e lui e la figlia quasi piangevano, quando mai un estraneo arrivato dal nulla è così gentile e poi chi manda più cartoline? Io lo farò di sicuro. Quindi vi lascio con un brano del Sommo Franco e parte del testo
"...L'impero della musica è giunto fino a noi Carico di menzogne Mandiamoli in pensione i direttori artistici Gli addetti alla cultura E non è colpa mia se esistono spettacoli Con fumi e raggi laser Se le pedane sono piene Di scemi che si muovono..."
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yomersapiens · 1 year
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Quali sono le tue Red flag?
Ci ho pensato un po' perché non capisco se ti riferisci alle mie inteso come quelle che ho imparato essere parte di me e che compromettono i miei rapporti, o quelle degli altri e che dovrei riconoscere onde evitare di ricadere in errori passati. Facciamo che è la seconda e allora parto con la lista, perché a me piace sempre dilungarmi.
Se non prova sentimenti verso oggetti inanimati ecco quello è da evitare, tipo non cerca di salvare delle banane abbandonate nel reparto sbagliato del supermercato da qualcuno che se ne è sbarazzato perché ci ha ripensato ecco questo no, ma anche se non saluta per l'ultima volta dei pantaloni usati prima di buttarli via.
Se tipo si dimentica di dirmi che sta con un altro, quello è un segnale che non gradisco. Mi piace che mi vengano raccontate palle costruite bene non errori di distrazione.
Se non lascia il posto agli anziani sul bus o sul treno.
Se non condivide la cioccolata, ricordo questa ragazza a cui portai una barretta in regalo e lei ne mangiò un bel pezzo e poi la mise via in borsetta e io ero lì che la guardavo grondando saliva e questa niente, "beh me l'hai regalata perché devo offrirtela?".
Se se ne viene fuori con discorsi ascetici dell'amarsi senza dover dimostrare amore ecco, quella è una cosa enorme e scintillante.
Se nella lista delle priorità al primo posto c'è drogarsi anche non va bene, soprattutto se non offre, come la tizia della cioccolata, ma in generale è un bel "no grazie".
Se con troppa facilità utilizza il sesso per controllarmi ecco non ci siamo, ma perché io per tutte queste cose reagisco come con la cioccolata di prima, sono davvero un banale esempio di maschio etero bianco che ti serve davvero un niente per fargli fare ciò che vuoi, allora ho imparato che è meglio restare casti.
Stessa cosa ma al contrario, se controlla l'assenza del sesso proprio per farmi sentire in colpa per la facilità con cui mi lascio andare alle passioni carnali, uguale: meglio da solo.
Se fuma (cosa che non sopporto) e non si prende cura di dove riporre i mozziconi e li lancia in giro, che odio.
Uh se non ha almeno perso una cosa importante nella vita.
Se sorride troppo in foto, perché è chiaro che io non riuscirò mai a tenere alto l'umore a questi livelli e allora entrerei in un loop di ansia totale.
Se è troppo fotogenica, perché io vengo sempre di merda e mica mi sta bene che poi magari ci si fa una foto insieme e io sembro Shrek e lei un umano normale.
Se non ha almeno una dozzina di segreti che custodisce con cura senza rompere per i miei trecentomila.
Se ha un sacco di soldi, ecco quello proprio non va, cioè io ho bisogno di sofferenza e dolore e rivalsa e combattere il capitalismo insieme.
Se non è in grado di stare per i fatti propri, in solitudine, come protezione e cura verso se stessa.
Se tratta male i piccioni per strada.
Se sogna di andare a Eurodisney o Disneyland.
Ah se le piacciono i Minions.
Se tifa Juve o segue il calcio in generale perché a me il calcio fa cagare e non ne voglio sentire parlare mai e comunque Forza Napoli sempre.
Se non ha senso dell'umorismo e una volta sono uscito con una che ha detto "esco con te perché mi fai ridere dato che io non so cosa siano l'ironia e il sarcasmo" e io ho pensato vabbè chissenefrega con quelle tette mica è necessario e invece alla fine vai a scoprire che non serve a molto uscire con qualcuno con cui non puoi ridere ma ha una quarta abbondante.
Se ha difficoltà a esprimere quello che prova con parole semplici, non me la prendo se i discorsi non sono il tuo forte eh, ma ad esempio una volta mi sono frequentato con una viennese per alcuni mesi e io insomma ci stavo per cascare ma lei diceva sempre "non dire romanticherie che non le voglio sentire" e dovevo trattenermi finché un giorno disse "oggi abbiamo passato un bel pomeriggio" e quello fu la sua massima capacità di comunicare quello che provava, io speravo in un "ti trovo molto bello e mi piace stare con te" e invece no, quindi magari una via di mezzo non sarebbe male, o almeno dirmi prima che non si va da nessuna parte così io mica faccio quella cazzata dell'innamorarmi.
Se non ha mai avuto a che fare con la malattia, non voglio rovinare la sua vita fantastica arrivando io con il mio carico di visite in ospedale. Ma questa non è una red flag è solo forse, credo, invidia e amore verso il prossimo.
Se lascia cibo nel piatto quando cucino io.
Se non mangia dolci.
Se non beve caffè.
Se non ha nemmeno un vizio.
Se mi sostituisce con il padre perché cerca una figura paterna.
Se parla durante i film e guarda solo film doppiati in italiano (ok su questa posso trovare un compromesso).
Se viene a chiedermi data e ora e luogo di nascita e poi fa il quadro astrale, questa è da correre via a gambe levate.
Se non le piacciono le liste.
Se manda messaggi audio più lunghi di 40 secondi.
Se limona mio fratello per farmi ingelosire.
Se non si commuove quando le mando una foto di Ernesto (il mio gatto) in una posizione carina.
Se desidera essere intrattenuta e basta, perché io ho questo problema di voler sempre far ridere e intrattenere e alla fine vengo largamente sfruttato ma so che è colpa mia ahimé.
Se manda le emoji. Troppe emoji.
Se guarda Sanremo o altre cose trash.
Se non le piace la pizza napoletana e dice che le altre varianti (che non sono pizze bensì banali focacce) sono migliori.
Se rompe il cazzo con De André.
Se si annoia a leggere tutti sti punti.
Se non è stata almeno 6 mesi da sola.
Se non è stata almeno 6 mesi in terapia.
Boh penso di aver perso di vista la domanda iniziale arrivato a questo punto però credo sia chiaro che sono un grande rompicoglioni. È che invecchiando (unica cosa in cui sono davvero bravo) e accumulando un sacco di esperienze (altra cosa in cui eccello mio malgrado) ho creato dei segnali di pericolo che, seppur minimi, mi aiutano ad evitare di sprecare il poco tempo a disposizione. Non perché io stia morendo eh, non più del normale, tutti ogni secondo che passa ci avviciniamo al momento della nostra dipartita, ma perché il mio tempo a me piace passarlo largamente facendomi gli affari miei. Quindi per rispondere alla domanda inversa, quali sono le mie red flag inteso come mie proprie di me stesso, mi piace fin troppo farmi gli affari miei, il che è davvero brutto quando altri umani vogliono interagire.
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klimt7 · 2 years
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Perchè ti odio
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Odio il modo in cui mi parli ma non, il tuo taglio di capelli. Odio i tuoi anfibi, ma non come leggi e sai tutto quello che penso. Forse ti odio così tanto, che allora, si spiega il mio stare male dallo stare bene e da scrivere stupide poesie o pensieri in forma di fiori, fiori di parole colorate e piene di linfa vitale, con radici affondate nella terra e nel mare, come piante vere.
Odio le parole che non ti dico e che poi trovo scritte, piovute sparse, sui fogli sui quali disegno.
Mi impegno a non darti spazio e tu mi invadi. Mi occupi ogni cellula, con ricordi antichi presi dal nostro comune futuro.
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Mi odio quando non posso che darti ragione e scrivere al posto tuo, molti pensieri che ti galleggiano dentro, da un sacco di tempo. O quelli che ancora non hai avuto modo, di mettere a fuoco.
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Sono flash quelli che mi accendi in testa. Talvolta sento bruciare frasi e fiamme sotto i capelli  e dietro la fronte e mi brucia la gola per ogni silenzio che vi si impiglia, quanto rimango soprapensiero a contemplare il tramonto.
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Odio davvero quando mi fai sorridere o commuovere per un qualcosa che tu chiami difetto e che io guardando meglio, scopro essere un frammento di gentilezza di cui Tu, nemmeno ti rendi più conto.
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Odio che non ci sei e che occupi tutta la mia giornata.
Odio quando ricordi da dove vieni, perché poi lì, mi ci perdo e vorrei guardare il mondo da ogni finestra, dietro cui ti sei fermata quel giorno, a fissare gli alberi e i rami quasi stilizzati d’inverno. Quelli che spiccano scuri, contro il grigio scabro del cielo che promette neve. E più oltre, si sente la vibrazione dei fiumi. Quelli che ancora oggi, scorrono continuamente dentro i cassetti della tua stanza.
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Ecco, sto imparando tutte le finestre e le stanze e la pioggia che è scesa nei luoghi che hai frequentato. Odio la cascata ininterotta di attimi, che ti hanno visto diventare quella che io conosco soltanto oggi. Odio il tempo che ti ha allevata perché ha dimenticato di occuparsi di me, perché quasi sicuramente, io pure c’ero, nascosto in qualche piccola tasca. Dei jeans o dello zaino. E poi tu che camminavi e correvi su un tappeto di foglie cadute e croccanti dai colori ancora sgargianti.
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Ma la cosa che odio di più in assoluto, è che io non riesca ad odiarti forte, come si deve o come si dovrebbe.
No. Quello proprio no, ci provo e niente, non mi riesce e allora vorrei dirtelo, gridarlo forte, riempire il tramonto con parole sussurrate sotto l’arancio tenue del sole, che va sotto l'orizzonte tracciato sul mare. E forse, sono proprio quelle le parole che pronunciano i colori, nella sera che avanza, mentre il sole s'immerge.
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Poi mi sveglio e trovo che è un peccato che non mi chiami, perché potrei scrivere al telefono, un libro di parole sorridenti, quanto gli occhi che avresti ad ascoltarle.
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hishug25 · 3 months
Note
Ha senso scrivere le colpe senza dialogo?
Vivere nell'incertezza di quello che potevamo essere?
Ci siamo abbandonati senza mai spogliarci completamente e non parlo del sesso.
Se c'è ancora quell'amore che fa osare e osare fino alla disperazione, ha senso evitarci in questo modo?
Per me ha senso non voglio più farti del male. Io mi sono spogliata più volte mettendo a nudo le mie emozioni cercando disperatamente di leggere nei tuoi occhi quello che stesse succedendo. E apprezzo tantissimo che tu lo stia facendo ora, io non merito nulla da te ma nonostante ciò tu mi hai fatto il regalo più bello, quello che ho sempre desiderato, i tuoi pensieri, espressi in maniera così chiara da sorprendermi, non ti eri mai lasciato leggere da me. Ti ammiro per tutto quello che hai scritto hai una grande forza, e ad oggi posso dire una grande consapevolezza. Hai una forza che io non ho, quando quei ricordi di noi tentano di tornare spesso non glielo permetto, fa male troppo male. L’amore che ho provato per te è stato il sentimento più autentico che ho sentito in vita mia, sulla mia pelle fino a dentro le ossa, cazzo se mi hai fatto tremare il cuore così tanto che ho avuto paura, di perdere me stessa per la paura di perdere te. . Il modo in cui ti guardavo, il modo in cui ti afferravo il mignolo mentre passeggiavamo, gli abbracci interminabili quasi soffocanti, era questo il mio linguaggio d’amore per te, potrei fare mille altri esempi ma non c’è ne bisogno, te ne ho riportati alcuni per farti capire che sono ben consapevole dell’unicità del nostro rapporto, e non voglio neanche lontanamente immaginare di avere una cosa simile con qualcuno che non sia tu. Ma come ti ho già detto abbiamo passato fino ad oggi gran parte della nostra vita insieme, io avevo chiaro che tu fossi l’amore della mia vita, perché anche se brevi avevo avuto altre esperienze, tu non so se lo pensavi o se lo hai capito dopo, ma comunque prima di passare tutta la vita insieme dobbiamo essere in grado di sceglierci in tutto e per tutto, e non puoi scegliere me senza darti la possibilità di farti amare da qualcun altro . Non sono riuscita a versare una lacrima da quando ci siamo lasciati, fin a quando una sera non ho sentito qualcosa, una fitta nel cuore, qualcosa che mi ha fatto capire che stavi cercando di “parlare con me”, allora dopo 4 anni ho recuperato la password e sono tornata qui, quando mi sono imbattuta nei tuoi pensieri ne sono rimasta sconvolta. Per tutto questo tempo abbiamo fatto la stessa cosa, in silenzio, e da soli, chissà forse stiamo davvero crescendo. Mi fa piacere che tu abbia adottato questa strada, scrivere da riparo e aiuta a decodificare la mente, anche io ho ripreso a farlo da quando le cose andavano di merda. Ma ora devo smettere di leggerti, devo andare via per lasciare il posto che occupo nei tuoi pensieri, perché non è giusto, non lo merito. Ad oggi merito solo parole d’odio da parte tua e invece mi trovo a leggere le parole più belle che tu mi abbia scritto mai. Ma ora è il momento di mettere da parte quel noi, unico e inimitabile e conservarlo, chissà se in un futuro riusciremo ad amarci come avremmo dovuto fare, ma visto che per ora non è possibile, non è giusto continuare a farci del male
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littlepaperengineer · 4 months
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Ci sono momenti di lucidità nei quali riesco a capire cosa c'è che non va. Faccio un lavoro che non mi piace e non mi stimola, per altro mi lascia un sacco di ore senza fare nulla e quindi mi dà tanti vuoti che non riesco comunque a colmare.
Mi trovo in un posto in cui non vedo persone interessanti, vedo ragazze molto carine fuori dalla mia portata, nel mio giro neanche una ragazza che mi piace. Sento forti bisogni di natura fisica, che non so in nessun modo come soddisfare. Faccio fotografie come lavoro e non mi dà grandi soddisfazioni perché non riesco a fare ciò che vorrei. Con la pittura posso dire che mi diverto ma senza alcun altro fine.
Sento il bisogno di uscire da questo posto, vorrei qualcosa di più dinamico, sia per il discorso sessuale ma anche perché cerco l'amore. Vorrei fare qualcosa di stimolante, un giro di gente, persone interessanti che mi diano la possibilità di fare conversazioni interessanti. potrei viaggiare ma non trovo la maniera, non lo so fare, non trovo compagnia.
Grazie al cazzo che sto così.
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belladecasa · 3 months
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Ancora la letteratura mi accompagna come quando ero bambina e vivevo in mezzo alle galline ma aprivo i pochi libri che mi capitavano per le mani, comprati a volte per caso nell’edicola del paese, e le galline diventavano elfi streghe draghi fate e poi persone vere sempre più simili a me finché arrivai a quindici anni a leggere Tenera è la notte di Fitzgerald, a leggere che questa è la parte più bella di tutta la letteratura: che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno, tu appartieni. E allora scoprii che nonostante l’apparente difformità emotiva e psichica da chiunque mi circondasse esisteva qualcuno che magari non mi circondava anzi distava chilometri mari e monti da me ma esisteva; sapere che qualcuno esisteva, qualcuno che si sentiva come me e che sapeva spiegare e spiegarmi come mi sentivo, meglio di come io avrei mai potuto, esisteva, significava scoprire che qualsiasi cosa mi sarebbe successa nella vita avrei sempre saputo dove trovare conforto. Allora in questi giorni lugubri in cui sono sola come (quasi) mai prima e non vedo più niente se non l’idea carezzevole di farmi a pezzi le vene e entro e esco dallo studio del mio psichiatra e mi sento dire: il litio agisce anche nel ridurre le ideazioni suicidarie, in questi giorni lugubri stringo il mio romanzo e sguscio fuori dal mio pseudo posto di lavoro e magari leggo solo due tre pagine di Vitaliano Trevisan e ancora una volta ci trovo la mia vita, questo atrofico e ipertrofico momento della mia vita, insignificante, ma fondamentale:
Lei soffre di quella particolare forma di psicosi maniaco-depressiva cosiddetta bipolare, così lo psichiatra. […] Psicosi maniaco-depressiva bipolare. Piú meno alto basso cima abisso altezza profondità velocità lentezza attività inerzia sonno veglia avanti indietro parlo non parlo ti voglio non ti voglio piú scrivo non scrivo leggo non leggo corro resto fermo mi siedo sto in piedi mi stendo sto in piedi, posso fare tutto, non posso fare nulla, potrei avere tutto, non ho nulla, per giorni non ti dico niente, per giorni ti parlo in continuazione, non so proprio dove andare, ogni posto mi sembra peggiore del posto dove mi trovo che mi sembra il peggiore di tutti i posti possibili, ci sono decine centinaia migliaia centinaia di migliaia milioni di posti dove potrei andare e uno alla volta andrò in tutti questi posti da dove mi trovo che è il posto migliore di tutti essendo il posto dove mi trovo, non c'è piú nemmeno una parola che io possa usare e vorrei dire tante di quelle cose ma non ho nemmeno una parola perché tutte le parole sono usate strausate consumate e finite e morte e non posso dire tutto quello che vorrei dire, ogni parola mi sembra cosí nuova e piena e straripante e giusta quando è quella giusta e dunque sbagliata quando è quella sbagliata […] vorrei tanto dormire ma non riesco a dormire, questa è la verità, pensavo. Se riuscissi a tranquillizzarmi sicuramente riuscirei ad addormentarmi, e se riuscissi ad addormentarmi e a farmi un bel sonno, un sonno di qualche ora, un sonno tranquillo che mi rilassasse e dal quale riuscissi poi a svegliarmi riposato, allora forse, al risveglio, potrei riconsiderare tutto con calma e capirci finalmente qualcosa. Non come quei sonni che faccio ultimamente, che non servono a niente e dai quali mi sveglio sempre in preda all'ansia e stanco come se non avessi dormito. No, un sonno cosí non mi servirebbe a nulla, mi ritroverei piú ingarbugliato di prima. Un sonno che mi cullasse, che mi tranquillizzasse, che mi facesse dondolare con dolcezza, che mi parlasse piano, che mi cantasse qualche canzone a voce bassa, un sonno cosí mi ci vorrebbe.
Un sonno così purtroppo non è un sonno ma è una persona. Io come Vitaliano fumo Marlboro pacchetto morbido, porto spesso libri nelle tasche delle giacche, mi disinteresso delle biografie, trovo assurda l’idea di condividere la propria vita con qualcuno, se mi ricovereranno e la farò finita ancora non lo so
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Credo sia da quando ero piccola che ho la tendenza ad isolarmi. Forse un po' per emarginazione da parte degli altri, o un po' per le mie insicurezze, fatto sta che a 27 anni non so stare con le persone. Un conto era il ristretto gruppo di amiche che conoscevo, un conto la parentela mia o altrui con cui non so mai di cosa parlare perché tanto parlano esclusivamente di cose fra loro o al massimo ti fanno domande scomode. Ma anche col gruppo del mio ragazzo non sempre mi diverto o ci sto bene, secondo me non sono poi così inclusivi come vogliono far credere. Se li prendi da soli magari ci scappa una chiacchierata ma in gruppo torno ad essere isolata. Che poi non sono una che sa stare al centro dell'attenzione o che è particolarmente una persona interessante, anche se col gruppo vecchio di amiche mi sentivo un po' l'anima della festa, quella più divertente, scema e ora che non ho nessuno sono niente. Già mi ci sentivo prima un niente, nonostante fossi "qualcuno", figurati ora che non ho più nessuno se non la mia solitudine. Non mi piace stare con gli altri, io mi annoio. Non trovo mai nessuno con qualcosa da spartire. Ho sempre preferito la compagnia di una o poche persone e quando si è in troppi mi sento oppressa. Non sopporto infatti le festività, i parenti, i compleanni di gente che non mi è amica ma lo è del mio ragazzo, sto davvero in sofferenza quando è così. E credo di essere io il problema, perché tutti sanno stare con gli altri e io mi faccio problemi, mi annoio, mi isolo. Anche mio padre lo fa quando siamo fra parenti e io non lo sopporto, non voglio essere come lui però è più forte di me. Ho sempre vissuto il gruppo come conferma del mio essere invisibile, parlo e nessuno sembra ascoltarmi. Ma poi ho le mie esigenze, a tavola ad esempio, se finisco di mangiare prima non ho voglia di aspettare tutti che finiscano, perché devo essere io l'educata che sta a tavola? Non è irrispettoso nei confronti di chi vuol fare o deve fare altro, obbligarlo per educazione ad annoiarsi a tavola se non ha argomenti di cui parlare? Sarà che io nel gruppo era quella che inseriva, ma a me nessuno ha mai inserito nel gruppo eh. E questo fa abbastanza male e non tutti lo capiscono, danno le colpe solo a me. Ora non so più chi sono, non so più come mi comporterei. So solo che nessuno sembra adatto a me e io vivo continuamente all'ombra degli altri, non splendo mai. Vengo interpellata per cose inutili o fastidiose e dopo certo che mi isolo almeno nessuno ha da ridire. Vorrei sentirmi voluta da qualcuno, sapere che ama la mia presenza e la mia personalità. Invece non ho più niente e mai lo troverò. Sto sprecando anni d'oro nella mia solitudine, perché la gente non mi apprezza, non vuole conoscermi, non va oltre la mia timidezza e introversione perché tanto hanno le loro persone, giustamente che ci fanno di me. E questi pensieri mi fanno tornare in mente le idee suicide, il voler morire per non sentire più questa solitudine che mi accompagna. Odio dover arrivare a pensare certe cose, lo odio davvero perché non si può pensare di morire per queste sciocchezze. Non mi trovo bene in questo posto, ci sto malissimo ma non bene come vorrei. E mi sento un'aliena, perché non ho interessi comuni agli altri, perché a volte non so come comunicare con le persone, a volte ci riesco e so di essere ancora la ragazza divertente e simpatica che ero con le mie amiche, ma con la maggior parte della gente sono il niente. È anche vero che dipende con chi sto, se mi trovo a mio agio o no il problema è che col 90% non ci sto bene. E con il restante non si è creato un legame di amicizia perché fondamentalmente agli altri non interessa. A nessuno interessa più di me. Ho perso tutti. E sono così arrabbiata.
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libero-de-mente · 7 months
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𝗟𝗢 𝗦𝗧𝗔𝗗𝗜𝗢
- 𝙋𝙧𝙤𝙡𝙤𝙜𝙤
"Si certo, prendiamo l'autobus... che palle. Poi il treno, gli orari? Che palle... Si si, allora partiremo molto prima... che palle. Hai visto quale metro prendete? Due?! Che palle... Per il ritorno? Ah non può? Aspetta chiedo al mio...
Papà..."
"Dimmi Gabri"
"Martedì c'è la partita di Champion, vado a vederla con i miei amici. Per te sarebbe un problema venirci a prendere a Milano, quando sarà finita?"
Sono stato tifoso. Quando essere tifosi, della mia squadra, dava tante soddisfazioni. In quello stadio, chiamato anche "La Scala del calcio", ci andavo ogni domenica o mercoledì di coppe. Probabilmente li sfogavo, gioendo delle vittorie, l'amaro di una vita in cui dovevo accontentarmi. Credo.
Comunque, mi ero ripromesso che se Gabriele ci fosse voluto andare, lo avrei accompagnato io la prima volta. Dove io ho passato ore senza pensieri lì ci sarebbe entrato con me. Io, suo padre.
E così me ne esco con: "Vi porto io, così ritorno a San Siro".
Con tanto di dito alzato al cielo
- 𝙇'𝙖𝙧𝙧𝙞𝙫𝙤
Ci siamo, dopo un viaggio dove l'autostrada ha dato il peggio si se con forti rallentamenti, arriviamo in zona quando i cancelli dello stadio sono già aperti da mezz'ora.
Parcheggi completi ovunque. Rassegnato invito i ragazzi a scendere e dirigersi allo stadio a piedi, circa 25 minuti di camminata.
Nel frattempo troverò un posto dove lasciare l'auto. Lo trovo. Stessa posizione del concerto di Weeknd (chi ha letto il mio racconto "Weeknd con il morto"su quella sera sa).
Mi avvio verso lo stadio, che non ho la più pallida idea di dove sia. Seguo ragazzi e adulti che indossano le maglie con i nomi di oggi e di ieri dei giocatori.
Fa caldo, 30° e afa. Ho lasciato casa mia con un 24° gradi e la freschezza dell'autunno.
Cammino e rantolo, passo veloce. Siri l'assistente digitale del mio iPhone si attiva e urla in mezzo a tutti: "Sessione FitHard Core, Ottimo! La salvo nel tuo allenamento settimanale?"
Imbarazzato le dico, sussurrando: "No"
Siri: "Dai, lazzarone, che l'ultimo allenamento ancora avevo l'aggiornamento iOS 15 e siamo al 17!"
Io "No, fatti i fatti tuoi"
Seguendo le maglie e passando attraverso un parco alberato sbuco davanti a lui: lo stadio.
Sento l'urlo "The Chaaaaampions" di tutto lo stadio, dovrei essere lì con Gabriele, padre fallito che sono. Ma non ho tempo di questi rimproveri, ho davanti a me proprio il gate d'ingresso che devo prendere.
- 𝙇𝙤 𝙨𝙩𝙖𝙙𝙞𝙤
Arrivo al primo controllo, un tipo sulla sessantina mi fa cenno di andare da lui: "Meh, tien l'accendin tu?"
"No" gli rispondo
"Meh, non fumm"
"No, ho smesso"
"Brav da quant?"
"Aivògghiie"
"Meh, pugiese pur'ttu"
"No, parl a' muzze"
"Meh, Ce sì bevùte, u leàndre?"
Mi fa passare, passo anche i tornelli per la vidimazione del biglietto.
Entro...
Guardo il numero del settore, lo vedo e mi dirigo a passo deciso.
Mentre cammino vengo puntato a distanza da un omone alto, tipica persona anglosassone che mi si avvicina, porta un cartellino appeso al collo che lo rende ufficioso.
"Excuse me, he's a Newcastle fan?"
"No, thanks" - Con tutte le risposte possibili vado a dire no grazie?!
"Excuse me but the English support sector is here"
"Oh no, sorry. I'm not English, mi rend cont che my clothing is from Royal Ascot, ma belive me, sto sudand come a caiman. If io sapevo I was dressing da murator. The soul of my dead ancestors"
Questo steward inglese comprende l'italiano e comincia a ridere, "Ok, man... ok" mi dice lasciandosi andare da quella compostezza seria, di chi è li per evitare contatti tra le tifoserie, a quella più divertita.
Salgo.
Salgo.
Salgo. Le scale sembrano non terminare.
Poi penso ai miei coetanei che ammiro su Facebook che fanno ferrate in montagna a quote elevatissime, chi fa camminate o corse lungo i fiumi partendo dalla foce e arrivando alle sorgenti.
Chi dalla Calabria attraversa a nuoto lo Stretto di Messina, si mangia una granita con brioche con il tuppo, per poi ritornare a nuoto sulla sponda calabrese e far ruttino. Come se nulla fosse.
Resisto, i messaggi di Gabriele arrivano a raffica:
Dove sei
Oh, ti aspetto
Quanto manc
Cominc
Oh pa' ndo stai?
Che palle
Sbuco nello stadio, devo salire le gradinate, vedo mio figlio.
Sembro Gesù Cristo sul Monte Calvario, grondo sudore e non sangue. Per fortuna. Anche se un polmone mi sa che è collassato.
I gradini dello stadio non me li ricordavo così irti, li facevo due alla volta quando stavo in curva. Adesso mi ricordo di quando salii sulla piramide di Chichén Itzá.
Devo guardare davanti a me, mi ripeto, altrimenti perdo l'equilibrio.
Alzo lo sguardo e noto che davanti a me non sta salendo un sedere femminile palestratissimo e perfetto, inguainato in un fusò aderentissimo.
No.
Credo di averlo percepito come un sedere nudo con la pelle colorata da fusò.
Però la motivazione mi ha aiutato. Arrivo in cima all'anello. Sono vicino a mio figlio. Questo conta. Lo guardo, lo ammiro. Sono contento per lui ha gli occhi che brillano di bello, di gioia. Con i suoi amici, nello stadio della sua squadra del cuore. Il resto è calcio, che si vinca o che si perda. Pazienza.
- 𝙇𝙖 𝙁𝙞𝙣𝙚
Finita la partita. Un pareggio Gabriele e i suoi amici mi guardano. Hanno la faccia perplessa del pareggio.
Li guardo e dico loro: "Potrebbe esser peggio"
"E come, una sconfitta?"
"No, potrebbe piovere"
Mi guardano, li guardo, si guardano.
La mia battuta del film Frankenstein Junior evidentemente non la conoscono, nonostante la mia espressione da Igor.
Le basi della filmografia proprio, dovrò spiegargliela in auto.
Che palle!
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der-papero · 1 year
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INTELLIGENZA NATURALE VS INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Che a dirla tutta un po’ mi assomiglia alla diatriba pretestuosa tra carne naturale e carne sintetica.
Visto che sei quasi vecchietto come me, @der-papero, forse ti ricorderai di un vecchio film di fantascienza del 1977, dal titolo GENERAZIONE PROTEUS in cui si narra di un computer biologico a filamenti di DNA che apprende per addestramento, lentamente prende coscienza di sé e poi il controllo su tutte le infrastrutture tecnologiche del mondo. Il film si conclude con il computer che, diventato completamente senziente, crea un proprio gamete artificiale e insemina una donna per rinascere in un corpo umano biologico.
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La bella discussione che avete iniziato nel tuo post precedente e che io non riprendo per una questione di lunghezza (ma invito tutti ad andare a leggere) parte a mio avviso da un presupposto sbagliato…
Che sia il cervello umano la parte finale del processo di coscienza.
Partendo da questo presupposto, noi crediamo che qualsiasi forma di vita o di presunto organismo che cerchi di raggiungere la coscienza per essere ‘completo’ debba arrivare allo step finale di possedere un encefalo simile a quello umano.
Ma in realtà io penso che il cervello umano sia solo una delle tante manifestazioni fisiche di quel concetto chiamato COSCIENZA.
Io credo (ma è una mia intuizione personale che più del filosofico ha molto del mistico) che ogni essenza, intesa nel senso etimologico di ente cioè ‘che è’, compia un percorso ‘evolutivo’ paragonabile a quello di hegeliana memoria (coscienza, autocoscienza, spirito o ragione).
Lo vediamo in modo più evidente nel regno animale dove possiamo studiare l'evoluzione dell'apparato cerebrale di ogni singola specie ma anche nel regno vegetale assistiamo a un fenomeno simile, seppure quella che è definita coscienza e autocoscienza possono sembrarci solo un accenno.
Mi sembra ovvio e scontato che in questa visione l'essere umano metta se stesso in cima a questa piramide evolutiva ma, come ho già detto, in realtà noi costituiamo solo uno step di questa evoluzione di coscienza e non tutti la evolvono così come lo abbiamo fatto noi.
Da qui, io considero un’ipotetica intelligenza artificiale addestrata dagli esseri umani come un essenza vitale che stia compiendo un percorso grazie alla simbiosi con noi.
Non è forse successa la stessa cosa con le decine di migliaia di specie di animali e piante che in qualche modo con il nostro comportamento abbiamo fatto evolvere in una certa direzione?E non è forse parimenti vero che la nostra evoluzione di Homo sapiens sia stata condizionata allo stesso modo da una sorta di addestramento che animali e piante che ci circondavano ci hanno fornito?
Sinceramente non trovo alcuna differenza tra la paura che le intelligenze artificiali prendano il sopravvento e la paura che l'orso introdotto in Trentino (ammetto in modo disorganizzato) uccida tutti gli abitanti del posto.
L'intelligenza artificiale non è una pistola con proiettili difettosi che può esploderti in mano da un momento all'altro ma un orso con il quale noi possiamo decidere di convivere in modo equilibrato.
Stiamo andando tutti nello stesso luogo, anche se spiegarvi quale mi necessiterebbe di un post MOLTO più lungo di questo.
P.S.Quello che avete appena letto è stato scritto in macchina con un'intelligenza artificiale di dettatura vocale, addestrata a riconoscere e collegare miliardi di suoni a fonemi e poi a rispettivi termini sul dizionario… non troppo differente da un Kon-igi bambino che se fosse stato rinchiuso in una stanza silenziosa per tutta la sua infanzia, forse adesso assomiglierebbe a un PC con l'hard disk formattato e la CPU malamente alimentata.
===============================
Tutto valido, @kon-igi​ , però descrivi una paura della quale non ho mai parlato. Io non ce l’ho con l’AI, e né temo che possa succedere qualsiasi cosa (almeno, per i dati che ho) a riguardo, tutt’altro. Io sto provando a dequalificare noi come esseri intelligenti e, attenzione, io parlo della parte “pensante”, nulla ha a che fare il mio discorso con il resto del corpo. Ecco, per vederla alla Matrix, io sto parlando solo di quella parte connessa alle macchine, non mi sto curando di tutti gli altri organi che venivano alimentati solo per tenere in vita il Mondo delle Macchine.
In soldoni, la mia paura è un’altra, che non è manco paura, diciamo che è un misto tra meraviglia e timore, e parte ancora una volta da un qualcosa che volontariamente o meno si tende ad evitare in questa discussione, ovvero la matematica :) anche perché io posso parlare (e in maniera molto molto umile) solo di quella, visto che le mie conoscenze di psicologia, evoluzione, neurobiologia, e ogni tema collegato ad esse sono al di sotto dello zero.
Il punto che ieri, tra battute, video Youtube e confronti come ce ne dovrebbero sempre essere qui, provavo a sollevare è che più vado avanti nello studio della matematica che c’è dietro il discorso dell’AI, più ho la sensazione (ripeto, sensazione) che qui stiamo tirando fuori dei modelli che, attenzione, non dimostrano il pensiero umano, ma lo implementano in una maniera paurosamente realistica.
Lo dico ancora in un altro modo, per far capire il messaggio che voglio trasmettere. Prendiamo una roba matematica che non c’entra un cazzo, una identità qualsiasi, presa da un qualsiasi programma di scuola media:
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Lascia stare quello che c’è scritto, è irrilevante, non ha nulla a che fare con la AI, e l’ho presa solo perché è una espressione abbastanza semplice, perché io voglio esprimere un punto che per me sta risultando abbastanza drammatico.
La domanda che ti faccio è:
come ti sentiresti, se scoprissi che tutto il tuo pensiero, tutto quello che hai costruito nei decenni della tua vita in termini di intelligenza, si potesse spiegare con quella relazione, o, detto in un altro modo, replicare con un modello derivato da quella relazione?
Oltre questa domanda, c’è ovviamente la goliardia dei meme e tutte le cagate che ho scritto ieri, ma il punto fondamentale è tutto lì. Io sono supereccitato all’idea di poter scoprire come tutta questa manfrina (che, badate bene, ho iniziato a studiare da due settimane, quindi sono ben lontano dal potermi definire un qualsiasi esperto sull’argomento) possa tradursi in delle robe che ci aiutano a sparecchiare la tavola o a nuclearizzare il paese affianco, ma quello è un aspetto ancora complesso, abbastanza nebuloso, e sommerso da tanta roba clickbait.
Secondo me, invece, non si parla abbastanza delle conseguenze che tutta questa teoria possa avere sulla definizione della nostra intelligenza umana, che io vedo in forte pericolo, ma non che dobbiamo mori’, ma che forse andrebbe caratterizzata con meno presunzione, perché potremmo scoprire un giorno che tutto il nostro pensiero altro non è che banalmente la conseguenza di un sistema che evolve verso stati a maggiore probabilità, ma che di coscienza non abbiamo un accidenti (e qui, direi, che Matrix ci aveva giusto, non siamo niente di più che batterie organiche).
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Senza dubbio, in un passato che ora mi sembra remoto come la preistoria, pensai anch’io di sposarmi. Parlo dei miei quindici, diciotto anni. Tuttavia è strano: più il ricordo fruga in quella stagione, meno vi trovo la parola matrimonio. Già da bambina essa mi incuteva un misterioso fastidio come la parola moglie, marito, fidanzato, fidanzata. Ciò che volevo da bambina, suppongo, era un uomo da amare e da cui essere amata per sempre: come nelle fiabe. Ma nella fiaba avvertivo una specie di minaccia, un rischio mortale: e se quest’uomo mi avesse requisito alla vita? Non sono mai stata un animale domestico. Non mi sono mai vista chiusa a chiave nel piccolo cosmo della famiglia. Il mestiere di moglie mi ha sempre inorridito. Non volevo fare la moglie. Volevo scrivere, viaggiare, conoscere il mondo e sfruttare il miracolo di essere nata. Io ero mia. Sia pur confusamente, inconsapevolmente, penso d’essere stata una femminista ante litteram. Del resto sapermi donna in una società inventata e determinata dagli uomini non mi ha mai dato complessi di inferiorità, non ha mai posto limiti ai miei programmi e ai miei sogni. Al contrario, li ha provocati ed accesi. In una specie di scommessa, di sfida.
La mia prima giovinezza si consumò in quella sfida. Ossessionata dal timore di venir presa al laccio e neutralizzata da una museruola, me ne andai per anni come un cane senza medaglia: libero e ringhioso. Respingevo chi si innamorava di me, mi proibivo di innamorarmi. E certo soffrii, feci soffrire: ma non gettai l’àncora. Non la gettai nemmeno quando mi regalai al mio primo amore. Del resto il mio primo amore non fu gioioso. Servì solo a farmi intuire che amare significa costituirsi coi polsi ammanettati. L’intuizione mi indurì. Per anni non permisi più a nessuno di essere mio carceriere e gli aerei furono i complici più fedeli delle mie fughe. Fuggire non mi costava troppa fatica, spesso nessuna.
Per quanto celebrati, a volte, e stimati, quegli uomini non valevano un granché. Anzi, capitava sempre il giorno cui dimostravo di avere più coglioni di loro.
Oriana Fallaci
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