Tumgik
#qualcosa di spiritoso
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The George Floyd Memorial — Minneapolis, Minnesota
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noneun · 1 year
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Barzellette artificiali
Negli esperimenti di conversazione con ChatGPT, si nota sempre un pessimo senso dell'umorismo. Ad esempio:
Raccontami una barzelletta
C'era una volta un contadino che aveva tre capre. Un giorno, le tre capre decisero di scappare dal recinto del contadino e si arrampicarono su un albero. Il contadino, preoccupato di non riuscire a prenderle, decise di chiamare il pompiere per aiutarlo. Quando il pompiere arrivò, chiese al contadino dove fossero le capre. Il contadino gli rispose: "Sono sull'albero, ovviamente!". Il pompiere, un po' perplesso, gli chiese: "Ma come faccio a prenderle, sono capre volanti?". Il contadino, con un sorriso, rispose: "Ah, no, sono solo capre stupide!".
Se gli si fa notare che non fa ridere
Non fa ridere, rendila più divertente
Va bene, provo a cambiarla un po'. C'era una volta un contadino che aveva tre capre. Un giorno, le tre capre decisero di scappare dal recinto del contadino e si arrampicarono su un albero. Il contadino, preoccupato di non riuscire a prenderle, decise di chiamare il pompiere per aiutarlo. Quando il pompiere arrivò, chiese al contadino dove fossero le capre. Il contadino gli rispose: "Sono sull'albero, ovviamente!". Il pompiere, un po' perplesso, gli chiese: "Ma come faccio a prenderle, sono capre volanti?". Il contadino, con un sorriso, rispose: "No, no, non sono capre volanti. Sono solo capre stupide che si sono arrampicate sull'albero perché hanno pensato che fosse un campo da golf!".
Con risultati evidentemente pessimi.
Allora ho provato a dargli una traccia:
Scrivi una barzelletta su un dinosauro che non crede che quel meteorite che si vede in cielo possa fare grossi danni perché lo vede molto piccolo.
C'era una volta un dinosauro che stava guardando il cielo e notò un meteorite che si stava avvicinando alla Terra. "Oh, non c'è bisogno di preoccuparsi" disse il dinosauro ai suoi amici "Quello non può causare alcun danno, è troppo piccolo per farlo". Ma proprio mentre il dinosauro stava parlando, il meteorite colpì la Terra causando un'enorme esplosione. "Be', questo mi insegna a non giudicare un meteorite dalle dimensioni" disse il dinosauro, un po' imbarazzato.
Un risultato decisamente migliore, aggiungendo anche una malizia che non c'era nella mia richiesta.
Quando gli ho scritto proprio su cosa doveva basarsi la battuta finale:, il risultato è stato questo:
Scrivi una barzelletta in cui la battuta finale si basa sulla somiglianza fra le parole "capello" e "cappello".
C'era una volta un uomo che si era appena tagliato i capelli e ne aveva lasciato uno lungo davanti alla testa. Si mise in testa di indossare un cappello per nasconderlo, ma non appena se lo mise, la sua amica scoppiò a ridere. "Che c'è?" chiese l'uomo, un po' imbarazzato. "Sembra che tu abbia messo il cappello su un capello!" rispose la sua amica, scoppiando a ridere ancora di più.
Insomma non un suggerimento particolarmente spiritoso, quindi non mi potevo aspettare chissà che barzelletta divertente.
Così, alla richiesta invece di scrivere la barzelletta migliore che conosca, nonostante il superlativo, non ha risposto sempre con la stessa barzelletta. Per cui ne riporto due:
Raccontami la più bella barzelletta che conosci
C'è un uomo che va in un bar e ordina una birra. Il barista gli porta la birra e l'uomo dice: "Posso avere una barzelletta, per favore?". Il barista risponde: "Certo, cosa vuoi sentire?". L'uomo dice: "Qualcosa di divertente, ma non troppo difficile da capire". Il barista pensa per un momento e poi dice: "Ok, allora ti racconto questa: c'è un uomo che entra in un bar e chiede una birra". L'uomo guarda il barista con aria confusa e dice: "Ma questa non l'ho già sentita?". Il barista risponde: "Sì, ma non l'hai capita!".
C'era una volta un elefante che era così sbadato che un giorno, mentre camminava, inciampò e cadde in una pozzanghera. Quando finalmente riuscì a tirarsi fuori, si accorse che aveva perso una delle sue enormi orecchie. "Oh no!" esclamò "Adesso sono sordo!" Ma proprio in quel momento un topo gli passò accanto e gli disse: "Non essere sciocco, elefante, sei solo metà sordo".
Nonostante la seconda sia più comprensibile, trovo interessantissima la prima.
Chiaramente non potevo non chiedergli la peggiore freddura che conosca. Ottenendo una risposta molto articolata, nel quale tiene conto anche della sensibilità delle persone nei confronti di animali estinti, ma sempre con una battuta pessima:
Raccontami la peggiore freddura che conosci
Non sono sicuro di conoscere delle freddure particolarmente brutte, poiché le freddure sono solitamente considerate dei divertenti giochi di parole e non hanno l'intento di offendere o ferire qualcuno. Tuttavia, se stai cercando una battuta sarcastica, potrei raccontarti questa: "Perché i dinosauri non hanno mai usato l'ombrello? Perché sono estinti!". Si tratta di una battuta che fa riferimento alla scomparsa dei dinosauri e che potrebbe essere considerata un po' crudele da alcune persone. Ma, come ho detto, non sono sicuro che sia la peggiore freddura che conosco.
Se dovessi scommettere su quale sia un segno evidente che le intelligenze artificiali siano veramente diventate intelligenti, beh questo sarebbe la creazione di barzellette originali divertentissime.
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susieporta · 2 years
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PROBABILMENTE NON MERITO AMORE
Spesso si cade nella trappola di pensare di non meritare l'Amore.
Come se l'Amore fosse un oggetto, un premio che qualcuno può decidere di darci oppure no, in base a quello che facciamo.
Purtroppo questo è quello che succede da bambini.
Abbiamo bisogno di Amore, apprezzamento e riconoscimento dai nostri genitori, quando siamo piccoli, per sviluppare la nostra Essenza e crescere.
Ma cosa succede in realtà?
Succede che, non avendo ritrovato loro stessi la loro Essenza, difficilmente riusciranno a permettere di sviluppare la nostra.
Ecco che ci viene insegnato che per ricevere Amore dobbiamo "fare" qualcosa.
E, di solito, è qualcosa che non fa parte di noi stessi e quindi presuppone che cambiamo.
C'è a chi è stato insegnato che per ricevere Amore deve sempre essere allegro, spiritoso e intrattenere gli altri. Ed ecco che gli altri lo vedranno solo per questo ruolo di "pagliaccio" e non per quello che è realmente.
C'è a chi è stato insegnato che per ricevere Amore deve sempre fare doveri, essere responsabile e attento ai bisogni di tutti. Più fa, più dà priorità a tutto, tranne che a se stesso, più avrà affetto... Ed ecco la sua delusione e la sua frustrazione.
C'è a chi è stato insegnato che per ricevere Amore deve sempre essere il migliore, riuscire in tutto. Voti alti, tanti soldi, tanti beni materiali e tante lodi, anche a costo di fare cose sbagliate per averle...
C'è a chi è stato insegnato che per ricevere Amore deve sempre farsi da parte, essere silenzioso e non disturbare, perché papà è stanco, perché la mamma si arrabbia ecc. Ed ecco che questa persona si sentirà un peso e imparerà a non far sentire troppo la sua voce e i suoi diritti.
L'Amore non si merita.
Non è qualcosa che qualcuno ti può dare o ti può negare.
E, soprattutto, non dipende da quello che fai o non fai.
E' ora di riprendere in mano la propria vita e permettere alla tua Essenza di svilupparsi.
Perché l'Amore è lì dentro. Ed è infinito.
Ecco che non avrai più bisogno di fare qualcosa, di cambiare e di rinunciare al tuo sentire.
Perché certi automatismi scompariranno così come sono arrivati.
E perché non avrai più bisogno di Amore. Lo sentirai sgorgare dentro di te, ogni giorno.
Roberto Potocniack
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raffaeleitlodeo · 2 years
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Abbandona le illusioni preparati alla lotta.
“Scusa ma di che lotta stai parlando?”
Qualche giorno fa la rivista operaviva ha pubblicato un mio testo
https://operavivamagazine.org/abbandona-le-illusioni/?fbclid=IwAR2p7k9665_v2dNnR1RTN8UfEv7qmO831r1p8gMzsXrxHgFFoHOUoyGda9A
La frase del titolo non è mia, ma di Mao Zedong, e confesso che la mia intenzione era leggermente ironica. Ma ho dimenticato che il presidente Mao non è più tanto conosciuto come era ai tempi in cui ero studente. A quel tempo, pur non essendo maoista citavo spesso Mao per fare un po’ lo spiritoso. Credo che Martina abbia capito, e infatti mi ha risposto per prendermi un po’ in giro amaramente e cortesemente: ”Ok, da dove cominciamo?”
Molti invece (e li ringrazio) mi hanno preso sul serio e mi hanno chiesto in vari modi: potresti spiegare meglio cosa vuol dire prepararsi alla lotta?
Eccomi.
Credo che tutti abbiano capito o almeno intuito che stanno per arrivare tempi ancor più oscuri di quelli che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni.
Il fascismo ritorna, dicono i nobili amici della sinistra, che chiamano a reagire, e avvertono che i vincitori probabili si preparano (addirittura) a stravolgere la costituzione.
Ma di che costituzione stanno parlando? Quella che all’articolo 11 dice che l’Italia ripudia la guerra? O quella che all’articolo 41 dice che l’impresa privata è legittima fin quando non entra in contrasto con l’interesse pubblico? Quella costituzione non esiste più se non sulla carta, perché a nulla serve la legge se non c’è la forza per imporne i contenuti. Quella forza è stata distrutta (anzitutto dalla sinistra) ormai da qualche decennio.
Non intendo affatto minimizzare il disastro del fascismo che ritorna anche in Italia dove è stato inventato. Lo vediamo ruggire dovunque, il fascismo di ritorno: dall’India del razzismo induista, alla Russia stalino-zarista all’Ucraina di Zelenskyy, dall’America di Trump al Brasile dove un folle incendia la foresta amazzonica.
Facciamocene una ragione: il fascismo dilaga dappertutto, ma forse è qualcosa di diverso dal fascismo di un tempo, che era euforia aggressiva di popoli giovani che volevano espansione economica e conquiste coloniali, e si armavano per questo prima di precipitare nell’abisso degli anni quaranta.
Ora è diverso: si tratta della demenza di un’umanità senile, spaventata della “contro-invasione” di migranti giovani che minacciano la superiorità razziale bianca. Si tratta dell’esercizio isterico di un’aggressività senza energia. Geronto-fascismo chiamiamolo così, anche se molti suoi leader e suoi elettori sono in giovane età.
Purtroppo il geronto-fascismo dispone di armi micidiali che possono distruggere tutto, e lo stanno distruggendo.
Occorre preoccuparsi? Non so, io direi che occorre prepararsi a vivere come alieni in un pianeta che non è più riconoscibile, e come saggi in un pianeta popolato da dementi.
Quello che si è scatenato è un cataclisma di magnitudo molte volte superiore a tutti i cataclismi che abbiamo conosciuto.
Al convegno di Comunione e liberazione hanno applaudito con lo stesso entusiasmo la sovranista Meloni e il pilota automatico Draghi.
Perché? I due hanno detto cose diverse, apparentemente opposte, ma questo non cambia niente. Il rabbioso nazional-sovranismo promette sconquassi ma si piega disciplinato alla regola automatica della banca. Chi non l’ha capito continua ad accalorarsi inutilmente.
La mia preoccupazione non è Giorgia Meloni, ma il crollo di interi comparti del sistema industriale europeo provocato da una guerra criminale in cui l’Europa ha tutto da perdere e lo sta perdendo. E’ l’inflazione che schizza in alto mentre i salari sono bloccati, la disintegrazione delle strutture pubbliche che hanno fin qui sorretto la vita civile.
Il cataclisma in arrivo: temperature infernali, fiumi in secca, scarsità di risorse alimentari e di gas, mancanza di energia elettrica, e soprattutto di energia nervosa, depressione di massa e demenza aggressiva. E’ il risultato inevitabile di quaranta anni di privatizzazione generalizzata e di precarizzazione del lavoro e della vita.
Il Geronto-fascismo Meloniano vuole che le donne riprendano a fare figli per la patria, innocenti da gettare nella fornace di temperature impossibili, in un pianeta da cui sta scomparendo l’acqua.
E’ questo lo scenario che ci aspetta, non il fascismo.
I fratelli d’Italia vogliono fare la guerra contro il caos senza sapere, poveretti, che chi fa la guerra al caos non può che perderla, dato che il caos si alimenta della guerra.
Perderanno, perderanno presto. Ma intanto avranno distrutto quel poco che rimane della civiltà.
E allora di che lotta stiamo parlando? Ci saranno rivolte di massa, scioperi a oltranza di settori come i ferrovieri o i portuali inglesi ma difficilmente riusciranno a fare fronte comune, ci saranno folle impazzite dalla rabbia e dalla fame, ci saranno conflitti armati tra le risorte nazioni europee.
Ma nessuna rivoluzione potrà fermare la barbarie, perché la volontà umana ha perduto il comando sull’evoluzione.
Quella che si prepara è un’oscillazione gigante del pendolo della storia, un’oscillazione che porterà l’umanità fuori dalla storia del capitale. Ma non sarà la rivoluzione che renderà governabile il cataclisma-oscillazione.
Sarà la diserzione.
Disertare è la lotta che ci aspetta.
Disertare la guerra, prima di tutto. Disertare la guerra che divampa e divamperà sempre più largamente, perché quando il nazionalismo contagia la mente collettiva la guerra si prepara in ogni nicchia.
Disertare il lavoro salariato che tanto non serve più per sopravvivere, ma serve ad alimentare una crescita che devasta il pianeta e arricchisce solo una piccola minoranza.
Disertare il consumo di tutte quelle sostanze che come la plastica devastano l’ambiente e la mente. Alimentare comunità indipendenti che abbandonano il pianeta in fiamme (per andare dove? a questo ci penseremo).
Disertare la politica, arte inutile incapace di comprendere, e di governare.
Disertare la procreazione per non rovinare la vita di chi per sua fortuna non è ancora nato.
Ecco la lotta che ci aspetta.
Scappiamo, nascondiamoci, non investiamo energia in una gara che abbiamo già perso tutti, mettiamoci al sicuro in comunità solidali e frugali.
E ricordiamo che quando si fugge non ci limita a fuggire. Si cercano nuove armi, nuove forme di autodifesa e di attacco, si cercano radici da mangiare e semi da piantare, e forse un altro pianeta perché questo ci ha stufato.
- Franco Berardi - Bifo, Facebook
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deadlyneko-chan · 2 years
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Non preoccuparti, ci sono io qui per te
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PARTE 3
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Leo: Ora gattina non preoccuparti più! Splinter ha dato il suo consenso che puoi rimanere con noi e far parte della nostra famiglia! Inoltre sarà meglio farti mangiare qualcosa! Infondo non mangi da ben 3 giorni di fila!
Mi si sgranarono gli occhi scioccata alle sue ultime parole... senza mai distogliere lo sguardo dal suo, avevo dormito per bene tre giorni...
Tsukiko: * Ora capisco perché non c'era nessuno in laboratorio a tenermi d'occhio e le parole di Mike su di Leo che ogni tanto veniva a controllarmi e che hanno obbligato Donnie a riposarsi un po' avevano molto più senso adesso. Soprattutto quando Mike mi guardava in quel modo come se avesse visto un fantasma... Aspetta un minuto! Come mi ha appena chiamata ?!!! *
Tsukiko: G-Gattina ?! P-Per tre giorni!!!
Non potevo fare nulla tanto che ero ancora tenuta in stile sposa da Leo, dal caldo che sentivo sul viso dovevo essere rossa più della maschera di Raph.
Tsukiko: S-Scusami puoi mettermi giù... Ehm!
Leo: Pero sin duda Hermosa, comunque sono Leonardo o Leo ma, tutti mi chiamano Neon Leon o Campione! Sono il secondo più grande e lo spiritoso del gruppo! Le mie battute: accendono la squadra! Giusto ragazzi ?
Mi sono coperta la bocca per non ridere alla risposta silenziosa dei suoi fratelli alla sua domanda, ma deve aver notato la mia battaglia perché mi sorrise divertito, facendomi un altro occhiolino che mi fece arrossì ancora di più e mi mise dolcemente a terra. Risposi al suo sorriso con uno timido, tenendoti al suo piastrone per la cara vita per via delle mie gambe tremanti. Ero sicurissima che se avessi molato la pressa le gambe avrebbero ceduto ma, con mia sorpresa Leo mi avvolse un bracci intorno ai fianchi aiutandomi. Quando ho alzato lo sguardo sul suo ho notato che ero quasi alla sua stessa altezza, mi mancavano solo pochi centimetri, e mi sono ricordata che anche Donnie mancavo pochi centimetri. Quindi dovevo forse ero alla stessa altezza di Donnie o forse ero più bassa di Leo di soli 3 centimetri.
Tsukiko: Scusami se ti sto usando come supporto ma, adesso capisco perché sento le gambe così scoordinate. Oltre al fatto di avere le gambe non più dritte ma piegate come quelle feline, inoltre la mia altezza è aumentata. Prima ero alta 1,45 cm adesso penso di essere 1,68 cm... Dovrò allenarmi parecchio per abituarmi alla mia altezza e alle mie nuove gambe e anche alla mia coda... E cos'è questa cosa della G-Gattina! * Se mi chiami così il mio povero cuore non durerà a lungo!!! *
Leo mi guardò dritto negli occhi, con un il suo classico sorriso da flirt, stringendo il braccia che aveva intorno alla mia vita.
Tsukiko: * Cuore mio resisti!!! Come puoi essere così bello e così provocante allo stesso tempo! Dannazione com'è ingiusto!!! So già che il mio povero cure non resisterà a lungo... *
Leo: Mm! Giusto non devi essere abituata ai soprannomi. Beh! Adesso non ti preoccupare ti farò abituare come gli altri!
Mi fece un altro occhiolino e nascosi il viso nel suo piastrone per nascondere il mio viso arrossato e l'espressione di fangirl che mi si forma sul viso.
Leo: Inoltre non ho avuto la possibilità di vederti quando eri ancora umana ma, devo dire che la forma che vedo è un piacere per gli occhi. Quindi abituati gattina a sentire tanti flirt e soprannomi da parte mia almeno. E inoltre mi sembra adatto infondo sei una gatta.
Donnie: E qui ti fermo mio caro fratello, si vede lontano un miglio che è un Panthera uncia Schreber.
Tutti quanti si girarono verso Donnie con sguardi persi, anche io rivolsi il mio sguardo su Donnie ma, brillante ed eccitato! Ero mutata nella mia specie preferita di felino ma, a parte me e Donnie gli altri lo guardarono con aria persa. Al quale Donnie rispose con un sospiro esasperato, con uno sguardo rivolto verso di me che diceva chiaramente * guarda con chi ho a che fare *, gli feci un sorriso comprensivo ridacchiando un po' divertita dalla situazione.
Donnie: O per voi conosciuto come Leopardo delle nevi.
Tutti rimassero in silenzio, digerendo le informazioni, mentre un sorriso ancora più ampio mi si formava sul viso.
Tsukiko: * Si~!!! Sono un Leopardo delle nevi, un predatore in ambienti estremi, uno dei tanti felini classificati come pericolosi dagli umani. Posso sicuramente aiutare le tartarughe adesso ma... prima devo imparare a camminare, secondo che sicuramente con l'aiuto di Donnie devo capire i miei limiti e le mie abilità, poi la terza cosa convincere Splinter ad allenarmi come ha fatto con le tartarughe... *
Appena finito la mia pianificazione ho visto gli occhi di tutti rivolti di nuovo su di me, per il disaggio, istintivamente mi sono avvicina al piastrone di Leo.
Tsukiko: Cosa ?
Donnie: È solo strano vedere una persona non uscire di testa per essersi svegliata in posto strano, aver scoperto che non è più umana ma un mutante e... Inoltre stai sorridendo in un modo molto inquietante dopo che ti ho detto in cosa sei mutata.
Tsukiko: Lo sai... Come ho detto prima grazie alla mia mutazione sono finalmente libera di vivere davvero... Ovviamente capisco le implicazioni che ci sono dietro questa mia situazione. Tipo non essere vista dagli umani, non uscire durante il giorno e sinceramente mi va bene lo accetto. Inoltre sono mutata nella mia specie felina preferita! Come non posso sorride a questo! Pensala in questo modo potevo essere mutata in un... ragno, in un pesce o chi sa cos'altro di disgustoso ma, no! Sono un Leopardo delle nevi e lo adoro!!!
Ho rivolto al gruppo un sorriso raggiante, che gli fece zittire e guardarmi per alcuni secondi come se avessi due testa, prima di lasciarlo cadere. Poi ho sentito una mano sulla mia coscia e abbassai lo sguardo verso il baso e trovai Splinter che mi sorrideva, che mi guardava in modo... paterno, cosa che mi fece irrigidire per alcuni secondi prima di calmarmi e mi tornassero le lacrime gli occhi, che lascia cadere mentre ricambiavo il sorriso e appoggiavo la mia mano sulla sua.
Splinter: Ora sarà il caso di presentarti il resto della tua nuova famiglia.
Raph: Io sono Raphael o in breve Raph, sono il figlio più grande e il leader del nostro gruppo i Mad Dogs.
Donnie: Donatello o Donnie, Don, D o Genio. Sono il terzo, la mente e inventore del gruppo.
Mike: Io e te ci siamo già presentati ma io sono l'anima del gruppo e il cuoco dell'intera famiglia!!! E! Se vuoi posso essere il tuo primo amico! E anche il tuo primo migliore amico!
Tsukiko: Sarei onorata ad essere la tua migliore amica Mike, come lo sarei di tutti quanti voi, come mi sento onorata e felice di far parte della vostra famiglia.
Leo mi lasciò andare la vita ma, prima che potessi cadere mi trovai travolta da un'abbraccio alla Mike, con un enorme sorriso sul viso, mentre ricambiavo l'abbraccio lo sentì saltellare sui piedi per l'eccitazione. Cosa che mi fece ridacchia e stringermi più forte contro di lui, con altre lacrime che mi scendevano lungo il muso e sulla sua spalla.
Tsukiko: * Si a quanto pare è il Mike super amichevole, dolce e amante del affetto fisico come nella serie e film. Ma adesso ho davvero fame... *
Tsukiko: Scusate ragazzi ma... Possiamo mangiare qualcosa ? E poi continuare a parlare, con la pancia piena, in un posto più comodo ?
Alle mie parole Mike mi allontanò da lui tenendomi per le spalle, con  quel movimento improvviso le gambe cedettero ma, con mio immenso piacere un braccio mi avvolse di nuovo intorno alla vita e mi tirò verso il piastrone del proprietario, che ovviamente era Leo.
Mike: Giusto! Leo lasciala andare deve aiutarmi a cucinare la colazione per tutti!
Io e Leo guardammo prima le mie gambe ancora tremanti, poi portammo i nostri sguardi verso l'un l'altro per alcuni secondi per poi spostarlo di nuovo su Mike, che ci stava guardando a sua volta aspettando che Leo mi lasciasse andare.
Leo: Miguel non so se hai notato ma, le sue gambe non riescono a sorreggerla in questo momento. Prima che l'abbracciassi ero io a tenerla in piedi come sto facendo adesso prima che tu la allontanassi da te per l'eccitazione che la quasi fatta cadere di nuovo per terra. Che per fortuna non è successo grazie alle mie innate capacità ninja e alla mia velocità.
Mike: Ah! Sì! Giusto... Scusa Tsu non volevo farti cadere.
Tsukiko: Va bene Mike, non preoccuparti non è successo nulla. Anche se mi dispiace non poter cucinare con te. Volevo veramente aiutarti a cucinare.
Ho abbassato le orecchie, insieme allo sguardo triste, ma una mano mi si appoggiò sulla testa e la voce di Mike mi fece alzare lo sguardo su di lui.
Mike: Ehi! Non preoccuparti e poi ci saranno molte altre volte in cui puoi aiutarmi. E poi adoro cucinare! E devo solo aggiungere un po' più di impasto e poi cuocere e i Pancake sono pronti.
Donnie: Ora che siamo in tema cibo Orange Pawn fanne alcuni senza le gocce di cioccolato... Non so quante caratteristiche Tsukiko ha presso del Leopardo delle nevi. Finora la voglia di carne cruda non gli è passato per la mente ma, devo ancora capire cosa può mangiare e cosa non può mangiare.
Tsukiko: Giusto! Il cioccolato è tipo velenoso per i felini come per tutte le specie canine...
Mike: Va bene! Niente cioccolato per nessuno per sicurezza, se mai per chi lo vuole può aggiungere delle scaglie dopo.
Mike si rimise ai fornelli, Raph insieme a Donnie si misero ad apparecchiare, mentre Splinter si preparava il suo tè. I miei occhi rimassero fissi sulla "teiera" per alcuni secondi e un pensiero mi passo per la testa.
Tsukiko: * Non so se dirgli direttamente che la sua teiera è uno dei pezzi dell'armatura di Shredder. O stare zitta e quando arriverà il momento aiutare il più possibile. Penso che sia meglio stare zitti e aiutare, finche conosco come vanno le cose posso anticipare i nemici in alcune situazioni e aiutare i ragazzi. *
Dopo aver deciso riportai la mia attenzione sulla scena prima di ricordami che ero rimasta sola con Leo e potevo ancora sentire il suo braccio stretto intorno alla mia vita, ho spostato lo sguardo su di lui e l'ho trovato che mi stava guardando intensamente da capo a piedi. E proprio in quel momento mi sono ricordata la situazione del mio vestiario, con un nuovo rossore che mi copriva tutto il viso, ho portato entrambe le mie mani al viso di Leo e gli ho coperto gli occhi e sussurrato in modo che gli altri non ci sentissero, non avevo bisogno di più occhi su di me.
Tsukiko: 'Pervertito! Non si guarda così una ragazza appena svegliata, affamata e con dei vestiti che non posso più essere considerati tali.'
Leo: 'Beh! Per mia difesa non tutti i giorni ho la fortuna di vedere un mutante femmina e ancora più raro trovare una mutante con un corpo che supera di gran lunga le top model sulle mie riviste. Inoltre...'
Si abbasso verso il mio orecchio e con un sussurro ancora più basso, che portò i battiti del mio cuore fuori scala e se le mie gambe non fossero già deboli e tremanti sicuramente, al suono della sua voce e alle sue parole, sarei caduta.
Leo: 'Inoltre sei troppo dannatamente sexy da non guardare, senza sbavare... giuro che adesso le altre ragazze non faranno parte più della mia Top Ten con le mie nuove aspettative.'
Leo mi tenne ancora più stretta contro il suo piastrone, circondandomi la vita anche con l'altro braccio, mentre mi soffiava leggermente contro l'orecchio cosa che mi fece rabbrividire tutto il corpo e gonfiare anche la coda. Ho ridacchiato imbarazzata alle sue parole e ho nascosto il visto contro il suo piastrone, nel mentre sussurravo contro il suo piastrone, in modo che non vedesse il mio viso rosso.
Tsukiko: 'Ho bisogno di nuovi vestiti e so già che sarà un inferno trovarne che mi si adattino.'
Con una risata e una stretta ai miei fianchi, Leo portò il suo sguardo verso la sua famiglia vide i suoi fratelli impegnati a parlare tra di loro, e suo padre che li stava guardava con un sorrisetto stampato sul viso... cosa che non prometteva nulla di buono. Comunque con un cenno della testa Leo lo fece avvicinare e abbassa voce no appena fu abbastanza per sentirlo, parlò del mio attuale problema.
Leo: 'Pops, la gattina delle nevi ha bisogno di abiti, per ora la metterò a sedere e andrò a prenderle una delle mi felpe ma, avrà bisogno di un nuovo guarda roba e di una stanza tutta sua.'
Splinter: 'Sì, hai ragione Blu... Dovremo prenderle le misure e chiedere ad Aprile se riesce a trovare qualcosa per lei da indossare, anche se sarà difficile...'
Tsukiko: 'Ragazzi posso sentirvi... Inoltre so fare molte cose oltre a cucinare e mantenere una casa pulita, ordinata e rifornita di cibo e di altri prodotti. Ho imparato anche a cucire... Se questa Aprile avesse problemi nel trovarmi qualcosa da indossare chiedetele solo di prendermi dei tessuti di diversi tipi e di diversi colori. Così posso farmi io stessa il mio guardaroba, sia chiaro non sono bravissima ma, magliette, vestiti e pantaloni sono in grado di farli... anche se sarà un po' problematica la parte delle mie gambe...'
Splinter: 'Mm~ Sì, questo risolverà la maggior parte del problema di adattare degli abiti a te.' Ma se hai problemi vieni pure da me, adesso sei come una figlia per me ti aiuterò come posso.
Tsukiko: Grazie mille Pops!
Splinter mi rivolse un sorriso e tornò alla sua "teiera", ormai con il suo tè pronto...
Leo: Mm~!!! Cos'altro sai fare gattina delle nevi ?
Tsukiko: Non ti è venuto niente di meglio che "gattina delle nevi" Blu ? Inoltre cosa posso dire... In cos'altro sono brava... Beh! Sono brava nel disegnare, scrivere storie e canzoni, che ogni tanto cantavo quando ero riscura che fossi da sola a casa... poi sono veloce nel apprendere le cose, cosa che mi sarà molto utile ora.
Leo: Che vuoi dire con questo ?
Tsukiko: Voglio diventare anche io un Ninja come voi ragazzi... Mi aiuteresti a convivere Splinter ad addestrarmi ?
Leo: Mm~ Sai il mio aiuto non è gratuito, ti sto già aiutando dandoti una delle mie amate felpe ed è gratis... D'ora in poi i miei aiuti richiedono un pagamento.
Alle sue parole un milione di immagini mi passarono per la mente... perché doveva essere così bravo con le parole suggestive...
Tsukiko: * Ancora troppo giovani per quello Tsukiko! * Oh~ E cosa vorresti come "pagamento" per aiutarmi a convincere Splinter ad allenarmi ?
Leo: Avevo intenzione di andare a fare un giro stasera e tu ovviamente verrai con me.
Tsukiko: Non so se ti ricordi delle mie condizioni attuali Leo ma, non sono in grado di camminare da sola per lunghi periodi di tempo.
Leo: Ovviamente che ci ho pensato! E questo infatti sarà un pagamento a lungo termine. Quindi quando sarà in grado di camminare, correre, saltare e scalare solo all'ora riscuoterò il mio pagamento.
Tsukiko: Accetto.
Un sorriso sali su entrambi i nostri volti, prima che Leo mi sollevasse leggermente i piedi dal pavimento e trasportami per una breve distanza e mi depose su una sedia, dopo di che si girò dirigendosi verso la sua stanza. Mi riposizionai sulla sedia e poi osservai la mai famiglia, appoggiando i gomiti sulla tavola e poi il mento sui palmi delle mie mani, lentamente un sorriso mi si formò sul viso prima di perdermi nei miei pensieri mi persi.
Tsukiko: * In pochi giorni dalla mia morte ho una famiglia, un "appuntamento" con il mutante per cui ho avuto una cotta da molto tempo e forse con l'allenamento, se Splinter accetterà di allenarmi, diventerò un ninja e potrò aiutare la mia nuova famiglia. Spero di aver un po' di tempo per fare tutto prima che iniziano i veri guai e spero che quando tutto questo sarà finito e racconterò la mia vera storia alla mia nuova famiglia non si arrabbino e si sentino troppo feriti... *
Una mano sulla mia testa mi fece uscire dai miei pensieri, dalla grandezza dell'arto in questione, riconobbi subito che era il dolce e coccoloso Raph. Portai lo sguardo verso di lui, sorridendogli, lentamente ricambiò il mio sorriso e iniziò con mio piacere ad accarezzarmi sulla testa. Una parte di me era contraria sul fatto di essere accarezzata come un gatto ma, l'altro lato era tutto contento e quest'ultimo lato a vinto la battaglia, perché chiusi gli occhi e mi appoggiai al tocco gentile e lentamente iniziarono a sentirsi il rumore delle mie fusa farsi sempre più forte. Che portò l'attenzione di tutti su di me e portò Raph e Splinter a sorridere divertiti al suono, Donnie a scrivere sul suo bracciale la novità e Mike a ridacchiare a bassa voce, in modo che non smettessi di fare le fusa. Non molto tempo dopo Leo tornò trovando me ancora in un beato ronfare, uno Splinter che sorseggiare il suo tè divertito dalla scena, un Raph adornate, che nel mentre si era seduto vicino a me per continuare le sue carezze. Donnie, che come sempre, guardava qualcosa nel suo bracciale e per finire Mike che ormai aveva quasi finito di cucinare. Con divertimento, non trattenuto, Leo si avvicinò a me e con dispiacere di Raph, io con uno sguardo mezzo addormentata mi rizzo le braccia e senza preavviso mi infilo la sua felpa. Ancora mezza intontito dalle coccole, poi trovarmi un Leo che mi guardava divertito che mi alzava le braccia e poi l'oscurità, ovviamente avrei emesso un verso per la soppressa e spavento improvviso.
Tsukiko: NYAH!
Mi irrigidì subito al verso che emisi e al silenzio improvviso nella stanza e poi imbarazzata dalla grande risa di gruppo che riempiva la stanza. Con la situazione attuale mi rifiutai di tirare fuori la testa dalla felpa, infatti rimassi così, come faceva di solito Mike quando si nascondeva nel suo guscio. SÌ! Sto usando la felpa di Leo, con il suo odore che adesso mi circonda, come un guscio per nascondermi per l'imbarazzo.
Leo: Gattina adesso sei diventata una tartaruga ?
Leo si avvicinò ancora di più guardando all'interno della felpa, sorridendo comprensivo dalla mia espressione imbarazzata, soppressa e umiliata.
Leo: Dai adesso non fare come Mike, non nasconderti dentro la felpa come una tartaruga.
Tsukiko: . . .
Leo: Ragazzi adesso basta, la stiamo mettendo a disaggio... È comunque gattina delle nevi è normale fare dei versi che sono normali per la nostra specie. Ogni tanto Pops squittisce, invece, di urlare e anche a noi ogni tanto ci scappano dei versi da tartaruga ma, ci siamo abituati e lentamente diventerà normale anche per te. 'Inoltre era un verso versante adorabile, sicuramente troverò altri modi per farti scappare un altro verso da gattina.'
All'ultima parte sussurrata da Leo ho incrociato le braccia, con un broncio e uno sguardo di tradimento e indignato, che fece ridere Leo. Poi senza preavviso abbassò la felpa, facendo passare la mia testa attraverso il buco, mi sono guardata intorno trovando tutti che cercavano di trattenersi dal ridere. Ho rimesso il broncio e ho cercato di infilare la testa dentro la felpa ma, Leo mi impedì di farlo sorridendo divertito, dopo un po' di battaglia mi sono arresa. Odiavo queste situazioni, sei le mie gambe fossero state in grado sarei sicuramente scapata da qualche parte ma, ovviamente non avevo tale fortuna.
Leo: Ti sistemiamo un po' i capelli, che adesso sei tutta spettinata.
Ma ancor prima che potessi protestare iniziò a passarmi le dita tra i capelli e le fusa non ci misero molto tempo ad arrivare, non so per quanto tempo rimasi in trans ma, quando le carezze finirono mi trovai un piatto abbondante di Pancake sotto il naso. Dal buon odore proprio sotto il naso senza indugi pressi la forchetta e inizia a mangiare, con i ragazzi che ogni tanto mi davano un bicchiere di acqua o di latte da bere in modo che non soffocassi. In forse tre o quattro minuti fini il mio patto di Pancake, per vendetta ogni tanto rubavo qualche pezzo dal piatto di tutti, tranne Splinter, che protestavano ogni volta che lo facevo. Alla fine mi fermai, ormai piena e per via che anche Leo aveva iniziato a sostare i lacci della sua bandana davanti a me. Con lo sguardo fisso sui lacci che si muovevano, non appena smise di muoverli per rimetterli dietro in modo che non si sporcassero, mi lanciai addosso a lui che proto entrambi per terra, con soppressa di tutti e iniziai a giocare con i lacci. Leo si dovette togliere la bandana e lasciarla nelle mie grinfie per terra, così che potesse ritornare a mangiare con gli altri ma, mentre mangiava poteva sentire il lento e costante rumore di strappo.
Leo: Dovremo prenderle dei giocattoli per gatti... Non so quante bandane mi sono rimaste ora che questa è stata distrutta.
Raph: Ehi! È stata una tua idea usare i lacci della tua bandana per fermarla, cosa che stava facendo perché era ormai piena. Inoltre non penso che sia l'idea migliore adesso o in futuro fargli qualcosa del genere. Sarebbe così scortese nei suoi confronti.
Splinter: Sono d'accordo con Rosso su tutto. Adesso finite di mangiare, pulite e ci troviamo tutti nella sala proiezioni, ed uno di voi aiuti o porti Tsuki. Dobbiamo parlare e sistemare un bel po' di cose.
Splinter si alzò dal suo posto pulendo il suo piatto e la sua tazza, dirigendosi subito dopo da qualche parte nella tana e mentre passava vicino a me mi strappo via la bandana ormai distrutta e la butto, io mi guardai intorno confusa sul perché mi trovassi per terra.
Tsukiko: Ragazzi come mai sono per terra ?
Tutti mi guardarono per alcuni secondi prima che Donnie fosse accanto a me, mentre mi controllava con i suoi occhiali, controllando chi sa cosa e prendendo appunti sul suo polsino.
Donnie: Non ricordi nulla ? Cos'è l'ultima cosa che ricordi ?
Tsukiko: No... Non ricordo come sono finita qui e l'ultima cosa che ricordo è Leo che muove i lacci della sua bandana davanti al mio muso poi blackout... Ho fatto qualcosa di brutto ?
Donnie: Interessante... No, non hai fatto nulla di male e non ai fatto del male a nessuno, se non alla bandana di Leo, che ormai è stata butta via da Pops. Il movimento deve aver innescato il tuo istinto da gioco o da caccia. Ecco perché non ricordi nulla ma, non preoccuparti con il tempo riuscirai a controllarli e a sopprimerli quando sarà necessario. Consiglio tutta via di trovarti dei mezzi di sfogo. In modo che tu possa liberare il tuo istinto di caccia e predatorio, in modo che rimani sana di mente.
Tsukiko: Mi aiuterai anche in questo vero Donnie ?
Donnie: Ovviamente! Ti aiuterò e anche gli altri ti aiuteranno in questo. Infondo i migliori mezzi di sfogo i questo caso sono nascondino e "cacciare" un po'. Non ti preoccupare gli altri ti aiuteranno hanno dei bei gusci duri e resistenti.
Tsukiko: Mi affido a te Donnie, infondo tra me e te sei tu quello con più informazioni e un cervello geniale.
Donnie: Grazie! Non mi vengono mai dati abbastanza meriti per le cose che faccio.
Tsukiko: Sei un genio Donnie e con il tempo supererai tutte le menti geniale conosciute e quelli che verranno. Gli superare tutti, perché tu sei nato per essere il più grande genio che l'intero mondo conoscerà.
Sorrisi allo sguardo scioccato di Donnie e gli appoggia una mano rassicurante nel centro, dove si trova il suo petto, senza mai distogliere lo sguardo dal suo e a bassa voce in modo che gli altri non sentissero le mie parole.
Tsukiko: ' Credi in te stesso e sarai in grado di fare qualunque cosa Donnie. Ma come ogni mente, anche la mente più grande ha bisogno di riposare. Mike mi ha detto quello che hai fatto e ti ringrazio ma, ti prego non sfinirti... Lo sfinimento può portare rischi per la tua vita e per quelli che ti circondano.'
Donnie: Lo terrò a mente. Comunque vieni ti aiuto ad alzarti.
Afferendomi le mani mi tirò su e mi portò verso la sala proiezioni, quando arrivammo mi aiuto a sistemarmi su uno dei braccioli della poltrona di Splinter, che aveva offerto con piacere e poi ritorno in cucina ad aiutare i sui fratelli a sistemare. Così rimasti soli io e Splinter abbiamo parlato, a chiesto molti più dettagli della mia storia adesso che non c'erano i suoi figli ma, niente di veramente serio era successo nella mia vita umana. Niente abuso fisico mi era stato fatto, solo abusi verbali e mentali erano stati usati su di me. Così continuammo a parlare di altre cose per un po' fino a quando non a chiesto in cos'altro fossi brava e in grado di fare, gli ho detto la stessa cosa che avevo detto a Leo aggiungendo che sapevo parlare molto bene il giapponese, quando sentì che sapevo cantare e che sapevo anche cantare canzoni giapponesi mi chiese se potevo cantargli qualcosa ma, per mia fortuna arrivarono i ragazzi. Sinceramente non avevo mai cantato per nessuno, inoltre il timbro della mia voce era cambiato da quello che avevo, ci vorrà del tempo per abituarsi. Comunque abbiamo parlato dove sarebbe stata la mia stanza e per mio piacere personale, che non ho mostrato agli altri, c'era una stanza vuota allo stesso livello di quella di Leo e dal suo stesso lato ma, distante in modo che avessi la mia privacy. Poi i ragazzi hanno chiamato Aprile e gli hanno spiegato velocemente la situazione e gli hanno dato una lista di cose di cui avrei avuto bisogno il prima possibile, che ovviamente avrebbe portato stasera dopo che aveva finito con la scuola. Alla fine è stato deciso il piano d'azione sul modo migliore per aiutarmi a camminare il prima possibile, ovviamente è stato Donnie a fornirmelo ma, era veramente tosto come programma. Infondo capivo il motivo della complicatezza e allo stesso tempo la semplicità del programma, la struttura delle mie gambe era completamente cambiata, come la mia altezza e così anche il mio baricentro... Inoltre adesso avevo anche una coda che aiutava con l'equilibrio e tutto il resto ma, dovevo abituarmici, oltre al fatto che avrei dovuto essere costantemente sotto osservazione per vedere che tipo di abilità avessi questo con la mia mutazione.
La sera ho finalmente conosciuto Aprile e dopo che mi aiuto a farmi una doccia, di cui avevo tanto bisogno, ed essermi vestita con un nuovo intimo e con la stessa felpa di Leo e con dei pantaloncini abbastanza elastici da non essere fastidiosi per le mie gambe. Dopo cena la mia stanza ora vuota da ogni tipo di cosa, che i ragazzi e Splinter avevano accumulato lì, e pulita e disinfettata da cima a fondo era ancora priva di un letto e di mobili. Quindi per ora avrei dovuto passare la serata nella stanza di Leo, essendo l'unico che non aveva un guscio pericoloso, un letto e non un amaca, abbastanza grande per due persone. Ovviamente il mio cuore era quasi esploso quando Leo mi aveva sistemato nel suo letto ma, per il resto della serata è stata molto diverte! Abbiamo scherzato, letto fumetti che aveva, abbiamo parlato/bisbigliato di tutto quello che ci passava per la mente. In quella notte finalmente una persona era interessata a quello che dicevo, oltre al fatto che ci siamo conosciuti di più e io ho conosciuto ancora più profondamente il vero Leo di quello che si vedeva nella serie e nel film. Poi alla fine ci siamo addormentati entrambi sullo stomaco, con il braccio di Leo appoggiato sulla mia vita e con la mia coda avvolta sul suo guscio, con una coperta che ci copriva entrambi. Il giorno dopo ovviamente ci siamo svegliati in posizioni diverse, infatti Leo disteso sul fianco e anche io ma, l'uno difronte all'altro, ci siamo guardati di nuovo negli occhi. Un silenzio confortevole ci circondava e siamo rimasti così per un po' di tempo ma, alla fine abbiamo dovuto distogliere lo sguardo e preparaci per la giornata, alla fine mi a aiutata con la parte di spazzolare i capelli e la coda. Quando abbiamo finito di prepararci siamo scesi, Leo davanti a me pronto a prendermi in ogni momento ed io che scendevo da sola lentamente. Quando arrivammo alla fine delle scale ho usato Leo come sostegno, tenendomi per le mani, mi guido verso la cucina. Dopo aver raggiunto la cucina trovammo tutti già seduti ma, eravamo giusto in tempo perché Mike aveva finito proprio in quel momento di servire la colazione, in silenzio mi misi seduta sulla sedia e guardai tutti con un sorriso sul viso.
Tsukiko: Buongiorno ragazzi. Cosa abbiamo di buono da mangiare oggi Mike.
Mike: Oggi abbiamo uova strapazzate e bacon ben croccante, per darti l'energia per il tuo programma.
Tsukiko: Allora mangiamo prima che si freddi.
Così dopo aver mangiato e che i ragazzi hanno sistemato tutto è iniziato il mio programma di allenamento/riabilitazione, con i ragazzi che si davano il cambio ogni tanto per aiutarmi, era bello poter contare sulle persone che ti circondavano.
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thegreatslug · 3 months
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HO FATTO UN LIBRO.
LEGGETE FINO IN FONDO: inizia come una tirata piena di nostalgia e saccenza ma poi diventa fondamentalmente uno spottone di bieca autopromozione.
C'è questo libro bellissimo, Versi del senso perso di Toti Scialoja, che mi porto dietro da almeno dieci anni. Una mia amica un giorno a Venezia è arrivata con la faccia da io so qualcosa di bello che tu non sai e mi ha detto «Passa in cielo una folaga… / Ne segue un’altra, analoga» e anche «T’amo, o pio bue! / anzi, ne amo due» e giù a ridere. Poi mi ha mostrato questo libro, Versi del senso perso di Toti Scialoja appunto, con la sua copertina bordò (o bordeaux), due talpe che ballavano in copertina e l'indicazione in rebus bellissima della collana a cura di Stefano Bartezzaghi che era composta da due glifi piccini 👑🚌 che i più scaltri di noi avranno già risolto. Insomma sono andato a comperare questo libro ed è stato bellissimo perché mi sono trovato in mano una quantità incredibile di poesie piene di animali, ma anche di nomi di città, piante, fiori e un numero ragionevole di persone. Come dicevo questo libro l'ho consumato leggendolo e rileggendolo e l'ho mostrato e regalato a un tot di persone. Mai abbastanza.
Versi del senso perso di Toti Scialoja è un volume essenziale e chi dice che non vale la pena perché sono poesie per bambini non ha chiaramente letto il libro e sono persone che forse è meglio lasciare stare. Come quelli che i fumetti era una roba da rincoglioniti finché non gli hanno messo il sale sulla coda come si fa coi merli e glieli hanno venduti chiamandoli 'Graphic Novels". Vergognatevi. Però parliamo male delle strategie commerciali e della puzza sotto il naso della gente in un altro momento, perché c'è un problema.
La raccolta di poesie, edita da Mondadori prima e da Einaudi poi, ha secondo me una pecca non da poco: manca un indice. Ci sono circa 22 cani sparsi per il libro, ad esempio, e fino a 21 gatti; 2 lupi (di cui uno mannaro) che potenzialmente avrebbero 15 lune a cui ululare; 12 lepri intente in varie attività, una sola salamandra. Un guazzabuglio in cui è difficile orientarsi. L'edizione Mondadori è più vecchia di me e sono riuscito a recuperarla grazie all'aiuto di Marco Zappa, che si è prodigato prima nel riceverla per me e poi per spedirmela a Londra nonostante abbia un lavoro, una famiglia e il desiderio di usare il suo tempo libero diversamente.
Siccome ho un sacco di tempo libero visto che conduco ancora una vita molto simile a quella di un 20enne anche se ho ormai il doppio di quell'età lì, l'indice l'ho fatto io. Si spiega così la sicurezza con cui ho sciorinato quantità di cani e salamandre nel paragrafo precedente. Le macrocategorie che ho deciso di utilizzare sono Animali, Toponimi, Luoghi, Piante, Persone, Mezzi di trasporto, Tempo. Questo incasellamento ha poi portato alla necessità di alcune note, anche se molto spesso riesco meglio a fare lo spiritoso che non a risolvere il problema al quale la nota fa riferimento. Anche il titolo che ho deciso di dare all'indice fa capire che penso di essere simpatico: questo libretto infatti si intitola TOPI E TOPONIMI. Ma chi mi credo di essere?
Insomma Topi e toponimi è questo lavoro che ho fatto e che secondo me può servire a localizzare il proprio animale preferito o la propria città o a controllare nel caso in cui la vostra pianta preferita, la lattuga, sia mai stata menzionata da Scialoja. SPOILER: sì, a pagina 8 dell'edizione Einaudi e a pagina 12 dell'edizione Mondadori. Posso pure vantarmi del fatto che il librino compare nel Catalogo Generale delle opere riguardanti Toti Scialoja redatto dalla Fondazione Toti Scialoja che, nella persona di Onofrio Nuzzolese, mi ha aiutato a cercare di sbrogliare alcune problematiche inerenti certi animali. Lorenzo Andolfatto è stato paziente ed acribioso abbastanza da aiutarmi ad eliminare quasi tutti i refusi presenti nel libro*.
La natura molto strumentale di questa cosa che ho fatto lo rende forse poco entusiasmante e il libro esiste nella sua forma fisica grazie a Caterina Di Paolo, che ha fatto una copertina esplosiva che senza di essa non valeva neanche la pena di stamparlo. Caterina è un'altra Scialojana di ferro come me e secondo me davvero il libro non aveva ragione di esistere al di fuori di alcuni tristissimi fogli excel e quattro documenti di word messi in croce.
Per il momento il libro esiste e non esiste. Sto cercando di capire chi me lo può stampare senza uccidermi finanziariamente o di nervoso (magari più avanti racconto dell'esperienza Montypythoniana che ho avuto con una tipografia di quassù) ma so di per certo che il mio piano è quello di pubblicarlo con il metodo PRIMA O MAI, ideato dal fumettista (non autore di graphic novels) italiano Ratigher e poi usato da tesori nazionali come il Dottor Pira e Alessandro Baronciani. E poi arrivo io, il fante di coppe. Il volumetto sarà ordinabile per un certo periodo di tempo, verrà stampato in una prima tiratura e poi smetterà di esistere per sempre. Questa è una buona occasione per ottenere un oggetto fisico raro che potenzialmente è stato creato da un efferato criminale. Non ho ancora commesso nessun crimine ma nella vita non si sa mai.
*Nel libro ci sono almeno ancora due refusi dovuti alla distrazione tipica di chi pensa di sapere fare una cosa mentre invece no. Nell'edizione che preparerò con il metodo PRIMA O MAI i due refusi spariranno ma se siete il tipo di persona che ama far stare male gli altri indicando loro gli errori irrimediabili che hanno commesso allora questo libro fa per voi!
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lamilanomagazine · 5 months
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Varese: ogni mese si pubblicizzano in provincia tra le 700 e le 900 escort. Il 90% ha almeno una recensione
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Varese: ogni mese si pubblicizzano in provincia tra le 700 e le 900 escort. Il 90% ha almeno una recensione. Non cascarci anche tu! Leggi le recensioni! È questo lo slogan della nuova campagna di Escort Advisor, il primo sito di recensioni di escort in Europa, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i clienti a leggere le recensioni prima di contattare un numero trovato in un annuncio. Negli scorsi giorni, misteriosi blocchi di ghiaccio rosa sono apparsi per le vie del centro città per lasciare spazio poi a un tappetto di 6 metri che simulava una lastra di ghiaccio composta da migliaia di annunci di escort che ogni giorno si possono trovare online nella provincia di Varese. L'attività si è svolta nelle principali piazze e vie delle città, tra mercatini natalizi ed eventi di vario genere, coinvolgendo moltissimi passanti che hanno partecipato con curiosità. Tutti quelli che hanno raggiunto la “meta” (la fine del ghiacciaio che rappresentava l’esperienza desiderata) utilizzando il percorso più sicuro senza “scivolare” hanno ricevuto un premio. Il direttore marketing di Escort Advisor, Marco Alberti, ha chiarito lo scopo della campagna: Cerchiamo sempre di attivare delle campagne che siano divertenti, provocatorie ma sempre in senso spiritoso. Questa volta abbiamo chiesto ai varesini di attraversare una lastra di ghiaccio, scivolosa perché composta di annunci online di cui si sa poco, ma con degli appoggi sicuri che sono le recensioni che permettono di verificare la validità di quanto pubblicizzato con le informazioni oggettive di chi ha già usufruito di quel servizio in precedenza. Spesso, infatti, dietro gli annunci di escort si nascondono truffe o situazioni spiacevoli. I clienti trovano online qualche riga di presentazione e alcune foto accattivante, ma è difficile che ottengano informazioni rilevanti su chi c’è davvero dietro quell’annuncio, rischiando di essere ingannati. Inoltre, il fatto che truffatori e criminali possano nascondersi con facilità dietro a questa forma di pubblicità, va a ledere anche la reputazione delle escort che lavorano in maniera seria e professionale. Distinguere un annuncio veritiero da una truffa non è così semplice e il cliente che cerca online è sempre più restio a fidarsi, mette in dubbio la serietà della professionista e dei suoi contenuti e, se ha dei sospetti, evita di contattarla e cerca altro. Cercare compagnia online può essere "scivoloso" perché non hai modo di sapere se quello che stai leggendo sia reale oppure no. Nel sesso a pagamento rischi di trovare qualcosa che è diverso da quello che era stato promesso dall’annuncio o peggio ancora di incappare in truffe o situazioni di pericolo perpetrate da persone che si fingono escort – continua Marco Alberti - La maggior parte delle escort risulta essere professionale e seria, lo dimostrano le recensioni, ma come in tutti i settori può capitare di imbattersi in situazioni non soddisfacenti o di pericolo se si sceglie con poca attenzione. L'unica soluzione per “non scivolare” è proprio quella di leggere le recensioni delle esperienze di altri. La scelta in questo modo è sicura, come quando si cerca qualsiasi altro professionista. Escort Advisor ogni giorno indicizza tutti gli annunci di escort che si trovano online sui principali siti di settore. Varese risulta essere l’ottava provincia in Italia per presenza mensile di escort: La situazione a Varese è florida. È l’ottava provincia in Italia dove ci sono più escort mediamente presenti in un mese. A seconda della stagionalità dell’anno, sono fra le 700 e le 900 le escort che si pubblicizzano online nell’arco di un mese e il 90% di queste ha almeno una recensione su Escort Advisor – conclude Marco Alberti - Oltre ad essere una delle più popolate in termini di annunci, Varese è anche una delle province più visitate e cercate su Google dagli utenti. Solo nel mese di ottobre ci sono stati circa 50 mila uomini che da Varese hanno effettuato più di 80 mila ricerche su Escort Advisor.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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d4rkside0fthem00n · 11 months
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Un cazzo di tragico scherzo del destino, ma tu sembri aver dimenticato che ci siamo conosciuti anni fa. Un problema, perché io me lo ricordo fin troppo bene. Non mi piace nessuna, assolutamente nessuna, ma tu mi sei piaciuta fin dall’inizio. Mi piacevi quando non ti conoscevo e, ora che ti conosco, le cose sono solo peggiorate. A volte, spesso, sempre, ti penso prima di addormentarmi. Poi ti sogno e, quando mi sveglio, la mia testa è ancora lì, inceppata su qualcosa di spiritoso, di bellissimo, di sconcio o di intelligente che riguarda soltanto te. È da un po’ che va avanti così, da più di quanto pensi, da più di quanto possa immaginare, e dovevo dirtelo, ma ho l’impressione, anzi la certezza, che tu sia sul punto di fuggire, che dovrei darti motivi sufficienti per restare. C’è qualcosa che posso fare per te? Ti porterò a fare la spesa e ti riempirò il frigorifero quando torniamo a casa. Ti comprerò una bicicletta nuova, una cassa di reagenti come si deve e quella poltiglia che bevi. Ucciderò le persone che ti hanno fatto piangere. Ti serve qualcosa? Qualunque cosa. È tua. Se ce l’ho, è tua.
- Ali Hazelwood
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reginarix · 11 months
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Esercizio: Stesso incipit, due racconti: versione commedia romantica e versione thriller psicologico.
Eccolo.
Finalmente lo vide, sul marciapiede, nel via vai dei pendolari che si allontanavano di fretta dalla stazione. Di solito si riconosceva da lontano perché  indossava  un lungo impermeabile chiaro, ma in quella soleggiata mattina di primavera Gianni portava solo una giacca scura su una camicia viola. Lina lo stava aspettando da un po’ ormai.
Pensò che anche questo non era affatto un buon segno, e temeva di conoscere il perché non avesse preso il solito treno per andare al lavoro. Ma almeno ci stava andando, e questo era comunque un sollievo.
Lei sapeva davvero tante cose di lui. Lo vedeva ormai da mesi quasi ogni giorno. Non è che lo seguisse, no, no, no. Soltanto… lo teneva d’occhio, ecco. E le sembrava che per lei la giornata iniziasse meglio se sapeva che in giro c’erano quegli occhi chiari e quella testa rasata a zero.
Lo vide dirigersi verso l’uscita, sempre con quell’aria distaccata e seria. Non sorrideva mai e non scambiava chiacchiere inutili con nessuno. A fatica ricambiava il saluto quando qualcuno lo riconosceva. Ma era molto educato! Lo aveva visto spesso cedere il posto alle signore o alle persone anziane. Una volta aveva tenuto aperto il portone anche a lei!
Che panico! Lei gli aveva sorriso in modo assurdo, non aveva potuto trattenersi! Lui l’aveva guardata negli occhi, Dio che occhiata le aveva dato! Era irritato? Annoiato? Gli stava facendo perdere tempo? Non aveva saputo interpretarlo… Poi lei era passata cercando di ricomporsi, ma non era stata in grado nemmeno di dirgli “grazie”. Aveva potuto solo rivolgergli un altro sorrisino imbarazzato. Lui le aveva risposto con un cenno con la testa, perplesso, e aveva proseguito verso il suo ufficio. Lina cercò di non pensare a che impressione pessima gli avesse fatto: aveva analizzato la scena sotto diversi aspetti, torturandosi pensando a com’era messa male in quel momento. Dal cappotto rovinato, allo chignon già in disordine di prima mattina, le occhiaie, il pallore… Che figura! E poi non avergli detto nemmeno una parola! Un vero disastro… Forse lui aveva pensato che fosse muta. O straniera. Muta e straniera. Ma non una stupida oca, dai, non voleva che lui la ritenesse stupida!
“Meglio non pensarci più…” si disse mentre camminava dietro di lui. Eddai, no,non lo stava seguendo! Solo che in quella direzione, guarda un po’, c’era un bar con le migliori brioche del quartiere e lei aveva l’abitudine di andarci ogni mattina. Sì, ecco.
E comunque dopo quell’episodio aveva notato che la riconosceva. Non la salutava, ma la riconosceva. Lina ne era stata certa. E ne aveva avuto conferma alla figuraccia seguente: quando una sera, in treno, i suoi stupidi capelli troppo lunghi si erano impigliati in un finestrino. Lui era andato lì accanto e l’aveva aiutata a liberarli. Lei imbarazzatissima, come al solito, era rimasta senza parole, con quel sorrisetto idiota da ragazzina delle medie, incantata nel vedere le sue dita liberarle i capelli… Le dita di lui tra i suoi capelli! Le sembrava di sognare dopo averci fantasticato così tanto! Era stato davvero gentile. Sembrava comunque freddo e distaccato, ma quella volta aveva un’espressione quasi divertita. Almeno era stata in grado di ringraziare! Lui aveva fatto una battuta su tutti i capelli che lui non aveva più perché li aveva persi così (oddio sì, era anche spiritoso!) e lei aveva trovato il coraggio di presentarsi. Così aveva finalmente saputo il suo nome.
Pensandoci Lina sospirò: da lì in poi presero a dirsi “Buongiorno” e “Buonasera” quando si incrociavano, ma nulla di più… Non avevano più scambiato nemmeno due parole. Porca miseria.
Lui stava proseguendo per la sua strada, certo, ma qualcosa non andava, era… come dire? Lento, distratto, svogliato… Solo qualche cambiamento nell’andatura, ma a lei non era sfuggita, lo conosceva troppo bene. Sì, insomma, ormai lo guardava da tempo! Era preoccupata.
Mentre continuava a fissare quelle belle spalle camminare qualche metro davanti a lei, pensava a quando riusciva a sedersi nei suoi paraggi in treno: nascosta dietro un libro adorava guardarlo starsene rilassato sul sedile, con gli occhi chiusi, gli auricolari nelle orecchie… Sembrava riuscisse a nascondersi nel suo mondo e non lasciasse entrare nessuno. Chissà che musica ascoltava! Ma non poteva attaccare bottone e chiederglielo! Era chiaro che non gli piacesse venire importunato dalla gente: più di una volta lo aveva visto zittire qualcuno con una sola occhiataccia. E gli bastavano poche affilate parole per terminare una conversazione che gli veniva imposta. Non voleva assolutamente trovarsi in quella situazione! Mai!
La sera prima lo aveva visto davvero abbattuto. Si sentiva male, ne era certa, in treno era rimasto in tensione per tutto il viaggio. Si era accorta che lui controllava il proprio respiro, fissava un punto indefinito fuori dal finestrino. Aveva bisogno di restare vigile e attento, come se tenere gli occhi chiusi gli peggiorasse la situazione.
E lei si era tormentata tutto il tempo: voleva aiutarlo, ma aveva il terrore di venire allontanata bruscamente, ci sarebbe rimasta troppo male. Lo lasciò in pace fino alla sua fermata, lei scendeva prima di lui. Quando gli passò accanto fece una gesto del tutto istintivo e irrazionale: gli posò una mano sulla spalla. Voleva essere un saluto? un conforto? Non lo sapeva, davvero. Ma lui la guardò e le rispose picchiettandola un paio di volte con le dita. Come dire “tutto ok”? “grazie”? Non sapeva nemmeno questo. Accidenti alle parole che non vengono dette!
Ma non l’aveva cacciata, anzi, le era sembrato un gesto molto amichevole.
Aveva pensato tutta la notte a lui e a cosa dovesse fare. Era stato terribile per lei non sapere cosa gli fosse successo, perché stesse così male, come poterlo aiutare… Però era chiara una cosa: si era comportata da vigliacca e non poteva perdonarselo. Quindi aveva preso una decisione. Continuò con i suoi discorsetti motivazionali nella mente mentre accelerava e si avvicinava a lui. Fino ad affiancarlo sul marciapiede.
- Ciao.
Glielo sparò lì, un po’ affannata e un po’ imbarazzata. Sapeva di essere arrossita ma cercò di tenere duro e continuare.
- Ciao?
Rispose lui, indugiando, suonò quasi come se fosse una domanda. Le sembrò la solita voce ferma, forse non stava male, e lei stava facendo tutto questo perché era una pazza visionaria… Comunque a questo punto non poteva più tirarsi indietro. E poi lui non stava scappando quindi forse poteva parlargli ancora…  “Lina! Se non ora, quando?!” si spronò da sola e disse:
- Ehm… come stai oggi?
- Bene, grazie. – Rispose lui, un po’ guardingo… Era adorabile con quell’aria confusa che scalfiva il suo solito sguardo gelido. Ma Lina aveva un discorsetto pronto e non poteva perdersi nei dettagli, seppur incantevoli, di quella rughetta tra le sopracciglia, di quella testa perfettamente  rasata che lei aveva tanta voglia di accarezzare o di quella smorfia che le stava facendo piegando le labbra all’insù… Oh mio Dio! Era un vero sorriso quello?
Ricambiò il sorriso, immaginava di essere ormai diventata paonazza. Ma non voleva soffermarsi troppo a pensare di essersi incantata a fissarlo nel bel mezzo del suo discorso… Beh, non era ancora iniziato, ma… va beh. E così, lo disse tutto d’un fiato, ecco:
- Ieri in treno ho visto che non stavi bene… e mi sembrava inopportuno disturbarti… stavi facendo training autogeno, giusto? Sì? Bello! Cioè, no, scusa, non è bello, perché lo facevi perché non stavi bene, non è una cosa bella… Comunque mi è dispiaciuto non esserti d’aiuto… e sì, lo so, non è che ti avrei potuto aiutare chissà che… se uno sta così gli altri non…
- Ehi, frena! Stai parlando così in fretta che fatico a seguirti. Cosa c’è?
- Sì, scusami… Io… Ecco… io sono stata così male…
- Oh, anche tu!? È influenza! Sì, hanno detto che…
Lo afferrò per la manica della giacca e lo fermò:
- No, non per l’influenza!
Lo fissò esasperata: lui era sconcertato. Ma incuriosito. E comunque ancora non era scappato e non l’aveva cacciata. Le opportunità però si stavano esaurendo.
“Non era così che doveva andare...” Fece un bel respiro e cercò di recuperare la calma per ricominciare.
Erano fermi a guardarsi, in mezzo alla gente che camminava. Con il braccio libero lui le scostò una ciocca dal viso e gliela sistemò dietro l’orecchio. Oh. Mio. Dio.
E così, Lina perse la lucidità. Completamente.
- Io… beh, io stavo male perché ero preoccupata per te. E ti ho pensato tutta la notte. E stamattina non eri sul solito treno allora ti ho aspettato alla stazione, ma non sapevo nemmeno se saresti arrivato con quello dopo… Ma poi…
- Oh… Ok… Io non… - Oddio, adesso balbettava anche lui!
“Cosa diavolo stai dicendo Lina??!! Concludi in fretta, ragazza!”
- Il fatto è che… che… se solo avessi potuto chiamarti… sarei stata più tranquilla, ecco.
- Oh… - Esclamò lui, pensieroso.
Lina era fuori di sé dall’agitazione: aveva rovinato tutto. Non c’era niente tra loro in realtà. Ma comunque aveva rovinato tutto. Lo aveva terrorizzato.
Ma lui le prese la mano che ancora (ancora!) lo tratteneva per la giacca e se la mise sottobraccio. Come un gentiluomo con una dama dei tempi andati. E così ripresero a camminare.
Lei era ammutolita a stargli così vicino, ormai non capiva più niente. E lui le chiese:  
– Quindi... stai chiedendo il mio numero?
- Beh, sì… non so perché mi sia venuto fuori tutto il resto, ma quando sono agitata straparlo e faccio danni, hai visto… Io stamattina volevo solo chiederti il numero di telefono…
- Direi proprio che me lo hai chiesto. In un modo piuttosto contorto, ma senza dubbio con una certa eleganza…
Sorrideva! Oh sì, lui le sorrideva! E non l’aveva nemmeno insultata!
Che disastro, anche questa volta… Ok, non era necessario che la prendesse in giro però… Almeno se ne sarebbe andata mantenendo una certa dignità:
- Sì, sì, ma in fondo vedo che oggi stai meglio, quindi… non importa, va bene così…
- No, no, no, ora ci scambiamo i numeri! Non potrei più vivere sereno con me stesso, adesso che so, che ogni volta che io mi ammalo, tu ti preoccupi così… Direi che abbiamo un po’ di cose da chiarire… Ecco, questo è il tuo bar preferito, vero? Ti vedo entrare qui tutte le mattine…
Questa poi! Lo aveva detto a bassa voce, un po’ intimidito nello svelare l’attenzione che aveva nei suoi confronti… Allora anche lui teneva d’occhio lei!
- Colazione? – Propose lei
- Più o meno. – Rispose lui.
Non lo aveva mai visto sorridere così! Era bellissimo.
Presero una tisana al finocchio per lui e una camomilla per lei. Che razza di ordinazioni! Ma avrebbero presto scoperto che nella loro storia nulla sarebbe stato banale! Si diedero malati al lavoro e parlarono tutta la mattina.
E non si fermarono più.
"Until Sally I was never happy I needed so much more Rain clouds Oh, they used to chase me Down they would pour Join my tears Allay my fears
Sent to me from heaven Sally Cinnamon you're my world"
G.
SGN, 20/05/2023 12:14
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yagobadstar · 1 year
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“Perché le Muse sono sempre inquietanti?” chiesi un giorno alla mia Musa.
Smise di tingersi le unghie dei piedi di indaco e rispose: “Perché ogni rivelazione, ogni ispirazione divina, ogni Daimon, ogni vocazione, lo sono per forza. Ti prendono con violenza, ti strappano di dosso le vecchie rassicuranti certezze, ti distruggono i sonni pesanti e senza colore riempiendoli di squarci di luce e tensione. Le Muse fanno parte di questa famiglia di guastatori, di sovversivi ribelli di ogni vuoto mentale, di nemici giurati di ogni mancanza di fantasia e passione. Certo che sono e che siamo inquietanti”.
“Per questo mi prendesti per il colletto, mi trascinasti giù dalla mia poltrona comoda, mi buttasti nel mare in burrasca, e mi tenesti sott'acqua con un piede elegante (non è vero che le sirene hanno la coda di pesce) finché non mi crebbero le branchie?”
“Dovetti farlo perché tu scrivessi 44 libri, ma soprattutto perché imparassi ad amare, che significa saper respirare anche in fondo al mare, se lì si trova chi ti fu destinata per regina. E comunque è sempre sotto la superficie che sono nascosti i tesori dei pirati. Le Muse non sono affogatrici, ma permettono di vivere accanto alle sirene. Bisogna scardinare un mondo precostituito per portare dentro l' universo”.
“E chi non sapesse scrivere, dipingere o suonare il clarinetto? Come fareste con lui per conquistarlo?”
“Non tutti nascono artisti, ma tutti possono fare arte della loro vita. Anche se non ti chiami Leopardi o Montale, Leonardo da Vinci o Mantegna, puoi fare della tua vita una poesia o un quadro, e questo è forse più difficile, ma possibile a tutti. Io ti avrei comunque insegnato qualcosa, anche se non avessi avuto nessuna dote, peraltro spesso immeritata”
“Cosa avrei mai potuto fare, ispirato senza capacità? Come avrei potuto esprimere ciò che ho dentro?”
“Ecco, guarda quell' uomo laggiù, con la tuta sporca di terra: sta con amore coltivando rose da donare alla sua Musa (una mia cugina di secondo grado, credo), ha fatto solo la terza media, ma le sue rose sono le più belle e profumate del mondo, perché sono frutto di amore e destinate all'amore. Sempre una passione è radice e fonte di ogni ispirazione, vocazione, devozione. Quell'uomo non saprebbe scrivere una poesia più di una scimmia messa davanti a un computer, ma anche lui è un artista, e i suoi fiori sono la sua opera d'arte”.
“Esiste anche la Musa del giardinaggio e della floricoltura?”
Fu allora che mi prese per i capelli, mi abbassò la testa fino al suo piede destro, e disse: “Soffia sullo smalto, che almeno aprirai la bocca in modo utile; a proposito, l' indaco non ti pare un colore poetico per le unghie dei piedi? E prima di far lo spiritoso rifletti bene: esistono tante Muse quante servono al mondo
Per rendere il mondo colorato e bello, e ce ne sono di tutti i tipi. Non è colpa loro se spesso non sembrano aver molto successo, Ma di chi non sa dare loro retta”.
“Ci sono così tanti sordi al mondo?”
“Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
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11/09/2013
Beh ok, a parte tutto la scuola non sta andando poi così male.. Allora mi spiego bene.. è il secondo anno che rifaccio la prima superiore. È una scuola del cazzo però ci sta dai. Ho rivisto tutti è stato bellissimo, scendo dalla macchina e sento chiamare il mio nome da tutte le parti, mi rende felice la cosa, da loro mi sento voluta bene veramente, che bello.. Ah, molti hanno cambiato scuola :( tipo Nicolas, che mi piaceva, poi Ale che era stra simpatico, Ste.. all’inizio dell’anno scorso mi piaceva.. E.. bo mi interessa un ragazzo, Andrea, si chiama Andrea :) lo conosco dall’anno scorso, abbiamo passato un’estate a parlare e rivederlo è stato bellissimo, ha la classe a fianco alla mia *-* però ha un sacco di tipe che gli vanno dietro.. oppure molte ci provano su ask.. Io vorrei fare qualcosa, però di serio, è che non faccio il primo passo e non lo farò mai. Lui è tutto quello che puoi volere, è dolce, simpatico, spiritoso, se vuole serio, geloso e bello.. cosa si può volere di più? Lo sanno Martina, Gianluca e Andrea. Gian e Andre mi vogliono aiutare in una maniera assurda, ma io ho paura a farmi avanti, ceh se lui non si vergogna lo fa lui.. So che però è un ragazzo che con le ragazze ha molta paura di essere rifiutato, e un po’ di tempo fa mi ha detto “se ti volevo solo usare per limonare l’avrei già fatto e invece..” Quindi bo, magari un minimo gli interesso.. Non lo so, ma quando lo vedo mi batte fortissimo il cuore, e mi viene un’ansia di sbagliare qualcosa quando sono da lui. Ma ce la farò.. prima o poi ce la farò.. “NEVER SAY NEVER” dicevano, quindi MAI DIRE MAI; prova sempre a fare qualcosa. Perché se ti rende felice è la cosa giusta, quindi tu prova, prova sempre e non ti arrendere mai.♥
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alla luce del gerrygate, ecco una bastonella dove bare si rifiuta di chiamare basto così. enjoy!
"Gerry, muoviti ad uscire, sei l'ultimo!"
"Mi allaccio le scarpe e arrivo!"
Gerry. Era quello il nome ufficiale di Ale, ormai, e ad Ale piaceva pure. Lo divertiva, proprio perché era così stupido.
"Gerry, stai attento a quel pallone!"
"Gerry, allora ci vediamo domani?"
"Ehi, Basto, lo sai che non mi fa tanto male?"
Nicolò quasi dovette scusarsi con Ale per non averlo chiamato col solito nomignolo. Non l'aveva mai chiamato Basto, lui.
Ed era quello il problema di Nicolò.
Voleva entrare più in confidenza con Ale. Voleva connettere ad un livello più intimo, voleva parlargli faccia a faccia, voleva davvero mettersi il cuore in mano e dirgli tutto quello che provava per lui - ma non poteva farlo se doveva parlare con Gerry. Quindi, doveva cambiare approccio. Doveva far abituare Ale a farsi chiamare in un altro modo.
Peccato che, apparentemente, Ale fosse un tipetto alquanto suscettibile.
"Bare, mi hai chiamato un'altra volta Basto, si può sapere che diavolo ti prende?"
Tipo come in quel momento.
"È il tuo cognome, no?"
Ale arricciò il naso. "Non mi piace farmi chiamare così."
"E invece Gerry sì?"
L'altro ridacchiò. "È perché sono una giraffa e tu una talpa? Sei invidioso della mia altezza?"
Nicolò gli fece la linguaccia. Spiritoso come sempre.
Lasciò perdere per un po', ma non demorse. Provò con Bastoni ("Chi sei, il mister?"), Alessandro ("Ci metti mezz'ora solo a chiamarmi") e anche Ale ("Mia mamma mi chiama così"), tutti con scarsi risultati. Doveva trovare una soluzione.
Forse, però, stava solo sbagliando approccio. Ale adorava farsi chiamare Gerry perché lo faceva ridere, quindi forse era quello il segreto. Farlo ridere.
Rimase a fissare Ale durante tutto il resto dell'allenamento, alla ricerca di qualcosa che lo ispirasse. Ad un certo punto si soffermò sui suoi riccioletti neri, come era successo tante altre volte, del resto. Nicolò moriva dalla voglia di affondarvici le mani dentro, sembravano così morbidi. E così facilmente chiudibili in un pugno.
Fermò quei pensieri prima che potessero andare oltre, soprattutto durante l'allenamento, però quei ricciolini continuarono monopolizzare i suoi pensieri, finché non gli venne l'illuminazione. Il nome perfetto.
Doveva solo testarlo. Si avvicinò quindi ad Ale, e con tutta la naturalezza del mondo gli disse: "Ehi, Moretto, più tardi ci sei per una partita sulla play?"
Ale prima lo guardò stralunato, poi scoppiò a ridere. "Che dici, mi metto pure una bandana così divento sardo?"
Tombola. "Se non hai anche una capra non se ne fa nulla" rispose. Ale continuò a ridacchiare, ma poi gli rispose che per una partita più tardi ci sarebbe stato. Non disse nulla riguardo Gerry. Nicolò ce l'aveva fatta.
Più tardi, in camera sua, Nicolò tamburellava le dita sul letto in attesa che arrivasse Ale. Era il suo momento per farsi avanti, le condizioni erano finalmente giuste. Anche perché Brozo aveva giurato che si sarebbe tagliato le orecchie se lo avesse sentito ancora lamentarsi - come diceva lui - per Ale, e lui alla salute di Brozo ci teneva.
Finalmente la porta della stanza si aprì, ed entrò Ale. "Allora, questa partitella?"
Nicolò si alzò dal letto e gli si fermò davanti. Ale rimase visibilmente spiazzato, e per una volta in vita sua non fiatò. "Moretto, senti, devo dirti assolutamente una cosa." Nicolò raccolse ogni briciolo di coraggio che aveva in corpo e si costrinse a parlare. "Tu mi piaci" disse infine.
Ale rimase con la bocca spalancata.
Passò qualche secondo, e il nervosismo di Nicolò aumentò. Forse aveva fatto una cazzata, forse era meglio se ora rideva e faceva finta che era tutto uno scherzo, forse...
Nicolò fu strattonato verso l'alto, e le labbra di Ale furono in un attimo sulle sue.
Grazie a Dio.
Si staccarono dopo qualche minuto per prendere aria, e Ale iniziò a ridere istericamente. "Non posso crederci. Non ci posso proprio credere."
Nicolò sorrise e lo baciò di nuovo, affondando finalmente le mani in quei riccioli mori come voleva fare ormai da tempo. Erano morbidi proprio come se li era immaginati.
Ale si separò di nuovo, questa volta con un sorrisetto divertito. "Questo c'entra qualcosa con tutti i nomignoli dell'ultima settimana?"
Nicolò sbuffò. "Non potevo mica chiamarti Gerry mentre ti baciavo."
Ale ridacchiò. "Puoi chiamarmi pure Maria Teresa, se poi mi baci non mi interessa niente."
Nicolò gli passò una mano tra i ricci. "Va bene, Moretto" disse, prima di tornare a baciarlo.
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Anch'io ho visto un gesto tenero oggi... Prof. Guido Saraceni, un gesto così delicato da volerlo condividere con voi.
Un'altra piccola crisi, una delle tante. Mi chiamano e mi precipito in classe per vedere come sta il mio bimbo. So cosa fare, non ho paura, ma è mio figlio ed è normale, ci convivo.
Lui era su un fianco e aveva pianto tanto. Poi c'era lei, la sua maestra che lo carezzava delicatamente sui capelli, gli sussurrava chissà cosa nell'orecchio e con l'altra mano gli massaggiava le gambe.
Quanta tenerezza e quanto l'ho vista sofferente pur se cercasse di dire qualcosa di spiritoso per farlo calmare.
Sono intervenuta io e ho fatto quello che so di dover fare. Mentre andavamo via lei l'ha guardato e gli ha detto: "Ciao CUORE, ci vediamo domani cerca di stare bene".
Una brava persona? Sicuramente...ma ancor prima una brava educatrice e poi maestra, perché in fondo, se fanno notizia le docenti esaurite, rigide e "tutti compiti e paginette da studiare" ancor di più dovrebbe farlo lei... "CUORE"!
Cara Manuela Giovvannercole, grazie per aver condiviso questa tenera esperienza; una storia di (stra)ordinaria gentilezza e cura, fatta di gesti semplici eppure colmi di amore.
Il mondo che ci circonda appare spesso freddo, violento e indifferente, ma la verità è che ciascuno di noi, nel suo piccolo, può fare davvero la differenza. Ogni giorno.
Un forte abbraccio al tuo giovane eroe ed alla sua bravissima maestra.
dalla pagina fb del prof. Guido Saraceni
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abr · 3 years
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“Invidio i professori universitari: sono pagati per fare domande a gente che non sa niente e che fa di tutto pur di dire qualcosa, mentre io interrogo persone che sanno tutto e fanno il possibile per non dire neanche una parola”. Così, suscitando concordi risolini, disse una volta lo spiritosissimo Piercamillo Davigo. Al quale, grazie ai verbali dell’avvocato Amara, si è presentata adesso l’occasione di mostrare che come indiziato, o diciamo pure come strano “studente”, non vede l’ora di fornire risposte ricche di parole con la stessa disinvoltura di quando, diciamo pure come strano magistrato, veniva pagato sia per fare le domande che per darsi le risposte.
https://www.ilfoglio.it/andrea-s-version/2021/05/06/news/finalmente-un-occasione-per-lo-spiritoso-davigo-2329517/
Per fortuna che è rimasta qualche schiena diritta almeno su certi temi tra i voltagabbana de ilFoglio, l’unico (l’ultimo) giornale che trattavo da giornale cioè leggevo.
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corallorosso · 3 years
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Salvate il soldato Marcucci! di Lorenzo Giannotti Tiene banco in questi giorni la simpatica querelle sulla vicenda dei capigruppo di Camera e Senato del Partito Democratico. Riprendendo dalle poco accattivanti puntate precedenti, ricordiamo che l’ex Segretario Nicola Zingaretti lasciò il posto di comando non più tardi di venti giorni fa, dichiarando che il partito era diventato un distaccamento della sede degli “artigiani della qualità”: quelli delle poltrone. Il neo Segretario Enrico Letta, invece, spinto dall’entusiasmo delle novità – come avremmo fatto tutti noi – si mette a cambiare i nomi delle varie cariche del partito, tenendo conto dei sofisticati equilibri interni e di genere. Nessuno fa un fiato. E vorrei vedere, penserete voi, questi stanno all’ultima spiaggia attaccati al respiratore; figuriamoci se hanno ancora le forze di dimenarsi. E invece quando Enrico Letta, usando l’intramontabile “scusa” delle quote rosa, vuole cambiare il capo dei senatori, questo non sembra avere nessuna intenzione di schiodarsi. Il battagliero Andrea Marcucci, dopo alcuni giorni di assenza, si palesa e su Facebook si rivolge con un’accorata missiva direttamente a Enrico Letta: “Caro Enrico ti scrivo” comincia così il Lucio Dalla di Palazzo Madama. Un papiro che racconta la storia, invero assai mesta, di questa legislatura, delle proprie gesta (“fu io”, licenza poetica), dei suoi compagni senatori e giungendo alla fatidica conclusione: Enrico accetto consigli, ma no grazie. I commenti al post stanno a consolidare il proverbiale polso dell’elettorato che gran parte della dirigenza piddina padroneggia con sapienza rara. “Gli iscritti e gli elettori del Pd apprezzerebbero un suo passo indietro per favorire l’elezione di una donna come richiede il Segretario”. Un altro: “Mai una parola di autocritica, ma il problema di fondo è chi lavora dall’interno del Pd per Italia Viva. Ogni riferimento è casuale”. C’è anche chi fa lo spiritoso, spirito di patata direbbe la mia maestra delle elementari: “Che fortuna immensa è stata averla come capogruppo. Ho imparato tantissime cose leggendola. Grazie per i servigi. Ora può andare… grazie. Saluti”. Ancora: “È da tre anni che come capogruppo sta ostacolando il percorso di rinnovamento del Pd. I senatori decidano da che parte stare. Faccia un passo di lato”. Questo è l’ultimo solo perché ho appena trovato qualcosa di meglio da fare che stare a guardare i commenti sotto a un post di un capogruppo – con tutto il rispetto che si deve ai capigruppo – del Pd: “Basta, diamo fiducia al rinnovamento che propone il Segretario Letta e a una stagione nuova, serve a tutte e a tutti per rilanciare il Pd, ha ben fatto Delrio”. Potrei andare avanti all’infinito se solo non dovessi lavare quella montagna di stoviglie ammuffite che giace esanime nell’acquaio della cucina provocando dei lezzi nauseabondi, ma mi pare già abbastanza esaustivo per spiegare il tafazzismo del capogruppo più capogruppo dei capigruppo. Mio figlio di quattro anni mi fa: “Papà ma è chiaro che dopo tutto il casino che hanno fatto, ora debbano seguire quello che dice il nuovo Segretario (che presumibilmente sarà anche l’ultimo) senza fare un fiato perché gli elettori ne hanno le palle piene delle correnti e delle correntine”. Lo so figlio mio, lo so, ma vaglielo a spiegare a quelli. Comunque, non ti tediare con queste pallosità, ché stasera ci guardiamo un bel film: “Salvate il soldato Marcucci”. E poi c’è chi sta peggio di noi, pensa a chi quella sagace letterina non solo dovrà leggerla infliggendo supplizio mefitico ai propri bulbi oculari, ma dovrà pure darle una risposta.E poi c’è chi sta peggio di noi, pensa a chi quella sagace letterina non solo dovrà leggerla infliggendo supplizio mefitico ai propri bulbi oculari, ma dovrà pure darle una risposta.
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