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#non bisogna dire mai
brogliaccio · 4 months
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«È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove. Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso "l’armadietto delle medicine" e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta! Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza, semplicemente applica ai libri la mentalità consumista, ovvero li considera un prodotto di consumo, una merce. Chi ama i libri, sa che il libro è tutto fuorché una merce.»
_Umberto Eco
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estaticheparole · 4 months
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“È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove. Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso "l’armadietto delle medicine" e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta! Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza, semplicemente applica ai libri la mentalità consumista, ovvero li considera un prodotto di consumo, una merce. Chi ama i libri sa che il libro è tutto fuorché una merce.”
(Umberto Eco)
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A lock of the hair of Lucrezia Borgia in the Ambrosian Library in Milan, Italy
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«Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all'apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c'è un mondo. Una storia d'amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po' più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un'occasione d'oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l'occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo "circolo" era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel'avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po' di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all'incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l'amore più sincero e appassionato. E quando l'opera, chiamata "Gli Asolani", uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d'amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all'interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d'amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell'Umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c'è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia»
Roberto Colombo
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smokingago · 12 days
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🍀
[...] Tu sei il mio fabbricante di lacrime, Ognuno di noi ha il suo fabbricante di lacrime… È quella persona in grado di farci piangere, di renderci felici o di straziarci con un’occhiata. È quella persona che dentro di noi ha un posto talmente importante da farci disperare con una parola, o emozionare con un sorriso.
E non puoi mentirle… Non puoi mentire a quella persona, perché i sentimenti che ti legano a lei vanno al di sopra di qualsiasi menzogna [...]
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[...] narrava di un luogo lontano, remoto...
Un mondo dove nessuno era capace di piangere, e le persone vivevano con anime vuote, spoglie di emozioni.
Ma nascosto da tutti, nella sua immensa solitudine, c'era un uomo vestito di ombre. Un artigiano solitario, che dai suoi occhi profondi era capace di confezionare lacrime di cristallo.
Andava da lui, la gente, chiedendo di poter provare un briciolo di sentimento , perché nelle lacrime si cela l'amore e il più compassionevole degli adii.
Sono la più intima estensione dell'anima, ciò che, più di gioia e di felicità, fa sentire veramente umani.
E l'artigiano li accontentava...
Infilava negli occhi delle persone le sue lacrime con ciò che contenevano, ed ecco che piangeva la gente: era rabbia, disperazione, dolore, angoscia.
Erano passioni laceranti, disillusioni e lacrime, lacrime, lacrime - l'artigiano infettava un mondo puro, lo tingeva dei sentimenti più intimi e logoranti.
[...] "Ricorda: non puoi mentire al fabbricante di lacrime" ci dicevano alla fine." [...]
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[...] Gli avevano detto che l’amore vero non finisce.
Non gli avevano detto però che ti dilania fino alle ossa, l’amore vero, quando ti si radica dentro senza più lasciarti andare [...]
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[...] Avevo sempre sentito dire che solo un grande potere aveva la forza di cambiare il mondo.
Io non avevo mai voluto cambiare il mondo, ma avevo sempre pensato che, invece, non fossero i grandi gesti o le manifestazioni di forza a fare la differenza.
Per me erano le piccole cose. Le azioni quotidiane. Semplici atti di gentilezza compiuti dalla gente comune [...]
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[...] ma la verità è che... le persone che amiamo non ci lasciano mai veramente, sai? Restano dentro di noi, e poi un giorno ti accorgi che sono sempre state lì, dove potevi trovarle solo chiudendo gli occhi [...]
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[...] Non importa se sei distrutto.
Non importa se lo sono io.
Anche i mosaici sono fatti di cocci spezzati.
Eppure guarda che meraviglia [...]
[...] Ti amo come solo le stelle sanno amare: da lontano, in silenzio, senza spegnersi mai.[...]
[...] Non voglio il lieto fine,
voglio il gran finale.
Come quelli dei prestigiatori,
quelli che ti lasciano a bocca aperta
e ti fanno credere, per un istante,
che le magie possano esistere [...]
[...] Chi ha la primavera nell'anima vedrà sempre un mondo in fiore [...]
[...] Chiusi il libro e vi posai un bacio
Ringraziandolo per le emozioni
Che mi aveva regalato
E gli promisi di mettere in pratica
Il consiglio che mi aveva dato
Quello che nonostante le ferite
Non bisogna arrendersi mai
Ma continuare a provare
Anche se si soffre e si piange
Perché piangere è umano
E non è segno di debolezza
Ma significa che " siamo vivi,
Che il nostro cuore batte,
Si preoccupa e brucia di emozioni".
Per questo esiste il " Fabbricante
Di lacrime" perché il pianto è Vita
E tutti hanno il diritto di piangere
Non solo gli adolescenti
Come erroneamente qualcuno crede [...]
Erin Doom,
citazioni tratte dal libro
"Fabbricante di lacrime"
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susieporta · 8 months
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L'INCOMPRENSIONE RECIPROCA
G. I. Gurdjieff diceva: "Prima di discutere con qualcuno occorre realizzare fino a che punto quella persona può capire le nostre parole. Il parlare nonostante l'impossibilità di essere compresi dall'altro è sempre una perdita di tempo e di energia. Chi è consapevole, parla solo quando è certo che chi ascolta è in grado di comprendere."
La malcomprensione è la regola tra gli esseri umani. Dalla più piccola lite alla guerra in larga scala. Perché? perché ogni parola assume per ognuno di noi un significato diverso a seconda del proprio vissuto e sopratutto dal livello di coscienza soggettivo. Ecco perché non comprendersi, tra le persone, e' la norma.
Se credete che ogni essere umano debba comprendere le vostre parole o quelle dei Maestri, come arrivano a voi, vi illudete. L'illusione è un fenomeno mentale che ci allontana dalla realtà e dalla sua complessità. La vita segue una sua "logica" che va oltre il nostro concetto di "giusto" e "sbagliato". La vita non è morale e nemmeno immorale ma amorale.
Le nostre credenze sulla realtà non sono la realta' "oggettiva" ma una sua rappresentazione interna delle nostre credenze. Una credenza è un costrutto mentale inserito nella nostra mente dall'esterno. Noi entriamo in conflitto per le credenze che sono spesso più idee che esperienze.
Una persona che, per esempio, non ha mai vissuto l'esperienza dell'amore incondizionato o del perdono potrà parlarne sul piano analitico ma non può sapere di cosa parla se non è passato per quella esperienza. Lo stesso vale per la sessualità, la malattia e il lutto. Come può un prete parlare di sesso senza averlo provato? Come può un terapeuta curare un depresso senza aver mai esperito una depressione?
Esperire vuol dire morire a se stessi… passare attraverso l'esperienza… per andare oltre la logica razionale. Per crescere bisogna morire alle proprie credenze.
Non credete a nessuno, neanche alle parole dei cosiddetti "Maestri" o a quelle che, secondo voi, sono le autorità o si proclamano tali. Non credere neanche a te stesso ma credi solo all'esperienza… nessuno può dirti cosa è giusto o sbagliato e tu non puoi dire a nessuno cosa è giusto o sbagliato.
Decidi cosa è "giusto" o "sbagliato" per te attraverso l'esperienza e prenditi la responsabilità della tua vita ma ricorda che nessuno potrà comprenderti veramente perché siamo sempre soli nella nostra esperienza.
Le parole sono il mezzo con cui comunichiamo anche se ci scontriamo perché utilizziamo termini diversi, secondo noi oggettivi, per dire a volte la stessa cosa. Quello umano è un mondo intersoggettivo e la relazione si basa proprio sulla negoziazione del significato delle parole. E' nella relazione che si costruiscono i significati. Ma la relazione non è fatta solo di parole, anzi le parole spesso ci allontanano.
Le parole dette senza coscienza feriscono, uccidono.
Funzioniamo così: "io ho ragione, secondo i miei schemi mentali, mentre l'altro ha torto perché ha schemi mentali diversi dai miei". Questo fenomeno è amplificato sui social dove ci si irrita, si giudica, si offende l'altro per imporre la propria visione del mondo.
L'Arte, per esempio, nasce all'anima perché usa il linguaggio simbolico che è universale e arriva direttamente al cuore… quella che viene definito "Centro Emotivo Superiore" da Gurdjieff. Senza una comunicazione da cuore a cuore gli esseri umani sono impossibilitati a comunicare.
Dovremmo imparare il valore del silenzio, non per presunzione, ma perché è necessario capire se quello che voglio dire l'altro possa capirlo veramente oppure no.
Ho speso tanto tempo e fiato con persone che pensavo potessero e dovessero capirmi e ho compreso che a sbagliare ero io. Non puoi parlare a chi è sordo e non puoi mostrare il tuo mondo interiore a chi è cieco. Non puoi pretendere che l'altro ti capisca… perché l'altro non è te. L'altro è diverso da te. L'altro non è dentro di te.
Le donne vorrebbero che gli uomini le capissero… gli uomini che le donne li capissero… gli islamici che i cristiani li capissero… i cristiani che gli islamici li capissero… i buddhisti che gli islamici li capissero… è sempre stato così ma niente è mai cambiato.
Chi ha deciso di "svegliarsi" e compiere un lavoro su di sé è pronto per cogliere la verità a seconda dell'impegno che mette nel conoscersi. La Verità non si ottiene volendo avere ragione a tutti i costi e urlandola agi altri ma ascoltando più i silenzi che le parole. Nel silenzio in cui Dio stesso si esprime.
Tiziano Cerulli
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fuoridalcloro · 2 months
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È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove. Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso "l’armadietto delle medicine" e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta! Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza, semplicemente applica ai libri la mentalità consumista, ovvero li considera un prodotto di consumo, una merce. Chi ama i libri sa che il libro è tutto fuorché una merce.
-Umberto Eco-
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der-papero · 3 months
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Per capire questo post devo parlare prima di due punti totalmente scorrelati.
La Germania ha approvato la riforma della cittadinanza, ci vogliono 5 anni adesso (3 in casi speciali che non ho ben capito), io vivo qui da 6 anni, quindi ci rientro.
Non so se vi è mai capitato all'Uni, o anche alle superiori, che un esame o una materia non vi andasse proprio giù, ma proprio niente, e dicevate "io questo esame lo voglio rubare, 18, 16, il cazzo che è, mi rifiuto di studiarlo!, lo voglio regalato!".
Ecco, per ottenere la cittadinanza tedesca bisogna superare un test di cultura generale tedesca, che tocca vari argomenti, dalla struttura sociale, a quella politica, alla storia, e sicuramente qualche altra stronzata inutile che questo popolo ritiene fondamentale.
Dati i due punti di sopra, quello che intendo dire è che mi rifiuto di studiare seriamente per questa cosa, la voglio rubare, altrimenti non se ne fa niente. Sto già cercando per vie piratesche il materiale dal quale leggiucchiare, non voglio cacciare un euro, voglio rubarla, è l'unico modo che io considero "accettabile" per diventare cittadino tedesco.
Cosa poi ci farò con il mio passaporto rubato lo lascio alla vostra fantasia, ma non vi serve viaggiare troppo lontano.
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donaruz · 9 months
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2 agosto 1980 ore 9,00
«Forza Carmelo! È ora di alzarsi, bisogna correre in stazione, c’è il treno che ci porterà da papà!»
«Uffa, va bene, mi alzo» Il piccolo Carmelo ancora frastornato per la giornata precedente dove aveva mangiato un buonissimo gelato e corso per le vie di Bologna come un giovane esploratore in una terra sconosciuta. Osservava tutto. Carmelo era alto, non dimostrava la sua giovane età e con quel bellissimo binocolo che gli aveva regalato suo zio e i pantaloncini corti era perfetto come ricognitore dell’ignoto. Aveva gli occhi azzurri, la mamma per scherzare diceva sempre che era figlio di qualche Dio dell’Olimpo greco; nessuno in famiglia aveva gli occhi azzurri. Da grande voleva studiare gli animali e girare il mondo alla scoperta di nuovi territori. Era un esploratore ancora prima di esserlo davvero.
Una semplice ma abbondante colazione e poi un bacio forte a Tobia, il cane. La strada è breve fino ai treni ma quella mattina i parenti devono portare la macchina dal meccanico, una vecchia fiat 127 ormai al termine. La decisione è presto fatta, si va in stazione a piedi, tanto il treno è alle 11, c’è tempo...
Carmelo è contento, ha visto una grande città del nord, piena di gente che corre, non ha capito il motivo ma si diverte a vederli indaffarati, al suo paese sono molto più tranquilli. Poi, finalmente, vede i treni. Che amore che ha per i treni! Ogni domenica il suo papà lo porta alla piccola stazione del paesello a vedere i treni che partono, ora anche lui potrà salire su quelle macchine meravigliose fatte di ferro e legno per ben la seconda volta nella sua vita.
10,20
«Mamma!, mamma mi piacerebbe tanto avere un amico cane, ma tanto tanto!»
«Va bene piccolo, vedremo, quanto torniamo a casa ne parliamo con papà e se lui è d’accordo andiamo al canile»
«Che bello!, che bello!, sono sicuro che il papà sarà d’accor……»
BUUUMMM!?!
«Mamma, mammaa, aiuto! Dove sei? Ho paura! è tutto buio, mamma aiuto è tutto buio..»
Suoni, strani suoni di ferro caldo. Un caldo feroce; gemiti che provengono dal treno di fronte ai binari, gemiti sempre più profondi e poi...urla disperate. Chi cerca la mamma, chi il fratello chi l’amico, la compagna, il figlio. Ma loro non sono più in stazione, sono stati sbalzati a 100 metri di distanza per l’onda d’urto. Come delle foglie strappate ai rami di un albero autunnale.
Poi il fumo si dirada e s’intravede il disastro.
«Mammaa!, dove sei? Dove sei?» Carmelo sembra un minatore appena uscito dalla galleria; la galleria più profonda del suo piccolo paese.
«Vieni piccolino, vieni in braccio, ti aiuto io!» Un ragazzo di 20 anni, una divisa da vigile del fuoco. Il ragazzo è nero come Carmelo, zoppica, ma continua a togliere pezzi di cemento dal piccolo corpo del bimbo. Solleva calcinacci pesanti e taglienti, rossi dal caldo; le sue mani ustionate, ma continua a spostarli. Alcuni giorni dopo venne ricoverato in ospedale per le ustioni. Perse tre dita di una mano.
«Chi sei? Dov’è la mia mamma?» Carmelo è sepolto da una montagna nata dalla violenza.
«Sono un amico della mamma… stai tranquillo»
«Ma cos’è successo?» La sua voce non è più quella di un giovane esploratore, ora è rauca, piena di polvere e distruzione.
«Niente, non è successo niente. Piccolo…non è successo niente»
Fine
In Italia non succede mai niente.
La Rosa dei venti, Il golpe borghese, piazza Fontana, Gioia Tauro, Reggio Emilia, Brescia, l’Italicus, Genova, Il rapido 904, Bologna, Ustica, Firenze, Milano; non sono niente. Non è successo niente. Non è STATO nessuno. In fondo qualche pezzente, qualche moglie di pezzente, qualche figlio di pezzente cosa volete che sia, incidenti di percorso; incidenti per una democrazia migliore, più libera, più ricca. In Italia non è mai STATO nessuno, una cena tra poteri, un brindisi e poi le direttive agli organi di informazione:
“Dovete dire questo, dovete dire quello, dovete dire che non è successo niente; arriva l’estate mandiamoli in vacanza tranquilli, poi, quando tornano, avranno dimenticato tutto”
Ma non avete preso in considerazione una cosa: voi! infami manovratori dietro le quinte, migliaia di occhi hanno visto, sentito, sanguinano ancora. Loro lo sanno chi è STATO. Potete manipolare tutto, cancellare tutto ma dietro il vostro secchio di vernice bianca democratica ci sono pareti rosse di sangue pulito.
Quelle non potrete mai più cancellarle.
-A Carmelo e a tutti i morti e feriti di quella mattina spensierata di un agosto solare-
(Breve parte dal racconto "Piccolo esploratore" contenuto nel libro "Stelle cannibali" ED. Il Foglio 2022)
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vividiste · 4 months
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😪😪😪😪😪
La prima notte urlano di dolore, abbaiano tanto da singhiozzare, smettono di mangiare e non esiste coperta né abbraccio che possa farli smettere di tremare. Le chiamano "cessioni", ma altro non sono che abbandoni alternativi che finiscono con "altrimenti sono costretto a portarlo in canile".
Cani anziani e malati che non sanno dove sono, come ci sono arrivati e soprattutto non capiscono perché. E mentre loro si disperano penso a quelli che mandate in canile per davvero dove di notte non c'è nessuno a dire loro che va tutto bene, che non devono avere paura. Dove possono sgolarsi e abbaiare all'infinito perché tanto nessuno li sente.
Dove il dolore uccide come il veleno e quel "non posso più" li spegne un poco alla volta.
Dove per avere un antidoto al dolore bisogna solo avere fortuna e la fortuna lo sappiamo tutti è cosa rara.
Sono stanca, siamo stanchi tutti.
Stanchi di quei "non posso" che fanno maledettamente male.
Non a me, non a voi.
Fanno male a loro che non sanno che farsene di una lista infinita di giustificazioni.
Forse un giorno impareremo anche noi a sentire le cose un po' come le sentono loro.
Forse basterebbe solo non dimenticare che un cane per noi si tufferebbe in mare anche se ha paura dell'acqua, smette di mangiare se sente la nostra mancanza, si farebbe uccidere pur di proteggere la sua famiglia e ci perdonerebbe anche le cose peggiori, cose dolorose come un abbandono alla fine di una vita intera.
Un cane non direbbe mai "non posso", nonostante tutto e fino alla fine.
Forse un giorno lo capiremo. O forse no.
Forse semplicemente dovremmo prima provarli certi dispiaceri, e quando sarà dovremmo augurarci di essere tanto fortunati da avere qualcuno al nostro fianco che non ci dica "mi dispiace, ma non posso".
Scritto da
Debora Rizzo .
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Le parole non bastano mai
quando quello che bisogna dire
trabocca l'anima.
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Julio Cortazar
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aitan · 4 months
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«È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove. Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso "l’armadietto delle medicine" e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta! Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza, semplicemente applica ai libri la mentalità consumista, ovvero li considera un prodotto di consumo, una merce. Chi ama i libri, sa che il libro è tutto fuorché una merce.»
Umberto Eco
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armandoandrea2 · 5 months
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Lei, Sophia Loren, il film, "La ciociara" del 1960. Madre e figlia brutalizzate, stuprate da un branco di soldati marocchini aggregati alle truppe americane. Un'immagine iconica, un grido soffocato di disperazione, un pianto in cui sono racchiusi rabbia, incredulità, umiliazione, che a distanza di anni non hanno perso la loro forza d'impatto emotivo. E oggi? Si parla tanto di cambiare le cose, però nel frattempo femminicidi, stupri, violenze domestiche e non continuano a essere perpetrati quasi ogni giorno, quelli che vengono riportati nei fatti di cronaca e quelli, tanti, che restano nell'anonimato. È facile dire io farei, bisogna fare davvero, le donne continuando nella loro lotta, gli uomini, intendo dire quegli uomini che sono chiamati impropriamente così, beh, la vedo dura che possano cambiare atteggiamento, quindi avanti con le denunce, le richieste d'aiuto, senza abbassare mai la guardia. Bisogna fare rumore, non chinare la testa, ma tenerla sempre in alto perché la donna merita la più alta  considerazione, il più profondo rispetto, la più grande devozione e tanta, tanta dolcezza.
Andrea B.
25 novembre 👠👠👠
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libero-de-mente · 7 months
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4 ottobre 2023
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Scrivo sempre post leggeri, quasi sempre, a volte con pensieri cupi quando non sto bene, mi sono ripromesso di non entrare mai più nel bailamme dei commenti che riguardano politica, fatti di cronaca o altre questioni. Lo feci con il mio primo account, risultato? Bannato con ignominia.
Però...
Però a un certo punto qualcosa non riesci più a trattenerlo, come la goccia che un po' alla volta riempe un vaso e poi lo fa traboccare.
I social sono stati accolti come un mezzo di comunicazione tra la gente. Ci hanno sicuramente cambiato la vita e la stanno condizionando come nessuno si poteva immaginare.
Un piccolo potere tra le mani di chiunque di dire, fare e poi pubblicare qualsiasi cosa. Con device sempre più potenti e di conseguenza immagini e video più nitidi.
I social aiutano a denunciare fatti brutti o pericolosi per la gente, o mostrare posti e meraviglie del mondo.
Il difetto più evidente di questa connessione di massa resta, a mio avviso, il cervello delle persone. In particolare le opinioni che si partoriscono per ogni vicenda.
Un esempio, ieri sera poco dopo le 21:00 un autobus è precipitato da un tratto sopraelevato a Mestre. Subito il tam-tam delle notizie con persone che si sono precipitate sul posto filmando, anche dall'alto le scene strazianti di un autobus distrutto e delle urla della gente.
Non sono riuscito a guardarle, in tutta franchezza, ho sempre una sorta di riguardo e rispetto per queste cose. Non mi piace curiosare sulla sofferenza altrui. O sono lì sul posto che aiuto, oppure fare da umarell delle disgrazie altrui anche no.
Il difetto delle opinioni della gente dicevo, questa mattina dando una rapida occhiata sui social, in merito alla tragedia di Mestre leggo che
- Onore ai Vigili del Fuoco ITALIANI che hanno salvato vite umane
- Ringraziare i grande cuore degli EXTRACOMUNITARI intervenuti a soccorrere e salvare vite
- Le strutture, i guardrail, erano arrugginiti e vecchi. Indovinate chi amministra?
- Però i soldi per il ponte sullo stretto ci sono vero?
- Ah ah ah, poi dicono che da noi al Sud le strade fanno pena
- Malore per l'autista, era v4ccinat0?
- C'erano degli ucraini a bordo, c'è lo zampino di Putin
- Malore... dico solo questo non c'è correlazione. Pagliacci!
- Guardate i mio video fatto dopo pochi minuti, sentite la gente urlare? Mettete "Mi piace" e condividete!!!
- Dov'è il Governo?
- Bisogna tornare alla Lira, così si che abbiamo potere economico per sistemare le infrastrutture
Evito di andare oltre, ho già il mal di stomaco.
Capite che si strumentalizza tutto ai fini politici, ideologici? Di eterna guerra contro i nemici che esistono dall'altra parte delle barricate. quelle non fisiche a ideologiche e di opinioni che l'uomo in massa si è creato.
Per le vittime? Nessun pensiero?
Certo che ci sono, la stragrande maggioranza sono di politici e capi di stato italiani o europei, persino Ursula von der Leyen.
Poi ci sono utenti che postano il segno di lutto, o di una candela accesa ne buio, con scritto "Una preghiera per le vittime di Mestre". E fino a qui nulla di male, se non per il fatto che poi spesso aggiungono "scrivi Amen e fai girare".
Perché oggi uno degli sport preferiti è fare girare:
- Girare la testa dall'altra parte per non vedere
- Far girare le palle alla gente
- Far girare i propri post per aumentare a visibilità perché in molti di noi, nel profondo dell'anima, esiste un piccolo influencer che vuole farcela.
Ora mi fermo, non vi preoccupate tornerò quanto prima a scrivere scemenze come sempre e con leggerezza. Che la vita è pesante di per sé, almeno sui social sentiamoci leggeri.
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petalidiagapanto · 3 months
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«Le parole non bastano mai quando quello che bisogna dire trabocca l'anima»
(Julio Cortazar)
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l-incantatrice · 2 months
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Le parole non bastano mai quando quello che bisogna dire trabocca l’anima
Julio Cortazr
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blogitalianissimo · 2 months
Note
mahmood aveva proprio detto in un'intervista, chiaramente riferita a marco carta, che dichiarare "sono gay" dalla d'urso "ci fa tornare indietro di 50 anni" io purtroppo proprio non reggo quando le celebrità eludono il coming out con le tipiche risposte "ma ormai nella mia generazione non si fanno più differenze, siamo tutti più aperti" che fanno tanto iper progressismo ma in realtà sono scuse vecchie come il mondo, e fanno veramente tornare indietro (hanno fatto dichiarazioni di questo tipo mengoni, mahmood, michele bravi) ora: -è ovvio che le domande dei media sulla vita privata siano fastidiose, ma quanto sarebbe più facile stroncare le speculazioni rispondendo in modo onesto e secco? -inoltre l'idea che nelle nuove generazioni siano tutti più aperti è falsa, l'omofobia nei ragazzini è ancora presente e vivendo in provincia vedo quanta gente anche giovane è ancora non dichiarata, far finta che ormai siano tutti più aperti non aiuta -mahmood e mengoni sono ovviamente out nella loro vita personale, il parziale riserbo lo mantengono solo come personaggi pubblici, per quanto fuori luogo l'outing non può avere chissà quali ripercussioni negative su di loro -in generale sono d'accordo che aver menzionato aneddoti strettamente personali in quel programma fosse fuori luogo, anche dire che sono gay dichiarati è tecnicamente sbagliato visto che non si sono mai dichiarati come personaggi pubblici, MA, mi ha colpito molto vedere sotto al video moltissimi commenti indignati di fan 30-40enni di mengoni, che dicono proprio "lui non ha mai dichiarato niente di tutto ciò!! sono fatti suoi", è molto palese come abbiano percepito il dire che mengoni è gay come un'accusa infamante, mentre è stato riportato come un dato di fatto assolutamente neutro. Cos'è che ci riporta davvero indietro allora? poi negli anni entrambi si sono di fatto esposti in modo indiretto, tra supporto alla comunità, temi lgbt nei video musicali, mengoni è stato paparazzato più volte con uomini, penso proprio il giorno stesso di quel programma è uscita una campagna pubblicitaria esplicitamente gay con mahmood quindi, se la loro idea è che non bisogna fare dichiarazioni apposite, ma solo vivere apertamente, allora menzionare quello che già si sà non lo vedo come un outing grave il modo in cui ne è stato parlato in quel programma è criticabile, ma anche l'ambiguità tenuta da loro dovrebbe esserlo, allora perdona il rant non richiesto, sono solo i miei 2 cent sulla questione
Guarda hai esposto dei punti molto validi e sinceramente non è che io possa controbattere, perché sì, ci son cose che hai scritto che condivido anche io.
L'unica cosa che posso dire è che è una scelta, fa parte della sua sfera personale, e non si può obbligare nessuno a fare coming out, o perché no, a condividere dettagli della propria vita privata se non vuole. Perciò io capisco che ci si possa rimanere male davanti a questa scelta, però è anche vero che noi non siamo nessuno per dirgli "Mahmood devi ufficializzarlo pubblicamente".
E ripeto, molte delle cose che hai scritto le capisco, ma allo stesso tempo non possiamo manco mettere bocca sulle decisioni altrui.
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