Tumgik
#un po' di originalità
tiaspettoaltrove · 8 days
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Dovete parlare, non chiacchierare.
Le persone sentono la necessità della conversazione. Così dicono, almeno. Il problema sapete qual è? Che non conversano, non parlano, ma chiacchierano. Che è ben diverso. Sento conversazioni fatte di pettegolezzi, sempre di “altre persone” (il tizio o la tizia famosa di Instagram o Tik Tok, il “vip” televisivo, ecc.). La costante ricerca di scandali, di scoop. Di qualcosa, appunto, di cui chiacchierare. Si fugge sempre da se stessi. Non si fanno mai discorsi veramente seri, ma si parla sempre per slogan. Anche se si butta in mezzo la politica, le cose che si sentono sono troppo attaccate ai mezzi di comunicazione di massa. Mi manca un po’ di originalità, di verità. Mi mancano le radici perdute. Mi mancano quelle persone che ragionano con la loro testa, che vanno controcorrente, ma che ci vanno veramente. Vedo un sacco di fotocopie, persone tutte uguali, una massa senza carattere. Dov’è il guizzo? Dov’è l’egemonia dell’intelletto? Non la vedo, non la vedo più. Tutti troppo condizionati da altro. Avete annientato voi stessi, in nome dell’accettazione sociale. Cercate sempre un riferimento, che però trovate solo in chi come voi cerca un riferimento. Insomma, niente solidità, ma anime vaganti che non si reggono in piedi. Non parlo di Tumblr, ragazze, parlo della vita vera. Qui si parla quasi sempre di erotismo perché è l’aspetto più immediato e viscerale che s’accende tra due sconosciuti. Ma là fuori è diverso. E nei gruppi di persone non riesco mai a capire il senso: il senso della conversazione, delle opinioni superficiali, dell’idiozia di fondo che mi rattrista sempre in grandi quantità. E penso che, in realtà, il sesso sia proprio il tentativo di compensare questa carenza di spessore. La ricerca di una scarica elettrica che fa uscire dall’ordinario. Non i soliti discorsi triti e ritriti, ma una bella ventenne che arriva d’improvviso e ti bacia in bocca. O quelli che nei luoghi di lavoro si fanno l’amante e vanno nei bagni a divertirsi. Non condivido certi comportamenti, ma comprendo ciò che li scaturisce. Siamo annoiati, ma non facciamo niente per cercare di smettere di esserlo. Vi trascinate nei commenti ai “reality show” visti alla televisione, ma la vostra vita l’analizzate mai? Ci riflettete? Ne parlate con le persone care? E non negli aneddoti trascurabili, ma nelle pieghe più profonde, scomode, peculiari. Li esprimete mai i vostri desideri? Li palesate? E ascoltate con dedizione chi vi dedica il proprio tempo per raccontarvi qualcosa degno di nota? Non userò la retorica del: “Tutti con la testa sul cellulare” e bla bla bla, non c’entra niente, anche quella è solo una conseguenza. Siamo drogati, certamente, ma la nostra droga è la paura. Lo “smartphone” è solamente un espediente, uno strumento nel quale rifugiamo le nostre doppie e triple vite. E sapete perché? Perché non sappiamo vivere quella principale. Iniziate ad essere interessanti. O provateci, perlomeno. Prima o poi qualcuno se ne accorgerà, di questo son certo. E ne gioveremo tutti.
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kon-igi · 1 year
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POST (purtroppo) PIÙ SERIO DI QUELLO CHE INIZIALMENTE SEMBRI
Io sono un otaku di seconda generazione cioè ho coltivato una passione per manga e anime giapponesi negli anni 70-80 e sono stato poi aiutato da Figlia Grande&Moroso a rinnovarla coi prodotti che, a differenza di allora, oggi sono disponibili a valanga.
Sarò coinciso, seguitemi.
Esiste un manga, poi trasposto in anime, che adoro sopra ogni altro per la sua originalità della storia e per la caratterizzazione dei personaggi.
Jojo’s Bizarre Adventure. 
Può darsi abbiate visto qualcosa dell’anime sotto forma di gif o in immagine (appunto) bizzarra ma, in sintesi, è la storia dei membri di una famiglia il cui nome e cognome hanno le sillabe Jo+Jo e che attraverso gli anni scoprono e usano un potere chiamato STAND, una sorta di proiezione della loro personalità che agisce e combatte in modo (ribadisco) bizzarro.
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(Star Platinum, lo Stand di JOtaro kuJO)
Questo anime mi piace così tanto che per diletto io e figlia grande giochiamo a immaginare quale possa essere lo stand di ogni persona che conosciamo, delineandone le caratteristiche e i poteri, e poi ci fermiamo lì perché io faccio schifo a disegnare (il mangaka è il suo moroso ma ha sempre troppi altri progetti per buttarmi giù almeno una bozza).
Naturalmente quelli riusciti meglio sono gli stand della nostra famiglia: il mio si chiama Heart On John e il suo attacco speciale Rocket Man (l’autore del manga usa spesso nomi di gruppi musicali, cantanti o composizioni), quello della mia compagna La regina della Notte e il suo attacco Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, quello di figlia grande, invece, Judge Dread col suo Judgement Day...
Sembra un’idea sciocca ma posso assicurarvi che per come sono stati costruiti ne verrebbe fuori una storia molto godibile.
Se mi conoscete un po’, però, sapete che tutto quello che scrivo e mostro di me è sempre permeato da un aura divertente e ironica perché non c’è mai stata una sola volta in cui i miei problemi si siano risolti dopo un attacco di autocommiserazione... i problemi rimanevano e io avevo in più la voce rauca per i lamenti.
Nella cinematografia horror classica esiste una definizione per la figura della protagonista che sopravvive fino alla conclusione del film, che pur soffrendo terribili sciagure e torture riesce a sconfiggere lo psicopatico di turno.
Ed è questo il nome dello stand di mia figlia piccola
FINAL GIRL
Più la colpisci e la ferisci, più lei diventa cazzuta e quando il tizio con la maschera da hockey o la faccia di pelle sembra avere la meglio, lei si tira su e gli pianta nel culo una motosega.
Non amo la narrazione della guerriera che sconfigge il male che la affligge perché è molto facile che più spesso ci si debba convivere, soprattutto se non si tratta di un problema fisico, ma in questo caso la motosega le è stata data e prima dei titoli di coda state sicuri che la pianterà dove deve.
Dopo 20 giorni di antibiotici sempre più potenti, antidolorifici e cortisone per febbre troppo alta e una gola che si chiudeva sempre di più, l’abbiamo portata semi-incosciente e febbricitante in pronto soccorso, da dove poi è stata trasferita d’urgenza al reparto infettivi.
Potrei divertirvi raccontandovi quello che ha fatto al triage del PS quando le ho suggerito di non minimizzare i sintomi ma anzi di esagerarli un po’ (c’erano decine di persone con taglietti del cazzo e mal di testa vari) ma quello credo meriti un post a parte... corredato del suo audio whatsapp in cui mi urla con voce roca COL CAZZO CHE FACCIO IL TEST DELL’HIV MICA SONO UNA TOSSICA EROINOMANE! e io che le spiego, cercando di non ridere, che lo somministrano di default a chi entra in quel reparto... oppure di quando non voleva consegnare la provetta col campione di feci per la coprocultura all’infermiere figo perché poi magari lo incontrava fuori.
È ancora ricoverata, sta un po’ meglio e molto probabilmente si tratta di cytomegalovirus o mononucleosi con manifestazione severa, però se quello che non ti uccide ti rende più forte, magari adesso anche basta.
Comunque questa è lei, la mia Final Girl
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E a casa stiamo aspettando tutti di vederla ritornare mentre ripulisce la sua motosega dal sangue dello stronzo che ha avuto la pessima idea di intralciarle il cammino.
P.S.
Perdonate la melodrammaticità e il colpo di scena acchiappalike ma in realtà volevo solo sfogarmi e sdrammatizzare un po’... e oramai ben sapete che io ci riesco solo in questo modo :)
<3
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gocciaemozione · 7 months
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Aspettiamo sempre quel giorno di pieno relax che compensa un po' tutti gli altri giorni precedenti, che pesano durante la settimana, tra un rintocco e l'altro del tempo. Godiamoci comodamente tutta questa meraviglia, immergendo i nostri pensieri nei colori straordinari dell'autunno..cogliendone l'essenza....Il mattino delle volte ha l'aspetto rigoglioso, si presenta dai colori vivaci, allegri, con le giuste tonalità della vita, è come un invito a festa per decorare il nostro animo efficiente nei suoi profili, ed edificare nei suoi contorni le immense meraviglie più consistenti, dandole un tocco di originalità...
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dilebe06 · 25 days
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Noble My Love e Pit Babe
Tutto mi sarei aspettata, tranne...
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Questo mese sto andando a rilento con i drama. Complice il tirocinio e la vita vera, nonché una lettura di Lost Tomb giornaliera, non solo vedo meno drama ma faccio anche fatica a trovare tempo e voglia di scrivere un commento.
Tuttavia Noble My Love e PitBabe necessitano di almeno due parole essendo due prodotti che mi hanno lasciata sorpresa. Anche se per motivi decisamente diversi.
Partiamo da Noble My Love.
Sulla carta poteva essere un dramino romantico senza pretese... niente di trascendentale ma qualcosa di carino e divertente.
Poteva.
Perché all'atto pratico ho fatto persino fatica a finirlo.
Il grandissimo problema che ho avuto con questa serie è stata la sua inesistente originalità:
Il drama presenta la solita storia del Ceo aziendale ricco e freddo che s'innamora della povera Cenerella di turno. Lei, disgraziata come poche ma capace di far sciogliere il gelido cuore del lead mostrandogli che donna di spessore e forti valori morali sia. Lui, al limite - se non completamente - da arresto per comportamento ossessivo e possessivo.
Ora, non c'è nulla di male in una trama di questo genere. Quanti drama presentano una storiella di questo tipo?! Una marea. Ma cercano sempre di mettere qualcosa di più: che sia un po' di introspezione, un'altra coppia o una sottotrama di qualche genere...qualcosa!
In Noble My Love non c'è niente.
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Venti episodi di questi due che si mettono assieme e litigano. E fanno pace. E litigano ancora. E lui mostra gelosia. E lei non accetta il suo amore. Litigano nuovamente. Fanno pace.... e così via in un loop eterno.
Potrei inoltre aprire una parentesi ENORME sulla problematica del comportamento assolutamente sbagliato del lead di questo drama ma dirò soltanto che mi ha ricordato tantissimo, CapoMafia Ling di Well Intended Love. E chi vuole capire, capisca.
Se si soprassiede a questo problema, rimane la questione di come questa serie sia fatta con il cu...lo:
non si sa chi o perché abbiano tentato di far fuori il lead.
La serie di apre con il nostro protagonista che viene rapito e accoltellato, svenendo davanti al negozio della lead che lo cura ed inizia così la loro storia d'amore. Ma non viene mai detto chi sia sta gente e perché gli abbia fatto del male. Questa questione viene abbandonata e mai più toccata.
Signori.
Io capisco che vi serviva un escamotage per far conoscere la coppia. Ma posso pensare a 10 modi diversi per iniziare la serie e poi tenere e chiudere questa storia in modo che abbia senso. E invece...
2) L'accettazione della madre del lead
Chiaramente, la madre del protagonista non vuole questa disgraziata come nuora. Ed è chiarissima su questo, giustificando il rifiuto con il fatto che la lead sia una poveraccia.
Però sul finale accetta la donzella...senza nessun ripensamento. Così. Per sceneggiatura. La lead è ancora una poveraccia e non è cambiato nulla nella storia che giustifica questa accettazione. Tranne la sceneggiatura, beninteso.
Bocciata quindi anche la sceneggiatura poraccia, l'unica cosa che salvo è la bellezza di Sung Hoon. Quest'uomo è ormone che cammina. Voce, portamento, sguardo. Fa innamorare uomini, donne, vecchi e bambini. E la parte del Ceo arrogante e sensuale gli riesce da Dio.
Per il resto.. no, non credo che rivedrò mai questa serie.
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Voto: 5
Ed ora che abbiamo parlato di Noble, entriamo nel vivo del post.
Pit Babe.
E perché gli ho messo quel sottotitolo.
Allora, io con i BL ho svariati problemi ma il più importante è quello della trama:
Spesso infatti ho visto drama BL con una trama assurda o senza senso che serviva solo come contorno alla storia d'amore principale. E questo io non lo reggo. Ho bisogno di una storia da raccontare prima ancora della love story.
Perciò ogni volta che esce un BL potenzialmente interessante, mi guardo trama e trailer e solo quando vedo una storia, lo inserisco nella mia lista. Infatti con più di 2000 drama segnati, solo 7/8 sono BL.
Per dire.
Poi una sera, girovagando su YouTube mi esce questo video BL thailandese con dei personaggi con dei superpoteri.
Attenzione!
La cosa si fa interessante.
Tuttavia, la trama su mydramalist era qualcosa che mai è poi mai avrebbe potuto solleticare la mia curiosità:
Charlie vuole diventare un pilota di auto da corsa ma non ha una macchina da corsa tutta sua. L'unica soluzione che gli viene in mente è stringere un bizzarro accordo con il re delle corse Babe, soprannominato Pit Babe. Ancora più strano, Babe accetta di aiutare Charlie a realizzare il suo sogno.
Wow. Ho i brividi d'eccitazione. -_- un tramone da oscar
No seriamente. Se non avessi visto la cosa dei superpoteri, una trama così non l'avrei mai cagata.
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La cosa però assume contorni più intriganti quando vengo a scoprire che la questa serie è un omegaverse. Ora, solitamente quando leggo tag con omegaverse giro alla larga perché non è il mio genere. Ma un drama BL omegaverse non era ancora entrato nella mia lista di serie viste.
Ed io sono onnivora. Chi mi conosce sa che - tranne gli horror - mi vedo le puttanate più scrause, i drama meno visti in assoluto, guardo serie che ci siamo visti in 4 stronzi...quindi, perché non provare anche un omegaverse?
E devo ammettere inoltre, che ero curiosa: questa cosa degli alfa, odori, omega e compagnia cantante, era così distante da quello che leggo e vedo solitamente che poteva essere interessante darci un occhiata. E poi c'era da capire come avrebbero inserito questa cosa dei superpoteri.
E meno male che l'ho guardato.
Perché PitBabe mi è piaciuto tantissimo. Così tanto da aver coinvolto @lisia81 nella visione. XD
Prima di tutto, la trama. Perché ringraziando gli Dei, Pitbabe ha una storia sensata e che guida le azioni dei protagonisti:
Tony, Pete, Way, Babe, Charlie, Jeff ecc ecc, sono personaggi che si muovono nel drama secondo una traiettoria stabilita dalla storia, vincendo dove devono vincere e perdendo dove devono perdere.
Accadono eventi che modificano la storia e le relazioni tra i personaggi ed è la storia a trainare il drama. già potrei dargli dieci solo per questo
In PitBabe sono presenti un mare di cose: rapimenti, inciuci, bugie, manipolazioni, piani segreti... traumi infantili, traffico di esseri umani, ecc ecc... e la cosa meravigliosa è che non sono cose messe nella trama per fare minutaggio o da sfondo alla storiella d'amore. Hanno delle conseguenze, lasciano degli strascichi nei personaggi e nelle loro caratterizzazioni.
Perché non è che la serie parli di Charlie che vuole una macchina. Quello è l'incipit. Dietro c'è una storia veramente interessante ( che per certi versi mi ha ricordato Umbrella Academy ) e che credo che la serie abbia raccontato bene.
Certo, alcune volte devi fare un salto della fede per farti andar bene alcune cose. Del tipo:
Ma Tony le porte di casa non le chiude? perché sti figli vanno e vengono come gli pare? na' guardia?! una telecamera?! come fanno a scappare??!!
Perché Tony non ha direttamente dato una bella botta in testa a Bebe e se l'è portato via ma invece ha dovuto fare millemila piani così complicati?! cioè, Tony è un trafficante di esseri umani e di organi. Ammazza bambini a cuor leggero. Ha guardie armate! La Thailandia è il suo regno praticamente...e non riesce a prendere Bebe??!! Sceneggiatura?! pronto??! ci sei?!
Ma se si soprassiede a tutte queste cose e ci si gode la serie, PitBabe racconta una storia avvincente ed interessante.
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Venendo ai personaggi, Palma D'Oro va a Babe. Mio cuore. Il mio pikkolo angelo. Ho un fetish assurdo per gli tsundere, cosa che Babe rappresenta a pieno titolo. Questo ragazzo che si presenta come spavaldo e irriverente ma che in realtà nasconde una tenerezza da orsetto del cuore.
Poco convinto da Charlie inizialmente, piano piano si innamorerà di lui e davvero gli aprirà il suo cuore. Gli racconta di tutto, lo lascia a vivere a casa sua, si fida di lui e si butta tra le braccia dell'altro con un entusiasmo spaventoso. Ed è poi meraviglioso, vederlo geloso ed in crisi alla prima nuvola all'orizzonte nella relazione, mostrandolo agli occhi dello spettatore molto umano ed imperfetto. Ed è anche per questo che lo adoro.
Inoltre la recitazione di Pavel è stata stupenda. Non ho pianto, ma non ho potuto fare a meno di congratularmi con lui e con la sua recitazione nelle scene più emotive e intense: lo sguardo, l'espressione, il modo di rappresentare l'emozione... bravissimo.
Cosa che ahimè non posso dire per il personaggio di Charlie. Mi è piaciuto ma ho trovato la recitazione di Pooh troppo plasticosa. Quasi finta. Per carità, interpretava un personaggio che "era sotto copertura" e quindi era maggiormente difficile. Ma la sua recitazione non mi ha convinto: trovo che il personaggio di Charlie sia potenzialmente uno dei più interessanti e complessi, ergo meritava una recitazione più sottile ed a due piani:
che Charlie fosse triste, arrabbiato, malinconico, angosciato... mi è sembrato che spesso avesse la stessa espressione. Soprattutto accanto a Pavel che ha donato al suo Bebe uno spettro di emozioni a 360 gradi.
Poi, che il piano di Charlie fosse meglio sviluppato e spiegato, non mi sarebbe dispiaciuto. Qualche scena scena in più gliela avrei donata volentieri.
Infatti, ogni volta che penso a questo personaggio, ho il sentore che psicologicamente ci fosse altro. Che potesse venir detto molto di più. Perché sulla carta, quello che ci hanno raccontato o accennato o solo fatto vedere brevemente, presupponeva cose molto interessanti sul personaggio di Charlie. Ma va beh, non si può avere tutto dalla vita.
Carini poi Alan e Jeff, dove quest'ultimo si è rivelato il mio animale guida: Maestro Jeff insegnami la Via per la socialità! Anche qui, un buon lavoro degli sceneggiatori che hanno motivato la ritrosia del ragazzo verso gli altri, per colpa dei suoi superpoteri e della sua infanzia difficile.
Chiudendo con Way. Molto bravo il suo attore: mostrava sul viso, la gelosia alla relazione di Charlie e Babe e la sua passione/ossessione per quest'ultimo. Concordo poi con tutti coloro che pensano che Way non fosse innamorato di Babe ma fosse ossessionato da lui:
Lo ha manipolato per ANNI. Lo ha reso insicuro e dubbioso facendogli credere di non meritare l'amore di nessuno. Ha cercato di creare un cuneo tra Babe e Charlie. E quando nulla ha funzionato ed ormai era ad un passo da perdere il ragazzo che voleva... ha cercato di prenderlo con la forza.
Amore de' che?!!
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Concludo poi con la storia d'amore. Come detto sopra, ho apprezzato che non fosse il punto centrale della vicenda, la cosa attorno a cui ruota tutta la vicenda.
E' comunque importante nell'economia generale del drama e devo dire che mi è piaciuta. Charlie e Babe sono dannatamente carini e sexy da vedere e si vede che c'è attrazione sessuale ma soprattutto affetto a livello romantico.
Concludendo:
Uno dei BL più carini da guardare - soprattutto in visione con amici - con una trama interessante, intrigante e preponderante su tutto. Con una storia d'amore piacevole, particolarmente per chi ama le scene dove i due si limonano ad episodi alterni. Un buon villain e bei personaggi ben caratterizzati e coerenti con la narrazione. Punto in più, ripeto, per Babe. Vale vedere questa serie anche solo per lui.
Voto: 7.8
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automatismascrive · 6 months
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Un consiglietto corto per dei fumettini a tempo: ShortBox Comics Fair 2023
Ciao cari. Un blog meno discontinuo e raffazzonato dedicherebbe diversi paragrafi a scusarsi per l’assenza prolungata, spiegherebbe nel dettaglio ciascuno dei motivi che hanno portato ad un completo stop di pubblicazione e perché no, darebbe succosi aggiornamenti sulla vita privata del suo curatore, ma come è chiaro ed evidente questo è proprio un blog discontinuo e raffazzonato: un post ogni tanto, quando a) mi capita sotto il naso qualcosa di interessante (frequenza: alta) e b) la vita mi permette di trovare le energie per scrivere della suddetta cosa interessante (frequenza: beh, lo vedete da voi). Dunque senza perdere ulteriori energie a spiegare i motivi dei miei dilatati tempi di postaggio, passiamo all’argomento del microconsiglio di oggi: la ShortBox Comic Fair, edizione 2023.
Come specificato nelle succinte ma esaustive FAQ del sito, l’evento funziona come una classica fiera del fumetto, semplicemente in formato virtuale: gli artisti selezionati hanno diversi mesi per sceneggiare, disegnare ed eventualmente colorare un fumetto completo, che sarà poi ospitato nella bacheca virtuale del sito e venduto esclusivamente in PDF per cifre piuttosto modiche (si va dalle 2 £ alle 10 £ per i fumetti più lunghi); l’artista può eventualmente decidere di rendere disponibile il suo fumetto anche al di fuori delle tempistiche della fiera, che dura fino all’ultimo giorno di Ottobre, ma le regole stabilite dal sito prevedono che i diritti di pubblicazione della ShortBox cessino con la fine del mese – si tratta dunque in buona parte di fumetti a tempo, disponibili per poche settimane ad un costo modico. Ho scelto dunque di comprarne tre per farmi un’idea del genere di materiale ospitato, degli artisti coinvolti e certo, anche perché sospettavo che ci sarebbe potuto scappare un consiglietto (guarda un po’, sempre a pensare al lavoro) – e non ho avuto torto, perlomeno nel caso di due dei tre fumetti acquistati.
Iron (Alissa Sallah)
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Sfortunatamente la fiera non offre tavole dei fumetti da usare per recensioni e segnalazioni, quindi mi limiterò a postare altri lavori degli artisti citati. Notare che Sallah ha uno stile molto variegato.
Or, leader di Ferrum Magalo e attualmente impegnato in una guerra che sembra destinato a perdere, ha una speranza: convincere uno dei principi dell’Argntum, nazione notoriamente (anzi, “violentemente”, come ci viene segnalato nel testo) neutrale, ad entrare in battaglia e ad uscirne vincitore per compiere la profezia che viene annunciata ormai da anni dai profeti – che godono di ben poca fiducia presso la popolazione, considerando quanto poco azzeccano previsioni semplici come quelle del tempo. Tuttavia la situazione è talmente disperata che Or decide di partire alla volta della montagna sulla vetta della quale dovrebbe risiedere il principe Vrgl; vetta piena di pericoli nonché pattugliata da mistici uomini-angelo dalle straordinarie abilità, che testeranno il coraggio e la risolutezza del nostro protagonista, anche perché ad attenderlo non ci sarà certo una persona particolarmente collaborativa...
Sarò onesta: la storia è davvero tutta qui. Complice il numero di pagine davvero esiguo (27, includendo titolo e bio dell’autrice) la vicenda raccontata è estremamente essenziale, priva di ribaltamenti, sviluppi nelle relazioni tra i due personaggi rilevanti che non vadano oltre l’ovvio e in generale poco incisiva nei momenti cardine che dovrebbero avere un certo impatto emotivo – come quello del rituale che lega Or a Vrgl. Quello che davvero spicca di questo fumetto è lo stile di disegno: fin dalla copertina è davvero semplice riconoscere in quei corpi slanciati, nei visi delicati e nelle proporzioni una chiara ispirazione agli shōnen-ai/yaoi di qualche decennio fa, o, per andare a pescare manga un filo più recenti, alla produzione delle CLAMP; l’intero fumetto combina questa cifra stilistica con una certa originalità nel design dell’armatura del protagonista e nelle armi utilizzate, nonché nella fauna incontrata nel corso del viaggio – con design che non sfigurerebbero troppo di fronte al bestiario di uno Shin Megami Tensei qualsiasi.
Tuttavia, qualsiasi carica sensuale ed erotica promessa dalla copertina piuttosto suggestiva nonché dal content warning viene del tutto abbandonata con il passare delle pagine, privando quindi il fumetto del nocciolo essenziale alla base dello stile a cui si ispira senza però rimpiazzarlo con delle ritualità o dei gesti altrettanto forti; la storia fatica a compensare il suo formato estremamente ridotto con immagini dalla potenza tale da coinvolgerci in una vicenda così breve, mancando oltretutto di arguzie particolari nello storytelling e anzi spesso e volentieri ricorrendo a dialoghi piatti e occasionalmente in un inglese un po’ stentato. Insomma, se vi interessa per studiare uno stile così particolare non è una brutta idea acquistarlo, ma il mio consiglio è che a fronte di un budget limitato conviene tuffarsi su altro.
Ocean (Lucie Bryon)
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I character design con gli orecchioni sono una mia debolezza.
Toots & Boots sono due agenti segreti della continuità spazio-temporale (smaccatamente inseribili in quel filone di film che ha come capostipite Men in Black) a cui è stata affidata l’ennesima missione di routine: tornare negli anni duemila, trovare il bersaglio colpevole degli smottamenti sulla linea temporale e riportarlo alla base; l’unica peculiarità della missione sembra essere nella natura del suddetto bersaglio – un adorabile gattino – almeno fino a quando il trasmettitore dal design appropriatamente didascalico smette di funzionare, bloccandoli nel ventunesimo secolo senza un soldo e senza la maggior parte delle competenze che permetterebbero loro di trovarsi un lavoro, una casa in affitto o anche solo un pasto caldo… Inizia così la lunga vacanza di Toots & Boots, che vedremo ritagliarsi il loro spazio nella ridente cittadina marittima di Châtelaillon grazie ad un inaspettato colpo di fortuna che permette loro di diventare parrucchieri improvvisati nonostante la loro inesistente competenza in materia di tagli di capelli (come evincerete facilmente dalle loro assurde pettinature).
Per quanto la vicenda sia facilmente prevedibile nei suoi sviluppi, i siparietti che vedono i nostri protagonisti alle prese con la vita quotidiana della cittadina sono divertenti e strappano più di un sorriso; ciascun personaggio ha una fisionomia riconoscibile ed espressiva che permette di affezionarsi facilmente al ristretto cast e di seguirne le vicende con trasporto. Oltretutto, il tratto semplice e netto delle prime vignette, assieme alla palette essenziale nera, bianca e blu, fa spazio man mano che passano i giorni – scanditi dal diario di Toots – a delle linee più morbide e soffici, e a colori pastello che accompagnano il rilassarsi dei due protagonisti, che piano piano iniziano a dimenticare la loro missione originaria per scoprire che una vita tranquilla fatta di appuntamenti, gelati e giri in motocicletta potrebbe essere migliore di quella che hanno vissuto fino a quel momento. È anche questo accorgimento che ci avvicina emotivamente ai due agenti e ci tiene almeno un po’ con il fiato sospeso fino alla fine, curiosi di sapere se entrambi decideranno di tornare alla loro vita precedente o se invece almeno uno dei due farà una scelta differente… Sempre che la loro organizzazione lo permetta.
Insomma, un fumetto assai simpatico che utilizza bene lo spazio a disposizione per raccontare una storia prevedibile ma ben narrata nei suoi elementi essenziali, nonché disegnata in maniera adorabile. Approvato!
When Death Comes, I Will Follow (Val Wise)
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Full disclosure: ucciderei un numero significativo di persone per imparare a disegnare come Wise.
In ordine di gradimento crescente, ecco il mio fumetto preferito tra i tre che ho avuto l’opportunità di leggere. Lady Elaine, nobildonna e cavaliere, siede alla tavola della sorella Charlotte, unica suora che rimane ad abitare un monastero ormai deserto; sono entrambe sopravvissute alla morte per mano di quelle che Charlotte chiama le Donne Piangenti (Lamenting Ladies) – misteriose entità attratte dalla morte che uccidono chiunque si trovi vicino ad una persona che esala l’ultimo respiro – per tenacia o per puro caso, ma si trovano in quel momento ad un bivio: rimanere assieme rischiando che la morte accidentale dell’una condanni anche l’altra, o Lady Elaine dovrebbe ripartire immediatamente, continuando ad errare in totale solitudine? Come se non bastasse, Charlotte non ha detto tutta la verità circa la strage avvenuta nel monastero…
La prima cosa che salta all’occhio di When Death Comes è indubbiamente la struttura delle tavole: lo sfondo delle vignette, inchiostrate in bianco e nero, è infatti decorato in maniera coerente rispetto ai dialoghi o agli avvenimenti, talvolta rappresentando un nesso logico fondamentale – ad esempio, quando Charlotte offre della carne ad Elaine che ricorda il cavallo morto, accasciato sullo sfondo, di cui si è probabilmente cibata; assieme alla gestualità e alla forte componente non-verbale presente in tutte le tavole, che anziché venire soffocate da enormi balloon pieni di spiegazioni sono caratterizzate da dialoghi brevi, secchi ma perfettamente comprensibili, questi espedienti aiutano ad immergere il lettore nella cupa atmosfera di queste sessantaquattro pagine. La scelta assai felice di non mostrare mai le cosiddette Donne Piangenti fino alla fine, e anzi di alludervi solo in termini vaghi e criptici, risulta particolarmente azzeccata per aumentare il senso di tensione che trasuda da ogni interazione tra i personaggi, tragicamente consci della fragilità del loro corpo (e soprattutto di quello altrui) che potrebbe in qualsiasi momento portare a conseguenze disastrose.
Altro punto di forza che mi preme sottolineare sono i dialoghi: se la prosa di Iron era a tratti un po’ rigida e sgradevole, ciascuna delle interazioni tra Elaine, Charlotte e un terzo personaggio di cui non dirò nulla di più sono curate, realistiche e decisamente abili nel restituire le dinamiche che si possono creare tra persone che vivono una situazione di costante attesa per qualcosa che potrebbe come non potrebbe avvenire. Tensione che esplode nel finale, in maniera del tutto coerente con gli avvenimenti precedenti e lasciando un senso di smarrimento non solo nei personaggi sopravvissuti, ma anche nello stesso lettore. Insomma, fatico a trovare qualche pecca in questa storia che raggiunge esattamente l’obbiettivo che si prefigge in così poche pagine; spero solo che un’ambientazione così promettente possa essere riutilizzata dall’autore anche per un fumetto più lungo, visto che spulciando il resto della sua produzione mi pare di capire che questi temi siano particolarmente nelle sue corde.
… And more!
Le mie risorse mi hanno permesso di acquistare solo tre dei fumetti esposti, ma spulciando il catalogo è molto facile trovare altre opere accattivanti: c’è Pearl Hunter, della bravissima Hana Chatani di cui ho avuto l’occasione di leggere Love Condemns Me (se lo trovate in giro, lettura super consigliata a chiunque interessi La sirenetta in tutte le sue varianti), c’è Pinball Wizard, che accompagna una descrizione da shōnen manga con uno stile di disegno incasinato ma buffissimo, e c’è History Grows Like a Tumor, dalla palette essenziale e dalla premessa assai intrigante… E molti altri titoli che vuoi per il prezzo irrisorio, vuoi per lo stile peculiare o per l’idea alla base sembrano meritare una lettura. Di certo dal cestone della ShortBox Comic Fair è possibile pescare anche roba noiosa o deludente (come nel caso di Iron), ma se volete fare una prova e destinare una parte del vostro budget mensile all’acquisto di qualche fumetto di artisti contemporanei non posso che consigliare questa fiera.
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blacklotus-bloog · 1 year
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Pensare italiano" significa attingere a una cultura che è dentro di noi, nei difetti, nella sua originalità e nella sua storia. Pensare italiano significa anche tutta una serie di atteggiamenti molto diversi tra loro: come si mangia, come ci si comporta, un insieme di esperienze che costituiscono il modo di vivere e di relazionarsi. Certo, è un modo di vedere molto singolare, non percepibile in termini di massa: non si tratta di un comune pensare, ma una qualità distintiva, quasi egoista. Il nostro è un modo di vedere molto personale, sintesi di un dna che viene da lontano e che fa sì che quello che si produce sia caratterizzato da una connotazione particolare. Il prodotto italiano si apprezza per l'approfondimento che reca in sé, come espressione di un gusto raffinato, sia che si tratti di cibo, di abbigliamento oppure di arredamento. La voglia far bene, la voglia di andare a fondo al di là delle necessità, di trovare una connotazione un po' unica. Ecco che cosa rappresenta per me il modo di lavorare e pensare all'italiana.
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GIORGETTO GIUGIARO
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chez-mimich · 11 months
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NUDA PELLE
Quando si intitola un brano “Ballata del silenzio” si va incontro ad un certo rischio, magari calcolato, ma pur sempre un rischio. E così succede per il primo brano del lavoro che vede Marco Colonna (clarinetto basso), Giulia Cianca (voce) e Lorenzo D’Erasmo (percussioni), cimentarsi sul tema del silenzio, ma anche della “Nuda pelle” titolo dell’album, uscito per l’etichetta romana “New Ethic Society”, che inanella un’altra gemma nel suo già prezioso catalogo. Un percorso musicale dentro il corpo e nelle sue misteriose dinamiche psichiche, ma anche un viaggio grazie al corpo, quello che dà vita alla bellissima voce di Giulia Cianca e quello che diventa esso stesso strumento tra gli strumenti di Marco Colonna e Lorenzo D’Erasmo. “Nuda pelle” dà il senso della essenzialità, ma anche della verità e della sincerità di una composizione musicale che ha espunto tutto ciò che sembra superfluo o comunque accessorio, per far posto alla emozioni prime. “Danzerò in questa ballata del silenzio” canta la voce di Giulia Cianca, il che apparentemente può sembrare un bel paradosso, ma di silenzi effettivamente si tratta. Il silenzio però, come accade per luce ed ombra, necessita di qualcosa che lo identifichi e quel qualcosa sono qui le ovattate percussioni di Lorenzo D’Erasmo e, naturalmente, il sornione clarinetto basso di Marco Colonna. “Imparare a tremare”, secondo brano del disco nasce anch’esso da una sussurrata introduzione persuasiva e con la voce di Giulia Cianca che, all’unisono col clarinetto basso, induce ad una meditazione sui confini del dolore (chissà se solo fisico?) e con l’esortazione ad imparare a tremare, quasi fosse il dolore uno stato della conoscenza, come accade anche in “Custodirsi”, sebbene l’esortazione vada letta qui, più in senso interiore che esteriore. Una poesia più che una canzone: del resto “Prestami il silenzio che riordina l’esistenza” è un verso che lascia pochi dubbi. Il silenzio nella musica è un po’ un convitato di pietra eppure questo disco, come già detto è fatto di molti silenzi. Direi anzi fatto di silenzi e di voce (comprendendo anche le voci degli strumenti), a costituire un dialogo continuo con la nostra interiorità che non è sempre necessariamente tormentata, ma alla quale, indubbiamente, offriamo poche occasioni di ascolto. “Nina” è un magnifico brano, ritmico e sinuoso, un omaggio di Marco Colonna a tutte le donne, molto “femminile” nella sua flessuosità creativa. “Se non credessi”, invece, è una specie di preghiera laica fatta di sussulti dolorosi e di tocchi di clarinetto in un ossimoro, clima di angosciosa speranza; brano di originalità assoluta, delicato e travagliato e che si distende nella seconda parte sulle note del clarinetto basso di Marco Colonna. Con “Notte fonda” le inquietudini sembrano moltiplicarsi, come è naturale che sia per quel che rappresenta la notte, simbolico spazio-utero, dove prendono corpo paure inconsce e conoscenze ancestrali. “Ali” è un brano dal vago sapore orientaleggiante, dove la voce di Giulia Cianca sveste i panni della ricerca e della sperimentazione per indossare quelli più tranquillizzanti, ma non meno raffinati della canzone. Se qualche dubbio esistenziale il lavoro lo aveva sollevato, se su qualche abisso interiore ci aveva fatto fissare lo sguardo, “Grazie alla vita”, pezzo conclusivo del CD non lascia dubbi: “Grazie alla vita” è quasi un recitativo, scarno ed essenziale, parole misurate, a volte sofferenti, che proprio per questo risultano essere più pregne di significato, con il salmodiare della voce che ricama il silenzio. Prodotto musicale raffinato, non invasivo e non invadente, adatto a chi sa ascoltare gli altri, ma anche sé stesso.
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madonnaaaddolorata · 2 years
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Ciao, bellissimo blog, veramente ^^ mi piace il tuo modo di fare :) come stai? Posso contattarti in dm?
grazie! bene e tu?
senza offesa ma non rispondo (quasi) mai a nessuno nelle chat qui perché scrivono tutti le stesse cose dopo aver visto mezza tetta.
se volete parlare di robe interessanti tipo cinema o libri o altro posso anche chiudere un occhio, ma se volete fare due chiacchiere a vuoto o mi pagate per il tempo che dedico o altrimenti ho già gente con cui fare due parole, altrimenti trovatevi un prete o un terapeuta. mi spiace essere così “dura” ma devo cancellare dai 6 agli 8 messaggi al giorno di “ciao”, “ci sei”, “che tette”, “disturbo?”, “cerchi compagnia”, “vuoi fare due chiacchiere?” a volte corredate da dick pic non richieste rivoltanti, neanche avessero messo il mio numero nel cesso dell’autogrill.
quasi non parlo con le persone che conosco figuriamoci con sconosciuti che arrivano a gamba tesa così pensando di fare gli splendidi e ricevere non so cosa.
servirebbe un po’ di educazione di base e di originalità, il minimo tra esseri umani con un cervello, non dovete essere Leopardi però neanche Alvaro Vitali. per me Tumblr non è un sito di inkontri, in più è un periodo di detox da queste dinamiche, a cui tra l’altro non ho mai partecipato ma che subisco da quando sono su internet.
grazie 🍉
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sourchjll · 2 years
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No è sua madre.
Bah
Che domande fate? Un po' di originalità, no?
Grazie Anon, devo assumerti a tempo indeterminato per incazzarti al posto mio✨
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hermioneblk · 2 years
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Topolino 🐭 3472 💬 commento
⭐️
Commento generale
Un numero decisamente flop!
Dunque la prima storia è un primo episodio di una serie dunque leggerlo non serve a niente perché si interrompe. Perché poi ambientarlo in autunno? Vogliamo vedere colori estivi….
La seconda storia è un secondo episodio di un’altra serie che tra l’altro potrebbe sussistere da solo come unica storia, anzi se ne poteva fare anche a meno.
Ecco poi sbucare l’inviato della gazzetta dello sport che si intrufola su Topolino per parlare ovviamente di calcio! Un’intervista a un calciatore… Ma chi se ne frega?
Fortuna un paio di articoli intelligenti su persone degne di nota finalmente: Margherita Hack e Samantha Cristoforetti.
Poi c’è anche la storia che è stata inventata perché bisognava mettere un articolo sul riparatore di chitarre….
Infine una storia medievale…
Un numero mal riuscito o maglio in cui si ha il sentore che sia una totale mancanza di idee e originalità, basta con questo calcio! Topolino sta diventando ridicolo a forza di venerare questo sport!
1. Gastone lo sfortunato, ep. 1
Storia interessante, Amelia invece di dare il tormento a Paperone per rubargli la sua monetina decide di rubare la fortuna di Gastone… E fin qui ci siamo, la ruba e lei diventa fortunata lui sfortunato tanto che si rivolge a Paperino e insieme capiscono quello che è successo e decidono di andare ad affrontarla… Fine della storia! Ci si rivede da tra sette giorni… Ma perché? Perché smorzare così l’entusiasmo creato da una storia e dire ci vediamo tra sette giorni? Innanzitutto c’è anche qualcosa che non quadra perché è un ambiente autunnale? Questo numero è uscito l’8 giugno! Inizia con foglie d’autunno e tutto il resto, disegni favolosi tonalità interessanti ma fuori stagione, questo è il numero di giugno ci si aspetta qualcosa di più estivo… fuori tema! Poi questa abitudine di interrompere le storie e dire ci vediamo tra sette giorni ha veramente stufato, tra l’altro era stata anche piuttosto annacquata… Un sacco di chiacchiere inutili… Peccato era iniziata con il piede giusto ma non è neanche finita. Tanti saluti…
2. Topolino e il ritorno dell’uomo falena, ep. 2
La seconda storia comincia già male perché è un secondo episodio e a chi piace leggere un numero ogni tanto pur avendo l’abbonamento da parecchio fastidio. Comunque il primo episodio anche se non l’ho letto non serve a niente perché se ne può fare a meno, questa storia sussiste anche solo con il secondo episodio, è più che sufficiente con queste pagine… Anzi
3. Pippospot – Il nuovo nome
Ecco un episodio di una serie in cui Pippo deve fare gli spot pubblicitari… Dunque carenza di idee di base perché se può essere carino per una storia poi continua ad essere sempre la solita trama trita e ritrita.
4. Qui, Quo e…qua ci serve un liutaio
Qui e Quo devono giocare al calcio virtuale… Ci mancava un po’ di calcio.. già i tre nipotini sono indigesti e insopportabili poi quando fanno i moderni che due giocano a calcio e uno fa il musicista fanno anche più… ridere! Ridicoli. Lasciamo perdere, allora questi due che hanno la passione per il calcio (ma guarda caso!) giocando al calcio virtuale rompono la chitarra di Qua …
Viene fuori una storiella che sembra quasi una barzelletta che sarebbe anche carina se non ci fossero queste movenza da teenager di Qui, Quo e Qua, basta!
Come se non bastasse dopo averla letta si trova un articolo un articolo su uno che ripara le chitarre… quindi è solo una storia stata costruita per introdurre un articolo di cui nessuno ha bisogno! Se la devono finire di fare così perché muore la fantasia e l’arte.
5. Paperino e il torneo del re
Infine una storia medioevale, un torneo con i paperi che hanno le stesse relazioni che ci sono nelle storie normali dunque lo zio Archimede anche quella palloso di Brigitta … Le rivisitazioni storiche e di altre tipo non le gradisco mai perché non hanno il minimo senso dato che stravolgono la realtà lasciando gli stessi personaggi: a che pro? Già le storie medievali sono noiose
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tuttavitame · 2 years
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L’acqua è talmente trasparente che si possono vedere i pesciolini sotto, compreso il mio piede!
Nell’ombrellone vicino al mio c’è una giovane e bellissima mamma, è con il suo bambino. Ha 7 mesi e si chiama Levante.
Levante è un nome davvero bello, un po’ di originalità ogni tanto non guasta!
Anche se ho pensato subito a Pieraccioni: “tappami Levante, tappami!!”
#voglio restare qui
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justmythings-stuff · 2 years
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Lucy ha bloccato la ragazza del commento 'dottoressa sto caxo' e le sue amiche la stanno pregando di sbloccarla dicendo che le era stato hackerato il profilo e non è stata lei a scrivere quelle cose
Qualcuno gliel'ha detto che la scusa dell'hacker è banale? Un po' di originalità🤭
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bloodyfairy83 · 1 month
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Maniac Cop - Poliziotto sadico (William Lustig, 1988)
Un misterioso poliziotto terrorizza gli abitanti di New York compiendo efferati crimini. I sospetti cadono sull'agente Jack Forrest, ma il tenente McCrae che si occupa del caso è convinto che il responsabile dei delitti sia qualcun altro.
Diretto da William Lustig ( noto per il suo rude slasher "Maniac") e scritto da Larry Cohen, "Maniac Cop - Poliziotto sadico" è sicuramente un buon b-movie che non brilla per originalità ma è considerato un piccolo cult amato dagli appassionati dell'horror nonostante il cattivo in questione non sia diventato una vera e propria icona horror. Maniac Cop mischia l'azione e il poliziesco allo slasher, creando un clima di tensione grazie anche all'ambientazione cupa e inquietante.
La scelta del villain in divisa da poliziotto inoltre funziona alla grande, difatti la paura e la diffidenza verso chi dovrebbe proteggere i cittadini fa nascere una vera e propria psicosi collettiva. Degna di nota anche la scelta degli attori principali: Jack Forrest il poliziotto sospettato per i crimini interpretato dal mitico Bruce Campbell affiancato da Tom Atkins, nel ruolo del detective Frank McCrae e Laurene Landon che interpreta Theresa Mallory la coraggiosa collega e amante di Jack Forrest.
Avrei sicuramente preferito qualche sequenza più cruenta e sanguinosa e un po' meno action ma tralasciando questo il film riesce comunque ad intrattenere e divertire lo spettatore senza annoiare.
Qualche anno dopo Lustig girerà i sequel: "Maniac Cop 2 - Il poliziotto maniaco" nel 1990 e nel 1992 l'ultimo della trilogia "Maniac Cop 3 - Il distintivo del silenzio".
Qualche anno fa invece si vociferava di una serie tv per la HBO diretta e prodotta da Nicolas Winding Refn basata sulla trilogia... staremo a vedere.
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omarfor-orchestra · 2 months
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L'altro che non si vuole operare Sandro ma un po' di originalità
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dilebe06 · 5 months
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Non posso fare a meno di notare come il cdrama Love Under The Stars abbia così poca originalità e voglia, già a partire dal titolo.
Solitamente il titolo riassume, spiega, richiama il contenuto della serie:
In Goblin il protagonista era un goblin. In The Untamed si richiamava " il selvaggio" nella figura di Wei Wuxian. E così via...
Teoricamente mi dici un titolo di un drama già visto ed io richiamo immediatamente le immagini di quel drama nella mia mente.
Love Under the Star presuppone una storia d'amore sotto le stelle o qualcosa che richiami questa immagine.
Ed invece... le stelle non ci sono. Manco figurative. Niente.
E allora perché sto titolo??!!!
Hanno preso le prime frasi super romantiche che hanno trovato e le hanno dato sto ruolo?!
L'amore però c'è.
Nato un po' a cazzum ma almeno quello è presente.
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luigifurone · 3 months
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7. (L'ineffabile presente)
L’illuminazione della strada segnava il percorso, non sembrava difficile. Per la città ci sarebbe voluta ancora un’ora e mezza, decisamente troppo per come si sentiva. Non era tanto per la crisi, ne aveva vissute altre, il brutto era quando le crisi cominciavano ad assomigliarsi tanto, talmente tanto da dire che non ci sarebbe stata più nessuna sorpresa, nemmeno nel dolore, nemmeno nel male. Forse era tutto così, ogni esperienza, dopo un po’, ogni persona, emozione, alla fine perdeva originalità, e sfumava, si appiattiva, sfumava come i contorni delle cose quando si fa buio. Mancava il fiato.
Nel piazzale dell’albergo c’erano una quindicina di macchine, ma nella hall non c’era nessuno. Suonò il campanello due volte e alla fine venne fuori un ragazzo, grassoccio, con gli occhiali. Sembrava capitato lì per caso. Infatti era così. “Mi scusi, c’è un po’ di caos, stasera. Il proprietario ha avuto un piccolo incidente, e … insomma ci sono io a sostituirlo. Ha il documento, per piacere?” Il tizio si incastrò con le chiavi. Sembrava in imbarazzo, come non sapesse che stanza darmi. Ne prese 4 o 5 in mano, continuava a rigirarsele e a controllare qualche registro. Ci mancava anche quello, in quella serata.
Per non dovergli gridare addosso, si chinò sul trolley a fingere di controllare una qualche cosa. Quando si rialzò, il ragazzo non c’era più. Sul bancone era rimasta la chiave della stanza 106.
La prese, era inutile ribellarsi, s’era capito. La porta dell’ascensore si aprì, al primo piano, di fronte ad una porta, senza alcuna targhetta. Ai lati della porta le indicazioni davano due direzioni: dalla 107 in su da una parte, dalla 105 a scendere dall’altra. La 106 non c’era. Cercò di capacitarsi di quella incongruenza, forse aveva letto male, magari era una sciocchezza del suo cervello. Ricontrollò. No, non c’era. Di scendere dal cretino non aveva più voglia, magari era un semplice refuso, una dimenticanza che per noncuranza non si erano mai preoccupati di correggere. E già. Molto probabile. “Speriamo almeno non sia una stanza di merda”. Provò ad infilare la chiave nella porta che s’era trovato di fronte e la serratura cedette. “Eccola, la mia stanza”.
C’era un buon profumo. La stanza era molto grande, quasi un mini appartamento. Dopo il minuscolo ingresso, si entrava in uno spazio diviso in due, da una parte una specie di salottino, dall’altra il letto, un letto a due piazze. Mentre si rallegrava per la buona impressione, diede un’occhiata verso la destra, dove se ne stava, socchiusa, la porta del bagno. La luce era accesa. Strano. Strano sentire dei rumori, venire di là. E già. Non era solo. C’era qualcuno. Si avvicinò per sbirciare. Mezza sagoma di donna, tagliata dal filo della porta, si stava mettendo qualcosa addosso, di là. Era così sorpreso che quando lei lo salutò gli sembrò quasi normale.
Era una donna, qualche anno meno di lui, si sarebbe detto, ma donna dalla punta del sorriso ad ogni minino movimento. “Nel frigorifero c’è qualcosa da bere. Vuoi?”, oscillò nell’accappatoio, e andò verso il centro del salottino. Come un automa le cercò il frigorifero, trovò i bicchieri lì vicino, prese il prosecco ed un succo di frutta. Si voltò e la vide seduta sul divano, che lo guardava. Non si era ancora rivestita, aveva le gambe incrociate che sbucavano dalla stoffa, i piedi nudi, un braccio steso sul bracciolo, l’altro abbandonato sulla spalliera. Era bellissima. “Vieni qui. Siediti”.
Si sedette. La guardava stupito, instupidito. Inebriato dal profumo e da quelle gambe che parevano invitarlo a seguirle, fino in fondo. Fu talmente colpito quando arrivò con la mente lì, in fondo, che ebbe una specie di risveglio. Si ricordò di essere in un albergo, si ricordò la discussione del giorno prima, provò un gusto sgradevole in bocca, si sentì quasi preso in un inganno. Si alzò rabbioso, prese il trolley, uscì dalla stanza e tornò alla hall, scendendo per le scale. Il ragazzo grassoccio non era tornato, al suo posto c’era un uomo distinto. Era il proprietario.
“Non la voglio più, la stanza. Ecco la chiave. Il frigorifero lo faccia pagare alla sua amica.” Era pronto allo scontro. Ma di fronte aveva piuttosto uno sguardo perplesso. “Chi le ha dato questa chiave?” “Chi me l’ha data? Me l’ha data il suo dipendente, il ragazzotto simpatico. Ha presente la stanza, sì? E’ quella con la sorpresa.” Il direttore non parlava. Poi si passò una mano nei capelli, lo guardò e ebbe uno sbuffo di riso: “Non capisco chi sia il ragazzo. E poi questa stanza non esiste più, da tanto. La 106. C’era una volta, ma non c’è più”. Erano stupiti tutti e due, ora. Pensò che il direttore potesse avere qualche ragione, forse la 106 non esisteva più, in fondo la “sua” camera non aveva alcun segno distintivo.
“Guardi. Ho usato questa chiave per entrarci, una bella stanza, grande, salottino e camera da letto. Bella bella … anzi la sorpresa era ancora più bella. Che donna … ottima scelta. Gambe e il resto, lì sul divano come .. come  .. come un piatto di ostriche. E se fossi rimasto ancora un attimo, mi ci sarei buttato dentro. Certo che mi sarei buttato.” Stavolta il direttore lo guardò più intensamente, quasi fin dentro l’anima. Poi si sporse un po’ dal bancone, verso di lui: “Posso dirle una cosa? Se io avessi trovato una donna fatta come dice lei, l’avrei amata subito. Non ci è dato di trovare sempre stanze così.”
Poteva anche andarsene ora. Sì. In ogni caso sarebbe andato via. Ma ovviamente non poteva fare a meno di riprendere l’ascensore, puntare il dito sul bottone del primo piano, aspettare che le porte si aprissero e guardare davanti ai suoi occhi. 
La porta non c’era più.
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