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#rodolfo pitti
pittipedia · 8 months
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#Painting 'Scenes from a Vision (Nativity)' by Rodolfo Pitti (2023)
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ghostmybaby · 1 year
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COD Headcanon?
Characters and dogs that have the same vibe or I think they’d have
Includes Price, Soap, Ghost, Gaz, Laswell, Alejandro, Rodolfo, Valeria, Graves and Köing
Captain Price
Part of me says Price would have a bulldog but the other half of me feels he’d have a Burmese Mountain dog, I can’t explain this one.
John “Soap” Mactavish
I get the vibe from soap that he’d have a border collie. It would be his running buddy. Johnny’s a football boy so I can imagine him and his collie running the field chasing a ball.
Simon “Ghost” Riley
I saw fanart of ghost with Riley and you can’t convince me that ghost and German Shepards don’t go together perfectly.
Kyle “Gaz” Garrick
I think about Gaz and I think perfect angel baby who can’t do anything wrong. Therefore Gaz gets Golden Retriever, no further explanation needed.
Kate Laswell
Kate and her wife would either have a springer spaniel or a cocker spaniel. Both cuties in my opinion. Again I can’t explain this one but it’s just a vibe.
Colonel Alejandro Vargas
This is just a vibe but I think Alejandro would have a Dalmatian. Again no further explanation
Rodolfo Parra
Hear me out. . . He would have an Ibizan hound. I cannot for the life of me explain. It just has that vibe! Trust me in this one!
Valeria Garza
The love of my life would dare I saw have a pitty. Although she reminds me of a doberman, sleek and beautiful.
Phillip Graves
Blue tick hound. Idk I saw a picture while making this headcanon and thought to myself “yeah that checks out”. So hound it is!
Special guest!
König
110% without a doubt an Irish wolf hound. Both are tall! The fur kinda reminds me of the hood. Good vibes 👍
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jacopocioni · 4 months
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Livia Raimondi, storia di un'amante.
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Ingresso delle truppe francesi in Firenze Era il 27 marzo 1799 quando i francesi entrarono a Firenze, passando attraverso quell’arco trionfale, che era stato eretto sessanta anni prima per la venuta dei Lorena, in piazza di Porta San Gallo, l’attuale piazza della Libertà. Recavano un ramoscello di ulivo nelle baionette perché era il giorno di Pasqua e perché si presentarono come “portatori di pace” . Il granduca di Toscana Ferdinando III di Lorena, che si trovava nel palazzo della Meridiana a Palazzo Pitti, fu invitato a lasciare la città ed in Firenze si stanziarono i “Nuvoloni”, termine con cui i fiorentini chiamarono i francesi dal “Nous voulons “ dei loro manifesti ufficiali. Dopo la parentesi del Regno d’Etruria, durato dal 1801 al 1807, la Toscana dal 1808 era stata formalmente annessa alla Francia e divisa nei tre dipartimenti dell’Arno, di cui Firenze fece parte, dell’ Ombrone e del Mediterraneo. Napoleone conferì il “governo generale del dipartimento della Toscana” alla sorella Elisa con il titolo di granduchessa e la giunta straordinaria di Toscana, presieduta dal generale Jean Francois, barone di Menou, approvò la prima delibera istitutiva del censimento generale della popolazione dei tre dipartimenti per motivi fiscali, di circoscrizione militare e per l’eliminazione del maggiorascato ed altro. Il Fallani, a seguito di questi considerevoli interventi, nel 1786 realizzò anche una nuova facciata in stile barocco fiorentino ed una nuova porta principale, contrassegnata, a patire dal 1810, dal n. 518 e che si apriva sull’allora piazza Imperiale, denominata in precedenza piazza del Granduca, ed oggi conosciuta come piazza della Signoria. Livia risultava residente a Firenze da ben 22 anni, vale a dire dal 1788, anno in cui aveva dato alla luce un figlio, nato dall’unione con il granduca. Il bambino non avendo potuto né essere riconosciuto come figlio naturale di Pietro Leopoldo, in quanto concepito fuori dal vincolo matrimoniale e per giunta da un legame con una donna definita “di basse origini”, né potendo avere il cognome della madre, per non rendere ufficiale il legame, risultò alla nascita uno dei tanti figli dello Spedale degli Innocenti ed al quale, solo più tardi, sarà assegnato il nome di “Luigi von Grun”. L’ 8 gennaio del 1788 era nato anche Rodolfo Giovanni, il sedicesimo ed ultimo figlio che Pietro Leopoldo ebbe dalla moglie Maria Luisa di Borbone, figlia del re Carlo III di Spagna, con la quale si era unito in matrimonio ad Innsbruck nel 1765. La sorte di questi due figli del granduca sarà molto diversa: Rodolfo Giovanni sarà avviato alla carriera ecclesiastica, mentre Luigi von Grun a quella militare a Vienna. Nel 1790 Pietro Leopoldo, in seguito alla morte del fratello, l’imperatore Giuseppe II, dovette succedergli al trono, col nome di Leopoldo II e per questo fu costretto ad abbandonare la Toscana. L’ imperatore prima della sua morte aveva assicurato già a lei ed al figlio Luigi una rendita che avrebbe permesso loro di vivere... Fine prima parte segue seconda parte il giorno lunedì 31/07/2017
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Marta Questa Read the full article
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orbiscomunication · 1 year
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Alexander 1910 inserito nei marchi storici nel mondo
Alexander 1910 è stato inserito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy come marchio storico.
MILANO. Alexander 1910 è un marchio storico, uno di quei brand immortali che riescono ad attraversare i lustri, i decenni, a scavalcare i secoli mantenendo inalterato il fascino e l’allure che li circonda.
Alexander 1910 è qualcosa di più di una semplice scarpa: è un pezzo di storia della calzatura; per questa ragione il brand è appena stato inserito, dopo attenta analisi da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel registro dei marchi storici in Italia e nel mondo: è uno dei primi marchi di calzature a far parte di questo registro.
Sono tre gli ingredienti fondamentali del suo successo. L’artigianalità: la scarpa italiana fatta a mano; la qualità: la scarpa di lusso attenta ai dettagli; l’originalità: il rosso della scarpa Made in Italy. La storia di ALEXANDER 1910 è importante sotto vari aspetti, a partire dalla rivoluzione della stringa. Nel 1910 un calzolaio inglese di nome Frank Alexander mise a punto una piccola grande invenzione: le stringhe per le scarpe da uomo. Fino ad allora le scarpe venivano infatti chiuse dalla tipica allacciatura laterale a bottoni, in voga da secoli ma non più al passo coi tempi. L’uomo elegante di allora aveva infatti bisogno di qualcosa di più pratico, meno soggetto a usura e più sicuro nella calzata: la scarpa stringata di Alexander 1910 rispondeva a tutti questi requisiti ed ebbe subito un grande successo.
Seguono le prime, e originali, suole Rosso Carminio: Alexander 1910 mise a punto una particolare vernice protettiva color Rosso Carminio che, applicata alle suole, non solo rendeva più resistenti le scarpe fatte a mano, ma conferiva loro anche un tocco di classe e originalità che non mancò di incontrare il gusto dei gentlemen e degli “influencer” dell’epoca. Tra questi, anche Rodolfo Valentino, il celebre attore, che ne acquistò diverse paia e che contribuì a rendere celebre il marchio. Il successo lo porta alla svolta italiana: negli anni Trenta le scarpe da uomo Alexander 1910 iniziano a essere esportate in buona parte d’Europa, compresa l’Italia, dove incontrarono ampio successo. In quel periodo, secondo i principi della politica economica dell’epoca, era però vietato commercializzare marchi che non fossero italiani (o italianizzati): un calzaturiero toscano pensò allora di comprare direttamente la griffe e di iniziare a produrre le scarpe artigianali con la suola Rosso Carminio direttamente in Italia. Era il 1936: da allora Alexander è un marchio made in Italy a tutti gli effetti e, ai giorni nostri, è ancora garanzia di qualità e di stile, sempre ben riconoscibile dal tocco di Rosso Carminio che caratterizza ognuno dei suoi modelli. Le collezioni comprendono oggi una proposta completa che spazia dalle sneakers agli stivaletti, dai mocassini alle stringate, dai polacchini alle Derby. In concomitanza a Pitti Immagine e alla Milano moda uomo, che mettono in risalto le novità dedicate all’universo maschile, importante è sottolineare i nuovi modelli del marchio:
- LATEMAR: L'eleganza e la sportività unite in un'unica calzatura dall'inconfondibile stile Alexander 1910. Una scarpa d'eccezione, concepita per rendere accessibili tutte le tipologie di terreni mantenendo la grazia e l'eleganza al primo posto. La grinta di questo modello caratterizzata dal battistrada carrarmato in gomma Vibram si contrappone alla cura nei dettagli alla pelle anticata a mano con cucitura imbottita sulla vaschetta, creando una perfetta armonia degli elementi.
- LATEMAR POLACCO: è l'essenza di Alexander 1910 con 5 fori accompagnati da due ganci passalacci in pelle di vitello anticata a mano. 
Questa calzatura coniuga perfettamente l'eleganza della cucitura imbottita sulla vaschetta e l'ardore sfacciato del carrarmato in gomma Vibram adatto in qualsiasi occasione, anche all'avventura. Questa scarpa di coniugazione casual/chic ha la pretesa di sintetizzare tutto quello che rappresenta il brand grazie alle sue molteplici lavorazioni a mano, realizzate con cura dai nostri artigiani italiani.
- DERBY BRITISH: fiore all’occhiello della nuova collezione si caratterizza per Bond Street: la stringata Oxford Brogue interpretata da Alexander 1910 in un mix di elementi stilistici e costruttivi innovativi quali il colore, il design, il morbido pellame a finitura lucida e la suola leggera in Vibram con grip. 
La rivisitazione di un classico per creare una calzatura pratica e adattabile con stile a diversi outfit, dal più elegante al casual sportivo.
Suola Vibram: conferisce modernità, leggerezza, flessibilità ma anche resistenza e una migliore impermeabilità alla scarpa.
Mascherina a wingtip con brogue: la decorazione con brogue (punzonatura) sulla mascherina a wingtip (forma di coda di rondine) costituiscono una lavorazione tradizionale per le intramontabili calzature modelli Oxford e Derby.
Alexander 1910 si conferma un brand capace di mantenere la storicità del suo DNA pur sapendo proiettarsi nel futuro.
www.alexander1910.com 
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ravenruthh · 2 years
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Fuck,your new albbum is so good to listen while You are drunk or high
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di-biancoenero · 5 years
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La Sala Edison nell’attuale Piazza della Repubblica ( fu Piazza Vittorio Emanuele) a Firenze nel 1905
Le prime proiezioni cinematografiche a Firenze avvennero nel 1897 in una sala di Palazzo Pitti. Non ce ne furono altre fino al 1899, quando si svolse il secondo Congresso nazionale di fotografia a cui partecipo’ il pioniere d’origine piemontese Filoteo Alberini. Alberini, che era impiegato presso l’Officina fototecnica del Catasto di Firenze, aveva brevettato un apparecchio da ripresa, il Kinetografo, che pero’ non fu mai prodotto in serie e commercializzato. Alberini ottenne dagli inviati dei Lumiere la possibilita’ di gestire le proiezioni con l’apparecchio di loro invenzione e cosi’ fu tra i primi in Italia ad avviare una regolare attivita’ di esercente cinematografico con successo, dal 1899 sino al 1901. Come egli stesso ebbe a dire, questo successo si basava su alcuni principi : ‘’ un locale ben messo,macchinario perfetto, soggetti ben variati e nuovi, prezzo d’ingresso alla portata di tutte le borse’’. Grazie alla pubblicita’ sui giornali locali ed all’ utilizzo di film girati dai fratelli Lumiere, che lui stesso rinnovava con sue colorazioni fatte a mano e, con qualche ripresa di attualita’ fiorentina girate personalmente, crebbe l’interesse attorno a questa nuova forma di spettacolo. Nel 1900 apri’ un nuovo locale, la Sala Edison, ad opera del ferrarese Rodolfo Remondini che in breve tempo, sfruttando i principi di Alberini, ne prese il posto. La Sala Edison apri’ prima al n.1 di via Strozzi e, quando Alberini si trasferi’ a Roma, si sposto’ sotto i portici di Piazza Vittorio. Insieme alla Sala Iride inaugurata da Menotti Cattaneo a Napoli nel 1901, puo’ essere considerata la prima e piu’ importante sala cinematografica stabile in Italia.  Aggiornamenti tecnologici continui,  proiezioni dedicate a pubblici specifici ( come ad esempio, i pescatori, i seguaci cattolici, le scolaresche) nuovi filmati sulla cronaca di Firenze come il gioco del calcio a Santa Maria Novella, le corse di fiacres alle Cascine, lo scoppio del carro del Sabato Santo a Boboli, le ginkane automobilistiche etc. Tutte pellicole girate tra il 1901 e il 1903, in un epoca in cui nel resto d’italia l’attivita’ realizzativa era rara. Nonostante tutte queste esperienze precoci, negli anni successivi la produzione cinematografica in Toscana fu scarsa e discontinua, diversamente da altre citta’ come Torino e Roma.  [ Riferimento : La Toscana e il Cinema, a cura di Luca Giannelli, edizione fuori commercio della Banca Toscana, 1994 ]
Nella foto: la Sala Edison nell’attuale Piazza della Repubblica ( fu Piazza Vittorio Emanuele) a Firenze nel 1905
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‘Conversas Fáticas’: podcast lança bate-papo com artistas em tempos de corona
A arte tem encontrado formas de se reinventar e de driblar os obstáculos impostos pela pandemia de coronavírus. E, para mostrar como os artistas têm reagido a tudo isso e divulgar o que eles estão produzindo nestes tempos, surgiu o podcast Conversas Fáticas, projeto encabeçado pela Fática Indica.
O programa online tem como proposta publicar pelo menos uma vez por semana entrevistas com artistas de várias linguagens, como teatro, música, literatura e audiovisual. Você confere o podcast neste site aqui e nas plataformas Anchor FM e Spotify.
Entre os convidados que já passaram pelo podcast, está o casal de atores Débora Falabella e Gustavo Vaz, que estreou recentemente a websérie tecnológica e imersiva “Se Eu Estivesse Aí”, publicada pelo site Gshow. A série trata da separação de um casal usando a narrativa em primeira pessoa e o áudio em 3D para transportar o espectador para dentro da cena.
#DicaCatraca: Conheça a nossa agenda online
Na conversa, Débora fala sobre a ideia do projeto, como tem sido gravar na própria casa e ainda sobre as diferenças entre atuar na televisão/teatro e no virtual. E Gustavo conta um pouquinho sobre como funciona essa experiência interativa e o trabalho que desenvolve na ExCompanhia de Teatro.
Outro convidado que deu o ar da graça do Conversas Fáticas é o diretor Rodolfo García Vázquez, da Cia. Os Satyros, que estreou recentemente o espetáculo online “A Arte de Encarar o Medo”. No bate-papo, ele conta sobre os desafios de fazer teatro digital, a experiência da companhia com a tecnologia em cena e as mudanças nas relações humanas nos tempos da pandemia.
Já o bate-papo que inaugurou o podcast teve como convidado o guitarrista angolano Nuno Mindelis, que lançou em abril o disco “Angola Blues”. O músico radicado no Brasil comenta sobre o reencontro com as sonoridades da sua terra-natal, as influências musicais e as parcerias no novo trabalho.
youtube
Conversas Fáticas
O podcast é feito pelo casal de jornalistas Bruno Motta Mello e Verônica Domingues, que criaram o site Fática Indica no começo da quarentena com a proposta de te dar dicas culturais de todos os tipos.
São eles mesmos que comandam as entrevistas, roteirizam a conversa e editam o material final. Ah, e se você quiser sugerir temas para as próximas entrevistas do Conversas Fáticas é só escrever para [email protected].
Fones prontos? Agora é só soltar o play!
Curtiu? Confira mais dicas culturais para curtir sem sair de casa:
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‘Conversas Fáticas’: podcast lança bate-papo com artistas em tempos de coronapublicado primeiro em como se vestir bem
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inovaniteroi · 6 years
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Escritor de Niterói lança livro sobre os 20 anos do Porão do Rock 
No ano em que completa 20 anos de vida, o festival Porão do Rock, realizado em Brasília, será imortalizado numa obra à sua altura com o lançamento do livro “Histórias do Porão”. Escrito pelo niteroiense Pedro de Luna, o único jornalista de fora a cobrir a primeira edição, a obra conta os causos de bastidores, os melhores e os piores momentos, as cenas inesquecíveis e os desafios enfrentados em duas décadas de festival.
Ricamente ilustrado em mais de 200 páginas coloridas e protagonizado por cinco roqueiros ilustres de Brasília, “Histórias do Porão” contribuirá e muito para a (ainda) escassa bibliografia sobre cenas musicais e festivais independentes no Brasil.
Ao lado dos irmãos Alf e Raul, o produtor Gustavo Sá é o único que trabalhou em todas as 20 edições do Porão. E ele garante que o livro não será chapa branca.
“Nossa única preocupação foi com a verdade, expondo a visão de quem trabalha nos bastidores para que aconteça todo ano e com sucesso. O Porão do Rock revelou muitas bandas, afirmou outras e continua sendo uma vitrine importantíssima no país”, disse.
Como exemplo, Gustavo cita o caso da Pitty, que tocou em 2003 como promessa; dos tantos shows dos Raimundos, o primeiro ainda com o Rodolfo; do mega show da banda britânica Muse, em 2008; e da primeira edição internacional em Buenos Aires em 2009.
A próxima edição do Porão do Rock acontecerá nos dias 29 e 30 de setembro deste ano.
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365footballorg-blog · 6 years
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Robles believes Red Bulls in "great position" following first-leg CCL loss
USA Today Sports
April 5, 20181:07AM EDT
The New York Red Bulls could not replicate the feat of their MLS brethren Toronto FC in the 2018 Concacaf Champions League semifinal first leg this week, but they aren’t downbeat about their chances.
The Red Bulls lost 1-0 to Chivas de Guadalajara in Mexico on Wednesday, with Isaac Brizuela’s first-half counterattack goal the difference on the night. Even with Aurelien Collin being sent off in the 73rd minute after picking up his second yellow card of the night, the Red Bulls held firm to keep the game to just one goal.
It was that resolve that goalkeeper Luis Robles focused on in the immediate aftermath of the match.
“I thought it was a good performance by us,” Robles told Concacaf on the field following the game. “Obviously we’d like to get more than a 1-0 loss, but I think especially in the second half we were able to limit their chances and I know that we put ourselves in a great position when we go back home.”
The second half became increasingly chippy between the teams. The Red Bulls had two potential game-changing calls not get a whistle from referee John Pitti. The first came around the hour mark, when Chivas defender Carlos Cisneros clearly handled the ball in the hosts’ box. The second came in the final 10 minutes of the match, when Rodolfo Pizarro’s yellow-card foul on Tyler Adams led to a scuffle between the teams, which culminated in Chivas captain Jair Pereira choking Red Bulls defender Aaron Long, but no sanction was called in the melee beyond the original yellow card.
Despite the ups and downs of a CCL night on the road, Robles remained upbeat about the performance and was hopeful the Red Bulls could reverse the tie next Wednesday, when the Red Bulls host the final leg in the semifinal series.
“We’ll continue to play the way we’ve been playing,” he said. “Outside of the goal, I felt like they didn’t have much. And I know that when they come to play us at our place, it’s going to be even more difficult for them to create.
“So for us, we’ve got to create chances, we’ve got to get some goals, but obviously continue to limit their opportunities.”
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MLSsoccer.com News
Robles believes Red Bulls in “great position” following first-leg CCL loss was originally published on 365 Football
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pittipedia · 1 year
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'Untitled' by Rodolfo Pitti (2022)
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I Monument's Man
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/i-monuments-man/
I Monument's Man
I Monument’s Man furono coloro che durante la II guerra mondiale salvarono il patrimonio artistico dalle grinfie dei nazisti. I nazisti su ordine di Goering avevano anche il compito di trafugare le opere d’arte di tutta Europa, d’Italia e quindi anche della Garfagnana , che presto fu messa in allarme da questi pericoli. Chi furono dunque i Monument’s Man garfagnini? Come furono salvate le opere d’arte nostrane? E pensare che ancora oggi in provincia di Lucca mancano ancora all’appello opera d’arte rubate dai tedeschi nel 1944. Ecco allora l’elenco…
Erano trecentocinquanta valorosi, sia uomini che donne, appartenenti a tredici nazioni diverse che fra il 1943 e il 1951 prestarono servizio presso la “Monuments Fine Arts and Archives” (M.F.F.A). Hollywood pochi anni fa fece passare alla storia queste persone con un bel film e così le stampò nella memoria di tutti. Al mondo erano e sono  conosciuti come i “Monuments Man”. Un gruppo di persone colte ed appassionate, la maggior parte di loro non aveva nessuna esperienza militare dal momento che erano per lo più restauratori, archivisti, direttori di musei e archeologi, prestarono servizio negli eserciti alleati durante la seconda guerra mondiale e vennero presto inviati nella martoriata Europa con una precisa missione: recuperare e salvare i capolavori dell’arte. L’intento principale era quindi salvare dai bombardamenti e dalle distruzioni varie le migliaia di capolavori sparsi per tutto il continente, un tesoro non solo di puro valore economico, ma un tesoro culturale che rischiava seriamente di essere perso per sempre. Altro compito se si vuole ancor più difficile era recuperare le opere d’arte ancora intatte e già trafugate. Ma trafugate da chi? Com’è noto le armate tedesche mentre invadevano un Paese dopo l’altro razziavano in modo sistematico dipinti, sculture ed altre innumerevoli opere d’arte, la maggior parte di questi razziatori agiva nel nome del maresciallo del Reich Hermann Goring (numero due del partito nazista), che senza mezzi termini nel 1942 ebbe a dichiarare: “Una volta si chiamava saccheggio. Ma oggi le cose devono avere un aspetto più umano.
Hermann Goring “il razziatore”
Ad onta di ciò, io intendo saccheggiare e intendo farlo in maniera totale” . Era una vera e propria corsa contro il tempo, la guerra volgeva al termine, gli eventi si stavano susseguendo uno dopo l’altro, i Monument’s Man vennero sparsi rapidamente per tutta Europa. A Parigi per svuotare e mettere in sicurezza tutte le opere del Louvre ci vollero ben sei settimane, ma il vero “colpo gobbo” dei Monument’s fu in Austria, nella miniera di salgemma di Altaussee(nelle vicinanze di Salisburgo) furono rinvenuti ben 6500 quadri, statue (fra le quali la Madonna con bambino di Michelangelo del 1503), mobili, libri antichi, monete e altri oggetti preziosi, ma non solo, in Turingia (regione della Germania) fu rinvenuta l’intera riserva aurea nazista e un notevole numero di altri capolavori. E in Italia? In Italia questi anomali eroi sbarcarono in Sicilia nell’autunno del 1943, erano in ventisei, pronti a tutto (o quasi) pur di proteggere, ristrutturare e recuperare il ricchissimo patrimonio artistico italiano. La strategia era chiara, man mano che i territori venivano liberati si interveniva immediatamente per preservare i monumenti danneggiati e mettersi a caccia dei tesori rubati. Queste operazioni portarono nella sola Sicilia a mettere in sicurezza decine di siti e iniziare la ricostruzione di monumenti importantissimi ormai perduti come la Cattedrale di Palermo.
Le chiese di Palermo con i loro tesori devastate dai bombardamenti
Quando la guerra si spostò in continente le cose furono più difficoltose. Gli alleati si aspettavano di risalire in un batter d’occhio tutta la Penisola, ma finirono intrappolati in estenuanti battaglie. Finalmente il 4 giugno 1944 gli americani liberarono Roma e trovarono una città quasi intatta, il “solo” quartiere di San Lorenzo era stato bombardato. Il bello però doveva ancora venire. L’ultima fase nella campagna estate-inverno 1944 fu la più importante, gli alleati stavano per entrare in Toscana e i Monumen’s sapevano che qui non sarebbe stata una “passeggiata di salute” come a Roma. In effetti molto di ciò sarebbe dipeso dai tedeschi e da dove avrebbero deciso di attestare il fronte. Il fronte per disgrazia dei garfagnini e della Garfagnana (e non solo) si fermò sulla costituita Linea Gotica, su quel fronte di 300 chilometri la guerra si fermò per circa nove mesi. La Garfagnana non sarà Firenze in fatto di monumenti e opere d’arte, ma il suo patrimonio artistico da difendere ce l’aveva, eccome se ce l’aveva. Parliamoci chiaro, qui i Monument’s Man non arrivarono mai, vuoi perchè la Valle del Serchio era considerata zona ad alta pericolosità, ma sopratutto perchè come tutti ben sappiamo la vita è fatta di priorità e tale priorità fu data alla salvaguardia della culla del Rinascimento: Firenze e in effetti qui il lavoro era tanto.
Firenze: Ponte Santa Trinita disegnato da Michelangelo distrutto dalle bombe
Ritirandosi dalla città del giglio i nazisti fecero saltare tutti gli storici ponti con esclusione di Ponte Vecchio, poichè leggenda (o verità) narra che quando Hitler visitò Firenze nel 1939 rimase totalmente affascinato da questo gioiello, tanto che dette ordine ai propri ufficiali di risparmiarlo dalla distruzione. Il  lavoro come detto era tantissimo e le opere d’arte erano un’enormità. I Monument’s Man giravano di quartiere in quartiere, di borgo in borgo catalogando le opere sparite dai musei che a sua volta erano state spostate altrove dai nazisti in attesa di espatrio. Furono ritrovati solamente a Firenze tremila casse di dipinti, sculture e interi archivi. Nei garagi di Villa di Torre a Cona (Rignano sull’Arno) furono trovate impacchettate di tutto punto statue di Michelangelo, altri centinaia di dipinti degli Uffizi e di Palazzo Pitti vennero invece rinvenuti nel castello di Montegufoni (Montespertoli). Come detto in Garfagnana questi eroi d’oltreoceano e d’oltremanicanon si videro. Non fummo però dimenticati in questo senso. Della nostra piccola realtà si occupò comunque un Monumet’s Man tutto italiano (e toscano) che si chiamava Rodolfo Siviero, che è bene dirlo con i Monument’s originali non aveva niente a che fare. Ma partiamo però dall’inizio e cominciamo subito con il dire che la maggior parte delle opere d’arte“garfagnine” sono nelle chiese…e le nostre chiese sono tante…
Rodolfo Siviero, vero eroe italiano
Pensiamo solamente che attualmente le  parrocchie dell’Arcidiocesi di Lucca sono 362 e immaginiamo ancora che non esiste paese, borgo o sperduta località garfagnina che non abbia almeno una chiesa antica con almeno un opera di pregevole valore. Questo era il panorama artistico con cui si doveva confrontare Siviero. Rodolfo Siviero nacque in provincia di Pisa, a lui si deve il recupero di gran parte delle opere che erano state trafugate dai tedeschi nel nostro Paese proprio durante la seconda guerra mondiale, il metodo rocambolesco con cui talvolta vennero recuperate queste opere gli valse il soprannome di 007 dell’arte e in effetti così era, oltre che essere uno storico dell’arte, era un agente segreto facente parte del Servizio Informazioni Militare. Fattostà che il patrimonio artistico garfagnino fu messo dall’intelligence di Siviero in una scala di messa in pericolo da uno a tre al numero due. Il pericolo maggiore non era che fosse sottratto, dal momento che i tedeschi a quel punto della guerra il loro ultimo pensiero erano le opere d’arte da rubare, per molti di loro sia ufficiali che soldati l’intento principale era di portare a casa la pelle, il vero pericolo veniva però dai bombardamenti alleati che potevano più o meno accidentalmente distruggere le chiese. A questo scopo, dal momento che lo stesso Siviero coordinava dei gruppi partigiani, dette mandato a loro di raggiungere i paesi garfagnini e di aiutare i parroci locali a spostare, a nascondere e mettere il più possibile al sicuro tutto quello che gli stessi parroci ritenevano di proteggere maggiormente, naturalmente fu spostato quello che si poteva spostare come quadri, statue, oggetti sacri e preziosi archivi, quello che era intrasportabile fu lasciato al suo destino e forse meglio dire in questo caso alla Divina Provvidenza, ad esempio le Pale Robbiane di Gallicano, Barga, Castelnuovo, Pieve Fosciana e molti altri affreschi disseminati per le pievi si salvarono grazie al fato.
La Pala Robbiana nel duomo di San Jacopo a Gallicano
Così le cantine, i metati, i fienili e le stalle dei paesi delle valle per un po’ di tempo diventarono dei veri e propri musei, opere attribuite alla scuola di Matteo Civitali, tavole di Giuliano Simone da Lucca del 1389, statue lignee del XIV secolo attribuite all’ambito di Tino Camaino, opere del 1500 di Giuseppe Porta detto il “Salviati” e tanti altri tesori erano sparsi per le selve della valle. Comunque sia non tutti i nazisti  erano come il loro supremo maresciallo Goring e un po’ di sensibilità artistica almeno nella Valle del Serchio la dimostrarono. Questa vicenda ricalca similmente la storia narrata poche righe sopra che riguardava Ponte Vecchio, simile sorte toccò anche al Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano. Oramai le mine naziste erano piazzate il celebre ponte con i suoi mille anni di storia era pronto a saltare in aria. Le truppe germaniche erano pronte a ritirarsi verso nord e bisognava quindi tagliare ogni via di comunicazione all’esercito alleato che era sempre più vicino, rimane il fatto che non si sa bene come e perchè, quando ormai mancava solamente l’ordine di farlo esplodere, l’ordine fu annullato.
Il Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano scampato alle mine naziste
Per quale ragione ciò accadde ancora non è chiaro, questo forse trova ragione in una teoria non documentate ma secondo me veritiera e dice che probabilmente nel comando tedesco ci sia stato qualcuno che aveva una sensibilità particolare per il patrimonio storico e culturale, sopratutto collegato al fatto che tale ponte non fosse ritenuto idoneo per il passaggio dei mezzi militari, a conferma di questo il “Ponte Pari“, alcune centinaia di metri più a sud fu fatto saltare inesorabilmente in aria. Rimane il fatto che grazie ai nostri Monument’s Man nostrani: Siviero e i preti locali, il patrimonio artistico garfagnino fu salvato o quanto meno messo in sicurezza. L’opera di recupero di Siviero e dei Monument’s Man continuò anche dopo la guerra e tutt’oggi molte opere trafugate dai nazisti non sono state ancora ritrovate. E’ notizia di alcuni giorni fa del ritrovamento di un opera di inestimabile valore economico e culturale: “Il Busto di Cristo“, realizzato da Matteo Civitali nel 1470 e trafugato dai tedeschi dalla chiesa di Santa Maria della Rosa in Lucca, nella notte fra il 7 e l’8 febbraio 1944.
“Il Busto di Cristo” di Matteo Civitali ritrovato dai carabinieri restituito alla città di Lucca
L’opera era  stata catalogata alla fine degli anni trenta dalla Sopraintendenza di Firenze con due fotografie conservate oggi agli Uffizi di Firenze e segnalata in una nota del 1947 come“asportata dalla truppe tedesche”, successivamente queste informazioni confluirono nell’archivio Siviero e poi dopo nella banca dati del Ministero dei Beni Culturali. Di quest’opera nonostante questi minuziosi passaggi si era persa ogni traccia, fino a che nel dicembre 2017 i carabinieri nell’ambito della complicatissima operazione “Jackals” hanno restituito il capolavoro alla città.
“San Giorlamo penitente” del Perugino rubato dai nazisti a Capezzano nel ’44 e non ancora ritrovato
La Garfagnana invece, anche grazie alla preventiva azione descritta sopra non subì (almeno io non ho notizia) nessuna ruberia artistica da parte delle truppe tedesche, ma come abbiamo visto stessa sorte non toccò alla provincia di Lucca. Dopo 73 anni ci sono ancora opere che ancora non hanno fatto mai più ritorno. Nella Villa Borbone delle Pianore a Capezzano Pianore vicino Camaiore i nazisti della XVI Divisione Corazzata delle SS nella primavera 1944 razziarono gran parte della collezione Borbone Parma, dipinti come “Veduta 
degli Schiavoni verso est” del Canaletto, “San Girolamo Penitente” del Perugino, “Il Redentore” di Dosso Dossi e di molti altri ancora ne sono state perse da tempo immemore le tracce. Anche Viareggio fu colpita dalle “mani lunghe” naziste il dipinto“L’Imperatore Guglielmo a cavallo calpesta un cumulo di teschi” di Lorenzo Viani sparì sempre in quel maledetto 1944. Ancora oggi questa storia non è finita. L’italia e la Toscana in particolare hanno ancora fuori (e non si sa dove sono) centinaia di opere. Una filosofia di guerra criminale questa, studiata non a caso, che trovava il suo credo in un pensiero espresso bene da un Monument’s Man: “Puoi sterminare un’intera generazione, bruciare le loro case e troveranno una via di ritorno. Ma se distruggi la loro cultura è come se non fossero mai esistiti. E’ questo che vuole Hitler ed è esattamente questo che noi combattiamo”.
  Bibliografia
“Chi li ha visti? I tesori d’arte della Toscana ancora prigionieri di guerra” Giannella Channel. A cura di Salvatore Giannella
“La vera storia dei Monument’s Man” L’undici Informazione Pura di Mara Marantonio
Museo Casa Rodolfo Siviero -Archivio Siviero-
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pittipedia · 1 year
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#Painting 'Untitled (A Lovely Summer Sky Through The Insect Screen)' by Rodolfo Pitti (2023)
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pittipedia · 2 years
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#Photography 'Once Upon A Time On The Moon' by Rodolfo Pitti (2022) #Medium Digital collage.
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pittipedia · 1 year
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'Non Omnis Moriar' by Rodolfo Pitti (2006)
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pittipedia · 2 years
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#Photography 'Grunge is Dead (Minatitlán, Veracruz)' by Rodolfo Pitti (2003)
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pittipedia · 1 year
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'Untitled' by Rodolfo Pitti (2022)
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