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#papa callisto III
valentina-lauricella · 3 months
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LE PROFEZIE DI SAN MALACHIA
Intorno al 1140 il vescovo Irlandese Malachia profetizzò le successioni papali, sino al tempo in cui Pietro sarebbe ritornato sulla terra per riprendere le chiavi della Chiesa; secondo alcuni queste profezie sono state scritte con la collaborazione ispirata di San Bernardo. Furono pubblicate per la prima volta dal benedettino dom Arnold Wion nel 1595 nel suo libro "Lignum Vitae".
La stragrande maggioranza di queste profezie è evidente che si sia avverata.
Le profezie di Malachia si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei pontefici, allo stemma della famiglia o anche a eventi storici che caratterizzeranno il suo pontificato. Esse sono costituite da 111 motti latini che descrivono in maniera impressionante i 111 papi che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1143 fino alla fine dei tempi.
Proviamo allora a confrontare i motti di Malachia con l'effettiva successione papale, anche se il gioco vale dal 1595 in poi, cioè dalla data in cui il testo apparve stampato.
1 Ex Castro Tiberi Celestino II (1143-1144) Il motto sembra alludere al paesino di origine di questo papa: nacque a Città di castello sul Tevere.
2 Inimicus expulsus Lucio II Caccianemici (1144-1145) Il motto potrebbe avere due spiegazioni: l'allusione al cognome (Inimicus) e la brutale fine di questo papa, che morì colpito da una pietra mentre veniva espulso dal Campidoglio.
3 Ex magnitude montis Beato Eugenio III (1145-1153) Pietro Pignatelli, nativo di Montemagno (Pisa), racchiude nel paese di origine il significato del motto.
4 Abbas Suburranus Anastasio IV (1153-1154) Corrado Suburri fu abate di S. Rudo.
5 De ruro albo Adriano IV (1154-1159) Nicholas Breakspear fu il solo Papa nato in Inghilterra, a Saint Albany. Il motto deriverebbe dalla città di nascita.
6 Ex tetro carcere Antipapa Vittore IV Gregorio Conti era Cardinale di S. Vittore, noto carcere milanese.
7 Ex ansere custode Alessandro III (1159-1181) Rolando Papero Bandinelli. Probabilmente il motto fa riferimento al cognome del pontefice, che si oppose duramente al Barbarossa, in quanto anser in latino significa "anatra".
8 De via Transtibertina Antipapa Pasquale III Guido da Crema ricoprì il ruolo di Cardinale in S. Maria in Trastevere (Transtibertina).
9 Lux in ostio Lucio III (1181-1185) Ubaldo Allucignoli fu Cardinale di Ostia. Nel motto appare chiaro il riferimento sia al nome papale, sia al cognome di origine, sia alla cittadina di Ostia.
10 De Pannonia Tusciae Antipapa Callisto III. Cardinale di Tuscolo, proveniva dall'Ungheria, che anticamente faceva parte di una vasta regione denominata Pannonia.
11 Sus in cribo Urbano III (1185-1187) Uberto Crivelli aveva nel proprio stemma l'immagine di un maiale (sus). La parola cribo, inoltre, sembra alludere in qualche modo al cognome Crivelli…
12 Ensis Laurentii Gregorio VIII (1187) Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma campeggia una spada (ensis)
13 De schola Exiet Clemente III (1187-1191) Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Il riferimento al cognome è evidente.
14 De rure bovense Celestino III (1191-1198) Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.
15 Comes signatus Innocenzo III (1198-1216) Giovanni Loterio dei conti di Tuscolo da Segni.
16 Canonicus de latere Onorio III (1216-1227) Cencio Savelli, canonico in Laterano.
17 Avis ostiensis Gregorio IX (1227-1241) Ugolino dei conti di Tuscolo da Segni, Cardinale di Ostia. Nel suo stemma appare un'aquila (avis)
18 Leo Sabinus Celestino IV (1241) Goffredo Castiglioni di Milano, Vescovo di Sabina Anche in questo caso nello stemma c'è un leone.
19 Comes Laurentius Innocenzo IV (1242-1254) Sinibaldo dei conti Fieschi, già cardinale di S. Lorenzo in Lucina.
20 Signus Ostiense Alessandro IV (1254-1261) Rinaldo dei conti di Segni, Cardinale di Ostia
21 Jerusalem Campaniae Urbano IV (1261-1264) Giacomo Troyes Pantaleone, nativo della Champagne e patriarca di Gerusalemme, eletto papa ancor prima di essere nominato cardinale.
22 Drago depressus Clemente IV (1261-1264) Guido le Gros di Saint Gilles. Nel suo stemma vi è un'aquila che tiene stretta tra gli artigli un grosso drago.
23 Anguineus vir Gregorio X (1271-1276) Teobaldo dei Visconti di Piacenza. Malachia lo indica come "uomo del serpente" (anguineus vir) perché nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente.
24 Concionator gallus Innocenzo V (1276) Pietro di Parantasia, di origine francese (gallus) malgrado i soli cinque mesi di pontificato è unanimamente ricordato come un uomo di chiesa probo ed eccellente predicatore (concionator)
25 Bonus Comes Adriano V (1276). Ottobono de' Conti Fieschi morì prima di essere incoronato papa. Bonus da Ottobono?
26 Piscator tuscus Giovanni XXI (1276-1277) Pietro di Giuliani, famoso medico e filosofo, Cardinale di Tuscolo. Il suo nome di battesimo era quello del famoso pescatore, primo papa della Chiesa cattolica.
27 Rosa Composita Niccolò III (1277-1280) Nello stemma di Giangaetano Corsini appariva una rosa. Egli fu poi soprannominato "compositus" perchè nel corso del suo pontificato si impegnò sopratutto nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca.
28 Ex telonio liliacei Martinii Martino IV (1281-1285) Simon de Brie, canonico e tesoriere di S.Martino di Tours in in Francia. Nel suo stemma vi erano rappresentati alcuni gigli.
29 Ex rosa leonina Onorio IV (1285-1287) Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.
30 Picus inter esca Niccolo IV (1288-1292) Il motto relativo a Gerolamo di Ascoli Piceno non è ben chiaro. L'unico accenno plausibile potrebbe essere quello alla città natale (picus).
31 Ex eremo celsus Celestino V (1294) Pietro Anglerio da Morrone fu eremita e fondatore dell'ordine dei Celestini.
32 Ex undarum benedictione Bonifacio VIII (1294-1303) Benedetto Caetani. Il motto si riferisce al suo nome di battesimo ed al suo stemma nel quale figurano delle onde marine.
33 Concionator patarens Benedetto XI (1303-1304) Nicolò Baccasini era nato a Patara e apparteneva all'ordine dei predicatori (concionator)
34 De fascis aquitanicis Clemente V (1305-1314) Lo stemma di Bertrand de Got è costituito da fasce parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone, vicino all'Aquitania.
35 De sutore orseo Giovanni XXII (1316-1334) Giacomo Duése era figlio di un umile calzolaio.
36 Corvus schismaticus Antipapa Nicolò V. Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, fu tra i maggiori responsabili dello scisma d'Occidente.
37 Frigidus Abbas Benedetto XII (1334-1342) Giacomo Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero di Fontanafredda.
38 Ex rosa atrebatesi Clemente VI (1342-1352). Pietro Roger di Beaufort fu vescovo di Arras ed aveva un emblema con sei rose.
39 De montibus Pammachii Innocenzo VI (1352-1362) Nell'emblema di Stefano Aubert campeggiano sei montagne. Egli fu eletto papa mentre era cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato "Pammacchio".
40 Gallus vicecomes Urbano V (1362-1370) Guglielmo Grimoard, francese (gallus), fu Nunzio (comes) presso i Visconti di Milano.
41 Novus de Virgine fortii Gregorio XI (1370-1378) Nipote di Clemente VI, Ruggero di Beaufort fu Cardinale di Santa Maria Nuova (Virgine)
42 De cruce apostolica Antipapa Clemente VII Cardinale dei dodici apostoli. Il suo emblema raffigurava una grossa croce.
43 Luna cosmedina Antipapa Benedetto XIII Pietro de Luna, fu eletto papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin.
44 Schismo barcinonicum Antipapa Clemente VIII Canonico di Barcellona (barcinonicum) fu fautore di una politica volta a consolidare lo scisma.
45 De inferno pregnani Urbano VI (1378-1389) Bartolomeo Prignano, napoletano, nacque in una località denominata "inferno".
46 Cubus de mixtione Bonifacio VII (1389-1404) Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da cubi.
47 De miliore sidere Innocenzo VII (1404-1406) Il motto si riferisce al cognome di Cosma Migliorati ed al suo stemma recante una stella.
48 Nauta de Ponte Nigro Gregorio XII L'espressione nauta (marinaio-barcaiolo) viene usata da Malachia per disegnare i papi che provenivano dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nato a Venezia ed era stato Cardinale Commendatario di Negroponte.
49 Flagellum solis Antipapa Alessandro V Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Malachia lo indica come flagellum perchè contribuì ad aggravare e radicalizzare lo scisma del papato.
50 Cervus Sirenae Antipapa Giovanni XXIII Baldassarre Cossa era nato a Napoli, città il cui emblema è rappresentato dalla sirena Partenope, ed aveva nello stemma l'immagine di un cervo.
51 Corona veli aurei Martino V (1417-1431) L'emblema di Ottone Colonna era una corona dorata.
52 Lupa coelestina Eugenio IV (1431-1447) Il simbolo di Gabriele Condolmer, canonico della compagnia dei Celestini, era una lupa.
53 Amator Crucis Antipapa Felice V Lo stemma di casa Savoia di cui Amedeo VIII era principe è una croce rossa su campo bianco. L'espressione amator si riferisce probabilmente al tormento interiore ed alle accese controversie che accompagnarono questo papa in tutto l'arco del suo antipontificato.
54 De modicitate lunae Niccolò V (1447-1455) Tommaso Parentuccelli era nato a Luni di Sarzana ed apparteneva ad una famiglia molto povera (modicitate).
55 Bos pascens Callisto III (1455-1458) Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.
56 De capra et albergo Pio II (1458-1464). Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei Cardinali Capranica e Albergatti.
57 De cervo et leone Paolo II (1464-1471) Pietro Barbo era stato Cardinale di San Marco Evangelista (che ha per simbolo un leone alato) e Commendatario della Chiesa di Cervia.
58 Piscator minorita Sisto IV (1471-1484) Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.
59 Praecursor Siciliae Innocenzo VIII (1484-1492) Giovanni Battista Cybo visse alla corte del re di Sicilia.
60 Bos Albanus in portu Alessandro VI (1492-1503) L'emblema di Rodrigo Borgia era um bue. Egli fu Cardinale e Vescovo di Albano e Porto.
61 De parvo homine Pio III (1503) Francesco Todeschi. Il motto farebbe riferimento al cognome materno Piccolomini.
62 Fructus Jovis juvabit Giulio II (1503-1513) L'emblema di Giuliano della Rovere era una quercia che nell'antichità veniva ritenuta albero sacro a Giove.
63 De craticule Politiana Leone X (1513-1521) Il nome del padre di Giovanni de' Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola. L'espressione Politiana deriverebbe invece da Angelo Poliziano di cui egli fu discepolo.
64 Leo florentius Adriano VI (1522-1523) Adriano Florentz di Utrecht, ultimo papa non italiano prima di Wojtyla, aveva come stemma un leone.
65 Flos pilae Clemente VII (1523-1534). Giulio de' Medici, fiorentino, aveva nel proprio stemma una palla attorniata da gigli.
66 Hyacinthus medicorum Paolo III (1534-1549) Alessandro Farnese, cardinale dei SS. Cosma e Damiano, aveva gigli nel suo stemma.
67 De corona montana Giulio III (1550-1555). Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Il suo emblema raffigurava due corone.
68 Frumentum floccidum Marcello II (1555) Marcello Cervini nacque a Montepulciano. Il suo stemma raffigura un cervo e del frumento. Qui l'aggettivo floccidum sta ad intendere la breve durata del suo pontificato di solo 23 giorni. Egli fu l'ultimo Papa a non cambiare nome all'atto dell'elezione; egli così confermò un'altra leggenda, la quale vuole un pontificato brevissimo per i Papi che conservano il proprio nome.
69 De fide Petri Paolo IV (1555-1559) Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della Fede. Il Petri ricorda la "pietra" su cui fu fondata la chiesa.
70 Aesculapii pharmacum Pio IV (1559-1565) Giovanni Angelo de' Medici. Il motto sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio, infatti, era considerato il dio della medicina e primo medico della storia.
71 Angelus nemorosus Pio V (1566-1572) L'aggettivo nemorosus (boscoso) starebbe ad indicare il luogo di nascita (Bosco in provincia di Alessandria) di Michele Ghisleri.
72 Medium corpus pilarum Gregorio XIII (1572-1585) Ugo Boncompagni, passato alla storia come l'ideatore del Calendario Gregoriano, aveva nello stemma un mezzo drago e due sfere.
73 Axis in medietate signi Sisto V (1585-1590). Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a metà da un'ascia.
74 De rori coeli Urbano VII (1590) Il motto potrebbe derivare dal fatto che Giovanbattista Castagna fu Arcivescovo di Rossano, cittadina nella quale tradizione si dice fosse caduta la manna dal cielo.
75 De antiquitate urbis Gregorio XIV (1590-1591) Nicola Sfrondati proveniva dall'antica cittadina di Cremona. Ma sarà davvero questo che Malachia intendeva?
76 Pia civitas in bello Innocenzo IX (1591) Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del suo pontificato in un periodo storico caratterizzato da cruente guerre.
77 Crux romulea Clemente VIII (1592-1605) Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una nota famiglia originaria di Roma ma da tempo radicatasi a Firenze. Nel suo stemma campeggia una croce romana.
78 Undosus vir Leone XI (1605) Il motto si riferisce probabilmente alla brevissima durata del suo pontificato, ma è solo un'ipotesi.
79 Gens perversa Paolo V (1605-1621) Camillo Borghese pare avesse cambiato (perversum) il suo cognome (gens) da laico.
80 In tribulatione pacis Gregorio XV (1621-1623). Alessandro Ludovisi, istitutore della "Propaganda Fide", nel corso di tutto il suo pontificato fu faticosamente impegnato a sedare guerre e controversie politiche.
81 Lilium et rosa Urbano VIII (1623-1644). Lo stemma di Maffeo Barberini era animato da api che volano su gigli e rose.
82 Jacunditas crucis Innocenzo X (1644-1655) Giovanni Battista Pamphily fu proclamato papa nel giorno dell'esaltazione della croce.
83 Montium custus Alessandro VII (1655-1667) Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da tre colline su campeggiava una stella. Questo papa istituì nella capitale un Monte di Pietà.
84 Sidus olorum Clemente IX (1667-1669) L'elezione di Giulio Rospigliosi avvenne nella camera dei cigni (olorum).
85 De flumine magno Clemente X (1670-1676) Emilio Altieri fu eletto papa in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno)
86 Bellua insatiabilis Innocenzo XI (1676-1689) Benedetto Odescalchi aveva nello stemma un'aquila e un leone.
87 Poenitentia gloriosa Alessandro VIII (1689-1691) L'elezione di Pietro Ottobuoni avvenne nel giorno di San Brunone, Santo ricordato per essere stato uno dei più grandi penitenti della Chiesa cattolica. Però si tratta di un legame troppo labile.
88 Rastrum in porta Innocenzo XII (1691-1700) Antonio Pignatelli apparteneva all'omonima illustre casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata "del rastrello"
89 Flores circumdati Clemente XI (1700-1721) Giovanni Francesco Albani aveva uno stemma incorniciato da fiori.
90 De bona religione Innocenzo XIII (1721-1724). Michelangelo Conti, condannò aspramente ogni forma di eresia ed in particolare Giansenismo e Quietismo.
91 Miles in bello Benedetto XIII (1724-1730) Pier Francesco Orsini. L'epoca del suo pontificato fu caratterizzata da aspre guerre di successione.
92 Columna excelsa Clemente XII (1730-1740) Lorenzo Corsini è ricordato sopratutto per i grandi e lussuosi edifici che fece erigere.
93 Animal rurale Benedetto XIV (1740-1758) Prospero Lambertini di Bologna fu uno dei Papi più amati della storia, ma non è affatto chiaro a cosa si riferisca Malachia. Io avanzo un'ipotesi: prima di entrare nel lunghissimo Conclave da cui uscì Papa, dichiarò: « Se vorranno eleggere un asino, eleggeranno me. » Come sempre accade in questi casi, fu tutto fuorché un asino…
94 Rosa Umbiae Clemente XIII (1758-1769) Durante il pontificato di Carlo Rezzonico venne istituito l'ordine francescano che ebbe la sua prima sede in Umbria.
95 Ursus velox Clemente XIV (1769-1774) Lorenzo Ganganelli, passato alla storia per aver sciolto l'ordine dei Gesuiti, aveva nel proprio stemma l'immagine di un orso.
96 Peregrinus Apostolicus Pio VI (1774-1799) Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa dovette affrontare. Giovanni Angelo Braschi, infatti, dovette recarsi fino a Vienna per tentare di convincere l'imperatore Giuseppe II ad abrogare delle misure anticlericali da lui adottate sotto l'influsso dei filosofi illuministi; poi, scoppiata la Rivoluzione Francese, fu fatto prigioniero dai napoleonici e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma. Morì in esilio, solo ed odiato, a Valence, nel Drome; « Pio VI ed ultimo », scrisse lo sprezzante gendarme giacobino che ne constatò il decesso. Grazie a Dio era in errore.
97 Aquila rapax Pio VII (1800-1823) Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte il 3 luglio 1809, e deportato a Fointaneblau, presso Parigi, anche a causa del fatto che egli si era rifiutato di avvallare il divorzio tra l'empereur e Giuseppina Beuharnais. In questo caso l'aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico, su cui campeggiava proprio un'aquila.
98 Canis et coluber Leone XII (1823-1829) Annibale della Genga fu definito dai suoi collaboratori fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente. Ma forse l'attribuzione è a posteriori, cioè derivata direttamente dall'epiteto di Malachia.
99 Vir religiosus Pio VIII (1823-1830) Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castiglioni. Ma basterà? Proprio la vaghezza di molte tra le profezie di Malachia è usata come argomento da chi nega ogni autenticità a questa lista e, almeno in questo caso e nel precedente, sembra aver ragione.
100 De balneis Etruriae Gregorio XVI (1831-1846) Bartolomeo Alberto Cappellari era stato generale dell'ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria, nella regione il cui nome romano era Balnea, essendo ricca di acque termali.
101 Crux de cruce Pio IX (1846-1878) Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, il più lungo di tutta la storia, Roma divenne capitale dell'Italia unita. Lo stemma della dinastia sabauda, come tutti sanno, è una croce bianca in campo rosso: sulla città di Roma alla croce papale si sovrappose quella sabauda!
102 Lumen de coelo Leone XIII (1878-1903) L'emblema di Gioacchino Pecci era una stella cometa sullo sfondo del cielo.
103 Ignis ardens Pio X (1903-1914) Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo. Si potrebbe anche ricordare con quanto zelo egli combatté il Modernismo.
104 Religio depopulata Benedetto XV (1914-1922) Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della Grande Guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all'enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra, ma potrebbe esserci anche un accenno alla terribile epidemia di spagnola, che fece ancora più vittime partendo proprio dalla Spagna, un paese cattolico.
105 Fides intrepida Pio XI (1922-1939) La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il comunismo e soprattutto contro il fascismo ed il nazismo rampante (enciclica Mit Brennender Sorge, "Con ardente preoccupazione").
106 Pastor angelicus Pio XII (1939-1958) Eugenio Pacelli fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra. A papa Pio XII tra l'altro fu dedicato un film che portava come titolo proprio "Pastor Angelicus".
107 Pastor et nauta Giovanni XXIII (1958-1963) Angelo Roncalli era di umili origini (pastor), fu Patriarca di Venezia (nauta) e traghettò la Chiesa nel mare ignoto della modernità attraverso il Concilio Vaticano II. Una curiosità: tra i papabili del Conclave del 1958 c'era il cardinale francoarmeno Agagianian, il quale sullo stemma aveva un pastore e un'ancora. Se fosse stato eletto lui, la profezia si sarebbe realizzata davvero in modo clamoroso!
108 Flos florum Paolo VI (1963-1978) "Flos Florum", cioè fiore dei fiori, secondo il simbolismo floreale è il giglio. Nello stemma di Giovanbattista Montini appaiono difatti tre gigli.
109 De medietate lunae Giovanni Paolo I (1978) Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia, è definito "il tempo di una luna" con riferimento al mese lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto al 28 Settembre 1978: solo 33 giorni! Alcuni però hanno contestato quest'attribuzione, essendo la durata di mezzo mese lunare di soli 14 giorni. Forse il "medietate" del motto va invece inteso come "mediazione", nel senso di un pontificato di transizione data la sua brevità. Anche il nome al secolo del pontefice dà adito a suggestive speculazioni, alludendo a "luce albina", cioè bianca, ovvero al pallido candore della Luna.
110 De labore solis Giovanni Paolo II (1978 - 2005) Karol Wojtyła verrà ricordato come il papa polacco, e molto probabilmente Malachia si riferisce al fatto che egli proviene da un paese dell'est (levante del sole); ma c'è anche chi ha appuntato l'attenzione sull'enorme lavoro di diffusione della fede intrapreso durante il suo pontificato: egli è il Papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo, ed ha portato la Chiesa a possedere un "regno" su cui sembra non tramontare mai il sole. Altri invece ricordano che Karol Wojtyła nacque durante un'Eclisse di Sole, e che incredibilmente ce ne fu una anche il giorno del suo funerale, l'8 aprile 2005, anche se visibile solo dalle Americhe. Meno probabile appare invece l'interpretazione secondo cui Giovanni Paolo II veniva da quella Cracovia in cui Copernico "faticò" per dimostrare la validità del suo sistema eliocentrico.
111 De gloria olivae Benedetto XVI (2005 - 2013) Il successore di Giovanni Paolo II, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, viene indicato attraverso il segno dell'ulivo, simbolo di pace: egli stesso nella sua prima Udienza Generale del 27 aprile 2005 ha voluto richiamarsi a Benedetto XV, il Papa che tentò in ogni modo di porre fine alla prima guerra mondiale: "egli", ha detto Ratzinger, "fu coraggioso e autentico profeta di pace, e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra, e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio".
Ma, come è stato segnalato, Benedetto XVI presenta altre sorprendenti attinenze con il motto di Malachia. Innanzitutto i membri dell'ordine benedettino sono noti anche come "olivetani". Ancor più impressionante è il fatto che Ratzinger sia nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo pasquale. Tutto il periodo è difatti sotto il segno dell'Ulivo, anche in considerazione del fatto che Gesù e i discepoli risiedettero per tutto il tempo proprio presso il Monte degli Ulivi, dall'ingresso in Gerusalemme fino all'arresto!
Petrus Romanus L'ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo: mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo. A quest'ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare non un solo motto, ma alcuni versi latini:
"In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen."
"Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia."
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tanogabo · 3 months
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(via 20 gennaio, Santa Eustochia Smeralda Calafato)
Nel 1457 suor Eustochia scrisse al papa Callisto III chiedendo il permesso di poter fondare essa stessa a Messina un monastero.
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amicidomenicani · 1 year
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Vescovo (1389-1459) Nato a Firenze nel 1389 Antonino Pierozzi sentì nascere la sua vocazione domenicana all’ascolto del noto predicatore e riformatore Giovanni Dominici, ma se ne distaccò poi per l’eccessivo antiumanesimo e spirito antiscientifico del Dominici stesso. Dopo il noviziato a Cortona (1405) sotto la guida del beato Lorenzo da Ripafratta, fu assegnato al convento di Fiesole. Nel 1409, a seguito della scelta del governo fiorentino di aderire al concilio di Pisa, mettendo così fuorilegge le due precedenti obbedienze, con gli altri domenicani di Fiesole (col Dominici fedeli a Gregorio XII) si rifugiò a Foligno. Era priore a Cortona (1420) quando gli arrise il successo con lo scritto Confessionale (l’utilità pratica, e soprattutto il buon senso, è forse il motivo di tanto successo e delle tante edizioni che ebbe molto presto. Mentre, i numerosi riassunti in lingua volgare, specialmente ad uso dei confessori e dei penitenti, presentano qualche dubbio sulla parte avuta o meno da S. Antonino nella loro redazione), che fu tanto apprezzato che molti conventi della Provincia Lombarda lo vollero priore. Ed in tale veste lo si ritrova alla Minerva di Roma, a S. Pietro Martire a Napoli, come pure a Gaeta e Siena. Nel 1433 divenne vicario generale della congregazione lombarda riformata. Nel 1436 ottenne da Cosma e Lorenzo dei Medici il convento di S. Marco di Firenze, di cui fu anche priore (1439-1444). Era vicario della congregazione toscana quando il papa Eugenio IV lo nominò arcivescovo di Firenze (marzo 1446). Cominciava così un periodo diverso della sua vita, quello del pastore tutto dedito al suo gregge, sia dal punto di vista materiale (assistenza ai poveri) che spirituale (visita a chiese e riforma morale del clero). Le sue quaresime erano improntate al tentativo di scuotere il clero e suscitare il riconoscimento dei propri peccati in vista di una salutare penitenza. Ma, nonostante questo suo impegno per la riforma del clero, non poté evitare l’impegno civico, come alcune ambascerie a nome del popolo fiorentino, presso il papa Callisto III (1455), e presso Pio II (1458). Ancora vivo fu chiamato Antonino dei consigli. Morì il 2 maggio 1459, e fu canonizzato il 31 maggio 1523. .
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marcusberesford · 2 years
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Visto una spettacolare SANTA ROSA a Viterbo Il 3 settembre è diventato un giorno speciale anche per una viterbese acquisita come me. La tradizione del trasporto della Macchina di Santa Rosa è una delle tante cose di cui la città di Viterbo va fiera; e ogni anno questa tradizione si rinnova e viene portata avanti con grandissimo fervore. Cento uomini grazie alla loro forza e devozione fanno si che ogni viterbese possa ricordare e rendere omaggio a Rosa, la “santa bambina”.Il culto di Santa Rosa A Viterbo il culto di Rosa, da molti considerata santa quando ancora era in vita, ebbe inizio subito dopo la sua morte (6 marzo 1251). Papa Innocenzo IV, con la bolla del 1252, avviava il processo di canonizzazione. La fama di santità crebbe e Callisto III nel 1457 ordinò un nuovo processo canonico; purtroppo la morte del papa fece si che Rosa non verrà mai canonizzata col rito solenne. Il suo nome lo troviamo nell’elenco dei santi dell’edizione del 1583 del Martirologio Romano. Il 4 settembre del 1258 la salma di Rosa, rinvenuta incorrotta, fu traslata a spalla da alcuni cardinali, alla presenza di papa Alessandro IV, nel monastero di San Damiano (attuale chiesa di Santa Rosa) dove tuttora è custodita e venerata. Da questo evento ha origine la tradizione del trasporto della Macchina di Santa Rosa; da più di 800 anni 100 uomini trasportano per le vie di Viterbo una struttura alta 30 m e pesante 5000 kg. Sulla cima della macchina la statua di Rosa veglia sulla città. #viterbo #macchinadisantarosa #viterbomedievale #loveviterbo #marcusberesford #livingmybestlife #living_destinations #livingmoments #lovefamily #loveuniquemoments #neversurrender #lovelife #love (presso Viterbo Trasporto Macchina Santa Rosa) https://www.instagram.com/p/CiEzetyKF38/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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♦️SANTA GIOVANNA D’ARCO♦️ Santo del giorno, il 30 maggio si celebra l’eroina della Francia Pubblicazione: 30.05.2017 - Alessandra Pavone Santa Giovanna D’Arco viene celebrata nella giornata di oggi. Nacque il 6 gennaio a Domremy del 1412 è morì il 30 maggio 1431 a Rouen, in Francia Santa Giovanna d’Arco nacque il 6 gennaio a Domremy del 1412 è morì il 30 maggio 1431 a Rouen, in Francia. E’ commemorata il 30 maggio ed è una delle più importanti eroine della storia francese. Le sue gesta eroiche sono da ricondurre alla risoluzione della Guerra dei Cent’anni, che vide contrapporsi Francia e Inghilterra. Santa Giovanna D’Arco guidò l’esercito francese nella battaglia contro gli inglesi, uscendone vittoriosa. Venne però venduta all’esercito inglese, che la sottopose ad un durissimo processo per eresia e venne giustiziata ed arsa viva sul rogo il 30 maggio del 1431. Alcuni anni dopo, nel 1456, Papa Callisto III dichiarò il processo ai danni di santa Giovanna D’Arco invalido. Nel 1909 venne beatificata e nel 1920 fu canonizzata. Fin da piccola era una fanciulla estremamente caritatevole ed attenta alle necessità dei poveri e dei bisognosi a cui spesso cedeva il suo giaciglio per la notte. In età adolescenziale iniziarono a presentarsi le prime visioni dell’arcangelo Michele e di alcune sante. La prima visione si concretizzò durante un pomeriggio d’estate e da allora decise di dedicare la sua intera esistenza a Dio. Nel 1428, santa Giovanna e la sua famiglia furono costretti a scappare dal proprio paese a causa dell’attacco sferrato dalle truppe guidate da Antoine de Vergy. Le voci celestiali e le visioni spinsero la ragazza ad aiutare il futuro sovrano di Francia, Carlo. Ma, inizialmente, non parlò a nessuno delle apparizioni. Nel febbraio del 1929 la ragazza, scortata da alcuni uomini dell’esercito di Robert de Baudricourt, si presentò al cospetto di Carlo VII raccontando di come una forza divina l’avesse spinta ad aiutarlo. Il Delfino di Francia sottopose santa Giovanna ad un attento esame da alcuni ecclesiastici. Dopo aver superato brillantemente le prove, Carlo affidò alla giovane il compito di accompagnare una spedizione militare per liberare Orleans. Link in bio (at France) https://www.instagram.com/p/CeMEzXhoXPp/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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divusborgia · 6 years
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Pope Callisto III reaffirmed the idea of resuming the Crusade of the Church and of Christian principles for the conquest of Constantinople against "the anger of the Turks" from the point where Niccolò V had to suspend it for the coming of death. But he, like his predecessor, despite the preaching and the many ambassadors sent everywhere, had to deal with the shameful indifference of the european rulers against a new venture against infidels. Those rulers were solely committed to defending their interests, and did not consider the Turks threatening their own Western civilization. Charles VII of France long forbade the publication of the Crusade Bull issued in his kingdom on May 15, 1455, as well as forbidding the collecting of the tithes. The same thing happened in other countries. There were those who, like the Duke of Burgundy, collected them but put them in their pockets. In short, no one felt the urgency of a new holy war. Callisto continued to preach and prepare reconciliation with the spirit of a Spanish whose country had for centuries suffer the invasion of Muslims. He was building a fleet of sixteen triremes in Rome, on the Tiber. Ripa Grande became a real shipyard among the amazement of the population. And he, with tears in his eyes for emotion, looked away in the distance from the windows of his palace, the ships coming up from day to day. If Niccolò, his pale predecessor, had been a humanist among humanists, Callisto showed more interest in opposing Ottoman danger than in the diffusion of culture, so much to sell away a large number of precious volumes of the Vatican Library along with many objects of St. Peter's treasure to arm the fleet and drive out the infidels from Europe. Or he deprived those books of their gold-plated ornaments, causing the wrath of the curial letterati. He tore from an ancient, marble sarcophagus, discovered by accident near St. Peter's, all valuable objects, without worrying that the tomb probably contained the remains of Emperor Constantine and one of his sons. He melted the gold and silver found in the grave. From his canteen he banished the silverware saying, "I'm fine with terracotta dishes". The money was never enough, and then the pontiff, with a bull, imposed tithes and promised indulgences to anyone who had somehow helped the anti-Turks enterprise under the exhortation of talented preachers. Source: Antonio Spinosa - La saga dei Borgia
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6 agosto: Trasfigurazione di Nostro Signore
6 agosto: Trasfigurazione di Nostro Signore
Gli Orientali celebrano questa festa da lunghi secoli. In Occidente, viene celebrata soprattutto dal 1457, data in cui il Papa Callisto III promulgò un nuovo Ufficio e la rese obbligatoria. Continue reading
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albanianews · 5 years
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17 gennaio 1468 moriva Scanderbeg, l'eroe d'Albania
17 gennaio 1468 moriva Scanderbeg, l’eroe d’Albania
Il 17 gennaio del 1468 muore il nostro eroe nazionale, orgoglio albanese nel mondo, Giorgio Castriota Scanderbeg nominato da Papa Callisto III con l’appellativo “Athleta Christi”. (more…)
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romeplaces-blog · 6 years
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Villa d’Este a Tivoli: barocco residenziale
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Come ti racconteremo in questo articolo, è ricca di valori positivi. Ad esempio la gratitudine e l’amore per le cose belle e lussuose. Grazie alla maestria di un grande architetto italiano, tutti noi possiamo oggi ammirare questa splendida villa che è diventata il simbolo stesso di Tivoli (a pochi km da Roma). Villa d’Este, soprattutto nella bella stagione, è ambita meta di gite, tanto che accoglie circa 450.000 visitatori ogni anno. Una tradizione tipica dei romani è quella di scegliere Villa d’Este come location per la scampagnata di Pasquetta. Tivoli è infatti ricca di ristoranti. Come rinunciare a un delizioso piatto di ghiozzi o ad una pizza cresciuta preparata e servita a regola d’arte? Non dimentichiamo il vino, con il quale accompagnare un pasto degno di un Re!   L’esterno di Villa Tivoli ospita una moltitudine di fontane monumentali. Giochi d’acqua scenografici, zampilli e gorgoglii, in un trionfo di lusso e bellezza degno dell’Hotel Bellagio di Las Vegas. Una passeggiata nel giardino di Villa d’Este è in grado di regalare un’escalation di emozioni in crescendo, diverse tra loro ma tutte intense e di grande impatto. Scorci romantici si sovrappongono a improvvise impennate di sfarzo, per poi tornare a paesaggi quieti che infondono pace e serenità. La sensazione dominante è comunque quella della grandezza, della bellezza, della magnificenza tipica dell’arte rinascimentale barocca. Come vedremo in seguito, ogni fontana, ogni statua, ogni centimetro della facciata della Villa è cesellato con arte e pazienza, in un tripudio di dettagli decorativi.   Scopriamo insieme chi l’ha costruita, perché e chi l’ha abitata. Capiamo come raggiungerla, come procurarsi i biglietti per visitarla e quali sono i periodi migliori per organizzarvi un’indimenticabile gita. A questo proposito ti ricordo di leggere il nostro articolo che suggerisce cosa vedere a Roma, dove troverai sicuramente anche Villa d’Este nell’elenco dei poli attrattivi da non perdersi per nulla al mondo. (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({});
Indice
Villa d’Este di Tivoli: la storia Villa d’Este: architettura I giardini di Villa d’Este Le fontane di Villa d’Este Consigli utili per i turisti
Villa d’Este di Tivoli: la storia
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Lo splendore rinascimentale-barocco di Villa d’Este l’ha portata ad essere insignita dell’onorificenza del titolo di patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. Villa d’Este è il simbolo di Tivoli, nata per essere la residenza lussuosa e confortevole del Cardinale entrante in carica, Ippolito d’Este. Papa Giulio III gli volle fare questo magnifico regalo per ringraziarlo del suo contributo per la sua elezione. Il Cardinale, quando arrivò a Tivoli da Ferrara per espletare le sue funzioni, scoprì che la residenza a lui assegnata consisteva in una stanza allocata presso un convento dismesso e decisamente poco confortevole. Nonostante questo, non fece mistero di essersi innamorato del clima mite di Tivoli e dei paesaggi circostanti.   Il Papa incaricò Pirro Logorio e la sua numerosa squadra di artisti e artigiani di erigere una residenza degna del Cardinale. Tuttavia, il purpureo non riuscì a goderne, in quanto morì pochi mesi dopo l’inaugurazione, avvenuta nel settembre del 1572 alla presenza di Papa Gregorio XIII. Villa d’Este andò in eredità ai suoi successori, Luigi e poi Alessandro. In particolare, quest’ultimo dedicò tempo e investimenti alla villa, commissionando migliorie e realizzazione di opere monumentali. Tra queste la fontana del Bicchierone, capolavoro del Bernini. Successivamente, la Villa di Tivoli passò agli Asburgo e l’ultimo proprietario è stato l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-d’Este.   Dopo la guerra Villa d’Este diventò proprietà della Stato Italiano e tutt’oggi è sotto la soprintendenza del Ministero delle Belle Arti
Villa d'Este: l'architettura
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  Villa d’Este è strutturata in due zone, o appartamenti, distinti. Il più ampio e spazioso è chiamato “nobile” mentre l’altro “inferiore”. Volendo traslare questi termini tipici dell’architettura del 1500 in moderni, potremmo ribattezzarli: “padronale” e “di servizio”. Gli interni della villa ricalcano perfettamente la ricchezza e il lusso sfarzoso dello stile barocco, sia nelle scelte artistiche che in quelle cromatiche. L’appartamento nobile è stato decorato, interamente ad affreschi, da diversi artisti sotto la supervisione di Livio Agresti da Forlì. Agresti fu uno dei più grandi esponenti della corrente artistica del manierismo. Interessante l’affresco che ricopre l’intero soffitto del salone nel quale, come il quelli che decorano le pareti, spiccano il giallo e il rosso.   (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({}); Colori accesi che all’epoca avevano un significato molto particolare. Il giallo rappresentava l’oro quindi la ricchezza mentre il rosso gli abiti cardinalizi e perciò il potere. Nell’appartamento inferiore, più piccolo ma ugualmente ricco di particolari e dettagli preziosi, si può ammirare il disegno originale del progetto della villa. Fu perfezionato nel 1568, poco prima che iniziassero i lavori per l’edificazione della residenza. La facciata, ad archi e volte, si contraddistingue per la splendida scalinata progettata da Pirro Ligorio, che le dona un’aura fiabesca, ricordando l’icona della casa principesca dell’immaginario collettivo. All’ingresso della villa si estende il Vialone, delimitato a sinistra dalla Gran Loggia . Alla fine di questi inizia l’immenso e incantevole giardino, che ospita le numerose fontane monumentali, impreziosite da giochi d’acqua suggestivi ed emozionanti.
I giardini di Villa d’Este
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Percorrendo tutto il Vialone si ha accesso all’immenso parco della villa, chiamato “I giardini di Villa d’Este”. La prima cosa che s’incontra durante la passeggiata è la Grotta di Diana. È una nicchia dedicata alla Dea della Caccia. Sulle sue pareti è possibile ammirare mirabili affreschi, che rappresentano scene importanti della mitologia greco-romana. Ad esempio, vi è rappresentata la fuga di Dafne da Apollo, che pagò questa suo diniego venendo trasformata in alloro. Inoltre, si possono ammirare il dipinto della liberazione di Andromeda, la metamorfosi di Atteone e la trasformazione in Orsa di Callisto. In fondo al giardino di Villa d’Este, invece, si trova una piccola piazza di forma esaedro-circolare. E' contornata da cipressi secolari. Si dice che furono quelli che ispirarono il grande Gabriele d’Annunzio a inserire un riferimento a questi alberi nel suo celebre “Notturno”.
Le fontane di Villa d’Este
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Gli elementi più importanti e caratteristici di Villa d’Este sono, senza dubbio, le sue innumerevoli fontane. Nella Rotonda dei Cipressi, ad esempio, ce ne sono quattro posizionate in circolo. Vediamo nel dettaglio quali sono le altre, tutte opere di immortali artisti dell’epoca rinascimentale italiana.   (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({}); Fontane del Biccherone, di Pegaso e d'Europa Del Bicchierone: realizzata dal Bernini, rappresenta due grandi bicchieri sovrapposti, sorretti da una conchiglia. Di Pegaso: maestosa e imponente rappresentazione del mitologico cavallo alato, incastonata tra rocce e vegetazione, a vasca circolare. Fontana d'Europa: purtroppo la vasca è stata perduta ma resta il gruppo marmoreo delle sculture. Si trova nel Vialone, contrapposta alla Loggia.   Fontane dell'Ovato, Cento e Rometta Fontana dell’Ovato: una delle più importanti fontane ospitate dai giardini di Villa d’Este, opera di Maccarone. Rappresenta i Colli Tiburtini, lungo i quali scendono i fiumi Albuneo, Erculaneo e Aniene. Un inno alla vita, rappresentata dall’abbondanza d’acqua che dal monte scende a valle. Cento Fontane: frutto del genio di Pirro Logorio, riprende il concetto dei tre fiumi tiburtini che portano la vita da monte a valle. La Rometta: realizzata da Maccarone su progetto di Logorio e Ippolito, rappresenta Roma in trono. Dalle acque dell’immensa vasca, maestosa e imponente, si erge una figura maschile imperiosa e dall’aria combattiva, che rappresenta lo spirito della città. Fontane dei Draghi, di Proserpina e Civetta Fontana dei Draghi: i giochi d’acqua di quest’opera monumentale le hanno conferito il soprannome di “girandola”. È opera di Longorio, realizzata come omaggio a Papa Gregorio XIII. Fontana di Proserpina: decorata interamente in stucco dal ferrarese Galvani, rappresenta la sala da pranzo di Proserpina e ospita la rappresentazione del rapimento di Persefone. Fontana della Civetta: i suoi incredibili meccanismi idraulici facevano sì che le statuette in bronzo raffiguranti degli uccellini comparissero e sparissero durante la discesa della cascata d’acqua. È opera di Raffaello Sangallo. Fontane dell'Organo, di Nettuno, Natura Fontana dell’Organo: caratterizzata dalla maestosa edicola centrale, voluta da Alessandro d’Este dopo il completamento dell’opera, avvenuto nel 1611. Fontana di Nettuno: realizzata da Attilio Rossi è probabilmente la più monumentale e imponente tra tutte le fontane di Villa d’Este. Naturalmente la statua che la decora rappresenta il busto di Nettuno, dio del mare. In successione a questa fontana si trovano le Peschiere, mirabili vasche in marmo che ricevono acqua da Nettuno, in uno scenografico gioco di zampilli. Fontana della Natura: espone una copia della Diana di Efeso che, come vuole la mitologia, viene rappresentata con tante mammelle. Si pensa che il riferimento sia quello alla Madre Terra, che può nutrire molti figli.Fontana di Arianna: una volta era sormontata dalla statua di Arianna dormiente, oggi purtroppo persa. Fontana di Mete Fontana delle Mete: un connubio di opera umana e naturale, in quanto è composta da massi ricoperti di muschio, dai quali sgorgano rigagnoli e getti d’acqua cristallina.
Consigli utili per i turisti
Immagino tu sia rimasto incantato dalle immagini e dalle descrizioni delle meraviglie della Villa di Tivoli. Non ti resta che organizzare al più presto una visita a Villa d’Este! Così potrai ammirare tutto questo con i tuoi occhi. Il periodo migliore dell’anno è certamente quello che va da aprile a fine giugno e quello dei primi mesi d’autunno, In questo periodo la natura è rigogliosa ma il caldo non asfissiante. Per raggiungere Tivoli ti basta prendere il bus 649 o la metro linea A o C dalla Stazione Termini. La villa è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 8.30. La chiusura dipende dall’ora del tramonto del mese e della stagione. Per ottenere tutte le informazioni, prenotare visite guidate e acquistare i biglietti in promozione puoi usufruire del call center chiamando al numero: 199.766.166. (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({}); Read the full article
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/05/20/nardo-un-miracolo-di-s-vincenzo-ferreri-in-un-affresco-del-museo-diocesano/
Nardò: un miracolo di S. Vincenzo Ferreri in un affresco del Museo diocesano
di Armando Polito
foto di Marcello Gaballo
  Inaugurato il 7 giugno 2017, il Museo diocesano di Nardò costituisce un importantissimo polo d’attrazione per gli amanti della storia e del bello, per i turisti e per gli studiosi, grazie al numero cospicuo delle pregevoli testimonianze custodite.
Tra quelle meno appariscenti, ma non per questo meno importanti, spicca un affresco (seconda metà del XV-XVI secolo?),  raffigurante un miracolo operato da S. Vincenzo Ferreri (1350-1419)1, dopo la morte secondo alcune agiografie e in vita, con conseguente variazione in qualche dettaglio, in altre. Riporto le due versioni del miracolo dalle pubblicazioni più antiche che sono riuscito a trovare (rispettivamente del 1600 e del 1705).
pp. 439-440
  pp. 96-97
  Proprio a  questa variante si riferisce il nostro affresco. Si comprende come la trattazione integrale del tema, direi la traduzione pittorica del racconto in un unico quadro fosse (e resti) tutt’altro che agevole, anzi impossibile, essendo concettualmente contraddittori i due momenti della morte e della rinascita delbambino. L’anonimo artista, poi, era legato all’obbligo di rispettare la naturale direzione di lettura per ottenere un unicum narrativo ma cronologicamente scandito (madre che avanza col vassoio contenente un braccio; una gamba e la testa sul tavolo; il santo che ha appena completato il suo intervento di ricostruzione).
La fidascalia, abbastanza lacunosa, recita: INVITATO DATO DA UNO, CHE HA[VEA?] LA MOGLIE LUNATICA, CHE [ HAVEA? ]/[RIDO?]TTO IN MOLTI PEZ[Z]I UN SUO FIGLIOLO [ ………]
Di analoghe rappresentazioni ne conosco solo tre. La prima è quella di Colantonio (XV secolo). Fa parte di unpolittico  custodito nel Museo di Capodimonte a Napoli.
  La seconda è un dipinto di Emanuele Alfani (XVII secolo) custodito nella basilica di S. Sisto Vecchio a Roma.
  La terza è una tavola a corredo di Antonio Teoli, Storia della vita e del culto di S. Vincenzo Ferreri, Tipografia dello Stabilimento dell’Ateneo, Napoli, 1843, p. 81.
In basso a sinistra si legge Postiglione inv(enit), cioè, alla lettera,  Postiglione immaginò, cioè disegnò o dipinse. In quel periodo dei dei fratelli Postiglione erano attivi Luigi (1812-1661) e Raffaele (1818-1887). Più probabile che l’autore sia qust’ultimo (che fu pittore di soggetti sacri) piuttosto che Luigi (la cui pittura pittura fu dedicata alla decorazione si stoffe sacre). A destra si legge Lit(ografia) Dolfino. I Dolfino erano, oltre che litografi-editori, pure disegnatori.2
Nella rappresentazione del Colantonio mancava la fase del macabro pranzo, come pure in quella dell’Alfani; nella litografia, la cui composizione è la più vicina a quella dell’affresco, è rappresentata solo la parte finale del miracolo. Che l’invenzione quasi cinematografica ante litteram del nostro anonimo artista (in virtù della quale il bambino è sempre al centro dei tre “fotogrammi”: sul vassoio recato dalla madre, sul tavolo, in piedi accanto al santo) sia un apax sarebbe azzardato dirlo, ma mi sembra indiscutibile che tale scelta rappresentativa avrebbe fatto tremare il cervello e il pennello di qualsiasi pittore. Certo, gli si può rimproverare l’imprecisione di qualche dettaglio, come le dimensioni forse eccessive e la posizione innaturale di quello che nel piatto retto dalla donna si direbbe più un braccio che una gamba.
Lo spiedo, poi, infisso nella gamba sul tavolo, se fosse, come si presume, diritto, dovrebbe essere visibile nel tratto centrale; etc. etc.
Tuttavia, pur nella complessiva approssimazione e ingenuità del tratto, l’ignoto pittore a mio avviso raggiunge pregevoli risultati nella resa dello stato d’animo dei personaggi principali, ravvisabile soprattutto sui loro volti. Così In quello della madre la lunaticità è tutta in quello sguardo fisso, inesorabilmente perso nel pesante vuoto del suo male oscuro.
Nel volto del padre, invece è racchiusa tutta la tensione del momento e la postura delle mani evoca un sentimento di speranza e devozione insieme.
Lo sguardo del santo, invece, riflette un momento di concentrazione, misticismo ed estasi, sicché la stessa aureola appare un dettaglio quasi irrilevante a contrapporre questa componente animata da spirito divino alle altre umane con la loro debolezza.
  ____________________
1 Fu proclamato santo dal papa Callisto III nel 1455.
2 Ecco, firmato da loro, un ritratto di Masaniello.
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divusborgia · 7 years
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As a native of Spain, Pope Calixtus carried with him the ancestral Iberian obsession with the Muslim threat, something that had been part of the peninsula’s culture since 711. He had been deeply disturbed by the fall of Constantinople in 1453, two years before his election, and he avidly listened to reports of subsequent events in eastern Europe. “He ascended the Papal throne,” Fusero writes, “with one great and all devouring project in mind—to free Christian Europe from the Turkish scimitar which, more especially since the occupation of Constantinople, had been pointed at her throat. All his efforts, all his thoughts, all his political activities converged on this one end.” Very few European Christian rulers shared his intense concern. Preoccupied with their own territorial rivalries, the Europeans had done little to prevent the conquest of Constantinople, and their subsequent efforts against the Muslims were halfhearted and ineffectual. This state of affairs made the cities of Europe seem easy pickings to the Turks; their wealth and women seemed available to anyone with the pluck and determination to take them. In the 1450s, in the wake of his victory, Mehmed II began calling himself Caesar and styling himself the emperor of Rome, leading an army three hundred thousand strong and preparing once more for attack. Pope Calixtus issued a clarion call for funds and troops to fight the Turks, but the response was tepid. The threat seemed too distant, too ephemeral, particularly for northern Europeans and for the warring northern Italian city-states. Pope Calixtus resolved to defend Christianity on his own. To raise money, he introduced an austerity program at the Vatican, a reversal of course after the free-spending ways of Pope Nicholas. Calixtus ordered gold and silver plate from the papal treasury to be melted to raise money for armaments. When a marble tomb was unearthed and found to contain two mummified corpses dressed in robes of gold-woven study them, but to sell them for the value of the gold they contained. Calixtus also drummed up support by encouraging public admiration for religious warriors. He was the prelate who had pressed for the reexamination of Joan of Arc’s life, which recast her as a God-fearing soldier of liberation against an invading force. Her legend grew as that taint of heresy dropped away. As a result of this review of her case, which happened when Isabella was six, Joan of Arc was declared innocent, rehabilitated, and placed on the path toward sainthood. “Only on the battlefield does the palm of glory grow,” Pope Calixtus once said. His preoccupation with Christian self-defense intensified as reports from eastern Europe grew more alarming. Turkish troops were headed for Hungary and up the Danube River. In 1456 Turkish troops engulfed Athens; recognizing that no assistance was at hand, its residents opted to survived and were allowed to follow their own religious traditions. But the people who had coined the term democracy were labeled rayah or slaves by the Ottomans. During Calixtus’s pontificate, and using the funds he had stockpiled, the pope engaged in the strongest counterattack organized by the Christian world to that time. the Greek Isles. Elsewhere the city of Belgrade, besieged by the Ottomans, succeeded in holding them off. But Calixtus was eighty years old, and he had been selected for the papacy because of his declining health. In the summer of 1458, when Isabella was seven, he grew ill and was reported to be dying.
Isabella: The Warrior Queen by Kirstin Downey 
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MARTEDÌ 05 APRILE 2022 - ♦️ SAN VINCENZO FERRERI ♦️ Vincenzo Ferreri, in valenciano Vicent Ferrer (Valencia, 23 gennaio 1350 – Vannes, 5 aprile 1419), è stato un religioso e predicatore apocalittico nativo del regno di Valencia, appartenente all'ordine dei Domenicani. Si adoperò in modo particolare per la composizione dello scisma d'Occidente, militando nel partito benedettista fino alla revoca dell'obbedienza al "papa Luna" da parte del re d'Aragona. Fu proclamato santo da papa Callisto III nel 1455. Vicent nacque nel 1350, a Valencia (allora capitale dell'omonimo regno, confederato nell'ambito della Corona d'Aragona), dalla famiglia dei Ferrer, una nobile casata vicina alla casa reale di Barcellona (anche suo fratello Bonifaci, monaco certosino, sarebbe diventato consigliere del re Martino I e poi delegato per il Compromesso di Caspe). Ancora giovanissimo, entrò nell'Ordine Domenicano e proseguì gli studi presso la casa di formazione a Barcellona, poi a Lleida e Tolosa, e dal 1385 insegnò teologia a Valencia. Già nel 1379 aveva conosciuto il legato pontificio presso la corte di Pietro il Cerimonioso, il cardinale aragonese Pero de Luna. Nel 1378 avvenne lo scisma d'Occidente, e, dopo una iniziale incertezza, la Corona d'Aragona si schierò con decisione dalla parte del papa avignonese, Clemente VII, scelto dai cardinali francesi che ritenevano non valida l'elezione di Urbano VI. Alla morte di Clemente VII nel 1394 fu eletto Papa dai cardinali di obbedienza avignonese proprio quel Pero de Luna che il giovane domenicano aveva conosciuto a corte, e assunse il nome di Benedetto XIII. Il nuovo pontefice scelse Vicent Ferrer come suo confessore personale e consigliere, e lo nominò penitenziere apostolico: il frate rifiutò però la nomina a cardinale che Benedetto XIII gli offrì. Schieratosi, fin dall'inizio dello scisma, dalla parte del papa avignonese, nel settembre del 1398, durante l'assedio di Avignone da parte di Carlo VI di Francia (che non aveva riconosciuto l'elezione di Benedetto XIII), Vicent Ferrer cadde gravemente malato: egli stesso attribuì la repentina guarigione ad un intervento di Gesù Cristo, che gli sarebbe apparso in visione insieme ai santi Dom. (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/Cb90hanMWuT/?utm_medium=tumblr
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Il San del Giorno - 30 Dicembre 2021 ♦️ SAN FELICE I ♦️ Secondo la breve biografia contenuta nel Liber Pontificalis Felice era romano, figlio di un certo Costantino; eletto al sommo pontificato agli inizi del 269, stabilì con un decreto che si celebrasse la Messa sulle "memorie" dei martiri; durante l'impero di Aureliano ottenne la palma del martirio e fu sepolto al secondo miglio della via Aurelia, in una basilica da lui stesso edificata, il 30 maggio 274. Parecchie di queste notizie sono false; non consta, infatti, che Felice sia morto martire, poiché il suo nome non fu inserito nella Depositio martyrum, ma in quella episcoporum, il che vuol dire che all'inizio del sec. IV non era venerato a Roma come martire. Il suo dies natalis non è il 30 maggio come dice il Liber Pontificalis e ripete il Martirologio Romano, ma il 30 dicembre; evidentemente l'anonimo compilatore lesse III Kal.iun. invece di III Kal.ian. Non è certo che abbia edificato una basilica sulla via Aurelia ed è sicuramente falso ch'egli sia stato sepolto sulla stessa via, perché la Depositio episcoporum attesta chiaramente che il suo sepolcro era nel cimitero di Callisto sulla via Appia. L'equivoco nacque dal fatto che sulla via Aurelia era realmente sepolto e venerato un martire Felice col quale fu identificato e confuso il papa. Anche del decreto liturgico attribuitogli dal Liber Pontificalis non si può affermare l'autenticità, come è certamente apocrifa la lettera che Felice avrebbe scritto alla Chiesa di Alessandria, un frammento della quale fu riferito da s. Cirillo d'Alessandria, e letto al concilio di Efeso (431): in realtà si tratta di un falso degli Apollinaristi. L'unica notizia certa su Felice rimane perciò il latercolo della Depositio episcoporum, e gli anni del suo pontificato. Probabilmente egli dovette interessarsi della questione di Paolo di Samosata, perché fu lui a ricevere la lettera sinodale che il concilio di Antiochia del 268 aveva inviato al papa Dionigi che nel frattempo era morto. Fu infatti durante il governo di Felice che l'imperatore Aureliano, dopo la deposizione di Paolo, decise di assegnare i beni immobili della Chiesa antiochena a quei fedeli che erano in comu (presso Roma, Italia / Rome, Italy) https://www.instagram.com/tradizioni_barcellona/p/CYHFH2PonOa/?utm_medium=tumblr
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23 Ottobre SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO Coloro i quali dicono che i sacerdoti, i religiosi e le suore sono gente inutile, hanno in questo Santo una solenne smentita. Giovanni da Capestrano fu prete, religioso, apostolo, guerriero e accorto diplomatico: suo nome merita di stare accanto a quello dei più gran di uomini della storia. Nacque a Capestrano in Abruzzo. Fece suoi studi a Perugia, ove fece tali progressi specialmente nel diritto, che Ladislao, re di Napoli, gli affidò il governo di parecchie città del suo regno. Mentre il Santo si sforzava di apportare la pace tra le fazioni, fu preso egli stesso e legato. Liberato insperatamente, entrò nei Minori Francescani, ove fu discepolo di san Bernardino da Siena, dal quale apprese specialmente l'amore al nome di Gesù e alla Vergine SS., amore e culto che poi propagò grandemente. Ricusato per umiltà il vescovado di Aquila, si diede alla riforma dei costumi, coll'esempio e cogli scritti. Percorse quasi tutta l'Italia, predicando e conducendo innumerevoli anime a Dio. Da Papa Martino V fu creato inquisitore per l'estinzione della setta dei Fraticelli. Nicolò V lo creò inquisitore generale d'Italia contro gli Ebrei e i Saraceni. Nel Concilio Fiorentino ricondusse alla Chiesa Romana gli Armeni. Ad istanza dell'imperatore Federico III, fu mandato come nunzio in Germania, per convertire gli eretici e pacificare i principi. In sei anni di ministero in quelle regioni, coll'esempio e colla parola confermata da Dio anche per mezzo dei miracoli, condusse a Dio innumerevoli Ussiti, Adamiti, Taboriti ed Ebrei. Ricevuta da Papa Callisto III la missione di predicare una crociata contro i Turchi, in breve tempo radunò 70 mila guerrieri cristiani, che spinti dalla sua infuocata parola e guidati dal prode Uniade, riportarono la strepitosa vittoria di Belgrado, in cui dei 150 mila Turchi, gran parte rimase uccisa e parte si salvò con la fuga. L'annunzio di questa vittoria giunse a Roma il 6 agosto, e papa Callisto III, a perpetuare la memoria di questo giorno, istituì la festa della Trasfigurazione di nostro Signor Gesù Cristo. Il nostro Santo ormai aveva compiuta la sua giornata: colto da grave malattia, e trasportato a Willech (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CVX64WTsYIF/?utm_medium=tumblr
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