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#ovaiole
tedigochesosam · 8 months
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Hey ciao! Sai perché i vegani non mangiano le uova? Vieni che te lo spiego!
Le galline ovaiole producono le uova tramite il mangime che consumano ( che sono pieni di antibiotici, quindi dal momento che consumi carne ti mangi sia antibiotici sia tumori e malattie che quelle povere anime hanno contratto all'interno dei lager per animali), le uova per la gallina servono per ridurre lo stress e calmarle e infatti le covano oppure beccano il guscio per prendere da esse il calcio.
Ogni volta che viene tolto un uovo alla gallina (sia negli allevamenti intensi che quelli BIO o quelli "del contadino") lei sarà estremamente stressata e sarà incentivata a produrne sempre di più, in continuazione...
Quando poi non ne produrrà più per lo sfinimento, verranno sgozzate.
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E ai pulcini? Cosa gli accade?
Questo è un altro discorso che è sempre collegato e a cui tenevo rispondere.
Ai pulcini maschi, siccome non producono uova e la loro carne non viene venduta, verranno dislocati sopra ad un filo trasportatore che li condurrà poi alla morte, infatti verranno tritati, oppure vengo soffocati con del gas, dove moriranno dopo qualche giorno se non settimana di vita. Un'usanza comune negli allevamenti è "il taglio del becco", che viene effettuato senza anestesia per evitare che i pulcini si possano ferire l'uno con gli altri (nel becco ci sono delle terminazioni nervose, ciò le renderà ancora più stressate).
Mentre le femmine diventeranno galline ovaiole e vivranno tutta la loro vita in delle gabbie piccolissime e al buio. Siccome vengo nutriti (sia i pulcini maschi che le femmine) con mangime pieno di ormoni spesso quindi avranno le zampe troppo fragili per reggere il loro petto gigante (anche negli allevamenti a terra accade).
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immagina di essere al loro posto per un attimo...
Come ti sentiresti? La trovi una cosa giusta e etica? Come ti sentiresti ad essere sfruttato per tutta la tua vita senza una minima possibilità di cambiamento, morire in dei modi macabri ed ingiusti ed essere di continuo stressati a tal punto che ti tagliano il becco per non andare ad uccidere gli altri tuoi coetanei?
Se sei un essere umano con un minimo di coscienza e bontà nel cuore e capisci che ciò che queste povere creature stanno vivendo non è vita, puoi diventare vegano ed iniziare ad alzare la voce per questi animali che non possono gridare tutta la sofferenza che hanno dentro.
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pollicinor · 2 years
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La quasi totalità delle galline ovaiole, anche quelle allevate negli allevamenti biologici, riporta fratture alle ossa, in particolare allo sterno. E questo è dovuto non tanto e non solo a scontri, cadute e collisioni in capannoni sovraffollati. Ma anche al loro eccessivo sfruttamento: costrette a produrre uova in maniera intensiva — ogni esemplare ne produce mediamente 323, ovvero quasi uno al giorno — e spesso in età ancora giovane, il calcio delle loro ossa non ha sufficiente tempo per rigenerarsi, essendo utilizzato dall’organismo anche per la produzione dei gusci. Ossa più fragili, dunque, e più soggette a traumi e fratture. È la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell’Università di Berna, che hanno sottoposto a radiografie 150 galline per un periodo di 10 mesi raccogliendo risultati impressionanti: il 97% degli esemplari nell’arco del periodo di osservazione riportava infatti una o più fratture, con una media di tre per ogni animale.
Dall’articolo "Galline ovaiole troppo sfruttate, il 97% di loro ha più ossa rotte" di Alessandro Sala
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ansrommers-1234 · 9 months
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growingfood · 1 year
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La corretta alimentazione delle galline ovaiole: cosa devono mangiare - Galline, Pollaio, Ricette con Uova e Video divertenti
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Un progetto di economia circolare per zootecnia e acquacoltura
La storia di oggi verte su un tema sempre di grande attualità e profondamente legato a quelli che sono i problemi che affliggono il pianeta. Un nuovo progetto di economia circolare da parte della Fondazione Edmund Mach è il soggetto della nostra storia. Cos'è l'economia circolare? L'economia circolare è un modello economico che mira a ridurre gli sprechi e aumentare l'efficienza delle risorse. Questo modello è basato sulla filosofia di "chiudere il ciclo" delle materie prime, ovvero di riutilizzare e riciclare i materiali il più possibile, invece di considerarli come rifiuti. In questo modo, si riduce soprattutto la dipendenza dalle risorse finite e si preserva l'ambiente. L'economia circolare si oppone all'economia lineare, che consiste nell'estrazione, produzione e smaltimento di risorse, senza preoccuparsi del loro riutilizzo. In un'economia circolare, le attività produttive sono progettate per minimizzare gli sprechi e massimizzare il riutilizzo delle risorse. Intervista a Filippo Faccenda, responsabile scientifico di progetto e referente della Fondazione FEM Il momento della nostra intervista per la storia di oggi vede come protagonista Filippo Faccenda, responsabile scientifico di progetto e referente della Fondazione FEM. Con lui andremo a raccontare come il loro nuovo progetto vuole dare valore alla zootecnia e all'acquacoltura: Cos'è la Fondazione FEM? La Fondazione Edmund Mach (FEM, www.fmach.it) è una delle principali istituzioni italiane attive nel campo dell'istruzione, della ricerca, della tecnologia e del trasferimento tecnologico nel settore agroalimentare e ambientale. Fondata nel 1874 come Istituto Agrario di San Michele all'Adige (IASMA), è stata ribattezzata Fondazione Edmund Mach (FEM) nel 2008, in seguito alla fusione dello IASMA con il Centro per l'Ecologia Alpina. Presso FEM lavorano oltre 600 persone dedicate a ricerca, istruzione e trasferimento tecnologico sulle tematiche di agricoltura, alimentazione e ambiente. FEM promuove inoltre pratiche agricole a basso impatto, conservazione della biodiversità genetica e di specie negli ecosistemi alpini e nelle aree marginali. Qual è l'obiettivo del progetto? Il progetto è risultato vincitore di un finanziamento all’interno del bando 2022 dei Partenariati europei per l‘innovazione (PEI) con focus sull’utilizzo di sottoprodotti, materiali di scarto e residui con finalità di bioeconomia circolare. L’idea progettuale è quella di costruire una filiera in cui sono valorizzati i sottoprodotti agro-industriali locali per produrre larve di insetto destinate all’alimentazione delle galline ovaiole. L’insetto verrà utilizzato in sostituzione di ingredienti meno eco-sostenibili (impronta carbonica, LCA), o che potrebbero entrare in competizione con l’alimentazione umana (si veda l’esempio della soja). A loro volta gli scarti della produzione degli insetti diventano un ammendante per il terreno, nel caso del substrato di crescita delle larve, mentre le esuvie che si generano dalla muta degli insetti fungeranno da prebiotico nell’alimentazione della trota. Come funziona Win4Feed? La start-up Baolfly srl, coordinatore del progetto, si occuperà di studiare una dieta per le larve della mosca soldato partendo esclusivamente da scarti prodotti dalle aziende della filiera agro-alimentare locale all’interno dell’impianto pilota di proprietà. La dieta che darà i migliori risultati in termini di accrescimento e valore nutrizionale delle larve, verrà poi utilizzata per produrre l’alimento per le galline ovaiole. Uova di Montagna eseguirà le prove di alimentazione sulle galline ovaiole introducendo nella dieta l’insetto in sostituzione alla soia, per poi determinare la qualità dell’uovo prodotto dalle galline alimentate con la dieta alternativa. Ma non è tutto, il cerchio si chiude con un ultimo passaggio: i sottoprodotti dell’allevamento dell’insetto, ovvero esuvie e insetti adulti, vengono riutilizzati come integratori nell’alimentazione delle trote. FEM sarà responsabile della conduzione della parte sperimentale sulla trota. Questa sarà contraddistinta dallo studio del valore nutrizionale delle esuvie di insetto, a cui seguirà la trasformazione ed inclusione di questo ingrediente all’interno del mangime per pesci, ed infine la conduzione dei test di alimentazione su trota per determinarne possibili effetti benefici, attraverso analisi di metagenomica applicate al microbiota intestinale e l’utilizzo di marcatori molecolari per determinare l’espressione di geni coinvolti nella risposta immunitaria degli animali. Qual è il ruolo della Fondazione FEM nel progetto? FEM sarà responsabile scientifico del progetto, contribuirà allo studio della dieta delle larve di insetto ed eseguirà l’attività relativa al riutilizzo delle esuvie nell’alimentazione del pesce. Inoltre FEM, fornirà il supporto tecnico-scientifico alle aziende partner di progetto, grazie alle competenze e strumentazioni dell'Unità acquacoltura e idrobiologia (Centro Trasferimento Tecnologico) con la collaborazione dell'Unità biotecnologie dei prodotti naturali (Centro Ricerca e Innovazione). Qual è il valore di questo progetto? La popolazione mondiale è in continua crescita favorita soprattutto dalla spinta demografica dei paesi in forte sviluppo economico (Asia e parte dell’Africa in primis). Oltre ad un aumento generalizzato delle quantità di cibo necessario a sfamare la popolazione mondiale i paesi che stanno vivendo ora il loro boom economico stanno modificando le loro abitudini alimentari richiedendo via via maggiori quantitativi di proteine di origine animale. In questo scenario, le produzioni agricole destinate alla produzione di alimenti zootecnici entreranno presto in competizione, per il suolo e le risorse, con quelle destinate al consumo umano. Per questo motivo il settore della mangimistica sta spostando la loro attenzione verso ingredienti alternativi per l’alimentazione degli animali da reddito. Gli insetti stanno suscitando un crescente interesse come alimento ad uso zootecnico in quanto sono degli ottimi bio-convertitori di sottoprodotti di origine organica che non possono essere destinati tal quali all’uso zootecnico. In secondo luogo, le larve degli insetti (si veda ad esempio la mosca soldato nera) sono organismi con un ciclo di vita molto rapido e dal punto di vista nutrizionale sono ricchi in proteine e grassi. Questo fa degli insetti un ottimo alimento per la zootecnia, non a caso gli insetti sono stati autorizzati già nel 2017 per alcuni animali allevati come i pesci.  In definitiva il progetto WIN4FEED vuole rappresentare un modello virtuoso di produzione perfettamente integrato all’interno del sistema di economia circolare, che sposa la filosofia del “zero waste”, ovvero lo sforzo di ridurre al minimo gli scarti di processo. Foto di KBCH da Pixabay Read the full article
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pietroguerravideo · 1 year
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«Basta uccidere i pulcini maschi». La richiesta dei ministri dell’Agricoltura
I titolari dei dicasteri dei diversi Paesi Ue hanno ribadito la necessità di superare la selezione cruenta che avviene spesso negli allevamenti di galline ovaiole source
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Le galline ovaiole, svendute oggi prima del tempo a causa della carestia.
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jangany-acqua · 2 years
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ALIMENTAZIONE. Con l'insegnamento della scuola agraria, si è imparato a produrre non solo riso, ma anche insalate, pomodori, carote, patate, piselli, fagioli, cipolle, finocchi, porri... In questo modo, il nutrimento delle persone è diventato più sano e abbondante.
AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO. Si è introdotto l'uso dell'aratro e di nuovi strumenti agricoli. Si è arrivati anche a usare le pompe elettriche per attingere una maggior quantità d'acqua per l'irrigazione. La scuola agraria ha insegnato ad allevare non solo i buoi zebú, ma anche i maiali, le pecore, le capre, i conigli e le galline ovaiole. Lo sviluppo della produzione agricola ha stimolato anche la crescita dell'attività del mercato. Introducendo la vendita di nuovi prodotti agricoli, si è migliorata anche l'alimentazione delle persone.
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lovelypetboutique · 4 years
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DOVETE STARE A CASA!!!!!!🏡 #cocincina #cocincinagigante #quarantena #corona #dayout #coronavirusitaly #covid_19 #esco #out #ovaiole #chicken #chickens #mygirls #sweetgirls #farmgirl #farmlife #farmer #happytime #lovemygirls #onlyfriends #iorestoacasa #dovetestareacasa #loveanimals #animalsarefriends (presso San Remo, Italy) https://www.instagram.com/p/B-fJWH4IWdO/?igshid=pvhblg9j06rv
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cisabiofarm · 2 years
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Due delle nostre cocche 🐔💚 . . . . . . . . . . #gallina #galline #gallineovaiole #ovaiola #ovaiole #fattoria #campagna #cascina #podere #uova #uovafresche #uovabio #uovabiologiche #agricolturanaturale #agricolturaitaliana #agricolturarigenerativa #agricolturasostenibile #agricolturabiologica #biologico #bio #vitaincampagna #vivereincampagna #aziendaagricolabiologica #aziendaagricola #agricoltura #pollaio #razzolare (presso Giffoni Valle Piana) https://www.instagram.com/_cisa_biofarm_gruppociliberti_/p/CZRmOLnqxky/?utm_medium=tumblr
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#porro e #uova #agrisorboravaldivara #vareseligure #ciclonaturale #agricolturanaturale #agricolturaitaliana #allevamento #galline #ovaiole #libere #aterra #frittata #cipiacecucinare (presso Liguria, Italy) https://www.instagram.com/p/B_FughcAqSO/?igshid=67yg2cihukxf
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leparoledelmondo · 2 years
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L'uovo compatibile
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Questa non è una ricetta gastronomica ma un suggerimento di sostenibilità.
Negli allevamenti italiani vivono oltre 4 milioni di galline ovaiole. Il tipo di allevamento influisce sul benessere degli animali e sulla qualità/costo delle uova. Nel 2020 quasi una gallina su due era allevata a terra, il 42% in “gabbie arricchite”, il 4% all’aperto e il 5% in allevamenti biologici.
Le nostre scelte, da consumatori, possono influenzare il mercato e ciò è tanto vero quanto la diminuzione costante di allevamenti in gabbia. Diventa importante leggere il codice che è stampato su ogni confezione (e su ogni uovo). La prima cifra indica il tipo di allevamento:
zero - significa allevamento biologico (massimo 6 galline x metro quadro nutrite con mangimi biologici e con a disposizione uno spazio all’aperto arricchito di trespoli, nidi, fonti d’acqua;
1 - all’aperto: massimo 9 galline x metro quadro, in capannoni con spazio all’aperto.
2 - a terra: max 9 galline x metro quadro, in capannoni.
3 - in gabbie: le galline vivono su un pavimento a griglia, ognuna ha a disposizione uno spazio grande come un foglio A4 e strutture per fare piccoli voli.
Il resto del codice indica il paese di provenienza e altre informazioni sull’allevamento.
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corallorosso · 3 years
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I numeri degli allevamenti intensivi di polli sono spaventosi di Stefano Liberti (...) Le cronache narrano che l’industria nacque per errore: in un giorno imprecisato del 1923 una contadina del posto, Cecile Steele, ordinò 50 pulcini per produrre uova. L’addetto alle vendite comprese male l’ordine e gliene inviò 500. Invece di rimandarli indietro, la signora li chiuse in un capannone dando loro mais e integratori alimentari e vide che in poco spazio e con poco dispendio poteva far crescere un numero incredibile di animali. Li vendette quindi con profitto ai ristoranti della zona e ne ordinò altri 1.000. Poi diecimila. Poi ancora 26mila. La signora Steele avviò così un sistema di allevamento che si è diffuso in tutti gli Stati Uniti e poi nel mondo intero: oggi nel Delaware ci sono 200 polli per persona, mentre globalmente vengono allevati ogni anno 25 miliardi di galline da uova e polli da carne. La trovata di Steele ha contribuito a modificare profondamente il rapporto essere umano-animale e ha avviato una trasformazione genetica dei capi allevati, che devono oggi rispondere a un’unica esigenza: garantire la massima produzione nel più breve tempo possibile. Così, sono stati artificialmente selezionati i capi con petti più grandi, sono stati somministrati loro antibiotici e ormoni per la crescita, sono stati escogitati sistemi per stimolare le galline a deporre uova giorno e notte forzando i loro cicli biologici. Gli allevamenti sono diventati verticali, su più piani, giganteschi hangar capaci di contenere milioni di capi. Esperimenti sempre più rocamboleschi sono stati fatti per adattare gli animali alla crescente richiesta di carne degli esseri umani: nel 2002, il governo cinese ha persino inviato tre uova su una navicella in orbita intorno alla Terra, nella speranza di creare una razza aliena più resistente e produttiva (oggi le discendenti di quelle galline spaziali vivono all’aperto in una fattoria biologica vicino a Pechino). Di sperimentazione in sperimentazione, i polli da carne modificati geneticamente sono passati da un peso medio di un chilo a quattro chili dopo due mesi di vita. Le galline ovaiole sono passate dalle 100 uova l’anno covate in media negli anni ’40 alle odierne 300. Oggi, negli Stati Uniti vengono prodotti 75 miliardi di uova all’anno. In Italia nel 2020 sono stati macellati 573 milioni di polli, più di mille esemplari al minuto. Non li vediamo. O meglio, vediamo solo il risultato del processo: carne bianca messa sotto vuoto in involucri di plastica o uova allineate in confezioni di cartone. Se questi miliardi di volatili si trovassero improvvisamente a razzolare all’aperto, come la gallina Bwwaauk in fuga dal Capannone n. 8, probabilmente ci chiederemmo perché abbiamo trasformato questi animali in una massa di impulsi e carne. E probabilmente avremmo difficoltà a trovare una risposta sensata.
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levysoft · 3 years
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Fin da piccolo, e come me tante persone che conosco, ho sempre visto la mia mamma acquistare le uova al supermercato e poi, una volta giunti a casa, tirarle fuori dalla loro confezione (di cartone o di plastica) e inserirle in frigo per la conservazione (infatti questi elettrodomestici sono muniti dell’apposito porta-uova nella parte superiore dietro allo sportello).
Questo fatto l’ho sempre ritenuto normale e anche in età adulta non mi sono mai chiesto se fosse corretto o meno davvero conservare le uova in frigorifero. Poi un giorno, acquistando le uova da un’anziana contadina del posto, ella ci disse esplicitamente che le uova fresche NON dovevano assolutamente essere messe in frigorifero ma in un paniere da tenere in casa a temperatura ambiente; in questo modo le uova si sarebbero mantenute perfettamente anche per 20/30 giorni.
Rimasi molto sorpreso; una convinzione per me inossidabile e certa fin da quando ero piccolo stava per crollare… Ma allora, chi aveva ragione? La mia mamma o l’anziana contadina? Le uova, vanno conservate si o no in frigorifero? E al di là di tutto, quale è il miglior modo per conservarle più a lungo?
Come devono essere conservate le uova?
Come prima cosa è bene sottolineare a monte di tutta la discussione, che esistono uova più o meno resistenti all’attacco dei batteri esterni (il più temuto dei quali è ovviamente quello della salmonella), e questo fatto è dovuto semplicemente allo spessore e alla durezza del guscio. Ad esempio, le galline ovaiole Marans, depongono uova dal guscio resistentissimo e di questo, chi ama consumare uova crude, dovrebbe tenerne assai di conto; infatti le uova delle Marans sono praticamente impermeabili all’intrusione di qualsiasi batterio.
Precisato questo, passiamo a vedere come conservare al meglio le uova comuni che non sempre abbiamo la possibilità di consumare immediatamente fresche e che dunque mettiamo da parte per il pranzo o le cena giusta, in cui ci verrà voglia di cucinarci una bella ricetta con le uova, solitamente abbastanza semplice e veloce nella preparazione ma dal sapore squisito e molto nutriente (come ad esempio le uova in camicia, le uova strapazzate, le uova sode o, in estate, la saporitissima insalata nizzarda).
Le uova vanno messe in frigo, si o no?
La risposta più corretta a questa domanda è SI… e NO! Infatti, riguardo al dilemma iniziale, se le uova debbano essere conservate o meno in frigorifero, la casistica ci pone davanti due casi distinti, che devono essere affrontati in modo opposto.
Uova acquistate al supermercato: SI, vanno in frigorifero!
Se le uova acquistate al supermercato vanno conservate in frigorifero, perché allora all’interno del negozio le troviamo poggiate sugli scaffali a temperatura ambiente? In questa apparente contraddizione, la confusione può aumentare ancora di più se siete persone che amano viaggiare e magari vi è capitato di soggiornare anche negli Stati Uniti; se questo vi è accaduto vi sarete accorti come in America, anche nei supermercati, le uova vengano conservate all’interno dei frigoriferi, differentemente da quanto accade da noi in Italia, dove troviamo le confezioni delle uova (mi raccomando, leggete sempre bene l’etichetta prima di acquistarle, preferendo quelle da allevamento biologico, numero “0”) solitamente impilate sui ripiani vicini a quelli dei latticini a lunga conservazione, e dunque a temperatura ambiente. Questa differenza di modalità di conservazione ha un solo e unico responsabile, la salmonella, e soprattutto due differenti modalità di approccio per contrastarla.
Come si combatte la salmonella in America
In America le uova provengono (purtroppo) in grossa percentuale da allevamenti intensivi in gabbia, dove la promiscuità tra galline è altissima e dunque altissimo è il rischio che le uova possano essere attaccate del batterio della salmonella, sia perché l’animale che lo ha deposto può esserne infetto, sia perché degli escrementi infetti possono facilmente finire a contatto con uova sane, contagiandole.
In questo contesto gli allevatori americani preferiscono agire “a posteriori”, e sottoporre le uova ad un “lavaggio disinfettante” che però nasconde anche molte controindicazioni e dunque, per contrastare queste ulteriori deficienze, lo Stato impone che subito dopo il trattamento disinfettante le uova vengano anche messe in un’area refrigerata a non più di 7,2°C, e a questa temperatura dovranno rimanere fino al momento del consumo post-vendita.
Come si combatte la salmonella in Italia
In Italia, invece, si cerca di prediligere un allevamento a terra e una vaccinazione delle galline contro la salmonella, scelte queste che riescono a “tenere alla larga” abbastanza bene “a priori” tale batterio. E’ per questo motivo che nei nostri supermercati le troviamo esposte a temperatura ambiente; perché appunto, nella stragrandissima percentuale dei casi, le uova sono sane.
Ma allora perché sulla confezione si indica esplicitamente: “da conservare in frigorifero dopo l’acquisto”? Le uova non vengono sottoposte prima a refrigerazione per evitare che shock termici, soprattutto d’estate, incrinino la cuticola esterna dell’uovo, che rappresenta la maggior difesa del guscio contro l’intrusione dall’esterno di batteri (infatti, se all’interno della confezione trovate uova rotte o anche solo incrinate, buttatele via subito!). Meglio dunque mantenerle sempre a temperatura ambiente e lasciare che le difese naturali presenti nel guscio dell’uovo facciano il loro lavoro.
Una volta però acquistate al supermercato è altamente raccomandato collocarle all’interno del frigorifero (mantenendole chiuse dentro il loro involucro, meglio se di cartone e non sul lato interno dello sportello) in modo da abbattere, attraverso il freddo, qualsiasi minima possibilità (esistente, nella percentuale circa di una su 1 milione) di cariche batteriche nocive. Una volta poi tirate fuori dal frigorifero, entro massimo 2 ore, andranno consumate.
Uova fresche del nostro pollaio domestico: NO, non vanno in frigorifero!
Per quanto riguarda invece le uova fresche deposte dalle galline ovaiole del nostro pollaio domestico, essendo sicuri del fatto che siano esemplari sani, non c’è alcuna possibilità che siano contagiate da salmonella o altro batterio pericoloso, e dunque non necessitano di essere sottoposte al periodo di refrigerazione e le possiamo tranquillamente conservare a temperatura ambiente (in luogo fresco e asciutto) per circa una ventina di giorni. Ma come essere sicuri se le nostre galline sono sane? E’ opportuno eseguire periodicamente delle analisi delle feci ed evitare il contatto con volatili selvatici e topi all’interno del pollaio, anche per ciò che riguarda mangiatoie e abbeveratoi. Comunque, per non correre alcun pericolo, se non abbiamo eseguito l’analisi delle feci, la soluzione è la cottura.
Piccoli trucchi pratici per capire se un uovo è fresco
Se non siete certi della freschezza dell’uovo che state per andare a mangiare o cucinare, ecco alcuni semplici trucchi ed espedienti pratici per capire se effettivamente è ancora fresco oppure conviene buttarlo.
Collocare l’uovo in un bicchiere pieno di acqua salata (circa due cucchiai di sale); se l’uovo andrà a fondo vorrà dire che è ancora fresco, se invece rimane galleggiante in superficie allora è meglio evitare di consumarlo. Se resta a metà tra la superficie e il fondo è ancora commestibile anche se non più freschissimo.
Altro espediente pratico è quello di controllare il tuorlo dopo che si è rotto l’uovo; se si disfa o si rompe facilmente, oppure non si colloca al centro dell’albume, ciò significa che il prodotto non è più fresco.
E’ anche possibile comprendere la freschezza di un uovo guardandolo in controluce; se attraverso il guscio riusciamo a scorgere il tuorlo al centro, allora questo significa che l’uovo è buono.
Infine, altro metodo è quello attraverso l’agitazione dell’uovo; se tenendolo tra le dita e muovendolo velocemente su e giù sentirete il tuorlo interno sbattere fortemente contro il guscio, ciò può probabilmente significare che l’albume è diventato troppo acquoso e che dunque l’uovo non è più fresco.
Quanto durano le uova fresche?
Le uova si possono considerare assolutamente fresche fino a una settimana dalla loro deposizione. Questo è anche il periodo in cui è consigliato consumarle crude, ad esempio per berle o farci uno zabaione. Ricordatevi anche che le uova vanno lavate solo e soltanto un momento prima del loro effettivo consumo.
Successivamente le uova cominciano ad invecchiare ma restano assolutamente commestibili senza alcun problema anche per le due settimane successive; quindi, in totale, possiamo dire che un uovo resta edibile per consumo umano in tutta sicurezza per circa 21 giorni dalla sua deposizione (fino ad un massimo di 28 giorni).
Le uova devono essere assolutamente dal guscio integro e intatto e conservate o in frigo (se provenienti dal supermercato) o in luogo fresco e asciutto della cucina o altro locale della casa (possibilmente senza che la temperatura ambientale circostante superi i 25°) se provenienti dal nostro pollaio.
Se avete oltrepassato la durata delle uova fresche, ovvero i 21 giorni, e non siete più tanto sicuri della loro bontà, non gettatele! Se avete delle galline, potete lessarle e poi schiacciarle assieme ad esempio a del riso cotto, per fornire un pasto extra-proteico ai vostri polli, che ne saranno davvero molto contenti!
Alcune accortezze da utilizzare con le uova crude
Infine, alcune accortezze da tenere presenti quando si ha a che fare con le uova crude.
Lavarsi bene le mani prima di passare a toccare altri alimenti o verdure fresche dopo aver maneggiato uova crude.
Utilizzare il “separatore d’uovo” per separare appunto il tuorlo dall’albume; in questo modo evitiamo il metodo tradizionale che può comportare un contatto tra guscio e contenuto interno (con eventuale conseguente trasmissione di batteri).
Accertarsi di cuocere le uova con una temperatura molto alta e per diversi minuti, in modo da eliminare ogni batterio.
Per le ricette che prevedono l’utilizzo di uova crude (come ad esempio lo zabaione o la crema pasticcera) vi raccomandiamo l’utilizzo di uova di gallina Marans (scure) oppure, se non siete certi della loro provenienza, di adottare il metodo della pastorizzazione, ovvero una quasi-cottura (in realtà non si rapprendono) a bagnomaria a 82°C, avendo cura di girarle costantemente.
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tergestin · 3 years
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Per i signori dell’Associazione Partigiani, lo stupro e l’assassinio della giovane Norma Cossetto, infoibata nel 1943 in Istria, sono narrazioni della “propaganda nazifascista”. Lo Stato italiano paga quasi centomila euro all’anno a questi gentiluomini, probabilmente nel tentativo di tenerli lontani dai pollai e dai granai dei contadini, visto che buona parte delle gesta eroiche a cui si ispirano si riducevano al furto con destrezza di salami e alla requisizione di ovaiole ai danni di una popolazione già stremata dalla guerra. Sulla faccenda non ho sentito la voce della commissione Segre, impegnata a dare la caccia agli “odiatori” ma soltanto se questi colpiscono categorie protette. La figlia di un fascista istriano non rientra, evidentemente, tra queste vittime privilegiate. Gli agenti della propaganda resistenziale fanno il loro mestiere, ci mancherebbe: sono pure pagati per questo, sono dei professionisti seri. Quello che dovrebbe far riflettere è l’acritica accettazione delle zoppicanti teorie degli “storici” dell’epopea partigiana da parte di milioni di italiani. Ma c’è una spiegazione: fare la pecora belante garantisce una comoda collocazione sociale nelle schiere dei buoni cittadini, di quelli che riceveranno con melliflua emozione gli insulsi auguri di capodanno del Presidente della Repubblica. Sono quelli che, pur di sentirsi solidali, tolleranti e arcobalenanti sono in grado di non provare sdegno di fronte alle seguenti conclusioni della signora Claudia Cernigoi, ricercatrice filo titina, sulla vicenda di Norma Cossetto: “ la mia ipotesi è che Norma Cossetto, sia pure trattenuta contro la propria volontà dai partigiani, non sia stata uccisa da loro, ma dai tedeschi che, avendola trovata con i partigiani, la credettero una “ribelle” e la uccisero assieme agli altri”. Sembra una battuta di Luciana Litizzetto, ma questa è la Storia a cui si sono abbeverati quegli infelici che vi cantano Bella Ciao ed inneggiano a Piazzale Loreto. Le vere vittime dell’odio partigiano, in fondo, sono loro.
Franco Nerozzi
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fattorialamattonaia · 7 years
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Prima incubata di uova fecondate, speriamo arrivino tanti pulcini! #ovaiole #gallinavaldarnese #gallinamugellese #mattonaiafarm #mattonaiaonlus (presso Fattoria Sociale La Mattonaia ONLUS)
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