VULCANI E FIORI DI CILIEGIO
Alcune fioriture sono possibili quando sembra tardi.
Se ci sono persone che a 12 anni impattano a schiena dritta il sentiero della realizzazione personale, molte altre muovono passi incerti, avanti, poi indietro, vanno a zig zag negli spazi infiniti della vita disegnando percorsi apparentemente assurdi e insensati.
È solo alla fine che si capisce il senso di questo vagare, come in alcuni film in cui il colpo di scena finale ti fa vedere tutta la storia con altri occhi, ribalta completamente la situazione e allora c’è bisogno di rivedere il film dall’inizio.
E quando lo rivedi, tutto ha un altro senso, colore, e ogni gesto è iscritto dentro un cerchio di significati invisibili.
Le esistenze a zig zag sono di chi si perde, si smarrisce, cade, si ritrova, e quando si ritrova si accorge che non si era mai perso.
Sono quelle dei figli feriti che non osano tendere la mano per afferrare il loro piacere proibito.
Vorrei, potrei, ma non oso.
Non oso esser quel che sono, non oso essere molto più di quel ci si aspetti da me, non oso mostrare un volto nuovo che gli altri stenteranno a riconoscere, dire parole che non capiscono, esprimere una grazia ch’essi non conoscono, non oso divenire e prender la forma che già ho, ch’è solo nascosta da strati e strati di menzogne, stron@te, paure di tradire questo o quello, terrore di perdere la compagnia di un branco che protegge chiedendo come compenso il sangue dell’anima.
Anni di invincibile voglia di essere, tirati col freno a mano.
Ciò che d’invisibile incatena, è peggio di una gabbia di ferro, perché non se ne conosce la grandezza, ci si rimpicciolisce a camminare avanti e indietro in due metri quadri, dicendo ma è davvero tutto qui?
La mia vita davvero è tutta qui?
Allora perché sento questo universo agitarsi dentro?
Perché i miei respiri rimangono confinati in fondo al petto, e a fine giornata ho un avanzo di vita che non so dove buttare?
E i miei passi, sono così tanti e ampi e forti che potrei arrivare a piedi in Cina, e invece ho le gambe di legno fissate con le viti al pavimento della cucina.
E le fantasie, gli animali strani e i personaggi che chiacchierano nella mia testa e fanno una gran caciara, mi tocca mettergli il muto, fingere di non vederli nè sentirli.
Ma che storia è?
È la storia dell’eccesso di vita.
Perché gli zig zagatori hanno un eccesso di vita che li sbatte qua e là come un torrente di montagna fa con le foglie che hanno perso il loro posto sul ramo, cadute senza saper ritrovare un poso dove stare.
Com’è difficile arginare le piene di questi fiumi straripanti, di questi vulcani ch’eruttano idee, progetti, tavolozze di possibilità, ma si tappano la bocca con forza, per paura di disintegrare ogni cosa.
Figli stremati da sguardi depressi, da gente spiaccicata sulle poltrene davanti a giganteschi televisori, che non gliel’hanno fatta a sortire.
Fioriture tardive che vengono annaffiate da urano e saturno, malefici per altri, maestri per loro, li prendono per mano, o a calci, e li rimettono a schiena dritta esattamente dove devono andare, e la loro duttile natura e la loro sostanza già “lavorata” dalle botte prese qua e là li rende attori perfetti per qualsiasi copione.
Sono il testimone e l’attore di queste esplosioni, che arrivano come orgasmi improvvisi, come nevicate ad Aprile, non se l’aspettavano che ce l’avremmo fatta, e invece, e invece abbiamo OSATO.
Abbiamo osato essere e sconvolgere tutti .
ClaudiaCrispolti
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Capitolo 1: Il Risveglio Solitario
Salvatore si svegliò bruscamente nel suo letto a Napoli. Sgranò gli occhi, confuso e spaesato, cercando di orientarsi nella sua stanza. Di solito, questa era l'ora in cui il profumo del caffè e delle brioche appena sfornate si diffondeva per la casa. Ma quel mattino, un silenzio assordante avvolgeva tutto.
"Roberto? Giulia?" chiamò Salvatore, sperando in una risposta. Ma l'unico suono che echeggiava nell'aria era la sua voce solitaria.
"Oddio, dove sono tutti?" si chiese, balzando giù dal letto. Si affacciò alla finestra e fu colto da un'immagine incredibile: le strade di Napoli erano deserte, senza alcun segno di vita umana.
"Questo non è possibile. Dov'è finito il mondo?" balbettò, spaesato. La paura lo assalì e non riuscì a trattenere un urlo di rabbia e disperazione.
In preda al panico, Salvatore fece di corsa la sua routine mattutina, sperando che la sicurezza di una routine familiare potesse calmare i suoi nervi. Ma ogni passo, ogni stanza e ogni angolo di Napoli era immerso in un completo silenzio.
Decise di dirigersi verso il centro della città, nella speranza di trovare qualche risposta o almeno una traccia di vita. Man mano che camminava, il senso di solitudine e paura cresceva dentro di lui. Le strade che di solito erano piene di vita, con persone che si affrettavano di qua e di là, erano deserte come un set cinematografico abbandonato.
Arrivato in Piazza del Plebiscito, Salvatore si sedette sulla scalinata con uno sguardo perso all'orizzonte. Guardò il sole, che sorgeva e splendeva sulla città, e si chiese quanto tempo sarebbe passato senza che qualcun altro si svegliasse in quel mondo vuoto.
"Devo essere il protagonista di uno scherzo cosmico", pensò, cercando di trovare un po' di umorismo in questa situazione surreale. "Forse qualcuno mi sta guardando da qualche parte, ridendo delle mie reazioni."
Aveva bisogno di cercare risposte e decise che la fonte più affidabile avrebbe potuto essere la televisione. Si precipitò verso un negozio di elettronica vicino e si fermò davanti alle vetrine, scrutando i televisori accesi.
"Buongiorno, signore! Come posso aiutarla?" chiese un venditore con un sorriso smagliante.
Guardò perplesso il venditore, incapace di credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. "Ma... dove sono tutti? Cosa è successo?"
Il venditore lo osservò per un istante, poi scosse la testa. "Mi scusi, signore, ma sono qui da solo da quando ho aperto il negozio stamattina. Tutta la città sembra deserta. Non so cosa sia successo."
Salvatore sentì un senso di sollievo nell'apprendere che non era l'unico ad essere stato lasciato solo. Tuttavia, la confusione e il mistero circondante la scomparsa di tutti continuarono ad affliggerlo.
"Devo trovare una soluzione a questa assurdità", si disse, deciso ad affrontare questa nuova realtà. "Chissà, forse ci sono altre persone come me, sperdute tra queste strade silenziose."
Si mise in cammino, procedendo con passo deciso e il cuore colmo di speranza. In un mondo apparentemente vuoto, Salvatore si rifiutò di arrendersi e cercò un barlume di luce in quella notte senza fine.
Capitolo 2: Il Barlume di Luce
Mentre Salvatore si dirigeva verso Piazza Dante, in cerca di segni di vita, avvistò un uomo seduto su una panchina con uno sguardo perso nel vuoto. Si avvicinò timidamente e disse: "Scusa, signore, ma tu sei l'unico essere umano che ho incontrato finora. Sai cosa sta succedendo?"
L'uomo si voltò verso di lui, gli occhi stanchi e tristi. "Anch'io mi sto facendo la stessa domanda da quando mi sono svegliato. Tutta Napoli sembra svanita nel nulla. Non so cosa pensare."
Salvatore annuì con comprensione. "Mi chiamo Salvatore, e tu?"
"Lorenzo", rispose l'uomo, tendendo la mano per una stretta. "Dobbiamo cercare delle risposte, dobbiamo trovare una soluzione a tutto ciò."
"Esatto, non possiamo restare bloccati qui senza fare niente", concordò Salvatore. "Dove possiamo andare? Hai qualche idea?"
Lorenzo annuì. "Secondo me, il posto migliore per cercare risposte è la stazione centrale. Potremmo trovare informazioni, magari c'è qualcuno lì che può darci una spiegazione."
I due si incamminarono verso la stazione, passando per le strade deserte in un silenzio assordante. Presto, arrivarono alla stazione di Napoli Centrale. Entrarono e trovarono un poliziotto che si aggirava per la hall deserta.
"Buongiorno, signore", disse Salvatore, guardando il poliziotto con speranza. "Siamo gli unici due rimasti sulla terra? C'è un modo per sapere cosa è successo?"
Il poliziotto sembrava confuso e spaventato. "Anche voi siete rimasti soli? Ho cercato risposte ovunque, ma non c'è traccia di vita da nessuna parte. Non so cosa stia succedendo."
Salvatore e Lorenzo si guardarono l'un l'altro, cercando disperatamente di comprendere la situazione. "C'è qualcosa che possiamo fare? Qualche modo per invertire tutto questo?" chiese Lorenzo, la paura nella sua voce.
Il poliziotto si grattò la testa, pensoso. "Non lo so, ragazzi. Sembra proprio che siamo gli ultimi rimasti in vita. Dobbiamo cercare di adattarci a questa nuova realtà e trovare un modo per sopravvivere."
Mentre i tre si confrontavano e cercavano di elaborare la situazione, il suono di un campanello risuonò nella hall. Sbalorditi, si voltarono verso la biglietteria e notarono una donna che li guardava attentamente.
"Scusate, posso unirmi a voi?" chiese la donna, con un'espressione di speranza nel volto.
Salvatore si avvicinò, speranzoso. "Ma certo, e tu chi sei? Come mai sei l'unica rimasta come noi?"
La donna sorrise tristemente. "Mi chiamo Francesca. Non ho idea di cosa stia succedendo, ma ho camminato per tutta la città cercando qualcuno, qualsiasi segno di vita, finché non vi ho trovato."
Lorenzo si unì a loro. "Siamo tutti nella stessa situazione, incastrati in un mondo vuoto. Dobbiamo restare uniti e trovare un modo per sopravvivere."
Il poliziotto annuì, gravemente. "Hai ragione. Non possiamo arrenderci. Dobbiamo cercare risorse, cibo, acqua. Organizzarci e rimanere forti."
La piccola squadra si mise in cammino, decisa a lottare contro l'incertezza e la paura. Mentre attraversavano le strade deserte e cercavano di trovare un senso in questo mondo svuotato di vita, sapevano che la loro unica speranza era unirsi e trovare un barlume di luce nell'oscurità in cui erano sprofondati.
Capitolo 3: Alla Ricerca di Risorse
Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto continuarono il loro pellegrinaggio attraverso Napoli, cercando disperatamente ogni risorsa disponibile per la sopravvivenza. Appena si misero in cammino, passando per le strade desolate, notarono uno sfioro di fumo provenire da una caffetteria abbandonata. Si guardavano negli occhi, con una sorpresa mista a una spruzzata di gioia nell'attesa di trovare ciò di cui avevano disperatamente bisogno: cibo e acqua.
Arrivarono alla caffetteria e, con estrema cautela, entrarono. Erano al settimo cielo nel vedere scaffali ben forniti di torte e biscotti freschi. Ma sapevano che non era solo una questione di saziare la fame, dovevano pianificare con saggezza per il futuro e per la sopravvivenza a lungo termine.
"Prima di tutto, dobbiamo cercare acqua potabile", disse Lorenzo, cercando tubi o bottiglie riutilizzabili. "Se vogliamo sopravvivere, l'acqua è fondamentale."
Salvatore si unì alla ricerca. "Ecco un rubinetto funzionante! Dobbiamo trovare un contenitore per riempirlo. Ecco, vediamo se posso prenderlo e portarlo qua."
Mentre cercavano, Francesca notò qualcosa sul retro della caffetteria. "Guardate, c'è un deposito. Potrebbero esserci bottiglie d'acqua laggiù!"
Con ansia e speranza, si avvicinarono al deposito e, per fortuna, trovarono bottiglie d'acqua sigillate. Era una vera e propria fortuna in questa nuova realtà senza vita. Si fecero avanti e iniziarono a raccogliere tutte le risorse utili che potevano trovare nella caffetteria: scatolette di cibo, barattoli di frutta e verdura in scatola.
"Dobbiamo essere vigili e non sprecare nulla", avvertì il poliziotto, mentre mettevano tutto in borse e zaini. "Non sappiamo quanto a lungo dovremo fare affidamento su queste scorte."
Una volta che avevano raccolto tutto il cibo possibile, decisero di proseguire con il piano e trovare un luogo sicuro in cui poter avere un riparo. Con tutte le risorse che avevano trovato, determinarono che una grande chiesa nel centro di Napoli sarebbe stata un'ottima scelta.
Arrivarono alla chiesa e entrarono, facendosi strada silenziosamente tra i banchi. Era un ambiente confortante e protetto. Si guardarono intorno, cercando di trovare un modo per sistemarsi e organizzare la loro nuova "casa".
"Perché non disponiamo i letti qui, ai lati della navata centrale?" suggerì Salvatore, poggiano le borse di cibo sui banchi. "Potremmo creare delle zone separate per ciascuno di noi."
Francesca si unì al piano. "Dobbiamo anche stabilire una routine di turni per sorvegliare l'ingresso e garantire la nostra sicurezza."
Il poliziotto annuì. "Sono d'accordo. Abbiamo bisogno di strutture e regole per mantenere l'ordine e la sicurezza, anche se siamo gli unici rimasti."
Iniziarono a sistemarsi, preparando letti di fortuna con lenzuola e cuscini che avevano trovato. Mentre provavano ad adattarsi a questa nuova realtà, si resero conto che solo insieme avrebbero potuto sperare di sopravvivere.
"Non dobbiamo perdere la speranza", disse Lorenzo, guardando gli altri con occhi determinati. "Possiamo trovare le risposte, possiamo scoprire cosa è successo. Ma solo se restiamo uniti, solo se combattiamo insieme."
Salvatore si avvicinò a Lorenzo e posò una mano sulla sua spalla. "Hai ragione. Siamo la nostra unica speranza, la nostra unica luce in questo mondo di oscurità. Restiamo uniti, perché insieme possiamo superare qualsiasi cosa."
Con un senso di resilienza e forza ritrovati, si prepararono per la notte, pronti ad affrontare le sfide che li attendevano. Si addormentarono nella chiesa silenziosa, sogni di speranza e determinazione riempiendo le loro menti. Un nuovo giorno sarebbe arrivato, e con esso la possibilità di trovare le risposte che cercavano disperatamente.
Capitolo 4: Il Mistero Svelato
Quando il sole spuntò all'orizzonte, Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto si svegliarono nella chiesa. Erano pieni di energia e determinazione per scoprire cosa era successo al mondo e se c'erano altre persone ancora vive.
Si radunarono intorno a un tavolo improvvisato, ricoperto di mappe della città di Napoli. Salvatore tracciò un dito lungo le strade mentre parlava: "Dobbiamo trovare un modo per comunicare con il resto del mondo, sapere se siamo gli unici superstiti. Magari c'è ancora qualcuno là fuori che può darci qualche risposta."
Lorenzo annuì. "Potremmo cercare un posto in cui possiamo raggiungere con qualche dispositivo di comunicazione. Un aeroporto o una stazione radio."
Il poliziotto si unì alla conversazione. "Esatto. Dobbiamo mettere insieme tutto ciò che sappiamo e capire come ripristinare i mezzi di comunicazione. Potrebbe esserci ancora speranza."
Francesca prese in mano una mappa e indicò un'antica stazione radio non lontano dal centro di Napoli. "E se provassimo lì? Potrebbe essere il nostro miglior punto di partenza per cercare di comunicare con qualcuno là fuori."
Si misero in cammino verso la stazione radio, sperando che potesse essere la chiave per svelare il mistero che avvolgeva la loro solitudine. Quando arrivarono alla stazione, cercarono disperatamente un modo per farla funzionare. Trovarono un generatore di emergenza e grazie alla conoscenza tecnica di Lorenzo riuscirono a accenderlo.
"Speriamo che funzioni", disse Salvatore mentre si avvicinava alla vecchia consolle radio. Fece scorrere le dita sui pulsanti, cercando di sintonizzarsi su qualche frequenza.
Improvisamente, sentirono un gracchiare provenire dalle casse. Stettero tutti in silenzio, ansiosi di sentire qualsiasi suono che potesse provenire dall'altro capo del mondo.
Dopo qualche momento, una voce debole ma chiara ruppe il silenzio. "Chi parla? Ci siete?" chiese la voce.
"Sì! Siamo qui!" rispose Salvatore, emozionato. "Siamo l'ultima speranza, siamo vivi!"
La voce dall'altro capo sembrava incredula. "Davvero? Non posso credere che ci sia ancora qualcuno là fuori. Sono in un bunker nel nord d'Italia con altre persone. Come siete sopravvissuti?"
Salvatore raccontò la loro storia, spiegando i giorni solitari e il percorso che avevano seguito per cercare risposte. Dall'altro capo, le voci erano piene di sollievo e speranza, sapendo che non erano gli ultimi umani sulla Terra.
"Dobbiamo trovare un modo per incontrarci, essere tutti insieme", disse la voce dall'altro capo della radio. "Abbiamo risorse e conoscenze che potrebbero aiutarvi. Possiamo lavorare insieme per superare questa crisi e scoprire cosa è successo."
Salvatore concordò. "Dobbiamo incontrarci, sapere che non siamo soli. Dobbiamo trovare un luogo di incontro sicuro, in cui possiamo condividere informazioni e risorse."
Dopo un'analisi strategica, decisero che un'ex base militare abbandonata in montagna sarebbe stata il luogo ideale per l'incontro. Era ben difesa e facilmente raggiungibile per entrambi i gruppi.
"Arrivateci il più presto possibile", disse Salvatore. "Abbiamo bisogno di conoscere la verità, di capire cosa è successo e come poter tornare alla normalità."
Le due squadre si diedero appuntamento alla base militare, rinascendo dalla speranza di trovarsi, e cominciarono a organizzarsi per il viaggio attraverso l'Italia deserta.
Mentre si preparavano, guardando la mappa dell'Italia davanti a loro, Salvatore e i suoi compagni finalmente iniziarono a credere che c'era una luce alla fine del tunnel. Rimasero con i loro cuori pieni di speranza, sperando che il mistero potesse essere svelato e che la solitudine che aveva avvolto il mondo potesse sbiadire.
Capitolo 5: L'Incontro che Cambia Tutto
Il giorno era giunto per l'incontro tra i due gruppi sopravvissuti alla base militare abbandonata. Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto si erano preparati accuratamente, portando con loro tutto il cibo e l'acqua che avevano potuto raccogliere nella chiesa. Erano ansiosi di incontrare le altre persone, nella speranza di ottenere risposte e trovare soluzioni per svelare il mistero della solitudine che aveva colpito il mondo.
Arrivarono alla base militare e trovarono il gruppo di sopravvissuti già lì ad aspettarli. Erano un gruppo eterogeneo di uomini, donne e bambini, ognuno con il proprio bagaglio di speranze e paure. Si guardarono negli occhi, una miscela di sorpresa, gratitudine e curiosità.
"Finalmente ci siamo incontrati", disse Salvatore, rompendo il silenzio. "Siamo tutti scossi da ciò che è successo. Non possiamo continuare a rimanere nel buio. Dobbiamo scoprire la verità."
Un uomo anziano si fece avanti, una luce di saggezza negli occhi. "Ciao, sono Antonio, uno dei sopravvissuti di questo gruppo. Abbiamo cercato risposte come voi, senza successo. Però, abbiamo raccolto informazioni che potrebbero essere cruciali."
Salvatore e gli altri si avvicinarono a lui, avidi di conoscenza. "Diteci tutto quello che sapete, per favore", chiese Francesca.
Antonio annuì e iniziò a spiegare. "Una notte, mentre il mondo dormiva, qualcosa è successo. Un evento sconosciuto ha scosso il pianeta, provocando la scomparsa improvvisa di tutte le persone tranne noi. Non sappiamo cosa sia stato, ma sembra che siamo rimasti intrappolati in una realtà parallela, separati dal resto del mondo."
Lorenzo sollevò un sopracciglio. "Ma come siamo sopravvissuti noi? È stato solo caso?"
Antonio sorrise. "Credo che siate stati scelti per qualche ragione. Siete qui per un motivo. La chiave sta nell'unirsi, nella solidarietà e nel trovare una soluzione comune. Sai, ci sono sempre state storie di mondi paralleli, linee temporali alternative. Forse questa è una di quelle situazioni."
Il poliziotto sembrava scettico. "Cosa intendi dire? Come possiamo tornare alla nostra realtà, alle nostre vite?"
Antonio rifletté per un momento. "Non lo so con certezza, ma credo che la risposta sia a portata di mano. Abbiamo bisogno di raccogliere tutte le informazioni possibili, di esplorare questo nuovo mondo e cercare collegamenti con la nostra realtà precedente. Forse, solo così, potremo trovare il modo di tornare indietro."
Salvatore prese una boccata d'aria. "Allora, cosa aspettiamo? Dobbiamo iniziare subito. Non possiamo rimanere qui a chiederci cosa è successo. Dobbiamo agire, esplorare e cercare indizi."
Il gruppo si mosse all'unisono, con una determinazione rinnovata. Era una squadra eterogenea, unita dalla speranza, guidata dalla curiosità e dalla volontà di scoprire la verità. Iniziarono ad esplorare la base militare, alla ricerca di documenti, dispositivi tecnologici o qualsiasi indizio che potesse portarli a delle risposte.
Mentre scavavano nel passato abbandonato della base militare, Salvatore disse: "Non sappiamo cosa ci aspetta, ma insieme possiamo superare ogni ostacolo. La nostra unione e determinazione possono rompere qualsiasi barriera. Siamo qui per un motivo, e non possiamo permetterci di fallire. Camminiamo verso un futuro sconosciuto, ma lo facciamo con coraggio."
Mentre il gruppo continuava la loro ricerca e indagini, l'atmosfera si riempì di speranza e di una luce di speranza. Si sentivano più forti, più uniti, pronti per affrontare qualsiasi cosa li aspettasse. Insieme, avrebbero svelato il mistero di quella solitudine apparentemente insormontabile e avrebbero trovato un modo per tornare alla loro realtà, riportando la vita dove sembrava essere svanita.
Capitolo 6: La Verità Svelata
Il gruppo di sopravvissuti continuò la loro ricerca nella base militare abbandonata, determinati a trovare tutti gli indizi e le risposte necessarie per comprendere la loro situazione e risolverla. Dopo giorni di esplorazione meticolosa, finalmente trovarono una stanza con documenti e informazioni preziose.
"Mai avrei pensato di trovare qualcosa di così utile qui", disse Lorenzo, visibilmente emozionato. "Questi documenti potrebbero fornirci le risposte di cui abbiamo bisogno."
Salvatore si avvicinò al tavolo e prese uno dei documenti in mano. "Dobbiamo lavorare insieme per decifrare questi indizi. Ogni dettaglio potrebbe esser rilevante."
Francesca prese una cartella e iniziò a leggere. "Sembra che ci sia stato un esperimento scientifico nella base militare. Hanno cercato di creare un portale verso una dimensione parallela, un mondo alternativo. Ma qualcosa è andato terribilmente storto."
Lorenzo abbassò gli occhi sui documenti che aveva tra le mani. "Leggo di anomalie nel flusso spazio-temporale, di una potenziale collisione tra universi. È come se fossimo finiti intrappolati in una linea temporale separata."
Il poliziotto annuì, prendendo parte alla discussione. "Spiegherebbe perché gli altri non riescono a comunicare con noi dall'altra dimensione. Siamo come isole separate."
Antonio si unì al gruppo, portando con sé un altro documento. "Guardate qui, sembra che la chiave per tornare indietro sia un'antica reliquia che si credeva fosse solo una leggenda: il Cristallo dell'Equilibrio."
Il gruppo si scambiò sguardi di sorpresa e speranza. "Se possiamo trovare il Cristallo dell'Equilibrio, potremmo sbloccare il collegamento tra queste dimensioni e tornare alla nostra realtà", disse Salvatore, con fervore.
Francesca guardò fuori dalla finestra. "Secondo le informazioni qui, sembra che il Cristallo sia custodito in un tempio remoto sui monti. Potrebbe essere difficile raggiungerlo, ma dobbiamo provarci."
"È la nostra unica possibilità", concordò Lorenzo. "Dobbiamo tentare, per noi stessi, per coloro che sono scomparsi e per il futuro dell'umanità."
Con il loro obiettivo chiaro davanti a loro, il gruppo si mise in moto. Attraversarono un'Italia deserta e silenziosa, superando ogni ostacolo che incontrarono lungo il cammino. Ogni passo era una prova della loro tenacia e volontà.
Finalmente, dopo una lunga e faticosa salita, arrivarono al tempio sui monti. Era un luogo antico e solenne, circondato da un'aura misteriosa e potente. Con cautela, entrarono nella sala principale del tempio e videro il Cristallo dell'Equilibrio brillare al centro.
"Lì è!", esclamò Francesca, con gioia negli occhi. "Abbiamo trovato ciò che stavamo cercando."
Con mani tremanti, Salvatore si avvicinò al Cristallo. Mise delicatamente le mani intorno ad esso e, con una respirazione profonda, pronunciò le parole che erano state tramandate nelle leggende.
"Rincontro le dimensioni, unisco l'universo.
Attraverso gli abissi del tempo e dello spazio,
torno alla mia realtà, riportando la vita al suo posto."
Un'energia potente esplose nel tempio, avvolgendo tutto in un bagliore luminoso. Il suolo tremò leggermente e poi, improvvisamente, tutto tornò al silenzio.
Il gruppo si guardò intorno, incerto di cosa aspettarsi. Improvvisamente, gli altoparlanti del tempio si attivarono e una voce familiare risuonò nell'aria.
"Ben fatto, sopravvissuti. Avete superato la prova e dimostrato la vostra forza. Siete stati scelti per salvare le nostre dimensioni e riportare l'equilibrio."
La voce apparteneva a un anziano saggio, che si materializzò dinanzi a loro. "Vi ringrazio per aver riportato il Cristallo dell'Equilibrio al suo posto. Ora, potete tornare alla vostra realtà, alla vostra vita."
Il gruppo si abbracciò, pieno di gratitudine e felicità. Avevano compiuto la loro missione e ora potevano tornare alla loro realtà.
"Dobbiamo sempre ricordare il potere dell'unione e della speranza", disse Salvatore, mentre si preparavano a attraversare il portale. "Non importa quale sfida ci aspetti, insieme possiamo superarla e ristabilire l'equilibrio nel mondo."
Con passi decisi, il gruppo attraversò il portale, lasciando il tempio e la dimensione parallela alle loro spalle. Mentre tornavano alla loro realtà, erano consci del destino delle loro azioni e dell'importanza di vivere ogni giorno con gratitudine e determinazione.
Dalla solitudine e dal mistero iniziale, erano cresciuti uniti, avevano scoperto la verità e trovato la forza per affrontare le sfide. E così, il loro viaggio avventuroso giungeva a conclusione, lasciando il segno del loro coraggio e della loro resilienza nel cuore di tutti coloro che avrebbero ascoltato la loro storia.
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