Tumgik
#tragedia
rozkosz-v · 5 months
Text
14 listopad
Myślę, że prawdziwa bezwarunkowa miłość jest wtedy, gdy kochasz kogoś tak bardzo, że kochałbyś go nawet, kiedy on nie kochałby już Ciebie.
rozkosz-v
508 notes · View notes
uma-garota-nos-livros · 9 months
Text
As vezes, as pessoas mais fortes são as que têm o coração mais quebrados.
Os sete maridos de Evelyn Hugo
177 notes · View notes
piensoenversos · 4 months
Text
Tumblr media
76 notes · View notes
Quote
Cada experiencia me invita a resignarme, a deponer mi optimismo y aceptar que el destino es terminal, que mis cicatrices están demasiado avanzadas como para dar vuelta atrás, que solo observaré y no viviré fuera de mí.
Firthunands
634 notes · View notes
Text
Mi querido principito de la luna, tú quizá no lo recuerdes, pero de pequeño, eras un niño lleno de felicidad, tus ojitos brillaban, la sonrisa en tu rostro nunca se borraba, el amor abundaba en tu corazón y siempre estabas rodeado de amigos.
Un día me preguntaste porqué eras diferente a tus amigos, comenzaste a compararte y tu mirada llena de brillo comenzó a apagarse, la soledad se convirtió en tu compañera y el vacío en tu pecho se hacía más y más grande.
Todos los días notaba que cambiabas, habías dejado de sonreír, te mirabas al espejo y no te gustabas, 'sos hermoso hijo', te repetía una y otra vez, pero era como si tú no podías verlo. En las noches el insomnio te acompañaba, y durante el día casi no comías, buscabas alcanzar una perfección inexistente, pero lamentablemente, real para ti.
A veces, cuando tu cerebro hacía una tregua con tu cuerpo y al fin podías dormir, te observaba durmiendo y me preguntaba ¿Dónde rayos está ese niño alegre y radiante como el sol que hace tiempo atrás, nos iluminaba a todos? ¿Dónde se escondió? ¿Está perdido? ¿No sabe el camino de regreso?
Nos dejaste atrás a todos, te aislaste tanto, que creo que ni tú podías encontrarte. Me asusté ¿sabes?. Tuve que aceptar a la fuerza que mi principito de la luna ya no estaba, que su mundo hoy, era caos, construyó tantos muros que ya no se podía llegar a su corazón.
Mi niño, mi principito de la luna, estaba muriendo, y yo no podía hacer nada. Te dolía estar aquí, ya no eras feliz, yo no lo entendía, el rencor por ser distinto hizo campamento en tu mente, la oscuridad y el enojo nublaron tu camino, tu mirada estaba vacia, cansada, apagada.
Quisiera que vuelvas, recuperarte, llenarte de luz, tenía esperanzas, quería salvarte, pero tu no querías mi mano, no me dejaste ayudarte, yo agarré con todas mis fuerzas la cuerda que te sostenía para que no caigas al abismo, pero tú querías caer, estabas en un agujero negro inmenso de dolor.
'Mamá, estoy roto' me dijiste con un hilo de voz, fingías ser fuerte y creías que no me daba cuenta de todo tu dolor, pero yo veía más allá, y aunque quizás, hubiese elegido no ver, lo sabia, te estabas muriendo y yo no podía hacer nada para evitarlo.
Hijo mío, estás cansado, muy cansado y lo noto, te dejo ir, no porque quiera ni porque me sea fácil, no. Es porque recuerdo aquel día cuando me agarraste la mano y con los ojos llenos de lágrimas me dijiste que no eras feliz, que no encontrabas el camino, que estabas perdido. A medida que ibas creciendo lo noté, maldigo cada día el no haber hecho algo para evitarlo, maldigo cada día no haberte salvado, pero yo no podía salvarte, debías hacerlo tú.
Y tú, elegiste este final ¿No es así? Mi niño triste, mi niño caótico, ahora eres el verdadero rey de la luna, no te olvidaré, ojalá ahora ya no te compares, yo me quedo aquí, pero pensando siempre en ti.
@loquesemeocurraescribo y @pipinainlove
425 notes · View notes
unademente-escritora · 2 months
Text
"Cuántas personas más necesitan morir para que el mundo haga algo ante el genocidio que se está perpetrando en Gaza a manos del sangriento Estado de Israel y además patrocinado por el despiadado imperio del norte".
Alv
22 notes · View notes
libero-de-mente · 7 months
Text
4 ottobre 2023
Tumblr media
Scrivo sempre post leggeri, quasi sempre, a volte con pensieri cupi quando non sto bene, mi sono ripromesso di non entrare mai più nel bailamme dei commenti che riguardano politica, fatti di cronaca o altre questioni. Lo feci con il mio primo account, risultato? Bannato con ignominia.
Però...
Però a un certo punto qualcosa non riesci più a trattenerlo, come la goccia che un po' alla volta riempe un vaso e poi lo fa traboccare.
I social sono stati accolti come un mezzo di comunicazione tra la gente. Ci hanno sicuramente cambiato la vita e la stanno condizionando come nessuno si poteva immaginare.
Un piccolo potere tra le mani di chiunque di dire, fare e poi pubblicare qualsiasi cosa. Con device sempre più potenti e di conseguenza immagini e video più nitidi.
I social aiutano a denunciare fatti brutti o pericolosi per la gente, o mostrare posti e meraviglie del mondo.
Il difetto più evidente di questa connessione di massa resta, a mio avviso, il cervello delle persone. In particolare le opinioni che si partoriscono per ogni vicenda.
Un esempio, ieri sera poco dopo le 21:00 un autobus è precipitato da un tratto sopraelevato a Mestre. Subito il tam-tam delle notizie con persone che si sono precipitate sul posto filmando, anche dall'alto le scene strazianti di un autobus distrutto e delle urla della gente.
Non sono riuscito a guardarle, in tutta franchezza, ho sempre una sorta di riguardo e rispetto per queste cose. Non mi piace curiosare sulla sofferenza altrui. O sono lì sul posto che aiuto, oppure fare da umarell delle disgrazie altrui anche no.
Il difetto delle opinioni della gente dicevo, questa mattina dando una rapida occhiata sui social, in merito alla tragedia di Mestre leggo che
- Onore ai Vigili del Fuoco ITALIANI che hanno salvato vite umane
- Ringraziare i grande cuore degli EXTRACOMUNITARI intervenuti a soccorrere e salvare vite
- Le strutture, i guardrail, erano arrugginiti e vecchi. Indovinate chi amministra?
- Però i soldi per il ponte sullo stretto ci sono vero?
- Ah ah ah, poi dicono che da noi al Sud le strade fanno pena
- Malore per l'autista, era v4ccinat0?
- C'erano degli ucraini a bordo, c'è lo zampino di Putin
- Malore... dico solo questo non c'è correlazione. Pagliacci!
- Guardate i mio video fatto dopo pochi minuti, sentite la gente urlare? Mettete "Mi piace" e condividete!!!
- Dov'è il Governo?
- Bisogna tornare alla Lira, così si che abbiamo potere economico per sistemare le infrastrutture
Evito di andare oltre, ho già il mal di stomaco.
Capite che si strumentalizza tutto ai fini politici, ideologici? Di eterna guerra contro i nemici che esistono dall'altra parte delle barricate. quelle non fisiche a ideologiche e di opinioni che l'uomo in massa si è creato.
Per le vittime? Nessun pensiero?
Certo che ci sono, la stragrande maggioranza sono di politici e capi di stato italiani o europei, persino Ursula von der Leyen.
Poi ci sono utenti che postano il segno di lutto, o di una candela accesa ne buio, con scritto "Una preghiera per le vittime di Mestre". E fino a qui nulla di male, se non per il fatto che poi spesso aggiungono "scrivi Amen e fai girare".
Perché oggi uno degli sport preferiti è fare girare:
- Girare la testa dall'altra parte per non vedere
- Far girare le palle alla gente
- Far girare i propri post per aumentare a visibilità perché in molti di noi, nel profondo dell'anima, esiste un piccolo influencer che vuole farcela.
Ora mi fermo, non vi preoccupate tornerò quanto prima a scrivere scemenze come sempre e con leggerezza. Che la vita è pesante di per sé, almeno sui social sentiamoci leggeri.
Tumblr media
51 notes · View notes
niedoceniony · 9 months
Text
Nic się już kurwa nie zmieni...
Nigdy....
Czuje że jestem jak statek, i nie potężny okręt
Tylko jak Titanic który rozpierdoli się przy pierwszej lepszej okazji
o napotkaną.....
Górę Lodową..
Zniknie zapomną a życie będzie toczyć się dalej...
Uginam się od noży wbitych na plecach...
51 notes · View notes
poprostudave · 2 years
Text
Jeśli jednak ktoś napisałby powieść na podstawie moich doświadczeń, z pewnością byłaby to tragedia.
Ken Kaneki
Sui Ishida "Tokyo Ghoul", tom 1.
213 notes · View notes
aleksiskivi · 2 months
Text
kun arkistoidun kakskymmentä vuotta vanhan yle teeman edelfelt-sivuston äänilinkit ei toimi niin etten pääse kuuntelemaan tarinaa vuonna 1905 pidetyistä rapujuhlista
Tumblr media
16 notes · View notes
rozkosz-v · 4 months
Text
9 grudzień
Nikt nie przeprosił mnie za to, jak mnie traktował, ale wszyscy obwiniali mnie za to, jak reagowałam.
rozkosz-v
371 notes · View notes
uma-garota-nos-livros · 9 months
Text
Eu te amo, mas estou cansado de ser uma pessoa que está na sua vida, mas não está no seu coração.
Daqui a cinco anos
105 notes · View notes
Text
Expresar una tragedia interior en una forma artística, y así purgarse de ella, sólo está al alcance del artista que, ya mientras vivía la tragedia, iba extendiendo las sondas sensibles e hilando sus delicadas hebras de construcción. Ya entonces estaba el artista incubando sus ideas creativas.
El dios salvaje, Al Álvarez.
23 notes · View notes
schizografia · 1 month
Text
Etica, politica e commedia
Occorre riflettere sulla singolare circostanza che le due massime che hanno cercato di definire con maggiore acutezza lo statuto etico e politico dell’umano nella modernità provengono dalla commedia. Homo homini lupus – cardine della politica occidentale – è in Plauto (Asinaria, v.495, dove mette scherzosamente in guardia contro chi non conosce chi sia l’altro uomo ) e homo sum, humani nihil a me alienum puto, forse la più felice formulazione del fondamento di ogni etica, si legge in Terenzio (Heautontim., v.77). Non meno sorprendente è che la definizione del principio del diritto «dare a ciascuno il suo» (suum cuique tribuere) sia stata dagli antichi percepita come la definizione più propria di ciò che è in questione nella commedia: una glossa a Terenzio lo enuncia senza riserve: comico è per eccellenza assignare unicuique personae quod proprium est. Se si assegna a ciascun uomo il carattere che lo definisce, egli diventa ridicolo. O, più in generale, ogni tentativo di definire ciò che è umano sfocia necessariamente in una commedia. È quanto mostra la caricatura, in cui il gesto di cogliere a ogni costo l’umanità di ciascun individuo si trasforma secondo ogni evidenza in una beffa, fa propriamente ridere.
Platone doveva avere in mente qualcosa del genere, quando modellava sui mimi di Sofrone e di Epicarmo, decisamente comici, i personaggi dei suoi dialoghi. «Conosci te stesso» è il principio antitetico a ogni protervia tragica e non può che dar luogo a un gioco e a uno scherzo, anche se questi possono essere e sono perfettamente seri. L’umano, infatti, non è una sostanza di cui si possano tracciare una volta per tutte i confini – è, piuttosto, un processo sempre in corso, in cui l’uomo non cessa di essere inumano e animale e, insieme, di diventare umano e parlante. Per questo, mentre la tragedia porta a espressione ciò che non è umano e, nel punto in cui l’eroe prende bruscamente e amaramente coscienza della sua inumanità, sfocia nel mutismo, la persona, cioè la maschera comica, affida al sorriso la sola possibile enunciazione di ciò che non è più e tuttavia è ancora umano. E contro l’incessante, odioso tentativo dell’Occidente di assegnare alla tragedia la definizione dell’etica e della politica, occorre ogni volta ricordare che l’abitazione dell’uomo sulla terra è una commedia – non divina forse, ma che tradisce comunque nel riso la sua segreta, sommessa solidarietà con l’idea della felicità.
11 marzo 2024
Giorgio Agamben
10 notes · View notes
humanismo-nostalgico · 7 months
Text
Tumblr media
Pasión y odio en la peña
Era alguien que solía frecuentar con devoción atea cada espectáculo de la peña Ferrando, más aún si era el Día de la Canción Criolla: Hernán Pizarro. Él, robusto y de mediana estatura, era de aquellos que no se preocupaban por el mañana, pero tampoco se culpaban del ayer. Era el común ayudante de una oficina sin renombre ubicada en la Avenida Colonial. Era de aquellos hombres cuerdos, que no vivían a destiempo; hombres máquinas, que palpitaban al son de las industrias; hombres tropa, que obedecían a su General presente; hombres anónimos, hijos de su tiempo; todos ellos en el callejón de un solo caño, hombres del pueblo que saboreaban la Guerra Fría con vals de fondo, lacónicos y sedientos en la fugaz primavera de un octubre barranquino.   Aquel treinta y uno del mes morado, pasión perfumada de rojo y odio rancio, nubló su locuaz calma. Como si hubiera sido ayer, inesperadamente, Hernán se sumergió en un torbellino de ideas inconexas unas de otras, como ráfagas aventadas desde el firmamento. Perplejo y pálido, el rostro comenzó a pesarle toneladas y toneladas de infernal indignación a causa del encuentro. El cinismo de Rita le era, hasta ese entonces, aún desconocido. Ella, tranquilamente, sin fiebre ni gripe le reiteró: “¡Si no quieres problemas, pavo, aléjate! Tómate un viejo vuelo de las cuatro y márchate de mi sábado criollo”. Hernán seguía insistiendo con su presencia enredándose a sí mismo con sus propias palabras increpantes, sin mantener el guion de la cordura que acostumbraba tomar cada lunes por la madrugada. Para el pasmado Hernán, Rita no era Andrea, quien decía ser, pero tampoco era la Rita que conocía. Estaba viendo una extraña que no estaba con él, sino con otro a su lado. Ella se vistió de cosa, se camufló de mentira y no había nada peor para él que observar la mentira deambular por el lugar que más quería y a la persona que más amaba en su monótona vida. Rita conocía el estrecho mundo de Hernán. El joven amante de Rita, confiado en su amarillenta moral y hospitalidad áspera de cantina de neón, se acercó y lo miró fijamente a Hernán en tono amenazante, como un león ciego queriendo batallar para que no le arrebaten su presa. Hernán soltó unos improperios dirigidos hacia ambos forzando una explicación al respecto, pero sin éxito. Parecía un ebrio que nunca superó el desamor. La infame traición le recordaba a una amarga canción. El amante de Rita, atravesado por la mordaz verdad, le propinó unos golpes a puño limpio. Hernán, a punto de perder la cordura, olvidó quién era, olvidó su relación destrozada, olvidó cómo reaccionar y olvidó las llaves de su casa. Se retiró de inmediato de la peña, mientras su orquesta favorita afilaba los tambores y acariciaba las guitarras con el amor de las manos. Ya solo, metido en su auto, sin juez invisible que lo interrogara, su mirada opacó la luz de las farolas, una idea envenenada lo inspiró. De pronto, sacó un arma, era un fino revólver de la década de los años treinta, de ese que Al Capone empuñaría para el atraco del siglo, y acarició sus balas como si fueran los ojos de Rita.
Hernán Pizarro, aquella noche, no era más él, sino su sombra despertando por primera vez. Se vistió con una chaqueta marrón, un sombrero negro y guardó el arma con la intención de ocultarla. Regresó a la peña, se acercó sigilosamente hacia los músicos pidiéndoles gentilmente que interpreten «Pasión y odio» de Felipe Pinglo Alva y soltó unos billetes con olor a vino. Luego, caminó burlando las débiles luces de la peña hacia Rita y su amante, mientras ellos se besaban con los labios embarrados de vodka. Hernán, ahora cerca con voz torva, les dijo: “Disculpen, ¿A qué sabe el vodka?”. En eso, ambos voltearon la mirada en dirección a Hernán y, antes de responder, se escucharon dos disparos, suficientes para silenciar a cualquiera: la canción cobró sentido. Cayó su amada, salpicó la sangre y una copa manchada tiñó su mano. Hernán levantó la copa y la saboreó fríamente proclamando en sus adentros infame victoria. Ya no eres Andrea para él ni Rita, menos para mí.
Cuarto escrito de la serie "Micro-relatos".
56 notes · View notes
magismagisque · 4 months
Text
Ci sono cose nella vita che sono totalmente fuori dal nostro controllo. Ne si può fare una festa o una tragedia.
-N. Roberts
11 notes · View notes