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#quanto ci lasciamo alle spalle
lamilanomagazine · 7 days
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Emilia-Romagna: sanità, Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti
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Emilia-Romagna: sanità, Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti. Con un 2023 da record, che ha fatto segnare il più alto numero di trapianti di sempre, 585, e 325 donatori, la Regione Emilia-Romagna ha acceso i fari sulla Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti. Iniziative di informazione e sensibilizzazione organizzate dal servizio sanitario regionale anche in collaborazione con il mondo associativo sono previste su tutto il territorio (sui siti delle Aziende sanitarie e Ospedaliere i programmi specifici), per tenere alta l'attenzione su una scelta di vita che può fare la differenza per la vita degli altri. Giunto alla 27esima edizione, l'evento promosso dal ministero della Salute è stata l'occasione per far riflettere sull'importanza di questo gesto solidale anche in Emilia-Romagna, dove i donatori sono in costante aumento e i trapianti continuano a crescere, grazie a un sistema capillare e ben organizzato, coordinato dal Centro Riferimento Trapianti. Lo confermano i dati del primo trimestre 2024: al 31 marzo sono 80 i donatori segnalati (+2 rispetto allo stesso periodo del 2023) e 51 quelli utilizzati (-1); in crescita sia i trapianti, con 131 già effettuati nel 2024 (+2) sia i prelievi di cornee: 563 (5 in più). "La Giornata che si celebra in tutta Italia - afferma l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- è l'occasione per dire grazie a tutti coloro che scelgono di donare per dare nuova vita ad altre persone, compiendo un gesto di straordinaria generosità. Se ci lasciamo alle spalle un 2023 da record e iniziamo bene anche questo 2024 è per merito dei donatori, ma anche delle associazioni di volontariato e dei professionisti della nostra Rete regionale delle donazioni e dei trapianti, che rappresenta un'eccellenza a livello internazionale. Traguardi importanti, che però ci spingono a fare ancora meglio: continuiamo quindi a tenere alta l'attenzione, affinché siano sempre di più gli emiliano-romagnoli che decidono di donare". I dati 2023 Il numero record di 585 trapianti eseguiti nel 2023 conferma e rafforza la crescita degli ultimi anni (gli interventi erano stati 516 nel 2022 e 493 nel 2021); un risultato raggiunto grazie all'incremento dei potenziali donatori segnalati dagli ospedali (325, +6,2% rispetto all'anno precedente), e alla forza della rete territoriale. Aumentati, conseguentemente, anche i donatori effettivamente utilizzati (222, +7,7%), a riprova della capacità del sistema di ottimizzare le risorse disponibili. Dunque, ben 585 (+13,4%) organi trapiantati perché ritenuti idonei anche per merito delle innovative tecniche di trattamento introdotte negli ultimi anni. Nel 2023 sono cresciuti anche i trapianti da donatore a cuore fermo (DCD) cioè da donatore la cui morte viene accertata con criteri cardiologici e non encefalici. Ben 70 le segnalazioni di donazione a cuore fermo (17 in più rispetto al 2022) e 62 i donatori utilizzati (14 in più) per un totale di 122 organi prelevati e trapiantati con questa tecnica, decisamente più complessa ma capace di regalare una speranza in più ai pazienti in attesa. In particolare, i trapianti di cuore da donazione DCD sono stati eseguiti per la prima volta in regione proprio lo scorso anno: in totale nel 2023 i cardiochirurghi dell'Irccs Policlinico di Sant'Orsola ne hanno completati 4. Il merito di questi numeri va attribuito tanto alle ottime performance dei centri trapianto di Bologna, Modena e Parma quanto all'organizzazione della rete donativa regionale coordinata dal Centro Riferimento Trapianti. Il potenziamento varato nel 2017 con l'istituzione dei C.O.P (coordinamenti ospedalieri procurement) per l'identificazione dei donatori di organi e tessuti ha infatti aumentato la già alta attenzione nei confronti delle 23 sedi donative sparse su tutte il territorio emiliano-romagnolo. I numeri del 2023 si devono, dunque, all'attività di sensibilizzazione e supporto portata avanti negli anni dal CRT emiliano-romagnolo, alla capillare organizzazione della rete regionale e all'elevato indice di accettazione degli organi dimostrato dai centri trapianto. Il rapporto Indice del Dono del Centro nazionale trapianti Il Centro nazionale trapianti anche quest'anno ha curato e pubblicato il rapporto Indice del Dono, giunto alla quinta edizione, che analizza i numeri delle dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate nel 2023 al rinnovo delle carte d'identità nelle anagrafi di oltre 7mila Comuni italiani; i valori sono espressi in centesimi e tengono conto di alcuni indicatori come la percentuale dei consensi, quella delle astensioni e il numero dei documenti emessi. Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, Ferrara è al sesto posto tra le grandi città (con oltre 100mila abitanti) più generose d'Italia per la donazione degli organi, con un indice del dono di 68,73/100, una percentuale di consensi del 75,8% e un'astensione del 33,8%. Presenza regionale anche nella top ten dei comuni medio-grandi (tra i 30 e i 100mila abitanti): Formigine (MO) è sesta, con un indice di 70,52/100. Il comune bolognese di Castel d'Aiano (BO), come lo scorso anno, è primo fra tutti quelli dell'Emilia-Romagna: nel 2023 ha ottenuto un indice del dono di 83,53/100, una percentuale di consensi del 93,3% e un'astensione del 28,7%. Al secondo posto Frassinoro (MO) con un indice di 77,54/100, e al terzo Gazzola (PC), con un indice di 76,16/100. L'Emilia-Romagna ha un indice del dono di 62,75/100: la percentuale di consensi è del 70,8% e l'astensione è al 40,6%, contro una media nazionale di 68,5% di sì e di 41,8% di astenuti. Tra le diverse fasce d'età, i più generosi sono i cittadini tra i 51 e i 60 anni (73,7% di consensi); i 18-30enni si fermano al 67,9%, e nel caso degli over 80 il consenso è al 53,3%, probabilmente - come riportato nel rapporto - a causa dell'errata convinzione che la donazione degli organi in età avanzata non sia possibile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bergamorisvegliata · 1 year
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LASCIARE ANDARE
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"Però se non avessi commesso quell'errore"...; "Insomma, tra noi c'è sempre da litigare per un'inezia..."; "Ma perchè succedono tutte me?"...
Però...Se...Perchè...Ma...Insomma, quante volte ci siamo chiesti il motivo per il quale determinate situazioni non sono mai andate come volevamo. Ma soprattutto: quante di queste situazioni ce le siamo portate dietro, quasi come voler ricordare errori e sbagli commessi, con le promesse fatte a noi medesimi di non rifarne più, salvo poi accorgersi che certi errori li avremmo poi rifatti addirittura peggiori e magari in situazioni da diversi contesti rispetto agli "originali"...
"Si è sempre agito in questo modo, e ora pretendi di cambiare pur se come abbiamo sempre fatto ci ha portato a "rallentare"...; "ma dai, non essere così stupido...".
Tu sei così...Ma l'altro ha fatto cosà...Insomma, quando si vivono situazioni -in particolare quelle spiacevoli- poi si rischia facilmente di essere discriminati per un nonnulla, oppure ci si "becca" l'inevitabile ramanzina, soprattutto all'interno degli ambienti di lavoro all'interno dei quali non viene perdonato il benchè minimo errore.
E sono proprio queste componenti (di tutte le situazioni sopra elencate, ma in realtà ce ne sono davvero a migliaia!) che ci legano a un "passato" più o meno recente, ma pure gli eventi e i fatti passati da tanto tempo sono quelli che ancora ci condizionano.
Solo di passato e di fatti qui si discorre? Ovviamente no: e il riferimento è a quelle persone che bene o male si sono dimostrate importanti per noi: persone che abbiamo subìto per il loro carattere esuberante, oppure che abbiamo mal sopportato perchè si sono dimostrate di un egoismo e di un'individualità portata all'eccesso.
Ma gli esempi potrebbero essere tanti altri che qui non stiamo e elencare.
E allora, che si fa? Si continua a rimuginare, si tenderà ancora a sopportare persone a noi non gradite oppure a "idolatrare" chi riteniamo superiori a noi stessi...? Ma a noi chi ci pensa?...NO! Alt un momento, facciamo ordine...
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Come dice bene un'amica di questo blog, lasciarsi alle spalle qualsiasi passato, ma soprattutto e ancora più importante: abbandonare antiche credenze, uscire da schemi pre-costituiti (e al riguardo a breve pubblicherò una simpatica riflessione di una persona a me cara), evadere da gabbie e zone di comfort, abbattere steccati di pregiudizi difficili da sradicare che ancora ci vincolano e non ci permettono di evolverci...Eccole le chiavi per la nostra totale indipendenza e per il nostro progredire, spirituale e non solo; trovare sempre qualcosa di nuovo in ogni campo, dare spazio ai desideri e ai sogni da realizzare, ricordando che persino quello più difficile in realtà non lo sarà se sapremo affrontare, superare e abbattere ogni ostacolo che la nostra psiche ci pone davanti.
Potrei andare oltre, ma vi sottopongo alcune riflessioni e alcuni consigli che nel web potete trovare benissimo anche voi:
"Staccarsi dal passato è necessario per vivere bene il presente. Nel lasciare andare ritrovi la pace e, quando non ti aggrappi a nulla, sei libero di volare ovunque".
"Lasciar andare significa rendersi conto che alcune cose fanno parte della tua storia, ma non del tuo destino".
"Alla fine solo tre cose contano: quanto hai amato, come gentilmente hai vissuto e con quanta grazia hai lasciato andare cose non destinate a te".
Inoltre, per finire, non dimentichiamoci di ciò che nei contesti che stiamo vivendo, e che di recente questo blog ha più volte sottolineato, dell'amore: solo quando sapremo davvero staccarci e lasciare andare il passato, ebbene solo allora scopriremo quanto saremo pieni di amore per tutto ciò che ci circonda, e allora sì avremo ben chiaro quali saranno i nostri veri obiettivi...E allora, che aspettiamo?
Che aspettate?
Lasciamo andare...e andiamoooooo!!!
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maledettadaunangelo · 3 years
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La storia della nostra evoluzione è la storia di quanto ci lasciamo alle spalle, di quello a cui abbiamo rinunciato.
Grey’s Anatomy
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umi-no-onnanoko · 3 years
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Non solo bulli
Oggi a scuola ho visto un bambino seduto al banco da solo…
Oggi ho visto lo stesso bambino piangere nel bagno della scuola…
Oggi non era più seduto da solo c’erano tanti bambini con lui…
Oggi sono tornato a casa senza l’astuccio nuovo…
Oggi il mio occhio è solo un po’ gonfio ma non è colpa sua…
Non è colpa sua…non è colpa sua…NON È COLPA SUA!
Non si parla mai abbastanza di fenomeni come il bullismo e come aiutare le vittime di questo problema sociale, ma siamo davvero sicuri di aver letto correttamente la storia? Non avremmo forse dimenticato un particolare? Forse uno dei protagonisti della storia?
Parliamo di vittime, ma pensiamo ad esse unicamente come a chi ha subito su di sé le azioni del bullismo, ma i bulli? A loro chi ci pensa? E loro, loro non sono forse anch’essi delle vittime? Perché tutti abbiamo il tempo necessario per pensare a come una vittima di bullismo diventa vittima, ma non ne abbiamo mai a sufficienza per pensare a come un bullo diventa bullo?
Solo molto raramente un bullo nasce tale, ovvero con la voglia e la forza di fare del male unicamente per il gusto di farlo senza uno scopo o una ragione scatenante alle spalle, per quanto riguarda la restante maggioranza, beh non possiamo certo permetterci di fermarci a questo.
I bambini e le bambine “bulli” non sono sempre stati tali, spesso erano bambini come gli altri, senza pensieri, pieni di affetti ed amici, contenti delle loro vite, ma poi…qualcosa si spezza, qualcosa smette di funzionare e da una bella fiaba si passa al bianco e nero ed i bambini smettono di essere felici, smettono di sorridere, smettono di avere amici, smettono di essere bambini… di essere loro stessi…
Diventano l’ombra di loro stessi e Gianni smette di dare i calci al pallone, ma Gianni ha preso a calci Mario; Diego smette di giocare insieme Carla, ma gioca con Carla; Lucia smette di sorridere, ma Lucia ha uno sguardo cattivo, Carlotta smette di dire al papà che gli vuole bene, ma insulta sempre Luca perché gli dice che è per il suo bene… potrei andare avanti così ad elencarli per ogni nome presente nel mio e nel vostro immaginario e farvi partecipi di quanto siano cambiati, ma non basta…non basta dirvi che sono cambiati, se non riescono, non riesco a farvi capire perché hanno dovuto farlo.
Tutti loro non sono cambiati unicamente perché volevano farlo o dovevano farlo, ma spesso lo hanno fatto perché questo era la sola scelta che gli restava:
Gianni è diventato un bullo perché aveva iniziato a prendere qualche chilo ed i suoi compagni di calcetto lo prendevano in giro; Diego è diventato un bullo perché a casa il suo papà giocava sempre così con la sua mamma e la mamma piangeva, però dopo voleva ancora più bene al papà; Lucia è diventata una bulla perché Lucia per anni si era sentita deridere ed era stata esclusa per la sua positività, il suo essere gentile; Carlotta è una bulla perché il suo papà è volato in cielo per un tumore e lei aveva voluto tanto bene al suo papà e lui le diceva sempre che le voleva bene e non l’avrebbe mai lasciata eppure se n’era andato senza nemmeno dirle dove.
Questi non sono che pochi esempi di quello che può celarsi dietro a coloro che per noi non sono altro che i bulli, perché a differenza di quello che succede per le vittime troppo spesso non ci preoccupiamo di loro, gli lasciamo lì accantonati in un angolo, come i cattivi della situazione. Con questa mia affermazione non voglio smacchiare ciò che hanno macchiato con le loro azioni ed i loro errori, ma semplicemente mi piacerebbe ci si approcciasse al fenomeno in maniera differente, occupandoci anche dei bulli oltre che delle vittime.
Troppo di rado vogliamo ascoltare le loro storie, troppo di rado crediamo loro e cerchiamo di capirli ed aiutarli a ricostruirsi, eppure le loro storie esistono, sono vere, sono importanti e sono loro…senza più false armature di paura dissimulata in finto coraggio e sicurezza.
Ci sono diverse storie: ci sono coloro che hanno situazioni famigliari difficili (padri o madri violenti, violenza domestica, separazioni, divorzi ecc.), ci sono coloro che hanno subito delle forti perdite a causa di morti o semplicemente di figure mancanti, situazioni di alcolismo o droghe, situazioni di molestie, problemi alimentari e così via.
Ora vi porterò quello che in un futuro forse, se arriverò a realizzare il mio sogno, potrò considerare come il mio primo caso ed il mio primo piccolo successo professionale e personale.
Ai tempi nei quali io frequentavo le scuole medie avevo un bullo, che chiameremo Brunpiergiorgiobaudo, un ragazzo più piccolo di me, dato che io ero stata bocciata ero più grande di un anno, tuttavia lui ad altezza era il doppio di me. Bene lui era il mio bullo e per diversi mesi, forse anche un anno e qualche mese, non ricordo esattamente, mi tormentava verbalmente e occasionalmente anche fisicamente ed anche se talvolta mi ribellavo, ne avevo soggezione.
Un giorno però successe qualcosa, un lavoro di gruppo di arte ed immagine, ero finita in gruppo con lui ed un’altra compagnia, lui era triste e non mi fece né disse nulla…gli chiesi cosa avesse, mi guardò stranito e non mi rispose, pianse… dopo un po’ mi raccontò la sua storia famigliare (che non riporterò per rispetto della privacy di Brunpiergiorgiobaudo) ed io gli sorrisi rimanendo ad ascoltare.
Ascoltai molto quel giorno ed ascoltai molto nei giorni e nei mesi a venire, Brunpiergiorgiobaudo smise di farmi soggezione, Brunpiergiorgiobaudo non era più tanto grande, ma era più piccolo e fragile di me, Brunpiergiorgiobaudo non mi faceva più del male, Brunpiergiorgiobaudo era ora mio amico e mi difendeva sempre…
Basta ascoltare, BASTA ASCOLTARE…
Pensiamo anche a loro, perché ascoltare spesso può fare la differenza, parlare può fare la differenza,esserci può fare la differenza.
Non solo bulli…
PERSONE
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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imieipensieridioggi · 3 years
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Siamo tutti nevrotici perché viviamo in un mondo in cui ci hanno insegnato a lottare. Lottare per qualsiasi cosa...
Eppure la serenità arriva proprio quando lasciamo andare, quando ci scappa un bel vaffanculo e butti tutto alle spalle. Quando l'ultimo sforzo è un profondo respiro.
Già, la vita poi si basa nell'accettare e nel lasciar andare perché per quanto ti sforzi che le cose vanno come dici tu, lei invece ha l'ultima parola....
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3nding · 3 years
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Qualsiasi cosa accada nei prossimi giorni negli Stati Uniti, oggi è successa una storia favolosa. E fidatevi: non ve la potete perdere.
📱 Furioso, dopo l'annuncio ufficiale della vittoria di Biden, Trump impugna il telefono dal campo da golf (credevate che fosse al lavoro eh, poveri illusi? https://www.ilmessaggero.it/mondo/trump_gioca_a_golf_nel_momento_in_cui_biden_e_eletto_presidente_usa-5572221.html) e chiama il suo staff:
"VOGLIO TUTTI I MIEI AVVOCATI AL FOUR SEASONS DI PHILADELPHIA A DIRE CHE NON ACCETTO LA SCONFITTA E FACCIO RICORSO. LI VOGLIO LÌ TRA DUE ORE".
Se siete dall'altra parte del telefono, o gli scoppiate a ridere in faccia, o andate nel panico. Probabilmente nel suo staff succedono entrambe le cose.
🔥 Il Team Trump scatta sull'attenti e infuoca le cornette:
"Salve, è il Four Seasons di Philadelphia?"
"Sì, ci dica pure"
"Vorremmo prenotare uno spazio per una conferenza stampa, siamo lì tra due ore"
"Eh?"
"Non abbiamo tempo da perdere. Può darci uno spazio?"
"Mi faccia pensare... beh, veramente potrei darle il piazzale esterno... ma non è attrezzato"
"Dio Santo, che disorganizzazione. Non è un problema, cerchiamo un service al volo. Per la stampa non si preoccupi, ci pensiamo noi. Siamo lì tra 2 ore, puntuali"
"La stampa? Ma scusi, che conferenza è?"
"La macchina della morte. Il battaglione di fuoco. Il team legale di Trump al gran completo, capitanato da Rudolph Giuliani, a dire che col cazzo che lasciamo la Casa Bianca in mano a quel rinco*lionito di Sleepy Joe"
"TRUMP? GIULIANI? Ma mi scusi, qui..."
"Ci vediamo alle 12. Grazie per la sua collaborazione".
🏨 Il Four Seasons Hotel Philadelphia at Comcast Center è un Hotel 5 Stelle extralusso dell'omonima catena. Se siete fortunati, potete trovare una camera basic in offerta a partire da 500 euro a notte.
🖌 Ma a Philadelphia c'è anche il Four Seasons Total Landscaping, Inc. Una ditta che dipinge fondali ed elementi di paesaggistica, situata in un capannone in piena periferia, a 11 miglia dal cuore di Philly. Alle spalle di una libreria per adulti e di fronte al centro cremazioni locale.
Ora focalizzatevi su Rudy Giuliani che scende dalla limo, con i suoi 8 milioni di reddito all'anno, la sua tariffa da 1000 dollari all'ora e il suo abito che costa quanto 12 mesi del vostro stipendio. E immaginate la sua faccia mentre pesta una merda sul marciapiede, e si accorge che lo staff di Trump non ha prenotato il cinque stelle. Ma un parcheggio nei sobborghi di Philadelphia, tra impalcature e secchi di vernice.
"Sic transit gloria mundi" 🇺🇸
(Fonte: https://twitter.com/thatbilloakley/status/1325152158866567168)
Francesco Guarino, fb
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sotto gli spalti;
« Fai il compito di storia? »
« Forse sì, ho trovato ‘sta cosa. » indicando per l’appunto il pezzo di legno incriminato. « Sono due tipi. » facendo da storia per Niall che nel frattempo adocchia mentre si sta mettendo a fare la scimmia della situazione, trovandoselo a testa in giù. Ridacchia portandosi una mano alla bocca, solo per trattenere una risatina, « Magari sono due favolosi che hanno deciso di rimanere immortali nella scuola ma senza far sapere chi sono, oppure erano due annoiati che hanno solo rovinato la scuola. » 
« Gnn » mugugna poi, tirandosi su, e mettendosi seduto lassù in alto, per ora. « Oppure sono le rune » e fa una pausa « Inguz » per la testa, e con le mani fa un cerchio « Teiwaz » e con la mano destra fa una V capovolta, ponendo nel mezzo a questa l’indice sinistro « e Kenaz » e fa la V. « Un po’ assemblate strane » mugugna anche, guardando la ragazzina come se si aspettasse già una sua reazione negativa a questo pensiero. Infatti alza le spalle e « oppure è solo un disegno d’amore, tra questi due » dice tranquillo « Magari questo è il loro talamo nuziale » e ridacchia, inclinando la testa verso il basso.
« Non mi sembrano tanto rune, però.. » scuotendo piano la testa e portandosi dietro all’orecchio una ciocca di capelli che le sfugge vicino al viso. « Il talamo nuziale.. » si volta verso di lui, spostando per altro il peso del corpo sull’altro fianco « Maccheddiciiii! Al massimo è il posto in cui venivano a baciarsi un po’, no?! » talamo nuziale. Domanda con l’ovvio alla fine con una mano, quella che non tiene la bacchetta, il cui palmo viene portato verso l’alto a mostrare che…chi si sposa ad Hogwarts? « Due che, mh, chissà di che casata sono.. » guardando l’intaglio. « Credo che prima del settimo anno intaglierò qualcosa anche io. »
« Potrebbero » commenta lui, iniziando appunto a far il linguaggio dei segni, cercando di far capire a lei cosa ci vede lui. « Lo escludo comunque.. ma solo perché sono due uguali » in effetti gli omini, sembrano proprio uguali, da quel che vede lui. Ridacchia un po’ comunque, per il talamo nuziale, e accoglie la sua domanda. Si guarda attorno. « Baciarsi.. e basta? » chiede ora « un nascondiglio.. e pensare che ora ci si bacia davanti agli altri » e forse è una critica a quel gioco della bottiglia? Ma comunque, il suo tono di voce non è per nulla aspro. « Sono… » lo sa lui? « Grifondoro e Corvonero.. ma proprio i fondatori eh » puntualizza. « E qui c’hanno fatto la fantasma Corvonero » e per tutte le cavolate che sta tirando, anche lui, inizia un po’ a ridacchiare. « Non si capisce nemmeno di che sesso sono »
« Vabbèèèè, magari erano due maschi. » e quindi? « Oppure no e magari non volevano farsi vedere dagli altri, erano tipo due amanti segretissimi.. grinzafico. » ridacchiandosela pensando a chi stesse portando avanti una tresca amorosa sotto gli spalti e lontano dallo sguardo di altri. « E poi io preferirei baciarmi qui, tipo, non in mezzo alla gente. » tanto per dire, con il gesto del portarsi via dall’orecchio quel ciuffo di capelli prima messo in ordine. Adocchia meglio le due sagome mentre il terzino le bolla come Godric e Cosetta.
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« Continuo a ripetere che qui c’è stato fatto un figlio bastardo » commenta, schietto, alimentando la questione degli amanti segretissimi. Poi vabbè, la spiega a modo suoi eh. « Ecco » dice dopo aver sospirato, per aver sentito che Charlotte preferisce non baciare di fronte a tutti. « Ad un rituale va bene »
Gli occhi grandi e chiari della Serpeverde si spalancano ancora di più « Cièèè sarebbe uno scoop assurdo. Ti immagini?! Forse dovremmo raccontarlo ad Osbert che qui s’è consumato un amore proibito. » mette in chiaro al terzino per fargli sapere che, omg, questa cosa va detta subito ad Osbert! « Se è un rituale.. » facendo spallucce; non può farne a meno. Però qui almeno c’è un po’ di privacy, di intimità, come direbbe qualcuno. E non sei davanti al mondo. « Boh, vabè. Era un giochetto stupido, l’altra volta. » hanno capito entrambi cosa entrambi stavano tacendo, così lei lo esplica senza problemi. « Però qui è sicuramente meglio. Qui o comunque dove non c’è la gente che ti fissa a caso. » sbuffando aria dal naso, con un mezzo sospiro ed una mezza sentenza quella che dice, perché è così. Ma puntualizza pure che: « Non che sia assurdo farlo in mezzo ad altri, ecco. Però vabè, hai capito. »
« Magari ce l’ha consumato lui » e inclina il capo verso il basso, per sghignazzare, e riferendosi chiaramente al fatto che il docente ha già detto di aver baciato tipine a scuola. « Oppure sono due gemelli che consumano l’amore » dice, alimentando la tragedia « sono uguali » gli omini, e li indica. « Oppure, sono morti » e lo dice serio, ma per nulla intristito. « Stiamo parlando sopra dei morti, quei due.. e chissà quanti altri » ma insomma, non si fa problemi a dirlo. Il macabro, cosa è il macabro per Niall? Arriva quindi all’argomento baci, quelli contemporanei, e la ascolta, lasciando che finisca di parlare, mentre lui è proprio sciallo, come sempre. « C’è a chi piace guardare e a chi piace anche farsi guardare » commenta lui, parlando di cose sconce, ovvio. « E poi tutti avrebbero voluto baciare te » commenta.
Fa una smorfietta un po’ schifata quando si allude alle tresche amorose del prof. Osbert « Sì no, che bolide! Lui s’è baciato mezza scuola, in mezzo a mille posti cièè ne lasciasse uno anche a noi, grazie. » quindi picchietta il pugnetto, le nocche per lo più, ma piano piano stabilendo che « nessun incesto, e nessun morto » ew, altra espressione un po’ schifatina « Solo.. forse due così a caso. O forse Godric che se la faceva con Cosetta, potrei accettarlo. » potrebbe, indicandogli poi che « Così gli rubo il posto a quello scemo di Grifondoro! » ecco, così ha senso. « A me piace farmi guardare per altre cose. » tipo la sua favolosità, come cammina, come parla, come esiste, le cose normali che fa che la gente nemmeno comprando profezie fasulle potrebbe mai avere. In sostanza le piace che venga guardata, ma ama pure avere la sua privacy. « Beh, è ovvio che tutti mi vogliano. Vuol dire che tu sei stato quello con più Felix Felicis di tutti! »
« si sarà baciato pure tua nonna » commenta, non mettendo di mezzo la sua, anche perché c’ha i problemi familiari e lasciamo perdere le nonne. « E pensa che scemo sono a non aver voluto quanto mi sarebbe spettato, gnn? » lancia proprio questa mezza domanda, osservando la bimba accanto a se.
« Tu non vuoi concludere il gioco della bottiglia? » chiede « anche solo per scrollarcelo di dosso » dice, guardandola « non abbiamo chiuso un cerchio » che appunto, andrebbe chiuso, volendo. La guarda negli occhi, senza vergogna, anche se sono vicini e lui è più alto di lei.
« E vuoi chiuderlo perché sennò ci viene il gramo o perché pensi abbia senso chiudere il cerchio » chiede lei con un sorrisino più leggero, quasi divertito della sua stessa domanda.
« Non mi garbano nemmeno le cose incompiute » commenta « E poi, oltre a un sacco di sensi vichinghi anche quello di non prendere il gramo, è un senso no? » chiede, guardandola, sorridendo pure lui. E quando vede quel collo che va indietro, lui cerca pure di avvicinare il suo volto a quello di lei. « E tu ci vedi un senso o no? »
« Le cose incompiute non vanno bene, e non sono ossessiva compulsiva. » rammenta, ma la divinazione non ammette le cose che non si concludono. Tutto deve essere compiuto o niente può essere fatto. « Non prendere il gramo è un grande senso. Enorme. » ammette lei che di sfighe non ne vuole avere, sicuramente non così a ridosso delle vacanze. [...] « ma.. se lo fai per scrivere il mio nome sul quaderno sei proprio disperato, Nì. »
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moderata-crisi · 4 years
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mi lascerà sempre basito il mix distruttivo e completamente disfuzionale tra cultura dello spreco e del troppo e la mentalità da perdenti che domina la mia famiglia (da parte di mio padre, ma è irrilevante dato che da parte di mia madre c’è solo lei che io possa considerare un familiare).
in casa di mio padre c’è un’entrata fissa mensile di circa 1000€, sono tre persone di cui mia nonna, mio padre e suo fratello, tutti e tre con la pensione (da vedova mia nonna, di invalidità gli altri due). è un’entrata fissa, non soggetta a variazioni e in più mio padre ogni tanto riesce a lavorare e a buscarsi altri soldi extra. è la classica famiglia del sud in cui abbondante è sinonimo di buono, e di rimando è la classica famiglia che spreca soldi senza criterio, e di rimando ancora è la classica famiglia del sud, povera, in cui però non manca mai il cibo in abbondanza, così in abbondanza da far venire lo schifo se ci penso. non c’è un soldo questo mese? che importa, ci indebitiamo con i vicini di casa per far sì di poterci abbuffare a natale, quando letteralmente basterebbe comprare meno roba. e questo ripetuto in ogni cosa, nelle piccole cose.  faccio un esempio stupido che ogni volta mi lascia basito: quando sono a mangiare lì, mio padre spesso cucina pasta con condimento non influente ai fini della storia, e butta tipo un pacco e un po’ di pasta??? tipo 600 grammi per 4 persone di cui io praticamente ne mangio pochissima, mia nonna non mangia quasi mai, lui è a dieta e mio zio non ha ritmi veglia-sonno definiti, quindi mangia quando gli pare. e quando provo a fargli notare che “boh, secondo me potresti farne di meno” mi risponde “ma se avanza è meglio”. NO???? manco per il cazzo è meglio, se avanza stai praticamente sprecando cibo??? e poi voglio capire se avanzasse un piatto, ma per quanto mangiamo ne avanza praticamente la metà o poco meno? che senso ha? niente, non c’è verso di far cambiare idea. ora applicate questo ragionamento anche alle cose con un impatto economico maggiore, e capirete che è disastroso. spendere la maggior parte dei soldi in sigarette è... uno spreco??? + altri problemi di natura psichiatrica di mio zio che lasciamo perdere.
quanto alla mentalità da perdenti, invece, c’è quella cosa di essere costantemente sospettosi che il prossimo li voglia inculare. e quindi cercano poi di risparmiare sulle cose necessarie, facendo a mio avviso figure di merda allucinanti o comunque non godendo appieno delle cose che potrebbero avere. c’è bisogno di un apparecchio tecnologico per fare cosa x? ok, lo prendo dai cinesi, tanto costa poco quando letteralmente spendendo 10€ in più te lo compri in un negozio di elettronica come si deve e ti dura il triplo? anche qui, applicate questo ragionamento alle cose con un impatto economico più alto di 10€, o in cui 10€ non fanno la differenza ma chiedi comunque uno sconto e cose così che secondo me fanno perdere la faccia quando potresti benissimo fumare di meno o non assecondare la ludopatia come meccanismo di coping di zio per un giorno e poterti vivere più tranquillamente le spese che fai e capirete cosa intendo con mentalità da perdenti. 
hanno un modo completamente distorto di fare economia con le loro finanze, e questo sarebbe anche ok se non si ripercuotesse su di me perché non arrivano a fine mese spesso e mio padre capita che mi chieda soldi (che poi mi restituisce sempre, ma non è quello il punto), ma soprattutto capita che anche quando sono io a dover spendere dei soldi magari in presenza di mio padre questi tenti di piazzarmi lì i suoi ragionamenti da perdente tipo “ma perché non compri questo che costa tipo 20€” su una spesa di tipo 300€. ma cosa cazzo vuoi che me ne freghi di 20€ se sto per spenderne 300 se è per ottenere qualcosa di qualità superiore? sono 4 anni che gestisco le mie finanze e ormai due che non ti chiedo più un euro perché non ne ho bisogno (e spero di non averne mai più bisogno, ho già pesato sulle spalle dei miei genitori per molto), almeno non cercare di dirmi anche come spendere i soldi lol
se a questo, poi, aggiungete il fatto che c’è quel distortissimo senso di unione (qui per fortuna mio padre è l’eccezione, e non fa questi ragionamenti) per cui ai tuoi familiari DEVI volere bene perché sono tuoi familiari, e DEVI parlare della tua vita sempre perché sono tuoi familiari, ecco qua che mi passa la voglia di campare se so che devo andare a trovarli per motivo x, come domani. vorrei avessero un minimo di saggezza per capire che chiedermi o farmi notare che non gli dico mai nulla delle mie cose, è solo un modo per darmi l’opportunità di fargli del male, perché non mi piace mentire, e gli spiattello in faccia tutto: che per loro non ho stima, e che se anche io dovessi farmi una famiglia mia non lascerò mai che le due entrino in contatto. provo ribrezzo all’idea che una persona a cui voglio bene debba conoscere quella realtà, mi fa schifo il solo pensiero. sono persone che già da molto tempo non hanno più nulla da darmi, e se anche così non fosse, sono persone da cui non voglio più imparare nulla. ringrazio ogni giorno mia madre per avermi portato via da lì quando avevo 2 anni, mi ha risparmiato l’essere inculcato con la loro mentalità del cazzo, da perdenti, da poveri che si vergognano di esserlo agli occhi degli altri nel 90% dei casi, ma che quando lo mostrano lo fanno con un’attitudine da pezzenti. c’è tanta dignità nella povertà, l’ho imparato in tutti gli anni della mia infanzia, e c’è molta dignità nell’essere pezzenti. dove non trovo alcuna dignità, invece, è in chi non lo è ma si comporta come tale e agisce in modo tale da risultarlo nei fatti, sputtanando i propri soldi in cose inutili e piangendo miseria poi.
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arreton · 3 years
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Vorremmo poter dire qualcosa a proposito - a proposito di che cosa? Boh, ci sarebbe molto su cui discutere. Tipo oggi che è la festa della donna, della questione femminile, allora. Ma che dire? Boh. Facciamo finta che non siamo interessati, ma in realtà ci interessa e molto. Però ecco andremmo a polemizzare inutilmente: la questione è controversa, complessa, noi non abbiamo le conoscenze adeguate per poterne parlare - pure se lo abbiamo fatto in più occasioni in passato - ma ci frega poco la nostra opinione in merito, nel senso che a noi le femmine ci interessano solo a confermarci il nostro irrisolto col femminino, col femminile ecc. Ogni santa volta che ci sfiora l'idea - già ridicola di suo - che se mai scrivessimo qualche cosa che somigli ad una specie di libro - ahahah ma perché pensare una minchiata del genere? Ma boh, alla fine scrivono libri sulla qualunque e soprattutto scrivono pure una marea di minchiate quindi perché noi dovremmo essere meno minchiatari di certuni? - avremmo usato uno pseudonimo maschile, no alle interviste o comunque niente foto e niente presentazioni, noi la faccia non ce la mettiamo. Ma qui si vola alto con la fantasia. Il punto è più che altro che è inutile che ci soffermiamo sul femminismo perché appunto non siamo abbastanza sapienti, dunque lasciamo la parola a chi ne sa di più o almeno crede di saperne di più. Di esperti in materia non ne mancano. Restringiamo il campo di interesse, allora, alla nostra mera esperienza e quindi a questo irrisolto con le esponenti del nostro stesso sesso. Diciamo che prima di poter dire qualcosa sulle femmine dovremmo, almeno nel nostro cervello, concedere loro di esistere, così come dovremmo concederci a noi stessi di tautologiedialettiche di esistere come femmina. Ma ehi, non ci piacciamo e non ci piacciono le femmine, pure se proprio questa notte abbiamo sognato di slinguazzarne una e no, non era la bocca che il buon dio ci ha disegnato sul volto con le sue mani divine ad essere oggetto del nostro slinguazzamento. Ci sarebbe poi anche qualcosa da dire in merito all'altro sogno che abbiamo fatto: ovvero l'essere colpiti alle spalle, alla schiena, fisicamente, ma sentire più un male "psicologico" e sentirsi ridimensionati, ridotta allo stato di "vittima", nel momento in cui malinconicamente e con un profondo senso di disgusto verso me stessa accetto di "perdonare" chi mi ha colpito, nel sogno, sentendo una sorta di legame amoroso, sensuale (?) nei suoi confronti. Pensiamo allora: una specie di sindrome di stoccolma da due soldi. E non sarebbe nemmeno il primo sogno a farci pensare questa cosa. L'altro sogno poi, quello di ieri, che mi vedeva terrorizzata dall'incertezza della separazione: e se non ci saremmo più rivisti? E se non avremmo avuto il modo di poterci rivedere, di poterlo raggiungere? Triste metafora della mia vita. Poi ci sarebbe anche la sensazione di sollievo che, noi di tautologiedialettiche, abbiamo provato quando mostrando un nostro dubbio se meritasse o no attenzione ci è stato confermato che sì, effettivamente merita attenzione e cure. Meritiamo di essere curati! Insomma non è meraviglioso sentirsi confermare che non sono delle minchiate che abbiamo sopravvalutato noi per paranoie ma che c'è veramente un problema? Che finalmente non viene minimizzato, banalizzato, sfottuto. Il nostro terrore con i medici, ma anche con le persone, è proprio questo: di non riuscire a farci prendere sul serio. Meritiamo cure, allora, anche noi! Nel senso proprio clinico, scientifico o quello che è. Meraviglia. Non ci sembra vero. Per le cure della nostra anima - ma quanto è idiota questa espressione? però fa comodo per far intendere il tipo di cure che vorremmo, dunque pazienza - continuiamo ad attaccarci al tram, perché non permettiamo di e non riusciamo a darcene.
Cioè vorremmo poter dire qualcosa in merito a tante cose! Definizione bellissima di Azzarà su Recalcati: "Lacan Bonazzo - il cui solo sguardo intenso e spermatozoico può ingravidare donne e uomini alla stessa stregua". Meraviglia. Non c'è definizione più azzeccata di questa. E noi comunque rientriamo in quella categoria, eh. Farci ingravidare no, perché odiamo i figli-bambini, però insomma, l'atto in sé non lo rifiuteremmo - ahahah pure qua stendiamo un velo pietosissimo. E ovviamente cosa leggiamo? Un libro su: madri, femmine, maternità, figli. Di Recalcati. Come coltivare il bipolarismo: questo è uno dei modi per farlo. Che poi lo leggiamo per scorgere la figura del padre (?): siamo degli orfani di padre, orfani di legge, dopo aver rifiutato la madre, dopo aver rinnegato il desiderio; brancoliamo nel buio; abbiamo bisogno di idealizzare qualcuno, qualche situazione che ci vede come protagonisti.
Ma sarebbe tutto inutile, qualsiasi parola spesa: inutile; come chi scrive queste parole: da farle saltare in aria il blog! "Democracy not good for them" cantano gli And One e hanno ragione. E dato che sarebbe inutile vorremmo solo che tutto si metta in pausa, per ripartire poi quando tutto si fa meno incerto e più reggibile.
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il-pipistrelloh · 4 years
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Fleabag & Pheobe Waller Bridge: il femminismo che non ti aspettavi
Prendiamola larga.
E’ l’inverno del 2017, nella mia reclusione invernale in vista dell’esame di maturità un po’ mi annoio. Netflix mi propone di vedere una serie su dei giovani londinesi che vivono, occupando un ospedale, in una sorta di comune. Ci sto. Sono solo sei puntate, non è neanche disponibile il doppiaggio in italiano, ma è veramente divertente, a tratti brillante, una piccola perla nell’immenso catalogo Netflix.
In particolare mi stupisce moltissimo la bravura dell’attrice principale, che, sentendola recitare in lingua originale, devo ammettere, è proprio una bestia da palcoscenico. Cerco il suo nome e alla fine lo trovo: un’illustre sconosciuta. Non ha una sua pagina Instagram né è presente su Wikipedia, ma scopro che è anche autrice e sceneggiatrice della serie.“Questa ragazza ha delle great expectations” penso. Ma non posso farci nulla, non posso alzare la cornetta e chiamare l’Accademy o un qualche produttore cinematografico dicendogli che questa donna è il futuro dell’industria dell’enterteinment. La mia unica possibilità è sedermi e aspettare.
La serie era ‘Crashing’ e l’attrice in questione era Phoebe Waller Bridge.
Per questa sfilza di motivi quando nel 2019 tutti i profili social giusti hanno iniziato a spammare immagini e recensioni di ‘Fleabag’ urlando al miracolo io mi sono compostamente alzata dalla mia postazione, pronta al binge-watch, pensando: ‘bene, è arrivato il momento’. Ovviamente Fleabag soddisfaceva tutte le mie aspettative ma sentivo che andava anche oltre, faticavo però a capire cos’era quel quid in più che la rendeva perfetta. Qual era l’elemento magico? Per tanto ho pensato che fosse la rottura della quarta parete, Fleabag si gira verso di noi e ci dice la sua verità, ci fa morire dal ridere e allo stesso tempo indica l’elefante nella stanza, senza offendere nessuno peraltro. Già fare questo richiede un equilibrio straordinario. Mi ci è voluto un po’ a capire che non era solo questo.
Quando ho iniziato anche io a volere indottrinare le mie conoscenze con la genialità di questo show, mi veniva detto: “Ma quale? La serie femminista?”. Fermi tutti. Fleabag è una serie femminista? Indubbiamente sì e si merita di essere definita tale. Allora perchè non l’avevo catalogata cosi?
In effetti sono presenti molte scene in cui si tratta esplicitamente dell’argomento, ma dopo un’attenta riflessione e un necessario re-watch mi sono resa conto che forse sono ancora di più quelle in cui se ne tratta implicitamente. Per dirla tutta si potrebbe addirittura considerare l’intera sceneggiatura di Fleabag un’allegoria del femminismo 2.0. In che senso? Restate con me.
Partiamo dalla protagonista: ‘Fleabag’ è il ritratto della giovane donna moderna, la sua vita di trentenne londinese è tutt’altro che già instradata, lei è profondamente consapevole della società che la circonda e spesso ci si scontra, ma senza mai essere in preda all’ansia di adattarsi ai suoi dictat, anzi. Non è certamente una donna bionica o spensierata, quando la conosciamo all’inizio della prima stagione porta già sulle sue spalle due grandi dolori che le rimarranno affianco, e anche in altri momenti noi spettatori riusciamo a percepire la sua profonda infelicità. Nonostante ciò lei vuole sempre mostrarsi forte, come se questo atteggiamento in parte ‘curasse’ lei e gli altri. Forse semplicemente non sente il bisogno di mostrarsi debole. Il fatto che lei rompa la quarta parete e comunichi direttamente con gli spettatori è, se ci si pensa bene, un’elemento fondamentale per questa nostra lettura in chiave femminista: quello che fa parlando direttamente col pubblico è creare un forte legame di empatia. Noi conosciamo la sua realtà dal suo punto di vista, come potremmo non crederle, come potremmo non stare dalla sua parte?
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E qui mi sembra utile introdurre il personaggio di Martin, il marito di Claire. Martin è il patriarcato. Quando ci viene presentato sembra un uomo tranquillo, certamente non brillante, ma innocuo, ingenuo, forse pure un pò sciocco. Lentamente però scopriremo che è il male fatto a persona, tanto che lo possiamo definire come il 'cattivo’ principale, (sfido qualunque spettatore a non detestarlo). E’ subdolo, è un alcolizzato, è pieno di difetti, mente, tiene in pugno Claire e dice un sacco di cose fuori luogo, ma nessuno osa mai rimetterlo al suo posto: un po’ per quieto vivere, un po’ perché, diciamocelo, lui sì che può permetterselo. 
In fondo ricordiamoci qual è il motivo per cui Claire acconsente a stare con lui: perchè lui la fa ridere. Quella è la cosa più importante, no? “E dai, fattela una risata, che tutto il resto è perdonato”.
Mentre scopriamo passo passo le insidie di Martin, ci lasciamo infastidire dal perbenismo della Godmother, perfetta poliziotta del patriarcato che non perde occasione di ridicolizzare e colpevolizzare Fleabag per il suo atteggiamento libertino, quando al contempo nella propria vita privata si concede senza vergogna ogni sregolatezza. Proprio grazie a questo atteggiamento subdolo ipocrita la Godmother riesce ad essere una donna di successo che vive all’apice catena alimentare della società.
Allo stesso tempo tifiamo tutti per la ribellione di Claire, la cui evoluzione e presa di coscienza è probabilmente il percorso più affascinante della serie. Inizialmente Claire, sorella maggiore di Fleabag, è tremendamente inquadrata, una perfetta donna borghese ligia alle regole sociali, disposta a tutto pur di mantenere uno stato di ordine e calma apparente all’interno della propria vita, quindi anche a chiudere un occhio su qualche scomoda verità. Lentamente si renderà conto che questo gioco non vale la candela e che se si vuole la felicità vera nella vita bisogna abbandonare l’apparenza e cercare la sostanza. Tutto questo lo realizza anche grazie all’aiuto della sua sorellina sopra le righe, che Claire ammira più di quanto voglia ammettere.
E’ la famosa differenza tra ragionamento induttivo e deduttivo che facevo tanta fatica a capire al liceo. Pheobe Waller-Bridge utilizza il metodo induttivo per farci assimilare dei concetti che sono universali, magari senza che ce ne accorgiamo. Chi l’avrebbe mai detto?!
Tante altre sono le scene in cui si parla esplicitamente di femminismo, dal “We are bad feminists” della prima puntata, messo lì ad indicare che definirsi femminista non consiste  semplicemente nella ferrea adesione a una lista di ideali da sventolare in piazza, ma è prima di tutto un incessante lavoro di autocritica, fino ad arrivare al bellissimo monologo di Belinda, donna in carriera, che spiega come la vita femminile sia già abbastanza infernale di per sè senza che vi si aggiungano tutti i costrutti sociali e come nonostante ciò non si debba smettere di sperare nell’umanità perché: ‘People are all we’ve got”.
Ci sarebbero altre mille cose da dire a riguardo e spero che qualcuno lo faccia col tempo, nel frattempo non ci resta che prendere atto che la Waller Bridge ha prodotto qualcosa che fa bene sia allo spirito che alla mente, raggiungendo un livello che sarà arduo da equiparare per chiunque altro.
il-pipistrelloh
(instagram: il_pipistrelloh)
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toscanoirriverente · 4 years
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Giancarlo Pittelli, perseguitato e annientato dall’inchiesta simbolo di Gratteri Rinascita-Scott
Giancarlo Pittelli è un avvocato calabrese e anche un ex assessore, ex deputato, ex senatore. Ha iniziato a far politica con la Dc, poi è passato in Forza Italia, poi si è staccato ed è restato in Parlamento come indipendente. Ha 68 anni e se ho capito bene non sta benissimo in salute. Oggi è in fondo a una cella in una prigione sarda. Ora vi racconto la storia della sua persecuzione da parte dello Stato. Uso la parola persecuzione non con finalità polemiche ma semplicemente descrittive. Se le cose stanno come ora scriverò, e mi pare che non sia possibile smentirle, i termini della persecuzione ci sono tutti. Il problema, adesso, è come porre fine a questa persecuzione. Il racconto inizia il 19 dicembre dell’anno scorso. Giorni di Natale. Alle 3 e mezza del mattino alcuni agenti bussano a casa di Pittelli, a Catanzaro. Lo tirano giù dal letto, c’è un ordine di arresto. Lo portano nel suo studio di avvocato e inizia una perquisizione che dura fino alle 17,30. Alle 21 Pittelli entra in carcere, non ha mai mangiato né bevuto in queste circa 18 ore.
Viene sistemato in una cella dove c’è solo una branda. Il giorno seguente, alle 9, 30, senza conoscere gli atti (circa 30 volumi) che contengono le accuse contro di lui, viene chiamato a rispondere all’interrogatorio di garanzia. In condizioni fisiche e psicologiche da film dell’orrore. L’avvocato Pittelli si avvale della facoltà di non rispondere, perché non è informato su nulla. Non sa cosa vogliono da lui. Alle ore 15 dello stesso giorno con un volo militare è portato a Nuoro, più possibile lontano da Catanzaro e in un luogo difficilmente raggiungibile, il carcere di Badu ‘e Carros. È un carcere famoso soprattutto perché furono chiusi lì, in regime speciale, negli anni ottanta, molti terroristi. Pittelli si augura comunque di poter essere al più presto interrogato e poi scarcerato. Ma il tempo passa, non succede niente. Propone istanza al tribunale del riesame. Viene portato a Sassari alle 9 del mattino e resta in attesa di essere interrogato fino circa alle 21 della sera. A quel punto il Presidente lo fa entrare nell’ufficio e lo informa che se ha qualcosa da dire a sua difesa ha dieci minuti di tempo per dirla. Pittelli riesce a dire pochissime cose che peraltro non saranno prese in considerazione.
L’interrogatorio al riesame è del 9 gennaio. Ora siamo a fine luglio. Pittelli aspetta ancora di essere interrogato dal Pm che lo accusa. Non è mai stato ascoltato. Avete capito bene: mai ascoltato. Chiede ripetutamente di essere interrogato. Giorni fa viene convocato da un Pm di Nuoro che non conosce nulla dell’inchiesta che ha portato Pittelli in carcere. Si tratta dell’inchiesta famosa di Nicola Gratteri (forse il Pm più famoso d’Italia per via della permanenza in Tv, e anche il candidato ministro della giustizia), la Rinascita Scott celebrata da tutti i giornali e presentata dallo stesso Gratteri come la più grande inchiesta antimafia dopo quelle di Falcone. Pittelli si rifiuta di rispondere al Pm di Sassari e insiste per essere interrogato dai Pm che hanno chiesto il suo arresto. Niente.
Intanto della vicenda che lo riguarda si occupa la Cassazione. Pittelli al momento dell’arresto è accusato del reato gravissimo di associazione mafiosa e di altri due reati specifici (i cosiddetti reati-fine) commessi, secondo l’accusa, in concorso con il colonnello dei carabinieri Naselli. Abuso d’ufficio e violazione di segreti d’ufficio. C’è un ricorso al tribunale della libertà che ottiene un primo risultato: l’accusa di partecipazione ad associazione mafiosa viene derubricata in concorso esterno, però con una specifica: concorso esterno come “capo promotore”. E’ un nuovo reato. Però dura poco. Qualche mese. Poi il 25 giugno si pronuncia la Cassazione. Annulla senza rinvio, cioè in modo assoluto e definitivo, le accuse contro il colonnello Naselli e di conseguenza anche quelle di concorso con Naselli rivolte a Pittelli. Cioè nega che esistono i due reati-fine, come li abbiamo definiti. Naselli è immediatamente scarcerato.
Ha scontato inutilmente sei mesi di prigione dura, la sua figura pubblica è stata annientata, sono state fatte a pezzi le sue relazioni, i suoi affetti, la sua dignità di uomo e anche di militare. Ora respira: è innocente. Le accuse di Gratteri non stavano né in cielo né in terra. Però l’errore di Gratteri lo ha pagato tutto lui. Caro, molto caro. la legge è così: se un Pm commette degli errori clamorosi il conto lo salda l’imputato. Per Pittelli anche i due reati scompaiono, non scompare però il concorso esterno (viene cancellato solo il reato accessorio di capo-promotore perché nel codice penale non si trova nulla di nulla che giustifichi questa formula). Gli avvocati di Pittelli hanno presentato un nuovo ricorso, tra qualche riga vedremo come e perché.
Proviamo intanto a capire quali erano le accuse specifiche. Primo reato, violazione del segreto. Pittelli avrebbe avuto (da Naselli) la notizia segreta di una interdittiva antimafia in arrivo ai danni di un certo Rocco Delfino, e avrebbe dato la notizia a Rocco Delfino. Si è però saputo che la notizia era pubblica. Piccola distrazione degli inquirenti. Secondo reato, abuso d’ufficio. Sarebbe stato commesso in un momento successivo al primo. E nel frattempo Pittelli era diventato avvocato di Delfino. In quanto avvocato di Delfino, avrebbe chiesto un favore di nuovo a Naselli. C’è una intercettazione che lo accusa. Il colonnello Naselli risponde a una domanda di Pittelli sulla situazione di Delfino. Spiega che è complicata e poi dice: “Eventualmente lasciamo decantare la pratica”. Da questo si deduce che Naselli promette a Pittelli un rinvio sine die del provvedimento. E quindi il reato. Nessuno però verifica se poi effettivamente il provvedimento fu rinviato. Beh, fu eseguito esattamente sei giorni dopo la telefonata. La Cassazione, di conseguenza, in mancanza evidentissima di reati e di verifiche sulle accuse da parte della Procura, annulla tutto e scarcera il colonnello.
Per Pittelli resta il concorso esterno. La prova sarebbe sempre in una intercettazione telefonica. Dalla quale risulterebbe che Pittelli sarebbe la talpa che fornì i verbali dell’interrogatorio di un pentito – segretissimi – a un esponente della mafia di Vibo. Li avrebbe ottenuti attraverso la confidenza di un agente segreto. L’intercettazione prova che Pittelli disse a un suo amico che il pentito – si tratta di Andrea Mantella – ha scritto alla madre: “Vi vergognerete di me”. Se ha detto questo al suo amico vuol dire che conosce il verbale delle dichiarazioni di Mantella e dunque è lui la talpa. C’è poi però una seconda intercettazione, della quale gli inquirenti non tengono conto. È sempre di una telefonata tra Pittelli e quello stesso amico, e Pittelli dice: «È inutile che mi chiedete i verbali di Mantella perché io non ne so niente».
Questa intercettazione dovrebbe scagionarlo, no? Ma si può obiettare: e allora come sapeva della lettera alla madre? Semplice: la notizia della lettera alla mamma era uscita su tutti i giornali calabresi e sul Fatto Quotidiano un mese prima della prima intercettazione. L’on. Pittelli è sempre lì in cella. Solo. Lontanissimo dalla sua città. Abbandonato. I Pm non lo interrogano. I giornali seguono la corrente: Gratteri, Gratteri, Gratteri. Vi pare che ho esagerato nel parlare di persecuzione? Vi pare che mi intrometto in cose che non mi riguardano se chiedo ai partiti politici che siedono in Parlamento di intervenire, di chiedere spiegazioni, di fare qualcosa per restituite a un cittadino della Repubblica i suoi diritti di essere umano? State attenti, cari amici. Non alzate le spalle. Non fingete che la cosa non vi riguardi. State attenti: quello che è successo all’onorevole Pittelli può succedere a chiunque di noi. Se lasciamo che la magistratura resti l’unico potere incontrastato, se lasciamo che un Pm o un Gip possa sbattere in prigione chi vuole lui, senza doverne mai rispondere a nessuno, a nessuno, a nessuno, se…
Fonte
via coalemo
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manumanuzone · 4 years
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Pensiero #1
Il credere in positivo è un atto di coraggio.
Facciamo quotidianamente atti di coraggio anche non volendo.
Ci crediamo deboli, ma l’unica debolezza è il non voler vedere oltre la montagna.
È che lo sguardo non riesce ad arrivare oltre. Ma oltre c’è tutt’altro che la fine. Oltre si erge il verde dei fili d’erba che compongono le radure. Si ergono gli alberi che pompano vita.
Anche l’aria. La stessa aria ha un calore diverso. È purificata da ciò che ci lasciamo alle spalle. E può farci ritrovare anche le stesse persone, le stesse certezze e la gioia che meritiamo di avere ogni giorno.
Respira a pieni polmoni, sentilo l’ossigeno, quello nuovo, che però sa bene dove incanalarsi nei tuoi polmoni. Gioca ad espellere quanti più pensieri negativi possibili, fallo. Ti sentì libero da tutto, ti senti che il nero non può macchiarti dentro. Non può macchiarti perché i colori, per quanto impossibile possa sembrare, ricoprono ogni millimetro di te stesso.
Dall’altra parte della montagna la scalata è stata un traguardo. Dall’altra parte della roccia i rumori non passano.
Suona solo il nuovo vento.
Il tuo.
Solo TUO
Manu
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sandnerd · 4 years
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Guilty Crown
Ed ecco che abbiamo tolto dalla lista infinita (altro che Neverending story!) un altro titolo che era lì a prendere polvere da anni: parliamo della Corona del colpevole, per gli amici Guilty Crown. Non fate caso al nome, nessun legame col coronavirus. In effetti al nome non dovete proprio far caso, perchè resta fino alla fine un mistero il motivo per cui si chiami così. Avrebbero potuto chiamarlo tirando in ballo l'Apocalisse, la fine del mondo, la selezione naturale...no, la corona del colpevole, vai a capire perchè. Ma bando alle lamentele, abbiamo un anime da analizzare, anime prodotto dalla Production I.G. nel lontano 2011.
Cercherò di riassumere per grandi linee, voglio evitare gli SPOILER ma non prometto nulla, continuate a vostro rischio e pericolo! Iniziamo alla Matrix, una ragazza dai capelli rosa mezza nuda corre per portare in salvo qualcosa che ha rubato, ed è naturalmente inseguita. Okay. Ci spostiamo da un ragazzo che era salito sul pizzo di un palazzo, cosa normale per un teenager, a fissare una specie di youtube moderno su un cellulare moderno anch'esso con tanto di schermo ologrammato, che sta ascoltando una canzone cantata proprio della tizia che abbiamo visto ad inizio episodio; fin qui nulla di strano, un mare di cantanti oggigiorno per vivere rubano in giro, vedi Marco Carta. 
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Andiamo avanti, questo ragazzo di nome Shu Ouma, deluso da se stesso perchè si, il protagonista di un anime deve essere deluso di se stesso, mai una volta che siano soddisfatti di avere la salute, un tetto sopra la testa, i soldi per frequentare la scuola, il pane in tavola...no, questi pure se hanno un neo fuori posto gridano alla sventura divina. Dunque non capendo nemmeno lui perchè non è soddisfatto di se stesso va in una specie di rifugio diroccato per la pausa pranzo, io a ricreazione andavo al bar vicino la scuola ma dettagli. In effetti la città è tappezzata di rifugi militari, cancellate, confini invalicabili e strutture che in generale fanno pensare ad una guerra o ad una catastrofe di qualche genere; cosa può essere successo? Lo sapremo tipo quasi alla fine, per adesso dicono soltanto che dieci anni prima c'è stata un'epidemia fulminea di un virus chiamato Apocalisse, e da allora il Giappone è isolato ed attentamente controllato in termini di inport ed export. Dunque Shu arriva a questo rifugio diroccato, e guarda un pò, ci trova la ladra di inizio anime! Ma tu vedi a volte le coincidenze. Facciamola breve, l'esercito trova la ragazza, che si chiama Inori Yuzuriha, ma questa riesce nella missione di dare a Shu quello che aveva rubato, cioè una fiala contenente un Genoma, con l'indicazione di portarlo ad un certo Gai, che è il Leader delle Onoranze funebri, il gruppo di partigiani che si oppongono al governo della GHQ. Ed apro qui una parentesi, ma solo a me fa troppo ridere il nome "Onoranze funebri"? bah. Comunque, Shu prende coraggio e tenta di salvare Inori, ma durante lo scontro la fiala del Genoma si rompe ed il potere al suo interno viene raccolto da Shu, guidato da Inori che sporge in avanti le tette e gli fa infilare la mano proprio in mezzo, estraendo una spada di millemila metri tutta nera e lucente con cui sbaraglia i nemici in un colpo solo. Cavolo chi se l'immaginava che fra le tette questa avesse una spada del genere?
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Dunque Shu, impropriamente, poichè era un potere che doveva avere Gai, ha il potere del "Re", cioè quello di estrarre i "Vuoti" dalle persone, cioè i cuori, che una volta estratti assumono una forma particolare, chi una spada, chi delle cesoie, chi delle bende curatrici e chi uno scudo, può variare molto in base al carattere della persona. Fra tutta una serie di missioni che puntualmente rischiano di fallire perchè Shu è il protagonista e se non fa lo stupido non gli piace, e frasi mezze dette che non fanno capire assolutamente niente, capiamo che nel Giappone si scontrano il governo, la GHQ, che ha preso il comando per sistemare la situazione dopo l'esplosione del virus Apocalisse, tanto è vero che sono chiamati Anticorpi, e i partigiani già citati, le Onoranze funebri, che, devo dire la verità, non si capisce cosa diamine vogliano; son sincera, non l'ho capito, può anche darsi che il governo mettesse davanti alla gente la scusa della protezione dal virus per i suoi loschi traffici di controllo dei vari genomi eccetera, ma di contro Gai e i suoi becchini (passatemi il termine), non sono mai stati chiari su cosa volessero, neanche con Shu, che col potere che ha è diventato il fulcro dei loro piani. Sostanzialmente Gai diceva a tutti di andare a combattere contro il governo e tutti andavano a rischiare di morire allegramente, senza sapere una mazza del perchè lo facessero. Mah. 
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Non racconterò tutta la storia sennò non finiamo più, basti dire che gira tutto attorno a Shu, a sua sorella soprattutto, a suo padre e al migliore amico di suo padre, e a Gai. E tutto viene fatto per avere una nuova realtà dopo che la vecchia è stata spazzata via dal virus e con un nuovo Adamo ed una nuova Eva che ripopoleranno la terra con nuove vite. Questo è l'anime per sommissimi capi, ho glissato volutamente sui colpi di scena per evitare spoiler pesanti per chi volesse vederlo. Personalmente non ho trovato molto scorrevole la visione, poichè, forse complici i sottotitoli forniti da Netflix che davvero in certi punti non si capiva cosa volessero dire, vengono dette molte cose in maniera criptica, non hai possibilità di renderti conto di quale sia il soggetto, a cosa ci si riferisca, e solo verso gli ultimi episodi, se hai avuto una memoria di ferro, chiarisci la maggior parte dei dubbi. Io sono d'accordo a mantenere la suspence e poi rivelare la storia alla fine, ma qui siamo capitati nel mezzo degli avvenimenti, non ci viene spiegato nulla di nulla e solo alla fine ci spiegano tutto nel giro di un episodio e mezzo perchè il resto è composto dalla battaglia finale. Non è un espediante molto vincente secondo me, perchè ti fa inciampare nella visione, alcune frasi sei costretto a rileggerle per capirle, ed a volte anche rileggendole non le capisci. Poi clichè a tutta forza, la nuova Apocalisse scatenata da una ragazzina che fa una danza classica, Inori che canta quella cavolo di canzone che ripete da 20 episodi ed anche se è dall'altra parte del globo Shu la sente, Inori che nonostante sia spacciata, siccome ha lacrimato, quella lacrima si trasforma in un fiore e capovolge la situazione, stile Rapunzel, mancava solo madre Gothel, Gai che prima dice a Shu di guardargli le spalle mentre si avvicina a Mana per ucciderla e poi le si avvinghia tipo piovra e urla a Shu di ucciderlo insieme a lei; ma spostati imbecille! Il liceo che diventa una specie di reality dove vige la legge del più forte, come se in tutto il distretto della città isolato per la quarantena esistessero solo quegli studenti e non magari, che ne so, le persone che abitavano vicino alla scuola, studenti poi che nelle scene della palestra sono millemila, manco Hogwarts durante il Torneo Tremaghi. Ci sarebbero altre cose, come le onnipresenti e ballonzolanti tette di Ayase, il sederino di Tsugumi ed i vestiti sempre bucati sul davanti di Inori, questa ragazza si piglierà una bella laringite, ma lasciamo stare. Nonostante tutto quello che ho detto, e capisco che sembri che l'abbia odiato, in realtà l'anime è un buon shonen, le musiche sono molto coinvolgenti e calate nelle scene in modo adeguato, il volume si alza e si abbassa quando serve e ti fa vivere appieno le battaglie fisiche e non solo dei personaggi. Anche i disegni non sono da meno, certo la madre di Shu, Haruka, potevate farmela con qualche rughetta, che così pare sua sorella maggiore, ma vabbe; ho apprezzato i dettagli tecnologici dei dispositivi, un tocco alla Psycho Pass che non guasta mai, ed in generale è soddisfacente e come dico sempre, si fa guardare, perchè tocca temi quanto mai attuali come il sacrificio per i propri amici e la forza che da loro irradia per superare le battaglie della vita. Come ho detto un buon shonen, leggero, godibile e consigliabile, in questi tempi in cui si è in casa alla continua ricerca di cosa fare. A presto!
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CASSA 29.02
FESTEGGIAMO L'ENNESIMO CAPOLAVORO A QUOTA STUPENDA IN BELGIO, CLICCANDO TUTTI QUESTI DUE LINK >>>> https://goo.gl/PsCz3Z <<<< E >>> Il Professore <<<< MI RACCOMANDO SAPETE QUANTO IO TENGA A UNA VOSTRA RECENSIONI DI DUE RIGHE SCRITTA IN CAMBIO DI TUTTE QUESTE VINCITE!! CI LASCIAMO ALLE SPALLE UN MESE CHIUSO IN STRAGRANDE POSITIVO, PER CHI MI HA SEGUITO ALLA LETTERA E NON HA MAI SALTATO UNO STEP, UN CICLO...HA SEMPRE GUADAGNATO, MAGARI OGNI TANTO ABBIAMO RALLENTATO LA VINCITA MA NON ABBIAMO MAI SMESSO DI GUADAGNARE!!! LE PROGRESSIONI SONO SEMPRE ANDATE A BUON FINE...ED E' STATO UN MESE PAZZESCO...CON LA BELLEZZA DI 22 CICLI DI FILA! AD OGGI QUESTO GRUPPO RAGAZZI RAPPRESENTA UNA REALTÀ, UNA FONTE DI GUADAGNO COSTANTE E DURATURA...SONO I NUMERI CHE PARLANO E MARZO SARA' ANCORA MIGLIORE!! FORZA PARTECIPI NEI LINK!!!VI RICORDO CHE LA SCADENZA RIGUARDO LA QUOTA DI ISCRIZIONE E' GIUNTA QUASI AL TERMINE, TRA MENO DI TRE GIORNI CHI NON HA PROVVEDUTO SARA' UFFICIALMENTE ELIMINATO DAL GRUPPO..A MIO AVVISO 20 EURO NON POSSONO PRECLUDERE UNA POSSIBILITÀ COSI CONCRETA E REALE DI GUADAGNO CHE POTRETE AVERE PER SEMPRE DI CONTINUARE A GUADAGNARE CON QUESTO GRUPPO..MA OGNUNO E' LIBERO DI FARE CIO' CHE VUOLE, CI MANCHEREBBE!!
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ilmerlomaschio · 4 years
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PASQUA CON SORPRESA
da raccontifantasieerotiche
Tutto inizia per gioco, lunghe telefonate, una proposta buttata lì e qualche uscita per vedere se scatta il giusto feeling.
Venerdì sera mi telefona e come ogni sera parliamo per un ora. Quel fine settimana, lo avrei passato da sola a casa. Così mi invita a trascorrerlo con lui in un noto albergo delle mie zone.
Mi sembra una proposta molto intrigante e non me lo faccio ripetere.
Salgo in macchina e ci dirigiamo verso l’hotel, ci danno le chiavi e saliamo.
Una stanza enorme, con salottino, terrazza sulla piscina e che dava sul mare, un letto di almeno 3 metri di larghezza.
Mi metto comoda, mi levo gli stivali e mi butto sul letto a vedere la tv.
Anche lui dopo aver sistemato le sue cose in bagno si sdraia vicino a me.
E mi dice: “ti piace qua? È di tuo gradimento la stanza?” io sono molto emozionata e non riesco a trovare le parole, l’unica cosa che riesco a dire è solo: “è troppo bello”.
Lo abbraccio forte e anche lui ricambia con tanto calore il mio abbraccio e mi bacia sul colo senza malizia, con tanto affetto.
Io cerco le sue labbra e iniziamo a baciarci per un tempo indefinito, le sue labbra carnose e morbide sono calamite per le mie, non riesco a smettere di mordicchiarle e baciarle. Assaporarle e cercare di insinuarmi dentro la sua bocca per cercare la sua lingua. Con le mani iniziamo a esplorare il corpo l’uno dell’altra. In poco tempo mi trovo completamente nuda con la sua bocca sul mio seno e le sue mani avvinghiate al mio corpo caldo e voglioso. Lo spoglio e così restiamo entrambi nudi.
La sua bocca scende lungo il mio petto fino ad arrivare alla mia figa completamente bagnata, e rimane sorpreso dal mio pussy-design, una freccia che indicava il mio clitoride.
Appena me lo sfiora con la lingua, non riesco a controllare la voglia che ho di avere la sua lingua dentro di me, lo guardo e senza dover dire nulla, avverte questo mio desiderio e, inizia a penetrarmi con la lingua con avidità e passione, senza sosta.
Il mio umore scivola lungo le mie cosce e lui non si vuole perdere una goccia e lo raccoglie con minuzia, poi ritorna a leccarmi e provo sensazioni forti, la schiena inizia a inarcarsi e non riesco a controllare le gambe che mi tremano da sole.
il mio piacere è sempre più forte, cerco di trattenermi, ma ho voglia di venirmene, ma quando gli dico “ti prego non ti fermare!” lui smette e si mette sopra di me, a 69, dandomi il suo cazzo in bocca e iniziamo a darci piace orale.
Il suo cazzo mi scopa in bocca, con delicatezza e senza essere soffocante, lasciando a me ampio margine di movimento, lo cerco e me lo metto fino alla gola, cerco di arrivare fino alla sua lunghezza ,ma non ci riesco perché le sue dimensioni sono troppo per me. Lui nel frattempo continua a leccarmi e a penetrarmi con la lingua.
Lo sento ansimare e quando accelero il movimento, lui mi blocca esce il cazzo dalla mia bocca scivola giù col bacino e decide di penetrarmi. Mi rendo conto che il momento che tanto aspettavo e tanto desideravo era finalmente giunto.
Lui entra molto piano, prima solo la punta, e io inizio a sentire un pò di dolore. Così lui si blocca e aspetta che sono io a volerlo dentro di me a desiderarlo così intensamente da non provare più quel dolore della prima volta dopo un pò di astinenza.
Il mio bacino si muove verso di lui e piano piano entra sempre di più, fino a tutta la sua interminabile lunghezza. La mia figa è caldissima, si contrae e lo stringe forte quasi a non volerlo più fare uscire.
Facciamo l’amore per 2 ore senza sosta, proviamo diverse posizioni e io perdo il conto di quante volte me ne vengo. È un vero toro, insaziabile e molto generoso a letto, premuroso e attento a tutte le mie richieste e voglie.
Vedo l’avidità e la soddisfazione nel suo sguardo e l’attrazione nei miei confronti, mi sussurra parole volgari e qualche fantasia che vorrebbe fare con me.
Non mi è mai capitato di conoscere così poco un persona ed avere un’alchimia a letto così forte.
Stremata resto a letto, ma ancora lui non ne vuole sapere di venire, così inizio a leccarlo dalle palle fino alla punta del suo cazzo grosso e lungo, lo lecco e lo succhio perdendo la sensibilità dei muscoli della bocca e finalmente se ne viene in bocca.
Tengo il suo sperma in bocca per qualche secondo per sentire il sapore che ha e poi lo ingoio.
Mi vado a fare una doccia e anche lui appena si riprende mi segue. Ci riposiamo un pò sul letto e decidiamo di uscire per farci un giro al centro.
Mentre passeggiamo al centro storico, incontriamo le mie amiche del mare che non vedevo da quest’estate così ci propongono di unirci a loro per fare un aperi-cena tutti insieme.
Dopo l’aperi-cena decidiamo di andare a ballare, ma mentre mi dimeno in pista cerco di strusciarmi a lui, e senza farmi notare dalla mie amiche, cerco di sfiorarlo e di baciarlo nel collo. Ho voglia di andare via da lì e di essere di nuovo scopata, ma non riesco a mandargli messaggi chiari.
Alle 2:30 finalmente lasciamo le mie amiche a casa e ci dirigiamo verso l’hotel dove arriviamo alle 3 passate.
Ho tanta voglia di lui e anche lui di me. Mi prende e mi spinge sul letto.
Mi fissa e mi fa un sacco di complimenti su quanto sono bella e quanta voglia ha di fare di nuovo l’amore con me. Mi avvicino con la mano al suo cazzo ed è già durissimo, ho troppa voglia di metterlo in bocca e di farlo venire, ma lui vuole prima scoparmi, stavolta non ha difficoltà ad entrare. Mi scopa con forza, non più con delicatezza, ma con molta più vigoria quasi a marchiare il suo territorio, non riesco a non gridare sempre più forte.
Squilla il telefono della stanza e di colpo ci blocchiamo. Io rispondo esausta: “mi scusi signora ma dalla stanza accanto ci hanno segnalato rumori provenienti dalla vostra stanza, se per piacere potete abbassare la tv!”. Resto mortifica mi scuso e riattacco.
Appena chiudo scoppio a ridere e gli dico: “ci hanno rimproverato perché mi fai godere troppo!”, lui mi dice: “allora ora ti metto un bavaglio così non gridi”.
Prende un collant dei miei e me lo lega alla bocca, impedendomi di parlare e ovviamente anche di gridare.
Come se non fosse successo nulla, mi mette a pecorina e mi sbatte. Afferrandomi dal bacino, sento il suo cazzo fino alla gola, mi tiene le gambe molto strette e sento ancora di più il suo arnese che non smette di martellarmi.
Lui continua a darmi piacere, mi sento bruciare, lo strofinio continuo del suo cazzo dentro la mia figa è inarrestabile, e dopo che me ne vengo, ricomincia a leccarmi, senza darmi tregua, senza darmi il tempo di riprendermi. Adoro vedere come mi infila le dita dentro la mia figa per raccogliere il mio sapore e metterselo in bocca, con tanta golosità.
Appena mi riprendo mi metto sopra di lui e lo inizio a cavalcare come una selvaggia, è bellissimo vedere che teniamo lo stesso ritmo, i bacini si muovono in sincro, più io accelerò più lui mi segue, il piacere sale per entrambi e ce ne veniamo insieme.
Crollo sul suo petto virile e non riesco a spostarmi da lui, con il suo cazzo ancora dentro di me. Restiamo in quelle posizione per qualche minuto poi mi sposto e lui mi stringe a sé e dormiamo per qualche ora abbracciati come due innamorati.
La mattina dopo un’abbondante colazione, saliamo in stanza ci mettiamo i costumi e andiamo a fare il percorso benessere.
L’ambiente era molto elegante, profumi esotici, idromassaggio per 6 persone, il bagno turco, due docce caldo-freddo e in fine la sauna. La zona relax con le sdraio e la possibilità di prendere varie tisane tra un percorso e un altro.
Entriamo dentro la vasca e già all’interno c’era un’altra coppia molto più grande di noi. Noi ci mettiamo uno di fronte all’altra. La pressione dell’acqua mi massaggia dalla schiena fino al collo, mentre ero rilassata, seduta dentro la vasca, avverto il suo piede che inizia ad accarezzarmi il polpaccio e a salire fin dove poteva. Cerco di fare lo stesso con lui, ma non riesco a raggiungere il mio obbiettivo.
Quando la coppia esce e rimaniamo soli, mi metto vicino a lui e iniziamo a baciarci. Le mie mani nascoste dalle bolle prodotte dall’idromassaggio si muovono lungo il suo corpo e massaggiano il cazzo già bello duro. Mi tocca anche lui, sentire la sue mani dentro di me mi fa eccitare molto.
Dopo 20 mn di baci e carezze entra nella vasca un’altra coppia così decidiamo di uscire e di andare a farci una doccia caldo-fredda. Entro prima io e quando l’acqua è abbastanza calda entra pure lui, restiamo abbracciati con il getto dell’acqua che cambia rapidamente temperatura, ma io sono così calda che vorrei solo essere scopata lì dentro.
Usciamo e entriamo nel bagno turco, non riesco a vedere nulla. Il troppo vapore rende la stanza una nuvola di umidità, ci sediamo vicini e iniziamo a parlare di come trascorrere il resto della giornata.
Mentre parliamo si apre la porta ed io aspetto di vedere qualcuno entrare, invece mi rendo conto che non eravamo soli e che nell’angolo dietro la porta c’era un’altra coppia in silenzio.
Appena escono mi afferra di colpo la mano e mi trascina in quell’angolo, mi siede sopra di lui mi sposta il costume e tira fuori il suo cazzo e me lo mette dentro.
Mi scopa con voracità, forza e con la paura che in qualunque momento potesse entrare qualcuno, tutto è sorprendentemente eccitante e pericoloso allo stesso tempo. Mi afferra dal fianchi e mi muove sopra di lui, gli do le spalle e la sua bocca non smette di mordicchiarmi la schiena.
Non riesco a trattenermi e inizio a ansimare, cercando di controllare le mie voglie, ma l’orgasmo sale sempre più per entrambi. Sento il suo cazzo che senza sosta e sempre più veloce mi scopa, mi leva da sopra di lui, e il suo sperma denso e copioso, schizza sulla mia schiena. Mi avvicino alla doccia sempre all’interno del bagno turco e in quel momento entra una coppia. “Per poco e ci avrebbero visti!”…pensai.
Usciamo dal bagno turco e ci infiliamo nella sauna con l’idea di provare pure là, la temperatura a oltre 70 gradi rende l’aria irrespirabile, sento tutti i pori che si dilatano e non smetto di avere voglia di lui. Prendo il telo e lo metto sulle sue gambe metto la mia mano sotto e tiro fuori il suo cazzo. Lo afferro con la mia mano mi muovo eseguendo dei movimenti nuovi che lo sorprendono, mi soffermo sulla cappella stringendola e appena lui contrae il bacino rilascio la mia stretta decisa tornando a fare dei movimenti regolari e lenti per tutta la lunghezza senza dimenticare di accarezzargli le palle completamente depilate.
Il movimento dura un bel pò, lui ha un resistenza incredibile e io decido che deve venirsene lì dentro, accelero sempre di più con il movimento e vedo che lui non riesce più a trattenersi, finché il suo sperma viene raccolto dalla tovaglia messa a protezione.
Torniamo in stanza per sistemarci, farci la doccia e andiamo a pranzo fuori.
Nel pomeriggio usciamo di nuovo con le mie amiche, tutto va per il meglio quando una di queste inizia a corteggiarlo e a lanciare sguardi maliziosi.
Svanisce in me quella sicurezza che avevo nei suoi riguardi e mentre vedo questi sguardi, scatta in me una rabbia, una voglia di possesso e di controllo, gli mando un msg con scritto: “andiamo via, che devo scoparti!”, lui legge il msg sorride, saluta di fretta le mie amiche e ci incamminiamo verso la macchina, messa in una zona un pò isolata.
Salgo in macchina non gli do il tempo di parlare, che gli sbottono i jeans e mi metto il suo cazzo in bocca. Uso le labbra per coprire i denti, mi abbasso e poi mi ritraggo. Lui mi mette entrambe le mani dietro la testa, e si muove lentamente dentro e fuori dalla mia bocca, il respiro affrettato, aspro. Passo la lingua intorno alla punta e spingo in basso seguendo il suo ritmo, lui inizia a muovere il bacino senza un attimo di pausa, lo scopo con rabbia e avidità, perché lui è mio, e quella scopata era per dimostrare a lui che il suo cazzo è solo mio, e che doveva soddisfare solo le mie voglie e le mie perversioni.
Lo sento gridare e cavalcare il suo cazzo era diventato più che piacere, gelosia morbosa. Che si poteva calmare solo una pompa indimenticabile.
Lui se ne viene dentro di me, mi sento marchiata dal suo sperma che mi inonda la bocca, lo ingoio e lo faccio mio.
Mi rivesto lo guardo e gli dico: “hai capito che per te ci sono solo io!” e lui mi bacia e mi dice “certo principessa sul pisello, sono solo tuo!”.
…”GRAZIE PRINCIPESSINA”.
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solotucurime · 5 years
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Let me mend your broken heart.
Qua lasciamo la parte precedente.
 PARTE QUATTRO
Fabrizio sbadigliò appena controllando le ultime cartelle cliniche, le medicazioni da far eseguire alle infermiere e le carte di dimissione dei suoi piccoli pazienti. Tutto apparentemente in ordine, tutto apparentemente tranquillo in reparto quella mattina.  
Buttò un occhio al suo orologio e poi svelto controllò la tabella dei turni. Strano, Ermal non è mai in ritardo, Mr Precisione non sgarra mai. Bah.
Posò gli occhiali da vista sulla scrivania massaggiandosi gli occhi e sentendo la stanchezza fargli tremare leggermente le gambe. Aveva voglia di cambiare aria anche solo per un paio di ore, staccare la spina per non sentire più quell’ammasso di pensieri e ricordi che non lo facevano dormire la notte,
“Dottore, dottor Mobrici” chiamò l’infermiera nel corridoio, Fabrizio si affacciò vedendo Anna arrivare di corsa. “Piano Anna, cosa succede?” chiese facendola tranquillizzare. “Urgenza in pronto soccorso, richiedono la sua presenza” ed ecco che sentì il cuore battere a mille, l’adrenalina scorrergli nelle vene. “Anna, dimmi.”
L’infermiera prese una boccata di aria e poi: “Incidente multiplo, un morto e tre gravi”. Richiuse il camice e mollò il cellulare sulla scrivania, sentì il cercapersone vibrare nella tasca e lo zittì premendo un tasto. Corse giù per le scale, gli si fece vicino Roberto, il primario di neurochirurgia. “Ci sarà da divertirsi oggi.” disse questo con un tono amaro e Fabrizio annuì appena.
Le porte del pronto soccorso si aprirono e il triage era in subbuglio. Vide la prima barella entrare scortata da quattro paramedici, si avvicinò pronto ad osservare la vittima quando.
Vide.
La seconda barella. Sgranò gli occhi notando Ermal immobile e con il volto ricoperto di sangue entrare in pronto soccorso. Nemmeno un respiro che si fece vicino ai paramedici, l’ansia a mille. “Ditemi tutto!” si affrettò a dire. “Uomo, sui 35 anni, Glasgow¹ 3. Bloccato tra il cruscotto e il vetro, ha un taglio abbastanza profondo sulla tempia, le bende non reggono l'emorragia”
“Pressione?” si affrettò a chiedere guidando la barella dietro il triage. “90 su 50, tachicardico a 140 e saturazione al 100%” e sentiva le gambe di gelatina. Lo stomaco e la testa un gran casino, non risponde agli stimoli, non reagisce ad alcun tipo di dolore. Subito il primario prese in mano la situazione, dettò un paio di ordini e si affrettò a far posizionare Ermal su di un’altra barella mantenendolo sulla tavola spinale. “Mobrici, sostituisca il tubo laringeo con un endotracheale.” e ragionava a fatica. Non riusciva nemmeno a credere al fatto che quello fosse Ermal, le mani gli tremavano ma riuscì nel minor tempo possibile a sostituire il tubo.
“Ma non è un nostro medico?” chiese un’infermiera mentre gli infilò un ago nel braccio. “Certo è il mio collaboratore.” soffiò Fabrizio ancora ritto dietro la barella. “Ermal Meta, 37 anni, cardiochirurgo.”
“Sai altro su di lui? Patologie, allergie, farmaci specifici?” ma fece di no con la testa, nulla che potesse essere utile al momento. “Ha dei parenti in città a cui possiamo chiedere?” e Fabrizio fece mente locale rispondendo prontamente che “No, ha tutta la famiglia a Bari. Qua lui è da solo.”
“Non è cosciente, non apre gli occhi dal momento dell’incidente” commentò un infermiere. “Voglio il tracciato celebrare, un’ecografia all’addome e il cardiogramma completo, la pressione è in continuo calo.” disse perentorio il primario e non persero tempo. Fabrizio era come scosso, non ci poteva credere ancora. Avrebbe voluto urlargli che a lui gli scherzi di questo tipo non piacciono assolutamente, non aveva nemmeno la forza di guardarlo. Stava lì, immobile come se volesse prenderlo per il culo.
“L’addome è completamente immerso nel liquido, fate preparare la sala operatoria.” e l’equipe si scostò, la barella venne portata via. Nel triage rimasero in due: Fabrizio e il primario. 
“Mobrici, si vada a sistemare. Opera anche lei.” 
Avevano inciso e tamponato l’ingente perdita di sangue. Fabrizio respirava lentamente, teneva a bada il cuore che come un matto batteva nella sua cassa toracica. Ermal non fare scherzi cazzo. Le mani tremavano nel passare strumenti e pulendo i lembi di pelle tagliata, gli occhi pizzicavano, li sentì umidi di lacrime nervose che ricacciò a fatica.
“Mobrici, sta bene?” chiese il primario, tirò su con il naso e si affrettò a rispondere. “Sì, sto bene Baglioni” ma questo si accorse del tremore nervoso dell’altro. “Mobrici le devo chiedere di lasciare la sala operatoria.” e alzò gli occhi dall’addome di Ermal. “Non si opera in queste condizioni” e Fabrizio si sentì come colpito al cuore, “La prego, non dica così.” soffiò soltanto e la sua forza scemò insieme alla sua voce.
“Lasci la sala, ora.” e con un gesto della mano gli indicò l’uscita. “La prego mi faccia restare, la prego” cercò una conferma negli occhi dell’equipe, qualcuno che lo facesse restare. Andrea, un infermiere e l'anestesista gli si fecero vicini, Fabrizio si divincolò da quel tocco. Ermal ci stava per lasciare le penne e lo volevano fuori dalla sala? Un fastidioso fischio fece tacere tutti i presenti, un’occhiata alle macchine e il panico si fece vivo nel petto di Fabrizio.
“Non c’è polso, è in arresto cardiaco!” si affrettò a comunicare un’infermiera. “A me le piastre.” e per poco Fabrizio non urlò Ermal che cazzo ti salta in mente. Lanciò uno sguardo al riccio steso sulla barella poco prima che il corpo venne invaso dalla prima scarica, poi la porta della sala operatoria chiusa davanti ai suoi occhi.  
Si tolse i guanti in lattice con uno schiocco e sbuffò frustrato sull’orlo di una crisi di nervi, mollò il camice e lasciò la sala operatoria confondendosi tra le persone che animano l’ospedale quella mattina. Sentì un nodo al cuore, lo strozzava e non lo faceva respirare, da quando reagisce così? Da quanto il cuore comanda sulla sua parte razionale? 
Si doveva sedere all’istante, da qualche parte, per far si che il sangue arrivasse anche al cervello e non lo facesse collassare in mezzo ad un corridoio asettico.
Respirò a fondo mettendo in pratica quel giochino che gli insegnarono tempo prima per controllare gli attacchi d’ansia. Premette la schiena contro lo schienale della seggiola conta Fabrizio, conta e stai tranquillo.
Cinque oggetti che vedo. Fece vagare lo sguardo richiamando tutta la sua forza: la sedia blu, una barella, l’estintore rosso, la porta del triage, una sedia a rotelle. Ermal.
Quattro oggetti che posso toccare. Tirò un respiro profondo e sentì il cuore in tachicardia: il camice ruvido, il cercapersone che ho in tasca, la seduta della sedia, il pavimento sotto i miei piedi. Ermal.
Tre oggetti che sento: le voci di due infermiere, un bimbo che piange e i ticchettio dei tasti di un computer. Non sapeva come levarselo dalla testa, contava e cercava di calmarsi ma Ermal c’era sempre.
Due oggetti che annuso: il camice che sa di ammorbidente e i prodotti per la pulizia. Ermal.
Un oggetto che gusto. Non ne trovò ma sentì il cuore rallentare, inspirò piano e serrò gli occhi. Buio.
(...)
Roberto, dopo essere rientrato dalla sala operatoria, venne placcato da Fabrizio. “Roberto dimmi, sai qualcosa dei feriti di questa mattina?” l’urgenza nella sua voce scosse l’amico. “Fabrizio calmati, sono stati spostati tutti e tre in terapia intensiva.” e il suo cuore fece un balzo, Ermal è “vivo”. Con un grazie detto a mezza voce prese a salire le scale come un dannato, non si perse tra quei corridoi che per molti possono sembrare un labirinto. Spinse la porta dell’ingresso del filtro della intensiva, si vestì indossando i capi di protezione e si spinse tra i corridoi bianchi.
Lo vide dietro ad un vetro, steso sul letto e i morbidi ricci sparsi sul cuscino. Era abbastanza normale sentire qualche suono poco rassicurante provenire da qualche macchina e Fabrizio rimaneva in apnea appena ne udiva uno.
Un’ingente quantità di tubicini e fili pendevano dalla sua figura adagiata tra un paio di cuscini. Gli avevano ripulito il volto dal sangue e, con un paio di punti, avevano chiuso quel taglio sulla tempia, il respiratore lo aiutava ad ossigenare il sangue e a farlo respirare meglio. Sentiva il lieve ronzio delle pompe infusionali, qualche beep beep ogni tanto ma nessuno accorreva, voleva dire che non era nulla di grave.
Si sentiva tremendamente inutile. Tremendamente fragile come se si potesse spezzare da un momento all’altro, Fabrizio fece scorrere lo sguardo in quella stanza asettica in cui l’avevano spostato, era tutto così surreale.
Si prese la testa tra le mani poggiando la schiena contro la parete voltando le spalle al vetro della camera, come mai stava così? Perché stava quasi per piangere in sala operatoria? Perché il suo cuore non la smetteva di battere come un forsennato nel petto? Tirò un lungo sospiro, si impose di mantenere il controllo. Lanciò di nuovo uno sguardo nella stanza sperando che non ci fosse Ermal lì dentro, sperando che non ci fosse nessuno in realtà.
Ermal, Ermal e Ermal. Perchè si sentiva così?
(...)
Aveva collegato che cosa fossero i documenti di cui aveva parlato Ermal tempo fa. Aveva collegato quello al fatto che lo vedesse sempre più spesso in ospedale. 
Una mattina di poco tempo prima, avendolo incontrato nell'atrio, gli si avvicinò: “Te posso offrire un caffè, buono questa volta però, per ringraziarti dei tuoi discorsi motivazionali”, “Non mi devi ringraziare ma si, lo accetto volentieri un caffè al bar. Quelli delle macchinette sono proprio terribili.”
“Eh me ne so’ accorto quella volta che facevi le facce perché te faceva schifo” ridacchiò.
Non lo fece apposta ma rivelò a se stesso che lo aveva osservato, anche quando pensava fosse uno strafottente. Aveva osservato quella testa ricciuta che si aggirava per i corridoi sempre più spesso, quel suo modo di camminare un po' strano, l'aria altezzosa ma gli occhi spesso insicuri, il modo in cui arricciava il naso quando si concentrava.
Non voleva ammetterlo ma si era interessato a quel ragazzo e la chiacchierata sul terrazzo aveva decisamente fatto crollare i muri di Fabrizio, decise di conoscere per davvero quel cardiochirurgo, non solo da quello che leggeva sulle riviste scientifiche.
“Ma quindi come mai sei sempre qui?? Non che non me faccia piacere ma tu non lavoravi a' n’ altro ospedale?”
Ermal arrossì a quella rivelazione inaspettata ma cercò di nascondere il volto bevendo un sorso del caffè che aveva appena ricevuto. “Mi hanno offerto un posto qui perché il cardiochirurgo si trasferisce e ho deciso di accettare; penso mi faccia bene questo cambiamento perché non avevo più stimoli di miglioramento a Bari”
“Ah me pareva non fossi de Roma, bella Bari? Io non potrei mai lasciare la mia Roma” “Bari sarà sempre la mia casa ma cambiare a volte fa bene" disse con tono amaro, Fabrizio notò di aver toccato un tasto dolente, voleva quasi scusarsi di essersi cacciato in quel mezzo pasticcio.
“Hai ragione.” riuscì a soffiare per poi finire, con un ultimo sorso, il caffè. “Posso chiederti una cosa?” ruppe il silenzio poco dopo, “Perchè ascolti quella musica in sala?” trascinò un po’ il quella alludendo al fatto che non fosse proprio il suo genere.
Ermal alzò gli occhi dalla sua tazzina e: “Mi aiuta a rilassarmi, insomma a chi non piace la musica classica?” rise, Fabrizio non si trattenne dal dire a me alzando la mano. Il riccio sbuffò incurvando le labbra fini in una smorfia alquanto schifata.
“Io preferisco altro, ma dato che ai miei collaboratori non piace quell’altro metto la radio.” disse con un gesto secco della mano. “Che musica ascolti?” lo incalzò Ermal appoggiando il mento sulla mano destra. “Mah, c’ho sta fissa per i Guns N' Roses. Ma ‘nsomma, in sala a volte nun piacciono.” sbuffò.
“Non hai dei brutti gusti allora.” ridacchiò Ermal, “E ce mancherebbe pure.” sbottò divertito l’altro aprendo le braccia, solo che urtò il bicchiere di acqua dell’altro, questo cadde e gli inzuppò la camicia inamidata. “scusascusascusa me dispiace troppo.” sbottò Fabrizio alzandosi in piedi brandendo un tovagliolo e poggiandolo sul petto dell’altro.
“Fabrizio calmati.” rise di gusto, “Non mi hanno sparato, non sto perdendo sangue. E’ solo un po’ d’acqua.” l’altro si guardò la mano poggiata sullo sterno del riccio e la ritrasse come scottato, sperò ardentemente che Ermal non notasse le sue guance prendere fuoco come se avesse quindici anni. Il più giovane rideva, rideva un sacco e Fabrizio si perse un po’ in quella risata cristallina.
Bastò poco, un’infermiera del piano che lo chiamava, per farlo tornare a galla da quei pensieri che non smettevano di annodarsi nella sua mente. “Dottor Mobrici, tutto ok?”, scosse il capo leggero facendo poi sì con la testa. “Anna, dimmi una cosa. Come sta?” e l’infermiera sapeva bene che Fabrizio aveva il cuore come un macigno che, lento, batteva nel petto. Prese un lungo sospiro e al moro non piacque per nulla.
“L’hanno sedato di nuovo, purtroppo non risponde ancora alle cure.” soffiò appena la ragazza, Fabrizio inspirò a fondo lasciando vagare lo sguardo. “Grazie Anna, grazie.” disse appena. 
¹ -  Scala del coma di Glasgow è una scala di valutazione neurologica utilizzata per tenere traccia dell'evoluzione clinica dello stato del paziente in coma. Si esprime sinteticamente con un numero che è la somma delle valutazioni di ogni singola funzione (oculare, verbale, motoria). Il massimo punteggio è 15 e il minimo 3 che indica un profondo stato di incoscienza.
Eccoci di nuovo qua, speriamo sempre che tutto sia di vostro gradimento❤
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