Tumgik
#vecchie perle di saggezza
gloriabourne · 3 years
Note
Tu non avevi, letteralmente, nessun motivo di sentirti tirata in mezzo, santo cielo. Se ho mandato quell'ask di sfogo a dreamers queen, il motivo è che sia io che lei sappiamo benissimo a che razza di subdole stronze ci riferiamo, da anni, possiamo farne pure nome e cognome, e stanne certa che tu non sei affatto una di quelle. Mettiti l'anima in pace. Non ti seguo, ma non ho nulla contro di te anche se ti definisci una gialloblu.
E sai perché non ho nulla contro di te anche se sei una gialloblu? Perché non hai mai, mai tenuto certi, specifici, comportamenti - che non consistono né nelle fanfiction né nello shipping in sé né a tutto quello che tu CREDI io stia accusando, dinamiche che sia io che dreamers queen abbiamo inquadrato perfettamente e a cui lei stessa nella risposta che ha dato al mio ask ha solo accennato a fine post, nient'altro che la superficie di una pozza di assoluto, imperdonabile schifo.
Mi fa tenerezza la tua reazione difensiva, non hai nulla da cui difenderti, penso tu sia una delle pochissime gialloblu con la coscienza pulita. Mi è capitato di leggere dei post in cui difendevi Ermal, è ovvio che ti piaccia, e che ti dissoci apertamente dall'odio gratuito, dai vergognosi estremismi e da vecchi, ripetitivi meccanismi così eloquenti ma spesso così sottili e inconsci che ad alcuni a quanto pare son sfuggiti.
Non a me però, oh no, e neanche ad altre persone, con cui ho avuto il piacere di scambiare opinioni, lucide abbastanza da notare, comprendere e indignarsi di conseguenza. E chiedo scusa a dreamers queen per l'averla importunata una volta di troppo e menzionata così spesso, ma quella è più una cosa tra me, lei e le non poche conversazioni avute, sebbene semplicemente in anon. E sono positiva che se ne parlassimo estensivamente, tu stessa ci appoggeresti in diverse cose, in linea di massima.
Grazie per questo spazio e buona vita. Nessun rancore, sottinteso verso di te, e... massì, ancora una volta l'ennesimo rospo da ingoiare a forza di fronte ad ingiustizie che si perpetrano da tempo immemore, che nessuno a parte due o tre poveri cristi qua sarebbe disposto ad affrontare per il rischio troppo alto di incomprensioni, fraintendimenti, ritorsioni, fino a finire a inutile stress e stanchezza. Cià.
----------------------------------------------------------
Ti rispondo per rispetto ed educazione, anche se avevo sottolineato che di certi argomenti avrei parlato tranquillamente solo con chi in grado di metterci la faccia (o almeno il nickname) ed evidentemente non è il tuo caso.
Non c'è proprio bisogno che la mia reazione ti faccia tenerezza, come se fossi un cucciolo di cocker che deve essere accarezzato perché ha paura del temporale. La mia reazione sulla difensiva è semplicemente una conseguenza di tutti i messaggi di odio che mi sono arrivati da quando sto in questo fandom, da persone che mi insultano per una semplice opinione diversa.
Tra l'altro ci tengo a precisare che "gialloblu" è nato come termine per indicare le persone che sono fan sia di Ermal che di Fabrizio. Poi qualcuno su Twitter ha deciso di iniziare a usarlo come insulto (chissà come mai poi, mi chiedo ancora a distanza di anni cosa le abbiamo fatto di male) e allora tutti a fare le pecore e seguire le "perle di saggezza" che venivano fuori da quell'account. Quindi, in quanto fan di Ermal e Fabrizio, se tu parli di "cretine gialloblu" io mi sento presa in causa e mi sento insultata.
Non era riferito a me? Perfetto, allora specifica. Quando insulti qualcuno prenditi la responsabilità di dire: "Mi riferisco a Tizio". Troppo facile insultare un'intera categoria e poi essere anche indignati se qualcuno si incazza.
Anche perché la mia sarà anche stata una reazione sulla difensiva, ma pure questi ask che mi hai mandato lo sono. Se non avessi sentito il bisogno di difenderti in qualche modo, non mi avresti scritto.
Hai menzionato il fatto che se parlassimo estensivamente di alcune cose vi appoggerei. Guarda, non lo metto in dubbio. Con dreamers queen ho avuto parecchie conversazioni in privato in cui ci sono scambiate opinioni - anche contrastanti - in modo civile e senza dover necessariamente discutere. E in alcune occasioni le ho anche dato ragione. Sai qual è la differenza? Che io certe conversazioni le faccio con chi è un mio pari. Se io mi espongo dicendo certe cose con il mio nickname (che poi è lo stesso che ho su altri social in cui ci metto la faccia, quindi di fatto la faccia ce la metto pure qua), pretendo che lo faccia anche la persona che sta dall'altra parte e che abbiamo una conversazione paritaria in cui entrambe ci esponiamo allo stesso modo. Altrimenti se io continuo a parlare esponendomi, e tu (per fare un esempio mi sto riferendo a te, ma ovviamente è un discorso che può essere generalizzato) continui a nasconderti dietro un anonimo, di fatto creandoti una difesa (di cui tra l'altro non penso ci sia bisogno perché non ho mai mangiato nessuno, anzi con chi mi parla liberamente senza anonimo tendo a essere più disponibile), non c'è parità e la conversazione la possiamo pure evitare.
Tutto questo pippone per dirti che se ci sono degli argomenti, a proposito delle gialloblu, che ti urtano così tanto e ti fanno stare così male, io sono disposta ad ascoltarti volentieri e se posso anche fare da intermediario per evitare che ci sia tutto questo odio ingiustificato tra le due fazioni. Però ho delle condizioni.
E per concludere, visto che hai parlato di rospi da ingoiare, ti faccio notare quanti ne ho dovuti ingoiare io negli ultimi anni. Non metto in dubbio che ci siano degli estremismi, ma ci sono da entrambe le parti.
Ho perso il conto delle volte che sono stata definita "scema gialloblu", "deficiente", "stupida", "cretina", "ridicola"... Tutte parole, a parte gialloblu, in cui non mi riconosco ma che fa comunque male sentirsi dire. Soprattutto quando arrivano da un anonimo perché, ehi, le palle di insultare la gente sì ma di farlo a volto scoperto manco per il cazzo.
Quindi fidati che so benissimo cosa si prova a dover ingoiare rospi. E il mio sentirmi presa in causa (oltre che per un fattore oggettivo perché hai parlato di un "gruppo" di cui faccio parte) e reagire difendendomi è semplicemente causa dei rospi che ho dovuto tirare giù.
10 notes · View notes
Text
Uno scrittore per palati fini
Fabio Stassi con i suoi libri non solo fa trascorrere piacevolmente il tempo agli amanti della buona lettura, ma ci consiglia, come in un gioco di scatole cinesi, titoli vecchi e nuovi meglio (quasi!) di un bibliotecario esperto.
Tumblr media
Procediamo a ritroso segnalando l’ultimo giallo, Uccido chi voglio (2020), che vede sempre come protagonista il nostro infallibile, insostituibile, coltissimo Terapista della Rigenerazione Esistenziale, l’accanito bibliofilo Vince Corso, lettore compulsivo, i cui amici sono un libraio e una bibliotecaria, ma che non disdegna la frequentazione del pittoresco portinaio sudamericano devoto al culto di Yemanja e di un ex allenatore di pugilato che elargisce preziose perle di saggezza. In quest’ultimo esperimento, tuttavia, l’inquilino di via Merulana non ha tempo per assistere i suoi affezionati pazienti, perché si trova alle prese con un furto nel suo appartamento che gli permetterà di conoscere il commissario Ingravallo (niente meno!). Il furto non è che un tassello di una trama malefica che lo porterà a indagare su una serie di misteriosi ‘omicidi letterari’ compiuti con cieca (è proprio il caso di dirlo…) ferocia da una sanguinaria setta internazionale. A complicare il tutto, il rapporto (esclusivamente epistolare) con il padre che evolve dalle semplici cartoline a una lettera che vuole essere conclusiva. Su questo tema il nostro terapeuta non può mancare di citare la Lettera al padre di Kafka “perché tu eri per me la misura di tutte le cose”.
Tumblr media
Tra i numerosi titoli indicati dall’autore (e lo ringraziamo sempre per le utilissime appendici in cui li elenca e commenta brevemente) ricordiamo i due citati nell’esergo: Infanzia berlinese di Walter Benjamin, una scrittura veramente sontuosa, e I casi del commissario Croce dell’argentino Ricardo Piglia, per la serie: se un meteorite cade in un campo, a chi chiedere consiglio sul da farsi? Ma naturalmente alla bibliotecaria!
Tumblr media
Nel penultimo giallo Ogni coincidenza ha un’anima (scelto anche per uno dei nostri gruppi di lettura) l’infallibile segugio è alle prese con un incarico che fa sospettare un secondo fine abilmente nascosto tra le pagine dei libri di una vastissima biblioteca privata. Un’indagine da leccarsi i baffi per il nostro Vince, scritta con la consueta opulenza lessicale e generosa di citazioni. Facciamo tesoro di alcuni dei suoi ambiti consigli: la nuova traduzione de L’isola del tesoro di Stevenson a cura dell’ottimo scrittore e poeta Michele Mari; l’unico cortometraggio sceneggiato da Samuel Beckett (1965), dal titolo autoreferenziale Film, interpretato da ‘faccia di pietra’, l’indimenticabile Buster Keaton; Qualcuno volò sul nido del cuculo, di Ken Kesey, da cui Milos Forman ha tratto lo strepitoso film con Jack Nicholson; Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, un classico per l’infanzia (il nostro terapista è un lettore ad amplissimo spettro); lo spietato libro-inchiesta L’avversario di Emmanuel Carrère, da cui è stato tratto un film; le affascinanti Memorie di Giacomo Casanova e tutta una sezione molto interessante sulle raccomandazioni, a volte a carattere dissuasorio, di grandi scrittori agli aspiranti romanzieri. 
Tumblr media
Il 2016 è l’anno d’esordio dell’attività del nostro Terapista, che in La lettrice scomparsa riesce a rintracciare una misteriosa vicina di casa seguendo, citazione per citazione, impercettibili indizi che solo un lettore ossessivo è in grado di decifrare. Di nuovo ci avvaliamo dei suoi ‘consigli da bibliotecario’: Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado, libro davvero divertente da cui è stato tratto un film con Sonia Braga; il racconto Wakefield di Nathaniel Hawthorne, di cui Stassi svolge un’analisi così approfondita da invogliare alla lettura; La scala di ferro di Simenon per i fortunati che non lo avessero ancora letto e Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace “capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico” suggerito a chi ha nostalgia dei viaggi in crociera.
Tumblr media
Il nostro consiglio personale: per affrontare i libri di Vince Corso, così ricchi di citazioni letterarie, musicali, artistiche, topografiche, è bene avere a portata di mano uno strumento per consultare internet, in modo da poter, durante la lettura, vedere le strade percorse e i monumenti visitati dall’improvvisato piedipiatti nostrano, ascoltare la sua musica, approfondire le sue letture, magari prenotandole direttamente nel nostro sito!
Tumblr media
Limitandoci sempre alla produzione narrativa, troviamo Con in bocca il sapore del mondo: “L’investigatore letterario Fabio Stassi si insinua nella vita di dieci poeti del Novecento”; Angelica e le comete: librai, bibliotecari, marionette e pupi siciliani, Garibaldi con i Mille, ce n’è per tutti i gusti in questa favola moderna che ricorda l’Ariosto; Come un respiro interrotto: una vera prova d’autore narrare la vita intera di una donna sulla base delle testimonianze di chi l’ha conosciuta; L’ultimo ballo di Charlot, in cui il geniale Chaplin riesce addirittura a beffare la Morte; La rivincita di Capablanca per gli appassionati del gioco degli scacchi; È finito il nostro carnevale: con l’espediente narrativo di un’intervista rilasciata dal suo eroe l’ultimo giorno del 1999, “Stassi racconta la geografia di tutte le speranze perdute nel Novecento”.
Tumblr media
Infine, è del 2006 il debutto narrativo con Fumisteria, ambientato in Sicilia, in una località immaginaria vicino a Piana degli Albanesi, luogo d’origine dello scrittore e paese di Portella della Ginestra. Premio Vittorini per il miglior esordio (i premi collezionati dallo scrittore durante la carriera non si contano), si tratta di un giallo classico, complicato da vicende storiche, trame politiche e tradimenti, con disvelamento finale del tutto a sorpresa.
Tumblr media
8 notes · View notes
veronica-nardi · 3 years
Text
Haikyuu Quarta Stagione
“Non è divertente non provare cose nuove se sai che esistono”.
Tumblr media
E anche questa stagione è andata. E io sono sopravvissuta. Perché ogni volta rischio la morte per arresto cardiaco, e ogni volta miracolosamente sopravvivo.
Sinceramente avevo dimenticato quanto sia bello Haikyuu, quante cose belle abbia.
Amo questo cartone, amo i suoi personaggi, le evoluzioni, l’adrenalina, le squadre, le strategie di gioco.
Sono due le cose che non ho amato di questa stagione, e le dico subito così da togliermi i sassolini dalle scarpe: le pause di metà puntata, e i disegni. Prima durante le pause avevamo i personaggi che tiravano la palla e facevano gli idioti, ora ci hanno dato questi animaletti che simboleggiano i vari personaggi e sono sì carini, ma, vi prego, ridateci i personaggi! #petizione. E poi ci sono i disegni, e ammetto di aver impiegato oltre metà stagione per accorgermene, ma a un certo punto ho visto un salto talmente disegnato male che non ho potuto non notarlo. Tornate a fare i vecchi disegni! #petizioneparte2
Ora passiamo alle cose belle.
Il ritmo come sempre è davvero ottimo. Anzi forse hanno spinto un po’ sull’acceleratore nella prima parte, ma è comprensibile visto che va bene il ritiro, la preparazione e gli allenamenti, ma quello che volevo vedere erano i nazionali, quindi capisco che non si siano soffermati troppo sulle cose precedenti.
A proposito di cose precedenti, il ritiro io non me lo aspettavo. Quando ho finito di vedere la terza stagione, con la Karasuno che riesce a qualificarsi per i nazionali vincendo contro la Shiratorizawa, io pensavo che la quarta stagione iniziasse subito con loro che approdano ai nazionali, non mi aspettavo un ritiro, anzi due, e addirittura un’amichevole.
Ma tutto questo ha il suo perché, e mi è piaciuto.
Kageyama viene invitato al Ritiro giovanile nazionale, dove quindi si ritrova circondato da giovani brillanti nella pallavolo, mentre Tsukkishima viene chiamato per un ritiro delle matricole promettenti della prefettura, dove può allenarsi e fare pratica.
Mi sono chiesta perché non avessero invitato anche Nishinoya a questo secondo ritiro, perché è obiettivamente uno dei giocatori più bravi e “epici” della Karasuno. Ma la serie mi ricorda che Nishinoya non possiede esattamente un tale livello di maturità per poter essere invitato a un ritiro del genere, è troppo coglione in pratica, quindi si attacca. #legit
Hinata chiede se c’è un invito anche per lui da qualche parte, e con tutta la delicatezza del mondo Tsukkishima gli fa notare che lui è troppo pippa per poter essere chiamato a un ritiro di qualsiasi tipo. Il Ritiro giovanile nazionale poi, è fantascienza per lui.
Grazie Tsukki per la tua onestà sempiterna.
Tra l’altro Tsukki si fa notare anche per la sua profonda empatia e per il suo commovente senso di amicizia, visto che per tutto il ritiro non caga Hinata di pezza. Hinata che, siccome non è stato invitato, ha deciso di autoinvitarsi. Giustamente.
Tumblr media
Parliamo un attimo di questo.
Non sono dispiaciuta o infastidita che Hinata non sia stato chiamato, perché Hinata è ancora un giocatore molto scarso e poco versatile, ma trovo immaturo ed infantile che il vecchio allenatore della Shoratorizawa che l’abbia invitato non tanto per le sue capacità ancora scarse, ma, sostanzialmente, perché invidioso.
È da quando ha iniziato a giocare a pallavolo che a Hinata viene ripetuto che è scarso, che è troppo basso, che è una pippa, e a quanto pare non conosce nemmeno le basi fondamentali della pallavolo (Karasuno, magari una lezioncina fategliela), e che sa sì saltare ed è velocissimo, ma che senza Kageyama non ha utilità. E vedere che nonostante tutto Hinata non si arrende, non perde l’entusiasmo, e continua a pretendere di stare sul campo, di giocare, e di toccare anche lui la palla, deve riempire di non poca invidia il vecchio allenatore Tanji Washijō (mai saputo che si chiamava così, son dovuta andare a cercarlo lol), che da giovane si trovava nella stessa situazione di Hinata, perché anche lui basso, ma che al contrario del nostro piccoletto si è dato per vinto. Quindi per lui è inaccettabile che Hinata possa dimostrare che invece si può fare.
Un atteggiamento di questo tipo lo potrei accettare molto meglio da un coetaneo di Hinata, da un quindicenne, non da un uomo adulto di oltre settant’anni (sì, ho cercato anche l’età), e da cui ci si aspetterebbe una certa maturità e magari anche saggezza. Il problema non è la gelosia, perché quello è un sentimento umano, il problema è che quest’uomo dovrebbe avere la forza d’animo di passare oltre, riconoscere la determinazione di Hinata e incoraggiarlo.
La cosa bella è che, anche se l’allenatore lo fa rimanere solo come raccattapalle, Hinata non si scoraggia, rimane al ritiro, e osserva. E osservando, impara. Perché finora è sempre stato sul campo a esercitarsi, mentre adesso ha la possibilità di vedere come si muovono gli altri giocatori, e di vedere l’andamento di una partita da prospettive diverse.
Hinata è un personaggio semplicemente fantastico e ha tutta la mia stima. In continua evoluzione, dinamico, determinato, simpatico, scemo, ma pieno di sfumature geniali e sorprendenti (lo stesso Daichi afferma che a volte Hinata è ancora un vero e proprio mistero anche per loro). Per me rappresenta un raggio di sole in questa serie, che mi diverte e mi dà calore. Non è solo un personaggio che ti piace o che ami, ma a cui vuoi proprio bene.
In realtà questo vale per tutti i giocatori della Karasuno. Voglio bene a tutti, perché ognuno di loro impara a farsi voler bene.
Anche quello stronzo di Kageyama, che rimane sempre un po’ egocentrico e scontroso, come dimostra durante l’amichevole con la Dateko quando dice senza tanti complimenti a Nishinoya di essere tra i piedi.
Che momento trigghered è stato.
Trigghered per tutti (me compresa, perché Nishinoya non si tocca), ma non per lo stesso Nishinoya, che invece di infastidirsi e mandare Kageyama a quel paese, capisce subito cosa intende dire e agisce di conseguenza.
Ma il peggio esplode quando Kageyama si lascia andare a uno scoppio d’ira con Asahi perché non schiaccia le sue alzate, facendo riemergere per un momento quel Re Dispotico che era alle medie.
Kageyama è un personaggio estremamente umano, e lo amo per questo. Mentre Hinata si evolve più dal punto di vista del gioco ma rimanendo sempre la stessa persona, l’evoluzione di Kageyama, già un alzatore formidabile, è più psicologica e introspettiva. Ed è un percorso fatto di alti e bassi il suo, ci sono momenti in cui la vecchia personalità riemerge, perché si può sì cambiare, ma il suo carattere rimane quello, e la trovo una cosa molto realistica.
Uno dei momenti più belli di questa quarta stagione è quando Hinata incorona Kageyama Re del campo mettendogli un asciugamano piegato a mo’ di corona sulla testa. Asciugamano che Kageyama gli tira in faccia, perché questi due hanno un modo di dimostrarsi affetto tutto loro.
Tumblr media
Ma vediamo di arrivare alla ciccia, e parliamo dei nazionali.
Due partite hanno giocato in questa stagione. DUE. Se andiamo avanti così, io viva al finale di Hakyuu non ci arrivo, non credo che il mio cuore potrà reggere.
Vado di spoiler cattivi perché voglio finire in fretta questo commento. Denunciatemi.
Una buona parte di me sospettava che avrebbero vinto contro l’Inarizaki, perché mi sembrava strano che giocassero solamente due partite in questi nazionali dopo che hanno sudato tanto per arrivarci.
MA QUESTO NON MI HA IMPEDITO DI MANGIARMI LE DITA E PREGARE TUTTI I SANTI DURANTE TUTTA LA PARTITA.
Una delle cose bellissime di Haikyuu è che riesce sempre a mettere in campo personaggi nuovi e interessanti, senza mai risultare ripetitivo. E non è che a questi nuovi personaggi viene data più importanza e prendono il sopravvento, no, anche quelli che conosciamo già continuano ad essere esplorati e gli viene dedicato spazio.
E su questi ultimi Haikyuu mi ha regalato delle vere e proprie perle in questa quarta stagione.
Ma prima i personaggi nuovi, e ce ne sono quattro che mi sono piaciuti.
Abbiamo Kōrai Hoshiumi (nome che ho dovuto chiedere a @dilebe06 perché non sapevo dove e come cercarlo), da me soprannominato “Il Targaryen” perché ha i capelli platinati ed è mezzo pazzo: non poteva esserci soprannome migliore.
Un giocatore piccolo come Hinata, un ragazzo orgoglioso che se la lega al dito quando le altre persone rimangono scioccate di fronte alle sue abilità perché non sembra possibile che un piccoletto come lui possa essere così bravo. Hoshiumi rappresenta la rabbia contro i pregiudizi, e ha ragione.
Abbiamo poi i due gemelli Osamu e Atsumu Miya detti Amamiya, una coppia vincente e talentuosa che prova e mette in atto la veloce di Hinata e Kageyama perché... quale momento migliore di provare a fare una cosa del genere se non durante i nazionali? Tanto noi siamo i super brothers, possiamo fare tutto. Copioni!
Beh però, tanto di cappello a loro perché ci provano... e ci riescono.
Mi sono piaciuti molto entrambi (Atsumu mi ha dato feels di Oikawa, quindi capirai...), ma ho nel cuore Osamu perché deve sopportare quello stronzetto di suo fratello.
Tumblr media
Poi c’è il capitano della squadra, Shinsuke Kita, detto anche Shin, di cui mi sono subito innamorata perché se ti chiami Shin il mio cuore vola: un ragazzo freddo e logico nel dare le sue opinioni e per questo temuto dai suoi compagni di squadra, un giocatore non straordinario e non uno dei più bravi, ma è il cervello della squadra e ha fede nelle sue abilità, non in un modo arrogante, ma perché è sicuro di non sbagliare mai. Nonostante l’apparenza fredda tiene molto ai suoi compagni (la scena di Atsumu col raffreddore... awwww), è molto metodico e ripetitivo, e non va mai nel panico perché non c’è motivo di agitarsi per qualcosa che fai quotidianamente. Sei forse nervoso quando devi mangiare? Ecco, per lui vale lo stesso discorso con la pallavolo.
È uno di quei giocatori che non spicca durante una partita e che non rimane impresso per il suo talento, ma è uno di quelli grazie ai quali la squadra è unita, va avanti e vince.
E ora i vecchi personaggi, partendo dai membri della Karasuno.
Avrei davvero voluto abbracciare Tanaka in questa stagione. Sono molto contenta e grata che gli abbiano riservato uno spazio serio e introspettivo, e non abbiano continuato a dipingerlo sempre e solo come un idiota della squadra.
È vero che ce l'hanno sempre mostrato come un bravo giocatore sul campo, ma una cosa del genere ci voleva proprio.
Mi è dispiaciuto per lui nel sentirgli dire che si sente un mediocre in mezzo ai talenti della sua squadra: Asahi è l'asso ed è una bomba a schiacciare, Kageyama è un formidabile alzatore e con Hinata fanno la loro veloce, Nishinoya spacca nel ricevere, Tsukishima è ottimo nel murare ed è anche molto intelligente... lui in cosa è bravo?
La sua insicurezza e il suo senso di inadeguatezza li ho trovati molto umani e credibili.
Uno dei punti di forza della Karasuno è che non vieni mai lasciato da solo. In questo frangente Tanaka può contare sulle alzate incredibili di Kageyama, che anche se continua ad avere un carattere un po' di merda non è più il re dispotico di una volta e capisce di doversi adeguare ad ogni schiacciatore della squadra.
La schiacciata parallela di Tanaka è semplicemente incredibile, e mi ha fatta morire come tutti i compagni di squadra corrono verso di lui per festeggiare, e poi c'è quell'asociale annoiato di Tsukishima che si congratula a modo suo.
Tumblr media
Ma se ho amato Tanaka, come posso descrivere quello che ho provato per Nishinoya?
Non so se l’ho mai detto prima, ma io ho un debole per Nishinoya. È un bravo coglione, e io adoro i personaggi così. Mi piace un sacco il fatto che nella vita di tutti i giorni sia il più grande cretino sulla faccia della terra, per poi prendere molto seriamente la pallavolo nel momento in cui entra sul campo da gioco.
Capisco il discorso di non averlo invitato al ritiro perché non sembra avere una certa maturità - “l’incidente sexy” rimarrà per sempre uno dei momenti più esilaranti di Haikyuu - ma durante la partita contro l’Inarizaki Nishinoya si è completamente riscattato: ho adorato il suo approfondimento, la sua nostalgia, il suo racconto dell’infanzia, la sua serietà, il suo silenzio, i suoi palpabili nervi tesi per l’essere preso di mira, la sua ammissione di avere avuto paura. È sembrato quasi saggio.
E voi non lo avete invitato al ritiro perché dite che non è abbastanza maturo?
#giustiziapernishinoya
Nishinoya è quello che salva la palla con i salvataggi dell’ultimo secondo - salvataggi epici - e lo adoro per questo. Mi fa venire dei colpi tremendi, ma lo adoro. Ed è quello a cui piace provare cose nuove perché è questo il vero divertimento: ecco perché riceve la palla con un palleggio sulle dita piuttosto che con il solito bagher. Bello anche Kinoshita che lo incita a muoversi perché “se sei spaventato, fatti aiutare”.
Tumblr media
E io qui mi sono commossa.
Nishinoya ha rotto il ghiaccio, e da quel momento in poi sono stata con la lacrima facile.
Mi sono mangiata gli ultimi episodi perché Haikyuu è così: quando cominci una partita la devi finire, non esiste interromperla e continuare la visione il giorno dopo. Se aspettassi, non arriverei al giorno seguente.
Se Nishinoya mi ha commossa, Hinata ha proprio rotto la diga delle mie ghiandole lacrimali.
VOGLIAMO PARLARE DELLA SUA PRIMA RICEZIONE IN PARTITA???
Nishinoya è il mio eroe personale, ma il vero eroe di questa storia è Hinata, e questa quarta stagione è sulla sua evoluzione, sul suo riscatto, su come stia scoppiando come giocatore.
Adoro l’amore di Hinata per la pallavolo, fa venire voglia di giocare pure a me. Il suo entusiasmo è contagioso, e lo dimostra quando incoraggia quel ragazzo alto al ritiro facendogli capire che l’essere così alti è una vera fortuna. La cosa bella di quella scena è che Hinata lo incoraggia senza volerlo: l’ho detto che questo è uno scemo e un genio allo stesso tempo.
Ma sto tergiversando.
La sua prima ricezione in partita è bellissima: è il frutto della sua attenta osservazione, della sua voglia di provare qualcosa di diverso perché lui non è solo quello che fa la veloce, è il suo coraggio di mettersi in gioco. 
La sua buona riuscita lascia tutti di stucco, perché nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile da Hinata - ora la finirete di sottovalutarlo?? - e volevo mandarli tutti a cagare quando perdono il punto e si buttano giù di morale. Immagino quanto possa essere frustrante, ma avete perso un punto, non la partita, e avete visto cosa ha fatto Hinata??? Vogliamo parlarne?!
Hinata non sta nella pelle dalla contentezza, ma siccome Kageyama è un grandissimo pezzo di stronzo - ma gli vogliamo bene per questo - afferma di non aver visto la ricezione, e io rido tantissimo.
Ma il mio momento preferito di questa partita, di questa quarta stagione, e in generale uno dei miei preferiti di tutta Haikyuu, è il punto finale.
Mentre guardavo la partita, siccome immaginavo la loro vittoria, mi sono chiesta come avrebbero vinto, chi e in che modo avrebbe segnato il punto decisivo, e speravo davvero che non si sarebbe conclusa con la classica alzata di Kageyama e conseguente schiacciata di Hinata, perché sarebbe stato troppo banale e anche ripetitivo.
Il modo in cui è finita è andata oltre le mie aspettative.
Hinata e Kageyama che murano la loro stessa veloce messa in atto dai fratelli Miya è qualcosa di poetico, bello, giusto e romantico tutto insieme.
I due hanno visto con i loro occhi come la loro specialità non sia poi così speciale, e che non è invincibile, quindi, invece che chiudersi nella rabbia e nella frustrazione come avrebbero potuto fare, hanno fatto tesoro di questa lezione e agito di conseguenza.
(Questi adolescenti sono più maturi di Tanji Washijō lol)
Come commenta Tsukishima, solo loro potevano murare quella veloce: questa è poesia.
Tumblr media
E sì, è anche romantica. Perché questi due scemi non si sono mica messi d’accordo, sono saltati per murare nello stesso momento, senza dirsi niente, con lo stesso obiettivo: scusate ma qui li devo proclamare anime gemelle.
Ho guardato tre stagioni di Haikyuu sapendo della ship di Hinata e Kageyama ma senza mai shipparli perché non ci sono mai riuscita, ma guardando quella scena e al suo significato, beh, il mio cuore vola.
Hinata e Kageyama si completano a vicenda: uno è solare e scarso, l’altro non sa socializzare in modo adeguato ed è formidabile; uno schiaccia e l’altro alza. Poco importa se passano l’80% del tempo ad insultarsi, tutti noi sappiamo che sono fatti l’uno per l’altro.
MI È PARTITA LA SHIP.
Ma andiamo avanti con le considerazioni veloci.
Mi sono piaciute molto alcune cose: come Asahi che cerca nella sua timidezza di incoraggiare Nishinoya come il compagno ha fatto con lui decine di volte in passato (Asahi sei sempre il mio cucciolone), o come Tsukishima che sa di potersi fidare di Hinata quando capisce di non riuscire a murare gli avversari.
Mi piace molto il personaggio di Sugawara, che non evolve e non è interessante, ma proprio per questo dà equilibrio alla serie, e si fa comunque notare per la sua arguzia e le sue capacità strategiche.
Carinissimi, e in un certo modo anche commoventi, i tre ragazzi del terzo anno: Sugawara, Asahi e Daichi. I più grandi, i più saggi, i più tranquilli. Le radici della squadra, il motivo per cui la Karasuno esiste ancora. Spesso mi dimentico che nel momento in cui dovessero perdere una partita, sarebbe la loro ultima con quella squadra, quindi immagino quanto ci debbano tenere e comunque non voglio pensare ai pianti che si faranno e che mi farò quando tutto sarà comunque finito.
Tumblr media
Apprezzo molto tutti quei personaggi di contorno, come l’allenatore o gli spettatori, che commentano le partite in diretta: i loro commenti sono sempre molti utili per seguire meglio l’andamento e per capire le azioni svolte.
Ci sono mille scene e momenti che mi hanno fatta piegare dalle risate, come i commenti dei ragazzi, il rapporto intriso di odio tra Tsukishima e Kageyama, Hinata che si dimentica di schiacciare perché troppo contento per il salto, Tanaka che “fraintende il fatto di aver frainteso” (lol tutta la vita), o il povero Tsukki che viene incastrato a fare da baby sitter per Hinata e Kageyama.
Haikyuu è un incredibile e ottimo mix tra risate e lacrime, perché a fine partita non puoi fare altro che piangere di gioia, e liberarti di tutta la tensione accumulata durante il match.
Ed è sempre bellissimo come questo anime riesca a farti amare anche le squadre avversarie, rendendole sfaccettate e tridimensionali invece che dipingerli come dei cattivi antipatici da sconfiggere. La trovo una cosa molto matura e un bel passo avanti rispetto ad altri cartoni.
Ultimissime cose.
Kenma, sei intelligente, machiavellico e hai un cervello incredibile, eppure non hai entusiasmo e voglia di giocare. Non sai quanta rabbia mi fai. Tsukkishima uguale (o dovrei dire, Fiaccoshima?)
Come faccia un coglione strambo, lunatico, esibizionista, eccentrico come Bokuto ad essere uno dei tre migliori giocatori del Giappone, Dio solo lo sa.
Tumblr media
Hinata, Kageyama, Nishinoya... tutti bellissimi, ma il vero re di Haikyuu per me rimarrà per sempre Oikawa, il cui cameo vale oro.
Voto: 8.4
8 notes · View notes
portinaio · 4 years
Text
Amici virtuali, cani a mo’ di pagliacci, cibo mediocre ritratto anche peggio, vacanze sciocchine in posti già visti, sfondi di case un po’ tristi o pacchiane, scatti sciatti scattati di corsa, commenti qualunque e su tutto e su tutti, frasi fatte e strafatte, selfie immodesti, ritratti pretenziosi, espressioni presuntuose, ritocchi improbabili, bambini purtroppo non sempre bellissimi, minimalismi ritentivi, dettagli irrilevanti, mercimoni ininterrotti di carne tra peli e capelli e tatuaggi sbiaditi, arte di pessimo gusto, albe e tramonti in tutte le salse, gattini che piangono, risentimenti meschini, invidie infantili, piaggerie nauseabonde, retoriche stanche, campanilismo retrogrado e odioso, complottiamo beota, perle di saggezza stantia, architetture sbiadite e poi vuote, battute di infimo gusto, notizie vecchie e già lette, previsioni del tempo scadute, buonanime compiante e rimpiante, famiglie reali inguardabili, paccottiglia a marea, fumetti cretini, fascismo che avanza, recensioni banali e irrichieste, spocchia irritante, drammi divisi col mondo, la morte di nonna in diretta, domande imbecilli, il freddo e il caldo e il sole e la neve, ortografia zoppicante e grammatica a terra per sempre. (Cit)
2 notes · View notes
zeno-cosini · 7 years
Text
A pranzo con il corpo
Eccole lì, le mie parti del corpo, tutte insieme riunite e pigiate attorno a un grande tavolo rotondo. Stanno sparlando di me e discutono animatamente; a volte sono annoiate, a volte gaudenti, oppure s’infervorano. Ci sono i piedi, due gentiluomini british old style, molto schizzinosi che non danno confidenza a nessuno e sono snob e boriosi. Fumano la pipa e hanno il monocolo a un occhio, anche se ci vedono benissimo. Indossano abiti eleganti e due ghette molto vistose. Di nascosto, però, fissano con interesse le parti basse. Accanto a loro, le gambe, due donne di mezz’età gentili e sorridenti, dai folti e ricci capelli neri. Annuiscono in continuazione e sono sempre d’accordo con tutti. Separate da tutti, chiassose e insofferenti, si trovano le parti basse. Sono nudi come degli hyppies a Woodstock e fanno sesso senza vergogna né ritegno. Le loro richieste sono intervallate da gemiti rumorosi di piacere intenso, tra un tiro di erba e l’altro. La loro riserva di droga è illimitata. Dopo varie sedie vuote, è seduta la pancia, un grasso e rubizzo omone con un gaio sorriso stampato in faccia. Mentre si gratta l’enorme pancia che fuoriesce dalla camicia sbracata, elargisce buoni consigli agli altri commensali, non solo di cucina ma anche di vita. Una sua mano grassoccia scava in continuazione in una busta di patatine. Vicino a lui, quasi a compensare, un uomo magro, chiuso in se stesso e avvolto in un lungo mantello rosso che lo ricopre da capo e piede. E’ il cuore. Freddo e scostante, a tratti altero perché sul suo viso ci sono parecchie cicatrici e gli occhi sono neri come la pece, ma quando qualcuno si avvicina a lui con gentilezza, spalanca il mantello e si apre, gioioso e affabile. Oltre il mantello, ci sono le mani, due artisti scapigliati vestiti da bohemien. Sono alti e bellissimi, due visi da fanciulli più grandi della loro età, che ne hanno passate parecchie. Hanno capelli e barba rossicci tutti spettinati che ondeggiano di continuo perché loro non stanno mai fermi, sempre in movimento e pronti a gettarsi a capofitto nelle situazioni. A completare la brigata ci sono gli occhi e la bocca, due vecchi  papà con la loro figliola. I genitori sono anziani, si appoggiano a un bastone, ma la loro espressione è vispa e molto intelligente. Sono attenti a tutto, non gli sfugge nessun movimento. Dispensano perle di saggezza a chiunque sia disposto ad ascoltarli. La figlia, invece, è una fanciulla dolce e tenera, un angelo roseo e vergineo, che del mondo non sa ancora nulla ed è protetta nella sua campana di vetro. Infine ci sono io, defilato dal tavolo per non farmi vedere. Sono imbarazzato per essere al centro dell’attenzione. Origlio con sincero interesse le loro fitte conversazioni per tutto il pranzo, che dura parecchio, visto che hanno tante, tante cose da dire.
2 notes · View notes
Text
Proverbi montani toscani
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/proverbi-montani-toscani/
Proverbi montani toscani
Si diceva una volta che i proverbi erano la saggezza del popolo.
Erano proprio in quei tempi in cui con un proverbio si metteva fine a una lunga discussione, ma non solo, il loro uso occupava tutti gli aspetti della vita, con i proverbi si insegnava ai figli le regole del viver quotidiano, con i proverbi si accettava una spiegazione a fatti naturali o anche sovrannaturali e addirittura chi parlava per proverbi veniva ritenuto una persona saggia. Insomma il proverbio era un pilastro del viver sociale, una specie di raccolta di leggi autorevoli e condivise. I proverbi non sono farina della storia contemporanea ma la loro conoscenza si ha da tempi lontanissimi, si trovavano già nelle culture primitive come parte fondamentale del sapere e in forma scritta vediamo che gli egizi, i babilonesi, gli assiri e cinesi ne facevano uso nei codici che riguardavano le varie branche delle attività e nei diversi aspetti del sapere. Per essere ben chiari il proverbio non è cosa da poco storicamente parlando, grazie ad un proverbio si possono ricostruire frammenti importanti della filosofia di vita di un popolo, dei suoi valori, del panorama sociale economico, in altre parole vi si può leggere tutto ciò che non è scritto nei libri di storia. La Garfagnana è ricca di proverbi più o meno conosciuti e anche qui come detto possiamo capire molte cose sul viver garfagnino di un tempo. La maggior parte di queste massime è infatti legata all’attività contadina e alle condizioni del clima che miravano ad avere un raccolto migliore, ma anche la devozione ai santi e alle loro auspicate grazie vede un’abbondanza di proverbi, quello che però traspare dai proverbi locali è la visione positiva di essi, volti comunque sia a trovare una soluzione positiva ad ogni problema che si presenta, questo ci dice molto anche sulla morale di vita dei garfagnini di una volta. Guardiamo allora di andare nello specifico e vedere un po’ qualcuno di questi proverbi nostrali e di dare (dove mi è possibile) anche una spiegazione. Direi che il proverbio garfagnino per antonomasia è questo: “Quando la Pania ha il cappello garfagnin prendi l’ombrello”. In effetti niente di questo è più vero, quando le nuvole vengono dal mare e sovrastano la cima della Pania (nostra montagna per eccellenza)in Garfagnana è bene prepararsi alla pioggia.
La Pania con il cappello (foto David Sesto)
Infatti a conferma di questo se si vuole c’è il proverbio inverso che lega a doppio filo la meteorologia con l’agricoltura:“Quando le nuvole vanno verso il mare prendi la zappa e vai a zappare”e così quando vediamo che nuvole tornano verso il mare oltrepassando le Apuane il contadino può preparare i suoi attrezzi per ricominciare a lavorare nei campi.Come visto molti dei proverbi della valle sono legati al tempo, proprio perchè una situazione meteo più o meno buona in Garfagnana faceva la differenza. La nostra valle nei tempi antichi e in parte anche oggi è una terra legata ai raccolti, all’agricoltura e ai prodotti del terreno da mettere in tavola per sfamare le numerose famiglie di una volta, ecco che allora i nostri vecchi erano sempre a scrutare il cielo e a vedere dai “movimenti” della natura cosa poteva più o meno influenzare il clima e allora vediamo nascere dei proverbi che ci dicono di come può evolvere il tempo: “Arcobalen della mattina tutto il giorno spiovicina, arcobalen della sera se è torbato rinserena”; i nostri antenati dicevano che se fosse apparso un arcobaleno al mattino, tutto il giorno probabilmente avrebbe fatto tempo piovigginoso, in caso contrario qualora si fosse mostrato sul far della sera il giorno dopo sarebbe stato sereno. “Quando torba sulla brina acqua o neve si avvicina”; questo è un proverbio assai conosciuto e dice che quando annuvola sulla brina non è difficile che in Garfagnana possa nevicare. Ce ne sono altri (sempre su questo tema) in dialetto stretto: “Cielo a pan o piove oggi, o piove diman“, con il cielo coperto di nuvole compatte sicuramente se non piove il giorno stesso pioverà il giorno dopo. In dialetto è pure un altro:” Se piove per l’ascenzion va tutto in perdizion“; se pioverà il giorno dell’Ascensione (nel mese di maggio) tutto il raccolto ahimè andrà perso. Bellissimo e significativo il prossimo proverbio:“Quando tira la tramontana pane e vino in Garfagnana”, in parole povere dice che se l’inverno sarà molto freddo, si avranno finalmente abbondanti raccolti. Altri proverbi ancora, invece puntano il dito sulla scaltrezza e la furbizia del garfagnino, ecco che allora a tutti è conosciuto il detto “Garfagnino scarpa grossa e cervello fino” , meno conosciuto l’altro che tira in ballo un bel pezzo di Toscana:“Per farla a un fiorentin ci vuole un lucchese, ma per farla a un lucchese e un fiorentino ci vuole un garfagnino”
Ci sono anche proverbi sulla vita quotidiana che insegnano come si suol dire “a stare al mondo”. “Se vuoi star bene a questo mondo appoggiati a un campanile o a un sasso tondo”; i nostri vecchi dicevano in sostanza due cose, che per star bene su questa terra bisognava farsi prete o intraprendere il mestiere del mugnaio (il rimando al sasso tondo fa riferimento alla macina del mulino).Significativo pure quello che dice: “Penso e ripenso e a pensà vaneggio.Credevo di fa mejo e invece ho fatto peggio”, insomma, certe cose bisogna farle senza pensarci troppo. Anche l’amicizia è importante e il proverbio ci rimanda a questo detto: “Se vuoi tradire l’amico acqua sulle cirage e vin sul fico”; se vuoi tradire o far star male un amico prova a fargli bere l’acqua con le ciliege e il vino con i fichi. I proverbi garfagnini mettono in guardia anche sull’amore, ed ecco che in questo caso la similitudine fra la castagna più preziosa (la carpinese) e una bella ragazza è ben azzeccata:”La carpinesa è vista ed  è presa”. Attenzione anche a chi ha una bella moglie: “Se c’hai la moglie bella ti ci vuol la sentinella”.
Non potevano mancare i proverbi riferiti ai mesi dell’anno.“Gennaio polveraio empie il granaio”, un gennaio ventoso e asciutto fa si che l’anno porti dei  buoni raccolti di  grano. “Chi ha un ciocchetto nel cortile lo asserbi a marzo e aprile”; secondo questo proverbio sarebbe il caso di conservare un po’ di legna per il camino per marzo e aprile, potrebbe fare ancora un po’ di freddo. “Quel che fa a maggio fa a settembre”, il tempo che farà a maggio lo farà anche a settembre. “Giugno ha la falce in pugno”.“Luglio trebbiatore quanta grazia del Signore”. “Agosto fa che il grano sia riposto”. “Asciutto di settembre leva e un rende” . “Per i santi cappotto e guanti, ma se freddo non fa, aspettalo a febbrà”, se non fa freddo a novembre, sicuramente lo farà a febbraio. “Dicembre imbacuccato raccolto assicurato”.
Santa Barbara e il fulmine
Naturalmente una terra di forte tradizione cattolica come la Garfagnana non poteva far altro che affidarsi ai santi anche nei suoi proverbi. “Per San Pellegrino la castagna è come un lupino”; a maggio la castagna è ancora piccolissima, mentre “Tra San Jacopo(ndr:25 luglio) e Sant’Anna (n.d.r:26 luglio) mette l’anima la castagna”, oppure a “San Lorenzo gran calura e Sant’Antonio gran freddura, l’uno o l’altro poco duran”. “Santa Barbara e San Simon liberateci dal lampo e dal tron”, difatti Santa Barbara protegge dai fulmini e San Simone dai tuoni.”Se piove per Santa Maria(n.d.r:15 agosto) il caldo porta via”. Siamo arrivati quindi alla fine di questo piccolo viaggio nella saggezza popolare garfagnina. I proverbi alle volte fanno sorridere, ma allo stesso tempo sono rivelatori di grandi verità e apprendere le perle di saggezza dei nostri nonni significa anche conoscere le nostre radici.
  Bibliografia:
“La gente garfagnina dicea così” a cura dell’Unione dei Comuni della Garfagnana edito dalla Banca dell’identita e della memoria” anno 2005
0 notes
miraphotoart · 6 years
Text
Ti piace vivere li?...e come riassumerlo?
So che sui blog non si dovrebbe essere troppo prolissi ma come rispondere agli amici che ti chiedono com’é vivere ad Abidjan e come spiegare se ci stai bene oppure no. Neanche lo so...
Ad Abidjan ci sono stata la prima volta nove anni fa, prima dell’ultima crisi politica, ora ci vivo ed è una città diversa, ma vi voglio raccontare quello che vidi per la prima volta nel 2008. Le sensazioni del primo impatto che forse si mischieranno inevitabilmente al mio nuovo sguardo. Mi piace viaggiare e abbandonare la mia zona di confort, anzi, credo sia essenziale, per viaggiare bene, saper svuotare la testa, entrare in uno spazio nuovo e vivere il diverso… eppure atterrare ad Abidjan con una testa europea, non è semplice. Il clima, innanzitutto, mi ha domandato un grande sforzo di adattazione, certo se passi la tua vacanza in riva al mare, non ci sono problemi, ma stare in città, visitare un mercato popolare, salire sui taxi… richiede certo più impegno. All’uscita dell’aeroporto non ho avuto la sensazione di essere all'aperto, l’umidità rendeva l’aria davvero pesante e gli odori più forti, come in una serra tropicale del Parco delle Cornelle, le porte scorrevoli si sono chiuse alle mie spalle, l’aria condizionata è rimasta dentro, ed io fuori nel clima reale non in uno zoo, con dieci gradi in più. L'esatto opposto di quello che avevo vissuto negli ultimi mesi invernali. Qui non si esce per respirare una boccata d'aria fresca, fuori si boccheggia e ci si muove lenti, dovevo stabilire un nuovo programma nella mia testolina, altrimenti ogni volta che aprivo la porta, mi assaliva la spiacevole sorpresa del caldo opprimente. La sera questa sensazione è amplificata… nella mia testa europea, anche durante le giornate estive più afose le sere sono comunque fresche, mentre qui il termometro non scende, sale invece il tasso di umidità. Non c’è sollievo se non all’aria condizionata. Il mio consiglio numero uno va di conseguenza, se possibile, prevedere una vacanza lunga perché serve qualche giorno per adattarsi e vale il sistema dell’abbigliamento a cipolla ma all’inverso coprirsi dentro e spogliarsi fuori. Mi spiace insisto sul clima perché è stato davvero il mio scoglio e lo è tuttora, condiziona davvero la vita e i ritmi e lo trovo uno specchio della diversità di questo continente, fatto di toni caldi forti a tratti violenti, senza mezze stagioni, immutabile…se così si può riassumere. Disorientata all’arrivo con la sensazione immediata di appiccicaticcio sulla pelle, mi accolgono altre novità, sento odori pungenti e sconosciuti, tra tutti spicca quello proveniente della torrefazione del cacao. Vedo colori esplosivi, ma anche tanto grigio, sabbia e polvere, perché in fondo sono sbarcata in una metropoli di cinque milioni di abitanti. Case fatte di assi di legno tenute insieme con qualche chiodo e dipinte in tinte azzurro cielo, quello che manca in città, il cielo blu, baracche che ospitano commerci e attività di vario tipo, un pressing con la lavatrice sulla sabbia e lo sportello tenuto chiuso con una corda, meccanici di biciclette e la sabbia sporca d’olio di motore di macchine esanime che si cerca comunque di rimettere in moto. Abidjan è una delle città più grigie che abbia mai visto, ma il contorno è talmente variegato da renderla entusiasmante. Intravvedo giardini racchiusi dietro alte mura e filo spinato fanno capolino fiori d’ibisco, buganvillee, passiflore, caschi di bananier. Tanto cemento, neanche un giardino pubblico, nessuna traccia dell’erba europea, qui la poca erbetta bassa punge, il resto della vegetazione è alto spinoso rampicante, selvaggio, liane cadono dagli alberi più alti, radici aeree perché l’aria è carica d’acqua e tutto cresce ovunque senza cure, più difficile contenere questa vegetazione infestante. Niente è delicato qui, la frutta ha un sapore deciso e la buccia dura, i sughi sono piccanti, il sole picchia, la terra è rossa, battuta da un esercito d’infradito e qualche grosso lucertolone dalla gola arancione, in cielo volano pappagalli e rapaci, persino in città! Vedono subito, i tuoi occhi europei: la spazzatura, il disordine, convivere con l’estetica dei gesti, dei sorrisi; la disposizione perfetta della frutta al mercato, le donne nei bellissimi pagne colorati, sempre al lavoro. Le donne curve a lavare, a pilare il miglio con i bimbi legati dietro la schiena, icona di un’Africa immortale, che sopravvive anche in città, ben lontano dal villaggio di Kirikou, in una città che vorrebbe essere moderna, ma ne è ancora lontana finché dovrai fare attenzione alla famiglia bipede che attraversa la strada, pecore, chioccia e il suo seguito di pulcini. Contraddizioni ancora…svettano palazzoni con gigantesche pubblicità sopra la scena domestica di una mamma che lava il suo bimbo in una tinozza con poca acqua e tanta schiuma ai bordi della strada, nudità pubbliche. Appena fuori dalla città orizzonti fitti di palme, camion stracarichi di merce di ogni tipo, di tronchi di alberi secolari, giganti, uccisi, pick-up stipati d’ignam e polli vivi; passeggieri abusivi in sovraccarico pure loro, a volte aggrappati alle portiere aperte. Campi bruciati per fare agricoltura come nel medioevo, poi…spiagge bellissime, ambrate o bianche, immense, fracassate da onde minacciose. A destra l’oceano a sinistra la laguna e le sue mangrovie, si lascia Abidjan alle spalle e si tira un sospiro di sollievo. Finalmente vedo le immagini del dépliant turistico, mi rilasso. Respiro. Ho abbandonato presto tante certezze (il bello del viaggio d’altronde!) come la certezza che il Cairo fosse una città chiassosa e sporca, niente a confronto di Babi. Eppure la chiamano Dolce Babi, una città in cui è piacevole vivere, piacevole forse non è la parola giusta, di sicuro Abidjan è una città in cui si può fare la dolce vita, ci sono locali notturni per tutti i gusti e ristoranti con piscina ovunque, a cielo aperto, sempre affollati anche in settimana. C’è il tempio del Reggae live, il Parker Place, un buco simile a un centro sociale, ma dove si respira un’atmosfera davvero autentica, voglio dire, lì non fanno gli alternativi, li sono davvero così! Pregano Jah Ras Tafari e i loro dreadlocks non fanno pena. La musica è di qualità e provi imbarazzo per il tuo passato slancio esagerato ai concerti della Festa dell’Unità. Mi viene in mente Elio e le storie tese… “smettila con questi bonghi non siamo mica in Africa, li hanno tanti problemi ma non certo quello del ritmo”. Abidjan è una città che di notte, sotto certe angolature, ti fa pensare di non essere in Africa… quando passi sopra una grande sopraelevata a tre corsie con la tua macchina climatizzata, finestrini chiusi e gli odori non passano, restano le luci dei grattacieli riflesse nella laguna nera, le insegne luminose, i grandi centri commerciali, ma basta scendere dal ponte per incrociare qualche veicolo scassato abbandonato ai lati della strada, sporcizia, lamiere, vecchi copertoni e rottami, i resti di qualche fuoco ancora fumante. Gente ovunque a fiumi, migliaia di taxi rossi scassati dettano la legge al volante e rigettano fumate nere, veicoli che in Europa sarebbero rottamati da anni qui rinascono e si mescolano in un traffico caotico tra Hammer e fuoristrada di ultima generazione. I taxi di Abidjan sono la foto sicura che il turista porta a casa, i loro slogan mistici dipinti a grandi caratteri sui paraurti sono una tipicità. Sembrano rivolti all’automobilista che li segue, ce n’è per tutti i gusti: “Dieu est grand” “ La grace d’Allah”, “ God almighty”,“Meme si tu as la force cherche la raison”, “Jesus regne”… nel traffico congestionato ti distraggono dalla noia e stemperano lo stress queste perle di saggezza farcite di errori grammaticali. Abidjan non si assomiglia, non è omogenea, anche nella sua geografia, si sviluppa su una laguna, non ha un centro, Abidjan è grande, immensa e c’è di tutto, ma l’acqua corrente non è ovunque, ci sono maquis in cui le sole luci sono quelle dei fuochi della cucina, perché qui si può fare da mangiare anche senza elettricità e senza acqua corrente, i piatti si lavano in grandi catini d’acqua e neanche una goccia si spreca, non esistono regole ASL irragionevoli, ma non esistono nemmeno quelle ragionevoli! Si può mangiare ad ogni angolo, si cucina all’alba e a qualsiasi ora del giorno, anche quando la luce se ne va e noi europei ci sentiremmo persi senza una torcia tra le mani, qui si può tenere aperto un ristorante dignitoso. Abidjan è spigolosa ma anche rotonda, una donna magra qui non è considerata bella, ad Abidjan si mangia bene lo dice tutta l’Africa dell’Ovest. La mattina si mangia atieké ( un couscous ottenuto grattugiando la manioca) poi c’è il foutou che si ottiene pilando le banane, non quelle dolci, quelle grosse che si mangiano solo cotte, la consistenza assomiglia a quella degli gnocchi e si accompagna con una salsa molto oleosa e densa fatta con i semi dell’albero di palma. Ci sono piatti che vanno mangiati con le mani, davvero con la forchetta non sono altrettanto buoni! Attenzione alle banane fritte sono una droga deliziosa! Abidjan è fatta della povertà portata con estrema dignità, espressa nella sintesi elegante e fiera delle donne che trasportano grandi pesi sulla testa, dalle banane alle arachidi, dalla legna ai farmaci illegali, dignità che ritrovi nei loro sorrisi o nei capelli sempre in ordine con treccine, perline, acconciature di ogni tipo che accomunano le donne di ogni livello sociale, nessuno rinuncia alla sua coiffure… tra di loro io mi sento la più trasandata e penso quanto sono piccola e debole di fronte a queste grandi donne. Mi chiedo perché la vita appaia molto più complicata a me che a loro, perché io debba fare yoga per ritrovare la calma e il loro sorriso, mentre loro, in tutto questo caos private di quello che per me è essenziale restano meravigliose! L’acqua non c’è o ce n’è troppa durante le alluvioni, l’elettricità viene a mancare spesso, nonostante le fatture a più zeri sulla bolletta; le termiti invadono anche la tua bella casa dai muri impregnati di baygon, le zanzare sopravvivono ad ogni sorta di insetticida, l’umidità distrugge le schede elettroniche. C’è sempre un problema, ma c’è sempre l’arte di arrangiarsi e la gente qui ti aiuta per davvero, col sorriso, ma poi ti chiede il cadeau. Vedi cose che ti sembrano assurde come qualcuno che cerca di pulire una strada ricoperta di sabbia chino sulla sua scopetta senza manico per farne un mucchietto che al primo colpo di vento volerà via, chi riempie un camion già instabile oltre il suo limite fino a farlo ribaltare, chi porta chili di manioca sul portapacchi di una bicicletta arrugginita, e la lista si fa davvero infinita. Anche al volate ci sono poche regole a parte quella di clacsonare sempre e comunque, si suona ai piedoni che vorrebbero gettarsi in attraversamenti azzardati, si suona a chi passa col rosso, a chi vuole parcheggiare sulla carreggiata, ognuno clacsona all’altro perché pensa di non avere torto, ma ha torto marcio, comunque se vuoi sopravvivere devi fare così anche tu, agli incroci non ci sono regole di precedenza, devi procedere con fermezza e diffidenza, anche se è verde per te, perché dall’altra parte passano col rosso. Ora non ho più paura ad attraversare il« Boulevard de la mort » come lo chiamava Alpha Blondie in una sua canzone, ma quando arrivai nel 2008 mi sembrava la follia allo stato puro, eppure in quest’assenza di regole tutti sono più prudenti perché non si fidano di chi gli guida accanto, la gente raramente perde la pazienza, più spesso qualcuno abbassa il finestrino e dice una battuta per stemperare la tensione e la gente sorride anche se arriverà in ritardo ad un meeting importante, lo stress si stempera con una facilità impensabile ai milanesi sulla tangenziale. C’è una sorta di calma, ora la vedo, in questa giungla d’asfalto, circondata da tante piccole stradine sterrate che nascondono piccoli quartieri, microcosmi familiari, perché Abidjan è anche accogliente, perché se incroci lo sguardo di uno sconosciuto per strada ti saluta come se fossi suo amico. Le stradine di quartiere polverose e piene di buche, sono ferme nel tempo, vicine e lontane dal brulichio cittadino, hanno quasi tutte un vecchio guardiano che solleva la sbarra per farti entrare con la macchina, retaggio delle recenti guerre civili, resta questo vecchietto dai gesti rallentati a garantire la sicurezza. Nel quartiere ci si conosce, il pazzo del quartiere, i bimbi che non vanno a scuola, immancabile la boutique gestita dai mauritaniani. Abidjan è una città di stranieri: burkinabé, ghaneani, maliani, nigeriani, liberiani, libanesi, francesi e anche qualche italiano, ma certamente dimentico tante altre nazionalità, ora inizio a riconoscerle tra i tratti somatici, prima era una moltitudine nera, ma la stessa Costa d’Avorio non esiste, dentro il confine tante etnie diverse rivaleggiano, Akan, Baoulé, Beté. La cosa più strana comunque per chi arriva da un paesino del nord Italia, in cui tutti sono rintanati nelle loro case, è che qui la vita è all’aperto, ai bordi delle strade, quasi nelle strade, direi, talmente i bimbi giocano pericolosamente vicino alle macchine. Un fiume umano nelle ore di punta, agli incroci, nel traffico, c’è chi vende frutta, chi sacchetti d’acqua fresca grandi come un pugno agli automobilisti assetati, chi ti aiuta a trovare parcheggio in cambio di una monetina, chi ti mette un pezzo di cartone sul vetro per non surriscaldare il cruscotto durante le soste e chi ti porta la spesa alla macchina, chi vende ricariche del cellulare e piscine gonfiabili al semaforo, chi cucina banane alla griglia, chi lucida le scarpe… perfino i malati di polio sulle carrozzine al semaforo vendono qualcosa, sono pochi quelli che mendicano soltanto. C’è il venditore ambulante di Nescafé e i suoi clienti che gettano a terra i bicchierini di plastica usati, c’è la polizia che non fa il suo dovere, ma ti ferma in continuazione perché sei bianca e può sicuramente estorcerti degli spiccioli. Abidjan è una città dalle tante religioni, senza segregazioni, cristiani, mussulmani, animisti, moschee, chiese e resti di riti ancestrali attaccati ai paletti degli incroci, in chiesa si balla. La leggerezza è ovunque volteggia e tu europea la chiami stupidità, ma forse questo fatalismo è anche un po’ saggio perché ci sono problemi molto più grandi nella vita e quando capitano a noi bianchi cadiamo in depressione ma qui si rialzano sempre. “Dieu merci et ça va aller” amano dire, ringraziando dio per quello che hanno già e la salute che è la cosa più importante. Che gran caos questo scritto… rileggendo vedo che rispecchia me e il flusso continuo e caotico di novità che a stento riuscivo ad afferrare. C’erano troppe cose assurdamente magnifiche da fotografare, mi sono chiusa in una dura anoressia fotografica, prima dovevo osservare e capire, forse non capirò mai, ho nel cuore tante immagini come se le avessi scattate. Una serata e solo perché mi è stato chiesto, ho messo la macchina al collo, ho fotografato una cameriera che regge un vassoio pieno di succhi di frutta ghiacciati… ad un certo punto qualcuno mi tende una mano con un bicchiere dal colore azzurro accattivante, disidratata com’ero ringrazio felicissima e ne bevo un gran sorso, all’istante scopro che è ghiacciato ma anche piccantissimo, la mia gola si trasforma in fuoco… che schiaffo! Ho scoperto così le jus de gingembre, zenzero. Una bella metafora dell’Africa che stavo scoprendo, troppo piena di contrasti che fanno male, che fanno pensare, rivedere certezze, amare i nostri lussi e le cose che diamo per scontato. Vivere in una città che tutti i giorni ti mette davanti agli occhi la povertà e il lusso sfrenato è dolceamaro. Non è facile ma se chiudi gli occhi è fin troppo facile vivere da privilegiati in questa Abidjan che ancora oggi dopo 4 anni non riesco a chiamare “la Mia Abidjan”.
0 notes
marikabi · 6 years
Text
Like Fishes in the Net (XXXV puntata)
Tumblr media
Questo piccolo elenco l’ho preso dal web. Un blogger dal nome di Dave Pell[1]ha scritto una lista (vanno fortissime le liste in questo periodo in Italia) di antipatici su fèisbuk. La traduzione non è fedele all’originale, in quanto adattata alle costumanze italiche del social network. In inglese i concetti sono più diretti e sintetici, noi siamo più barocchi e meno scafati[2], pure sul web. Condivido quasi tutte le voci di questa lista, anche perché tutti noi siamo in qualche modo antipatici. Su fèisbuk come nella vita reale.
Ecco chi sta antipatico:
1.    Gente che si è appena iscritta a fèisbuk.
2.    Gente che ha un vecchio profilo non aggiornato.
3.    Gente che sta sempre su fèisbuk.
4.    Gente che va su fèisbuk una volta al mese e si sente in diritto di strombazzarlo.
5.    Gente che nasella.
6.    Gente di cui oggi è il compleanno.
7.    Gente che aggiunge chiunque.
8.    Gente che aggiunge solo quelli che conosce di persona.
9.    Gente che accetta te.
10.Gente che annuncia un nuovo viaggio usando i codici degli aeroporti.
11.Gente che crede che annunciare un viaggio sia come averlo fatto davvero.
12.Gente che crede che l’emoticon :-D  😀 sia un’asserzione della qualità del post.
13.Gente che è convinta che insistere su uno scherzo sia lo stesso che scherzare.
14.Gente che si lamenta della propria relazione.
15.Gente che vuole convincerci che le loro relazioni sono tutte fantastiche.
16.Gente che cambia la propria situazione sentimentale su fèisbuk prima di comunicarlo ad amici e parenti.
17.Gente che clicka su ‘mi piace’ sotto le foto di tua moglie[3].
18.Gente che annuncia di mettersi off-line per un po’.
19.Gente che gioca a Farmville (o similari).
20.Gente che critica chi gioca a Farmville senza averlo davvero provato. Magari gli piace pure.
21.Gente che ti tagga negli album dove tu stai davvero malissimo mentre loro stanno davvero benissimo.
22.Gente che ti tagga nelle foto dei party cui non eri invitato/a.
23.Gente che posta in Bacheca messaggi personali del tipo “Hei, stavi in grandissima forma ieri notte!”
24.Gente che si crede Raul Bova e posta compulsivamente le proprie foto nelle Bacheche altrui.
25.Gente che posta messaggi di felicità al mattino.
26.Gente che vuole venderci qualcosa.
27.Gente che usa fèisbuk per promuovere la sua azienda.
28.Gente che usa fèisbuk per ragioni strettamente personali.
29.Gente che usa fèisbuk per fare politica.
30.Gente che è sempre esageratamente entusiasta dei tuoi aggiornamenti.
31.Gente che ignora del tutto i tuoi aggiornamenti.
32.Gente che ancora condivide vecchi articoli.
33.Gente che ancora condivide vecchi articoli di cui non sapevi. Accidenti.
34.Gente che commenta una recensione su di un articolo senza aver letto l’articolo.
35.Gente che non commenta mai niente.
36.Gente che posta i tweet su fèisbuk.
37.Gente che si applica sulle stronzate.
38.Gente che straripa su fèisbuk per non dire assolutamente nulla.
39.Gente che posta roba criptica tanto da farsi chiedere “Pelamaronna[4]! Stai bene? Che ti sei fumato?”
40.Gente che commenta preoccupatissima: “Santocielo, che vuoi dire?”
41.Gente che risponde agli aforismi messi in Bacheca.
42.Gente che ha appena cambiato la foto del profilo.
43.Gente che mette solo foto di quando stava al liceo (e manco ti filava).
44.Gente che era davvero racchia al liceo ed ancora ce l’ha con il mondo.
45.Gente che ritiene che basti sostituire la foto del profilo con un cartone animato per sensibilizzare contro la pedofilia.
46.Gente che si sente inferiore a te e che comunque crede che debba essere tu a chiedere loro l’amicizia.
47.Gente che comunque chiede l’amicizia dei VIP.
48.Gente che nel 2007 diceva che fèisbuk era finito.
49.Gente che è troppo vecchia per stare su fèisbuk senza far danni.
50.Gente che è troppo giovane per stare su fèisbuk senza combinare guai.
51.Gente che pensa di aver desiderato per prima un pulsante “Detesto”.
52.Gente che è stucchevolmente buona.
53.Gente che condivide gioia.
54.Gente che conosci dall’asilo.
55.Gente che hai conosciuto ora.
56.Gente che critica.
57.Gente che posta anche le foto brutte dei propri figli.
58.Gente che ha i figli più fotogenici dei tuoi.
59.Gente che pretende di chattare con te anche se erano cinque anni dall’ultima volta che vi siete salutati incontrandovi per strada.
60.Gente che pretende di chattare anche se la vedi ogni santo giorno.
61.Gente che tenta di chattare con te.
62.Gente che va offline quando qualcuno tenta di avviare la chat.
63.Gente che ti manda poke.
64.Gente che ti fa gli auguri di compleanno su fèisbuk.
65.Gente che non ti fa gli auguri di compleanno.
66.Gente che quando ti incontra ti ripete le stesse fesserie che posta su fèisbuk e rimane lì fino a che tu non dici “Mi piace”.
67. Gente che posta notizie di ciò che ha mangiato o sul proprio apparato digerente.
68.Gente che racconta degli esercizi in palestra.
69.Gente che condivide la propria agenda.
70.Gente che condivide.
71.Gente che tenta di essere intelligente.
72.Gente che tenta di essere divertente.
73.Gente che ha (purtroppo invano) le migliori intenzioni.
74.Gente che fa la riflessiva.
75.Gente che posta prima di riflettere.
76.Gente che critica le modifiche su fèisbuk.
77.Gente che si adatta a tutte le modifiche su fèisbuk.
78.Gente che si rifiuta di iscriversi a fèisbuk perché ci stanno tutti.
79.Gente che comunque usa il tasto @ anche se serve solo per le e-mail e twitter.
80.Gente che scrive “Che ho modificato il mio profilo” e ritiene che sia una buona risposta alla domanda “A cosa stai pensando?”
81.Gente che non conosci che commenta le foto della tua famiglia.
82.Gente che ti chiede un favore.
83.Gente che scrive di: essere ammalata; di stare bene; di non riuscire a dormire o alzarsi la mattina.
84.Gente che commenta il meteo.
85.Gente che ancora compiange la Torcia Umana[5].
86.Gente che continua a postare roba già arci-nota e condivisa e che – non ottenendo alcun commento – continua a postarla per romperci i coglioni.
87.Gente che teme di postare roba già arci-nota e condivisa e premette “Gira da un po’, ma è ancora interessante. Perciò ve la propongo.”
88.Gente che premette la frase “Per ricordarlo a me stesso” ai link umanitari.
89.Gente che posta meraviglie del loro nuovo partner (anche se tutti si rendono conto della cantonata che sta prendendo), finchè non posterà nefandezze qualche mese più avanti e si meraviglierà del fatto che non riusciamo ad essere né sorpresi né compassionevoli.
90.Gente che ritiene che postare una frase sul Darfur contribuisca davvero ad aiutarli, facendo aumentare il numero di bit, bytes e pixel (vd Causes).
91.Gente che non accetta proprio che non tutti i gatti sono carini e/o interessanti.
92.Gente che ritiene che tu vorrai felicitarti per la loro buona sorte (o karma).
93.Gente che è cordialmente antipatica e dolorosamente pesante e pur tuttavia ha un casino di amici più di te.
94.Gente che scrive: “Uhm… ok.”
95.Gente che posta i testi delle canzoni.
96.Gente che condivide video di YouTube già visti per 400 milioni di volte.
97.Gente che posta commenti affilati su Sarah Palin (da noi potrebbe essere la Santa-de-chè, Dago docet)
98.Gente che si crede la Santa-de-chè.
99.Gente che sta su fèisbuk anche se odia tutti quelli che ci stanno.
100. Gente che è diventata il Personaggio dell’Anno sul TIME
101. Gente che usa Friendster[6]
.
[1]HuffingtonPost del 16 dicembre 2010
[2]Sarebbe un po’ come ‘smaliziati’, ‘navigati’, ‘aggiornati’. Il napoletano è una vera filosofia.
[3]Le donne non s’ingelosiscono se appare un ‘mi piace’ sotto le foto dei mariti. Sono altre le cose che mandano in bestia le donne. Tipo l’alto numero di commenti ad un post in Bacheca di una delle loro amiche, perché è indice di maggiore popolarità.
[4]Esclamazione della nostra terra. C’è anche una pagina su fèisbuk (che conta più di 10 mila fan) in cui vengono raccolte perle di saggezza dialettali campane.
[5]Uno dei Fantastici Quattro, dopo che la Marvel ha deciso di sopprimerlo per vivacizzare il plot.
[6]Antesignano di fèisbuk. Diffuso in Asia. Nel 2009 contava 90 milioni di iscritti. L’autore della lista lo cita perchè identifica gli snob che non si vogliono ammassare con la populace su fèisbuk.
Capitoli da un best seller ormai introvabile.
0 notes
fucktheglorydays · 7 years
Video
DOCUMENTARY | SCRATCH [2001]
“Scratch” è un film del 2001, diretto da Doug Pray, che analizza il ruolo del DJ nella musica hip hop. Dal South Bronx nel 1970 fino alla San Francisco di oggi, i migliori producers di beat, breaks e le infinite possibilità che regala il vinile. Il documentario racconta il lavoro pioneristico dei vecchi artisti hip hop, come Afrika Bambaata e Jazzy Jay, fino ad arrivare ai maestri contemporanei come Dj Shadow e Invisibl Skratch Piklz. Si esplora anche come i dj hanno convertito il giradischi in uno strumento musicale, usando la tecnica dello scratching e come pescando da dischi rari, hanno creato samples. Il documentario offre una serie di interviste a quasi tutti i protagonisti dell’epoca, da Dj Shadow, Q Bert, Klever, Cut Chemist, Z-Trip, a Kool Herc e Roc Raida con le crew a regalare perle di saggezza. E’ la storia di outsider sconosciuti e gente di talento, che hanno cambiato radicalmente il modo di ascoltare, suonare e creare musica. Altamente consigliato.
“Scratch” is a 2001 film, directed by Doug Pray, that examines the role of the DJ in hip-hop music. From the South Bronx in the 1970s to San Francisco now, the world’s best scratchers, beat-diggers, party-rockers, and producers wax poetic on beats, breaks, battles, and the infinite possibilities of vinyl. From the pioneering work of old school hip-hop artists like Afrika Bambaata and Jazzy Jay to contemporary masters like DJ Shadow and Invisibl Skratch Piklz. The film also explores how DJs turned the turntable into a musical instrument, the increasingly elaborate techniques involved in "scratching", and how different turntablists dig up the rare LPs from which they draw the samples that they craft into new songs. The film offers interviews with just about everyone in the game in 2001, with notable moments from Dj Shadow, Q Bert, Klever, Cut Chemist and Z-Trip. The film offers a proper history of scratching, from Kool Herc to Roc Raida with crews from all coasts stopping in to drop wisdom. It’s a story of unknown underdogs and serious virtuosos who have radically changed the way we hear, play and create music.” Highly recommended.
0 notes
cullenviv · 10 years
Quote
Cerca di essere un tenero amante, ma fuori dal letto, nessuna pietà.
Ferradini - Teorema
0 notes
idelittidellamantide · 10 years
Text
X: Io non inseguo nessuno, non ne ho più voglia. IO: Bella frase... Ma non devi perderti d'animo perchè nell'amore le persone a "rincorrersi" devono essere sempre in 2 se no non nascerà mai niente tra di loro. X: Si mai io corro sempre, inciampo, i miei migliori amici mi curano,e poi ritorno a correre. IO: Ma il bello è proprio quello. Quando hai imparato ad andare in bici ti sei fatto male, ti hanno curato e sei ripartito fino a che non sei riuscito a stare in piedi. Credo che nell'amore sia più o meno lo stesso: inciampi tante volte, ti "fortifichi", ma alla fine quando trovi la persona giusta ne sarà valsa la pena
0 notes
cheppalleee · 12 years
Text
L'amore è una malattia affascinante: guarisci solamente ammalandoti di nuovo.
64 notes · View notes
Text
Proverbi montani toscani
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/proverbi-montani-toscani/
Proverbi montani toscani
Si diceva una volta che i proverbi erano la saggezza del popolo.
Erano proprio in quei tempi in cui con un proverbio si metteva fine a una lunga discussione, ma non solo, il loro uso occupava tutti gli aspetti della vita, con i proverbi si insegnava ai figli le regole del viver quotidiano, con i proverbi si accettava una spiegazione a fatti naturali o anche sovrannaturali e addirittura chi parlava per proverbi veniva ritenuto una persona saggia. Insomma il proverbio era un pilastro del viver sociale, una specie di raccolta di leggi autorevoli e condivise. I proverbi non sono farina della storia contemporanea ma la loro conoscenza si ha da tempi lontanissimi, si trovavano già nelle culture primitive come parte fondamentale del sapere e in forma scritta vediamo che gli egizi, i babilonesi, gli assiri e cinesi ne facevano uso nei codici che riguardavano le varie branche delle attività e nei diversi aspetti del sapere. Per essere ben chiari il proverbio non è cosa da poco storicamente parlando, grazie ad un proverbio si possono ricostruire frammenti importanti della filosofia di vita di un popolo, dei suoi valori, del panorama sociale economico, in altre parole vi si può leggere tutto ciò che non è scritto nei libri di storia. La Garfagnana è ricca di proverbi più o meno conosciuti e anche qui come detto possiamo capire molte cose sul viver garfagnino di un tempo. La maggior parte di queste massime è infatti legata all’attività contadina e alle condizioni del clima che miravano ad avere un raccolto migliore, ma anche la devozione ai santi e alle loro auspicate grazie vede un’abbondanza di proverbi, quello che però traspare dai proverbi locali è la visione positiva di essi, volti comunque sia a trovare una soluzione positiva ad ogni problema che si presenta, questo ci dice molto anche sulla morale di vita dei garfagnini di una volta. Guardiamo allora di andare nello specifico e vedere un po’ qualcuno di questi proverbi nostrali e di dare (dove mi è possibile) anche una spiegazione. Direi che il proverbio garfagnino per antonomasia è questo: “Quando la Pania ha il cappello garfagnin prendi l’ombrello”. In effetti niente di questo è più vero, quando le nuvole vengono dal mare e sovrastano la cima della Pania (nostra montagna per eccellenza)in Garfagnana è bene prepararsi alla pioggia.
La Pania con il cappello (foto David Sesto)
Infatti a conferma di questo se si vuole c’è il proverbio inverso che lega a doppio filo la meteorologia con l’agricoltura:“Quando le nuvole vanno verso il mare prendi la zappa e vai a zappare”e così quando vediamo che nuvole tornano verso il mare oltrepassando le Apuane il contadino può preparare i suoi attrezzi per ricominciare a lavorare nei campi.Come visto molti dei proverbi della valle sono legati al tempo, proprio perchè una situazione meteo più o meno buona in Garfagnana faceva la differenza. La nostra valle nei tempi antichi e in parte anche oggi è una terra legata ai raccolti, all’agricoltura e ai prodotti del terreno da mettere in tavola per sfamare le numerose famiglie di una volta, ecco che allora i nostri vecchi erano sempre a scrutare il cielo e a vedere dai “movimenti” della natura cosa poteva più o meno influenzare il clima e allora vediamo nascere dei proverbi che ci dicono di come può evolvere il tempo: “Arcobalen della mattina tutto il giorno spiovicina, arcobalen della sera se è torbato rinserena”; i nostri antenati dicevano che se fosse apparso un arcobaleno al mattino, tutto il giorno probabilmente avrebbe fatto tempo piovigginoso, in caso contrario qualora si fosse mostrato sul far della sera il giorno dopo sarebbe stato sereno. “Quando torba sulla brina acqua o neve si avvicina”; questo è un proverbio assai conosciuto e dice che quando annuvola sulla brina non è difficile che in Garfagnana possa nevicare. Ce ne sono altri (sempre su questo tema) in dialetto stretto: “Cielo a pan o piove oggi, o piove diman“, con il cielo coperto di nuvole compatte sicuramente se non piove il giorno stesso pioverà il giorno dopo. In dialetto è pure un altro:” Se piove per l’ascenzion va tutto in perdizion“; se pioverà il giorno dell’Ascensione (nel mese di maggio) tutto il raccolto ahimè andrà perso. Bellissimo e significativo il prossimo proverbio:“Quando tira la tramontana pane e vino in Garfagnana”, in parole povere dice che se l’inverno sarà molto freddo, si avranno finalmente abbondanti raccolti. Altri proverbi ancora, invece puntano il dito sulla scaltrezza e la furbizia del garfagnino, ecco che allora a tutti è conosciuto il detto “Garfagnino scarpa grossa e cervello fino” , meno conosciuto l’altro che tira in ballo un bel pezzo di Toscana:“Per farla a un fiorentin ci vuole un lucchese, ma per farla a un lucchese e un fiorentino ci vuole un garfagnino”
Ci sono anche proverbi sulla vita quotidiana che insegnano come si suol dire “a stare al mondo”. “Se vuoi star bene a questo mondo appoggiati a un campanile o a un sasso tondo”; i nostri vecchi dicevano in sostanza due cose, che per star bene su questa terra bisognava farsi prete o intraprendere il mestiere del mugnaio (il rimando al sasso tondo fa riferimento alla macina del mulino).Significativo pure quello che dice: “Penso e ripenso e a pensà vaneggio.Credevo di fa mejo e invece ho fatto peggio”, insomma, certe cose bisogna farle senza pensarci troppo. Anche l’amicizia è importante e il proverbio ci rimanda a questo detto: “Se vuoi tradire l’amico acqua sulle cirage e vin sul fico”; se vuoi tradire o far star male un amico prova a fargli bere l’acqua con le ciliege e il vino con i fichi. I proverbi garfagnini mettono in guardia anche sull’amore, ed ecco che in questo caso la similitudine fra la castagna più preziosa (la carpinese) e una bella ragazza è ben azzeccata:”La carpinesa è vista ed  è presa”. Attenzione anche a chi ha una bella moglie: “Se c’hai la moglie bella ti ci vuol la sentinella”.
Non potevano mancare i proverbi riferiti ai mesi dell’anno.“Gennaio polveraio empie il granaio”, un gennaio ventoso e asciutto fa si che l’anno porti dei  buoni raccolti di  grano. “Chi ha un ciocchetto nel cortile lo asserbi a marzo e aprile”; secondo questo proverbio sarebbe il caso di conservare un po’ di legna per il camino per marzo e aprile, potrebbe fare ancora un po’ di freddo. “Quel che fa a maggio fa a settembre”, il tempo che farà a maggio lo farà anche a settembre. “Giugno ha la falce in pugno”.“Luglio trebbiatore quanta grazia del Signore”. “Agosto fa che il grano sia riposto”. “Asciutto di settembre leva e un rende” . “Per i santi cappotto e guanti, ma se freddo non fa, aspettalo a febbrà”, se non fa freddo a novembre, sicuramente lo farà a febbraio. “Dicembre imbacuccato raccolto assicurato”.
Santa Barbara e il fulmine
Naturalmente una terra di forte tradizione cattolica come la Garfagnana non poteva far altro che affidarsi ai santi anche nei suoi proverbi. “Per San Pellegrino la castagna è come un lupino”; a maggio la castagna è ancora piccolissima, mentre “Tra San Jacopo(ndr:25 luglio) e Sant’Anna (n.d.r:26 luglio) mette l’anima la castagna”, oppure a “San Lorenzo gran calura e Sant’Antonio gran freddura, l’uno o l’altro poco duran”. “Santa Barbara e San Simon liberateci dal lampo e dal tron”, difatti Santa Barbara protegge dai fulmini e San Simone dai tuoni.”Se piove per Santa Maria(n.d.r:15 agosto) il caldo porta via”. Siamo arrivati quindi alla fine di questo piccolo viaggio nella saggezza popolare garfagnina. I proverbi alle volte fanno sorridere, ma allo stesso tempo sono rivelatori di grandi verità e apprendere le perle di saggezza dei nostri nonni significa anche conoscere le nostre radici.
  Bibliografia:
“La gente garfagnina dicea così” a cura dell’Unione dei Comuni della Garfagnana edito dalla Banca dell’identita e della memoria” anno 2005
0 notes