Tumgik
#rido troppo
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Small bio, big cock
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im-tryingtoloveyou · 2 months
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Comunque io fino a qualche mese fa pensavo che Geolier fosse il figlio di un emiro del Qatar 💀
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apropositodime · 1 year
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Passare mezza esistenza correndo dietro a persone, cercare di farsi voler bene, di farsi accettare. Poi accade, non in modo naturale, ma per sfinimento. Non dev'essere così
Tutto questo è tristissimo
Sono proprio una persona triste allora.
Non sto parlando di relazioni sentimentali, ma di relazioni in generale.
Stamattina mi sdoppierei solo per prendermi a schiaffi.
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themhac · 1 year
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la famiglia parodi caressa letteralmente la mia serotonina io purtroppo vivo per loro cosa posso farci
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belladecasa · 3 months
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Allora, in questi giorni (forse sempre? Boh) sono totalmente fuori controllo e ieri niente mi volevo ammazzare fantasticavo sul suicidio a tutta birra (nemmeno questa una novità) poi mi è venuto un attacco d’ansia e ho chiamato il mio psichiatra nel panico che mi ha detto di passare da lui al csm quindi niente ho preso e sono scappata dalla prefettura e arrivata là ho fatto una delle cose che mi piace fare di più ultimamente e cioè fumarmi le sigarette con lui nel suo studio, e sì:
- Qua non si può fumare ma io sono un disobbediente civile, poi loro mi fanno la multa, e la pago
Io rido
- Ti faccio ridere eh? Non è poco
Io racconto cose assurde (assurdamente tragiche) pensate e fatte ultimamente e non
- sei troppo forte, veramente me fai morì
Proseguo
- Sofì tu ti senti così perché sei intelligente, troppo, io mi chiedo da sempre se l’intelligenza sia una malattia. Io ti dico che sei una matta ma tu lo sai che scherzo vero? Tu non sei matta Sofì
Io assentisco, lo ringrazio e riparto a dire cazzate
- Sei troppo figa, lo sai? Veramente troppo
- Lei lo dice a tutti i suoi pazienti sicuro
- No no io non mi sbottono facilmente
- E comunque lo pensa solo lei
- Non credo, ma pure se fosse e lo pensassi solo io, ti pare poco?? Scusami, ti pare poco??
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blogitalianissimo · 2 months
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Se le % sono vere la stampa ha dato "il voto utile" ad Angelina... hanno votato con l'1% Geolier... io per ste cose rido troppo
Ma infatti lo hanno completamente devastato, rendiamoci conto del furto con scasso a cui abbiamo assistito in diretta lmao, cioè là fuori stanno godendo, ma per dinci, adesso è capitato al "trapperino napoletano", ma quando questa roba qui capiterà ad una Annalisa/Elodie/Mahmood ecc CI RIVEDIAMO AL VARCO
Per il resto per fortuna Geolier non ne ha bisogno, però fosse stato un esordiente a questo praticamente gli avrebbero stroncato la carriera
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forzadiavoloale · 2 months
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Tumblr media
io rido troppo (x)
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limoniacolazione · 7 months
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Ieri (casualmente era pure la giornata mondiale delle malattie mentali) è stato un anno tondo dalla mia prima crisi, quella che ha fatto capitolare me e il resto intorno. Me ne sono accorta solo oggi, perché nel mare magnum della depressione ogni giorno è uno di troppo e tutto si assomiglia. Poi ottobre è il mese che è e di date nella memoria ce ne sono già due: il 20, che è morto S., il 25, che è morto L. "Ogni giorno è un anniversario", diceva zia Rosa, che di gente ne aveva persa parecchia e passava i mesi a ricordare nascite e morti, fino a quando poi non se n'è andata pure lei.
Il mese prossimo una commissione medica si riunirà per decidere se sono depressa abbastanza. Non so da che cosa determineranno la mia volontà di stare al mondo o meno. Non è come un osso rotto in una radiografia o un neo dai contorni non definiti. Ci riuniremo quindi su un ponte e mi chiederanno di saltare? Mi aspetteranno in seduta plenaria col cappio pronto?
Per me non è questione di abbastanza. Non è questione di bianco o nero: la mia depressione è un eterno grigiore in cui nulla accade. L'atmosfera è talmente pesante che gli arti non si sollevano più. Un cielo plumbeo che però non piove mai (dentro di me).
Non è questione di combattere, né di mollare e neppure di resistere. Ho lasciato cadere il coltello, che comunque non ho mai tenuto dalla parte del manico. Ho alzato le mani in segno di resa, ma non è neppure questione di arrendersi. Non è questione neanche di ricordare, di segnare di rosso un numero nel calendario o di stracciare le pagine dell'agenda una dopo l'altra. Non è questione di riempire, sostituire, distrarsi. Pure se faccio tutte queste cose (fuori da me): guardo film, disfo cartoni, cucino, mangio, leggo, rido.
Lo sapranno, quelli della commissione medica, che sono un'artista del camouflage? E certo rido, leggo, mangio, cucino, disfo cartoni, guardo film, ma non esco di casa, non ascolto la radio, non getto l'occhio sulle pagine del giornale. Che sarebbe troppo, mi dico, aggiungere al mio il dolore degli altri.
Faccio lo slalom tra gli annunci dei social che mi chiedono aiuto per costruire un ospedale per i koala investiti sulla tangenziale - per i bambini che muoiono di fame - per chi fa la guerra e chi la subisce - per il long COVID - per distruggere le cimici dei letti che invadono Parigi - per salvarle, le cimici dei letti. No, non è neppure questione di agire o di chiudersi a riccio e lasciare il mondo andare a farsi fottere. Non è questione di girarsi dall'altra parte, né di guardare il pericolo negli occhi. Non è questione di dire qualcosa o dare la propria opinione (quanto di farsene una). Non è questione di problem solving.
Non è per forza questione di morire. Non è certamente questione di vivere. È questione di liberare spazio, di imbiancare la tela, di restare sgombri, di alleggerirsi per poter almeno galleggiare, oppure, al contrario, di immergersi completamente.
E quando penso ad immergermi mi viene in mente, chi lo sa perché, Ragnar Kjartansson e la performance audio-visiva "The Visitors". Forse è la vasca da bagno, oppure cantare all'infinito "Once again I fall into my feminine ways", come fosse un sortilegio per cadere, sì, e poi riuscirne intatti, liberi, leggeri.
youtube
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thebutterfly0 · 5 months
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Stasera direi che non è serata, sono crollata per una cosa stupida di organizzazione giornaliera ed ho anche pianto. Ho tirato troppo la corda facendo finta che vada tutto bene ma la corda si è spezzata. Pazienza cercherò di ricucirla in qualche modo perché non posso crollare per una cosa così semplice vuol dire che dietro esiste dell'altro. Stavo pensando di farmi aiutare da qualcuno. Le medicine non stanno facendo l'effetto desiderato. Probabilmente non bastano e ho bisogno anche di un altro tipo di aiuto. Sono una brava attrice a far finta che vada tutto bene per tutti, rido e sembro felice ma dentro di me tutto piano piano se ne va in frantumi.
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papesatan · 6 months
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Un insetto capovolto si trascina a fatica fuori della mia finestra. L’osservo un po’, ma penso a me. Alla rabbia che sento, quella che mi fa urlare pazzo invasato, quando mi mancano di rispetto, pretendendo tutto senza dare niente. Una volta ho spaccato una sedia per questo. Un bambino pestifero di nome Dachi aveva preso a infastidire una compagna, tirandole grumetti di colla nei capelli. Ripreso più volte, il birbone aveva continuato le sue pratiche vessatorie, ghignando strafottente, come se nulla fosse. All’ennesimo reclamo della povera Carlotta, mia intoccabile protetta, mi alzo, bollendo di sangue demonio e, raggiunto il banco a balzi, sferro un tracotante calcione all’incolpevole sedia accanto a Dachi, disintegrandola completamente. “La prossima volta al posto della sedia ci sarà la tua testa!” urlo odiandomi fuori di me. Dachi mi fissa morto in volto, silenzio ovunque intorno, ne godo la pace per un istante, sentendomi a pezzi come la sedia, so d’aver esagerato, fa sempre male cavar fuori il lupo. A fine serata, mi siedo accanto a Dachi e dico: “Mi dispiace per quello che è successo. Perché fai sempre il monello e mi fai arrabbiare? Ciò che è successo è una cosa brutta, te ne rendi conto, vero?” “Sì… le sedie costano” “Ma no, non c’entra la sedia, quella si ricompra. Usare la violenza non è mai bello. Non è una soluzione, capisci? Credi mi diverta spaccare sedie? Non serve a niente e fa solo male. Ed io non ti farei mai del male, lo sai, vero?” annuisce “Mi prometti che d’ora in poi mi ascolterai e farai il bravo?” annuisce ancora, prima di lasciarsi andare a un ghigno birichino. Una causa persa, ma rido anch’io, carezzandogli i capelli. La sedia avrei dovuto incorniciarla a monito perenne, invece ahimè, l'ho buttata.
Guardo fuori della finestra: l’insetto arranca ancora a testa in giù, verso la cieca sopravvivenza. Non posso fare nulla per salvarlo, mi dico, non sono Dio e non mi piace quando l’uomo interferisce con la natura, anche se a fin di bene, giocando alla somma divinità. Applico il distacco e penso alle guerre, Russia, Ucraina, Palestina, non posso farci niente, non è affar mio. Torno ai fatti miei, ai miei lividi, al lupo e alla rabbia, alle catene e alle ferite autoinflitte, mi perdo nel dolore, dopo qualche minuto torno alla finestra: arranca ancora, sempre più stanco, resiste ancora. Niente, basta, apro la finestra e con la punta di una matita m’avvento a raddrizzarlo, ma mentre lo volto smette di muoversi. Lo fisso per un po’, aspettandomi qualcosa, un movimento, la vita. Niente, lui resta lì, morto. Getto la matita e piango di sconforto, inutile, mi son deciso troppo tardi... Mi volgo alla finestra. Non c’è più. Se lo sarà portato, funebre, il vento? O m’ha preso in giro per furba tanatosi?
Spero la seconda, sarebbe più facile perdonarmi. 
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camera209diariel · 7 months
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Anche oggi l'alunna N , appena mi vede, mi strizza il culo mentre D ( il mio prefe❤️) se la ride di gusto. N mi guarda e urla " è troppo morbidooo" e poi ritorna da me chiedendo " quando posso strizzare ancora quelle bombe atomiche ? Posso alla fine della lezione ?"
Dico solo una cosa : terza elementare.
Rido
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tiaspettoaltrove · 25 days
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L’unica libertà che vi concede l’amore, è quella di sottomettervi a chi ve lo dona senza limiti.
Sento dire ultimamente, sempre più di frequente, che l’amore non è possessione. In certi casi faccio d’istinto una riflessione, sul baratro verso cui via via di più stiamo scendendo. E poi rido, rido allegramente. Perché tutto ciò è una sciocchezza, e lo sappiamo tutti. L’amore tra uomo e donna è forse il culmine, l’apice del possesso. Due amanti si amano, ardono, si possiedono. Non sono due entità scindibili, ma una sola. Sono due corpi e due anime che si uniscono. E già solo per questo, quindi, è inevitabile che si possiedano. Perché devono stare insieme, come una cosa sola. Se non si possedessero, tutto si sgretolerebbe in men che non si dica. L’amore non è libertà, debbo darvi questa brutta notizia. Il vero amore infuocato, che brucia la carne, è ossessione, dipendenza, sudditanza. Forse non l’avete mai provato, forse l’avete sognato e basta o nemmeno quello. V’è questa tendenza, da troppo tempo, a voler rappresentare l’amore riferendosi in un certo modo sempre a quei due adolescenti di quattordici anni che passeggiano mano nella mano nel parco. Quello non è amore, o meglio, ne è solo una sua apparente sfaccettatura. Quello è affetto, amicizia, è un passare il tempo fuggendo dalla solitudine. Ma l’amore, no, l’amore è completamente diverso. L’amore è dolore, sofferenza, è dominio imposto o subito, nell’ambito dell’ovvio consenso che dà origine alla coppia, e che sempre deve rinnovarsi per mantenerla in piedi, quella coppia. L’amore è dentro o fuori. Senza via di mezzo, senza tentennamenti, senza ripensamenti. Per questo è così raro, per questo poi dopo un po’ finite annoiate a guardare l’ennesima serie su Netflix col vostro ragazzo. Perché non è vero amore, ma una parvenza di quel (finto, molto spesso) romanticismo che vedete nelle gif di Tumblr. E non pensiate che non vi sia spazio per la dolcezza e la tenerezza, tutt’altro. Ma ci si dedica con decisione, all’oscuro, cibandosi senza mai esserne sazi di quella che chiunque dall’esterno vedrebbe come perversione. Ma che invece, no, voi sapete bene non esserlo affatto. L’amore è un legame unico, non duplicabile, non sostituibile. È ordine, comando, esecuzione, passione. Sono i graffi sulla schiena, i lividi sul seno, i sorrisi indolenziti dal godimento del piacere più raro e più sublime. L’amore è stare al proprio posto, nell’ambito della dinamica specifica di una determinata coppia. È intercettare i bisogni inconfessabili dell’altro, ed esaudirli uno per uno. È straordinarietà, segretezza, fantasia. O meglio: è dare forma reale, alla fantasia che non si vuole rivelare a nessuno. La violenza reale non è quella del possesso, ma quella di chi si nega ciò che vuole davvero. Di chi si nasconde dietro a ciò che è socialmente accettato. Chi non è d’accordo, ma se lo tiene dentro e non lo dice. O si entra, o si sta fuori. Per quello cerco di sbarrare la porta: per impedirvi di vedere cosa c’è qui dentro. Per evitarvi di rischiare di voler restare intrappolate qui per sempre. Non siete pronte, ragazze.
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