Tumgik
#urlarsi
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Se capita una volta, è un mostro.
Se capita mille volte è un problema più grande.
È difficile scrivere qualcosa oggi. Non so neanche se sia giusto. Però il 50% della mia bolla è muto. Ed è un silenzio insopportabile.
Non credo sia una mera questione di menefreghismo. È che ignorare è più facile. È che c'è questa cosa che è li, e di cui non parliamo mai.
C'è che nella cultura dello st*pro siamo cresciuti tutti. E quando leggiamo una notizia del genere, non riusciamo a sentirci "puliti".
Certo, non avremmo mai fatto niente del genere. Però anche noi certi paradigmi abbiamo imparato a contestarli tardi, lentamente, da soli. E prima? Prima ne eravamo parte. E un po' ti rimangono addosso, nonostante tutto. Attaccate alla radice più profonda dei pensieri.
C'è che non abbiamo il vocabolario per parlare di queste cose, perché non lo abbiamo mai fatto. Eppure sarebbe così importante cominciare a farlo.
Da uomo a uomo.
Mi torna in mente un ricordo di quand'ero adolescente. Litigavo con la mia ragazza dell'epoca, in mezzo alla strada. Avevamo la voce alta, le lacrime agli occhi, eravamo visibilmente scossi.
Un signore, vedendoci, si mise in mezzo a noi. Provai a spiegargli che ci stavamo confrontando soltanto a parole, ma mi interruppe. Disse: "Qualsiasi cosa sia successa, non ne vale la pena. È un attimo che si rovinano due vite: la sua e la tua."
Quel ricordo mi provoca ancora sensazioni contrastanti.
Da un lato, chiunque sia cresciuto socializzato come uomo, sa quanto sia odioso essere visti come aggressori fino a prova contraria.
È una cosa che ti insegnano fin dalla scuola, appena la tua voce diventa più forte e più grave di quella delle ragazze. E i richiami aumentano e i voti di condotta scendono. E se la persona che ti schernisce è una ragazza, verrai richiamato comunque tu più spesso, perché le tue reazioni sono più scomposte, il tuo corpo è una presenza più ingombrante nel mondo.
Ed è una cosa che ti ricordi quando cresci. Quando camminando per strada, cambi marciapiede o acceleri il passo per superare la ragazza che sta camminando da sola, per non darle l'impressione di starla seguendo.
Dall'altro lato, provai un senso di gratitudine.
Quell'uomo aveva fatto ciò che io vorrei aver sempre avuto il coraggio di fare negli anni seguenti. Intervenire, prima che una situazione di pericolo potenziale potesse farsi pericolosa davvero.
Non conosceva né me, né lei, né il contesto. Aveva visto due ragazzini urlarsi contro e uno dei due aveva un corpo che cresceva di due centimetri al mese e presumibilmente quasi nessuna idea su come gestire quella forza, quegli ormoni, quelle emozioni.
Quante volte ho avuto modo di parlare di questa storia? Quasi nessuna.
Con le mie migliori amiche mi confido, ma ci sono certe esperienze, certe sensazioni che loro non hanno mai provato sulla pelle. Come io non ho provato le loro. Uomini e donne vivono gran parte della propria vita in mondi completamente diversi. E spesso è impossibile raccontarseli del tutto.
Neanche tra di noi. Coi miei amici maschi sappiamo di avere un bagaglio di esperienze comuni. Ma ne abbiamo iniziato a parlare poco, timidamente, recentemente.
Quando cresci maschio, ti insegnano che le emozioni ti rendono debole. Che l'unico modo accettabile di tirarle fuori è la violenza.
Lo insegnano a tutti. E ti insegnano anche che se hai paura, se ti senti rifiutato, non devi chiedere aiuto, non devi dirlo ad alta voce, non devi lamentarti. Chi si aiuta, chi si confida, lo fa in segreto.
Se dovessi descrivere in una parola l'esperienza collettiva di essere un uomo, credo che quella parola sarebbe solitudine.
Io non so cosa significhi essere donna. Non conosco la paura che si vive ogni giorno e quell'ansia terribile e collettiva che hanno vissuto in questi giorni. Per capirla, leggo quello che scrivono loro.
Però so cosa significa essere un uomo. E sono cresciuto anch'io in quella società che rende tanti uomini come me carnefici.
Abbiamo un dovere enorme. Nei confronti delle nostre sorelle. E anche nei confronti dei nostri fratelli, dei nostri figli, dei nostri nipoti.
Di interrompere la catena della violenza, la catena dell'orrore. Di chiedere scusa, per quello che abbiamo fatto e per quello che ci hanno fatto fare. Di dare un esempio diverso.
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Entrambi si mancavano.
Non sapevano quanto,
non riuscivano a spiegarsi nemmeno il perché
di questo sentimento così forte.
Qualcosa che mai avevano recepito
così in profondità.
Già, loro due ancora non capivano
quanto grande fosse l'amore
e il desiderio che li accomunava.
Si prendevano. Mentalmente.
E se riuscivano a fatica
a rimanere distanti fisicamente,
con la testa non ci riuscivano.
Non c'è logica in quello che dico?
Non esisteva logica
nemmeno nel loro rapporto.
Perché loro si desideravano incessantemente.
Si sentivano e si guardavano
come se dovessero scoparsi da lì a poco.
In qualsiasi posto e superficie.
Avevano solo due nemici.
La distanza e la gelosia.
Nemici che gli facevano aprire bocca e litigare.
Bocca che avrebbero dovuto aprire
solo per baciarsi e mordersi
quella maledetta lingua.
Erano compatibili e incompatibili
allo stesso modo.
Come quello che provavano.
Un loro bacio era di quelli che avrebbe fatto
dire a chiunque: "Eddai, mollatevi!!",
per poi il giorno successivo,
litigare e urlarsi al telefono che era assurdo
e che non poteva funzionare
e che era meglio non cercarsi e sentirsi più...
Ma nessuno dei due ci credeva,
perché tutto avrebbe funzionato
fin troppo bene.
Dovevano solo stare insieme...
Lui presuntuoso e un tantino arrogante.
Lei arrogante e un tantino presuntuosa.
E sensibili. Anche troppo.
E quando litigavano stavano male.
Piangevano. Crampi allo stomaco e fame zero.
Ma si eccitavano solo al suono della loro voce.
Si sarebbero amati al telefono
se solo avessero potuto.
Se solo quella maledetta distanza,
non si metteva tra loro ogni volta.
Loro non avevano bisogno di avventure.
Non avevano altro che il "NOI"
e quella straordinaria complicità.
Avevano solo la necessità di stare insieme.
Che uno dei due prendesse coraggio
e si decidesse a portare via l'altro.
Erano diventati certezza.
Non era più un semplice colpo di fulmine.
Avevano in qualche modo perso il controllo
della propria vita e quotidianità
per dedicarsi a quello di una vita insieme.
Erano emotivamente instabili.
Insieme quei due erano un casino.
Un gran bel casino...
Ma ormai si appartenevano.
In profondità, consci che qualcosa di simile
non sarebbe più accaduto. Mai più!
(Claudio Del Pizzo)
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la-novellista · 5 months
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Dirsi parole sussurrate ed urlarsi con il cuore.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Moby Dick è il romanzo a cui sono tornato più spesso. A ogni lettura mi sorprende la cialtronaggine, il genio imbroglione, la noia mortale di una costruzione romanzesca che non ha eguali. Appoggiato alla finestra qualche giorno fa mi chiedevo chi, oggi, sarebbe in grado di sopportare la noia di certi capitoli. Io! direi al professore. È la quarta volta che lo sopporto, me ne dia un’altra! Tagli di carne, squartamenti, spiegazioni dettagliate degli squartamenti; navi che passano sopra a banchi di pesci che ignorano i banchi di navi che si incontrano per urlarsi dietro offese e poi brindare assieme. Pesci che ignorano queste navi. Piccoli pesci sui fondali; ma anche enormi pesci sui fondali totalmente indifferenti alla monomania di Ahab, di Ishmael, di Stubb. Il cielo sopra di loro è indifferente ai loro dolori. Non c’è dolore in Moby Dick, né patimento. C’è solo l’enorme sofferenza degli esseri umani di fronte al buco nero della natura e del loro destino. L’esaltazione positivistica per il corpo della balena, per lo scheletro della balena, le sue misure, non è altro che il taglio perfetto della dismisura dei desideri degli uomini del Pequod, abbandonati per quarantotto mesi al largo delle coste di ogni continente per fare profitto, per portare a casa olio e spermaceti a costo della loro stessa vita, e a costo delle follie di un capitano che pianta una gamba sul ponte ogni notte per scrutare il mare e trovare il suo mostro, quel mostro che, quella gamba, gliel’ha portata via con un balzo, e che renderà orfani tutti. “
Giovanni Spadaccini, Compro libri - anche in grandi quantità. Taccuino di un libraio d’occasione, UTET, 2021. [Libro elettronico]
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sakura-koi · 1 year
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Quando vai via da una persona devi rispettare la possibilità che essa possa cancellarti definitivamente dalla sua vita.
Non vorrà più che tu gli scriva, non potrai più sapere nemmeno come sta.
E devi rispettare la sua scelta.
Ma questo non vuol dire che a te non interessi come sta andando la sua vita.
Una persona non si cancella da un giorno all’altro.
Però, forse è proprio perché era importante che rispetti la sua scelta e accetti di sparire.
Molti pensano sia più semplice così.
Ma ho imparato che, invece, dopo aver condiviso tanto con una persona, se tutto finisce, bisogna sputare in faccia ciò che si prova, urlarsi addosso, insultarsi, chiarire, parlare.
Anche se poi va finire allo stesso modo, almeno si è sinceri l’un l’altro.
Solo dopo aver chiarito è giusto dirsi addio.
Ho imparato che tenersi tutto dentro non è mai la soluzione a niente.
Sakura~Koi
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gotaholeinmysoull · 9 months
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money trauma tipo che non riesco a chiedere i soldi ai miei quando mi servono anche per la minima cosa perché hanno passato anni a lamentarsi ed urlarsi contro e farmi sentire in colpa per questi suddetti
#me
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heresiae · 2 years
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Dilemma
Devo o non devo rendere noto ai kebabbari sotto la mia finestra, che il loro locale amplifica le già loro potenti voci al punto che le sento come se fossero accanto al mio letto, e potrebbero evitare di urlarsi da una parte all'altra del locale fino alle 2 del mattino?
Che poi non sono nemmeno sicura che la vendita di kebap sia la loro unica attività...
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Sentire i miei genitori baciarsi per poi odiarsi, per poi farsi del male e poi baciarsi e poi volersi morti e poi baciarsi e poi pichiarsi e poi urlarsi e poi baciarsi e poi non amarsi.
Mi fa venire da sboccare.
piccoloatomodiunfreddouniverso
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inzaghismo · 2 years
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spizzi e politico stasera ragaaaaaa 🔥🔥🔥🔥 acerbi e basto continuano a urlarsi dietro djdjdksk
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alonewolfr · 4 months
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Si fa prima a litigare e ad urlarsi i reciproci difetti, si fa prima ad odiarsi che a prendersi per mano. Amarsi e basta, chiedere scusa e baciarsi è pericoloso. Si rischia di essere felici.
|| Susanna Casciani
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moonymisanthropist · 10 months
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Un tempo mi piaceva postare su Instagram i fiori del mio giardino.
L'unica vera bellezza che ho sempre trovato nella mia vita sono quei pochi metri di vegetazione non troppo curata che circondano la mia casa, un muro che mi protegge dal resto del mondo, dalle fabbriche, dalle strade trafficate, dal cemento. Dalla tristezza che mi mette questa società. Le piante sono silenziose ma riescono a darmi la forza di andare avanti, perché anche se tutto va a rotoli ho sempre loro, ho sempre la terra a confortarmi.
Non dovrebbe essere così per chiunque? Poter sentire la terra sotto i propri piedi, la solidità della vita, dell'ecosistema. Il silenzio potente delle piante "infestanti" che persistono nel crescere, anche se nell'orto o nel pratino all'inglese non sono le benvenute.
Quando Instagram è diventato un continuo urlarsi contro quanto è figa la propria vita, quanto siamo attivistɜ o meno, quante parole belle e vuote riusciamo a dedicare a questo o quello, video, storie, reel, sponsorizzazioni, influencer, social media management,
non ho più postato fiori.
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jetaime03 · 2 years
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Non disperarti, so che il giorno è appena cominciato, e il buio di ieri non è dentro le ossa, aspettando un caldo tepore, mentre le birre sono per tutta la spiaggia; il fuoco è spento e tu mi abbracci da fuori la tenda e il cielo si tinge di rosso come le nostre guance all'alba. Mi ami? Me lo dicono i tuoi occhi con un bacio, anche senza sfiorarmi, perché siamo qui e il buio di uno è il buio dell'altro.
So che il dispiacere è alto, e io non sono al massimo dalle alture, so che la birra non fa per noi, ma spero che quel rossore non ci abbandoni mai, che sia dentro o fuori le guance, con gli occhi lucidi e i baci lenti. Spero vi sia ricordo dopo ricordo condiviso,  a ridere, a divertirsi, essere felici a piangere a... non avere paura di urlarsi contro perché c'è intesa e si è qui, lontano da tutti ma vicino all'altro. Voglio passare un sacco di notti a guardare le stelle, a conoscerci a fondo come se fossimo una sola cosa. Anche a distanza, perché ci amiamo e siamo qui. Ad imparare uno dall'altro come persone, supportare un altro e non sopportarlo come mi è stato insegnato, solo essere amato e ascoltato e ascoltare. Voglio essere apprezzato come se fossi la cosa più  bella del mondo, e io apprezzare te allo stesso modo.
È presto, però mi va. Sarebbe bello raggiungere questo.
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19dicembre1994 · 2 years
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Entrambi si mancavano e non riuscivano a spiegarsi nemmeno il perché di questo sentimento così forte. Qualcosa che mai avevano recepito così in profondità.
Già, loro due ancora non capivano quanto grande fosse l'amore e il desiderio che li accomunava.
Si prendevano. Mentamente. E se riuscivano a fatica a rimanere distanti fisicamente, con la testa non ci riuscivano.
Non c'è logica in quello che dico?
Non esisteva logica nemmeno nel loro rapporto.
Perché loro si desideravano incessantemente. Si sentivano e si guardavano come se dovessero scoparsi da lì a poco.
In qualsiasi posto e superficie.
Avevano solo due nemici:
la distanza e la gelosia.
Nemici che gli facevano aprire bocca e litigare.
Bocca che avrebbero dovuto aprire solo per baciarsi e mordersi quella maledetta lingua.
Erano compatibili e incompatibili allo stesso tempo. Come quello che provavano.
Un loro bacio era di quelli che avrebbe fatto dire a chiunque: "Eddai, mollatevi!!",
per poi il giorno successivo, litigare e urlarsi al telefono che era assurdo e che non poteva funzionare e che era meglio non cercarsi e sentirsi più...
Ma nessuno dei due ci credeva, perché tutto avrebbe funzionato fin troppo bene. Dovevano solo stare insieme.
Lui presuntuoso e un tantino arrogante.
Lei arrogante e un tantino presuntuosa.
E sensibili. Anche troppo.
E quando litigavano stavano male. Piangevano. Crampi allo stomaco e fame zero. Ma si eccitavano solo al suono della loro voce.
Si sarebbero amati al telefono
se solo avessero potuto.
Se solo quella maledetta distanza
non si metteva tra loro ogni volta.
Loro non avevano bisogno di avventure.
Non avevano altro che il "NOI"
e quella straordinaria complicità.
Avevano solo la necessità di stare insieme. Che uno dei due prendesse coraggio e si decidesse a portare via l'altro.
Erano diventati certezza. Non era più un semplice colpo di fulmine.
Avevano in qualche modo perso il controllo della propria vita e quotidianità, per dedicarsi a quella di una vita insieme.
Erano emotivamente instabili.
Insieme, quei due erano un casino.
Un gran bel casino.
Ma ormai si appartenevano.
In profondità.
Consci che qualcosa di simile non sarebbe più accaduto. Mai più!
Claudio Del Pizzo
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animafolle81 · 2 years
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Entrambi si mancavano. Non sapevano quanto, non riuscivano a spiegarsi nemmeno il perché di questo sentimento così forte. Qualcosa che mai avevano recepito così in profondità.
Già, loro due ancora non capivano quanto grande fosse l'amore e il desiderio che li accomunava.
Si prendevano. Mentalmente. E se riuscivano a fatica a rimanere distanti fisicamente, con la testa non ci riuscivano.
Non c'è logica in quello che dico?
Non esisteva logica nemmeno nel loro rapporto.
Perché loro si desideravano incessantemente. Si sentivano e si guardavano come se dovessero scoparsi da lì a poco. In qualsiasi posto e superficie.
Avevano solo due nemici. La distanza e la gelosia. Nemici che gli facevano aprire bocca e litigare.
Bocca che avrebbero dovuto aprirla solo per baciarsi e mordersi quella maledetta lingua.
Erano compatibili e incompatibili nello stesso momento. Come quello che provavano.
Un loro bacio era di quelli che avrebbe fatto dire a chiunque: "Eddai, mollatevi!!",
per poi il giorno successivo, litigare e urlarsi al telefono che era assurdo e che non poteva funzionare e che era meglio non cercarsi e sentirsi più... Ma nessuno dei due ci credeva, perché tutto avrebbe funzionato fin troppo bene. Dovevano solo stare insieme.
Lui presuntuoso e un tantino arrogante.
Lei arrogante e un tantino presuntuosa.
E sensibili. Anche troppo.
E quando litigavano stavano male. Piangevano. Crampi allo stomaco e fame zero. Ma si eccitavano solo al suono della loro voce. Si sarebbero amati al telefono se solo avessero potuto. Se solo quella maledetta distanza non si metteva tra loro ogni volta.
Loro non avevano bisogno di avventure. Non avevano altro che il "NOI" e quella straordinaria complicità. Avevano solo la necessità di stare insieme. Che uno dei due prendesse coraggio e si decidesse a portare via l'altro.
Erano diventati certezza. Non era più un semplice colpo di fulmine. Avevano in qualche modo perso il controllo della propria vita e quotidianità per dedicarsi a quello di una vita insieme.
Erano emotivamente instabili. Insieme quei due erano un casino. Un gran bel casino. Ma ormai si appartenevano. In profondità, consci che qualcosa di simile non sarebbe più accaduto. Mai più!
♡♡ noche corazon ♡
Claudio Del Pizzo
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myandale31 · 3 years
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" non é pazzia e solo passione . la voglia chiama ciò che vuole desiderarsi, urlarsi,, gridarsi., fino a quando la voce trema per poi esplode. la voglia di aversi si fa sempre piu intensa è forte ..! fino arrivare ad avere quel brivido , e caldo orgasmo da 10e lode .❤︎
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Entrambi si mancavano. Non sapevano quanto, non riuscivano a spiegarsi nemmeno il perché di questo sentimento così forte. Qualcosa che mai avevano provato così in profondità. Già, loro due ancora non capivano quanto grande fosse l'amore e il desiderio che li accomunava. Si prendevano mentalmente. E se riuscivano a fatica a rimanere distanti fisicamente, con la testa non ci riuscivano. Non c'è logica in quello che dico? Non esisteva logica nemmeno nel loro rapporto. Perché loro si desideravano incessantemente. Si .... avevano solo due nemici. La distanza è la gelosia. Nemici che gli facevano aprire bocca e litigare. Erano compatibili e incompatibili nello stesso momento. Come quello che provavano. Un loro bacio era di quelli che avrebbe fatto dire a chiunque: "eddai, mollatevi!!", per poi il giorno successivo, litigare e urlarsi al telefono che era assurdo e che non poteva funzionare e che era meglio non cercarsi e sentirsi più... ma nessuno dei due ci credeva, perché tutto avrebbe funzionato fin troppo bene. Dovevano solo stare insieme. Lui presuntuoso e un tantino arrogante. Lei arrogante e un tantino presuntuosa. E sensibili. Anche troppo. E quando litigavano stavano male. Lei piangeva, crampi allo stomaco e fame zero. Ma si calmava solo al suono della sua voce. Si sarebbero amati al telefono se solo avessero potuto. Se solo quella maledetta gelosia non si metteva tra loro ogni volta. Lei non aveva bisogno di avventure. Aveva solo la necessità di stare insieme. Che lui prendesse coraggio e si decidesse a sceglierla.Per lei lui era diventata certezza, sapeva di volere solo lui non era più un semplice colpo di fulmine. Aveva in qualche modo perso il controllo della propria vita e quotidianità per dedicarsi a quello di una vita insieme. Erano emotivamente instabili. Insieme quei due erano un casino. Un gran bel casino. Ma ormai si appartenevano. In profondità, capisci che qualcosa di simile non sarebbe più accaduto. mai più!!!!
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