LE PROFEZIE DI SAN MALACHIA
Intorno al 1140 il vescovo Irlandese Malachia profetizzò le successioni papali, sino al tempo in cui Pietro sarebbe ritornato sulla terra per riprendere le chiavi della Chiesa; secondo alcuni queste profezie sono state scritte con la collaborazione ispirata di San Bernardo. Furono pubblicate per la prima volta dal benedettino dom Arnold Wion nel 1595 nel suo libro "Lignum Vitae".
La stragrande maggioranza di queste profezie è evidente che si sia avverata.
Le profezie di Malachia si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei pontefici, allo stemma della famiglia o anche a eventi storici che caratterizzeranno il suo pontificato. Esse sono costituite da 111 motti latini che descrivono in maniera impressionante i 111 papi che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1143 fino alla fine dei tempi.
Proviamo allora a confrontare i motti di Malachia con l'effettiva successione papale, anche se il gioco vale dal 1595 in poi, cioè dalla data in cui il testo apparve stampato.
1 Ex Castro Tiberi
Celestino II (1143-1144)
Il motto sembra alludere al paesino di origine di questo papa: nacque a Città di castello sul Tevere.
2 Inimicus expulsus
Lucio II Caccianemici (1144-1145)
Il motto potrebbe avere due spiegazioni: l'allusione al cognome (Inimicus) e la brutale fine di questo papa, che morì colpito da una pietra mentre veniva espulso dal Campidoglio.
3 Ex magnitude montis
Beato Eugenio III (1145-1153)
Pietro Pignatelli, nativo di Montemagno (Pisa), racchiude nel paese di origine il significato del motto.
4 Abbas Suburranus
Anastasio IV (1153-1154)
Corrado Suburri fu abate di S. Rudo.
5 De ruro albo
Adriano IV (1154-1159)
Nicholas Breakspear fu il solo Papa nato in Inghilterra, a Saint Albany. Il motto deriverebbe dalla città di nascita.
6 Ex tetro carcere
Antipapa Vittore IV
Gregorio Conti era Cardinale di S. Vittore, noto carcere milanese.
7 Ex ansere custode
Alessandro III (1159-1181)
Rolando Papero Bandinelli. Probabilmente il motto fa riferimento al cognome del pontefice, che si oppose duramente al Barbarossa, in quanto anser in latino significa "anatra".
8 De via Transtibertina
Antipapa Pasquale III
Guido da Crema ricoprì il ruolo di Cardinale in S. Maria in Trastevere (Transtibertina).
9 Lux in ostio
Lucio III (1181-1185)
Ubaldo Allucignoli fu Cardinale di Ostia. Nel motto appare chiaro il riferimento sia al nome papale, sia al cognome di origine, sia alla cittadina di Ostia.
10 De Pannonia Tusciae
Antipapa Callisto III.
Cardinale di Tuscolo, proveniva dall'Ungheria, che anticamente faceva parte di una vasta regione denominata Pannonia.
11 Sus in cribo
Urbano III (1185-1187)
Uberto Crivelli aveva nel proprio stemma l'immagine di un maiale (sus). La parola cribo, inoltre, sembra alludere in qualche modo al cognome Crivelli…
12 Ensis Laurentii
Gregorio VIII (1187)
Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma campeggia una spada (ensis)
13 De schola Exiet
Clemente III (1187-1191)
Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Il riferimento al cognome è evidente.
14 De rure bovense
Celestino III (1191-1198)
Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.
15 Comes signatus
Innocenzo III (1198-1216)
Giovanni Loterio dei conti di Tuscolo da Segni.
16 Canonicus de latere
Onorio III (1216-1227)
Cencio Savelli, canonico in Laterano.
17 Avis ostiensis
Gregorio IX (1227-1241)
Ugolino dei conti di Tuscolo da Segni, Cardinale di Ostia. Nel suo stemma appare un'aquila (avis)
18 Leo Sabinus
Celestino IV (1241)
Goffredo Castiglioni di Milano, Vescovo di Sabina Anche in questo caso nello stemma c'è un leone.
19 Comes Laurentius
Innocenzo IV (1242-1254)
Sinibaldo dei conti Fieschi, già cardinale di S. Lorenzo in Lucina.
20 Signus Ostiense
Alessandro IV (1254-1261)
Rinaldo dei conti di Segni, Cardinale di Ostia
21 Jerusalem Campaniae
Urbano IV (1261-1264)
Giacomo Troyes Pantaleone, nativo della Champagne e patriarca di Gerusalemme, eletto papa ancor prima di essere nominato cardinale.
22 Drago depressus
Clemente IV (1261-1264)
Guido le Gros di Saint Gilles. Nel suo stemma vi è un'aquila che tiene stretta tra gli artigli un grosso drago.
23 Anguineus vir
Gregorio X (1271-1276)
Teobaldo dei Visconti di Piacenza. Malachia lo indica come "uomo del serpente" (anguineus vir) perché nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente.
24 Concionator gallus
Innocenzo V (1276)
Pietro di Parantasia, di origine francese (gallus) malgrado i soli cinque mesi di pontificato è unanimamente ricordato come un uomo di chiesa probo ed eccellente predicatore (concionator)
25 Bonus Comes
Adriano V (1276).
Ottobono de' Conti Fieschi morì prima di essere incoronato papa. Bonus da Ottobono?
26 Piscator tuscus
Giovanni XXI (1276-1277)
Pietro di Giuliani, famoso medico e filosofo, Cardinale di Tuscolo. Il suo nome di battesimo era quello del famoso pescatore, primo papa della Chiesa cattolica.
27 Rosa Composita
Niccolò III (1277-1280)
Nello stemma di Giangaetano Corsini appariva una rosa. Egli fu poi soprannominato "compositus" perchè nel corso del suo pontificato si impegnò sopratutto nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca.
28 Ex telonio liliacei Martinii
Martino IV (1281-1285)
Simon de Brie, canonico e tesoriere di S.Martino di Tours in in Francia. Nel suo stemma vi erano rappresentati alcuni gigli.
29 Ex rosa leonina
Onorio IV (1285-1287)
Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.
30 Picus inter esca
Niccolo IV (1288-1292)
Il motto relativo a Gerolamo di Ascoli Piceno non è ben chiaro. L'unico accenno plausibile potrebbe essere quello alla città natale (picus).
31 Ex eremo celsus
Celestino V (1294)
Pietro Anglerio da Morrone fu eremita e fondatore dell'ordine dei Celestini.
32 Ex undarum benedictione
Bonifacio VIII (1294-1303)
Benedetto Caetani. Il motto si riferisce al suo nome di battesimo ed al suo stemma nel quale figurano delle onde marine.
33 Concionator patarens
Benedetto XI (1303-1304)
Nicolò Baccasini era nato a Patara e apparteneva all'ordine dei predicatori (concionator)
34 De fascis aquitanicis
Clemente V (1305-1314)
Lo stemma di Bertrand de Got è costituito da fasce parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone, vicino all'Aquitania.
35 De sutore orseo
Giovanni XXII (1316-1334)
Giacomo Duése era figlio di un umile calzolaio.
36 Corvus schismaticus
Antipapa Nicolò V.
Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, fu tra i maggiori responsabili dello scisma d'Occidente.
37 Frigidus Abbas
Benedetto XII (1334-1342)
Giacomo Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero di Fontanafredda.
38 Ex rosa atrebatesi
Clemente VI (1342-1352).
Pietro Roger di Beaufort fu vescovo di Arras ed aveva un emblema con sei rose.
39 De montibus Pammachii
Innocenzo VI (1352-1362)
Nell'emblema di Stefano Aubert campeggiano sei montagne. Egli fu eletto papa mentre era cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato "Pammacchio".
40 Gallus vicecomes
Urbano V (1362-1370)
Guglielmo Grimoard, francese (gallus), fu Nunzio (comes) presso i Visconti di Milano.
41 Novus de Virgine fortii
Gregorio XI (1370-1378)
Nipote di Clemente VI, Ruggero di Beaufort fu Cardinale di Santa Maria Nuova (Virgine)
42 De cruce apostolica
Antipapa Clemente VII
Cardinale dei dodici apostoli. Il suo emblema raffigurava una grossa croce.
43 Luna cosmedina
Antipapa Benedetto XIII
Pietro de Luna, fu eletto papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin.
44 Schismo barcinonicum
Antipapa Clemente VIII
Canonico di Barcellona (barcinonicum) fu fautore di una politica volta a consolidare lo scisma.
45 De inferno pregnani
Urbano VI (1378-1389)
Bartolomeo Prignano, napoletano, nacque in una località denominata "inferno".
46 Cubus de mixtione
Bonifacio VII (1389-1404)
Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da cubi.
47 De miliore sidere
Innocenzo VII (1404-1406)
Il motto si riferisce al cognome di Cosma Migliorati ed al suo stemma recante una stella.
48 Nauta de Ponte Nigro
Gregorio XII
L'espressione nauta (marinaio-barcaiolo) viene usata da Malachia per disegnare i papi che provenivano dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nato a Venezia ed era stato Cardinale Commendatario di Negroponte.
49 Flagellum solis
Antipapa Alessandro V
Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Malachia lo indica come flagellum perchè contribuì ad aggravare e radicalizzare lo scisma del papato.
50 Cervus Sirenae
Antipapa Giovanni XXIII
Baldassarre Cossa era nato a Napoli, città il cui emblema è rappresentato dalla sirena Partenope, ed aveva nello stemma l'immagine di un cervo.
51 Corona veli aurei
Martino V (1417-1431)
L'emblema di Ottone Colonna era una corona dorata.
52 Lupa coelestina
Eugenio IV (1431-1447)
Il simbolo di Gabriele Condolmer, canonico della compagnia dei Celestini, era una lupa.
53 Amator Crucis
Antipapa Felice V
Lo stemma di casa Savoia di cui Amedeo VIII era principe è una croce rossa su campo bianco. L'espressione amator si riferisce probabilmente al tormento interiore ed alle accese controversie che accompagnarono questo papa in tutto l'arco del suo antipontificato.
54 De modicitate lunae
Niccolò V (1447-1455)
Tommaso Parentuccelli era nato a Luni di Sarzana ed apparteneva ad una famiglia molto povera (modicitate).
55 Bos pascens
Callisto III (1455-1458)
Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.
56 De capra et albergo
Pio II (1458-1464).
Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei Cardinali Capranica e Albergatti.
57 De cervo et leone
Paolo II (1464-1471)
Pietro Barbo era stato Cardinale di San Marco Evangelista (che ha per simbolo un leone alato) e Commendatario della Chiesa di Cervia.
58 Piscator minorita
Sisto IV (1471-1484)
Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.
59 Praecursor Siciliae
Innocenzo VIII (1484-1492)
Giovanni Battista Cybo visse alla corte del re di Sicilia.
60 Bos Albanus in portu
Alessandro VI (1492-1503)
L'emblema di Rodrigo Borgia era um bue. Egli fu Cardinale e Vescovo di Albano e Porto.
61 De parvo homine
Pio III (1503)
Francesco Todeschi. Il motto farebbe riferimento al cognome materno Piccolomini.
62 Fructus Jovis juvabit
Giulio II (1503-1513)
L'emblema di Giuliano della Rovere era una quercia che nell'antichità veniva ritenuta albero sacro a Giove.
63 De craticule Politiana
Leone X (1513-1521)
Il nome del padre di Giovanni de' Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola.
L'espressione Politiana deriverebbe invece da Angelo Poliziano di cui egli fu discepolo.
64 Leo florentius
Adriano VI (1522-1523)
Adriano Florentz di Utrecht, ultimo papa non italiano prima di Wojtyla, aveva come stemma un leone.
65 Flos pilae
Clemente VII (1523-1534).
Giulio de' Medici, fiorentino, aveva nel proprio stemma una palla attorniata da gigli.
66 Hyacinthus medicorum
Paolo III (1534-1549)
Alessandro Farnese, cardinale dei SS. Cosma e Damiano, aveva gigli nel suo stemma.
67 De corona montana
Giulio III (1550-1555).
Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Il suo emblema raffigurava due corone.
68 Frumentum floccidum
Marcello II (1555)
Marcello Cervini nacque a Montepulciano. Il suo stemma raffigura un cervo e del frumento. Qui l'aggettivo floccidum sta ad intendere la breve durata del suo pontificato di solo 23 giorni. Egli fu l'ultimo Papa a non cambiare nome all'atto dell'elezione; egli così confermò un'altra leggenda, la quale vuole un pontificato brevissimo per i Papi che conservano il proprio nome.
69 De fide Petri
Paolo IV (1555-1559)
Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della Fede. Il Petri ricorda la "pietra" su cui fu fondata la chiesa.
70 Aesculapii pharmacum
Pio IV (1559-1565)
Giovanni Angelo de' Medici. Il motto sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio, infatti, era considerato il dio della medicina e primo medico della storia.
71 Angelus nemorosus
Pio V (1566-1572)
L'aggettivo nemorosus (boscoso) starebbe ad indicare il luogo di nascita (Bosco in provincia di Alessandria) di Michele Ghisleri.
72 Medium corpus pilarum
Gregorio XIII (1572-1585)
Ugo Boncompagni, passato alla storia come l'ideatore del Calendario Gregoriano, aveva nello stemma un mezzo drago e due sfere.
73 Axis in medietate signi
Sisto V (1585-1590).
Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a metà da un'ascia.
74 De rori coeli
Urbano VII (1590)
Il motto potrebbe derivare dal fatto che Giovanbattista Castagna fu Arcivescovo di Rossano, cittadina nella quale tradizione si dice fosse caduta la manna dal cielo.
75 De antiquitate urbis
Gregorio XIV (1590-1591)
Nicola Sfrondati proveniva dall'antica cittadina di Cremona. Ma sarà davvero questo che Malachia intendeva?
76 Pia civitas in bello
Innocenzo IX (1591)
Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del suo pontificato in un periodo storico caratterizzato da cruente guerre.
77 Crux romulea
Clemente VIII (1592-1605)
Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una nota famiglia originaria di Roma ma da tempo radicatasi a Firenze. Nel suo stemma campeggia una croce romana.
78 Undosus vir
Leone XI (1605)
Il motto si riferisce probabilmente alla brevissima durata del suo pontificato, ma è solo un'ipotesi.
79 Gens perversa
Paolo V (1605-1621)
Camillo Borghese pare avesse cambiato (perversum) il suo cognome (gens) da laico.
80 In tribulatione pacis
Gregorio XV (1621-1623).
Alessandro Ludovisi, istitutore della "Propaganda Fide", nel corso di tutto il suo pontificato fu faticosamente impegnato a sedare guerre e controversie politiche.
81 Lilium et rosa
Urbano VIII (1623-1644).
Lo stemma di Maffeo Barberini era animato da api che volano su gigli e rose.
82 Jacunditas crucis
Innocenzo X (1644-1655)
Giovanni Battista Pamphily fu proclamato papa nel giorno dell'esaltazione della croce.
83 Montium custus
Alessandro VII (1655-1667)
Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da tre colline su campeggiava una stella. Questo papa istituì nella capitale un Monte di Pietà.
84 Sidus olorum
Clemente IX (1667-1669)
L'elezione di Giulio Rospigliosi avvenne nella camera dei cigni (olorum).
85 De flumine magno
Clemente X (1670-1676)
Emilio Altieri fu eletto papa in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno)
86 Bellua insatiabilis
Innocenzo XI (1676-1689)
Benedetto Odescalchi aveva nello stemma un'aquila e un leone.
87 Poenitentia gloriosa
Alessandro VIII (1689-1691)
L'elezione di Pietro Ottobuoni avvenne nel giorno di San Brunone, Santo ricordato per essere stato uno dei più grandi penitenti della Chiesa cattolica. Però si tratta di un legame troppo labile.
88 Rastrum in porta
Innocenzo XII (1691-1700)
Antonio Pignatelli apparteneva all'omonima illustre casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata "del rastrello"
89 Flores circumdati
Clemente XI (1700-1721)
Giovanni Francesco Albani aveva uno stemma incorniciato da fiori.
90 De bona religione
Innocenzo XIII (1721-1724).
Michelangelo Conti, condannò aspramente ogni forma di eresia ed in particolare Giansenismo e Quietismo.
91 Miles in bello
Benedetto XIII (1724-1730)
Pier Francesco Orsini. L'epoca del suo pontificato fu caratterizzata da aspre guerre di successione.
92 Columna excelsa
Clemente XII (1730-1740)
Lorenzo Corsini è ricordato sopratutto per i grandi e lussuosi edifici che fece erigere.
93 Animal rurale
Benedetto XIV (1740-1758)
Prospero Lambertini di Bologna fu uno dei Papi più amati della storia, ma non è affatto chiaro a cosa si riferisca Malachia. Io avanzo un'ipotesi: prima di entrare nel lunghissimo Conclave da cui uscì Papa, dichiarò: « Se vorranno eleggere un asino, eleggeranno me. » Come sempre accade in questi casi, fu tutto fuorché un asino…
94 Rosa Umbiae
Clemente XIII (1758-1769)
Durante il pontificato di Carlo Rezzonico venne istituito l'ordine francescano che ebbe la sua prima sede in Umbria.
95 Ursus velox
Clemente XIV (1769-1774)
Lorenzo Ganganelli, passato alla storia per aver sciolto l'ordine dei Gesuiti, aveva nel proprio stemma l'immagine di un orso.
96 Peregrinus Apostolicus
Pio VI (1774-1799)
Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa dovette affrontare. Giovanni Angelo Braschi, infatti, dovette recarsi fino a Vienna per tentare di convincere l'imperatore Giuseppe II ad abrogare delle misure anticlericali da lui adottate sotto l'influsso dei filosofi illuministi; poi, scoppiata la Rivoluzione Francese, fu fatto prigioniero dai napoleonici e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma. Morì in esilio, solo ed odiato, a Valence, nel Drome; « Pio VI ed ultimo », scrisse lo sprezzante gendarme giacobino che ne constatò il decesso. Grazie a Dio era in errore.
97 Aquila rapax
Pio VII (1800-1823)
Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte il 3 luglio 1809, e deportato a Fointaneblau, presso Parigi, anche a causa del fatto che egli si era rifiutato di avvallare il divorzio tra l'empereur e Giuseppina Beuharnais. In questo caso l'aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico, su cui campeggiava proprio un'aquila.
98 Canis et coluber
Leone XII (1823-1829)
Annibale della Genga fu definito dai suoi collaboratori fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente. Ma forse l'attribuzione è a posteriori, cioè derivata direttamente dall'epiteto di Malachia.
99 Vir religiosus
Pio VIII (1823-1830)
Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castiglioni. Ma basterà? Proprio la vaghezza di molte tra le profezie di Malachia è usata come argomento da chi nega ogni autenticità a questa lista e, almeno in questo caso e nel precedente, sembra aver ragione.
100 De balneis Etruriae
Gregorio XVI (1831-1846)
Bartolomeo Alberto Cappellari era stato generale dell'ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria, nella regione il cui nome romano era Balnea, essendo ricca di acque termali.
101 Crux de cruce
Pio IX (1846-1878)
Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, il più lungo di tutta la storia, Roma divenne capitale dell'Italia unita. Lo stemma della dinastia sabauda, come tutti sanno, è una croce bianca in campo rosso: sulla città di Roma alla croce papale si sovrappose quella sabauda!
102 Lumen de coelo
Leone XIII (1878-1903)
L'emblema di Gioacchino Pecci era una stella cometa sullo sfondo del cielo.
103 Ignis ardens
Pio X (1903-1914)
Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo. Si potrebbe anche ricordare con quanto zelo egli combatté il Modernismo.
104 Religio depopulata
Benedetto XV (1914-1922)
Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della Grande Guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all'enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra, ma potrebbe esserci anche un accenno alla terribile epidemia di spagnola, che fece ancora più vittime partendo proprio dalla Spagna, un paese cattolico.
105 Fides intrepida
Pio XI (1922-1939)
La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il comunismo e soprattutto contro il fascismo ed il nazismo rampante (enciclica Mit Brennender Sorge, "Con ardente preoccupazione").
106 Pastor angelicus
Pio XII (1939-1958)
Eugenio Pacelli fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra. A papa Pio XII tra l'altro fu dedicato un film che portava come titolo proprio "Pastor Angelicus".
107 Pastor et nauta
Giovanni XXIII (1958-1963)
Angelo Roncalli era di umili origini (pastor), fu Patriarca di Venezia (nauta) e traghettò la Chiesa nel mare ignoto della modernità attraverso il Concilio Vaticano II. Una curiosità: tra i papabili del Conclave del 1958 c'era il cardinale francoarmeno Agagianian, il quale sullo stemma aveva un pastore e un'ancora. Se fosse stato eletto lui, la profezia si sarebbe realizzata davvero in modo clamoroso!
108 Flos florum
Paolo VI (1963-1978)
"Flos Florum", cioè fiore dei fiori, secondo il simbolismo floreale è il giglio. Nello stemma di Giovanbattista Montini appaiono difatti tre gigli.
109 De medietate lunae
Giovanni Paolo I (1978)
Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia, è definito "il tempo di una luna" con riferimento al mese lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto al 28 Settembre 1978: solo 33 giorni! Alcuni però hanno contestato quest'attribuzione, essendo la durata di mezzo mese lunare di soli 14 giorni. Forse il "medietate" del motto va invece inteso come "mediazione", nel senso di un pontificato di transizione data la sua brevità. Anche il nome al secolo del pontefice dà adito a suggestive speculazioni, alludendo a "luce albina", cioè bianca, ovvero al pallido candore della Luna.
110 De labore solis
Giovanni Paolo II (1978 - 2005)
Karol Wojtyła verrà ricordato come il papa polacco, e molto probabilmente Malachia si riferisce al fatto che egli proviene da un paese dell'est (levante del sole); ma c'è anche chi ha appuntato l'attenzione sull'enorme lavoro di diffusione della fede intrapreso durante il suo pontificato: egli è il Papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo, ed ha portato la Chiesa a possedere un "regno" su cui sembra non tramontare mai il sole. Altri invece ricordano che Karol Wojtyła nacque durante un'Eclisse di Sole, e che incredibilmente ce ne fu una anche il giorno del suo funerale, l'8 aprile 2005, anche se visibile solo dalle Americhe. Meno probabile appare invece l'interpretazione secondo cui Giovanni Paolo II veniva da quella Cracovia in cui Copernico "faticò" per dimostrare la validità del suo sistema eliocentrico.
111 De gloria olivae
Benedetto XVI (2005 - 2013)
Il successore di Giovanni Paolo II, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, viene indicato attraverso il segno dell'ulivo, simbolo di pace: egli stesso nella sua prima Udienza Generale del 27 aprile 2005 ha voluto richiamarsi a Benedetto XV, il Papa che tentò in ogni modo di porre fine alla prima guerra mondiale: "egli", ha detto Ratzinger, "fu coraggioso e autentico profeta di pace, e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra, e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio".
Ma, come è stato segnalato, Benedetto XVI presenta altre sorprendenti attinenze con il motto di Malachia. Innanzitutto i membri dell'ordine benedettino sono noti anche come "olivetani". Ancor più impressionante è il fatto che Ratzinger sia nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo pasquale. Tutto il periodo è difatti sotto il segno dell'Ulivo, anche in considerazione del fatto che Gesù e i discepoli risiedettero per tutto il tempo proprio presso il Monte degli Ulivi, dall'ingresso in Gerusalemme fino all'arresto!
Petrus Romanus
L'ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo: mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo. A quest'ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare non un solo motto, ma alcuni versi latini:
"In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen."
"Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia."
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Villa d’Este a Tivoli: barocco residenziale
Come ti racconteremo in questo articolo, è ricca di valori positivi. Ad esempio la gratitudine e l’amore per le cose belle e lussuose. Grazie alla maestria di un grande architetto italiano, tutti noi possiamo oggi ammirare questa splendida villa che è diventata il simbolo stesso di Tivoli (a pochi km da Roma).
Villa d’Este, soprattutto nella bella stagione, è ambita meta di gite, tanto che accoglie circa 450.000 visitatori ogni anno. Una tradizione tipica dei romani è quella di scegliere Villa d’Este come location per la scampagnata di Pasquetta. Tivoli è infatti ricca di ristoranti. Come rinunciare a un delizioso piatto di ghiozzi o ad una pizza cresciuta preparata e servita a regola d’arte? Non dimentichiamo il vino, con il quale accompagnare un pasto degno di un Re!
L’esterno di Villa Tivoli ospita una moltitudine di fontane monumentali. Giochi d’acqua scenografici, zampilli e gorgoglii, in un trionfo di lusso e bellezza degno dell’Hotel Bellagio di Las Vegas. Una passeggiata nel giardino di Villa d’Este è in grado di regalare un’escalation di emozioni in crescendo, diverse tra loro ma tutte intense e di grande impatto. Scorci romantici si sovrappongono a improvvise impennate di sfarzo, per poi tornare a paesaggi quieti che infondono pace e serenità. La sensazione dominante è comunque quella della grandezza, della bellezza, della magnificenza tipica dell’arte rinascimentale barocca. Come vedremo in seguito, ogni fontana, ogni statua, ogni centimetro della facciata della Villa è cesellato con arte e pazienza, in un tripudio di dettagli decorativi.
Scopriamo insieme chi l’ha costruita, perché e chi l’ha abitata. Capiamo come raggiungerla, come procurarsi i biglietti per visitarla e quali sono i periodi migliori per organizzarvi un’indimenticabile gita. A questo proposito ti ricordo di leggere il nostro articolo che suggerisce cosa vedere a Roma, dove troverai sicuramente anche Villa d’Este nell’elenco dei poli attrattivi da non perdersi per nulla al mondo.
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Indice
Villa d’Este di Tivoli: la storia
Villa d’Este: architettura
I giardini di Villa d’Este
Le fontane di Villa d’Este
Consigli utili per i turisti
Villa d’Este di Tivoli: la storia
Lo splendore rinascimentale-barocco di Villa d’Este l’ha portata ad essere insignita dell’onorificenza del titolo di patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. Villa d’Este è il simbolo di Tivoli, nata per essere la residenza lussuosa e confortevole del Cardinale entrante in carica, Ippolito d’Este. Papa Giulio III gli volle fare questo magnifico regalo per ringraziarlo del suo contributo per la sua elezione. Il Cardinale, quando arrivò a Tivoli da Ferrara per espletare le sue funzioni, scoprì che la residenza a lui assegnata consisteva in una stanza allocata presso un convento dismesso e decisamente poco confortevole. Nonostante questo, non fece mistero di essersi innamorato del clima mite di Tivoli e dei paesaggi circostanti.
Il Papa incaricò Pirro Logorio
e la sua numerosa squadra di artisti e artigiani di erigere una residenza degna del Cardinale. Tuttavia, il purpureo non riuscì a goderne, in quanto morì pochi mesi dopo l’inaugurazione, avvenuta nel settembre del 1572 alla presenza di Papa Gregorio XIII. Villa d’Este andò in eredità ai suoi successori, Luigi e poi Alessandro. In particolare, quest’ultimo dedicò tempo e investimenti alla villa, commissionando migliorie e realizzazione di opere monumentali. Tra queste la fontana del Bicchierone, capolavoro del Bernini. Successivamente, la Villa di Tivoli passò agli Asburgo e l’ultimo proprietario è stato l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-d’Este.
Dopo la guerra Villa d’Este diventò proprietà della Stato Italiano e tutt’oggi è sotto la soprintendenza del Ministero delle Belle Arti
Villa d'Este: l'architettura
Villa d’Este
è strutturata in due zone, o appartamenti, distinti. Il più ampio e spazioso è chiamato “nobile” mentre l’altro “inferiore”. Volendo traslare questi termini tipici dell’architettura del 1500 in moderni, potremmo ribattezzarli: “padronale” e “di servizio”. Gli interni della villa ricalcano perfettamente la ricchezza e il lusso sfarzoso dello stile barocco, sia nelle scelte artistiche che in quelle cromatiche. L’appartamento nobile è stato decorato, interamente ad affreschi, da diversi artisti sotto la supervisione di Livio Agresti da Forlì. Agresti fu uno dei più grandi esponenti della corrente artistica del manierismo. Interessante l’affresco che ricopre l’intero soffitto del salone nel quale, come il quelli che decorano le pareti, spiccano il giallo e il rosso.
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Colori accesi che all’epoca avevano un significato molto particolare.
Il giallo rappresentava l’oro quindi la ricchezza mentre il rosso gli abiti cardinalizi e perciò il potere. Nell’appartamento inferiore, più piccolo ma ugualmente ricco di particolari e dettagli preziosi, si può ammirare il disegno originale del progetto della villa. Fu perfezionato nel 1568, poco prima che iniziassero i lavori per l’edificazione della residenza. La facciata, ad archi e volte, si contraddistingue per la splendida scalinata progettata da Pirro Ligorio, che le dona un’aura fiabesca, ricordando l’icona della casa principesca dell’immaginario collettivo. All’ingresso della villa si estende il Vialone, delimitato a sinistra dalla Gran Loggia .
Alla fine di questi inizia l’immenso e incantevole giardino, che ospita le numerose fontane monumentali, impreziosite da giochi d’acqua suggestivi ed emozionanti.
I giardini di Villa d’Este
Percorrendo tutto il Vialone si ha accesso all’immenso parco della villa, chiamato “I giardini di Villa d’Este”. La prima cosa che s’incontra durante la passeggiata è la Grotta di Diana. È una nicchia dedicata alla Dea della Caccia. Sulle sue pareti è possibile ammirare mirabili affreschi, che rappresentano scene importanti della mitologia greco-romana. Ad esempio, vi è rappresentata la fuga di Dafne da Apollo, che pagò questa suo diniego venendo trasformata in alloro. Inoltre, si possono ammirare il dipinto della liberazione di Andromeda, la metamorfosi di Atteone e la trasformazione in Orsa di Callisto. In fondo al giardino di Villa d’Este, invece, si trova una piccola piazza di forma esaedro-circolare. E' contornata da cipressi secolari.
Si dice che furono quelli che ispirarono il grande Gabriele d’Annunzio a inserire un riferimento a questi alberi nel suo celebre “Notturno”.
Le fontane di Villa d’Este
Gli elementi più importanti e caratteristici di Villa d’Este sono, senza dubbio, le sue innumerevoli fontane. Nella Rotonda dei Cipressi, ad esempio, ce ne sono quattro posizionate in circolo. Vediamo nel dettaglio quali sono le altre, tutte opere di immortali artisti dell’epoca rinascimentale italiana.
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Fontane del Biccherone, di Pegaso e d'Europa
Del Bicchierone: realizzata dal Bernini, rappresenta due grandi bicchieri sovrapposti, sorretti da una conchiglia.
Di Pegaso: maestosa e imponente rappresentazione del mitologico cavallo alato, incastonata tra rocce e vegetazione, a vasca circolare.
Fontana d'Europa: purtroppo la vasca è stata perduta ma resta il gruppo marmoreo delle sculture. Si trova nel Vialone, contrapposta alla Loggia.
Fontane dell'Ovato, Cento e Rometta
Fontana dell’Ovato: una delle più importanti fontane ospitate dai giardini di Villa d’Este, opera di Maccarone. Rappresenta i Colli Tiburtini, lungo i quali scendono i fiumi Albuneo, Erculaneo e Aniene. Un inno alla vita, rappresentata dall’abbondanza d’acqua che dal monte scende a valle.
Cento Fontane: frutto del genio di Pirro Logorio, riprende il concetto dei tre fiumi tiburtini che portano la vita da monte a valle.
La Rometta: realizzata da Maccarone su progetto di Logorio e Ippolito, rappresenta Roma in trono. Dalle acque dell’immensa vasca, maestosa e imponente, si erge una figura maschile imperiosa e dall’aria combattiva, che rappresenta lo spirito della città.
Fontane dei Draghi, di Proserpina e Civetta
Fontana dei Draghi: i giochi d’acqua di quest’opera monumentale le hanno conferito il soprannome di “girandola”. È opera di Longorio, realizzata come omaggio a Papa Gregorio XIII.
Fontana di Proserpina: decorata interamente in stucco dal ferrarese Galvani, rappresenta la sala da pranzo di Proserpina e ospita la rappresentazione del rapimento di Persefone.
Fontana della Civetta: i suoi incredibili meccanismi idraulici facevano sì che le statuette in bronzo raffiguranti degli uccellini comparissero e sparissero durante la discesa della cascata d’acqua. È opera di Raffaello Sangallo.
Fontane dell'Organo, di Nettuno, Natura
Fontana dell’Organo: caratterizzata dalla maestosa edicola centrale, voluta da Alessandro d’Este dopo il completamento dell’opera, avvenuto nel 1611.
Fontana di Nettuno: realizzata da Attilio Rossi è probabilmente la più monumentale e imponente tra tutte le fontane di Villa d’Este. Naturalmente la statua che la decora rappresenta il busto di Nettuno, dio del mare. In successione a questa fontana si trovano le Peschiere, mirabili vasche in marmo che ricevono acqua da Nettuno, in uno scenografico gioco di zampilli.
Fontana della Natura: espone una copia della Diana di Efeso che, come vuole la mitologia, viene rappresentata con tante mammelle. Si pensa che il riferimento sia quello alla Madre Terra, che può nutrire molti figli.Fontana di Arianna: una volta era sormontata dalla statua di Arianna dormiente, oggi purtroppo persa.
Fontana di Mete
Fontana delle Mete: un connubio di opera umana e naturale, in quanto è composta da massi ricoperti di muschio, dai quali sgorgano rigagnoli e getti d’acqua cristallina.
Consigli utili per i turisti
Immagino tu sia rimasto incantato dalle immagini e dalle descrizioni delle meraviglie della Villa di Tivoli. Non ti resta che organizzare al più presto una visita a Villa d’Este! Così potrai ammirare tutto questo con i tuoi occhi. Il periodo migliore dell’anno è certamente quello che va da aprile a fine giugno e quello dei primi mesi d’autunno, In questo periodo la natura è rigogliosa ma il caldo non asfissiante.
Per raggiungere Tivoli ti basta prendere il bus 649 o la metro linea A o C dalla Stazione Termini. La villa è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 8.30. La chiusura dipende dall’ora del tramonto del mese e della stagione. Per ottenere tutte le informazioni, prenotare visite guidate e acquistare i biglietti in promozione puoi usufruire del call center chiamando al numero: 199.766.166.
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Nardò: un miracolo di S. Vincenzo Ferreri in un affresco del Museo diocesano
di Armando Polito
foto di Marcello Gaballo
Inaugurato il 7 giugno 2017, il Museo diocesano di Nardò costituisce un importantissimo polo d’attrazione per gli amanti della storia e del bello, per i turisti e per gli studiosi, grazie al numero cospicuo delle pregevoli testimonianze custodite.
Tra quelle meno appariscenti, ma non per questo meno importanti, spicca un affresco (seconda metà del XV-XVI secolo?), raffigurante un miracolo operato da S. Vincenzo Ferreri (1350-1419)1, dopo la morte secondo alcune agiografie e in vita, con conseguente variazione in qualche dettaglio, in altre. Riporto le due versioni del miracolo dalle pubblicazioni più antiche che sono riuscito a trovare (rispettivamente del 1600 e del 1705).
pp. 439-440
pp. 96-97
Proprio a questa variante si riferisce il nostro affresco. Si comprende come la trattazione integrale del tema, direi la traduzione pittorica del racconto in un unico quadro fosse (e resti) tutt’altro che agevole, anzi impossibile, essendo concettualmente contraddittori i due momenti della morte e della rinascita delbambino. L’anonimo artista, poi, era legato all’obbligo di rispettare la naturale direzione di lettura per ottenere un unicum narrativo ma cronologicamente scandito (madre che avanza col vassoio contenente un braccio; una gamba e la testa sul tavolo; il santo che ha appena completato il suo intervento di ricostruzione).
La fidascalia, abbastanza lacunosa, recita: INVITATO DATO DA UNO, CHE HA[VEA?] LA MOGLIE LUNATICA, CHE [ HAVEA? ]/[RIDO?]TTO IN MOLTI PEZ[Z]I UN SUO FIGLIOLO [ ………]
Di analoghe rappresentazioni ne conosco solo tre. La prima è quella di Colantonio (XV secolo). Fa parte di unpolittico custodito nel Museo di Capodimonte a Napoli.
La seconda è un dipinto di Emanuele Alfani (XVII secolo) custodito nella basilica di S. Sisto Vecchio a Roma.
La terza è una tavola a corredo di Antonio Teoli, Storia della vita e del culto di S. Vincenzo Ferreri, Tipografia dello Stabilimento dell’Ateneo, Napoli, 1843, p. 81.
In basso a sinistra si legge Postiglione inv(enit), cioè, alla lettera, Postiglione immaginò, cioè disegnò o dipinse. In quel periodo dei dei fratelli Postiglione erano attivi Luigi (1812-1661) e Raffaele (1818-1887). Più probabile che l’autore sia qust’ultimo (che fu pittore di soggetti sacri) piuttosto che Luigi (la cui pittura pittura fu dedicata alla decorazione si stoffe sacre). A destra si legge Lit(ografia) Dolfino. I Dolfino erano, oltre che litografi-editori, pure disegnatori.2
Nella rappresentazione del Colantonio mancava la fase del macabro pranzo, come pure in quella dell’Alfani; nella litografia, la cui composizione è la più vicina a quella dell’affresco, è rappresentata solo la parte finale del miracolo. Che l’invenzione quasi cinematografica ante litteram del nostro anonimo artista (in virtù della quale il bambino è sempre al centro dei tre “fotogrammi”: sul vassoio recato dalla madre, sul tavolo, in piedi accanto al santo) sia un apax sarebbe azzardato dirlo, ma mi sembra indiscutibile che tale scelta rappresentativa avrebbe fatto tremare il cervello e il pennello di qualsiasi pittore. Certo, gli si può rimproverare l’imprecisione di qualche dettaglio, come le dimensioni forse eccessive e la posizione innaturale di quello che nel piatto retto dalla donna si direbbe più un braccio che una gamba.
Lo spiedo, poi, infisso nella gamba sul tavolo, se fosse, come si presume, diritto, dovrebbe essere visibile nel tratto centrale; etc. etc.
Tuttavia, pur nella complessiva approssimazione e ingenuità del tratto, l’ignoto pittore a mio avviso raggiunge pregevoli risultati nella resa dello stato d’animo dei personaggi principali, ravvisabile soprattutto sui loro volti. Così In quello della madre la lunaticità è tutta in quello sguardo fisso, inesorabilmente perso nel pesante vuoto del suo male oscuro.
Nel volto del padre, invece è racchiusa tutta la tensione del momento e la postura delle mani evoca un sentimento di speranza e devozione insieme.
Lo sguardo del santo, invece, riflette un momento di concentrazione, misticismo ed estasi, sicché la stessa aureola appare un dettaglio quasi irrilevante a contrapporre questa componente animata da spirito divino alle altre umane con la loro debolezza.
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1 Fu proclamato santo dal papa Callisto III nel 1455.
2 Ecco, firmato da loro, un ritratto di Masaniello.
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