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#scontento
lamiaprigione · 2 years
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John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento (1961)
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littlevals13 · 2 years
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Io Kean non lo voglio ne vedere ne sentire nominare mai più. I’m sorry
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nineteenfiftysix · 2 months
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Irma - Megattera (Del nostro scontento, 2024)
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angela-miccioli · 2 months
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Mi vendicherò nel modo più crudele che tu immagini. Dimenticherò ogni cosa.
-John Steinbeck - "L'inverno del nostro scontento"
Guglielmo Marroni
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massimoognibene · 5 months
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Era un lunedì di una settimana, di un mese, di una stagione, di un anno del nostro scontento.
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susieporta · 5 months
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Lasciati in pace.
E tutto il creato si inchinerà a te
Perché se ti lasci in pace, lasci in pace anche il fiore di sbocciare quando vuole, lasci che la nuvola resti ferma sotto il sole e lasci che ognuno emani nient’altro che il suo odore.
Se tu ti lasci in pace, anche i larici potranno spettinarsi sotto il vento di Dicembre, e i primi fiocchi di neve cadere, senza che tu sia scontento.
Se tu ti lasci essere secondo il tuo passo, il tuo ritmo, la tua fame, il tuo sonno e desiderio, il bruco potrà abbracciare la mela senza sentirsi da meno dell’aquila che vola, e tutti i pesci nuoteranno in un infinito girotondo senza dover scappare dal rumore del mondo.
Se tu ti lasci in pace, le molecole e gli atomi condurranno la danza dell’amore e i pianeti passeranno sul tuo sole senza fare danno.
Se tu ti lasci in pace tutti quanti intorno a te inizieranno a lasciarti in pace anche loro, e i fili invisibili che ti legano a loro, non saranno cinghie e corone di spine, ma cotone soffice al tocco che avvolge e mai stringe.
Se vuoi la pace, inizia a lasciarti in pace.
ClaudiaCrispolti
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charlievigorous · 3 months
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“Il lavoro pesante, la cura della casa e dei bambini, le futili beghe coi vicini, il cinema, il calcio, la birra e soprattutto le scommesse, limitavano il loro orizzonte. Tenerli sotto controllo non era difficile. [...] Da loro non si richiedeva altro che un po' di patriottismo primitivo al quale poter fare appello tutte le volte in cui era necessario far loro accettare un prolungamento dell'orario di lavoro o diminuire le razioni di qualcosa. Perfino quando in mezzo a loro serpeggia il malcontento ( il che talvolta pure accadeva) questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com'erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliare su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi."
George Orwell, (1984)
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anocturnalanimal · 1 year
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«Mi vendicherò nel modo più crudele che tu possa immaginare.
Dimenticherò ogni cosa.»
John Steinbeck - L'inverno del nostro scontento
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libriaco · 6 months
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Codardo e scontento
Anche nel girone dei codardi si lamentano tutti, ma a bassa voce.
À la Alberto Chimal.
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lucytrump · 29 days
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Quando si ha un dolore dentro, si DEVE piangere. Tutte le lacrime del mondo. Senza pudore.
Senza freni. Un pianto liberatorio, non soffocato.
Un pianto che trascini fuori la rabbia, la delusione, lo scontento. Un pianto che dia acqua al dolore.
Non è perdente chi piange. Levatevelo dalla testa. Piangono i coraggiosi. Quelli che non hanno paura delle proprie emozioni. I sorrisi più veri, immensi, spontanei, nascono da chi ha pianto. Non è un'arma sorridere sempre. È farsi del male.
È tradire sé stessi. Che gli altri possano vedere anche il vostro dolore. Allora sì potrete davvero sorridere davvero.
{L. Cherubino}
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Clarissa aveva una teoria, in quei tempi - ne avevano a iosa, di teorie, sempre teorie, come accade ai giovani. Avrebbero dovuto servire a spiegare il loro scontento: lo scontento di non conoscere la gente, e di non essere conosciuti. Poiché, come ci si poteva conoscere? Ci ci incontra ogni giorno; e poi non ci si vede più per mesi, per anni. Essi riconoscevano che era sconfortante, conoscere così poco i propri simili.
La signora Dalloway, V. Woolf, 1925
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lamiaprigione · 2 years
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John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento (1961)
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I consolatori
Chi vuol consolare dicendo "spera!" e "ama!," esorta invano e rende ancora più triste la condizione comune. Paragonate, a questi consolatori pieni di buon senso, l'intensità di Leopardi. Lui ha compreso tutto, ha svelato ogni residuo d'infelicità presente nelle pieghe della gioia, dando voce al nostro scontento, accogliendolo, prevenendolo. Ci ha fatto da paracadute. "Ci sono passato prima di te," sembra dirci, "nulla detraendo al vero". "Tu esisti e vai bene come sei perché io sono stato come te, più a fondo di te." È la "cura" migliore.
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occhietti · 2 years
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Quello che...
QUELLO CHE CI SIAMO
SENTITI DIRE DA BAMBINI:
stai fermo, muoviti, fai piano, sbrigati, non toccare, stai attento, mangia tutto, lavati i denti, non ti sporcare, ti sei sporcato, stai zitto, parla t'ho detto, chiedi scusa, saluta, vieni qui, non starmi sempre intorno, vai a giocare, non disturbare, non correre, non sudare, attento che cadi, te l'avevo detto che cadevi, peggio per te, non stai mai attento, non sei capace, sei troppo piccolo, lo faccio io, ormai sei grande, vai a letto, alzati, farai tardi, ho da fare, gioca per conto tuo, copriti, non stare al sole, sta al sole, non si parla con la bocca piena.
QUELLO CHE AVREMMO VOLUTO
SENTIRCI DIRE DA BAMBINI:
ti amo, sei bello, sono felice di averti, parliamo un po' di te, troviamo un po' di tempo per noi, come ti senti, sei triste, hai paura, perché non hai voglia, sei dolce, sei morbido e soffice, sei tenero, raccontami, che cosa hai provato, sei felice, mi piace quando ridi, puoi piangere se vuoi, sei scontento, cosa ti fa soffrire, che cosa ti ha fatto arrabbiare, puoi dire tutto quello che vuoi, ho fiducia in te, mi piaci, io ti piaccio, quanto non ti piaccio, ti ascolto, sei innamorato, cosa ne pensi, mi piace stare con te, ho voglia di parlarti, ho voglia di ascoltarti, quando ti senti più infelice, mi piaci come sei, è bello stare insieme, dimmi se ho sbagliato.
Ci sono accanto a te molte persone adulte
che ancora aspettano le parole
che avrebbero voluto sentire da bambini.
- Bruno Ferrero, tratto dal libro: L’importante è la rosa.
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Vent'anni tra milioni di persone, che intorno a te inventano l'inferno. Ti scopri a cantare una canzone, cercare nel tuo caos un punto fermo.
Vent'anni né poeta né studente, povero di realtà ricco di sogni, vent'anni e non sapere fare niente, né per i tuoi né per gli altrui bisogni, vent'anni e credi d'essere impotente.
Vent'anni e solitudine sorella, ti schiude nel suo chiostro silenzioso, il buio religioso di una cella, la malattia senile del riposo.
Vent'anni e solitudine nemica, ti vive addosso con il tuo maglione, ti schiaccia come un piede una formica, ti inghiotte come il cielo un aquilone, vent'anni e uscirne fuori è fatica.
Vent'anni e stanza ormai piena di fumo, di sonno di peccati e di virtù, lasciandoti alle spalle un altro uomo, dovresti finalmente uscire tu.
Vent'anni e il vecchio mondo ti coinvolge, nel suo infinito gioco di pazienza, se smusserai il tuo angolo che sporge, sarai incastrato senza resistenza, vent'anni prima prova di esperienza.
Vent'anni e ritagliare i confini, di un amore che rinnova l'esistenza, e ritrovarsi ai margini del nuovo, scontento della tua stessa partenza.
Vent'anni e una coscienza rattrappita, che vuole venir fuori e srotolarsi, come tendere un filo tra due dita, vedere quanto è lungo e misurarsi, vent'anni fare i conti con la vita.
Vent'anni e già vorresti averne trenta, esserti costruito già un passato, vent'anni e l'avvenire ti spaventa, come un processo in cui sei l'imputato
Vent'anni strano punto a mezza strada, il senso dei tuoi giorni si nasconde, oltre quella collina mai scalata, di là dal mare e dietro le sue onde, vent'anni rabbia sete e acqua salata.
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massimoognibene · 1 year
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In primavera l'uomo si sente più scontento che nelle altre stagioni.
La primavera è una stagione del cazzo, ancora più del cazzo delle altre.
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