Tumgik
#un uomo una citta
shygivercrown · 5 months
Text
0 notes
psiqotic · 4 months
Text
Quand’ero giovane sentivo che queste cose erano sciocche, semplici. Avevo sangue gramo, una mente contorta e un’educazione precaria. Ero duro come granito. Avevo guardato il sole. Non mi fidavo di alcun uomo, e in special modo delle donne. Vivevo in un inferno di piccole stanze. Ho rotto cose, schiantato cose, sfondato vetri, maledetto. Ho sfidato tutto; ero continuamente sfrattato, imprigionato. Una lotta continua, dentro e fuori la mia mente. Le donne erano qualcosa da fottere e scartare. Non avevo amici maschi. Cambiavo lavoro e citta’. Odiavo le vacanze, i bambini, la storia, i giornali, i musei, le nonne, matrimoni, film, ragni, netturbini, gli accenti inglesi, la Spagna, la Francia, l’Italia… le noci e l’arancione. L’algebra mi faceva incazzare. L’opera mi faceva vomitare. Charlie Chaplin era falso. E i fiori per gli smidollati. Per me, pace e felicita’ erano segni di inferiorita’, precipui di deboli e menti fragili. Ma con il susseguirsi delle mie risse da vicoli, i miei anni suicidi, le mie innumerevoli donne, gradualmente capii che non ero diverso dagli altri. Che ero uguale. Rifulgevano di odio, glissavano meschine rimostranze. Gli uomini con cui mi battevo nei vicoli avevano cuori di pietra. Tutti sgomitavano, spintonavano, baravano per vantaggi risibili. L’arma era la menzogna, e il progetto era vuoto. L’oscurita’ il despota. Cautamente, a volte mi concedevo di sentirmi bene. Scoprivo momenti di pace in stanze da poco prezzo osservando i pomoli di qualche como’ o ascoltando la pioggia nel buio. Meno necessitavo, meglio mi sentivo. Forse l’altra vita mi aveva logorato. Non provavo piu’ il fascino di coinvolgere qualcuno in una conversazione, o montare una qualche povera femmina ubriaca, la cui vita era scivolata nel dolore. Non riuscivo ad accettare la vita com’era. Non avrei mai potuto trangugiare tutti i suoi veleni. Ma c’erano parti, piccole e tenui, che suggerivano domande. Riformulai. Non so quando… giorno, tempo, tutto quanto… ma il cambiamento avvenne. In me si rilasso’ qualcosa, scivolo’ via. Diedi il benvenuto a barlumi di pace, brandelli di gioia. Abbracciai quella roba come fosse quanto di meglio, come tacchi alti, seni, canti, opere. Non fraintendetemi, c’e’ una cosa come l’ottimismo ostinato che trascura tutti i problemi fondamentali per il suo stesso bene. E’ uno scudo e una malattia. Mi sono guardato allo specchio, una volta mi consideravo… brutto. Ora mi piaceva cio’ che vedevo. Quasi bello. Si’, un po’ strappato e lacero. Cicatrici, grumi, strani avallamenti. Ma alla fin fine, non troppo male.
20 notes · View notes
ashbakche · 1 year
Text
youtube
U Tagghiamo Stu Palluni…?! Brano di Combomastas'
Sugnu nicu, vivu 'stu buiggu finu'n funnu Cu'll'amici mia cassutta cu palluni aviemu u munnu Ca mi fa scuiddari ca nascivu muoitt'i fame, Cu me patri rintra, me matri ca travagghi'o fuinnu. A'gghir'a scuola mi siddi'a, fazzu prima, Arriest'a casa, 'st'einnata a Vucciria! (cuci'!) Picciriddu runni vai? Cu cu' ti unci? Cu cu' stai? Cu cu' vuogghiu, 'e stari accura sinno' mi pass'i guai! Palieimmu si pigghia tuttu, un quaittier'a luttu! Un picciriddu cuom'a'mmia muriu… troppu bruttu! Minn'issi uara, m'agghiaccia sulu u sangu Ca s'arriastu ca' n'atru minutu, arriestu sulu un fangu! E troppi sogni nel cassetto, voglio solo un po' d'affetto Il mio cuore vuole forza perche' lotta, Troppo stanco di non avere un vero tetto addosso E intanto aspetto… aspiettu! Settecannuoli, Brancaccio, Cep, Ballaro', Maciuni, Buiggunuovu, Zen, Calatafimi, Menzumurriali, Cuba, Urituri, Tommaso Natale Mi susu a menz'iuoinnu, manciu 'nna nonna e scinnu, Mi miettu a cantuniera ca un poch' i fumu u vinnu (St'accura passi i guai!) Un mu riri cchiu', u sacciu… Ma aspiattu 'stasira ca 'na futtuta ma fazzu. Mi vuotu, 'na luci abbagliante (ecca tutti cuosi e curri, ca c'e' a volante!) Mi 'ccaru 'o Malaspina e ai vistu puru i spiddi, I stiessi ca s'accattanu e poi mannanu i sbirri! Ora sugnu cca 'ffuora, 'na fuoizza ra natura. Io un mi scantu i nuddu e tu t'a stare accura! Facisti u fango, e a 'ttia ti scannu Cunfirienti ra quistura, mi'nni vivu u sangu! Un faciti u me nnuome e un va sbirrittiate! Si v'incuocciu nne strate, v'ammazza a bbaistunati! Ma chi buliti. un mi taliati, un mi 'nquitati… Tintu se… ma voatri scafazzati! Vucciria, Santa Rosalia, Capu, Malaspina, Liberta', Palagonia, Pass'i Riano, Zisa, 'Rriniadda, U Buiggu, Vergine Maria, Marinella. Mill'euro l'anno, a me casa ci fu danno A quannu a quannu uno arriniesci 'nna vita, Ci vuole u travagghiu! E cuomu fazzu, sturiari custa, A busta paga a mia 'un ma runanu, travagghiari custa! E se non trovo il modo, posso girare a vuoto, Palermo te la vivi o ti vive lei a suo modo, Quattro materie e il sudore della fronte, Ho una figlia e sono un uomo che nella vita ha un suo scopo. Me matri e' nonna, aiu vint'anni e puru i cuoinna! Vuogghiu fare l'avvocato, darici a 'mme figghia puru chiddu c'un si'nsuonna, Niesciri ru Capo, niasciri 'n Palieimmu e poi cuinnutu cu ci tuoinna! Lavo le scale. Ho una laurea che non soddisfa la mia voglia di scappare. Il mio quartiere mi ha gia' murato vivo Proprio come la mia vita che ha gia' deciso il mio destino. Bocch'ifaicco, Bonaggia, Paittanna, Villagrazia, Nuci, Guaragna, Pallavicino, Sferracavallo, Cruillas, Acqua Santa, Via Muntaibbo. Cu 'sta vita ca si squagghia'ccussi' io Vir'i me manu c'unn'hanno cchiu' nianti Cuci', cuomu si, cuomu n'arriruciammu N'i st'einnati vacanti ca nni pisanu nne spaddi. Tu (chi?) chi ci talii, chi ci guardi?! I miei trent'anni sono come i cinquant'anni ca ti spaiddi, A schina china i caddi! N'addisio r'aviri i figghi cchiu' granni Ca nni crisciunu ca senz' irisinni all'atri banni! Nna sta citta' ca mi futtiu pi scuntarimi i me sbagghi, E ancuora pag'u scuottu picchi' ci'a' vinnutu 'u cuoccu a ddi fanghi, Piruocchi arrinisciuti chi granfi, cuomu puippi Ca s'annagghi poi ti sputanu n'ta facci E fanni viriri 'nzoccu sa'fari! Picchi' io'n ci'a fazzu cchiu'! Ma ca Marunnuzza 'n cap'u liettu E u Signuruzzu supr'o piettu macari… Rintr'a stu mari t'insignassi a natari! San Lorenzo, Cipriessi, Colonna Rutta Spiruni, Oreto, A Ruocca, Politeama, Falsomiele, Kalsa Mondello, Muntipiddirinu, Villatasca.
2 notes · View notes
annaora · 1 year
Text
Il Brogliaccio 1
Tumblr media
Procedura di prontezza produttiva inizio (PIPPI)
A.    Adesso scriviamo un racconto noir
C.    Ancora con questa storia
A.    Ho voglia di scrivere
C.    Non è nelle nostre corde, attitudini, competenze
A.    Ho capito Comunque ho deciso. Avverti tutti i tuoi assistenti che staremo qui tutto il pomeriggio. Ho visto un film coreano con sottotitoli in spagnolo e mi ha fatto venire voglia di righe noir.
C.    Ti seguo perché non ho voglia di Sudoku. Quali sono i dati certi?
A.    Racconto breve, in prima persona, genere noir, uomo generico, citta generica, situazione cupa, aperta nel passato, nel futuro, e in tensione nel presente. Chi consulti?
C.    Immaginazione Memoria Pigrizia Autostima Ego
A.    Perché Pigrizia?
C.     Devo tenerla impegnata, altrimenti è di ostacolo
A.    Cosa mi proponi quindi?
C.    Ok raduno il gruppo di lavoro e ti aggiorno via via. Dammi qualche istante e ti invio le righe da scrivere al pc. Avete ascoltato tutti? Ci sono domande? Nessuna. Bene. Abbiamo una nuova missione.  Tutti preseti a rapporto. Immaginazione ci sei?
I.     Presente
C.    Tu sei a capo della missione sviluppa questo racconto breve
I.     Ok. Rifletto e ti aggiorno. Dammi un milionesimo di secondo e ti consegno gli spunti. Memoria ci sei?
M.   Presente
I.     Inviami i dati pertinenti alla richiesta. Pigrizia?
P.     …
I.     Pigrizia smetti d’ignorarmi e d’ingozzarti
P.     Calma. Un istante. Eccomi. Ci sono. Presente
I.     Aiuta autostima a stare in piedi.
I.     Ego sei pronto?
E.    Sono nato pronto
AS.   Ma saremo capaci di sviluppare i dati certi?
E.    Tu pensa solo a rimanere in piedi. Penseremo noia tirarti fuori da qui. Non lasceremo nessuno indietro
M.    Questi sono i primi risultati emersi dall’archivio dati
I.     Ok. Adesso rielaboro, voi non smettete di cercare. Cerello li hai ricevuti?
C.    Perfetto. Rieleggo revisiono traduco correggo impagino infine edito ad Anna
A.    Siamo pronti?
C.    Si. Puoi iniziare a premere sui tasti del tuo pc
A.    Perfetto. da questo momento in poi passiamo da condizione di prontezza produttiva livello 5 a livello 3
C.     Ricevuto. Alzata condizione di prontezza produttiva da livello 5 a livello 3.
A.    attivare la modalità aereo
C.    Ricevuto. Modalità aereo attivata.
A.    Inserire la sinapsi automatica
C.     Ricevuto. Sinapsi automatica inserita.
Sinapsi automatica inserita (SAI) 1
Racconto breve, in prima persona, genere noir, uomo generico, citta generica, situazione cupa, aperta nel passato, nel futuro, e in tensione nel presente.
C. Ecci       Era una notte oscura e tempestosa, la pioggia cadeva a dirotto sulle strade deserte della città. Camminavo da solo sotto la pioggia battente, cercando di scordare il passato e l'errore che avevo commesso. Ma la mia coscienza non mi permetteva di dimenticare, e ogni passo che facevo mi ricordava la mia colpa. Il rumore delle gocce d'acqua sulla mia giacca era l'unica compagnia che avevo. Avevo bisogno di un aiuto, qualcosa che potesse liberarmi da quel peso che portavo con me da troppo tempo. Ero disposto a tutto pur di trovare quella redenzione che cercavo, anche ad andare dove nessun uomo sano di mente avrebbe mai osato mettere piede. La mia vita era già stata distrutta, ma ciò che avrebbero scoperto nei meandri oscuri della città sarebbe stato ancora più spaventoso...
ANNA     Scontato ma per un racconto potrebbe andare. Alternative da proporre?
C. Ecci       Era una calda notte d'estate, l'aria densa era impregnata dell'odore del sangue e delle urla disperate che si udivano dall'altro capo della città. Rimanere in una notte come quella era come restare nel terrore, incrociare i ruggiti dei lupi che minano la sicurezza della propria anima pura e innocente. Ma io continuavo a camminare tra le vie vuote, ormai da parecchio tempo. Ero alla ricerca di una risposta, di una verità che potesse darmi la libertà di vivermi una vita diversa e senza rimorsi.
ANNA        Mhmm. Un po’ forzato ma interessante anche questo incipit. Magari li combiniamo insieme usando aggettivi e gerundi. Oppure possiamo utilizzare questa seconda ipotesi per raccontare l’evento dentro al racconto. Cosa ne diresti di inserire altri elementi ma lasciando ancora tutto aperto?
... continua
potrai scaricare gratuitamente tutto il file su www.olivilucia.it
0 notes
brusiocostante · 2 years
Text
CHE PACE E FELICITÀ VI AVVOLGANO.
“Quand’ero giovane sentivo che queste cose erano sciocche, semplici. Avevo sangue gramo, una mente contorta e un’educazione precaria. Ero duro come granito. Avevo guardato il sole. Non mi fidavo di alcun uomo, e in special modo delle donne. Vivevo in un inferno di piccole stanze. Ho rotto cose, schiantato cose, sfondato vetri, maledetto. Ho sfidato tutto; ero continuamente sfrattato, imprigionato. Una lotta continua, dentro e fuori la mia mente. Le donne erano qualcosa da fottere e scartare. Non avevo amici maschi. Cambiavo lavoro e citta’. Odiavo le vacanze, i bambini, la storia,
i giornali, i musei, le nonne, matrimoni, film, ragni, netturbini, gli accenti inglesi, la Spagna, la Francia, l’Italia… le noci e l’arancione. L’algebra mi faceva incazzare. L’opera mi faceva vomitare. Charlie Chaplin era falso. E i fiori per gli smidollati. Per me, pace e felicita’ erano segni di inferiorita’, precipui di deboli e menti fragili. Ma con il susseguirsi delle mie risse da vicoli, i miei anni suicidi, le mie innumerevoli donne, gradualmente capii che non ero diverso dagli altri. Che ero uguale. Rifulgevano di odio, glissavano meschine rimostranze. Gli uomini con cui mi battevo nei vicoli avevano cuori di pietra. Tutti sgomitavano, spintonavano, baravano per vantaggi risibili. L’arma era la menzogna, e il progetto era vuoto. L’oscurita’ il despota. Cautamente, a volte mi concedevo di sentirmi bene. Scoprivo momenti di pace in stanze da poco prezzo osservando i pomoli di qualche como’ o ascoltando
la pioggia nel buio. Meno necessitavo, meglio mi sentivo. Forse l’altra vita mi aveva logorato. Non provavo piu’ il fascino di coinvolgere qualcuno in una conversazione, o montare una qualche povera femmina ubriaca, la cui vita era scivolata nel dolore. Non riuscivo ad accettare la vita com’era. Non avrei mai potuto trangugiare tutti i suoi veleni. Ma c’era parti, piccole e tenui, che suggerivano domande. Riformulai. Non so quando… giorno, tempo, tutto quanto… ma il cambiamento avvenne. In me si rilasso’ qualcosa, scivolo’ via.
Non dovevo piu’ provare d’essere un uomo. Non dovevo piu’ provare nulla. Iniziai a vedere le cose. Tazze da caffe’ allineate dietro il bancone di un bar. O un cane che passeggiava lungo un marciapiede. O come il musetto di un topo sul mio como’ si fermava la’, si fermava davvero, con corpo, naso, orecchie. Ferma li’, un po’ di vita dentro se’ stessa, e i suoi occhi mi guardavano. Ed erano belli. Poi se ne ando’. Iniziai a sentirmi bene. Anche nelle situazioni peggiori, e ce n’erano un sacco. 
Tipo il capo dietro la sua scrivania. Stava per licenziarmi. Ero mancato per troppi giorni. Indossava un completo, cravatta, occhiali. Disse: ‘devo lasciarti andare’. ‘Va bene’, gli dissi. Doveva fare il dovuto. Aveva moglie, casa, figli, spese e molto probabilmente un’amichetta. Mi spiace per lui. E’ parte del sistema. Uscii nel sole splendente. Avevo la giornata intera, almeno temporaneamente. Il mondo intero arrabbiato con il mondo. Ognuno era arrabbiato, mal ripagato, imbrogliato.
  Tutti erano sconfortati, disillusi. Diedi il benvenuto a barlumi di pace, brandelli di gioia. Abbracciai quella roba come fosse quanto di meglio, come tacchi alti, seni, canti, opere. Non fraintendetemi, c’e’ una cosa come l’ottimismo ostinato che trascura tutti i problemi fondamentali per il suo stesso bene. E’ uno scudo e una malattia. Il coltello mi fu di nuovo alla gola. Feci quasi ripartire il gas, ma quando tornarono i buoni momenti, non li ricacciai come un avversario dei vicoli. Lasciai che mi avvolgessero. Mi ci crogiolai. 
Li invitai in casa. Mi sono guardato allo specchio, una volta mi consideravo… brutto. Ora mi piaceva cio’ che vedevo. Quasi bello. Si’, un po’ strappato e lacero. Cicatrici, grumi, strani avallamenti. Ma alla fin fine, non troppo male. Quasi bello. Almeno meglio delle facce di certe star del cinema con le guance come chiappe di bimbo. E finalmente scoprii i veri sentimenti degli altri, mai proclamati. Come ultimamente, come stamattina, prima di andare all’auto, vidi mia moglie nel letto, solo la sagoma della sua testa, le coperte tirate alte, giusto la sagoma della sua testa. Per non dimenticare secoli di vita e morte e il morire, le piramidi… Mozart e’ morto, ma la sua musica aleggia ancora per la stanza, l’erba cresce, la Terra gira, e il tabellone mi aspetta. Vidi la sagoma della testa di mia moglie, lei cosi’ immobile. Soffrii per la sua vita, di essere la’, sotto le coltri. La baciai sulla fronte, infilai le scale, uscii, salii sulla mia meravigliosa auto, mi misi la cintura, feci retromarcia. Sentivo calore ai polpastrelli, dai miei piedi fino all’acceleratore, entrai un’altra volta nel mondo, guidai lungo la collina, passai le case; pieno e vuoto di gente. Vidi il postino, suonai. Rispose al mio saluto.”  
Charles Bukowski      
1 note · View note
valium-a · 2 years
Text
Poesia preferita; Bukowski, either peace or happiness, Let it enfold you
“Quand’ero giovane
sentivo che queste cose
erano sciocche, semplici.
Avevo sangue gramo, una mente
contorta e un’educazione precaria.
Ero duro come granito.
Avevo guardato il sole.
Non mi fidavo di alcun uomo,
e in special modo delle donne.
Vivevo in un inferno
di piccole stanze.
Ho rotto cose, schiantato cose,
sfondato vetri, imprecavo
Ho sfidato tutto; ero continuamente
sfrattato, imprigionato.
Una lotta continua,
dentro e fuori la mia mente.
Le donne erano qualcosa
da fottere e scartare.
Non avevo amici maschi.
Cambiavo lavoro e citta’.
Odiavo le vacanze,
i bambini, la storia,
i giornali, i musei, le nonne,
matrimoni, film, ragni, netturbini,
gli accenti inglesi,
la Spagna, la Francia, l’Italia…
le noci e l’arancione.
L’algebra mi faceva incazzare.
L’opera mi faceva vomitare.
Charlie Chaplin era falso.
E i fiori per gli smidollati.
Per me, pace e felicita’
erano segni di inferiorita’,
precipui di deboli
e menti fragili.
Ma con il susseguirsi
delle mie risse da vicoli,
i miei anni suicidi,
le mie innumerevoli donne,
gradualmente capii
che non ero diverso
dagli altri. Che ero uguale.
Rifulgevano di odio,
glissavano meschine rimostranze.
Gli uomini con cui mi battevo
nei vicoli avevano cuori di pietra.
Tutti sgomitavano, spintonavano,
baravano per vantaggi risibili.
L’arma era la menzogna,
e il progetto era vuoto.
L’oscurita’ il despota.
Cautamente, a volte
mi concedevo di sentirmi bene.
Scoprivo momenti di pace
in stanze da poco prezzo
osservando
i pomoli di qualche como’
o ascoltando
la pioggia nel buio.
Meno necessitavo,
meglio mi sentivo.
Forse l’altra vita mi aveva logorato.
Non provavo piu’ il fascino
di coinvolgere qualcuno
in una conversazione,
o montare una qualche
povera femmina ubriaca,
la cui vita
era scivolata nel dolore.
Non riuscivo
ad accettare la vita com’era.
Non avrei mai potuto
trangugiare tutti i suoi veleni.
Ma c’era parti, piccole e tenui,
che suggerivano domande.
Riformulai. Non so quando…
giorno, tempo, tutto quanto…
ma il cambiamento avvenne.
In me si rilasso’ qualcosa,
scivolo’ via.
Non dovevo piu’ provare
d’essere un uomo.
Non dovevo piu’ provare nulla.
Iniziai a vedere le cose.
Tazze da caffe’ allineate
dietro il bancone di un bar.
O un cane che passeggiava
lungo un marciapiede.
O come il musetto
di un topo sul mio como’
si fermava la’,
si fermava davvero,
con corpo, naso, orecchie.
Ferma li’, un po’ di vita
dentro se’ stessa,
e i suoi occhi
mi guardavano.
Ed erano belli.
Poi se ne ando’.
Iniziai a sentirmi bene.
Anche nelle situazioni peggiori,
e ce n’erano un sacco.
Tipo il capo
dietro la sua scrivania.
Stava per licenziarmi.
Ero mancato per troppi giorni.
Indossava un completo,
cravatta, occhiali.
Disse:
‘devo lasciarti andare’.
‘Va bene’, gli dissi.
Doveva fare il dovuto.
Aveva moglie, casa, figli,
spese e molto
probabilmente un’amichetta.
Mi spiace per lui.
E’ parte del sistema.
Uscii nel sole splendente.
Avevo la giornata intera,
almeno temporaneamente.
Il mondo intero
arrabbiato con il mondo.
Ognuno era arrabbiato,
mal ripagato, imbrogliato.
Tutti erano sconfortati,
disillusi.
Diedi il benvenuto a barlumi
di pace, brandelli di gioia.
Abbracciai quella roba
come fosse quanto di meglio,
come tacchi alti,
seni, canti, opere.
Non fraintendetemi,
c’e’ una cosa
come l’ottimismo ostinato
che trascura tutti i problemi
fondamentali per il suo stesso bene.
E’ uno scudo e una malattia.
Il coltello
mi fu di nuovo alla gola.
Feci quasi ripartire il gas,
ma quando
tornarono i buoni momenti,
non li ricacciai
come un avversario dei vicoli.
Lasciai che mi avvolgessero.
Mi ci crogiolai.
Li invitai in casa.
Mi sono guardato allo specchio,
una volta mi consideravo…
brutto.
Ora mi piaceva
cio’ che vedevo.
Quasi bello.
Si’, un po’ strappato e lacero.
Cicatrici,
grumi, strani avallamenti.
Ma alla fin fine,
non troppo male.
Quasi bello.
Almeno meglio delle facce
di certe star del cinema
con le guance
come chiappe di bimbo.
E finalmente scoprii
i veri sentimenti
degli altri, mai proclamati.
Come ultimamente,
come stamattina,
prima di andare all’auto,
vidi mia moglie nel letto,
solo la sagoma della sua testa,
le coperte tirate alte,
giusto la sagoma della sua testa.
Per non dimenticare
secoli di vita e morte
e il morire, le piramidi…
Mozart e’ morto, ma la sua musica
aleggia ancora per la stanza,
l’erba cresce, la Terra gira,
e il tabellone mi aspetta.
Vidi la sagoma
della testa di mia moglie,
lei cosi’ immobile.
Soffrii per la sua vita,
di essere la’, sotto le coltri.
La baciai sulla fronte,
infilai le scale, uscii,
salii sulla mia meravigliosa auto,
mi misi la cintura, feci retromarcia.
Sentivo calore ai polpastrelli,
dai miei piedi
fino all’acceleratore,
entrai un’altra volta nel mondo,
guidai lungo la collina, passai
le case; pieno e vuoto di gente.
Vidi il postino, suonai.
Rispose al mio saluto.”
Charles Bukowski
4 notes · View notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media
Uccise, torturate, stuprate: le donne partigiane che pochi ricordano Carla era un’infermiera alquanto atipica, curava, cuciva, correva, rischiava. Non era armata, come Tina, una sua compagna, che in bicicletta percorreva le stradine fra Treviso e Padova, per portare radio ricetrasmittenti, a continuo rischio cappio, e che un giorno decise di farsi dare un passaggio da un camion di nazisti, aggirandoli con la scusa di avere un sacco di libri pesanti dentro la valigia. Nello stesso periodo Adriana riparava i ricercati dalla gestapo, e quando la banda Koch la catturò, questa donna bellissima fu “stesa su un letto di chiodi e battuta con un arnese che serviva per il camino, persi tutti i denti, mi spaccarono quasi tutte le costole, ma io non parlai, per otto giorni non parlai…. Ah, scordavo, mi strapparono anche tutti i capelli, ma io non parlai”. Quelle che andavano sui monti si occupavano di tutto, quelle che restavano in citta’ si occupavano di tutto. Ines, Gina e Livia restarono in città, e si inventarono la prima forma di resistenza pacifica; appena avevano il sentore che nel paese limitrofo le Ss stavano organizzando una rappresaglia, davano l’allarme, tutti gli uomini abbandonavano l’abitato, e loro, donne bellisssime, si schieravano di fronte alle loro case, tenendosi per mano, aspettando i tedeschi cantando le canzoni che di norma si sentivano nelle risaie. Tutte senza armi. Paola lavorava al Comune, a stretto contatto con i fasci, e riusciva a far sparire centinaia di stati famiglia bollati come “di razza giudia”, alcuni li bruciava, altri li faceva falsificare, Fam. Goldstein diventava Fam. Bianchi, e così salvò migliaia di esseri umani facendoli transitare per i valichi svizzeri, salvo poi essere impiccata in pubblica piazza. C’era Clorinda, combattente, che venne catturata, stuprata, azzannata dai cani della gestapo, torturata dal capo nazi, infine impiccata pure lei. Alla fine di queste donne bellissime rimase poco o nulla, si contarono in circa diecimila le vittime deportate, torturate, seviziate e macellate come bovini, talune si salvarono, e a parte casi rarissimi (leggi Nilde Iotti e Tina Anselmi), tornarono a fare i lavori di casa fra le mura domestiche, continuarono a fare la vita di prima, lavare, cucinare, badare, crescere i figli, accudire il focolare, senza che nessuno dicesse loro grazie. Su 70mila donne bellissime solo 18 furono insignite di medaglia al valore, e null’altro. Dopo il 25 aprile vi furono le sfilate nelle città liberate, prima gli alleati, poi i gruppi partigiani composti dagli uomini, in fondo alla parata le donne bellissime, solo alcune e non sempre, dato che persino il Pci all’epoca considerava scostumato far sfilare una donna che era stata sui monti con gli uomini, e le medesime venivano insultate dalle donne che non avevano mosso un dito, al grido di “puttane” quando andava bene, e questo comportamento ignobile fece sì che le storie uniche e irripetibili di questo meraviglioso esercito di eroine finisse irrimediabilmente nel dimenticatoio. Io non vi ho mai conosciute, care Compagne, ma vi avrei sposate tutte. Mi sento come pervaso da un senso di latente colpevolezza, da uomo mi sento corresponsabile di questo abnorme insulto perpretato per decenni, vi porgo le mie scuse, per quanto possano servire, care donne bellissime. Fabio Zanuso
27 notes · View notes
diceriadelluntore · 3 years
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #191 - Eloy, Ocean, 1977
L’ho scritto più volte che ci sono stati dei periodi musicali fiorentissimi, ricchissimi di gemme discografiche che sono poco conosciute rispetto alla loro qualità. Alcuni miei amici mi hanno mandato, quasi in contemporanea, delle segnalazioni e dei dischi che valgono la pena di essere raccontate. Il periodo d’oro del rock progressive, 1968-1973, portò alla ribalta gruppi entrati nell’immaginario rock, grazie anche alla meraviglia della loro musica (per citarne qualcuno, King Crimson, Genesis, Pink Floyd, Yes, Van Der Graaf Generator, Gentle Giant, la PFM, il Banco Del Mutuo Soccorso e così via) segnando la musica, soprattutto europea. Dalla metà degli anni 70 altri stili, come l’hard rock e il nascente punk, che tra gli obiettivi si prefiggeva di sgombrare il tecnicismo del prog per una musica più diretta e aperta a tutti (qui si potrebbe aprire un grande dibattito, dato che più che approccio diretto in molti casi era davvero tecnica approssimativa, per essere eufemistici) finirono per mettere un po’ da parte il mondo prog, che tuttavia continuò a sfornare grande musica. Il disco di oggi infatti esce nell’anno sacro del punk, il 1977: è il sesto disco degli Eloy, una delle band più rappresentative del prog rock tedesco. Fondati da Frank Bornemann, abilissimo chitarrista ad Hannover, presero il nome dal popolo degli Eloi nel libro La Macchina Del Tempo di H. G. Wells, cambiando solo la “i” in “y”. Vincono un concorso per giovani band nel 1970 con cui hanno un contratto con la Philips, che pubblica, prodotto da Conny Plank, il disco di debutto Eloy (1971): più rock che prog, è un discreto debutto. La band ha numerosi cambi di formazione, nel 1973 pubblicano Insider per la Harvest (che cercava gruppi europei da affiancare a colossi come Pink Floyd e Deep Purple), ma il successo è ancora scarso, tanto che nel 1975 dopo l’uscita di Power And Passion (1975, che è un disco molto più ambient che rock) Bornemann scioglie definitivamente il gruppo. Ma forte di un contratto con la EMI, riforma gli Eloy: nuova formazione con Detlev Schmidtchen alle tastiere, Jürgen Rosenthal (ex Scorpions) alla batteria, Klaus-Peter Matziol al basso. Il suono riprende quello dei primi dischi con idee e suggestioni dei grandi gruppi inglesi del prog, e il successo cambia marcia: Dawn del 1976 è il primo disco in classifica, un concept sulla storia di un uomo che si risveglia fantasma e cerca spiegazioni a tutto ciò. Nel 1977 pubblicano a dicembre, dopo due mesi passati negli studi Sound-N-Studio di Colonia, il loro disco più ambizioso: Ocean. Ispirato al mito di Atlantide, è un disco che nasconde un messaggio profondo di attenzione all’ambiente e di avvertimento sulle conseguenze del dominio umano sulle acque. Disco composto da sole 4 tracce, due lunghissime e meravigliose e due più brevi, che raccontano la creazione, l’apoteosi e il crollo di Atlantide. Poseidon’s Creation trasmette la magica atmosfera di incanto e di emozione che la costruzione della città di oricalco (una particolare lega di bronzo, così Platone racconta fosse costruita Atlantide) da parte del Dio del Mare. Il disco ha tessiture meravigliose di sintetizzatori e di moog, riprese nella bellissima Incarnation Of Logos, che mantiene la tradizione filosofica della creazione del logos per esprimere l’einai (l’essere), capacità che contraddistingue l’uomo. Ma questa è un’arma profondamente problematica, e l’abuso della parola può spazzare via la via segnata delle divinità, tanto che segna la fine dell’armonia (la drammatica Decay Of Logos). E arriva conseguentemente la punizione divina: Atlantis’ Agony At June 5th – 8498, 13 P.M. Gregorian Earthtime trasmette in musica la collera di Poseidone e la distruzione della citta di oricalco, in un crescendo di atmosfere elettroniche che suscitano tensione e pathos. Il disco è un successo clamoroso, in Germania sale alle più alte vette della classifica e vende più di Queen e Genesis quell’anno. Diventa così un classico del genere e il disco più famoso del gruppo, che continuerà a scrivere musica (due scioglimenti con successive due reunion, un breve periodo di interesse in Gran Bretagna a metà anni ‘80, ma ancora oggi fanno concerti). Due curiosità: la splendida copertina, in pieno stile prog, fu opera di un disegnatore polacco naturalizzato francese, Wojtek Siudmak, che disegnò altre loro cover e che diventò famoso per aver disegnato la prima versione a fumetti di Dune di Frank Herbert in polacco; sul mito di Atlantide nel 1972 anche la band italiana dei The Trip scrisse un meraviglioso disco, Atlantide, che si può scovare insieme a questo, magnifico, di qualche anno più tardi.
16 notes · View notes
gandol · 3 years
Link
Subito l’obbligo per l’elettore di votare un uomo e una donna. #Hastatoilpatriarcato
1 note · View note
berna282 · 3 years
Video
youtube
Heaven in a Wild Flower
MANTENETE LA CALMA E ABBIATE FIDUCIA IN GEOVA
LA SCRITTURA DELL ANNO 2021 E’: ‘’LA VOSTRA FORZA STARA’ NEL MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’ (ISAIA 30:15)
QUESTO E’ INFATTI CIO’ CHE HA DETTO IL SOVRANO SIGNORE GEOVA,IL SANTO D’ISRAELE : ‘’SE TORNERETE DA ME E RESTERETE TRANQUILLI, SARETE SALVATI. LA VOSTRA FORZA STARA’ NEL MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’.  MA VOI NON AVETE VOLUTO. ( ISAIA 30:15)
FINO A QUANDO VIVRO’ NELL’ ANGOSCIA, CON IL CUORE IN PENA  GIORNO DOPO GIORNO? FINO A QUANDO IL MIO NEMICO AVRA’ LA MEGLIO SU DI ME? ( SALMO 13:2) 
POSSIBILI CAUSE D’ ANSIA
QUANTO A QUELLO SEMINATO FRA LE SPINE, QUESTO E’ COLUI CHE ODE LA PAROLA,MA LE PREOCCUPAZIONI DI QUESTO SISTEMA DICOSE E IL FASCINO INGANNEVOLE DELLE RICCHEZZE SOFFOCANO LA PAROLA,E QUESTA DIVENTA INFRUTTUOSA. ( MATTEO 13:22) 
NON SAPPIAMO CHE ABBIAMO ORIGINE DA DIO, MA TUTTO IL MONDO E’ IN POTERE DEL MALVAGIO. ( 1 GIOVANNI 5:19)
‘’PERCIO VI DICO:SMETTETE DI ESSERE ANSIOSI PER LA VOSTRA  VITA, RIGUARDO A QUELLO CHE MANGERETE O CHE BERRETE,O PER IL VOSTRO CORPO,RIGUARDO A  QUELLO CHE INDOSSERETE.LA VITA NON VALE FORSE PIU’ DEL CIBO E IL CORPO PIU’ DEL VESTITO? ( MATTEO 6:25)
SI ADDESTRO’ NEL DESERTO PER UN GIORNO DI CAMMINO ,POI’ ANDO’’ A SEDERSI SOTTO UNA GINESTRA. E  CHIESE DI MORIRE,DCENDO: ‘’ORA BASTA! O GEOVA,TOGLIMI LA VITA, PERCHE’ NON SONO MIGLIORE DEI MIE ANTENATI’’. ( 1RE 19:4)
O GEOVA,SONO SCOSSO, E TI CHIEDO:’’FINO A QUANDO?’’ ( SALMO 6:3)
SEI MODI PER MANTENERE LA CALMA 
MENTRE GETTATE SU DI LUI TUTTE LE VOSTRE PREOCCUPAZIONI, PERCHE’ EGLI HA CURA DI VOI. ( 1 PIETRO 5:7)
NON SIATE IN ANSIA PER NESSUNA COSA, MA IN OGNI COSA LE VOSTRE RICHIESTE SIANO RESE NOTE A DIO CON PREGHIERE E SUPPLICHE ACCOMPAGNATE DA RINGRAZIAMENTI ; ELA PACE DI DIO CHE E’ AL DI LA’ DI OGNI  COMPRESSIONE CUSTODIA’ IL VOSTRO CUORE E LE VOSTRE FACOLTÀ’ MENTALI  MEDIANTE CRISTO GESU’. ( FILIPPESI 4:6,7) 
INVECE IL FRUTTO DELLO SPIRITO E’ AMORE.  GIOIA,PACE,PAZIENZA, BENIGNITÀ’, BONTA’, FEDE, ( GALATI 5:22) 
IO VI DICO:SE NIN BASTERÀ’ LALORO AMICIZIA A FARLO ALZARE,DI SICURO SARA’ PER L’INSISTENZA DELL’ AMICO CHE ALLA FINE SI ALZERA’ PER DARGLI  CIO’ CHE GLI OCCORE. PERCIO’ VI DICO: CONTINUATE A CHIEDERE E VI SARA’ DATO, CONTINUATE A CERCARE E TROVERETE, CONTINUATE A BUSSARE E VI SARA’ APERTO, PERCHE’ CHIUNQUE CHIEDE RICEVE,E CHI CERCA TROVA,E A CHI  BUSSA SARA’ APERTO.  (LUCA 11:8-10)
APPENA VIDERO GIO’SAFAT,I COMANDANTI DEI CARRI SI DISSERO:’’QUELLO  E’ IL RE D’ISRAELE’’. SI VOLTARONO DUNQUE PER COMBATTERE CONTRO DI LUI. GIO’SAFAT INVOCO’ AIUTO,E GEOVA LO AIUTO’; DIO SUBITO LI ALLONTANO’ DA LUI. ( 2 CRONACHE 18:31) 
ALLO STESSO MODO ANCHE LO SPIRITO VIENE IN AIUTO DELLA NOSTRA DEBOLEZZA; INFATTI A VOLTE  NON SAPPIAMO PER COSA DOBBIAMO PREGARE,MA LO SPIRITO STESSO INTERCEDE PER NOI CON GEMITI INESPRESSI. ( ROMANI 8:26)
‘’GUAI AI FIGLI OSTINATI’’, DICHIARA GEOVA, ‘’CHE METTONO IN ATTO PIANI CHE NON  SONO MIEI, CHE STRINGONO ALLEANZE NON DETTATE DAL MIO SPIRITO, COSI’ DA AGGIUNGERE PECCATO A PECCATO! SCENDONO IN EGITTO SENZA CONSULTARMI, PERMETTERSI SOTTO  LA PROTEZIONE DEL FARAONE E PER RIFUGIARSI  ALL’ OMBRA DELL’ EGITTO. ( ISAIA 30:1,2)
L’ AIUTO DELL’ EGITTO,INFATTI ME’ DEL TUTTO INUTILE. PER QUESTO L’HO CHIAMATO ‘’RA’AB, QUELLO CHE SE NE STA IMMOBILE’’. ( ISAIA 30:7)
QUESTO E’ DUNQUE CIO’ CHE DICE IL SANTO D’’ISRAELE: ‘’’VISTO CHE RESPINGETE  QUESTO MESSAGGIO E CONFIDATE NELLA FALSITÀ’ E NELL’ INGANNO E VI FATE AFFIDAMENTO , QUESTA COLPA SARA’ PER VOI COME UN MURO PIENO DI CREPE, CROLLERÀ’ ALL  IMPROVVISO,IN UN ISTANTE.  (ISAIA 30:12,13)
QUESTO E0′ INFATTI CIO’ CHE HA DETTO IL SOVRANO SIGNORE GEOVA,IL SANTO D’ISRAELE : ‘’SE TORNERETE DA ME E RESTERETE TRANQUILLI ,SARETE SALVATI. LA VOSTRA FORZA STARA’0 NEL  MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’. MA VOINON AVETE  VOLUTO .( ISAIA 30:15)
‘’CONTINUATE DUNQUE A CERCARE PRIMA IL REGNO E LA GIUSTIZIA DI DIO,E TUTTE QUESTE ALTRE COSE VI SARANNO DATE IN AGGIUNTA.  (MATTEO 6:33)
CHI VUOLE PIU’ BENE A SUO PADRE O A SUA MADRE CHE A ME NON E’ DEGNO DI ME, E CHI VUOLE PIU’ BENE A SUO FIGLIO O A SUA FIGLIA CHE A ME NON E’ DEGNO DI ME. ( MATTEO 10:37) 
LA MOGLIE E’ LEGATA AL  MARITO FINCHE LUI VIVE. SE PERO’ IL MARITO SI ADDORMENTA NELLA MORTE E’ LIBERA’ DI SPOSARE CHI VUOLE,MA SOLO NEL SIGNORE. ( 1 CORINTI 7:39) 
ALLORA PIETRO E GLI ALTRI APOSTOLI RISPOSERO: ‘’DOBBIAMO UBBIDIRE A DIO QUALE GOVERNANTE ANZICHÉ’ AGLI UOMINI. ( ATTI 5:29) 
ALLORA GLI DIEDERO RETTA. RICHIAMARONO GLI APOSTOLI ,LI FUSTIGARONO E ORDINARONO LORO DI SMETTERE DI PARLARE NEL NOME  DI GESU’;POI’ LI LASCIARONO ANDARE . COSI’ LORO SE NE ANDARONO DAL SINEDRIO ,RALLEGRANDOSI PERCHE’ ERANO STATI RITENUTI DEGNI DI ESSERE DISONORATI PER IL SUO NOME. E OGNI GIORNO,NEL TEMPIO E DI CASA IN CASA, CONTINUAVANO INSTANCABILMENTE A  INSEGNARE E A DICHIARARE LA BUONA NOTIZIA INTORNO AL CRISTO,GESU’. ( ATTI 5:40-42)
E AIZZARONO IL POPOLO ,GLI ANZIANI E GLI SCRIBI; QUINDI GLI PIOMBARONO ADDOSSO,LO PRESERO CON LA FORZA E LO  PORTARONO DAVANTI AL SINEDRIO . PRESENTARONO FALSI TESTIMONI ,CHE DISSERO:’’QUEST’ UOMO NON SMETTE DI DIRE COSE CONTRO  QUESTO LUOGO  E CONTRO LA LEGGE. PER ESEMPIO,LO ABBIAMO SENTITO DIRE CHE QUESTO GESU’  IL NAZARENO ABBATTERÀ’ QUESTO LUOGO E CAMBIERÀ′ LE USANZE CHE MOSE’ CI HA TRAMANDATO’’. MENTRE TUTTI QUELLI SEDUTI NEL SINEDRIO LO FISSAVANO,VIDERO CJHE LA SUA FACCIA ERA COME  QUELLA DI UN ANGELO. ( ATTI 6:12-15) 
E ANCHE SE DOVESTE  SOFFRIRE AMORE DELLA GIUSTIZIA,FELICI VOI! COMUNQUE,NON TEMETE QUELLO CHE LORO TEMONO E NON AGITATEVI  ( 1PIETRO 3:14)
SE VENITE INSULTATI PER IL NOME DI CRISTO, FELICI VOI,  PERCHE’ LO SPIRITO DELLA GLORIA,LO SPIRITO DI DIO, RIPOSA SU DI VOI. ( 1PIETRO 4:14)
INOLTRE ,MEDIANTE LE MANI DEGLI APOSTOLI AVVENIVANO MOLTI SEGNI E PRODIGI FRA IL POPOLO; E SI RITROVAVANO TUTTI INSIEME SOTTO IL PORTICO  DI  SALOMONE. NESSUNO DEGLI ALTRI AVEVA IL CORAGGIO DI UNIRSI A LORO; TUTTAVIA IL POPOLO NE PARLAVA MOLTO BENE.E  CONTINUAVANO AD AGGIUNGERSI CREDENTI NEL SIGNORE,UN GRAN NUMERO DI UO0PMINI E DONNE. LA GENTE PORTAVA I MALATI NELLE STRADE PRINCIPALI E  LI  METTEVA SOPRA LETTINI E STUOIE COSI CHE, MENTRE PIETRO PASSAVA, ALCUNI DI LORO POTESSERO ESSERE TOCCATI ALMENO DALLA SUA OMBRA.  ANCHE DALLE CITTA’  INTORNO A GERUSALEMME ACCORREVANO FOLLE CHE PORTAVANO MALATI E PERSONE TORMENTATE DA SPIRITI IMPURI, E TUTTI VENIVANO GUARITI. ( ATTI 5:12-16)
ORA STEFANO ,PIENO DI FAVORE DIVINO E POTENZA,COMPIVA GRANDI PRODIGI E SEGNI IN  MEZZO AL POPOLO. ( ATTI 6:8)
E ANCHE SE DOVESTE SOFFRIRE PER AMORE DELLA GIUSTIZIA,FELICI VOI!  COMUNQUE,NON  TEMETE QUELO CHE LORO TEMONO  E NON AGITATEVI. ( 1PIETRO 3:14)
SE  VENITE INSULTATI PER IL NOME DI CRISTO, FELICI VOI,  PERCHE0′ LO SPIRITO DELLA GLORIA ,LO SPIRITO DI DIO, RIPOSA DSU DI VOI. ( 1PIETRO 4:14)
‘’MA PRIMA CHGE ACCADANO TUTTE QUESTE COSE, METTERANNO LE MANI SU DI VOI E VI PERSEGUITERANNO , CONSEGNANDOVI ALLE SINAGOGHE E GETTANDOVI IN PRIGIONE. SARETE PORTATI DAVANTI A RE E GOVERNATORI A CAUSA DEL MIO NOME. QUESTO VI DARA0′ MODO DI RENDERE TESTIMONIANZA DECIDETE QUINDI NEL VOS TRO CUORE DINON PREPARARE IN ANTICIPO QUELLO  CHE DIRETE IN VOSTRA DIFESA, PERCHE’ IO VI DARO’ PAROLE E SAPIENZA CHE  TUTTI I VOSTRI OPPOSITORI INSIEME NON POTRANNO NE’ CONTRASTARE NE’ CONTRADDIRE. INOLTRE SARETE CONSEGNATI PERFINO DA GENITORI , FRATELLI, PARENTI E AMICI; ALCUNI DI VOI VERRANNO MESSI A MORTE, E SARETE ODIATI DA TUTTI A CAUSA DEL MIO  NOME. EPPURE NEMMENO UN CAPELLO DELLA VOSTRA TESTA ANDRA’ PERDUTO. CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA. ( LUCA 21:12-19) 
IN SEGUITO ZERA L’ETIOPE MOSSE CONTRO DI LORO CON UN ESERCIZIO DI 1.000.000 DI UOMINI E 300 CARRI. QUANDO ZERA RAGGIUNSE MARE’SA,ASA USCI’ CONTRO DI LUI ,E SI SCHIERARONO IN  FORMAZIONE DI BATTAGLIA NELLA  VALLE DI ZEFA’TA A MARE’SA. ASA INVOCO’ QUINDI GEOVA SUO DIO DICENDO:’’O GEOVA,A TE NON IMPORTA SE QUELLI CHE AIUTI SONO FORTI O DEBOLI. AIUTACI ,O GEOVA NOSTRO DIO,  PERCHÉ’ FACCIAMO AFFIDAMENTO SU DI TE E NEL TUO NOME SIAMO VENUTI CONTRO QUESTA FOLLA. O GEOVA,TU SEI IL NOSTRO DIO. NON PERMETTERE CHE UN UOMO MORTALE PREVALGA SU DI TE’’. ALLORA GEOVA SCONFISSE GLI ETIOPI DAVANTI  AD ESA E DAVANTI A GIUDA,E GLI ETIOPI SI DIEDERO ALLA FUGA. ( 2 CRONACHE 14:9-12)
NEL 36 ANNO DEL REGNO DI ASA, BAA’SA RE D’ISRAELE SALI’ CONTRO GIUUDA E SI MISE A FORTIFICARE RAMA, PER NON PERMETTERE A NESSUNO DI USCIRE DAL TERRITORIO DI ASA, RE DI GIUDA,O DI  ENTRARVI. PER QUESTO ASA PRESE ARGENTO E ORO DAI TESORI DELLA CASA DI GEOVA E DELA CADSA DEL RE E LI MANDO’ A BEN- ADA’D RE DI SIRIA, CHE VIVEVA  A DAMASCO, DICENDOGLI: ‘’C’E’ UN ACCORDO FRA ME E TE, E FRA MIO PADRE E TUO PADRE.ECCO,TI MANDO ARGENTO  E  ORO.VA’. INFRANGI IL TUO ACCORDO  CON BAA’SA RE D’ ISRAELE,COSI’ CHE SI RITIRI DA ME’’. ( 2 CRONACHE 16:1-3)
NEL 39 ANNO DEL SUO REGNO,ASA SI AMMALO ‘ AI èIEDI8 E LE SUE CONDIZIONI PEGGIORARONO MOLTO.  TUTTAVIA,PERFINO DURANTE LòA SUA MALATTIA NON SI RIVOLSE A GEOVA MA AI GUARITORI. ( 2 CRONACHE 16:12)
A QUEL TEMPO HANA’NI IL VEGGENTE ANDO’ DA ASA,RE DI GIUDA,E GLI DISSE4:’’DAL  MOMENTO CHE HAI FATTO AFFIDAMENTO SUL RE DI SIRIA E NON SU GEOVA TUO DIO, L’ ESERCITO DEL RE DI SIRIA E’ SCAMPATO ALLE TUE MANI. ( 2 CRONACHE 16:7)
GEOVA E0′ LA MIA LUCE E LA MIA SALVEZZA. DI CHI AVRO’ TIMORE? GEOVA E’ LSA FORTEZZA DELLA MIA VITA.  DI  CHI AVRO’  TERRORE? QUANDO UOMINI MALVAGI MI ATTACCANO PER DIVORARE LA MIA CARNE, FURONO LORO, MIEI AVVERSARI E NEMICI,A INCIAMPARE  E CADERE ANCHE SE CONTRO DIME SI   ACCAMPASSE UN  ESERCITO, IL MIO CUORE NON TEMERA’.  ANCHE SE CONTRO   SI ACCAMPASSE  UN ESERCITO IL MIO CUORE NON TEMERA’ ANCHE SE  CONTRO DI ME SCOPPIASSE UNA GUERRA RIMARRÒ’ COMUNQUE FIDUCIOSO. ( SALMO 27:1-3)
QUESTO LIBRO DELLA  LEGGE  NON SI DEVE  ALLONTANARE DALLA TUA BOCCA,E LO DEVI LEG LEGGERE SOTTOVOCE GIORNO E NOTTE ,PER OSSERVARE SCRUPOLOSAMENTE TUTTO CIO’ CHE C’E’ SCRITTO; ALORA  RIUSCIRAI NELLA VITA E AGIRAI  CON SAGGEZZA. NON TI HO COMANDATO DI ESSERE CORAGGIOSO EFORTE? NON FARTI PRENDERE DAL TERRORE E NON AVER PAURA,PERCHE’ GEOVA TUO DIO E’ CON TE OVUNQUE TU VADA ( GIOSUE’ 1:8,9)
NON TEMERAI ALCUN TERRORE IMPROVVISO, NE’ LA BUFERA CHE STA PER ARRIVARE SUI MALVAGI. GEOVA STESSO SI  MOSTRERÀ LA TUA FONTE DI SICUREZZA; IMPEDIRÀ’ AL TUO PIEDE DI CEDERE IN TRAPPOLA. (PROVERBI 3:25,26)
E INTERESSIAMOCI GLI UNI DEGLI ALTRI PER A SPRONARCI ALL’ AMORE E ALLE OPERE ECCELLENTI, NON TRASCURANDO DI PUNIRCI INSIEME,COME INVECE ALCUNI FANNO ABITUALMENTE,MA INCORAGGIANDOCI A VICENDA, TANTO PIU’ CHE VEDETE AVVICINARVI IL GIORNO. ( EBREI 10:24,25)
L’ ANSIA OPPRIME IL CUORE DELL’ UOMO MA UNA PAROLA BUONSA LO FA RALLEGRARE. ( PROVERBI 12:25)
QUESTA SPERANZA E’ PER NOI UN’0 ANCORA PER ,L’ ANIMA,  SICURA E SOLIDA ,E PENETRA  AL DSI LA’  DELLA CORTINA, ( EBREI 6:19) 
ECCO, IO CREO’ NUOVI CIELI  E UNA NUOVA TERRA, LE COSE PASSATE NON TORNERANNO IN MENTE NE0′ SALIRANNO IN CUORE. ( ISAIA 65:17)
SIEDERANNO OGNUNO SOTTO LA SUA VITE E SOTTO IL SUO FICO, E  NESSUNO LI SPAVENTERÀ’,  PERCHÉ’ LA BOCCA DI GEOVA DEGLI ESERCITI HA  PARLATO. ( MICHEA 4:4)
DESIDERIAMO COMUNQUE CHE  CIASCUNO DI VOI DIMOSTRI LOSTESSO IMPEGNO COSI’ DA AVERE LA PIENA CERTEZZA NDELLA SPERANZA SINO ALLA FINE, ( EBREI 6:11)
QUESTO E’ INFATTI CIO’ CHE HA DETTO IL SOVRANO SIGNORE GEOVA,IL SANTO D’ISRAELE: ‘’SE TORNERETE DA ME E RESTERETE TRANQUILLI , SARETE SALVATI. LA VOSTRA FORZA STARA’ NEL MANTENERE LA  CALMA E AVERE FIDUCIA’’. MA VOI NON AVETE VOLUTO. ( ISAIA 30:15)
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1 note · View note
der-papero · 4 years
Text
Realtà o finzione?
Facendo zapping su Youtube, ho visto un video di Gomorra. Mi ha portato indietro con la memoria, a cose che ormai pensavo non ricordassi piu’.
Il mio paese natale nel casertano, quando ero ragazzo, contava meno di diecimila anime. Per quanto la camorra fosse una realta’, al netto di affari classici, il mio comune non era terreno fertile per i pesci grossi, quindi non accadeva nulla di spaventoso. Ci fu solo un agguato nel bar del paese, a quanto raccontava il passaparola dell’epoca la vittima non era nemmeno del posto, veniva da una citta’ di quelle “note” alle cronache, e scelse di prendere un caffe’ (combinazione?) proprio dalle mie parti.
La mia prima esperienza “visiva” fu alla morte di mia nonna. Al Sud il defunto viene lasciato sul letto per una intera notte, la famosa “veglia funebre”, e durante tutto il pomeriggio gli amici e le persone care possono passare per l’estremo saluto. Le porte di ingresso della casa ovviamente restano aperte, e in quella occasione, dal soggiorno, notai un uomo sull’uscio, media statura, un po’ in carne, nulla di speciale, che pero’ restava li’, immobile. Chiesi a mia madre chi fosse, e lei rispose che era il tizio delle onoranze funebri. Ero rimasto in casa tutto il giorno, non mi ricordavo di alcuna telefonata, e mia nonna era deceduta ufficialmente da poche ore. Chiesi chi l’avesse chiamato, e lei rispose “nessuno”. Un po’ perplesso, domandai perche’ non potevamo rivolgerci a chi volessimo noi e scegliere l’offerta che ritenessimo giusta, lei mi liquido’ con un “non possiamo” e mi fece cenno che non era ne’ il luogo ne’ il momento per parlare di determinate cose.
Quel giorno capii che non contava quanto potessi essere onesto o meno, facevo parte di un sistema che, volente o nolente, contribuivo a tenere su. I vestiti che avevo addosso, gli oggetti che mi circondavano, le partite a flipper, la miscela del mio motorino, i parcheggi, le ambulanze che vedevo sfrecciare per strada, i funerali di tutte le nonne, ogni cosa poteva essere parte di un (dis)equilibrio talmente assurdo da perderci la testa. Una sorta di Matrix dei poveri, dove Neo era Genny Savastano, e che quindi “stavamo meglio der cazzo”, come diceva Bombolo.
Ironia della sorte, il mio primo agguato l’ho vissuto al Nord, nella produttiva Brianza. Ero in bici e, fortuna mia, arrivai a “cose fatte”, ma c’era ancora la vittima nel suo Mercedes bianco, col il volto pieno di sangue e diversi fori di proiettile. Sul posto i carabinieri, rassegnati in volto e impegnati nelle classiche misure di rito, mi invitavano a fare il giro del quartiere, per evitare di essere di intralcio ai rilievi. Il resto me lo racconto' una ex-collega che, suo malgrado, si trovo’ ad essere la prima auto in coda alla Mercedes, vide un tizio col casco integrale, la visiera oscurata e pistola alla mano farle un cenno che non le sarebbe accaduto nulla se fosse rimasta buona buona in auto, tanto ci sarebbero voluti pochi secondi. La rividi un mese dopo, l’ospedale le fece un certificato medico per stress post-traumatico o robe di questo tipo.
Quello che mi sconvolse e’ che in quel momento non provai angoscia, sgomento o orrore. Si’, ero stato fortunato a non vedere l’omicidio, ma l’ho vissuta come una cosa che “puo’ capitare”. E mi vergognai a morte di questa cosa, perche’ sentivo che la rassegnazione faceva ormai parte del mio DNA, e che la camorra aveva fatto un’altra vittima. Ero io.
Saviano e la serie TV arrivarono subito dopo. Non c’e’ un motivo reale, ma non mi sono mai interessato ad entrambi, pur cosciente che, chi meglio e chi peggio, hanno provato a raccontare un qualcosa che faccio ancora fatica a comprendere.
40 notes · View notes
Photo
Tumblr media
#Rᴀᴠᴇɴꜰɪʀᴇʀᴘɢ Rᴏʟᴇ Mɪʟʟɪᴇ Hᴏᴍʙʀɪᴅɢᴇ & Jamison Dwayne H. Forbes Lᴏɴɢ Nɪɢʜᴛ Pᴜʙ 23/07/2020 - Eᴠᴇɴɪɴɢ
*Ritrovare Jamison e' stato un evento casuale e fortuito. Millie lo ricorda dai tempi del Liceo, ed anche se all'epoca non erano molto piu' di semplici compagni di scuola, con qualche classe in comune e poco piu', le ha comunque fatto piacere incontrarlo nuovamente, tutto cresciuto. E d'altronde, a chi non avrebbe fatto piacere? Al solo vederlo, per un momento, si e' quasi dimenticata il proprio nome. E l'idea di riallacciare i rapporti con qualcuno che proviene da un capitolo cosi' lontano della sua vita non le e' dispiaciuto per nulla. Ragion per cui non ha esitato a chiedere all'uomo di andare a bere una cosa insieme. Dunque, entrando nel pub prescelto, la Dood si guarda brevemente attorno, saggiando con lo sguardo la clientela presente nel locale. Riconosce subito Jamison, davvero difficile che passi inosservato uno cosi', in qualunque folla. Confidente e sicura, Millie gli si avvicina subito con un caloroso sorriso a curvarle le labbra carnose. *
Hey! Scusa il ritardo... Sono rimasta bloccata a lavoro piu' del dovuto.
*Non che quella fosse una rarita'. Ogni volta che Millie e' in ritardo si tratta di ragioni di lavoro, che poi e' la principale attivita' in cui ella e' investita. Senza farsi problemi, la donna si siede accanto a Jamison, riservandogli un sorrisetto furbo e sghembo ed uno sguardo innocente, anche se al di sotto di quelle sue lunghe ciglia si puo' intravedere un certo divertimento. *
Spero tu non abbia dovuto aspettare troppo!
Jamison Dwayne H. Forbes
Chi avrebbe mai detto che quella ragazzina saccente che ricordava così bene dai tempi del liceo, ora sembrava essere sbocciata con curve e labbra da far girare la testa a chiunque dotato di testosterone? Era stata una sorpresa incontrare Millie in un luogo come l'Aquarium, eppure non era stato quello ad averlo colpito, doveva ammetterlo. Tante cose erano cambiate dai tempi del liceo, aveva decisamente messo su massa, ricopriva una posizione affermata all'università, ma l'amore per il gentil sesso s'era semplicemente acuito. Brune, bionde, rosse, non aveva preferenze, ma le curve, quelle sì che erano importanti, e Millie ne aveva da far girare la testa. Aveva impiegato i suoi soliti quindici minuti per prepararsi, una doccia rapida, la camicia bianca che disegnava perfettamente ogni singolo muscolo e pantaloni eleganti che mettevano in evidenza gambe ben tornite. Si sentiva perfettamente a suo agio il dooddrear, soprattutto quando entrò nel locale con una falcata decisa e prese posto sullo sgabello del locale. Non dovette attendere molto prima di vedere l'amica di un tempo avvicinarsi, i capelli biondi che svolazzavano e quel sorriso che prometteva solamente guai. « Sono certo che tu possa farti perdonare, bellezza. » Replicò con un sorriso sornione il dooddrear, il quale non poté fare a meno di osservare l'atteggiamento civettuolo di Millie. Un movimento leggero della lingua sulle labbra appena umide fu la sola reazione del biondo che, subito dopo, fece un rapido cenno del capo. « Perché non ti accomodi? Dobbiamo recuperare il tempo perduto, no? Ma prima ancora, che cosa prendi? Non è un vero appuntamento senza un drink. »
Millie Veronica Hombridge
*Millie non e' certamente nuova a quel genere di situazioni. Non e' mai stata una ragazza timida e sin da giovanissima ha saputo di essere bella, fattore che e' sempre andato in suo grandissimo favore. Apprezza frequentare la compagnia di qualcuno ed il divertimento che spesso ne deriva e' solo un bonus che la donna non rifiuterebbe mai. Ma quel genere di situazioni, quando non sono volte ad ottenere informazioni, allora hanno lo scopo di farla sentire un po' meno sola, un po' meno vuota. Ed il suo cuore rimane sigillato e nascosto, insieme a quelle invisibili cicatrici che segnano l'anima di chi ha perso qualcuno com'e' successo a lei. Ma non esiste traccia di quei pensieri, che solo superficialmente sfiorano la sua mente, nell'espressione di Millie. Ella e' molto piu' decisa a godersi quella compagnia che non a piangersi addosso. * Verissimo! E di sicuro voglio sapere che genere di latte e cereali di sei mangiato negli ultimi quindici anni per crescere... Cosi'. *Commenta lanciandogli un'occhiatina particolarmente esplicita, lasciando scorrere lo sguardo su Jamison, sicura che egli sia consapevole del proprio aspetto.* Oh, siamo gia' ad appuntamento, uhm? Sono proprio fortunata! Allora prendo un gin & tonic! *Esclama accomodandosi e richiamando l'attenzione del barman con un cenno della mano. Dopo di che', torna a prestare attenzione a Jamison, senza trattenersi in sorrisi e senza nemmeno provare a nascondere quel lieve rossore genuino che le macchia le guance. * Beh, allora? Da dove si parte? Non ricordo nemmeno quand'e' stata l'ultima volta che ci siamo visti! Al diploma? E se ci siamo incrociati altre volte in citta' e non me lo ricordo... Allora ti autorizzo a portarmi il broncio!
Jamison Dwayne H. Forbes
Flirtare, lasciare che fosse il suo lato più spregiudicato a guidarlo era una cosa che veniva dannatamente bene al dooddrear, il quale stava osservando con più attenzione la giovane che nel frattempo sembrava essere arrossita. Non era solito voler mettere in difficoltà la donna con cui trascorreva la serata, preferiva infatti metterla a proprio agio, offrirle da bere, e sfoderare quel fascino che sapeva perfettamente di avere. Sapeva perfettamente che le donne, e perché no anche alcuni uomini, lo trovavano aitante, sexy, ma ciò che non sapevano era il tempo che dedicava a se stesso, infinite ore a praticare tanti di sport, quanti ne conoscesse. Era così che il suo fisico era cominciato a cambiare, diventato sempre più muscoloso, sempre più tonico. « Sembra che ti piaccia ciò che vedi. » Mormorò con fare ammiccante, stando completamente al gioco che sembrava tenerli entrambi sul chi va là. Millie appariva sicura di sé, una giovane donna che sembrava aver fatto strada nella vita ma che in qualche modo era una totale sconosciuta agli occhi del Forbes. Erano ormai andati gli anni dell'adolescenza, sostituti da, almeno per il dooddrear, un'apparente maturità, ma non poteva dire di non aver raggiunto determinati successi. « Sono in compagnia di una bella donna, che mi sta guardando come se volesse spogliarmi con gli occhi... E' decisamente un appuntamento. » Fece un semplice cenno con le dita della mano al barista per indicargli di portarne un paio prima di poggiare il gomito sul bancone, chiudere il pugno e poggiarvisi la tempia per dedicarle così la massima attenzione. « Saranno passati almeno dieci anni dall'ultima volta, e se non ricordo male, tu non avevi questo fisico da pin up pronto a far morire di sete anche l'ultimo uomo presente su questa terra. Ad ogni modo, sono sempre stato qui e là, ormai il mio ufficio al college è diventato più trafficato che mai ultimamente. »
Millie Veronica Hombridge
*A quelle parle dell'uomo, Millie non rinuncia al lusso di lanciare a Jamison un'altra occhiatina piu' che esplicita. Sul volto, mantiene stampato quel sorrisetto compiaciuto e divertito, mentre si stringe nelle spalle con una certa noncuranza, quasi impudente... Ma senza vergognarsene. Senza filtri o riserve, Millie non e' qualcuno prono ad indugiare o aspettare che "la fortuna giri", no. Ha imparato sin da troppo giovane come in realta' funziona il mondo. * Oh, mi piace molto. Sei sempre stato un bel ragazzo, trovo... Ma sei sicuramente cresciuto nei panni di un bellissimo uomo. *Nessuna traccia di imbarazzo in quel complimento assolutamente oggettivo e veritiero. Chiunque l'avrebbe pensata allo stesso modo e a Millie piace fare complimenti a uomini e donne, senza distinzioni. Millie ride sonoramente alle successive parole di Jamison, annuendo vigorosamente. * Ah, mi piace come la pensi, Jamison! Appuntamento sia! *Ascoltando poi le parole dell'uomo, Millie tenta con tutta se stessa di rimanere seria, anche se le sue labbra carnose continuano a piegarsi in sorrisi che malamente ella tenta di calmare, specialmente ai suoi complimenti che non puo' negare di apprezzare. * Oh! Dunque, sara' meglio che tu beva qualcosa prima che la disidratazione prenda il sopravvento! *Commenta con una risatina, lanciandogli un'occhiatina furba. Perfettamente consapevole. * Ufficio al college? E cosa insegni? Ad ogni modo, immagino assolutamente... Voglio dire... Non dubito delle tue capacita' da insegnante, ma sono quasi certa che tu faccia girare la testa a chiunque entri nella tua aula. Ma, veniamo alle domande serie... Hai mai flirtato con le tue studentesse? Uhm? *Curiosa, forse, spesso, un tantino troppo... E non e' facile avere a che fare con una come Millie. Ma nemmeno, ella ha mai avuto l'intenzione di cambiare. *
Jamison Dwayne H. Forbes
Compiaciuto, il sorriso del Forbes divenne più audace mentre si prendeva il proprio tempo per osservare come la giovane seduta accanto a sé non ricordasse poco o nulla dell'amica ai tempi del liceo. Certo, anche il dooddrear era cresciuto, e decisamente non solo in altezza, ma aveva conservato l'abilità di non prendersi mai davvero troppo sul serio. Osservò con attenzione il volto della giovane, la quale non tradì alcun imbarazzo nel fargli determinati complimenti. Decisamente un punto a favore della bionda. Avrebbe voluto ribattere che sapeva perfettamente che cosa avrebbe soddisfatto la propria sete, ma decise di rimanere in silenzio. Era sempre stato audace Jamison, ma mai stupido e l'incontro con Millie era solamente all'inizio. « Insegno biologia al college, chi l'avrebbe mai detto, eh? » Le lanciò una lunga occhiata allusiva, mentre il suo corpo sembrava percepire la vicinanza della donna più di quanto non avesse fatto fino a quel momento. Con il sorriso sghembo che adornava il suo bel volto coperto da una leggero filo di barba, Jamison s'avvicinò con il busto in modo da arrivare all'orecchio della sua interlocutrice. « Se ci fossi stata tu come mia studentessa, avrei decisamente fatto più che flirtare... » Commentò con tono di voce roco all'orecchio della Hombridge prima di allontanarsi nuovamente e lanciarle ora quella che era ben più di un'occhiata. « Ma no, nessun flirt. Tengo troppo al mio lavoro per metterlo a rischio, questo lo ammetto. E tu, invece? Non dirmi che non hai mai confuso il dovere con il piacere... »
Millie Veronica Hombridge
*Millie non e' una donna superficiale. Non si ferma alle apparenze ed ha imparato sin da giovane che nulla e' cio' che sembra. E' qualcuno che butta anima e cuore in qualunque cosa le interessi. Ma, le sue frequentazioni non rientrano in questo aspetto della sua personalita'. Si approccia ad altri, specie come in quel caso, con l'uomo che ha di fronte, senza cercare piu' che semplice compagnia. Non possiede interesse vero e proprio nello scendere nel personale e trova il flirtare come un'ottimo modo per schermarsi. E intrattenersi. E fingere che vada tutto bene. E Millie deve ammettere che Jamison sia un'ottima distrazione. Quando egli le dice di essere professore di biologia, Millie si morde il labbro inferiore, fingendo di voler nascondere un sorriso caloroso, ma volendo l'attenzione dell'uomo su quel proprio gesto. * No. Non l'avrei mai detto. Ma devo dire che immaginarti in un'aula sia... Interessante. *Commenta senza velare l'occhiatina furba che rimanda verso i biondo. Millie rimane ferma quando l'altro e si avvicina, reclinando appena il capo ed alle parole di lui, Millie sospira, non faticando ad immaginare di cosa stia parlando. * Oh, credimi... Non avrei mai detto no ad un flirt tra i banchi di scuola. Specie con un professore del genere! E l'adrenalina degli sguardi rubati... E dei baci proibiti, e di tutto il resto, ancora piu' proibito. *Commenta lanciando a Jamison un'occhiata ben poco innocua, guardandolo con una luce particolare ad illuminarle le iridi verdi. E se c'e' qualcosa che Millie ha imparato a fare benissimo, e' proprio quello: flirtare. E firtare ardentemente. E forse, l'indomani avrebbe continuato a sentirsi vuota e incompleta. Ma, in quel momento, se non altro, si sente ricca di potere e confidenza. * Oh, questo lo capisco. Io? Io no. Anche perche'... Il mio lavoro consiste quasi principalmente nello scoprire tradimenti! Salvo... Ah, ok, c'e' stato un flirt con un poliziotto, una volta... O due... Ma, per il resto, sono molto diligente!
Jamison Dwayne H. Forbes
Non poteva non essere attratto da cotale sicurezza, da un temperamento che trasudava ad ogni movimento, ad ogni parola eppure sapeva che dietro a tutta quella sicurezza si nascondeva molto di più di un semplice bel corpo. Un poco ne era spaventato, non che lo desse a vedere, ma Jamison non brillava di certo per le relazioni. La passione era un qualcosa di innato nel dooddrear, quella travolgente capace di creare perfino dipendenza nell'animo delle donne, ma Millie non era in alcun modo da considerare come le altre donne. Ammiccò il giovane dai crini biondi immaginando come sarebbe stato averla tra i suoi banchi, gli occhi costantemente puntati ad ogni passo, osservato in una maniera beh decisamente poco professionale. S'avvicina il Forbes con il busto così da azzerare quella distanza che credeva perfino troppa a dividerlo dalla donna che suscitava in lui cotale desiderio. « Gli sguardi, i baci... Le tue gambe attorno alla mia vita. » Mormorò l'uomo prima di allontanarsi con un sorriso sghembo che cadeva perfettamente sulle di lui labbra. « Mmh sì, sarebbe stato decisamente un buon modo per aumentare l'adrenalina. E sarebbe stato più che interessante. » Un angolo delle labbra accentuò quel sorriso che sembrava essersi stampato in volto prima di prendere il suo drink e avere così il tempo di farle assimilare le sue stesse affermazioni. Gli piaceva giocare, stuzzicare, ma soprattutto sapeva perfettamente fin dove spingersi senza mai cadere nel volgare. Sfacciato, intraprendente, non era novità per Jamison essere attratto da una donna con la sua verve. « Qualcosa mi dice che c'è molto di più di quello che dai a vedere. Mi chiedo se sei un tipo da manette, mh. »
Millie Veronica Hombridge
*Un sorriso caloroso curva le labbra carnose della donna, mentre quei suoi occhi verdi luccicano d'una particolare curiosita'. Colpita e sicuramente attratta da quel modo di fare sicuro di se'. E non le interessa del /dopo/ o dell'indomani, non fa per lei. Ma in quel momento, le fa piacere sentirsi cosi' apertamente circondata. * Sei terribile. *Commenta puntandogli un dito al petto ed applicando una minima pressione, come per farlo allontanare, ma l'espressione che ha dipinta sul volto di certo non dimostra minimamente la vera intenzione di spingerlo via. Un brivido le attraversa la schiena, a quelle parole del biondo, e Millie non si preoccupa di nasconderlo, come non si preoccupa di nascondere l'interesse che le illumina lo sguardo.* Sei sicuramente qualcuno con un'ampia fantasia, Jamison Forbes... Oh, in cosa mi sono cacciata. Ah, ma soprattutto mi dispiace per le tue studentesse che questo genere di fantasie le hanno ogni giorno. *Commenta agitando il capo e tentando di nascondere il sorriso mordendosi le labbra carnose. Le piace giocare, flirtare. E forse si sarebbe sentita poi in colpa, o forse si sarebbe solamente divertita. Sicura che sia uno dei suoi modi di gestire la propria situazione e convinta nell'accettarlo completamente. Le va bene cosi' e ci guadagna pure. Alle prime parole di Jamison, Millie si irrigidisce e per un secondo perde il sorriso, prontissima a saltare e rispondergli qualcosa dii sfuggente, per proteggersi. Ma subito, si lascia andare quando sente dove egli va a parare ed i suoi lineamenti tornano a riscaldarsi, il suo corpo a piegarsi come quello d'una gatta pigra. E se avesse potuto, avrebbe anche fatto le fusa. * Che posso dire, sono una ragazza piena di sorprese. E mi domando la stessa cosa. *Millie gli sorride piu' apertamente, cosi' chiaramente alludendo alla stessa cosa che Jamison stesso ha immaiginato un secondo prima. * E mi domando se tu te ne voglia andare da qui.
Jamison Dwayne H. Forbes
Sapeva di essersi spinto troppo in là con quel commento, eppure non gli interessava, quella era semplice verità. Fin da quando l'aveva incontrata all'Acquarium, Jamison sapeva dove il suo corpo lo stava portando, e la mente di conseguenza. Era una costante tentazione, e sarebbe stato stupido non ammettere l'attrazione che lo stava guidando. Il sorriso sghembo che aveva curvato le di lui labbra divenne più furbo, spingendosi perfino ad accarezzare il volto della bionda scostando una ciocca di capelli. « Fantasie che non devono rimanere per forza fantasie. » Commentò con un tono di voce appena più basso, più roco, prima di umettare le proprie labbra con quella punta della lingua che avrebbe fatto ben altro se la donna glielo avesse permesso. Era un gioco ciò che stavano mettendo in piedi, notò perfino l'ombra nei suoi occhi per qualcosa che aveva detto, ma non perse tempo a chiedere che cosa fosse. Se lo avesse fatto, avrebbe significato un qualche tipo di legame, e l'ultimo legame che intendeva avere era quello con il suo corpo. Curve che avrebbero riempito le di lui mani, curve piene e morbide che gli avrebbero fatto girare la testa. I seni, i fianchi, la linea perfetta del suo sedere che aveva osservato ondeggiare dal primo momento in cui la vide... Tutto di lei gridava a gran voce sesso, e non vedeva l'ora di osservare con i suoi occhi se la sua immaginazione era stata sufficientemente dettagliata. Alzò un angolo delle labbra, s'avvicinò alla curva del collo con la spalla di Millie per sentire il suo profumo, fresco e dannatamente femminile che gli faceva girare la testa ma che non lo frenò da poggiare le labbra sulla quella carne d'alabastro. « Non aspettavo altro... Voglio mostrarti fin dove posso spingermi nel mettere in atto le mie fantasie, anzi, le nostre fantasie. » Il sorriso lascivo che ora aleggiava sulle labbra del dooddrear divenne più ampio, si tirò su e prese per mano Millie e per nulla al mondo avrebbe accettato qualche impedimento dal suo intento di portarla con sé. Avevano tutta la notte e Jamison era più che deciso a non perdere nemmeno un minuto di più.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
1 note · View note
Link
...poi scopri che ci sono facce che non nvedrai mai più, ancora una da aggiungere. il manifesto dice primo anniversario e questo la dice tutta di quanto io sia presente con le persone a cui dico "prima o poi passo". romagnolo che amava la valdichiana, cosa che ci accomunava insieme alla passione per le foto...uomo di cultura non spocchiosa, quella che amo,con la passione per la scrittura e la bicicletta. la scrittura mi suonava normale come passione, ma la bicicletta per uno che ha lenti come fondi di bottiglia...a volte cadeva, ma si rialzava sempre. ciao Pietro, è stato davvero un piacere incontrarti.
4 notes · View notes
Text
“Chi può decidere un mostro cos'è?| Perché un uomo odia, perché un mostro ama?| Che cosa decide il perché?”
Buongiorno ragazzi,
oggi sara’ una giornata decisiva per me, che dovrebbe determinare il mio prossimo futuro. La profezia di Victor Hugo sembra cascare a pennello... Non voglio fare ironia su quanto e’ accaduto ieri alla magnifica Cattedrale di Notre Dame, un punto di riferimento nell’immaginario collettivo e simbolo di una delle citta’ piu belle al mondo.
Mi sento legata in qualche modo a quell’edificio, in particolare alla figura di Quasimodo (non che mi paragoni a lui dai, ho ancora un po’ di autostima) che e’ tornata periodicamente nella mia vita.
Oltre ad aver visto il cartone animato della Walt Disney almeno 100 volte - ero uscito pure uno di quei tristi sequel tipo ‘la Sirenetta 2″ o ‘Pocahontas 2″ - ho presentato il personaggio di Quasimodo nella tesi delle superiori, per letteratura francese. Il tema centrale era “il brutto” e la tesi era focalizzata su figure della letteratura, arte, filosofia che erano brutti di aspetto ma belli nell’animo. La tesi ebbe un grande successo - me ne chiesero adirittura una copia da conservare negli archivi per i futuri maturandi - e Victor Hugo e Quasimodo mi accompagnarono durante i lunghi mesi di agonia prima della prova orale. 
Altre tematiche che ricordo di aver riportato nella tesi furono:
- Letteratura italiana >> “Ode a Saffo” di Giacomino “Mai una gioia” Leopardi (ovviamente il mio autore preferito). E, ovviamente, la prof mi chiese di parlare di Foscolo che era argomento di quarta superiore. Era ossessionata da Foscolo. 
- Storia dell’arte >> ho trattato diversi temi - essendo forse la materia che piu’ si prestava - tra cui “L’antigrazioso” di Boccioni, una fase pre futurista che in pochi conoscono, “Le donne di Picasso”, “I ritratti di Francis Bacon”. E ricordo che il prof esterno di storia dell’arte mi chiese di parlare del “Brutalismo”, una corrente architettonica che ovviamente la prof aveva solo citato senza dargli peso...
- Filosofia >> non ricordo quale filosofo tedesco avesse trattato il tema della bruttezza esteriore, ahime’ e’ una materia che non ho mai amato, ma fortunatamente la prof ci aveva scritto prima della prova orale per domandarci di che argomento avremmo voluto parlare. Salva!
- In letteratura francese in realta’ non citai solo Victor Hugo e il suo antigrazioso personaggio piu famoso. Il gruppo di teatro della scuola aveva messo in scena Cyrano de Bergerac (come non citarlo tra i brutti?) e colsi l’occasione per andare a vedere lo spettacolo e parlare anche di lui, come tema extra legato al teatro (il mio corso di studi era molto incentrato sul teatro). 
Questi a grandi linee sono i punti che mi ricordo. Il mio primo elaborato, una delle prime prove della mia vita... chissa’ quante ce ne saranno ancora, ma la sensazione che provi dopo aver terminato l’orale - quando chiedi a tutti di restare fuori dall’aula e poi senti lo scroscio di applausi dietro di te - e’ indimenticabile. 
“Il Gobbo di Notre Dame” fu anche uno spettacolo teatrale che recitammo durante una settimana bianca in montagna con il mini club. E in quell’occasione ebbi una delle mie prime grandi delusioni. Diedero la parte di Esmeralda, che bravamo fin dall’inizio, alla mia amica - che tra l’altro si e’ sposata lo scorso anno e io ero la testimone - bionda che gia’ l’anno prima mi aveva soffiato la parte di Anastasia.In un primo momento mi offrirono la parte del Gobbo, e dissi di no, cosi mi misero tra le riserve a fare la zingarella. Niente, lacrime a dirotto. Fortunamente l’animatrice gia mi conosceva da diversi anni e sapeva che io ero destinata al palcoscenico, non a stare dietro le quinte. Cosi mi assegno’ la parte di uno dei Gargoyle. A parte una stupida caduta mentre tentavo di fare una ruota - dimenticandomi che stavo indossando una tunica stretta - la mia performance fu un successone. Anzi il pubblico penso’ che la caduta era fatta apposta!
In realta’ fare l’attrice e’ sempre stato un mio sogno nel cassetto. Ma sapendo in che misere condizioni vivono in Italia, ho abbandonato il progetto. Anche se penso faro’ presto un corso di teatro. Mia cugina si e’ scoperta attrice dopo i 60 anni, io ho ancora tempo per arrivarci. 
Tumblr media
4 notes · View notes
valium-a · 3 years
Text
Quand’ero giovane
sentivo che queste cose
erano sciocche, semplici.
Avevo sangue gramo, una mente
contorta e un’educazione precaria.
Ero duro come granito.
Avevo guardato il sole.
Non mi fidavo di alcun uomo,
e in special modo delle donne.
Vivevo in un inferno
di piccole stanze.
Ho rotto cose, schiantato cose,
sfondato vetri, maledetto.
Ho sfidato tutto; ero continuamente
sfrattato, imprigionato.
Una lotta continua,
dentro e fuori la mia mente.
Le donne erano qualcosa
da fottere e scartare.
Non avevo amici maschi.
Cambiavo lavoro e citta’.
Odiavo le vacanze,
i bambini, la storia,
i giornali, i musei, le nonne,
matrimoni, film, ragni, netturbini,
gli accenti inglesi,
la Spagna, la Francia, l’Italia…
le noci e l’arancione.
L’algebra mi faceva incazzare.
L’opera mi faceva vomitare.
Charlie Chaplin era falso.
E i fiori per gli smidollati.
Per me, pace e felicita’
erano segni di inferiorita’,
precipui di deboli
e menti fragili.
Ma con il susseguirsi
delle mie risse da vicoli,
i miei anni suicidi,
le mie innumerevoli donne,
gradualmente capii
che non ero diverso
dagli altri. Che ero uguale.
Rifulgevano di odio,
glissavano meschine rimostranze.
Gli uomini con cui mi battevo
nei vicoli avevano cuori di pietra.
Tutti sgomitavano, spintonavano,
baravano per vantaggi risibili.
L’arma era la menzogna,
e il progetto era vuoto.
L’oscurita’ il despota.
Cautamente, a volte
mi concedevo di sentirmi bene.
Scoprivo momenti di pace
in stanze da poco prezzo
osservando
i pomoli di qualche como’
o ascoltando
la pioggia nel buio.
Meno necessitavo,
meglio mi sentivo.
Forse l’altra vita mi aveva logorato.
Non provavo piu’ il fascino
di coinvolgere qualcuno
in una conversazione,
o montare una qualche
povera femmina ubriaca,
la cui vita
era scivolata nel dolore.
Non riuscivo
ad accettare la vita com’era.
Non avrei mai potuto
trangugiare tutti i suoi veleni.
Ma c’era parti, piccole e tenui,
che suggerivano domande.
Riformulai. Non so quando…
giorno, tempo, tutto quanto…
ma il cambiamento avvenne.
In me si rilasso’ qualcosa,
scivolo’ via.
Non dovevo piu’ provare
d’essere un uomo.
Non dovevo piu’ provare nulla.
Iniziai a vedere le cose.
Tazze da caffe’ allineate
dietro il bancone di un bar.
O un cane che passeggiava
lungo un marciapiede.
O come il musetto
di un topo sul mio como’
si fermava la’,
si fermava davvero,
con corpo, naso, orecchie.
Ferma li’, un po’ di vita
dentro se’ stessa,
e i suoi occhi
mi guardavano.
Ed erano belli.
Poi se ne ando’.
Iniziai a sentirmi bene.
Anche nelle situazioni peggiori,
e ce n’erano un sacco.
Tipo il capo
dietro la sua scrivania.
Stava per licenziarmi.
Ero mancato per troppi giorni.
Indossava un completo,
cravatta, occhiali.
Disse:
‘devo lasciarti andare’.
‘Va bene’, gli dissi.
Doveva fare il dovuto.
Aveva moglie, casa, figli,
spese e molto
probabilmente un’amichetta.
Mi spiace per lui.
E’ parte del sistema.
Uscii nel sole splendente.
Avevo la giornata intera,
almeno temporaneamente.
Il mondo intero
arrabbiato con il mondo.
Ognuno era arrabbiato,
mal ripagato, imbrogliato.
Tutti erano sconfortati,
disillusi.
Diedi il benvenuto a barlumi
di pace, brandelli di gioia.
Abbracciai quella roba
come fosse quanto di meglio,
come tacchi alti,
seni, canti, opere.
Non fraintendetemi,
c’e’ una cosa
come l’ottimismo ostinato
che trascura tutti i problemi
fondamentali per il suo stesso bene.
E’ uno scudo e una malattia.
Il coltello
mi fu di nuovo alla gola.
Feci quasi ripartire il gas,
ma quando
tornarono i buoni momenti,
non li ricacciai
come un avversario dei vicoli.
Lasciai che mi avvolgessero.
Mi ci crogiolai.
Li invitai in casa.
Mi sono guardato allo specchio,
una volta mi consideravo…
brutto.
Ora mi piaceva
cio’ che vedevo.
Quasi bello.
Si’, un po’ strappato e lacero.
Cicatrici,
grumi, strani avallamenti.
Ma alla fin fine,
non troppo male.
Quasi bello.
Almeno meglio delle facce
di certe star del cinema
con le guance
come chiappe di bimbo.
E finalmente scoprii
i veri sentimenti
degli altri, mai proclamati.
Come ultimamente,
come stamattina,
prima di andare all’auto,
vidi mia moglie nel letto,
solo la sagoma della sua testa,
le coperte tirate alte,
giusto la sagoma della sua testa.
Per non dimenticare
secoli di vita e morte
e il morire, le piramidi…
Mozart e’ morto, ma la sua musica
aleggia ancora per la stanza,
l’erba cresce, la Terra gira,
e il tabellone mi aspetta.
Vidi la sagoma
della testa di mia moglie,
lei cosi’ immobile.
Soffrii per la sua vita,
di essere la’, sotto le coltri.
La baciai sulla fronte,
infilai le scale, uscii,
salii sulla mia meravigliosa auto,
mi misi la cintura, feci retromarcia.
Sentivo calore ai polpastrelli,
dai miei piedi
fino all’acceleratore,
entrai un’altra volta nel mondo,
guidai lungo la collina, passai
le case; pieno e vuoto di gente.
Vidi il postino, suonai.
Rispose al mio saluto.”
Charles Bukowski
1 note · View note
foxpapa · 5 years
Photo
Tumblr media
Napoli, omaggio a Sebastiano Tusa
Mostra a Baia e progetto al Mann sui pionieri dell'Archeologia subacquea
Inaugurata il 24 maggio a Baia la mostra fotografica “I pionieri dell’archeologia subacquea nell’area Flegrea ed in Sicilia”, all’interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei. L’esposizione, con allestimento e curatela realizzati da Teichos, racconta la stagione di nascita dell’archeologia subacquea in Italia, nell’area Flegrea ed in Sicilia, e per quest’ultima dai suoi esordi fino alle più importanti esperienze istituzionali: la costituzione della Soprintendenza del Mare da parte di Sebastiano Tusa Un percorso, supportato da allestimenti multimediali e sensoriali, con l’utilizzo di materiali video e fotografici, provenienti dagli archivi delle Soprintendenze del ministero per i Beni e le attività culturali, dagli istituti specializzati, dagli archivi privati, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Un’esplorazione dagli anni ’50, tra condizioni e circostanze che hanno determinato la nascita dell’archeologia subacquea come disciplina, evidenziandone ruoli e protagonisti. Una preview che anticipa, essendone complemento necessario, il progetto “Thalassa. Meraviglie dei Mari della Magna Grecia e del Mediterraneo”, mostra che sarà inaugurata al MANN - Museo archeologico Nazionale di Napoli, nel Salone della Meridiana il 25 settembre prossimo. Articolata per sezioni, Thalassa racconta attraverso i reperti e le immagini l’evoluzione dell’archeologia subacquea fin dall’iniziale processo di formazione del suo statuto scientifico. Spiega attraverso i relitti via via ritrovati, anche in relazione allo sviluppo delle tecnologie, l’affascinante individuazione dei flussi migratori e delle relazioni lungo le coste, le relazioni tra popoli, tra punti di partenza e di arrivo, la loro localizzazione nelle diverse aree geografiche; conduce il visitatore, con un salto nel tempo, circa 60 milioni di anni, tra i segreti del mare Mediterraneo, nelle citta?-porto, mete del commercio sin dall’antichità e luoghi di racconto dei processi di trasformazione dell’ambiente naturale da parte dell’uomo. Un Progetto promosso dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei, con il MANN, l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identita? Siciliana, e Teichos, anche in forza di un protocollo da essi sottoscritto per sviluppare, nel prossimo triennio, una serie di attività culturali, di ricerca, divulgazione e informazione. Al progetto, agli eventi collegati e a questa preview, realizzata nella curatela e nell’allestimento secondo i suoi indirizzi, ha lavorato con passione il compianto Sebastiano Tusa, assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana. Thalassa é il suo testamento scientifico
Questo appuntamento costituisce il primo grande omaggio e riconoscimento sentito, che viene rivolto alla memoria di un grande studioso, un grande archeologo e soprattutto un grande uomo
3 notes · View notes