Per quanto dovrei essere preparato, a volte il mio lavoro mi devasta. Ieri notte alle 2 una ragazza di 32 anni è morta annegata dopo un incidente stradale e questa mattina i miei colleghi, al cambio, ancora erano shockati: alcuni piangevano, altri erano gusci vuoti. Oggi ho lasciato scorrere tra le mie mani una ragazza di 31 anni, vittima solo di una malformazione genetica che l’ha portata all’arresto cardiaco per una stronzata. Una ragazza che poi, per una serie di vicende, avevo conosciuto e ci avevo pure scherzato insieme. 31 anni come la figlia del mio autista, come la figlia dell’infermiere, un anno più giovane del medico rianimatori. L’età di A. È tutto il giorno che reprimo sta cosa mangiando colomba in sede con la tv e il suo trash in sottofondo che nessuno interrompe con commenti o stronzate. La stanza è piena, ma nessuno è lì. E ora sono a casa, seduto all’ingresso che piango a fiotte rivedendo tutto e piu vedo immagino e piu piango. E potrei parlarne con J o A o chiamare i miei o tutto insieme ma i maledetti pensieri intrusivi mi fanno ricordare ciò che una mia ex tossica mi disse 6/7 anni fa “la gente non è un diario, se hai bisogno di sfogarti scrivi su un quaderno e lasciaci in pace” “sei egocentrico alla gente non frega un cazzo perche tu parli parli e spesso manco si capisce se ascolti”. Il gatto non capisce ma sente che qualcosa non va e mi sbatte la coda nel naso. E mi ripeto sta cosa che dico sempre spesso ai miei amici che pare una battuta, ma non lo è: che difficile essere me
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I cani sono il mistero occidentale del ventunesimo secolo.
Spesso, camminando per strada, mi capita di sentire due o tre persone che parlano tra di loro. Usano aggettivi dolci e affettuosi, e un tono di voce leggermente acuto. Insomma, dai per scontato che stiano parlando a un bambino. Poi, invece, mi giro e noto che c’è solo un cagnolino (su X li chiamiamo, in tono canzonatorio, “canniolini”). Ecco, be’, ogni volta ci rimango malissimo. Non ho figli, e verosimilmente non ne avrò mai poiché questa scelta ho fatto anni addietro, e solo Dio eventualmente potrà farmi cambiare idea. Ma, al contempo, so molto bene quanto fondamentale sia la prosecuzione del genere umano. Quando una ragazza che conosco rimane incinta, sono sempre molto contento per lei. Perché è la vita che prosegue, che si rinnova, che va avanti. Non solo: penso che le nascite andrebbero incentivate in modo anche deciso, con sussidi economici e una cultura appropriata. E che non siamo né saremo mai troppi. C’è spazio per tutti, bisogna solo accettarlo. Ecco, insomma, quando per strada mi capitano scene come quella descritta all’inizio di questo testo, mi piange il cuore per svariati motivi. Innanzitutto per un’idiozia di fondo: rivolgersi a un animale come se fosse un essere umano, non ha senso per definizione. Non può capirti, è solo una bestia, i suoi unici obiettivi nella vita corrispondono ai suoi bisogni primari. Non è che ti ama, è solo che tu gli dai da mangiare e lui lo vede. E ne approfitta di conseguenza come è logico che sia. Ovviamente è molto più facile “crescere” un cagnolino piuttosto che un bambino. Il primo, alla fine, è solo poco più che un giocattolo. E lo si usa anche per “rimorchiare”. Togliete un animale dalla natura, mettendovelo in casa, e vi spacciate pure per animalisti. Private una bestia del suo habitat naturale, credendo di fargli del bene. È sempre quel senso di superiorità morale che vi sentite in dovere di esprimere. Fingervi paladini della difesa di una qualche forma di vita, peraltro accantonando la vostra. Io penso che gli animali vivano alla grande in mezzo ai loro simili, nei boschi o dovunque sia. E mi spiace, ma vedervi trattare questi cani con quelle vocine idiote, mi fa molto ridere. Ma riflettere, anche. Certo, la solitudine è difficile da accettare per tutti. Ma questa è davvero la soluzione? Non vi dico di fare dei figli (non sono nessuno per dirlo!), ma v’invito solamente a non prendere necessariamente parte a questa involuzione intellettiva del ventunesimo secolo. Ci sta, nonostante tutto, affezionarsi a un gatto, un cane, un coniglio o qualunque altro essere vivente, ma non esagerate. Non fatevi vedere, in mezzo alla strada, in quelle condizioni. Dai. Recuperate un po’ di decenza e di dignità, un po’ di contegno, e dedicate le vostre energie in modo corretto al prossimo. “Ma gli animali sono meglio delle persone”. Troppo facile dirlo, troppo facile abbandonarsi a questo funesto pensiero. Molto più gratificante, invece, è scavare. Alla ricerca di quell’umanità rara, un po’ persa, ma preziosissima.
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Gatto Mammone, o Re dei Gatti, è una creatura del folklore italiano, una delle poche che si trova in più o meno tutta Italia. È descritto come un enorme gatto demoniaco, dal pelo nero con una M bianca sulla fronte. Appare in alcune fiabe e leggende, tra l’altro nelle versioni italiane de “La ragazza cortese e quella scortese” , come ne “La fiaba dei gatti”, raccolta da Piero Pellizzari e aggiunta alle Fiabe Italiane di Calvino. Nel Medioevo era sinonimo di qualunque mostro o creatura leggendaria, oggigiorno però è solo un vecchio spauracchio dimenticato. Dino Buzzati scrisse un’articolo su di una signora anziana, che parlò del suo incontro col criptide. Per poi disegnarne una caricatura. È possibile che sia ispirato ad una divinità fenicia della fertilità, Maimone, ma di sicuro è stato unito al demone Mammona biblico e alla parola araba Maymun, scimmia.
Ho voluto postarlo qui il Martedì grasso, dato che talvolta è in qualche modo collegato con la stagione del Carnevale (specialmente in Sardegna). Qui eccovi alcuni schizzi concettuali che ho fatto di lui per il fumetto "Tales of the Otherfolk" di @zal-cryptid (molto ispirati al suo aspetto nella pellicola del 2019 "La famosa invasione degli orsi in Sicilia"):
The Mammon Cat, or Catking, is a creature of Italian folklore, one of the few found in all of Italy. He’s described as a giant demon cat, with black fur and a white M on his forehead. He appears in some legends and fairy tales, like italian versions of “The kind and unkind girls”, as the “the tale of the cats” collected by Piero Pellizzari and included into Italo Calvino’s Italian FolkTales. In the Middle ages he was a synonym of any weird or scary creature, but today he’s only a half forgotten boogeyman. Dino Buzzati wrote an article where an old woman who spoke of her encounter with the cryptid. And then proceded to draw a caricature of it. It’s possible that the mammon cat is based on a phoenician fertility god, Maimone, but he was certainly united with the biblical demon Mammon and the arabic word for monkey, Maymun.
I decided to post this here on Mardi Gras (or Shrove Tuesday), since at times he's connected with the Carnival season (especially in Sardinia). Up there are also some concept sketches for @zal-cryptid 's webcomic "Tales of the Otherfolk". Very much inspired by his depiction in the 2019 movie "the Bears' famous invasion of Sicily".
Der Mammonkater, oder König der Katzen, ist ein Fabelwesen der italienischen Folklore, eins der Wenigen, die in ganz Italien verbreitet sind. Er ist als riesiger Teufelskater, mit schwarzem Fell und einem weissen M auf der Stirn. Er erscheint in einigen Märchen und Legenden, unter anderem in den italienischen Varianten von den „Geschichten von artigen und unartigen Mädchen“ (also Frau Holle), wie in „das Märchen von den Katzen“, das von Piero Pellizzari gesammelt und in Italo Calvinos Italienische Märchen mitgezählt wurde. Im Mittelalter war er das Stichwort für seltsames oder ungeheuerliches Wesen, Heut zu Tage ist er aber nur ein halb vergessenes Schreckgespenst. Dino Buzzati schrieb einen Artikel über eine Frau, die von ihrem Erlebnis mit dem Kryptiden erzählte. Danach zeichnete er eine Karikatur davon. Es ist möglich, dass er auf einem phönizischen Fruchtbarkeitsgott, Maimone, beruht, aber er wurde sicherlich mit dem biblischen Mammon und dem arabischen Wort für Affe, Maymun, vereint.
Ich wollte es am Fastnachtdienstag posten, da er manchmal (vor allem in Sardinien) mit der Faschingszeit verbunden wird. Oben noch ein Paar Skizzen von ihm für @zal-cryptid s Webcomic "Tales of the Otherfolk". Designweise sehr an seiner Erscheinung im 2019er Film "Königreich der Bären" angelehnt.
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"KISS ME, LICIA" È IL MALE
Stavo pensando che "Kiss me, Licia" in realtà non è un anime di vedute aperte, anche se ce lo raccontano così.
In apparenza la morale è questa: «Puoi vestire come vuoi. Puoi avere il look che vuoi. Puoi essere ciò che sei. La gente deve smettere di criticare le persone giovani per come si vestono e per la musica che amano».
Ma è davvero così? Pensiamoci bene.
Mirko (uso nomi ed espressioni dell'adattamento italiano) è il protagonista maschile. Egli è musicista di una band pop-rock che fa musica da Zecchino d'oro, anche se la spacciano come rumorosissimo death metal. Ha un look vagamente ispirato alla new wave post punk anni 80, quindi è impresentabile nel contesto tradizionalista e ultra reazionario del Giappone più provinciale.
Ecco perché Marrabbio, padre della brava ragazza (nel senso nipponico reazionario) di cui Mirko si innamora, non sopporta che sua figlia frequenti il nostro eroe. Il padre di Licia chiama Mirko "capellone bicolore" e lo prende in giro continuamente, manifestando il suo disprezzo in mille modi.
Ma alla fine, dopo mille avversità, Marrabbio accetta Mirko e la sua relazione con la figlia.
"Tutto è bene quel finisce bene", direte voi.
Tutto bene un cazzo.
La vera morale dell'anime è: "Il look alternativo devi espiarlo con un contrappasso dantesco, con un controbilanciamento karmiko immane".
Ed è proprio quello che capita a Mirko.
Egli infatti:
1. Non ha il padre. La madre lo abbandonato quando aveva tipo 13 anni e ha abbandonato anche suo fratello, che probabilmente era poco più che un neonato, per fare la stilista a Parigi.
2. Quindi Mirko, quando ancora è un ragazzino, lavora durante il giorno, di sera riesce a coltivare la passione per la musica e fa le prove con la sua band, studia di notte e (non si sa come) riesce pure a prendersi cura del fratellino e del suo gatto. Non è umanamente possibile, ma Mirko ci riesce.
3. Andrea, il fratellino per cui Mirko fa tutti questi sacrifici, è il bambino più odioso del mondo. L'unica creatura più odiosa di lui è il suo gatto. E lo dico da persona che adora i gatti. Ma non parlatemi del gatto di Andrea, per favore. Mirko non solo lavora e si prende cura di Andrea e del gatto Giuliano per 24 ore al giorno, ma deve anche sopportare i capricci di entrambi.
4. Di fronte al disprezzo di Marrabbio la reazione del nostro eroe è questa: non si scompone, massimo rispetto e deferenza.
Quindi ecco l'insegnamento dell'anime: «Hai un look alternativo? Io ti accetto come essere umano degno di essere integrato nella società, ma solo se sei la persona più paziente e dedita agli altri dell'universo. Ah, ovviamente devi sopportare anche le angherie dei reazionari, interiorizzando l'idea della loro indiscussa superiorità».
Dunque alla fine Mirko ce l'ha fatta. Si è guadagnato le stellette per essere accettato dalla società patriarcale giapponese e mostra subito il suo senso di appartenenza. Si fidanza con Licia e parte in tour alla volta degli Stati Uniti, sbolognando fratellino e gatto a Licia, per la quale intravediamo un futuro in cui cucinerà e stirerà le mutande a tutti.
Ecco perché «Kiss me, Licia» per me è gigantesco NO.
[L'Ideota]
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Domenica editor
La domenica sta volgendo al termine e fuori vedi il sole scendere annoiato. Pure tu sei annoiato ma è domenica e ti ripeti che è normale. Compare una scritta che ti chiede "Sei soddisfatto di questa domenica o desideri riprovare?". Così ti fermi a pensarci.
È stato un fine settimana degno di memoria e ricordi?
Non credo, cioè qualcosa di bello è successo ma niente che mi resterà impresso indelebile nel cervello. Non che tutto debba essere sempre memorabile, speravo solo un poco più sostenibile.
Hai parlato con persone che ti hanno scaldato l'anima?
Non proprio. Ho bevuto in mezzo a gruppi di persone che si gestivano autonomamente senza curarsi della mia presenza in una sala. Avrei voluto interagire ma era anche decente ascoltare la musica in santa pace (no, non era per niente decente questo povero signore dj attempato stava manomettendo dei generatori di suoni elettronici e qualcosa ricordava lontanamente una traccia musicale ma era così rarefatta dagli effetti spaziali che quando la cassa di una possibile batteria è entrata in scena ho pensato fossero i pugni di un astronauta rimasto incastrato in qualche navicella lontana che cercava di attirare l'attenzione per farsi salvare ma nessuno se ne accorgeva, il dj era troppo impegnato a premere i pulsanti e gli altri avventori del concerto troppo impegnati ad ignorarmi che solo io avrei potuto fare qualcosa e cosa ho scelto di fare? Di tornare dal mio gatto. Fanculo gli astronauti, Ernesto ha fame, sempre). Ho parlato ancora con una ragazza bellissima sul bus che aveva delle scarpe davvero strane con delle microborsette attaccate. Le ho studiate a lungo e ho pensato a cosa diavolo uno potesse mai mettere dentro quelle borsette attaccate alle scarpe e lei ha notato il mio sguardo pesante così ho dovuto vuotare il sacco e chiederle cosa ci mettesse dentro. "I preservativi" mi ha risposto. Che palle sempre con sto sesso io volevo della droga.
Hai dormito abbastanza questa domenica?
Non dormo mai abbastanza, dormo il necessario per ricordare qualche sogno poi cerco di dimenticarlo il prima possibile perché dannazione che testa di merda generatrice di orrori che ho, meglio dimenticare. Ho sognato di diventare padre di una bambina. La mia unica preoccupazione era sapere se lei avesse ereditato le mie stesse malattie. I dottori mi dicevano che era troppo piccola per saperlo e io ringraziavo e andavo in un altro ospedale. Alle 5:20 Ernesto mi è saltato sulla faccia come suo solito e ho detto addio a mia figlia. Devo ringraziare la fame eterna del mio gatto altrimenti sarei rimasto in coma per anni a cercare un dottore in grado di curarla.
Hai abbracciato, baciato, amato a sufficienza questa domenica?
Ho bevuto un caffè buono mangiando una cheesecake ottima e questa è stata la cosa più vicina all'amore che mi sono concesso.
Hai fantasticato più del dovuto questa domenica? Avresti voluto fantasticare meglio?
Oramai tutto quello che produce la mia immaginazione si trasforma in dialoghi che tengo da parte per quando sarai qui. La persona che ho creato nella mia testa e che forse non corrisponde neanche lontanamente con la persona reale ma a me piace restare nel conforto dei miei pensieri, specialmente se sono sbagliati.
Te la sei goduta?
Sinceramente no, sono sicuro che se mi viene data una seconda possibilità me la godo meglio.
Allora la schermata si chiude e compare una nuova scritta "Attendere, stiamo riavviando la domenica per te. Attendere. Lunedì sarà cancellato. Attendere. Prepararsi a rivivere la domenica" e credo che solo così mi passerebbe il magone di questa serata.
In alternativa, mi restano quei pochi minuti di fusa di Ernesto, mentre gli accarezzo la pancia immensa che ho contribuito a far crescere, prima che decida che le mie mani sono il male assoluto e che bisogna squartarle con tale efferatezza che al confronto Freddy Kruger schiacciava punti neri.
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Sogni d'oro.
Sono nella mia città natìa, solo che non mi trovo né nel presente, né nel futuro. Credo siano su per giù gli anni sessanta. A casa sono tutti morti, non ho più nonni, zii e cugini. È rimasta in vita solo mia madre. La cosa strana è che il mio sguardo osserva la realtà intorno come quando si guarda una vecchia fotografia dai colori poco nitidi e sbiaditi, i toni delle piante e degli oggetti, infatti, appaiono tenui. Entro in casa dove non si sente nulla se non il soffio del vento, nonostante tutte le finestre siano spalancate. Provo una sensazione bellissima, a me già nota, mista a una felicità immotivata. L'atmosfera è quella tipica dell'alba e non si ode nulla se non lo stridìo dei gabbiani che vanno, di tanto in tanto, a posarsi sugli archi medievali poco distanti dal mio balcone. È come se la città fosse abbandonata e tutti gli abitanti si fossero trasferiti altrove. D'improvviso, poi, mi affaccio alla finestra della stanza dov'ero solita dormire con mia madre e mi accorgo che il mare, un tempo abbastanza distante da poterlo scorgere in lontananza, adesso è piuttosto vicino. Posso sentire le onde, la brezza marina, l'odore di salsedine che si diffonde nell'aria. Posso osservarne il colore che varia dal blu più intenso al verde. Sono stupita dall'emozione che mi suscita, talmente contenta che provo ad immortalare il tutto in una fotografia. Quindi prendo il cellulare e cerco di mettere a fuoco. Zoommo, una volta,due fino a quando nell'obiettivo della fotocamera scorgo una persona. È una ragazza dai lunghi capelli scuri, la sola che stia nuotando tra le correnti. La osservo meglio, benché sia girata di spalle, e in quel momento capisco che si tratta di me. Entusiasta dell'atmosfera, dei ricordi che iniziano a riaffiorare alla memoria e delle sensazioni provate, chiamo mia madre, allora, e la informo su come tutto sia mutato. La cerco a voce, come se fosse lì presente e di fatto mi risponde subito ma il suo tono è insolito,la sua persona non si lascia vedere. Di lei percepisco solo la presenza. Poi la scena cambia ed è pomeriggio. Dalla finestra percepisco molta confusione. Il chiacchiericcio è quello tipico degli adolescenti in spiaggia e ogni tanto, le parole, le grida, le risate, sono interrotte da un brindisi, da colli di bottiglia che urtano tra loro. Mi affaccio nuovamente e adesso sotto la finestra il mare ha lasciato posto a dei blocchi di scogli artificiali e su questi tantissimi ragazzi sono seduti a prendere il sole, intenti a godersi l'estate, leggere o sono presi dal fare tuffi più in là, verso quella che una volta era una strada. Mi domando che senso abbia tutto ciò, nonostante stia dormendo. È il tramonto e la città ora è ancora più bella, perché di essa rimane immutata solo la struttura, persistono soltanto gli edifici invasi dagli uccelli che entrano ed escono dai vetri rotti degli appartamenti. Successivamente sono nel soggiorno. Lì la visuale è diversa, normale. Stranamente però mi accorgo che di fronte al mio balcone c'è una sorta di altalena piuttosto ampia sospesa nel vuoto e poggiata su un filo d'acciaio sottilissimo con sopra : una valigia antica, una coperta e un gattino bianco e nero a cui hanno legato il muso e le zampe. L'altalena oscilla a destra e a sinistra e il gatto prova a non scivolare giù. La coperta e la valigia passano prima da un lato e poi dall'altro. Capisco che devo fare qualcosa. Non è più il quarto piano. Le dimensioni del palazzo assomigliano ora a quelle di un grattacielo, sfioriamo le nuvole, superiamo i tetti degli altri. Dopo essere uscita fuori, quindi, provo a sporgermi nel tentativo di afferrare il filo d'acciaio ma mi accorgo che non ci riesco perché è troppo distante, non mi resta che una soluzione: arrampicarmi sulla ringhiera a mio rischio e pericolo. Senza pensarci due volte, decido di provarci. Tiro più forte che posso per avvicinare la dóndola ma qualcosa va storto. Il filo si rompe e il gattino, la valigia e la coperta precipitano giù, come me.
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 29
-Si avvisano i gentili clienti che il servizio è sospeso per un guasto tecnico.
Le differenze culturali tra Italia e Giappone, quando mai ti direbbero che un treno è sospeso prima di un'ora e mezza di ritardo qui?
Tutta 'sta confusione perché Ichigo è riuscita a parlare coi gatti ... tecnicamente la prima a comunicare con animali affini è stata Zakuro, che ovviamente si è fatta gli affari suoi e non ha detto a nessuno del suo nuovo potere.
Giulietta e Romeo dei gatti. Una cosa molto romantica ... a meno che tu non sappia qualcosa di come funziona l'accoppiamento dei gatti.
Appare un Masaya selvaggio per spiegare come funzionino le esibizioni feline e porconare contro gli umani demmerda che forzano la selezione naturale. Non in queste parole, purtroppo. Comunque bello come se ne stia lì ad ascoltare la sua ragazza e la sua amica che discutono di come infiltrare un gatto randagio a una mostra di gatti pregiati senza reagire.
Okay, questa scena è stata effettivamente molto dolce e triste. A una certa, gli animali sono gli unici che sanno stare vicini nei momenti difficili senza giudicare, la signora ha fatto bene ad affidare il marito alla gatta.
Mi sa che dopo una certa gli sceneggiatori si sono dimenticati che Ichigo è l'unica a poter parlare coi gatti per via dei suoi geni, perché ecco Retasu che lo fa tranquillamente. O magari si sono confusi la neofocena con un pescegatto? *ba-dum-tsss*
In questo episodio non si vede manco l'alieno di turno, e ci sono zero spiegazioni per il motivo dell'attacco. No Mew Aqua, no interazioni con le Mew Mew ...
Il marchio ci permette di identificarlo come uno di quelli di Kisshu. Avrà perso un parassita? Si sarà immedesimato nel gatto maschio piantato in asso?
Comunque un chimero in 'sta puntata è talmente inutile che lo sconfiggono in meno di un minuto.
E almeno c'è un dolce finale romantico!
(Uncini)
(La scienza ti rovina l'infanzia)
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Veramente è stata la ragazza la prima ad intromettersi nell'opinione altrui e poi non dà diritto di replica, non so se non sia arrivato l'ask o se fa favoritismi dicendo poi però che gli altri hanno la convinzione di avere l'oro in bocca, quando si parlava di pareri assolutamente soggettivi. Questa presunzione di dare della cazzata stratosferica a qualsiasi parere che non si accorda con l'altro anche meno e per giunta l'anon potrebbe andare a prendere il biberon della mamma, invece di fare il saputello e intromettersi in discussioni che non gli riguardano. E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò.
Ti spiego perché il tuo ragionamento è fallace: se scrivo un post e tu poi mi scrivi una tua opinione, la prima non essersi fatta i fatti propri sei tu. Ti è chiaro fin qui?
Nella fattispecie il tuo parere è dettato da una presunzione non supportata dai fatti perché non sai a cosa si riferisce il mio post. Semplicemente hai dato per scontato che si riferisse a una relazione clandestina che avrei chiuso. Cosa ti fa credere di avere ragione? Nulla, perché non hai uno straccio di prova (oltre al fatto che non è così). Se mi riferissi a una situazione di altro tipo ed in altro ambito? Non ci hai pensato, vero?
Vedi cara: non sai nulla di me se non quello che io decido di mostrare qui sopra. Certi dettagli della mia vita li tengo fuori e mi va benissimo così.
Se tu vuoi farti film mentali e leggere tra le righe cose che non ho scritto, liberissima di farlo. Però pure gli altri sono liberissimi di dirti che dal loro punto di vista è una stronzata ciò che sostieni.
Quanto alla “ragazza”: si chiama @goolden e portale rispetto perché è molto più in gamba di te.
Se non ti ha risposto è perché ha altro da fare, qualcosa di più importante che risponderti ed assecondare questa tua voglia di apparire, come fossi una del pubblico di Uomini e Donne.
Se anche non ti rispondesse perché non ha voglia, non deve certo giustificarsi con te visto che il blog è il suo e decide lei cosa mettere o meno, non credi?
Siete in disaccordo sul discorso di base quindi qualsiasi cosa vi diciate rimarrete nella vostra rispettiva posizione. Che senso ha allora continuare a scriverle?
Probabilmente per la tua voglia di apparire. Una cosa abbastanza insensata visto che hai scelto l’anonimo.
Buona giornata e buon week end mia cara, stammi bene.
Ps:
“… intromettersi in discussioni che non LO riguardano” non GLI, impara l’italiano almeno!
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Vi voglio raccontare questa cosa che sta succedendo sullo spotted Polimi in pratica è stato spottato un ragazzo in divisa militare tipo 3 volte e poi è spuntato il ragazzo di questo militare che ha detto di smetterla di spottarlo, poi la ragazza del militare che ha detto che non era vero e di smetterla con questa storia, lui stesso, poi il suo gatto, il suo spazzolino, il gemello malvagio di pizzocalabro
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Capitolo 14
Era quasi l'una quando i due ragazzi fecero ritorno al castello, la serata era
trascorsa in maniera molto piacevole e la giovane infermiera Edith non
vedeva l’ora di raccontare quello che era successo allo zio. Come c'era da
aspettarsi, il medico in quel momento era alle prese con le sue solite
consulenze notturne. La nipote si era affacciò nello studio, scusandosi per
l'eventuale disturbo.
<< Edith ciao, siete tornati vedo. >> disse il medico sorridendo.
<< Zio, hai un momento? So che sarai sicuramente molto impegnato. >> chiese
l'infermiera timorosamente.
<< Edith quante volte te lo devo ripetere, per te non sono mai impegnato. >>
replicò il medico togliendosi le sue cuffie rosa con le orecchiette da gatto. Uscì
momentaneamente dalla piattaforma, intanto la nipote si tratteneva dal
ridere, con quelle peculiari cuffie non lo si poteva proprio prendere sul serio.
<< Non posso ancora crederci che fai consulenza con queste cuffie. >> disse la
ragazza ridacchiando.
<< Beh, le altre si sono rotte dopo anni di onorato servizio, e poi queste sono
fantastiche…il migliore acquisto fatto questa settimana. >> replicò Heinreich.
<< Non ho ancora capito dove le hai comprate, sai? >> domandò Edith.
<< Le ho prese al Tiger di Zurigo quando ci sono andato l'altro giorno con
Hans, dovevi vedere la sua faccia mentre le compravo. >> rispose il medico
trattenendosi dal ridere. Ad un tratto il medico tornò nuovamente serio,
aveva la sensazione che Edith doveva parlargli di qualcosa di importante.
Ormai aveva imparato a riconoscere i segnali, ed era sicuro che quella fosse
una di quelle volte in cui la ragazza aveva bisogno di confidarsi.
<< Dimmi la verità, c'è qualche problema? È successo qualcosa di spiacevole al
pub? >> chiese insistentemente il barone.
<< No no, al pub è andata benone, è solo che sono un po' confusa su cosa
dovrei fare adesso… >> rispose sospirando la ragazza, mostrandogli il profilo
di Ingrid, gli spiegò che non era sicura se fosse o meno il caso di intraprendere
una conversazione. Lo zio pensò per un attimo, e poi replicò: << Beh, secondo
me è meglio vivere con una delusione che con un rimpianto, non potrai mai
sapere cosa sarebbe stato meglio fare se non provi. >>
<< E se dovessi risultare inquietante ad andare a scrivergli così dal nulla..? >>
domandò Edith timorosamente, avendo paura di lasciarle una brutta
impressione. Purtroppo, quando si trattava di interagire con persone che non
conosceva, non riusciva a fare a meno di farsi prendere dall’ansia.
<< Immagino che se Abigail ti ha dato il suo contatto, sicuramente questa
Ingrid si immagina già l'arrivo di un tuo messaggio. >> cercò di rassicurarla
Heinreich.
<< Ma se poi non mi rispondesse mai? >> incalzò la ragazza.
<< Sarebbe sicuramente lei a rimetterci a non conoscerti. >> disse il medico.
Ad ogni preoccupazione di Edith, lui aveva la risposta perfetta; le sue parole
erano finalmente riuscita a darle un briciolo in più di sicurezza, anche se non
era ancora del tutto convinta. Dopo aver abbracciato lo zio e averlo
ringraziato, la ragazza fece ritorno nella sua stanza per dormire. Hanna, nel
mentre, si era nascosta per non farsi vedere dalla cugina, doveva continuare a
osservare il padre, sicuramente avrebbe fatto qualcosa di sospettoso.
Purtroppo, le sue convinzioni vennero smentite dai fatti, l'uomo riprese le sue
consulenze su Seven Cups, fino a quando la stanchezza non ebbe la meglio su
di lui. Lo vide recarsi a letto, era ormai palese che quella sera non sarebbe
successo niente, decise quindi che sarebbe stato meglio anche per lei farsi una
sana dormita. Tuttavia, quando si trovava a metà corridoio, un pensiero le
fece cambiare idea in proposito. Quello era esattamente il momento giusto per
dare una sbirciata nello studio del padre, in fondo doveva sicuramente esserci
qualche indizio in più per capire meglio la situazione. Raggiunse quindi
nuovamente lo studio; e iniziò a guardarsi attorno, per poi esaminare ogni
angolo e cassetto possibile, cercando di essere il più silenziosa possibile. Si
faceva luce con la solita torcia, accendere le luci avrebbe potuto catturare
l'attenzione di qualcuno e farla scoprire. Non si era però accorta che Nuvolino
l'aveva seguita, e ad un tratto quel pestifero gatto fece cadere la lampada
presente sopra la scrivania. La ragazza maledì il micio nella sua testa per poi
nascondersi in fretta sotto la scrivania. Fortunatamente era chiusa ai lati,
quindi esternamente era impossibile accorgersi della presenza di Hanna.
Come immaginava, poco dopo il padre giunse a controllare la situazione.
L'uomo scattò immediatamente al rumore e controllò la stanza per cercare di
capire cosa fosse successo. Notò poi la lampada a terra, e Nuvolino che usciva
tranquillo dall'ufficio. Attribuita a lui la colpa di quel fracasso fece ritorno a
letto, avrebbe pensato a mettere a posto il mattino dopo. C'era mancato
davvero poco, pensò Hanna tirando un sospiro di sollievo, aveva rischiato
grosso, ma fortunatamente era riuscita a non farsi beccare. Poteva quindi
proseguire la sua indagine, non poteva arrendersi. Esaminò ogni cassetto
dell'armadietto grigio dove suo padre teneva archiviati i documenti
importanti e la contabilità della clinica. Ad un certo punto, ebbe la sensazione
di aver finalmente trovato qualcosa; prese dal cassetto di mezzo un fascicolo
giallo un po' consumato dal tempo. Sperava che quella fosse la svolta, e che
finalmente dopo tanta ricerca ci fossero stati dei risultati. Aveva ragione,
poiché al suo interno trovò del materiale estremamente importante: erano
appunti degli studi che un tempo il barone aveva fatto per creare la sua
miracolosa cura. Veniva qui spiegato ogni singolo passaggio necessario per la
sua creazione, e in particolare come all'epoca avesse dato ordine al suo
giardiniere di procurargli delle cavie per la sperimentazione. Hanna non ci
mise molto a realizzare che il giardiniere a cui si faceva riferimento era suo
zio Hans, e che era proprio quella la sperimentazione che aveva aiutato a
guarire l'infertilità di sua madre. Di fronte a queste prove schiaccianti, non
poteva evitare di provare emozioni contrastanti. Da un lato era scioccata e
disgustata da quell’operato immorale; d’altro canto, provava quasi un senso di
riconoscenza per tutto l'impegno che aveva messo per metterla al mondo.
Dopotutto, se era arrivato addirittura a sperimentare su persone innocenti,
era scontato che tenesse immensamente a lei. Decise di non riporre il
fascicolo, piuttosto lo portò con sé – il giorno dopo avrebbe affrontato suo
padre sull'argomento. Dopo aver lasciato lo studio, fece finalmente ritorno
nella sua camera da letto, addormentandosi poco dopo.
Il mattino seguente, Klaus fece la sua comparsa in sala per la colazione, e si
accorse subito di Edith seduta al tavolo presa dai suoi pensieri.
<< Oggi non sembri avere il tuo solito spirito solare. >> disse l’infermiere.
<< Oh, ciao Klaus…beh, in effetti sono molto preoccupata. >> rispose la
ragazza.
<< Se vuoi parlarne, io sono qui. >> fece presente lui sedendosi. L’amica si mise
a parlare della sua ansia al pensiero di cominciare il tirocinio al CPS di Zurigo,
ma soprattutto al pensiero delle enormi aspettative che sicuramente lo zio
aveva.
<< Sì, capisco che tu sia spaventata. In fondo è qualcosa di nuovo, ma ricorda
che l'ultima cosa che vorrebbe lo zio è metterti pressione inutilmente. >>
rispose il giovane infermiere cercando di tranquillizzarla.
<< Lo so, non dico che lo faccia di proposito…ma tutta la storia che io debba
mandare avanti la sua eredità inizia a mettermi ansia. >> incalzò Edith con
uno sguardo perso nel vuoto. Klaus sospirò, non poteva certo darle torto, era
grossa responsabilità. Provò comunque a rassicurarla facendole pensare che si
trattava di una circostanza che sicuramente sarebbe avvenuta tra moltissimi
anni.
<< Anche questo lo so…sono consapevole che avrò tutto il tempo per
prepararmi, ma se non fossi all'altezza? >>, disse la giovane titubante, << Poi
non sono ancora riuscita a scrivere a Ingrid… >> aggiunse sospirando
sconsolata.
<< Cosa ti trattiene dal farlo? Secondo Abigail andreste molto d'accordo. >>
domandò Klaus.
<< Lo sai come sono fatta, no? Mi faccio ansia da sola, mi metto a rimuginare
sulle cose e poi mi blocco. >> si lamentò Edith.
<< Sì che ti conosco bene, ma non devi temere, non c'è una data di scadenza,
puoi scriverle quando ti sentirai pronta a farlo. >> rispose l'infermiere
accendano un sorriso. Klaus inoltre le fece presente che in qualunque
momento riteneva necessario del supporto per riuscirci, lui ci sarebbe stato
per lei.
<< Grazie Klaus. >> disse Edith commossa mentre si avvicinò per abbracciarlo.
<< Ma figurati , con tutte le volte che tu lo fai per me! >> replicò il giovane
ricambiando l'abbraccio. Finalmente la giovane infermiera aveva trovato la
giusta motivazione, quindi, decisa, prese il suo cellulare e scrisse un
messaggio a Ingrid. Nel messaggio faceva presente come Abigail le avesse
parlato di lei, ma soprattutto che adorava il suo stile e che come lei, anche
Edith era piuttosto nerd. In seguito si mise a fare colazione, adesso sentiva di
essersi liberata di un peso, poteva finalmente cominciare al meglio quella
giornata.
Intanto Hanna raggiunse il padre nel suo studio, chiuse la porta a chiave e poi
prese dalla borsa il fascicolo incriminante.
<< Non voglio girarci troppo attorno, che cosa significano questi appunti? >>
chiese la giovane sbattendogli davanti il raccoglitore.
<< Beh, sono gli appunti per la creazione della cura, sia mai che io me ne
dimentichi un giorno? >> rispose ironicamente il dottore. La ragazza si irritò
rapidamente alla sua risposta, consapevole del fatto che l'uomo si ostinasse a
mentire come al solito.
<< Non prendermi in giro, ho letto il fascicolo e so degli esperimenti sui
paesani..dovevo aspettarmi che avessi combinato qualcosa per farti odiare
tanto! >> replicò Hanna.
<< Non so davvero di cosa tu stia parlando, ma esigo che tu moderi il tono,
signorina! >> controbatté l'uomo cercando di deviare il discorso.
<< Invece lo sai benissimo! Ho visto il laboratorio, e ho visto come quelle
povere persone sono state ridotte da te e dalla tua mente malata! >> continuò
con insistenza Hanna. La ragazza cominciava a sentirsi mancare l'aria, era
evidente che la situazione le stava creando un attacco di panico. Heireich non
si scompose, e nemmeno davanti allo stato d'ira della giovane figlia perse il
suo portamento e la sua disinvoltura. Avvicinandosi alla figlia le massaggiò
lentamente le spalle, invitandola a calmarsi, per poi versarle un po' d'acqua in
un bicchiere. Hanna non si fidava a bere quell'acqua, fin quando il padre non
fece lo stesso nel suo bicchiere. Se in quell'acqua ci fosse stato qualcosa di
strano, suo padre non avrebbe dovuto bere a sua volta. Continuava a non
essere convinta di quella gentilezza offerta, fin quando non bussarono alla
porta dello studio. Era la signorina Keller, la quale non capiva per quale
motivo la porta fosse chiusa a chiave, quel momento di distrazione permise al
barone di mettere qualche goccia inodore nel bicchiere della figlia. Si trattava
di un siero capace di rendere i ricordi delle persone confusi e sfuocati nelle
loro menti. Poco dopo aver bevuto infatti, la ragazza cominciò a lamentarsi di
sentire uno strano senso di stanchezza, faceva fatica a rimanere vigile. Il
medico finse di essere sorpreso da quella reazione improvvisa, mentre la
giovane da lì a poco perse i sensi accasciandosi con la testa sul fascicolo.
L'uomo ripose il fascicolo giallo al suo posto e la mise a letto, nessuno doveva
sapere di quell’increscioso episodio. Quando Olga chiese cosa fosse accaduto, il
barone disse che semplicemente stavano giocando come al loro solito, ma ad
un tratto Hanna aveva iniziato a non sentirsi bene, incolpando un possibile
principio di influenza. La signorina Keller non era troppo convinta, c'era
qualcosa nei gesti di Heinreich che la faceva pensare che il titolare le stesse
mentendo, ma poi si disse che non c'era motivo per cui il medico avrebbe
dovuto farlo. Hanna sarebbe poi rimasta a dormire per l'intero pomeriggio, e
al suo risveglio non aveva più idea di cosa fosse accaduto. Aveva un forte mal
di testa, e aveva rimosso dalla sua memoria non solo la discussione col padre,
ma anche le sue scoperte riguardanti la cura. Al suo risveglio, il padre era
seduto al suo fianco, le accarezzò il viso, rassicurandola che andava tutto
bene.
<< Mi sento così confusa e stanca…che cosa mi prende? >> domandò timorosa.
<< Hai avuto un attacco di panico, ti sei svegliata di soprassalto. Stavi
scottando, probabilmente ti sta venendo la febbre. >> le spiegò il padre con un
tono pacato, continuando a cercare di tranquillizzarla.
<< Non mi sento affatto bene, papà. >> disse la giovane, rimettendosi sotto le
lenzuola.
<< Non temere, presto starai nuovamente bene, e io sarò sempre qui a
prendermi cura di te. >> rispose il medico accarezzando la mano destra della
ragazza, per poi prendere dal suo camice una boccetta, somministrando
alcune gocce della cura alla figlia.
Alle cinque del mattino seguente Edith e Klaus raggiunsero Olga nel bosco
vicino al castello. Da quel giorno sarebbe cominciato il loro addestramento, e
come la donna aveva anticipato, non sarebbe stato leggero. Mentre la caposala
faceva fare ai due ragazzi un po' di riscaldamento, la giovane Hanna dormiva
ancora serena nel suo letto. Suo padre fece capolino nella sua stanza per
controllare che tutto fosse apposto, e sorrise soddisfatto nel vedere la figlia
dormire serenamente. Sapeva bene che al momento del risveglio, la ragazza
sarebbe stata confusa sui suoi ricordi, questo gli avrebbe permesso di
manipolare la giovane per tenersela buona e calma. Quando si fecero le sei il
medico uscì come a suo solito per andare a correre, sereno di essere riuscito a
sistemare la spiacevole situazione che si era creata con la figlia, ignaro del
fatto che in quel momento Edith e Klaus fossero ad allenarsi anziché nei loro
caldi lettini. I due, nel mentre, avevano terminato il riscaldamento iniziale; e
cominciarono ad apprendere da Olga le basi del combattimento corpo a corpo
in abito di autodifesa personale. Rimasero particolarmente colpiti dalle
tecniche della donna – nonostante anni e anni di pratica, Hans continuava ad
essere una spalla sotto alla donna. Poco prima del ritorno al castello del
barone, i due giovani infermieri avevano già fatto ritorno a casa, e si
trovavano pronti alle loro postazioni di lavoro. Nonostante l'ovvia stanchezza,
avrebbero dovuto comportarsi come nulla fosse.
Al suo risveglio, la giovane Hanna si era presentata in sala per fare colazione,
proprio come il medico aveva immaginato non ricordava nulla di
compromettente. L'unico ricordo indelebile era la conversazione avuta col
nonno, di cui suo padre era allo oscuro, ma che lei cominciava a vedere come
una montagna di accuse infondate al genitore. Ad un tratto, Hanna si rivolse
sorridendo al padre, e gli fece presente la sua intenzione di voler al più presto
cominciare i preparati delle nozze. Heinreich sorrise a sua volta, sorseggiando
soddisfatto il suo latte macchiato. C'era mancato davvero poco, ma
fortunatamente la situazione era tornata nel suo pieno controllo. Per essere
però maggiormente sicuro, decise di far sparire dal suo studio e dal castello
tutto ciò che poteva comprometterlo con Hanna. Sicuro che i preparativi delle
nozze avrebbero tenuto presa la figlia, confidava di poter proseguire le sue
illecite azioni senza doversi preoccupare di altri eventi del genere. Mentre
padre e figlia trascorrevano lietamente la loro colazione, vennero interrotti
dall'arrivo della signorina Keller.
<< Heinreich, mi dispiace disturbare il momento, ma è appena arrivato il
nuovo bibliotecario mandato dal museo di Zurigo. >> disse la donna.
<< Oh finalmente, non vedevo l'ora di conoscerlo! Hanna perdonami, il dovere
mi reclama. >> rispose il barone osservando le due donne e poi abbandonando
la sala. La biblioteca del castello era la più grande al mondo, e conservava al
suo interno 158 milioni di libri in oltre 470 lingue. Da quando aveva iniziato a
conservare documenti importanti riguardo eventi storici e legati alla più
importante famiglia nobiliare prussiana, il museo aveva stabilito che doveva
essere gestita da un emissario inviato da loro stessi. Il precedente incaricato
era recentemente andato in pensione, e finalmente il museo di Zurigo aveva
inviato il nuovo rappresentante. Quando il barone si fece avanti nella grande
sala della biblioteca, ad attenderlo c'era un giovane ragazzo magrolino e di
statura alta. Il medico osservò il ragazzo dai capelli castano chiari e dai grandi
occhiali da vista, quello che subito aveva colpito il barone era lo stile
steampunk del giovane.
<< Finalmente è arrivato il candidato nuovo di zecca, ti do il benvenuto! >>
disse l'uomo porgendo la sua mano.
<< Lieto di essere qui, signore! Sono Caleb Edward Cox. >> rispose il ragazzo
balbettando. Il medico prese subito in simpatia la nuova recluta impacciata,
sicuro che con un po' di tempo sarebbe diventato un buon dipendente.
Nell'immediato il giovane Caleb si mise a catalogare i libri, poco dopo notò un
libro che parlava del famosissimo conte Dracula.
<< Oh, Dracula. Si dice che fosse un grande condottiero e che avesse venduto
la sua anima al diavolo per raggiungere fama e potere. >> disse il giovane
osservando il libro.
<< Errato, non fece ciò per banali ricchezze.. al suo ritorno da una guerra
trovò la sua sposa morta, uccisa da un branco di turchi che egli aveva
precedentemente sconfitto. >> ribatté il medico correggendo il bibliotecario.
<< Poi cosa successe, signore? >> domandò curioso Caleb.
<< Distrutto dalla perdita, il conte rinnegò il suo Dio, e cedette la sua anima
alle tenebre, così da poter avere i mezzi per vendicarsi di chi gli aveva portato
via l'unica ragione della sua vita. >> spiegò il medico distogliendo lo sguardo.
In fondo Heinreich era consapevole che, in un certo senso, era proprio quello
che aveva fatto lui, essere disposto a tutto pur di raggiungere la sua vendetta
sul paese.
<< Vedi mio caro Caleb, nessun uomo nasce mostro, ma spesso è il mondo a
renderci tali. >> incalzò il dottore. Lasciò poi Caleb alla sua mansione,
chiedendosi se potesse o meno stare tranquillo con quel giovane in
circolazione. Nel contempo, Edith si trovava alle sue ordinarie funzioni,
quando si accorse che il suo cellulare aveva emesso il suono di una notifica.
Riconobbe subito che si trattava di una notifica di Instragram, quindi a meno
che Klaus non avesse mandato una delle sue solite meme, doveva per forza
trattarsi di Ingrid. La ragazza prese un respiro e si mise a controllare, per poco
non le prese un colpo quando si rese conto che era proprio un messaggio da
parte della rossa. Edith prese coraggio e lesse cosa la sua risposta. Nel
messaggio Ingrid la ringraziava per i complimenti ricevuti, dicendo che aveva
sentito parlare molto bene di Edith, di quanto fosse una persona genuina e
sensibile, senza togliere il fatto che ad entrambe piaceva moltissimo “Le
bizzarre avventure di Jojo”. Sembrava proprio che la giovane infermiera
avesse fatto una buona impressione; adesso che si sentiva più sicura di sé,
poteva risponderle con più serenità. Decise quindi di partire con la classica
domanda: “Che cosa fai nella vita? Studi o lavori?” Dopotutto, Abigail non
aveva raccontato quasi nulla sulla sua migliore amica, quindi c'era tutto un
mondo nuovo da scoprire. Klaus nel frattempo aveva ricevuto un messaggio
da parte di Abigail, la giovane dai capelli nero corvino gli aveva chiesto di
vedersi quel pomeriggio in paese perché necessitava di parlare con lui
urgentemente. L'infermiere, un po' preoccupato per quella richiesta
tempestiva, le propose di vedersi nella piazza del paese, dove si trovava la
meridiana. Poco dopo raggiunse la portineria, trovando Edith alle prese col
suo cellulare.
<< Ti vedo presa bene, novità? >> le chiese Klaus interessato.
<< Sì, ho iniziato a scrivermi con Ingrid e per il momento mi sto trovando
molto bene. >> rispose Edith sorridendo. Al contrario, Klaus era visibilmente
preoccupato, subito l'infermiera gli chiese cosa ci fosse che non andava.
<< Nulla, sono preoccupato…Abigail mi vuole vedere con urgenza oggi
pomeriggio. >> spiegò titubante l'infermiere. L’amica gli diede un pacca sulla
testa, incoraggiandolo a non preoccuparsi, secondo lei quell'incontro non
predestinava nulla di male. Klaus annuì, sicuramente aveva ragione, si stava
facendo solo delle inutili paranoie. Più tardi, alle cinque in punto, scese in
paese per raggiungere la piazza principale e vedersi con Abigail; il suo cuore
batteva forte, ansioso di scoprire di cosa doveva parlargli con così tanta
urgenza. La ragazza era già arrivata e si era seduta accanto alla fontana ad
aspettarlo.
<< Eccomi, che cosa è successo? Inizio a preoccuparmi sinceramente. >> disse
l'infermiere pallido in viso.
<< Siediti e respira, non è successo nulla di male. Volevo solo discutere della
nostra situazione. >> spiegò la ragazza.
<< Di quale situazione stiamo parlando? >> domandò Klaus confuso.
<< Della nostra, ovvio! Insomma, ormai ci vediamo molto spesso e ci sentiamo
praticamente tutto il giorno…credo sia il momento di fare un passo avanti, se
sei d'accordo. >> gli rispose Abigail, guardandolo negli occhi.
<< Mi stai dicendo che..stiamo tipo per fidanzarci? >> chiese stupefatto Klaus.
<< Beh sì, praticamente sì. Ma come mai tanto stupore? >> replicò lei. Alla sua
domanda, il giovane le disse che era la prima volta che una ragazza faceva la
prima mossa con lui, ma poco importava, perché in fondo era ciò che voleva a
sua volta.
<< Allora dobbiamo festeggiare questo nuovo step! Dai, ti porto a prendere un
gelato. >> disse Abigail sorridendo al biondo. Andarono ad una gelateria lì
vicino tenendosi per mano e si fermarono a prendere un gelato; si stavano
divertendo, e si fecero diverse foto assieme. Klaus intanto non vedeva l'ora di
tornare al castello per dare quella magnifica notizia alla sua famiglia. Quando
fece ritorno era ormai ora di cena, e il resto della famiglia lo stava aspettando
in sala. Una volta che Klaus annunciò la lieta notizia, partì un fragoroso
brindisi di festeggiamento. Edith osservava sorridendo la scena, era molto
felice che le cose per Klaus e Abigail stessero andando così bene. Lo stesso
valeva per Hanna, inoltre questo significava che si era appena guadagnata una
damigella in più al suo matrimonio. Dopo cena, mentre il resto della famiglia
si era ritirato nelle proprie stanze, Hanna aveva iniziato a dare un’occhiata ad
alcune cose per il matrimonio, in camera sua. Suo padre invece aveva iniziato
le sue consuete consulenze notturne, tutto al castello era tornato come
doveva essere.
Quella stessa notte, diversi membri del paese si erano riuniti alla taverna del
giovane Gilbert. Era stato il signor Ebermund, il più anziano tra i partecipanti,
ad aver convocato tutti. Il motivo era semplice, andava finito il lavoro iniziato.
Quale lavoro? Ovviamente, quello di togliere di mezzo il barone una volta per
tutte. Il giovane Gilbert chiese come mai, a distanza di anni, quella faccenda
continuasse ad esistere. Il signor Folkher trasse un sospiro, nessuno di loro
poteva sottrarsi a quella incresciosa situazione che durava da oltre vent’anni.
Folkher iniziò a raccontare come oltre trent’anni prima, il vecchio barone Von
Reichmerl aveva aiutato economicamente molte famiglie del paese. In
moltissimi si erano rivolti a lui per prestiti di soldi, con la promessa di saldare
in tempi brevi quei debiti. Purtroppo, col passare del tempo, la situazione era
soltanto peggiorata, e nessuno era stato in grado di ripagarlo. L'anziano
nobile, da uomo vile e senza scrupoli che era, aveva cominciato a ricattare
quella gente. Se non volevano ritrovarsi in mezzo alla strada, avrebbero
dovuto fare quello che lui richiedeva, e quando lui lo esigeva. Ventidue anni
prima, chiese addirittura che sua figlia venisse tolta di mezzo; Heinreich
sarebbe invece dovuto rimanere vivo, riteneva che sarebbe stato più
divertente vederlo eliminarsi con le sue stesse mani. Più avanti, aveva tentato
di impossessarsi della creatura della coppia, ma sfortunatamente la presenza
di Hans e Olga al castello non aveva permesso tale evento. Adesso, a distanza
di anni, l'uomo voleva mettere fine a quella storia; e tutti quei debitori,
convinti di potersi finalmente liberare del loro peso, avrebbero dovuto
assecondare le sue volontà. Il giovane Gilbert fece presente che l'uomo era
ormai vecchio e malato, sarebbe bastato attendere la sua morte per liberarsi
di quel fardello. Purtroppo il signor Ebermud spiegò che non era così
semplice, il loro vecchio aguzzino era probabilmente prossimo alla morte, ma
non il suo fidato tirapiedi. Nessuno sapeva chi fosse, solo che si trattava di
qualcuno che si prendeva cura di lui e che gestiva tutta la questione al posto
suo. I paesani di Hartmann erano convinti che se alla morte del senile barone
la situazione non si fosse conclusa, quell’uomo non avrebbe dato loro alcuna
tregua. Quella storia doveva finire alla svelta, per questo motivo la loro idea
era quella di mandare un povero disgraziato al castello a fare il lavoro sporco.
L'uomo avrebbe dovuto fingersi un bisognoso di aiuto, di conseguenza il
medico non si sarebbe potuto sottrarre ai suoi doveri. Gli sarebbe quindi
bastato aspettare l’occasione giusta per ucciderlo. Tutti i presenti erano
convinti che quella fosse la soluzione migliore per risolvere finalmente il loro
problema. Non occorreva altro che attendere il momento propizio per agire.
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The Forbidden flower
In più siti me lo hanno spacciato come il miglior cdrama 2023.
Penso che sia uno dei più “brutti” che ho finito quest’anno.
Devil in law è stato grottesco, ma dopo la recensione di @dilebe06 non avevo grosse aspettative. Solo sano divertimento.
Quando invece ti aspetti un mezzo capolavoro, trovi le criticità come i finferli in questo periodo in Molise.
Il drama si articola in 24 puntate da 30 minuti circa. Drama corto per i canoni cinesi, che anche in 52 puntate, a volte, riescono a tranciare parti fondamentali. Ma non è un pregiudizio. Ho visto quest’anno Destined to Meet you in 7 puntate e, ok, un 60 minuti in più sarebbero serviti a sviluppare alcuni aspetti, ma tutto sommato il prodotto era completo, carino e gradevole.
Qui invece ci sono dei buchi enormi. Capisco che gli autori abbiamo puntato tutto sull’impatto e la fisicità dei personaggi contornata da musiche accattivanti, ma manca tanto. Sopratutto a livello di interazione emotiva e psicologica. Sia chiaro: la lacrimuccia può scappare trascinati dall’’emotività del momento, ma a mente lucida capisci che spm ha più impatto sul mio umore del dramma.
Le prime 10 puntate ci presentano He Ran, la nostra protagonista, una ragazza di 20 anni, ricca, tenuta dalla madre nella scatola di cristallo in seguito alla guarigione di una grave malattia. La leucemia. Ama dipingere, come il padre, morto suicida.
Non ha amici ne amiche se non il vicino di casa, figlio di amici della madre, fidanzato designato, buono come il pane ma non brillante in acume, che naturalmente l’adora. E che lei tratta tipo zerbino.
Un giorno decide di andarsi a fare lavare i capelli e li, si innamora a prima vista dello shampista. Che shampista non è se se non a tempo perso. Un uomo di 45 anni che fa l’orticoltore e che si veste come Mirko dei Bee Hive.
Da lì inizia uno stolkeraggio, che Tong Nian, di Go Go squid, al confronto è una pivella.
Dall’altro lato abbiamo il nostro lead, Xiao Han, interpretato da Jerry Yan, famoso per aver fatto parte degli F4, che nello stesso numero di puntate avrà pronunciato 30 battute, mostrato il suo sguardo ad occhi bassi e i muscoli sudaticci almeno 400 volte.
La cosa che più ti rimane in mente è il gatto rosso che vive con lui e le sue timberland indossate anche in spiaggia a 40 gradi (non pensiamo all’afrore dei piedi).
In queste 10 puntate il nostro protagonista non da alcun segno di avere una qualche simpatia particolare per la nostra protagonista. Sembra tollerarla; è cortese come si sarebbe con la vicina di casa che si è appena trasferita e sai che non conosce nessuno. Ma se non interferisce con la tua vita solitaria tanto meglio.
Alla 11 puntata lui invece cede a questa corte spietata e alla 12 puntata ci vengono mostrati 50 secondi di flash back in cui si vedono i fatti dal punto di vista del lead. In cui lui prima è incuriosito, poi interessato e poi che cerca di allontanarla per paura che lei soffra.
Mi da tanto l’idea che in fase di montaggio si siano accorti che qualcosa non tornava.
È così inizia questa storia d’amore estiva tra due asociali a cui tutti, non si sa perché vogliono bene.
Arriva settembre..He Ran è ammessa all’università e magari potrebbe ammalarsi ( ma gli esami andavano bene). Quindi decide di mollare dall’oggi al domani in nostro Xiao Han, che non fa una piega, se non allestirle il giardino con Gerbere/Crisantemi.
Qui faccio la prima annotazione. Per metà drama sono Gerbere. Poi le chiamano Crisantemi. I fiori inquadrati sono Gerbere. In uno dei loro discorsi importanti Xiao Ran dice a He Ran che le gerbere fioriscono tardi, quando gli altri fiori sfioriscono. Ora. Le gerbere fioriscono in primavera e continuano per tutta l’estate. I crisantemi fioriscono in autunno quando gli altri fiori appassiscono. Quindi avete sbagliato pianta?
Arriviamo a noi. La nostra ragazza va all’università, cambia numero, non socializza con nessuno, non vuole entrare nel club di arte, anche se la pittura è la sua unica passione. Le persone le danno fastidio, tanto che va a vivere lontano dal dormitorio. Tutte le cose giuste per una ragazza 20 enne che ha passato gli ultimi 10 anni chiusa in casa. Passano 6 mesi. Arriva l’ultimo dell’anno e He Ran accende il telefono. Trova gli auguri di Xiao Han. La nostra eroina illuminata dalle parole di un mezzo sconosciuto capisce che lui ci tiene a lei (ma non lo hai mollato per paura soffrisse?????) e prende un aereo su due piedi e lo raggiunge dalle parti del Tibet.
Fanno pace. Lui dice alla madre che è la donna che sposerà. 😳Vivono un altro periodo felice, in simbiosi come due gattini. Poi a lei viene la febbre, c’è un risveglio della malattia e la nostra He Ran senza dirgli nulla di quello che sta accadendo, lo rimolla. Perché se se la malattia ricomparisse del tutto lui non la lascerebbe mai. Gesto onorevole, ma stai con un uomo di 45 anni. Credo che potrebbe anche sopportare e supportarti in questa fase, visto che è il tuo grande amore e senza di lui non puoi vivere.
Alla fine lei, in cura, ritorna all’università. Va a vivere al dormitorio ( luogo sanissimo per una che ha sintomi di recidiva da leucemia). Lui fa armi e bagagli e di nascosto la segue.
Si incontrano nuovamente, litigano, fanno pace, lei non gli dice che è malata, lui lo scopre lo stesso. Si sposano. Lui, in cima ad una montagna innevata -a -20 le dice che sarà la sua ultima donna è l’aspetterà per sempre.
Lei parte con mamma per l’America per curarsi.
È passato un anno. Il dramma finisce con lui che ha due pesci Betta, di cui uno malato di tumore, ma che è guarito. Va a coltivare fiori e in lontananza sente la voce di lei. Non sorride e non fa nulla se non la solita espressione ad occhi bassi. He Ran potrebbe essere vera come un allucinazione.. finale aperto. Per buona pace dello spettatore.
Sollevo subito l’obiezione che due Betta in una boccia non si possono mettere. Nel giro di 30 minuti uno dei due sarebbe secco. Non per nulla sono conosciuti come pesci combattenti.
Per non parlare di come viene trattato il tema della malattia. Mia madre ha convissuto 20 anni con una malattia del sangue passando 3 recidive e relative cure. Nessuno ti dice di segregarti, ma di stare attenti alle infezioni, a non prendere freddo ed evitare luoghi affollati e chiusi. Grandissima quindi la scelta di girare su una montagna, spedire la protagonista in un dormitorio a 4 ecc. I capelli che cadono a ciocche così a caso ( la protagonista non sta facendo chemio) poi che senso hanno? Poteva essere l’occasione per capire i sentimenti che si prova dopo una ricaduta, le ansie, le paure, le angosce attraverso l’introspettiva di questa ragazza. Niente! Liquidato tutto con alcuni sogni in cui la nostra lead ha paura di perdere Xiao Han. Perché il senso di possessivita’ di questa ragazza è quello di una bimba verso il suo giocattolo preferito.
Ma torniamo al nostro lead. Che è un uomo maturo e posato come direbbe lo zio Han. Tua moglie va in America per curarsi e tu stai lì ad aspettare e curare i pesciolini? Dopo che vi siete giurati in salute e in malattia? Non pensi abbia bisogno del tuo supporto anche se lei ti dice di no? Avete un rapporto molto fisico. Di intellettuale c’è ben poco. Forse un abbraccio, in tenersi per mano l’avrebbe aiutata? Meglio starsene a casetta propria con lo sguardo perso nel vuoto? È questo il prendersi cura di lei che hai promesso a sua madre?
La parte che salvo di questo dramma è la storia della madre di He Ran. Una donna forte, che ha subito l’abbandono del marito durante la malattia della figlia nel modo peggiore, che si è costruita una carriera e cerca di barcamenarsi nella vita. Capisco le sue fragilità nel rimettersi in gioco con Yuan Qi, il suo desiderio di essere felice ma il sapere bene i pesi che ha sulle spalle. Anche Yuan Qi mi è piaciuto come personaggio. Nonostante i suoi 26 anni riesce a capire la donna che ama e sa farsi da parte nei momenti giusti, pur correndo subito quando lei ne ha bisogno. Non le fa pesare i suoi dubbi, le sue priorità ma le offre sostegno e evasione. Il loro finale è quello giusto ❤️
Piccola parentesi: il quadro con le ninfee dipinto dal padre di He Ran. Perché lei lo scambia? Il critico d’arte alla fine a che serve? A fargli sapere l’immenso valore che ha? Che al nostro lead non interessa il denaro? (quello si era capito da un pezzo).
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Ho comprato una telecamerina di sicurezza. Sto via due settimane da casa e mio zio non si è reso disponibile ad attraversare il pianerottolo che ci divide per controllare il gatto un paio di volte. Alla fine ho accettato di far venire mio cugino ma di lui non mi fido appieno. Si sta responsabilizzando da poco e purtroppo ha anche preso il lato ficcanaso della madre. Così, telecamera di sicurezza.
Accesa e provata ho guardato dall'app e sono rimasta stupita: inquadrava una persona gobba, mano sulla tempia e stanca. Non pensavo di apparire così. Ho un po' pianto.
La stanza in cui dovrò fare i lavori è ancora piena perché finché c'era da liberare casa di mio zio abbiamo sgobbato dalla mattina alla sera per mesi senza sosta. Le mie possono aspettare, ovvero: dovrò pensarci da sola. Anche con una certa fretta perché i lavori vanno fatti in un momento preciso e chissenefrega se hai bisogno di un po' di tempo. Quella che non voglio più chiamare zia mi chiama perché non vuole firmare un foglio che autorizza alla demolizione di una macchina, purtroppo, in parte anche sua. Dice che firmando acconsente ad accettare tutti i debiti che aveva mia nonna. Oggi mi chiamerà il suo avvocato e parlerò con lui, cercando di risolvere la cosa con una semplice comprensione del testo. Spero.
Domani parto, ma la mattina sono dalla dottoressa e spero di avere risposte precise e che mi tranquillizzino.
Tutto mi rema contro.
Mi chiedo cosa si possa provare a chiamare un numero sulla rubrica per un aiuto e averlo. Un padre, una madre, un fratello. Cosa si prova a non sentirsi soli a sto mondo.
Intanto, un trapano esattamente sotto di me continua ad andare quasi ininterrottamente da questa mattina alle sette. Insieme a lui, a circolo, altri attrezzi da mesi e mesi per cui non mi sono mai lamentata. La ragazza che vedo dalla telecamera è sempre più stanca.
Volevo partire per le mie vacanze più tranquilla.
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MEW MEW REWATCH - EPISODIO 5
Episodio fillerissimo con Ichigo che, grazie ai geni da gatto che le danno una marcia in più, diventa ginnasta. Ospite d'onore un Kisshu che compare a caso per rompere le balle con un chimero, realizzato da un para-para che ha creato dalle mani e una foca che non è dato sapere da dove si sia tirato fuori.
Quindi queste l'hanno letteralmente spogliata e rivestita di tutina in mezzo alla classe, dove poteva entrare chiunque. Iniziamo a tenere un conteggio (circa) serio delle molestie che si becca questa povera ragazza?
Comunque senza i geni felini Ichigo è brava in ginnastica quanto me. E infatti Minto, che come cameriera è inutile ma la bravura nella danza classica se l'è creata con anni di lacrime, sudore e sangue, perde circa due secondi prima di farglielo notare.
Hanno spostato qui la famosa 'scena Ichiryou' con lei che lo becca mezzo nudo. Il bello è che Ichigo, pur essendo stata la 'guardona', fa la donzella oltraggiata che impone a lui di ficcarsi una maglia per non turbare le sue delicate sensibilità; sulla lampo dei pantaloni aperta però sta ben zitta.
Okay, 'sta cosa di lei che riceve il supporto di tutti quelli che la conoscono ma non muove un dito finché non arriva il suo prezioso Masaya fa un po' venire il latte alle ginocchia.
-Guarda, una foca! Ma da dove salta fuori?
Masaya, in questi filler hai meno personalità che mai ma grazie per aver dato voce all'unica domanda sensata!
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Saiyuki Graffiti
Premessa
Prima di mettere i “Saiyuki Graffiti”,con tanto di traduzione,vorrei fare un sentito ringraziamento a Code.Veronica (1) per avermi fornito il collegamento al suo blog (in cui ci sono anche le illustrazioni che metterò sempre grazie a lei) e a Elfsoto per le traduzioni in inglese. La traduzione dall'inglese sarà basata dal blog KonnyakuHonyaku mentre le immagini che vedrete sono tratte da questa pagina del blog di Cod.Veronica, dove potrete anche ammirare e leggere la sua traduzione ben più dinamica e poetica della mia che vi dico fin da subito che è più scarna e letterale, quindi ribadisco GRAZIE PER LA VOSTRA GENTILEZZA E DISPONIBILITÀ
Bene ora passiamo all'opera vera e propria.
02. La luna precipita, gli uccelli piangono e siamo un tutt'uno col cielo gelato. Alle lampare che dormono dolorosamente nel fiume sotto l'acero, dal freddo tempio di montagna fuori dell'antico castello, la voce della campana di mezzanotte arriva alla barca passeggeri.-Nagatsugu
03. La punta della scopa di bambù incontra leggermente il terreno,le foglie cadute gridano con un secco, frusciante suono. L'uomo ascoltava, seduto da solo su un corrimano nel corridoio del tempio principale. Da lì, ancora non riusciva a vedere il giovane ragazzo che scopava il cortile del tempio.
Il Sole si chinò e nubi cumuliformi coprirono facilmente lo sbiadito cielo viola. Sembrava un pesce gigante che nuotava dall'autunno fino all'inverno. Aspettando il ragazzo che sarebbe apparso qui a poco, l'uomo cercava parole informali di saluto.
Non poteva sperare di catturare il viola gradualmente sempre più profondo del cielo,così come quei puri e magnifici occhi.
In quel lontano giorno, caduto nel cielo orientale.
04. Questi dolcetti di riso al mio fianco, lasciateli soli e fuori da qui.
05. Con chi diavolo pensate di parlare voi? Vi ammazzo!…Non stiamo esprimendo molta differenza dal solito.
06. Uccello senza casa, verso quale oscurità vai, mentre piangi un invito al nulla?
07. Quella dolce, dolce caramella era sempre offerta dalla manica dell'uomo; per questo motivo il ragazzo credeva fosse una tasca magica.
Ti mostrerò che posso fare qualsiasi cosa tu mi insegni sempre meglio. L'uomo socchiuse gli occhi già socchiusi in un sorriso e disse soavemente belle parole mentre mise della caramelle in carta colorata da regalo nella piccola mano del ragazzo. Erano dolci abbastanza sulla lingua del ragazzo, come un arcobaleno in frantumi, da fargli dimenticare i dolori del suo corpo.
“Sono una delle tue caramelle, se urti la tasca il biscotto si rompe. Se urti più e più volte si trasforma in briciole e quando soffia il vento,addio.”
Dolce e doloroso, più oscuro dell'oscurità, il sapore del cioccolato è come una droga.
08. “Questa voce non raggiungerà nessuno.”
09. “—-Ci vediamo. Continua a vivere, Gojyo.”
Sussurò, apparentemente senza un briciolo di senso di colpa, e se ne andò a passo leggero nella città di sera. Anche se aveva trascorso un anno lontano, questo era il posto dove era abituato a vivere; scegliendo il suo sentiero, sarebbe stato in grado di uscire dalla città senza essere visto da nessuno. L'uomo infallibilmente si diresse verso un vicolo stretto, facendo scivolare il suo corpo esile come un gatto.
Mentre camminava, frugò nella sua tasca posteriore,ma ricordandosi che aveva già buttato via la scatola vuota si morse la lingua.–All'improvviso il calore salì lungo il suo fianco. Senza nemmeno il tempo di girarsi, il coltello che lo ha colpito affondò nella carne brutalmente. Respirò in modo affannoso per 2 o 3 secondi, quindi senza dire una parola, cadde per terra. La schiena di un uomo dal piccolo corpo, in fuga, entrò nella sua visuale per un momento ma non era nessuno che ricordava. Per il metodo era probabilmente un qualche ragazzo esperto assunto per soldi. A proposito di…..cosa era succeddo alla ragazza dello yakuza di un anno fa? Non faceva differenza. Proprio così, nulla conta ora per me. Si dibattè nella pozza di sangue caldo per alzarsi,senza pensare; alla fine crollò rivolto verso l'alto. Stava ancora sorridendo, formando un sorriso con gli angoli di quella rossa, rossa bocca. Hyuuu..una leggera brezza urlò a intermittenza. È stato il vento proveniente dalla gola dell'uomo. “—jyo.” Al posto della sillaba sorda,piccole bolle rosse erano sorte e scoppiate.
“……Dammi una…..sigaretta, si?”
Lentamente le punte delle dita si protesero verso il vuoto, ma la luce di una sigaretta non ardeva lì.
Cattive compagnie
10. Legame
Se esiste uno stile di vita che esalta la libertà, allora deve anche esistere uno stile di vita che protegge ciò a cui sei legato.
11. Questo confortevole dolore che lega il mio petto mi dice,quando sono orgoglioso di me stesso, che sicuramente posso diventare più forte di chiunque altro.
12. Il ripido sentiero di montagna continuava. Tuttavia il giovane uomo che camminava davanti a me non voltava il suo bellissimo viso,continuava solo a camminare. A differenza del continente occidentale dove era nato e cresciuto, la maggior parte di questa terra non era lastricata. Io, col mio corpo che non sentiva più “le avversità"sono un caso a parte, ma è chiaro che per il giovane uomo dal corpo delicato questo viaggio era considerevolmente difficile. Così dicendo, quando cercavo in modo maldestro di preoccuparmi e dargli una mano, lui si arrabiava. "Che azioni inutili…..tutto quello che devi fare è guardarmi le spalle.” Quando rimanevo in silenzio, incerto del reale significato delle sue parole,il giovane uomo sussurrava,ancora con la sua sottile schiena verso di me,“Essere sorvegliati da qualcuno–il tuo cuore non si romperà in questo modo”. Quelle parole erano,alla fine,dure e in un qualche modo autoironiche. Non intendeva dire “È confortante avere qualcuno accanto.”; intendeva dire che, colui il quale non trovava nulla di più imbarazzante che mostrare fatti imbarazzanti agli altri, sommetteva il suo orgoglio sulla sicurezza al fine di evitare di perdere davanti a se stesso.
Se fosse stato meglio che non mi trovassi qui,non m'importa.
Se ha detto di vegliare, io lo farò finché questo corpo non decadrà e sparirà. Solo quando c'è bisogno di me—allora queste braccia che hanno perso il loro calore vitale, possono attraversare quella distanza.
Il destino cade senza suono.
13. Ultimamente la routine dell'uomo è stata quella di scambiare parole senza significato con la donna nella cella del seminterrato. Da qualche giorno si sarebbe recato nel seminterrato per quello che lui chiamava “ammazzare il tempo”; si divertiva a prendere il tè mentre le donne, tenute come giocattoli, singhiozzavano e si disperavano. Ma fin dall'inizio quella donna era in qualche modo diversa. “Hey mi sto annoiando. Perché non parliamo?” Quella fu la prima volta che l'uomo era usato per “ammazzare il tempo”. Anche se la donna si lamentava, non ha mai implorato per la sua vita; invece avrebbe posto un indovinello,usando parole o numeri oppure tirando fuori un ricordo senza senso. Se avesse mostrato anche il più piccolo interesse lei sarebbe apparsa trionfante come se si fosse presa la rivincita. Innumerevoli volte si chiedeva se dovesse ammazzarla, ma per qualche ragione non riusciva a metterlo in atto.—C'era un nome che la donna spesso pronunciava. Impassibilmente diceva che quello era il nome del suo fidanzato,il suo fratello gemello più giovane. Quando chiedeva se suo fratello le assomigliasse lei rispondeva “La sua faccia probabilmente si. Lo incontrerai anche. Lui è quasi qui, dopotutto.” lei sorrise brillantemente abbastanza da far venire un brivido lungo la schiena dell'uomo. Quando domandò che cosa avrebbe fatto il fratello una volta giunto, la risposta venne tra due sottili dita bianche premute contro le labbra cremisi: probabilmente solo una cosa. Era il cenno che la donna faceva quando stava risolvendo un indovinello.
“—Ahh, quindi la donna è morta?” chiamò l'uomo verso la schiena insanguinata del giovane rannicchiato a terra, perduto. È tutto allo scopo di continuare quella conversazione senza significato.
Reminiscenze di burattini.
16. Dopo
Sono grata che non troppo tempo fa mi è stato chiesto di fornire un “opuscolo” di tutti. A causa dei miei problemi personali fisici, la creazione e la distribuzione sono stati entrambi terribilmente ritardati e chiedo umilmente il perdono di tutti a causa di questo inconveniente. Tutte le immagini pubblicate in questo “opuscolo” sono state realizzate mentre ero in congedo….in altre parole sono state disegnate dopo essere stata dimessa dall'ospedale. Avevo già creato prima molti schizzi inchiostrati per l'uso di questo pamphlet, ma ogni volta che pensavo di continuare a disegnare il Manga di “Sayiuki”, volevo lottare e affrontare i miei problemi in modo corretto e così ho ridisegnato tutto da zero. Personalmente mi sono divertita a disegnarli e se qualcuno li apprezzerà anche solo un po', ne sarò felice. Da ora in poi spero che tifiate per questi personaggi di Saiyuki. Kazuya Minekura, un dì di Agosto, 2007.
Note:
(1) Purtroppo il blog di VeronicaCode non c'è più in quanto la piattaforma non è più online almeno dal 2019-20. Scoprirlo mi ha rattristata molto perché amavo il suo blog e c'erano sempre chicche bellissime su Saiuyki. Per fortuna ho ancora i suoi contatti e posso chiederle se ha salvato il materiale (come ho fatto il con saiyukiiyalia) e se pianifica di metterlo in altre piattaforme.
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Il disconoscitore.
Guardo la mia bambina di due anni che cammina con la pancia avanti, sembra Beetlejuice e infatti è uno spiritello, con la canotta macchiata, così soddisfatta dei suoi rutti, dei suoi sbadigli, è tutta nel suo corpo che è insieme anima, odora di frutta matura, di sottobosco, di selvatico lavato dal temporale e asciugato dal vento. Sarò sempre sua madre, penso. Ci sono ruoli per cui il prefisso ex non vale. Ex figlia per esempio… sarai figlia fino all’ultimo giorno, figlia anche dopo la morte di chi ti ha messo al mondo. Per certi legami non c’è prescrizione mai, oltre il tempo e i fatti della vita. Non si può essere nemmeno una ex madre o padre, né un ex alcolista dicono, se sei alcolista lo sei e basta, puoi solo scegliere di non praticare più. Un ex assassino? Suona scorretto anche questo. Anche di alcune malattie non si può essere ex.
E nelle relazioni? Forse sei ex di qualcuno solo fino a quando pensi che quel qualcuno ti determini nel bene o nel male, ti definisca. Per me è sempre complesso il rapporto con chi è stato e non è più, per questo uso di rado quelle due lettere, non riesco a essere del tutto ex nemmeno di me stessa, della studentessa, della cameriera, della ragazza, della bambina, è tutto ancora lì, da qualche parte. Ugualmente fatico ad accettare che in giro ci siano persone con cui in passato abbiamo condiviso di tutto e oggi non sappiamo nemmeno bene se e come salutarle, incrociandole per strada. Ti guardi con quella vaghezza di sorriso da demenza senile. E tu sei vicina a un’amica che coglie l’imbarazzo e ti chiede: “ma lo conosci?”. L’ho conosciuto, ma poi non l’ho conosciuto più… una formula che in italiano non ha molto senso, me ne rendo conto. Ho conosciuto quella persona che era, quella che è oggi mi risulta del tutto nuova.
Bisognerebbe inventarsi la disconoscenza di amici, amanti, fidanzati. C’è un iter per sbattezzarsi, è sufficiente mandare una mail alla parrocchia di riferimento. Fa ridere, sembra la dissoluzione di un incantesimo via fax. Ma allo stesso modo dovrebbe esistere anche un modulo di disconoscimento, così uno saprebbe, tra le altre cose, come comportarsi in caso di improvviso incontro (non sai mai bene se l’altro non ti abbia vista, non ti abbia inquadrata perché sei invecchiata di merda o ti abbia tolto il saluto per antichi rancori).
La dichiarazione di disconoscimento direbbe: Io … disconosco il/la signor/a… in quanto ne ho frequentata una versione desueta e precedente, inoltre è plausibile che la persona in questione fosse una proiezione della mia mente. Chiedo inoltre che il disconoscimento sia comunicato all’altra parte in causa e, qualora non ci fossero obiezioni, il disconoscimento reciproco sia esecutivo.
Poi arriva la lettera di avvenuta disconoscenza e via, non ci si conosce più, per strada nessuna faccia sfuggente da gatto che fa la pipì, nessuna ambiguità.
Se esistessero le pratiche di disconoscimento sono certa che ne avrei ricevute tante e inviate poche e comunque, se per strada non saluto, è perché sono sovrappensiero, troppo occupata a seguire gli spiritelli che ci saranno sempre e a farmi seguire dagli spiriti che non ci sono più. O forse non vi saluto, bisogna considerarla come possibilità, perché siete invecchiati di merda.
Enrica Tesio
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Dazai Osamu x Mafia Fem Reader
the first meeting
characters x reader (serie)
enemies to lovers
Era una delle tante notti dove la giovane ragazza apprendista non aveva tempo per riposare doveva stare di guardia al capannone di legno nel bosco,il capo le aveva ordinato con i suoi soliti modi,ovvero quasi minacciandola,di mettersi sotto copertura e nascondersi al suo interno, per poi attaccare solo chi vi entrasse badando a non rompere nulla del laboratorio al piano superiore.
Le ore passavano tranquille e ormai il chiaro di luna dominava il paesaggio circostante. Y/n stava già presentando i primi sintomi del sonno ma se fosse successo qualcosa mentre dormiva probabilmente sarebbe morta in seguito perciò non ne valeva la pena distrarsi. Per evitare di diventare schiava del sonno e dei suoi sbadigli iniziò dei costanti giri di ronda nell’ombra. Saltava e si nascondeva da una parete all’altra finché con agilità non toccava il soffitto per poi ricominciare il giro dall’inizio. Si affaticava un po’ ma almeno rimaneva vigile. Andò avanti così per almeno una decina di volte quando d’un tratto si fermò, totalmente paralizzata da dei rumori in lontananza che le avevano fatto drizzare le orecchie e quasi inarcare la schiena come un gatto spaventato. Subito si nascose dietro delle casse di legno in un angolo remoto,preparando un assalto alle spalle di chiunque si stesse per introdurre nell’edificio. Purtroppo però il nemico si rivelò più in gamba,ed appena entrati distrussero proprio il suo nascondiglio con fare soddisfatto.
“Chuuya abbiamo compagnia”Disse rivolgendosi al ragazzo dai capelli rossi il compagno che l'aveva trovata. Non appena ella vide chi aveva di fronte capì che le probabilità di successo erano estremamente scarse. Il suo avversario era il solito ragazzo con le bende, lo aveva osservato varie volte in altri combattimenti, la sua abilità consisteva nell’ annullare le abilità altrui e come se non bastasse anche il suo compagno era forte per quanto aveva potuto constatare tempo fa. Scaricò loro un’ondata di vento con la sua abilità come diversivo e iniziò a saltare fra le pareti per non essere toccata dal giovane cosparso di bende,altrimenti sarebbe andato tutto in fumo,compresa la sua vita.
“Chuuya chiudi le entrate,ho capito che vuole fare,lei sa come agiamo.” Spiegò velocemente al ragazzo, che contrariato obbedì lo stesso agli ordini del compagno dai lunghi ciuffi bruni, dando così iniziò ad un infinito inseguimento,dove ella era sempre in qualche modo più veloce di loro due. Anni di allenamento e sopravvivenza nella mafia le avevano conferito una rapidità ed elasticità unica,qualsiasi cosa facessero era sempre un passo avanti,la sua mobilità fisica quasi superava la sua abilità nello sfruttare l’aria circostante. Eppure quella notte,come ormai da qualche mese,dipendeva tutto da lei,un passo falso e sarebbe stata la sua fine. La sua vita era costantemente appesa ad un filo da quando per continuare a vivere dovette unirsi all’organizzazione,ma la scelta era tra la mafia e la strada. Era certa che di lì a poco avrebbero smesso di inseguirla e a quel punto li avrebbe stesi con un’altra scarica di vento dandogli il colpo finale,invece durante la continua fuga dal ragazzo,il suo compagno preceduto da un enorme boato, in una mossa aveva distrutto tutto il laboratorio sotto i suoi occhi.
Di fronte a quei frammenti sentì una stretta allo stomaco e quasi non respirava più al pensiero delle conseguenze di questo su di lei,fermandosi spontaneamente per un istante ancora a mezz’aria incredula del gesto del ragazzo. Le sembrava non ci fossero più motivi per vivere ora, l’unica scelta che le apparve saggia per uscire da quella situazione era accettare la sua morte l’indomani e togliersi l'ingombro d'una vita simile. “Presa” Concluse così il combattimento il ragazzo,approfittando di quell’attimo di sconforto e distrazione per toccarle di sfuggita la fronte e annullare il suo potere,interrompendo la sua agonia. Con esso però erano terminate anche le energie della giovane che dopo aver corso,saltato ed essersi arrampicata ovunque per così tanto,era esausta e se fin ora aveva solo resistito a quella sensazione adesso a quel tocco fatale perse i sensi come finalmente ad aver trovato la pace eterna, svenendo tra le braccia bendate del ragazzo che la sorreggeva mentre la testa e gli arti le pendevano pesantemente lungo il corpo.
“Lasciala qui e andiamocene tanto non c’era nulla nel laboratorio di quello che cercavamo,è stato un buco nell’acqua.” Lo incitò Chuuya con fare stufo e privo d’empatia.
“No…diamole una chance avremo tempo dopo di farla fuori se necessario,ma potrebbe esserci utile..” Il ragazzo non rispose nemmeno alle sue parole e seguì il compagno verso l’ufficio dell’ agenzia. Arrivati lì silenziosamente poggiarono il suo corpo sul divano aspettando pazientemente il suo risveglio.
“Cos-?” Si svegliò con agitazione la ragazza dopo due ore dall’accaduto,scoprendo ai primi movimenti vari punti e lividi doloranti,ma si forzò a resistere,rimise indosso la fascia nera che le copriva il viso fino al naso per poi di soppiatto cercare di uscire di lì.
Non sapeva cosa fare,non sapeva dove fosse e che ore fossero,era smarrita e quasi nel panico,doveva uscire subito da quella situazione anche se una volta fuori non avrebbe comunque avuto un posto dove andare. “Sei sveglia.” Una voce familiare la colse di sorpresa alle sue spalle con fare pungente nel mezzo dei suoi ragionamenti, era ancora quel ragazzo con le bende. Ella si voltò istintivamente mettendosi sulla difensiva.
“Atsushi saluta la nuova arrivata.”Disse coinvolgendo il ragazzo di fianco a lui con i capelli bianchi a reagire, ma egli rimase stupito quanto lei guardandola,non capiva perché fosse lì e sinceramente non lo sapeva nemmeno lei,eppure il problema si risolse quando dopo qualche secondo li lasciò, sfuggendo anche lui alle grinfie del ragazzo.
Tuttavia senza perdere ulteriore tempo,in pochi attimi la giovane fuggitiva ritornò proprio alla sua fuga, voltandosi freneticamente per aprire la porta e scappare come progettato prima su due piedi, ma egli si appoggiò con la schiena sopra la superficie legnosa impedendogli l’uscita.
“Te ne vai di già?”le chiese prendendola chiaramente in giro. La ragazza si fermò e si limitò a lanciargli una delle sue solite occhiatacce,non voleva avere niente a che fare con lui.
“Sei ferita,per un po’ resterai con noi.” Le disse con fare disinvolto senza nemmeno guardarla. “Non se ne parla,fammi uscire.” Le rispose quasi ringhiando dai nervi.
“Non ho mai detto che avessi scelta.”Replicò ancora con serietà in volto e con un movimento improvviso la mise con le spalle alla porta bloccandole l’uscita con un braccio poggiato sempre su quest’ultima.
“Avrei potuto lasciarti lì a marcire finché non si fossero accorti del tuo fallimento per poi spararti perché presto saresti stata dichiarata inutile o di intralcio.” Le disse con sguardo tagliente senza mai distogliere la vista dai suoi occhi.
“Bene,avresti dovuto lasciarmi lì.” A quella risposta la squadrò un attimo senza riuscire a trattenere un sorriso. “La pensiamo allo stesso modo sulla morte,lo terrò a mente.” Replicò divertito.
“Che vuoi da me?”Domandò stufa di quella situazione. Il ragazzo iniziò con due dita a sfilarle lentamente la fascia che teneva sul volto. La ragazza sussultò a quel contatto improvviso, ora si sentiva troppo esposta,vulnerabile,non doveva abbassare la guardia.
“Devi unirti a noi. Non hai scelta lo sai che ora ti daranno la caccia per ucciderti…e tu ci fai comodo,sei veloce.” Le spiegò brevemente il giovane.
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