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#uccelli
praline1968 · 3 days
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Bonne semaine 🤍
Good week 🪻
Gute Woche 🌹
Buena semana 🍀
Buona settimana 💕
Source : Facebook
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91m10 · 10 months
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fragilityisavirtue · 2 months
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hansdurrer · 3 months
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Vilters, Switzerland, 10 July 2021
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filtrospazio · 7 months
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Three things cannot be long hidden: the sun, the moon, and the truth.
Buddha
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noneun · 7 months
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Un fringuello passato a salutare sulla cima di un alberello. Prima che comincino a passare gli atleti, spero che si avvicini un altro po’.
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ragazzoarcano · 1 year
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“Usa qualsiasi talento tu possegga. Il bosco sarebbe troppo silenzioso se cantassero solo gli uccelli che sanno cantare meglio.”
— Henry van Dyke
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coffeenuts · 2 months
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Uno Sguardo Attento.
Parco Faunistico Le Cornelle, Valbrembo, Bergamo, Italia » 27 Novembre 2022 » JARDIN DE LA CROIX - GREEN ARCHITECT
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gregor-samsung · 1 year
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“ Il più nobile (almeno dal punto di vista letterario) tra gli uccelli urbani è senz'altro il passero solitario. Quest'uccello, ignorato da tutti nonostante il meraviglioso canto del Leopardi, non ha nulla a che vedere con gli invadenti passerotti che popolano le vie e i tetti delle città. Si tratta di un uccello dalle dimensioni di un merlo, con uno splendido colore blu lavagna lavato di chiaro sulla testa e sul collo, ospite abituale delle rocce mediterranee che lascia volentieri per i ruderi e i monumenti cittadini. Il suo canto è melodioso e bellissimo: «sonoro e musicale», «simile a flauto», lo definiscono gli ornitologi, e trae maggior fascino dal fatto che viene emesso dall'alto di un tetto o di una torre dove «cantando va finché non more il giorno». Giacomo Leopardi, finissimo ornitologo oltre che sublime poeta (una qualità rara nei nostri intellettuali), dovette più volte osservare e ascoltare quest'azzurro cantore nella natia Recanati. E ancor oggi sulla torre «del passero solitario», in quella città, l'uccello nidifica tranquillo e canta come allora. Naturalmente, nessuno lo sa, nessuno se ne accorge, convinti che il passero sia stato una pura invenzione poetica. E così, a domandar di lui sul posto, addirittura sotto la torre, ben indicata da turistici cartelli gialli, tutti ti guardano con un misto di derisione e di sospetto. Mentre lassù, tra i mattoni corrosi e i cespugli rinsecchiti, lui, il solitario, scioglie al vento e sulle campagne circostanti il suo vibrato canto d'amore. A Roma è comune un po' ovunque. Per udirne il flautato canto occorre andare, a Ferragosto o Pasquetta, quando i rumori del traffico si placano, sulla piazza del Campidoglio. Da lì potrete vederlo o sulla torre del Comune o sulla cima del monumento a Vittorio Emanuele. “
Fulco Pratesi, Nel mondo degli uccelli, Laterza (collana I Robinson), 1983¹; pp. 173-174.
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praline1968 · 1 month
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☺️
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91m10 · 1 year
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It’s her mom!
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nineteeneighty4 · 5 months
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Sogni d'oro.
Sono nella mia città natìa, solo che non mi trovo né nel presente, né nel futuro. Credo siano su per giù gli anni sessanta. A casa sono tutti morti, non ho più nonni, zii e cugini. È rimasta in vita solo mia madre. La cosa strana è che il mio sguardo osserva la realtà intorno come quando si guarda una vecchia fotografia dai colori poco nitidi e sbiaditi, i toni delle piante e degli oggetti, infatti, appaiono tenui. Entro in casa dove non si sente nulla se non il soffio del vento, nonostante tutte le finestre siano spalancate. Provo una sensazione bellissima, a me già nota, mista a una felicità immotivata. L'atmosfera è quella tipica dell'alba e non si ode nulla se non lo stridìo dei gabbiani che vanno, di tanto in tanto, a posarsi sugli archi medievali poco distanti dal mio balcone. È come se la città fosse abbandonata e tutti gli abitanti si fossero trasferiti altrove. D'improvviso, poi, mi affaccio alla finestra della stanza dov'ero solita dormire con mia madre e mi accorgo che il mare, un tempo abbastanza distante da poterlo scorgere in lontananza, adesso è piuttosto vicino. Posso sentire le onde, la brezza marina, l'odore di salsedine che si diffonde nell'aria. Posso osservarne il colore che varia dal blu più intenso al verde. Sono stupita dall'emozione che mi suscita, talmente contenta che provo ad immortalare il tutto in una fotografia. Quindi prendo il cellulare e cerco di mettere a fuoco. Zoommo, una volta,due fino a quando nell'obiettivo della fotocamera scorgo una persona. È una ragazza dai lunghi capelli scuri, la sola che stia nuotando tra le correnti. La osservo meglio, benché sia girata di spalle, e in quel momento capisco che si tratta di me. Entusiasta dell'atmosfera, dei ricordi che iniziano a riaffiorare alla memoria e delle sensazioni provate, chiamo mia madre, allora, e la informo su come tutto sia mutato. La cerco a voce, come se fosse lì presente e di fatto mi risponde subito ma il suo tono è insolito,la sua persona non si lascia vedere. Di lei percepisco solo la presenza. Poi la scena cambia ed è pomeriggio. Dalla finestra percepisco molta confusione. Il chiacchiericcio è quello tipico degli adolescenti in spiaggia e ogni tanto, le parole, le grida, le risate, sono interrotte da un brindisi, da colli di bottiglia che urtano tra loro. Mi affaccio nuovamente e adesso sotto la finestra il mare ha lasciato posto a dei blocchi di scogli artificiali e su questi tantissimi ragazzi sono seduti a prendere il sole, intenti a godersi l'estate, leggere o sono presi dal fare tuffi più in là, verso quella che una volta era una strada. Mi domando che senso abbia tutto ciò, nonostante stia dormendo. È il tramonto e la città ora è ancora più bella, perché di essa rimane immutata solo la struttura, persistono soltanto gli edifici invasi dagli uccelli che entrano ed escono dai vetri rotti degli appartamenti. Successivamente sono nel soggiorno. Lì la visuale è diversa, normale. Stranamente però mi accorgo che di fronte al mio balcone c'è una sorta di altalena piuttosto ampia sospesa nel vuoto e poggiata su un filo d'acciaio sottilissimo con sopra : una valigia antica, una coperta e un gattino bianco e nero a cui hanno legato il muso e le zampe. L'altalena oscilla a destra e a sinistra e il gatto prova a non scivolare giù. La coperta e la valigia passano prima da un lato e poi dall'altro. Capisco che devo fare qualcosa. Non è più il quarto piano. Le dimensioni del palazzo assomigliano ora a quelle di un grattacielo, sfioriamo le nuvole, superiamo i tetti degli altri. Dopo essere uscita fuori, quindi, provo a sporgermi nel tentativo di afferrare il filo d'acciaio ma mi accorgo che non ci riesco perché è troppo distante, non mi resta che una soluzione: arrampicarmi sulla ringhiera a mio rischio e pericolo. Senza pensarci due volte, decido di provarci. Tiro più forte che posso per avvicinare la dóndola ma qualcosa va storto. Il filo si rompe e il gattino, la valigia e la coperta precipitano giù, come me.
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caffeacolazione · 1 year
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colazione
petit déjeuner
breakfast
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hansdurrer · 3 months
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Nice, France, 28 Novembre 2022
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filtrospazio · 9 months
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Ci sono due regole nella vita:
1. Non mollare mai;
2. Non dimenticare mai
la regola n° 1.
Duke Ellington
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