Tumgik
#pensieri delle 23:15
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Cari affezionati tumblerini siamo ormai oltre la metà di settembre e visto che non c'è due senza tre ho deciso di creare anche per quest'anno il mio PHOTOBER, modificandolo un po' per renderlo più semplice e meno stressante.
Il tema scelto sono le vibrazioni positive (good vibes) quindi per il mese di ottobre ogni settimana invito chi vorrà partecipare a scattare da un minimo di 3 ad un massimo di 5 foto che vi trasmettono vibrazioni positive, così da riportare un po' di pensieri positivi in una società che vive nel grigio della monotonia e della depressione.
Se vorrete (è facoltativo) potete aggiungere una didascalia alle foto per condividere con il popolo di Tumblr cosa vi trasmette quella foto o per quale motivo l'avete scattata.
Le settimane da considerare sono :
2-8
9-15
16-22
23-29
Negli ultimi due giorni (30-31) sceglierò il miglior scatto inviato/pubblicato da ogni partecipante raggruppandolo in un unico collage per celebrare la fine del mese tutti insieme!
Per iscriversi basta lasciare un commento sotto a questo post con il nickname che si vuole utilizzare per partecipare (può essere il proprio nickname di Tumblr o un altro a propria scelta)
Le modalità di pubblicazione restano le stesse delle scorse edizioni. Pertanto a vostra discrezionalità potete scegliere una delle seguenti modalità:
Inviare in chat privata a @persa-tra-i-miei-pensieri le foto e provvederò io a pubblicarle sul mio blog taggando chi l'ha scattate
Pubblicare sul proprio blog le foto taggando @persa-tra-i-miei-pensieri con #photober
Unica regola da rispettare che sembra banale ma non lo è: NON si accettano foto prese dal web, le foto devono essere state scattate dal partecipante, non importa se realmente nel mese di ottobre ed è indifferente la qualità dello scatto che può essere realizzato con macchina fotografica, cellulare o qualsiasi altro dispositivo.
Come al solito ci si può iscrivere in qualsiasi momento purché entro il 23 ottobre.
Se non si riescono a realizzare tutti gli scatti non è un problema perché l'unico obiettivo dei miei Photober è quello di divertirsi e mettersi alla prova senza alcuna pressione.
Vi aspetto numerosi nei commenti e buon PhoTober a tutti! 🍁☺️🍂📸
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occhietti · 1 year
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Le 40 regole
per parlare bene l'italiano
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è "fine".
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu."
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
- Umberto Eco
Ecco... Seguendo queste semplicissime regole si impara benisssssssimo l'italiano...
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36 consigli di scrittura di Umberto Eco:
1. Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stro*** usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
18. Metti, le virgole, al posto giusto.
19. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non sempre è facile.
20. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
21. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
23. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fa sbaglia.
24. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
25. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
27. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e simili.
28. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “5 maggio”.
29. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
30. Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
32. Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
33. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
34. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva eccedono comunque le competenze cognitive del destinatario.
35. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
36. Una frase compiuta deve avere
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micro961 · 23 days
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Miriam - “Tu non te ne andare”
Atmosfere elettro pop per il nuovo singolo in uscita della giovane cantautrice romana, secondo estratto dall’EP “A squarciagola”.
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Il nuovo singolo di Miriam racconta di una storia nata da uno sguardo, ma consumata nel pensiero di chi l’avrebbe voluta vivere davvero, in una serata con musica troppo alta, tra i profumi confusi nella massa delle persone intorno.
«La notte è sempre lo sfondo più bello delle nostre storie, quelle consumate nell’incontro e quelle invece rinchiuse nella proiezione della propria mente, di ciò che avrebbe potuto essere ma non è mai stato. Ho visto e vissuto centinaia di queste storie. Una sera, un incontro che può sembrare insignificante si trasforma tutto d‘un tratto in un ricordo che cambia, occupando per giorni i tuoi pensieri. Quante volte ho immaginato come sarebbe stato quello stesso incontro se fosse durato anche solo qualche secondo in più. Dopo averlo immaginato più e più volte un giorno è nata lei. Una canzone che ha saputo trasformare questa esperienza così ricorrente in una storia da consumare a tutto volume». Miriam
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L’EP “A squarciagola”, da cui è estratto il brano, segna l’esordio della giovane artista romana e nasce dalla fusione del background musicale raccolto da Miriam in questi anni. Una fusione di suoni moderni elettronici con influenze del cantautorato italiano che da sempre accompagna la cantante nella sua crescita musicale.
L'obiettivo, infatti, era quello di creare un prodotto che rappresentasse passato e presente, Miriam cresciuta con i mostri sacri del cantautore italiano come Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Franco Battiato, e che successivamente si è avvicinata poi a quello che è il panorama attuale passando da Brunori Sas ai Coma Cose e Frah Quintale.
Miriam è una cantautrice romana del ’99 che ha fatto della sua passione per la musica il suo rifugio, e ora, il suo modo di far sentire “a casa” chiunque ascolti le sue canzoni.
Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2013 come cantante solista e cantautrice. Tuttavia, è agli inizi del 2021 che ha veramente trovato la sua strada come artista. Ha abbracciato il ruolo di cantante solista, chitarrista, tastierista e compositrice nel suo progetto musicale personale, semplicemente chiamato “Miriam”.
Ha inciso il suo primo brano e si è esibita in numerosi concorsi nazionali, conquistando il pubblico romano con le sue esibizioni dal vivo. Ora, sta portando avanti la promozione delle sue canzoni anche attraverso i social media, sotto il nome “Je suis Miriam” su Instagram e TikTok, con format e contenuti che sottolineano il suo forte legame al cantautorato italiano. Per Miriam, cantare è più di una passione, è una chiamata.
A novembre 2023 esce il suo primo EP “A squarciagola” anticipato dal singolo “Cinema” uscito a metà settembre. Il prodotto vede la luce grazie a una raccolta fondi che a seguito della risposta positiva del suo pubblico nel giro di un mese riesce a concludere per finanziare il suo progetto musicale. 
Il rilascio dell’EP è accompagnato dalla release organizzata da Miriam e il suo team presso l’Atelier Montez di Roma, a fare da protagonista alla serata, oltre alla musica, sono le numerose attività interattive che raccontano ogni singolo brano, catapultando l’ascoltatore dentro di essi. 
A febbraio 2024 si reca a Sanremo durante il Festival per promuovere la sua musica nei vari eventi della città e nelle emittenti radio tv presenti.
Il 15 marzo esce il suo nuovo singolo “Tu non te ne andare”.
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tuttabirra · 6 months
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1.Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2.Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3.Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4.Esprimiti siccome ti nutri.
5.Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6.Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7.Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8.Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9.Non generalizzare mai.
10.Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11.Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
12.I paragoni sono come le frasi fatte.
13.Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14.Solo gli stronzi usano parole volgari.
15.Sii sempre più o meno specifico.
16.L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17.Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18.Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19.Metti, le virgole, al posto giusto.
20.Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21.Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22.Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23.C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24.Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25.Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26.Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27.Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28.Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29.Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30.Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31.All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32.Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33.Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34.Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
(Le 40 regole per parlare bene l'italiano di Umberto Eco)
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hits1000 · 9 months
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100 Songs in Italian from the 70s
100 Songs in Italian from the 70s 100 Songs in Italian from the 70s, including: Adriano Celentano - Chi Non Lavora Non Fa L'amore, Domenico Modugno - La lontananza, Lucio Battisti – Anna, Massimo Ranieri - Sogno d'amore, Mina – Insieme, Nicola di Bari - La Prima Cosa Bella and many more!!! Subscribe to our channel to see more of our content! 1. 1970 Adriano Celentano - Chi Non Lavora Non Fa L'amore 2. 1970 Domenico Modugno - La lontananza 3. 1970 Lucio Battisti - Anna 4. 1970 Massimo Ranieri - Sogno d'amore 5. 1970 Mina - Insieme 6. 1970 Nicola di Bari - La Prima Cosa Bella 7. 1970 Nino Manfredi - Tanto pè cantà 8. 1970 Orietta Berti - Fin che la barca va 9. 1970 Ornella Vanoni - L'appuntamento 10. 1970 Raffaella Carrà - Ma che musica maestro 11. 1970 Renato Dei Profeti - Lady Barbara 12. 1970 Sergio Endrigo - L'Arca di Noè 13. 1971 Bruno Lauzi - Amore Caro, Amore Bello 14. 1971 Equipe 84 - Casa Mia 15. 1971 Formula 3 - Eppur mi son scordato di te 16. 1971 Iva Zanicchi - Un fiume amaro 17. 1971 Lucio Battisti - Pensieri E Parole 18. 1971 Lucio Dalla - 4/3/1943 19. 1971 Mina - Amor mio 20. 1971 Nicola Di Bari - Il Cuore È Uno Zingaro 21. 1971 Nuovi Angeli - Donna felicità 22. 1971 Pooh - Tanta Voglia Di Lei 23. 1971 Raffaella Carrà - Chissa Chi Sei 24. 1972 Adriano Celentano - Un albero di trenta piani 25. 1972 Delirium - Jesahel 26. 1972 Gianni Nazzaro - Quanto È Bella Lei 27. 1972 I Dik Dik - Viaggio di un poeta 28. 1972 I Nomadi - Io Vagabondo 29. 1972 Loretta Goggi - Vieni via con me 30. 1972 Lucio Battisti - I giardini di marzo 31. 1972 Mia Martini - Piccolo Uomo 32. 1972 Mina - Grande, grande, grande 33. 1972 Mina & Alberto Lupo - Parole Parole 34. 1972 Pooh - Pensiero 35. 1973 Claudio Baglioni - Questo Piccolo Grande Amore 36. 1973 Gabriella Ferri - Sempre 37. 1973 I Camaleonti - Perchè Ti Amo 38. 1973 Lucio Battisti - Il Mio Canto Libero 39. 1973 Marcella Bella - Io domani 40. 1973 Massimo Ranieri - Erba Di Casa Mia 41. 1973 Mina - Eccomi 42. 1973 Patty Pravo - Pazza idea 43. 1973 Peppino Di Capri - Un grande amore e niente piu 44. 1973 Pooh - Io E Te Per Altri Giorni 45. 1974 Adriano Celentano - Bellissima 46. 1974 Claudio Baglioni - E Tu 47. 1974 Drupi - Piccola E Fragile 48. 1974 Gianni Bella - Più ci penso 49. 1974 Gigliola Cinquetti - Alle Porte Del Sole 50. 1974 I Cugini di Campagna - Anima mia 51. 1974 I Nuovi Angeli - Anna da dimenticare 52. 1974 Marcella Bella - Nessuno mai 53. 1974 Riccardo Cocciante - Bella senz'anima 54. 1975 Claudia Mori - Buonasera Dottore 55. 1975 Claudio Baglioni - Sabato Pomeriggio 56. 1975 Domenico Modugno - Piange il telefono 57. 1975 Drupi - Sereno è 58. 1975 Homo Sapiens – Tornerai tornerò 59. 1975 I Santo California - Tornerò 60. 1975 Mal - Parlami d’amore Mariù 61. 1975 Mina - L'importante è finire 62. 1975 Wess e Dori Ghezzi - Un Corpo e Un Anima 63. 1976 Adriano Celentano - Svalutation 64. 1976 Daniel Sentacruz Ensemble - Linda Bella Linda 65. 1976 Gianni Bella - Non Si Può Morire Dentro 66. 1976 Gianni Morandi - Sei Forte Papà 67. 1976 Lucio Battisti - Ancora Tu 68. 1976 Oliver Onions - Sandokan 69. 1976 Pooh - Linda 70. 1976 Riccardo Cocciante - Margherita 71. 1977 Angelo Branduardi - Alla Fiera Dell´Est 72. 1977 Claudio Baglioni - Solo 73. 1977 Collage - Tu Mi Rubi L' Anima 74. 1977 Daniela Goggi - Oba-ba-lu-ba 75. 1977 Homo Sapiens - Bella da morire 76. 1977 Matia Bazar - Solo tu 77. 1977 Oliver Onions - Orzowei 78. 1977 Umberto Balsamo - Angelo Azzurro 79. 1977 Umberto Tozzi - Ti Amo 80. 1978 Adriano Celentano - Ti avrò 81. 1978 Alan Sorrenti - Figli Delle Stelle 82. 1978 Anna Oxa - Un'emozione da poco 83. 1978 Antonello Venditti - Sotto Il Segno Dei Pesci 84. 1978 Elisabetta Viviani - Heidi 85. 1978 Lucio Battisti - Una Donna Per Amico 86. 1978 Patty Pravo - Pensiero Stupendo 87. 1978 Renato Zero - Il Triangolo 88. 1978 Rino Gaetano - Gianna 89. 1978 Umberto Tozzi - Tu 90. 1979 Adriano Celentano - Soli 91. 1979 Adriano Pappalardo - Ricominciamo 92. 1979 Alan Sorrenti - Tu Sei L'Unica Donna Per Me 93. 1979 Antonello Venditti - Buona domenica 94. 1979 Julio Iglesias - Se Tornassi 95. 1979 New Trolls - Quella carezza della sera 96. 1979 Pippo Franco - Mi Scappa La Pipì Papà 97. 1979 Pooh - Io Sono Vivo 98. 1979 Pupo - Forse 99. 1979 Renato Zero - Il Carrozzone 100. 1979 Umberto Tozzi - Gloria Related Hashtags #hitsof1970 #hitsof1970to1979 #hitsof1970s #hitsof1970songs #hitsof1970uk #hitsof1970australia #hitsofthe1970sand1980s #kannadahitsof1970 #bollywoodhitsof1970 #hitsof1969and1970 #tophitsofthe1970sbillboard #pophitsofthe1970s #hitsof1970sinmusic https://www.youtube.com/watch?v=9xETfkIyeu0
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saibhaktabrasill · 1 year
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#Italian 07.feb.23 7 Febbraio 2023 Come scritto a Prasanthi Nilayam oggi Il Sole, nell’iniziare il viaggio verso settentrione, ha salutato gli Imalaya poiché sono la residenza bellissima del Signore Shiva. Il cuore dovrebbe essere considerato la residenza del Signore e lo sguardo dovrebbe essere volto a sperimentare il Divino. Il cuore umano simboleggia gli Imalaya quale residenza della purezza e della pace. Il viaggio del Sole verso settentrione indica la via che l’essere umano dovrebbe seguire per fondersi in Dio. Il Sole è l’esempio supremo del servizio altruistico e instancabile. Il mondo non può sopravvivere senza il Sole, la vita sulla Terra è possibile soltanto per merito suo. Il Sole insegna all’umanità la devozione al dovere umile e libera da qualunque forma di orgoglio, è l’esempio supremo del votarsi al dovere con devozione e dedizione. Fare il proprio dovere è lo yoga più grande come dichiarato da Krshna nella Gita. Fate in modo che le vostre azioni e i pensieri siano buoni e sperimenterete la Beatitudine Divina. Discorso Divino del 15 gennaio 1992 Appena scoprite delle intenzioni non morali che galleggiano sulla superficie della mente, contemplate Dio per annullare i loro effetti. Con Amore, Baba #sathyasai #saibhakta #sathyasaibaba #saibaba https://www.instagram.com/p/CoV85DLsy1e/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 2 years
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"La Notte della Taranta" fa tappa a Lecce
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"La Notte della Taranta" fa tappa a Lecce   Il 14 agosto il Festival itinerante “La Notte della Taranta”, fa tappa a Lecce. Giunto alla sua 25° edizione dedicata al tema “La tradizione del nuovo”, il più grande festival itinerante italiano attraversa, dal 4 al 25 agosto, 21 comuni del Salento, con 43 concerti di pizzica, oltre 400 artisti e condurrà alla lunga notte del Concertone del 27 agosto a Melpignano (Le), con il maestro concertatore Dardust, nel pieno dell’attività delle prove in questi giorni al Cinema di Calimera insieme all’Orchestra della Notte della Taranta. Il viaggio sonoro tra memoria e visione del Concertone 2022 sarà trasmesso su RAI 1, giovedì 1 settembre alle 23:15. Curati dal Corpo di Ballo della Notte della Taranta alle 19 tornano i laboratori di pizzica, appuntamenti imperdibili per gli appassionati della danza salentina che si ritrovano nelle piazze dei paesi ospitanti il Festival per partecipare alla grande ronda danzante. Si formano i grandi cerchi inclusivi e aperti guidati dai danzatori della Taranta che accompagnano il pubblico alla scoperta del ritmo del tamburello e delle diverse espressioni della pizzica: pizzica di corteggiamento, pizzica tarantata e pizzica scherma. Ad accendere la serata in piazza Libertini a Lecce alle 21 è Enzo Petrachi & Folk Band22. La sua carriera nasce seguendo le orme del padre, Bruno, regalando come lui, sapori diversi e nuovi della tradizione salentina. Sempre vicino al cuore della gente che da tempo crede in lui per la sua voglia di tramutare in note musicali la storia del nostro paese col suo stile unico: un racconto in musica della vita e delle tradizioni della sua terra. Ad oggi ha realizzato 28 lavori discografici, Enzo è l’autore di molte sue canzoni, come nel disco “folk salentino”. Tante le canzoni di successo usate anche in colonne sonore di film famosi tra i quali “fine pena mai”, sono cantate in tutto il mondo. Con la sua Folk Band22 torna in tour con Technical Rider. Enzo Petrachi salirà sul palco del Festival de La Notte della Taranta con: Mariachiara Ferrari, cori; Gabriele Mazzotta, batteria; Giuseppe Schirinzi, basso; Michele Russo, chitarra; Salvatore Costantini, fisa e tastiere; Beniamino Capoccia, percussioni. A seguire l’esibizione di Antonio Amato Ensemble. Il gruppo nasce nel 2000 e il progetto originario prevedeva che la musica popolare fosse giustapposta alla musica classica in modo da creare un connubio raffinato ma allo stesso tempo autentico. Nel corso degli anni il progetto si è arricchito di altri punti di vista, allargandosi oltre i consueti confini pensando senza “etichette”. La musica come “comunicazione”, come flusso di pensieri sonori, come trepidazione con l’introduzione di ritmi dispari, echi esotici, contaminazioni, sound raffinato, arrangiamenti inconsueti. Antonio Amato è un artista eclettico, frontman del gruppo che per il Festival Notte della Taranta 2022 accoglie due ospiti sul palco esibendosi insieme a Fiorenza Calogero accompagnata da uno dei più grandi esponenti della chitarra battente, Marcello Vitale. La versatilità della voce, l’approccio sanguigno alla scrittura e l’espressività scenica fanno di Fiorenza Calogero una delle più profonde interpreti della canzone tradizionale italiana. Una profondità verticale che trapassa la terra natia – Napoli e la Campania – e spunta negli emisferi opposti, nelle selve, tra gli spiriti e i popoli che li abitano. Il gruppo è composto da: Antonio Amato, voce, chitarra e tamburello; Antonio Marra, batteria; Valerio Rizzello, tastiere e oboe; Nico Berardi, zampogna, charango, fiati e chitarra; Gianluigi Amato, voce e tamburello; Roberto Gemma, synth e fisarmonica; Giacomo Casciaro, mandola e mandoloncello; Mario Esposito, basso; Antonella Maggio, tamburello. E alla tappa di Lecce de La Notte della Taranta ci sarà anche l’iniziativa Libringiro. il progetto itinerante per la valorizzazione della bibliodiversità pugliese realizzato da APE-Associazione Pugliese Editori con il sostegno di Regione Puglia, Istituto di Culture Mediterranee, Polo Biblio – Museale di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese, Provincia di Lecce. Si compie grazie all’ApeBiblioCamper, il mezzo brandizzato con il logo di progetto e attrezzato per diventare una libreria mobile: fa tappa nei luoghi in cui si tengono eventi di rilievo, regionali ma anche sovra-regionali, in occasione dei quali la libreria può essere allestita anche con una selezione di volumi tematici inerenti i contenuti dell’evento (per esempio musica, cinema, folklore, ecc.) oltreché di interesse generale, valorizzando ulteriormente l’evento stesso a cui si affianca. Vuol essere così anche un’offerta letteraria per turisti e visitatori. L’ApeBiblioCamper di LibrInGiro continua a muoversi in questi giorni nel Salento, partecipando ad alcune tappe del Festival La Notte della Taranta. Prossimi appuntamenti saranno il 14 agosto a LECCE (piazza Libertini), giovedì 18 agosto a GALATINA (piazza Dante Alighieri) e domenica 21 agosto a CALIMERA (area mercatale). Con LibrInGiro Ape vuol mostrare un nuovo dinamismo, volto alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale costituito, appunto, dall’editoria pugliese, intesa sia in termini di “maestranze” editoriali che di autori talentuosi, già noti o misconosciuti, rimarcando le specificità storiche, antropologiche ed artistiche squisitamente regionali del settore. L’ApeBiblioCamper sarà in sosta nei pressi dell’area concerto e consentirà la consultazione, il prestito e l’acquisto dei volumi.  ... Read the full article
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iamacristoro · 2 years
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2.Marta e Ginevra:Mi piacerebbe stare in macchina con te
Marta e Ginevra hanno rispettivamente 17 e 23 anni:Ginevra ha speso tutto il suo primo stipendio in un nuovo microfono e dei nuovi strumenti,spera di vivere di musica;Marta fa ancora il liceo,da grande le piacerebbe diventare un’attrice e salire in macchina con Ginevra.
Sono solo conoscenti,quasi amiche o forse hanno solo paura di diventarlo.
Marta sogna.
“Certe volte mi chiedo come mai io mi ostini a venire in questa scuola se odio tutti e mi tutti odiano,letteralmente ho già cambiato classe 6 volte nel corso di 4 anni e nulla ha funzionato,ormai colleziono sezioni:punto di esser stata in almeno metà dell’alfabeto entro la fine dei cinque anni,ho grandi ambizioni.
Già,in effetti ho ambizioni fin troppo grandi,credo sia questo il motivo delle mie innumerevoli delusioni,ma se c’è una cosa che papà mi ha insegnato è che nella vita bisogna sempre guardare avanti,al futuro.
Ecco nel mio futuro io mi vedo attrice,una grandiosa attrice,ma non di quelle che girano il mondo,che vanno ai festival,che vincono gli Oscar e i David,che sono invitate in quelle stupidissime trasmissioni televisive nelle quali si parla di chi è venuto a letto con me,di chi mi ha criticato,di chi mi vuole morta,che lavorano con altri attori incredibilmente famosi;
no,non è questa l’attrice che voglio essere,io voglio rimanere nella mia terra,voglio partecipare alle feste di paese,voglio vincere l’amore e la gratitudine di chi decide di seguirmi,voglio partecipare ai video dei miei artisti preferiti,magari diventarci amica,senza gossip,voglio diventare l’idea di attrice,come direbbe Platone,fare il lavoro che amo con le persone che amo,senza troppe chiacchere,solo divertimento e felicità,che è ciò che dovrebbe essere in realtà l’ambizione di ogni ragazzo della mia età,modestamente.
La verità è che voglio fare il lavoro che amo con lei.
Ci siamo conosciute nelle 4 mura dell’aula di suono,avevo 15 anni,facevo il secondo,lei 20,faceva il quinto,l’avevano bocciata,per l'ingente numero di assenze che aveva fatto in quei due anni a causa della sua instabilità mentale,la realtà era che i suoi genitori erano così attaccati ai soldi che invece di portarla da uno psicologo preferivano farla rimanere a casa quando non stava bene.
Quell’anno ci saremo viste in totale 30 volte che seppur non consecutive sembrano esserlo state,probabilmente perchè ci incontravamo sempre nella stessa,incredibilmente cupa,aula di suono;eppure,credo di aver osservato ben poco di questa stupenda ragazza,ormai matura,dai capelli lunghi e neri,come gli occhi e lo smalto che indossava perennemente,tutto smangiucchiato per via dell’ansia che la mangiava da dentro,o forse anche per apparire una vera cantante po’ edgy;no,non la conoscevo,ero sicura che mi mancasse ancora molto da sapere su di lei,ero convinta che mi sarebbe mancata molto dopo la sua agognata maturità,e così è stato,però,ci siamo tenute in contatto,ci scriviamo anche abbastanza spesso in realtà,e pian piano anche lei ha scoperto molto di me.
Mi piacerebbe essere l’attrice in uno dei suoi video musicali,mi piacerebbe anche esserle amica.
Devo essere sincera,so che non è solo interesse professionale,quello che provo per lei,so che c’è qualcosa di più,ma credo di avere troppa paura per confessarglielo,vorrei continuare ad ascoltare la sua musica così come ora,senza troppe paranoie e sensi di colpa.
So anche che,però,c’è una cosa che desidero fin dalla prima volta che ci siamo viste,più di ogni altra cosa al mondo,che va oltre ogni dubbio che mi sia mai posta su di noi,desidero salire in macchina con lei e cantare a squarciagola fino a che i pensieri di entrambe non siano svaniti tra le nuvole.
Ho deciso,la prossima volta che annuncia un live glielo dico,glielo chiedo,poi come va va,al massimo prendo il motorino e la raggiungo.
Oggi è lunedì 9 maggio,mercoledì prossimo,il 18,c’è il concerto di Dodie in una città non molto distante dalla mia,ho tanta voglia di andarci ma non ho ancora preso il biglietto,non sono riuscita a trovare nessuno che abbia voglia di venirci con me e sinceramente non mi va di cantare ‘Would you be so kind’ da sola,credo che resterò a casa,in fondo sono certa che ci saranno altre occasioni con altre,nuove,persone.
Mentre mi rendo conto di quanto tempo ho perso nel perdermi nei miei insulsi pensieri invece di studiare mi arriva un messaggio,un suo messaggio: ‘mercoledì ci vengo io da Dodie con te,anzi,sei tu a venirci con me,ho già preso i biglietti,però ti dovrai assorbire il viaggio su quel catorcio che ho come macchina,che dici?ci sei?’
sono incredula,la mia teoria sul non conoscerla abbastanza si riconferma ancora una volta,non mi sarebbe nemmeno mai passato per l’anticamera del cervello che potesse ascoltare Dodie,e invece sto qui a fissare lo schermo in buffering da 15 minuti nella speranza che la stessa identica anticamera riesca a formulare una risposta sensata;
‘sì,mi piacerebbe stare in macchina con te’ è tutto ciò che riesco a digitare,invio.
Inizio a fare il countdown tutte le sere,sono felice e non vedo l’ora di ritrovarmi appoggiata al suo sedile,con le palpebre stanche che scendono”
Marta si sveglia
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goolden · 3 years
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comincio ad avvicinarmi (se già non ci sono dentro) all'età in cui la gente comincerà a chiedermi: "ma ti sei rifatta le labbra???"... mi sa che mi conviene portarmi sempre appresso un album di foto di quando ero piccola per dimostrare che ce le ho naturalmente così.
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punti-disutura · 3 years
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~ Feb 28, 2020: “Non ho le parole, per una volta non so cosa dire, se non essere qui, dirti rimani, dirti che ti voglio bene così come sei” “Perché a te ci tengo. Ecco, se rimani è meglio.”
~ Feb 29, 2020: “Grazie a te di quanto mi hai dato e mi stai dando. Per come possiamo parlare di tutto. Per come c’è trasparenza e rispetto” “Domani farò una foto per te. Quindi aspettami”
~ Mar 1, 2020: “Oggi è l’anniversario della prima volta che ci siamo scritti. Non era il 1 marzo ma era la domenica di carnevale, e io ero in montagna, e c’era un tempo coperto” “Oggi ho cambiato montagna ma il tempo è uguale e tu ancora sei nei pensieri e emozioni” “La foto è semplice, ma parla di te” “Volevo fotografarti una “clavicola di neve” come la prima volta” “Ma poi ho pensato a questo albero, che sembra secco, ma si spinge verso l’alto, e che secco non è” “Non volevo darti della “secca” :)” “Ma un po’ sì” “;)” “Tu come stai oggi?” “E adesso ti do un appuntamento per domani”
~ Mar 2, 2020: “Oggi vorrei regalarti questa poesia di un libro di una mia amica” “Ci ho visto dentro te” «Era tutto bianco e lento./ Io guardavo e guardavo./ È stato un momento,/ ma ho sentito davvero/ nevicare anche dentro.» “O forse ho visto te, in me”
~ Mar 3, 2020: “ciao”
~ Mar 4, 2020: “sono preoccupato, come stai?”
~ Mar 5, 2020: “oddio che bello sentirti” “(ti regalerò il libro allora)” “Cerco di fartene uno al giorno così lo aspetti e tieni duro”
~ Mar 6, 2020: «Ido no kurasa ni/ waga kao o miidasu (Ozaki Hōsai) Nel buio di un pozzo/ ravviso il mio volto» “Questo è da un libro di haiku” “(...) E se mi aspetti domani un altro regalo”
~ Mar 7, 2020: “Oggi invece andiamo nella pittura” [Lucas Cranach the Elder, Venus, 1532] “Di questo quadro mi piace il velo che non vela”
~ Mar 8, 2020: “Ti tengo per mano, amica preziosa” ”Comunque il pittore, cranach, è un grande” “Ha fatto cose stranissime”
~ Mar 10, 2020: “Ciao, un saluto. Come stai?”
~ Mar 12, 2020:  “ti mando un saluto anche oggi, con molta speranza”
~ Mar 14, 2020: “Io ti penso anche oggi” “Anche da questa situazione assurda” “Ti mando una foto semplice” “Del mio balcone”
~ Mar 15, 2020: “Io continuo a pensarti e oggi lo faccio con questa foto fatta tempo fa a Catania” “La mimosa pudica”
~ Mar 16, 2020: “io continuo a pensarti e a sperare di leggerti” “anche quando vedo una sola spunta, e spero, voglio sperare, che sia solo che hai il telefono spento”
~ Mar 17, 2020: “poi a volte la spunta singola si fa doppia, e io spero di vederla blu, magari oggi”
~ Mar 18, 2020: “o anche oggi”
~ Mar 19, 2020: “E oggi di prima mattina, o quasi” “Guarda che ti aspetto”
~ Mar 20, 2020: “Finisce una settimana in cui non ho avuto tue notizie. E intanto fuori c’è questa situazione assurda. Io mi aggrappo ai ricordi e ai pensieri sperando che un giorno tu torni a scrivere e io torni a leggerti. Ti voglio bene. Resta, se puoi”
~ Mar 22, 2020: “È domenica, e io spero di vedere queste spunte diventare blu.”
~ Mar 24, 2020: “Oddio. Oddio. Grazie. Che emozione” “Sto piangendo” “Io continuo. E spero che tu piano piano ti riprenda. Ti aspetto ogni giorno” “oggi ti regalo questa foto, che presenta crepe, sbarre e può far pensare a come stai ora. Ma la cosa più bella della foto, per me, è che c'è una luce che entra, e quella luce spero ti dia un po' di forza”
~ Mar 25, 2020: (…) “Tu mi hai insegnato a dare valore a ogni minuto, a ogni parola, a ogni attesa” “come stai oggi?”
~ Mar 27, 2020: “oggi ci vorrebbe una foto di speranza perché sono un po' giù anche io” “ti regalo questa perché è un luogo del cuore, la casa di campagna della mia famiglia”
~ Mar 28, 2020: “ecco! non ti fai mancare nulla, ma spunta blu!” “e i tubi?”
~ Mar 29, 2020: “Grazie di raccontarmi. Immagino la fatica per scrivere un messaggio così lungo. Immagino solo la fatica di ogni giorno. Se possiamo, non perdiamo la speranza, aspettiamoci”
~ Mar 30, 2020: “È sera. La giornata oggi è stata faticosa. Ieri ho fatto un autoritratto per provare una nuova macchina fotografica” “Te lo regalo”
~ Apr 1, 2020: “Ti mando un saluto. Io spero. Aspetto”
~ Apr 3, 2020: ”Oggi ho lavorato in balcone. Te lo mostro.”
~ Apr 5, 2020: “anche oggi, il mio ciao e il mio affetto” “oggi ti mando una foto di me che imbianco casa”
~ Apr 9, 2020: “mi manchi qui”
~ Apr 12, 2020: “Oggi sarebbe un giorno a proposito di resurrezione. Credenti o no, io ti penso” “Ti spero”
~ Apr, 15, 2020: “Passano i giorni, tu stai lottando, io ti sto aspettando”
~ Apr 16, 2020: “Ti aspetto”
~ Apr 20, 2020: “Sono molto preoccupato. Spero sempre in una spunta blu. Tieni duro. Io ti aspetto”
~ Apr 22, 2020: “non sai che emozione vedere un tuo like oggi sotto la mia foto”
~ Apr 23, 2020: "Vederti mettere dei like. Respiro”
~ Apr 24, 2020: “un saluto, oggi” (…) “come faccio a chiederti come stai?” “è un po' banale” “o ti faccio stancare a scrivere”
(…)
~ Apr 25, 2020: “Io ti aspetto così come sarai”
(…)
~ Apr 28, 2020: “un abbraccio, delicatamente ”
(…)
~ May 20, 2020: “eh, mi manchi in diversi organi” “inclusa la vista e l'udito”
~ May 25, 2020: “mi manchi ora.”
(…)
~ May 31, 2020: “Un piccolo abbraccio. Ora”
~ Jun 2, 2020: “Ogni volta mi salta un battito del cuore”
(…)
~ Jun 3, 2020: (…) “tu per me sei così. sei qui” “Lo sei”“Tu mi hai dato una fiducia che non dimentico” “e non faccio nemmeno battute stupide sull'averla data” (…)
~ Jun 4, 2020: (…) “il tuo corpo mi è sempre stato caro” “in una forma direi completa, personale, estetica, erotica, ordinaria, come campo di una lotta e come strumento di relazione” “e lasciami ridire anche questo "erotica" proprio ora che tu questo corpo non lo ami, o che ti dà un sacco di problemi e lo vedi con tutte le sue ferite” “è una cosa più profonda” “io voglio che tu conservi ai miei occhi la dignità di essere pensata e vista come donna, come bellezza, come piacere, come sensualità” “oltre il corpo, se si capisce cosa intendo” (…)
A questo e al tanto che ho volutamente omesso, alle parole sottintese e sospese con cui abbiamo annullato ogni pensabile e all'apparenza incolmabile distanza, all'Amicizia, al silenzio che mi ha inghiottito in quei lunghi interminabili mesi di semincoscenza e lungodegenza ospedaliera, alla lentezza che sai, alle scie delle lumache che la ricordano e rappresentano un po' il nostro procedere: paziente, non rettilineo, con mille incroci, ma che avanza; a chi aspetta e (si) sa aspettare, al teatro delle mie sofferenze, al palcoscenico del mio dolore, a quello spettacolo a porte chiuse di cui ti ho reso partecipe, a chi c'è stato a suo modo, all'oltre in cui ci ritroveremo, alle clavicole nella neve, alla neve e anche alle clavicole; alle parole che tempo addietro ho tanto disdegnato, respinto e dissacrato, alla disarmante semplicità salvifica di questa singolare ed insolita corrispondenza che solo oggi trovo il coraggio e la forza di ripercorrere, al pensarsi e alla trasparenza, all'onestà e alla sfrontatezza di dirselo sempre, al nostro “addio o arrivederci” sul quale rimaniamo sempre sospesi, alla naturalezza, alla schiettezza, a quella libertà di essere, quella stessa a cui tanto ambivo in questa vita terrena e di cui mi hai dato assaggio, all'accezione che ho sempre attributo al termine e a quella con cui mi hai sempre parlato, a quella fame di conoscenza dell'Altro, di sé e dell'Altro in sé e di sé nell'Altro, alle cose solo nostre che rimarranno tali e che terrò solo per me; a quel “mi viene da piangere solo a scriverlo, ma sarei in grado di farlo”, a quegli abbracci lunghi, desiderati, morbidi, mancati, di quelli che si sincronizzano i respiri, a quei “mi viene sempre un po' da piangere ma", a quel parlarne senza eluderLa mai, a quel “ti aspetto così come sarai” che ancora mi emoziona, a quel “in un certo senso tu sei per me “casa”, io so che a te posso mostrare tutto senza preoccuparmi di filtrare e spiegare”, ai tuoi regali peculiari ed estremamente originali (con lo specchietto retrovisore di una macchina rotto ritrovato per caso in quel di Milano per il mio ultimo compleanno ti sei superato!), al tuo ritrovare richiami e rimandi a sfumature di me in ogni cosa, persino nelle più piccole e insignificanti, a quelle lettere sulla soglia tra qui e l'oltre, a quell'“Io accolgo ogni tuo messaggio come se fosse l’ultimo e insieme come se fosse il primo”, ai “ti voglio bene nel silenzio e nelle grida”, alla tua “vicinanza inattesa” che ho sempre percepito, sentito e vissuto come un privilegio, ai confini e ai limiti inesistenti in quell'universo solo nostro a cui abbiamo saputo dare vita, al “quando leggo questi messaggi in cui ti racconti, io mi emoziono”, a quel “però se a volte senti di volerle affidare a qualcuno, di volerle lasciare partire, ecco io posso essere il qualcuno, posso essere il cielo in cui farle volare”, a quell'“ecco, sto pensando a questo di te: che il tuo farti sottile, ti fa anche essenziale, il tuo avvicinarti a una fine ti fa anche leggera e ti concentra su ciò che conta”, alla forza della nudità in tutte le svariate accezioni del termine, a quel “se e quando partirai, io ricorderò la data e vorrei nel tempo, elaborato il dolore, imparare a festeggiarla come festa della libertà”, a quel “io ci spero completamente, ma sono pronto ad accettare tutto da te, completamente”, al “tu per me vali per te, nuda o vestita, sana o malata, triste o felice, visiva o parolosiva”, all'aver abbracciato tutte le mie me senza (pretendere di) escluderne nessuna, non ponendomi mai alcuna condizione, ultimatum, imposizione di alcun genere e tipologia.  Al “volevo dirti una cosa che ho pensato stanotte: vorrei potere fare molto per te, essere una ragione per farti stare meglio, avere dei superpoteri, e invece l’unico super potere che ho è quello di essere impotente, di accettare questa impotenza, così come in un certo senso anche tu lo sei rispetto al tuo destino. Restare, esserci, senza sapere se ci sarà un domani e come. Se vedrò un like o una spinta blu. Restare senza paura (anche se ne ho), con umiltà.”
Perché avrei voluto e potuto riportare, ricordare, scrivere molto altro per quanto, per me, nulla sia mai realmente abbastanza, ma un grazie non saprei come dirlo e sarebbe riduttivo in questo e persino in quell'infinito e indefinito mondo dell'Oltre che sai, ma - pur non essendo nella mia indole farlo - sentivo di avere bisogno di rendere pubblica la mia umilissima gratitudine sperando, così facendo, che possa acquisire una valenza maggiore, un significato più ampio e potente. Perché hai portato inconsapevolmente un poco di quella leggerezza effimera e irraggiungibile che mi ha tenuto compagnia in quei giorni e non solo, quella stessa decantata e promessa da quei molti che si sono dileguati per i motivi più disparati, perché sei semplicemente rimasto nonostante tutti i "nonostante" pensabili e immaginabili, perché tu c'eri, inaspettatamente c'eri, con il tuo materasso di parole, concedendomi la privilegiata possibilità di guardare le cose attraverso i tuoi occhi, con quella tale semplicità sgombra di artifizi e convenzioni. Perché la mia irraggiungibile capacità di «rivestire di carne e di sangue l'idea della vita» può spaventare ed apparire respingente a chiunque, lo so, perché ho imparato a vivere sola dentro di me, ma essere mi pesa un po' meno se ci sei, M.
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artide · 2 years
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Angoli di casa e tramonti
32 notes • Posted 2021-04-18 17:50:19 GMT
#4
Un pensiero ricorrente preparando questo esame di filosofia è stato che si inizia troppo tardi a filosofare. Invece si potrebbe iniziare a confrontarsi con certi pensieri già dalle scuole medie se non addirittura elementari. Perché non provare a discutere delle grandi domande del mondo? Imparare il dialogo, l’arte del dubbio. Invece solo le certezze dei libri di testo che spesso alle medie sono talmente semplificati da contenere inesattezze. Penso che da questa impostazione si possa davvero creare cittadini migliori. Poi la matematica, quanta se ne fa? e si e no uno nella vita si ferma alle cose di prima e seconda media se non prosegue per gli studi scientifici. Serve per formare la mente? Ho sempre avuto i miei dubbi a riguardo, ha molte più evidenze sulla formazione della plasticità cerebrale lo studio della musica ad esempio. L’unica classe del musicale che ho avuto quest’anno non aveva paragone in capacità di attenzione, concentrazione, approfondimento, capacità di dialogo ed ascolto. Eppure educazione musicale sono due ore a settimana. Mah. Tre giorni di scrutini. La fine del primo anno di supplenza su materia. Questa scuola non mi convince.
34 notes • Posted 2021-06-06 19:21:00 GMT
#3
Oggi in supplenza, ho fatto vedere dieci minuti di un documentario nel quale un agricoltore spiegava il perché si dovesse cercare di preservare il suolo per l’impatto climatico e la possibilità che ha esso di incamerare Co2. Nessuno degli studenti aveva mai sentito parlare di questo eppure nell’ora precedente termini come monocultura, deforestazione erano loro bocca. Ho riflettuto molto su come vengano proposti spesso certi contenuti, semplificati in una maniera disarmante e fondando dunque poi una conoscenza senza un perché strutturato che la sostenga. L’annoso problema della scuola funzionalista o no. Ho assistito a tanti 9 di questi studenti dodicenni mentre presentavano dei power point luccicanti con un verbale che sembrava di essere in una Ted Talk e al primo perché non saper rispondere. Ho sempre più l’idea che seppur si parli di abolizione della lezione frontale, di flipped classroom di apprendimento tra pari, non bisogna perdere d’occhio che anche in questi modi puoi riempire le teste piuttosto di renderle ben fatte, cambia solo la forma di come purtroppo si veicolino con leggerezza contenuti che poi si imprimono nella memoria e formano essi stessi un modo di pensare acritico e verticale. Ennesimo pensiero che questa scuola in pochi anni che ci sono dentro la vedo sempre peggio e fatico a pensare di fare un concorso per un posto fisso. Mi vengono i brividi.
41 notes • Posted 2021-11-17 12:24:58 GMT
#2
Dobbiamo urgentemente chiederci che fare di questo corpo che sopravvive.
55 notes • Posted 2021-12-03 22:53:44 GMT
#1
Il dramma di questa situazione non sono i morti ed i contagi, perché per quanto ci si possa sforzare, igenizzare, restringere, vietare, curare vaccinare, la morte farà il suo corso, più veloce o più lento ma lo farà. Il dramma di questa situazione è per chi rimane il non aver concessa alcuna possibilità di lamentarsi, di stare male, di non poter esprimere un disagio sottile che lentamente li sta logorando. Ho pensato allo stesso discorso fatto ai bambini di fronte al piatto ancora pieno: mangia perché c'è qualcuno che non può mangiare. Piuttosto che cogliere il non appetito come un segnale lo si prende come un capriccio, si colpevolizza con la frase risolutiva che bisogna farlo, o si deve perché. Di fronte ad un anno dove non si è vissuto per non morire, alla mancanza di una ormai regolazione emotiva e a commuovermi di fronte a dei visi in dad senza mascherina, perché in cinque mesi di scuola non avevo mai visto alcuni allievi in faccia, mi viene da dire che sono stanco, stanco che non si veda il disagio di chi rimane, dei ragazzi che hanno subito enormi danni psicologici e, al di là dei sussidi e delle indennità e mai che abbia sentito parlare di interventi volti a migliorare il benessere psicofisico e sociale di chi, i danni del virus gli sta subendo nonostante i tamponi negativi. Ogni giorno bollettini di morti, di ricoveri, di dimessi di storie strappalacrime di coppie di anziani, di eroi ma a me fa più paura ciò che non si sente, ed è censurato per paura, non legittimato ad esistere, storie d'amore mai iniziate, di tagli ai polsi, di porte sfondate a craniate, di disturbi del comportamento evidenti e notevolmente peggiorati. Mi fa paura l'esercito pronto a giudicare una lamentela, con il sadismo di sentirsi più forti e dalla parte del giusto. Crollerà primo o poi questa sicurezza sbruffona da leone da tastiera e da giustizia sommaria.
Eppure niente faceva pensare che... Questa frase vale per chi muore, ma anche per chi resta.
59 notes • Posted 2021-02-05 21:25:14 GMT
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wingsliberty1995 · 3 years
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NINA LA BAMBINA DELLA SESTA LUNA
La bambina della Sesta Luna è un romanzo per ragazzi della scrittrice veneziana Moony Witcher,
primo volume della serie La bambina della Sesta Luna pubblicato il 31 gennaio 2002.
La bambina della Sesta Luna (31 gennaio 2002)
Nina e il mistero dell'Ottava Nota (14 gennaio 2003)
Nina e la maledizione del Serpente Piumato (22 settembre 2004)
Nina e l'Occhio Segreto di Atlantide (2005)
Nina e il Numero Aureo (24 ottobre 2012[5])
Nina e il potere dell'Absinthium (14 maggio 2014[6])
Nina e l'Arca della Luce (15 febbraio 2017)
La serie è nettamente divisa in due parti: la prima, composta dai primi quattro libri,
si focalizza sulla ricerca che Nina e i suoi amici fanno per trovare i quattro Arcani (i quattro elementi)
per liberare i pensieri dei bambini, mentre gli ultimi tre sulla ricerca dei numeri che compongono il Numero Aureo, che mantiene l'armonia nell'universo.
I primi quattro libri sono stati raccolti due volte in un unico volume:
la prima il 6 dicembre 2005 con il titolo Nina. La bambina della Sesta Luna - Tutta la storia;
la seconda il 23 aprile 2014 con il titolo Nina.
La ricerca degli Arcani – Tutta la storia, in concomitanza con la nuova edizione dei libri della serie, pubblicati con la copertina rinnovata.
Durante la pubblicazione della serie sono usciti altri libri di corredo.
Il club di Nina (2005)
L'alchimia di Nina (2006)
La bambina della Sesta Luna. Diario segreto (2006)
Parola di Nina! (2006).
voglio parlarvi di una saga della mia infanzia come avete visto dal titolo voglio parlarvi di Nina la bambina della sesta Luna una saga composta da 6 libri in totale,
e una saga fantasty che parla di alchimia, ma anche di amicizia e di amore, parla della lotta del bene e del male, della crescità che facciamo ognuno di noi e delle
scelte che prendiamo, quando ero diciamo più piccola mi e stato regalato il primo libro devo dire che ero molto emozionata,essendo una che ama i libri quando mi regalano
un libro mi emoziono, devo dire che ero molto curiosa non conoscevo l'autrice ma piano piano leggendo il primo libro mi e piaciuto davvero tanto, infatti alla fine
ho preso i primi quattro purtroppo non ho gli ultimi tre perchè crescendo non ho più seguito l'autrice e pensavo che il libro era finito con il quarto, poi passano gli
anni nel 2012 e uscito il sesto e alla fine ne usciti altri due, io non lo sapevo infatti credevo che quello che avevo era l'ultimo, devo dire che ero rimasta un po
sorpresa ma poi tramite internet ho dato un occhiata a come finisce, sicuramente non so quando prenderò gli ultimi che mi mancano, comunque parlando della saga
la saga e una saga bellissima, la storia ti coinvolge fino alla fine devo dire che non ti annoia mai, infatti da bambini quando lo leggevo passavo ore a leggerli e li
finivo subito,la storia e molto interessante nel libro si trovano anche dei simboli che sono simboli alchemici che compongono delle frasi infatti mi ricordo da piccola
che prendevo l'alfabeto che trovate nel libro, lo prendevo e cercavo subito il significato dei simboli in più ci sono vari disegni diciamo della storia, disegnati
molto bene che ti danno una spinta in più ad entrare nella storia, più la storia va avanti più ti piace ci sono momenti belli ma anche momenti tristi che ti fanno
un po piangere, anche momenti che ti fanno riflettere. Mi ricordo che quando ero piccola sognavo quei mondi adesso sono diventata più grande
infatti i libri non li leggo più, ma li tengo custoditi nel mio cuore e sono quel genere di libri che non butterò mai,sono passati anni ma sono ancora li pronti per essere
usati magari in futuro quando avrò dei figli oppure rimarranno un piccolo ricordo piacevole della mia infanzia.  Alla fine voglio dirvi che consiglio questa saga, credo
che i bambini a cui piace il fantasy e che magari vogliono leggere dei libri che parlando di quello consiglio di leggerli, magari quelli che hanno la mia età li trovano
noiosi perchè comunque sono stati scritti per un pubblico diciamo piccolo dai 10 anni in su quindi per quelli che hanno dai 20 in su ma anche 15 in su non li trovano
interessanti poi può essere anche una questione di gusti perchè penso comunque che i libri non hanno un età quindi se avete voglia anche chi a la mia età potete andare
a cercarli perchè sono molto carini e leggeri quindi alla fine consiglio a tutti se magari il genere o la trama vi piace di leggerli perchè meritano molto, anche per
staccare solo per un paio di minuti la testa dal mondo che ci circonda.
Prima che mene dimentico volevo dirvi che i libri li trovate forse nelle librerie anche se non e semplice perchè sono usciti parecchi anni fa, quindi forse non ci sono
ma se non li trovate nelle librerie sicuramente li troverete su Amazon o su Ebay li sicuramente li troverete.
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corallorosso · 3 years
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La condanna a morte di cui si discute in Giappone Il tribunale di Tokyo ha condannato a morte Takahiro Shiraishi, l’uomo soprannominato dai giornali giapponesi “il killer di Twitter”, per aver ucciso e fatto a pezzi nove persone, otto delle quali conosciute e adescate sui social network. Tra l’agosto e l’ottobre del 2017 Shiraishi aveva contattato alcune persone che avevano espresso pensieri suicidi su internet e le aveva attirate nel suo appartamento a Zama – una cinquantina di chilometri a sud di Tokyo – con il pretesto di aiutarle a morire. Il caso di Shiraishi sta facendo discutere per la crudezza dei suoi omicidi e il ruolo che hanno avuto i social media nella vicenda, ma ha anche aperto un dibattito rispetto agli spazi in cui si può chiedere aiuto se si sta pensando al suicidio, che in Giappone è un problema diffuso. Shiraishi era stato arrestato dalla polizia il 31 ottobre del 2017, a 27 anni, dopo che nel piccolo appartamento dove viveva da pochi mesi erano state trovate due teste umane e pezzi di cadaveri in stato di decomposizione, conservati in vari frigo portatili o dentro delle scatole. Nel loft di 13,5 metri quadrati vennero trovate in totale 240 ossa appartenenti a otto donne e un uomo, tra i 15 e i 26 anni, che Shiraishi aveva drogato, violentato, strangolato e fatto a pezzi. Shiraishi era stato accusato formalmente nel settembre del 2018 e la condanna a morte è arrivata dopo 23 udienze. Shiraishi disse poi alla polizia di aver ucciso le altre persone, contattate su internet, per paura che lo avrebbero denunciato per le violenze sessuali subite, e di aver «fatto a pezzi i cadaveri nel bagno per distruggere le prove». Aggiunse di aver «gettato la carne e gli organi nella spazzatura» ma di aver «conservato le ossa per paura di essere scoperto». (...) Durante il processo, iniziato il 30 settembre, Shiraishi si è sempre dichiarato colpevole: aveva confessato gli omicidi e spiegato agli investigatori di aver ucciso le nove persone «per motivi di denaro» e «per soddisfare i suoi desideri sessuali, senza alcun consenso», aggiungendo che nessuna di loro voleva davvero morire. (...) Martedì i giudici hanno stabilito che le persone non potevano in alcun modo aver dato il loro consenso a essere uccise, anche perché durante gli interrogatori Shiraishi aveva detto che mentre lui le strangolava loro opponevano resistenza (secondo la difesa, erano «riflessi condizionati»). Secondo i giudici, che hanno descritto gli omicidi come «estremamente violenti», mentre uccideva le persone Shiraishi era inoltre pienamente lucido, come avevano dimostrato cinque mesi di perizie psichiatriche.(...) Il Post
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ambrenoir · 3 years
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Le 40 regole di Umberto Eco per parlare (e scrivere) bene l'italiano.
(piccolo omaggio a un grande maestro)
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usi quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
(da: Umberto Eco, La Bustina di Minerva, Milano, Bompiani, 2000)
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