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#treccani
machiavellli · 4 months
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The Italian word of the year is "femicide"
This is the noun chosen by the Italian encyclopedia Treccani. Long live the 21st century, where just being alive is considered lucky.
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La parola dell’anno italiana è “femminicidio”.
È questo il sostantivo scelto dall’enciclopedia italiana Treccani. Viva il 21esimo secolo, dove anche solo stare ancora al mondo è da considerarsi una fortuna.
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libriaco · 2 years
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Vanità
Mi segnalano che la "Feltrinelli" ha parlato di me su Facebook!
Be', insomma, quasi...  🙃
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https://m.facebook.com/laFeltrinelli.it/photos/a.61509040879/10155621021640880/?type=3    
Nel mio piccolo, rivendico il neologismo del nome: sono nel rumore del web dal 2010: QUI la prova.
* * Aggiornamento delle 22:20 Quel "nuociono" non mi suonava bene, ho controllato: il Vocabolario Treccani online riporta:
nuòcere v. intr. [lat. nŏcēre, con mutamento di coniug.] (pres. indic. nòccio o nuòccio, nuòci, nuòce, nociamo, nocéte [oggi più spesso nuociamo, nuocéte], nòcciono o nuòcciono.
Ah, la Lingua...
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forgottenbones · 10 months
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superfuji · 1 year
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E qui arriviamo al punto politico. Nella Sua intervista Lei si intruppa nella schiera sempre più folta dei propagandisti dediti all’incultura delle masse, che distinguono tra due periodi del fascismo reale. Una fase buona e una fase “orrenda” che inizierebbe circa nel 1935 e sarebbe segnata dalle leggi razziali e dall’entrata in guerra. Alcune «scelte sbagliate», minimizza Lei, che non c’entrerebbero col Governo Mussolini della prima parte del Ventennio. Nel primo periodo (quindi quello non “orrendo”), la informo, si eresse un regime dittatoriale criminale, si assassinarono si esiliarono si incarcerarono si confinarono tutti gli avversari politici, si sciolsero Parlamento, partiti e sindacati, si annichilì lo Stato di diritto, si uccise la libertà di stampa, si fascistizzò l’Università, si “educò” militarizzandola persino l’infanzia dagli otto anni in su, si procedette a una schedatura di massa e all’iscrizione pressoché obbligatoria al Partito unico. Il Tribunale Speciale fu istituito nel 1926 e in tutta la sua immonda storia comminò 42 condanne a morte (31 eseguite) e 160 mila furono quelli ammoniti o sottoposti a vigilanza speciale; al confino furono inviati in 12.330. Questo avveniva fin dalla prima parte, quella del “fascismo buono”, quello del “governo Mussolini”, a cui si rifà Fratelli d’Italia che, per motivi di epoche diverse certamente non può appartenere al fascismo storico, ma innegabilmente è di “ascendenza fascista”. Quindi si può tranquillamente attribuire ai dirigenti di Fratelli d’Italia, ma anche alla Lega salviniana e a settori cospicui di Forza Italia, il “fascismo eterno” così ben descritto da Umberto Eco, ovvero quella “personalità autoritaria” che fu studiata e classificata in una ricerca commissionata ad Adorno, e altri, dalla Comunità ebraica statunitense. La consulti, Lei ci si ritroverà perfettamente. La mentalità autoritaria risulta l’esatta antitesi della mentalità liberale. Ha una logica totalitaria e linguaggio e pratica violenta. Ovviamente riconosciamo questa “mentalità o “pancia” nella composizione del Governo, nelle nomine parlamentari e in tutti i primi provvedimenti governativi. E noi, militi ignoti del liberalismo, non ci meravigliamo. Ci scandalizzano semmai gli pseudo avversari di Meloni che soltanto ora cascano dal pero. Dov’erano alcune settimane fa?
Polemica con Vittorio Sgarbi - il grande inganno: il fascismo buono e quello cattivo
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estiqatsi · 2 years
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PETRICORE
m. Particolare sensazione olfattiva che si percepisce al battere della pioggia sulla terra da tempo asciutta. Petricore è il nome dell'odore che si sente durante e dopo la pioggia che interrompe un periodo secco.
Treccani
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marcogiovenale · 14 days
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giuseppe garrera su mirella bentivoglio, in 'treccani/magazine'
https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/arte-collettiva-collezionare-la-rivolta-di-mirella-bentivoglio.html “[…] Tra i materiali che Mirella Bentivoglio decide di esporre si contano soprattutto fogli, fotocopie e libri: una scelta elettiva, di strumenti militanti, tascabili, domestici e casalinghi nel senso anche di materiale occultabile e personale, segreto o clandestino, ma…
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carmenvicinanza · 5 months
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Valeria Della Valle
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Ci sosterrà la speranza che fra qualche anno, una donna che abbia deciso di professare l’architettura, l’avvocatura o la medicina, o che veda nel suo futuro la direzione di un’orchestra, o infine che intenda arruolarsi nell’esercito, dopo aver sfogliato le pagine di questo dizionario, scelga di chiamare se stessa architetta, avvocata, medica, direttrice, soldata anche perché “lo dice il Dizionario Treccani”.
Valeria Della Valle, importante linguista, è la prima donna che ha diretto un dizionario della lingua italiana, per Treccani, dove è entrata, negli anni Settanta da giovane redattrice e oggi è nel consiglio scientifico dell’Enciclopedia Italiana.
Nell’edizione del 2022, co-diretta con Giuseppe Patota, ha messo in atto una rivoluzione. Sfidando regole e convenzioni, per la prima volta, il testo registra aggettivi e sostantivi, prima al femminile e poi al maschile, in successione alfabetica: “Non c’era nessuna motivazione scientifica perché questo non accadesse, solo il prevalere storico della cultura maschile“.
Nata a Roma nel 1944 è cresciuta nell’ambiente artistico e culturale di via Margutta. Sua madre dipingeva e restaurava quadri antichi, suo padre lavorava nell’editoria. Da bambina ha assistito alle dissertazioni di adulti come Renato Guttuso, Alfonso Gatto, Sibilla Aleramo, Giorgio De Chirico, Alberto Burri, Carlo Mazzacurati, Enrico Galassi.
Si è laureata alla Sapienza con Arrigo Castellani, che le ha aperto la strada a una spiegazione razionale al processo di cambiamento della lingua.
Ha pubblicato saggi su antichi testi toscani, sulla storia della lessicografia, sulla terminologia dell’arte, sulla lingua della narrativa contemporanea e sui neologismi.
È stata professoressa associata di Linguistica italiana alla Sapienza Università di Roma fino al 2014.
Ha diretto la terza edizione del Vocabolario Treccani dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in cinque volumi (1986-1994) e contribuito ad apportare un cambiamento nella definizione della voce “donna”, nel passato sempre definita come “femmina dell’uomo” e in quell’edizione diventata “Nella specie umana, individuo di sesso femminile, soprattutto dal momento in cui abbia raggiunto la maturità anatomica e quindi l’età adulta”.
È autrice di Dizionari italiani: storia, tipi, struttura (2005) e, con Giovanni Adamo, di Le parole del lessico italiano (2008). Insieme a Giuseppe Patota ha pubblicato tredici manuali di divulgazione dedicati alla lingua italiana.
È protagonista di rubriche giornalistiche, radiofoniche e televisive riguardanti dubbi e curiosità sulla nostra lingua, e consulente scientifica di Rai Educational per la realizzazione di programmi dedicati all’insegnamento della lingua italiana.
È socia corrispondente dell’Accademia della Crusca e socia ordinaria dell’Accademia dell’Arcadia. Fa parte del consiglio di amministrazione e del comitato scientifico della Fondazione Bellonci e del comitato direttivo del Premio Strega, del comitato scientifico del Bollettino di italianistica e del consiglio scientifico del PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) della Società Dante Alighieri.
Presso l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee del CNR ha coordinato con Giovanni Adamo, fino al 2019, il progetto di ricerca Osservatorio neologico della lingua italiana (Onli).
Ha scritto soggetto e testo del documentario Me ne frego! Il Fascismo e la lingua italiana, prodotto dall’Istituto Luce Cinecittà, diretto da Vanni Gandolfo e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2014. Nel 2016 ha realizzato il documentario L’arma più forte. L’uomo che inventò Cinecittà, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma nel 2016, che ha vinto il premio al miglior documentario di cinema Diari di Cineclub 2017.
Dall’ottobre 2020 ha condotto la trasmissione di Raitre Le parole per dirlo.
Nel 2022 ha pubblicato la sua prima opera di narrativa, La strada sognata, una raccolta di racconti ambientati nella comunità artistica che nella prima metà del ‘900 animava Via Margutta a Roma, che le è valso il Premio Settembrini.
C’è una sproporzione tra gli epiteti offensivi presenti accanto a “donna” e quelli che possono essere riferiti a un uomo. I primi hanno a che fare soprattutto con offese scagliate contro la donna  riferite  alla sua  vita sessuale, di donna che vende il proprio corpo dietro pagamento. Ma è la nostra storia, non solo quella italiana, a mancare di parole a proposito dell’uomo, corrispondenti a quelle usate per indicare un costume al quale è stata obbligata per secoli solo la donna. Anche per l’uomo abbiamo insulti che alludono alle sue abitudini sessuali e certamente in misura non paragonabile, ma qui entriamo in questioni che non hanno a che fare con la rappresentazione linguistica, bensì con la copertura eufemistica di tabù millenari. Sono convinta che non sarà invocando un falò (non solo simbolico) per bruciare le parole che ci offendono che riusciremo a difendere  la nostra immagine e il nostro ruolo. Anzi, vorrei che le espressioni più detestabili e superate continuassero ad avere spazio nei dizionari, naturalmente precedute dal doveroso avvertimento che segnala al lettore quando le espressioni o le frasi proverbiali citate corrispondono a un pregiudizio o a un luogo comune tramandato dal passato ma non più condivisibile. Secondo qualcuno i dizionari sono “cimiteri di parole”: credo, al contrario, che il nostro sforzo comune debba essere quello di fare in modo che la lingua del disprezzo esaurisca il suo corso, rimanendo come testimonianza sociale, storica, letteraria, del passato. Con la speranza, questo è il mio augurio, non solo da lessicografa, che la realtà (e poi la lingua) cambi, perché le parole non siano più solo femmine, i fatti non più solo maschi.
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ottimismocinico · 6 months
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Qualità o formalità?
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🎤 È una questione di qualità
O una formalità
Non ricordo più bene
formalità s. f. [der. di formale].
1. Forma prescritta, o ritenuta opportuna, nel compimento di determinate azioni.
2. Sempre al plurale, le forme esteriori, le convenzioni sociali, in quanto siano seguite e rispettate
"Io sto bene" è l'ottava traccia di 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi - Del conseguimento della maggiore età, primo album dei CCCP - Fedeli alla linea, pubblicato nel 1986. Tra le più interessanti formazioni della scena punk-rock italiana, i CCCP hanno definito una nuova struttura della forma-canzone, influenzando le successive generazioni di artisti punk-rock italiani ed europei.
Il narratore di "Io sto bene" dei CCCP - Fedeli alla linea esprime l'incertezza e la confusione di fronte alle pressioni sociali che richiedono di agire e prendere posizione.
L'io narrante si chiede, senza giungere a una conclusione, se le scelte più semplici e quotidiane (decidere di tagliarsi i capelli) e quelle più complesse (decidere «di farla finita con qualcuno o qualcosa») siano una questione di qualità o delle formalità per aderire a modelli prestabiliti imposti dalla società.
Di fronte al dilemma tra questione di qualità e formalità, al narratore non resta che vivere in una condizione in cui sta bene ma anche male, senza trovare il suo posto nel mondo e rifiutando qualsiasi tipo di azione, come raccontano questi celeberrimi versi: «Non studio, non lavoro, non guardo la TV, non vado al cinema, non faccio sport, non ascolto la playlist di Treccani» (qualora cambiaste idea, potete ascoltarla qui: bit.ly/TreccaniPlaylist).
Un plauso vibrante al social media manager della Treccani, I feel you mate! ✌
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signorinajulie · 1 year
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Nella cultura balinese, una spia significativa della teatralizzazione della vita collettiva è costituita dalla centralità dello stato emotivo lek, nel quale si esprime il timore che un comportamento inadeguato possa dissolvere l'illusione estetica della messinscena sociale e far affiorare la personalità individuale dietro la maschera dell'identità pubblica standardizzata.
Riflettendo sullo stile balinese, Geertz osserva che le maschere che gli individui indossano, lo spettacolo e le parti in cui si impegnano "costituiscono non la facciata ma la sostanza delle cose non meno che del sé". In altri termini, sarebbe un errore interpretare i comportamenti dei balinesi attribuendo loro l'idea di una frattura fra Io sociale e Io interiore.
– La prospettiva antropologica, Carmela Pignato
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filippotravani · 1 year
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#librodore #book #codice #treccani (presso Lugano, Switzerland) https://www.instagram.com/p/CmxLA0NsvBi/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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simonamaggiorelli · 1 year
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monicadeola · 2 years
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libriaco · 1 year
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Punto.
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punto3 avv. e agg. [dal sost. punto2, come rafforzativo di una negazione: non punto «neanche un punto, neanche in quantità minima»]. – 1. avv., tosc. e letter. a. Affatto, come rafforzativo di una negazione (non, senza): non ci penso p., non ne sono p. convinto; senza p. stupirsi, senza p. commuoversi; in unione con poco, nelle locuz. né poco né punto, né punto né poco (anche senza la negazione: lo conosco poco o punto); raddoppiato, per enfasi: non sembrava punto punto soddisfatto. Con funzione di pron. indef., niente: il bambino non ha mangiato punto; anche seguito da compl. partitivo: nel tempo estivo e caldo [la casa] volgeva a tramontana, e così avea l’aere fresco senza punto di sole (Boccaccio); questa valle non ha quasi punto di pendenza (Torricelli). In usi ant., preceduto talora dall’art. indet. (rivelando così l’originario valore di sost.): come il corpo senza l’anima non può vivere, così io senza di voi non potrei un p. durare (Pasqualigo); questo concetto del resto non è un p. nuovo (Imbriani). b. In frasi affermative, poco, per poco, in misura minima, per lo più in proposizioni di senso ipotetico o concessivo: qual di questa greggia S’arresta punto, giace poi cent’anni ... (Dante); come un fiore appena sbocciato ... pronto a concedere le sue fragranze alla prim’aria che gli aliti punto d’intorno (Manzoni), e raddoppiato: per uno che abbia punto punto il dono della coerenza (Soffici). c. Sempre con il sign. di affatto, per niente, ma in frasi prive di altra negazione: «va bene, ci vado» mi rispose, punto soddisfatto; badavano ai loro interessi con una certa furberia, da gente punto disposta a farsi mettere in mezzo (Capuana). Come risposta: «Ti è piaciuto il film?» «Punto!». d. In unione con che, come cong. equivalente a «appena che», «non appena», «per poco che» e sim.: Deve per questo la mia bella moglie, ... Punto ch’io metta il piè fuor de le soglie ..., Disonorare il marital mio letto? (Marino); e raddoppiato: il popolo ..., punto punto che qualche fornaio indugiasse, pressava e brontolava (Manzoni). 2. Come agg. (e quindi declinato anche al femm. e al plur.), nell’uso colloquiale tosc., niente, affatto, nessuno, in frasi negative: non ho p. sonno; non mi sento punta fame; sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole? (Collodi); gli scolari, a dire il vero, mi dànno poco a fare, perché non ne ho punti (Carducci). Anche senza la negazione: noi di mezzi ne avevamo pochini; si può dire anzi punti (Soffici); e così in risposte brachilogiche: «Ne hai voglia?» «Punta»; talora anticipato già nella domanda: «Hai punti soldi con te?» «Punti».
Vocabolario Treccani online.
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rafiocchi · 2 years
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“Queste immagini ‘integrate’ della letteratura del XXI secolo mettono a fuoco la forza della ‘mutazione’ socioculturale: dichiarano chiusa l’epoca in cui la letteratura era considerata un’esperienza profonda e problematica e accolgono come un dato che la scrittura-lettura sia oggi per la larga maggioranza ‘un passatempo’. (Simonetti) *da “L’estremo contemporaneo. Letteratura italiana 2000-2020” a cura di Emanuele ZInato Libro illuminante suggerito da Bruna Graziani, da portarsi anche in treno. #libri #books #livres #letteratura #criticaletteraria #treccani #emanuelezinato https://www.instagram.com/p/CgLt1eNILg6/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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pollyna · 1 year
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When you're writing about something and you do so much research that you want to write to sites that have the wrong info to ask them to please correct your mistakes because I can't sleep if you don't.
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marcogiovenale · 1 year
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su 'il tascabile', oggi, un articolo su "esiste la ricerca" (milano, marzo 2023), resoconto e analisi di antonio francesco perozzi
https://www.iltascabile.com/letterature/poesia-postpoesia-sperimentazione-scrittura-di-ricerca/ _
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