Tumgik
#storiemie
curiositasmundi · 4 years
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C’è stato un inverno in cui si navigava la laguna nord con una barchetta a vela. Erano giornate terse e gelide col venticello che ci spingeva ed eravamo soli in quello specchio d’acqua che rifletteva l’azzurro, la scia che ci lasciavamo dietro era pigra come il nostro andare. Facevamo sosta in isole abbandonate dove la vegetazione abitava ora una colonia elioterapica dei primi del novecento, ora una stazione radiotelegrafica del Regio Esercito, ora un vecchio avamposto napoleonico. Tutt’intorno silenzio, azzurro e gabbiani che ci gridavano dall’alto Ciao! Ciao! E noi rispondevamo con la mano Ciao Ciao. Ci mangiavamo un panino e bevevamo una birra, e dopo un po’ ripartivamo verso la costa che vedevamo stagliarsi in controluce al tramonto del sole che incendiava il cielo di tutti gli spettri del rosso, mentre quelli del blu avanzavano alle nostre spalle accompagnandoci a casa.
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sawfate · 6 years
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Ci siamo lasciati.
Finalmente.
Finalmente la pace.
Riesco a sentire i miei pensieri, riesco a sentire quello che provo.
Dolore compreso.
Sento il mare, le onde, il silenzio.
Dopo lui, c'è il silenzio.
Mi manca già, ma subito dopo di lui c'è il silenzio.
E a me piace il silenzio.
Era da tanto che non rimanevo sola con me stessa.
Sarò più triste, più spenta, malinconica, non avrò voglia di alzarmi dal letto sapendo che non rivedrò il suo viso e se lo dovessi incontrare fra la gente l'ansia mi risucchierà lo stomaco, la stessa che mi suggerirà di incrociare il suo sguardo e rivedermi nel riflesso dei suoi occhi probabilmente ancora per mesi.
Ma mi preferisco sola, abituata alla solitudine in costante necessità di ricevere attenzioni.
Quella che ero prima, prima di averlo conosciuto.
Ormai, la sua presenza non mi avrebbe salvata, mi sento un po' piu' libera ora e sinceramente sollevata.
Mi devo semplicemente abituare a quella parte di me che è andata via, insieme a lui.
- Norain-no-flowers.
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allefoglie · 4 years
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+ CRYSTAL CASTLES +
I Crystal Castels sono uno dei gruppi più influenti della nostra epoca. Il gruppo è formato da due persone Alice Glass e Etah Kath, canadesi di Toronto. Anzi, in realtà ora il gruppo è formato da Ethan Kath (Claudio Palmieri all’anagrafe) e dalla cantante Edith Frances. Aspetta, proviamo a fare un pò di chiarezza.
Nel freddo inverno del 2003 Ethan, ex batterista di una band anarcopunk chiamata Jakarta e poi frontman della band garage metal Kïll Cheerleadër. Ha ventiquattro anni e sembra aver trovato la strada del successo col suo ultimo gruppo, un duo folk con un suo amico, il quale però muore, lasciandolo solo. Ethan diventa un personaggio oscuro, schivo, a cui piace andare a far serata nei postacci, nei locali punk e nei centri sociali occupati di Toronto; ha ventiquattro anni e le sottoculture lo intrigano, in qualche modo ne fa parte.
In aprile del 2005, Ethan finisce in un centro sociale occupato e nota un gruppo di sole donne, assurdo, chiamato Fetus Fatale. La cantante, una 15 enne bellissima e fuori di testa lo ipnotizza. Si muove come una pazza scatenata, ha un viso angelico, la sua bellezza è irrequieta. Ethan probabilmente è una persona orribile, ma è anche un tizio sveglio, molto sveglio; connette i puntini nel suo cervello e finito il concerto va a parlare con questa ragazza, si chiama Alice Glass.
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Alice è scappata di casa e vive nel centro sociale squottato dove è appena avvenuto il concerto. Ethan chiede alla ragazza se ha voglia di ascoltare il cd con le sue cinque tracce e perchè no, provare a cantarci sopra. Alice canta e  riconsegna il cd a Ethan, il quale scompare per un pò.
Ethan, non sapremo mai se senza pensarci su troppo o pensandoci in modo maniacale, prende uno dei pezzi e lo pubblica sul suo Myspace; dopo qualche giorno nella casella di posta elettronica ci sono delle case discografiche pronte a pubblicare i pezzi del duo.
 Ci sarà anche una sesta canzone, chiamata Alice Practice, una traccia caotica e scomposta, disordinata, con la sua voce in loop, qualcosa di assurdo e innovativo. Alice stessa non sa nulla di questa traccia, viene registrata a sua insaputa mentre provava il suo microfono in sala di registrazione
Alice Pratictice sarà il primo singolo ufficiale, pubblicato da Merok Records. 
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I Crystal Castles sono ufficialmente nati. Vengono pubblicati due singoli di lancio nel 2007, Crimewave e Air War. Si tratta di due pezzi molto più lineari del precedente e che, pur rappresentando ancora una novità nel mondo della musica, sono decisamente più orecchiabili. Tutto il loro album di debutto (dal nome ononimo Crystal Castles) lo sarà, seppur alternando pezzi con sonorità più punk ad alcune più elettroniche.
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L’atmosfera dei Crystal Castles di allora è a lati giocosa a lati oscura. Il gruppo è ancora acerbo, ma il loro potenziale è esagerato. Il duo anche dal vivo è pazzesco, per via di Alice. Lei beve, fuma, salta, si droga, fa casino, si lancia sulle persone, sgomita, canta e impazzisce; lui è praticamente immobile e con il cappuccio dietro la sua tastiera, in un angolo. Lo stesso sarà nelle interviste, Ethan risponderà sempre a monosillabi, mentre sarà l’esagerazione di Alice a prevadere sul resto.
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Nemmeno a dirlo Alice Glass diventerà un’icona di bellezza e di stile per molte persone delle sottoculture, nonchè verrà imitata e emulata (in modo più o meno riuscito) dai mondi del fashion, della moda e del pop (come sempre avviene, chi ha i soldi ed è rincoglionito acquista un giubbotto con 2 borchie per 1000 euro e pensa di essere proprio punk). Quello che non va dimenticato però è che, a prescindere da Alice come ragazza, i Crystal Castel sono stati i precursoni di molti sottogeneri musicali della musica elettronica, delineati da atmosfere cupe, testi oscui e canoniche di suono, oltre a sonorità punk e influenze dal mondo delle sottoculture più che dalla pop music: pensiamo al witch house, allo shoegaze, all’elettropunk e al deep electro, 8-bit terror, minkwave, chipcore, punk-death-glitch ad esempio. Senza di loro, molte band forse non sarebbero mai esistite.
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Il secondo lavoro del gruppo, sempre omonimo, contiene delle vere e proprie perle. I testi iniziarono a essere un pò più cupi, e, anche se sempre un pò criptici, iniziarono a prendere linee marcate. In questo album tra l’altro la canzone Not in Love sarà cantata da Robert Smith dei The Cure. I Crystal Castles riuscivano a parlare di tematiche molto pesanti mantenendo la parvenza di gruppo orecchiabile, da grande festival per le masse. Chissà quanta gente ha ascoltato le loro canzoni senza capire che cazzo volevano dire, o quantomeno senza aver mai provato a leggere i testi. Servirebbero pagine e pagine solo per raccontare bene tutto ciò che si prova ascoltando l’intero album, ma non ho assolutamente voglia di farlo ora. Una canzone però è arrivato il momento di leggerla (e sentirla). è una delle mie preferite e vi consiglio di ascoltarla a volume alto.
Will you ever preserve will you ever exhume Will you watch petals she'd from flowers in bloom Nothing can live up to promise Nothing can stop it's…
Crystal Castels - Transgender
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La stessa Alice iniziò a risultare sempre più cupa, sempre più oscura. Era cresciuta in fretta, come artista e come donna. Da un’intervista fatta da Niall O'Keeffe nel 2008, capo di una rivista inglese di musica si parla di Alice come di una ragazza timida e sottomessa a Ethan, che parla di rado se non è lui a parlare per lei, che esegue i comandi di Ethan. Insomma, Alice non è anche nella vita del backstage la stessa ragazza che salta, fa casino, urla e si esalta lanciandosi sulla gente che è sul palco.
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La loro musica è calda e intima, seppure cupa e triste, nonostante rimanga ballabile e dance ad un ascolto superficiale. La semplificazione di suoni e la ripetitività fanno da sfondo alla voce di Alice. Lo stile dark fa parte di Alice, emulata da molte ragazze che ne colgono il fascino, e il tutto sembra autentico. Siamo abituati a pensare che anche chi si atteggia in un certo modo lo fa per fare il personaggio o la rockstar. Siamo così abituati a crearci dei personaggi e a recitarli che pensiamo che questa sia la normalità.
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A marzo 2012 il gruppo lancia il primo singolo del terzo album, anche questo omonimo (Crystal Castles III). Si intitola “pleague” ovvero “peste”. 
Il loro terzo album è assolutamente cupo, reale, e distopico. Non vengono utilizzati computer, tutto è registrato direttamente su nastro. Parla di orrori, di problemi reali che affliggono il mondo, della oppressione religiosa e della violenza sulle donne. L’oppressione è il tema principale del lavoro, nelle stessa parole della cantante, allora ventiquattrenne.
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Alcuni pezzi sono da pelle d’oca. L’intero lavoro è allucinante. A prescindere dal genere che ognuno di noi ascolta, alcune delle loro canzoni andrebbero ascoltate. Tipo, checazzoneso, Sad Eyes
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Immagino che nessuno sia arrivato a leggere fino qui. Lo so, è venuto troppo lungo, ma così è andata. Fatto sta che la svolta più assurda di tutto avviene proprio ora. Nel 2014 Alice decide di lasciare la band. Silenzio per 3 anni.
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Nel 2017 Alice dichiara al mondo una notizia shock. Accusa Ethan di averla violentata e di aver avuto sesso non consensuale con lei.
Come qualcuno di voi saprà, mi sono aperta riguardo le mie esperienze con l’abuso in passato. Sono stata molto cauta sulle informazioni che ho dato e non ho reso pubblico nessun nome perché avevo paura. sono stata minacciata e molestata e come risultato, per paura, sono stata zitta. Il movimento che è stato creato recentemente da molte donne coraggiose che si sono aperte riguardo le loro storiemi hanno ispirata ad essere finalmente più diretta, costi quel che costi. Questo per la mia ripresa, per le altre donne che sono state, sono, o potranno essere in una situazione simile con l’uomo che ha abusato di me per anni, e per quelle che si trovano in relazioni violente e stanno provando ad alzarsi in piedi e parlare. Ho conosciuto “Ethan Kath” (Claudio Palmieri) quando ero al liceo. La prima volta che si è approfittato di me avevo circa 15 anni. Lui ne aveva 10 di più. Sono salita nel retro della sua macchina molto ubriaca (per i drink che mi aveva dato lui quella sera). Non abbiamo parlato per mesi dopo quella notte. Ha fatto di tutto per ritrovarmi, mi ha stalkerato e cercato davanti alla scuola. Mi seguiva e andava nei posti che frequentavo e alla fine siamo tornati in contatto. Ero molto giovane e ingenua e in una posizione compromessa. Lo percepivo come una rockstar locale perché avevo visto la sua band, i Kill Cheerleader, in tv. A molte mie amiche della scena punk era successa la stessa cosa con uomini molto più grandi, era una situazione che era diventata normale. Claudio mi ha manipolata. Ha capito le mie insicurezze e le ha sfruttate: ha usato le cose che sapeva su di me contro di me. Per molti mesi, mi ha dato droghe e alcol e ha fatto sesso con me in una stanza abbandonata in un appartamento di cui si occupava. Non ero sempre consenziente e lui rimaneva sobrio ogni volta che eravamo insieme. Quando avevo 16 o 17 anni mi ha dato un cd con delle canzoni e mi ha chiesto di scrivere e cantarci sopra. Ho portato a casa le canzoni e ho scritto testi e melodie e abbiamo registrato le tracce che mi piacevano. Ma perfino con la musica, ha creato un ambiente tossico a cui sentivo di dover acconsentire. mentre registravamo il nostro primo EP, il tecnico del suono mi ha molestata sessualmente quando eravamo in studio. Claudio ha riso di me e mi ha spinto a starci. Chiamava il nostro primo singolo “L’esercizio di Alice” e diceva che il mio cantato era una prova-microfono. Ha costruito quella storia e detto alla stampa che era una registrazione “accidentale”, sminuendo intenzionalmente il mio ruolo nella creazione. Era un altro modo per buttarmi giù e prendermi di mira per le mie insicurezze. Subito dopo, siamo stati invitati a fare un tour in Inghilterra. Ero sopraffatta da quanto stesse succedendo tutto velocemente, e Claudio mi ha convinta a mollare la scuola quando mi mancavano solo due crediti per il diploma. Quando abbiamo cominciato a guadagnarci dell’attenzione, ha cominciato a mirare offensivamente e sistematicamente alle mie insicurezze e a controllare i miei comportamenti: le mie abitudini alimentari, con chi potevo parlare, dove potevo andare, cosa potevo dire in pubblico, cosa potevo indossare. Non potevo fare interviste o foto se c’era lui a controllare. La nostra fama cresceva ma lui sentiva di non avere il riconoscimento che si meritava. È diventato fisicamente violento. Mi ha tenuto su una scala minacciando di buttarmi giù. Mi ha preso in spalla e lanciato sul cemento. Ha fatto foto dei miei lividi e li ha postati online. Ho provato ad andarmene, e lui ha giurato che non sarebbe successo più, che non mi avrebbe più fatto del male fisico. In compenso si sono inasprite le violenze psicologiche ed emotive. Controllava tutto quello che facevo. Non potevo avere il mio telefono o la mia carta di credito, decideva che erano i miei amici, leggeva le mie email, metteva restrizioni ai miei account social, controllava quello che mangiavo. Mi rimproverava e gridava, mi diceva che ero una barzelletta, che tutti quelli che venivano ai nostri concerti erano interessati solo a quello che suonava lui e che stavo rovinando la band. Ha spaccato lo sportello della doccia per spaventarmi, mi chiudeva nelle stanze. Mi diceva che il mio femminismo faceva di me un bersaglio per gli stupratori e che solo lui poteva proteggermi. Mi costringeva a fare sesso con lui altrimenti, diceva, non mi avrebbe più permesso di far parte della band. Ero infelice e i miei testi parlavano indirettamente del dolore e dell’oppressione che stavo sopportando. Ma come succede talvolta nelle relazioni violente, la sua crudeltà era spesso seguita dalla gentilezza. Era molto bravo a tenere nel privato il trattamento terribile che mi riservava. Era affascinante qualche volta, era iperprotettivo e soprattutto io amavo la band. Ma lui spesso mi diceva quanto fossi sostituibile. Mi ha detto perfino che stava attivamente cercando qualcuno per prendere il mio posto. Mi manteneva nell’insicurezza e in bilico, e poi mi diceva che lui era l’unica persona al mondo a credere in me. Mi diceva che eravamo noi contro tutti, perché tutti gli altri erano pensavano che io fossi una sfigata, una barzelletta, un pagliaccio che ballava senza talento. Io gli credevo. Sono stata sull’orlo del suicidio per anni. Lasciare i Crystal Castles è stata la decisione più difficile che io abbia mai preso – la band era tutto per me. La mia musica, le mie performance e i miei fan erano tutto quello che avevo al mondo. Ho mollato e ricominciato daccapo non perché lo volessi ma perché dovevo farlo. Per quanto fosse difficile, sapevo che andarmene era la decisione migliore che avessi mai preso. Mi ci sono voluti anni per riprendermi da quasi un decennio di abusi, manipolazione e controllo psicologico. Mi sto ancora riprendendo.
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Fine della storia? No. Il gruppo Crystal Castles è ancora attivo. Ethan ha rimpiazzato Alice con Edith Frances, la nuova cantante. Hanno tirato fuori delle canzoni molto fighe, ma, a tutti gli effetti, la nuova cantante è il fantoccio di Alice, sia da un punto sonoro che estetico. Il lavoro però, ripeto, spacca. Probabilmente Ethan è un cazzo di mostro orribile, ma che sia un genio della musica è assolutamente un dato certo.
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Riguardo Alice ha iniziato una carriera da solista. Se mi chiedete come è il suo lavoro da solista, a me, personalmente, fa schifo. Altro da dire? Ci sarebbero un mucchio di cose, ma è notte fonda. Io mi ascolto la loro canzone preferita e me ne vado a dormire.
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anastasiananas · 10 years
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Di quando Joseph sparò una cazzata
Chi non hai mai pianto nel cuore della notte, al buio, nella sua stanza? Alzate la mano, su.
Io sì, c'era la mia migliore amica accanto. "Abbracciami" e ho singhiozzato più forte. "Andiamo di là che ne parliamo, ti va? Però facciamo piano". Mel, vedi, io credo di non amarlo. L'amore non è questo certe cose si sentono anche se non so cos'è l'amore non è questo lo so lo so non è lui non mi batte il cuore forte la mia salivazione è regolare il mio stomaco sta che è una meraviglia. Il telefono squilla e ci ritroviamo fuori, nel cuore della notte, ad aspettare una jeep verde scuro. Scende Joseph, è buio, ma oh la sua camminata non si confonde. Il suo 'ehi' che toglie ogni dubbio, si siede su quella cornice scavata di qualche centimetro, dovrebbe diventare una finestra quando finiranno i lavori. Chissà quando.
"Che facevate?". E' buio, le lacrime sanno scappare. "Allora vi racconto una cosa. Una volta sono andato a seguire una lezione che non c'entrava niente con i miei esami del semestre. Però mi piaceva e sono rimasto in aula". E allora?, faccio io. "Niente, era questa la faccenda".
Joseph rise perchè ridevamo noi. Rise come ridono gli animaletti teneri, che li guardi e, a meno che tu non sia un mostro, non puoi far altro che sorridergli. Rise di un sorriso che era il mio, il suo, che era il nostro. E sono convinta che ridesse perchè già stava ridendo, rise perchè gioiva della propria felicità.
Rise anche quando morsi la prima mozzarellina, nel cuore della notte. Avevo fame, nel frigo c'erano solo quelle. Rise perchè, disse, gli facevo tenerezza, un po' come me ne faceva lui poco prima. Rise perchè, disse, ero carina con quella mozzarellina incastonata fra i miei denti perfetti e con quel pigiama estivo giallo; ero buffa, sembravo felice. Non lo ero.
Di quanto e per quanto mi ricorderò il suono della sua risata, beh, è un'altra storia.
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