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#via d’uscita
iannozzigiuseppe · 2 years
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Su una spiaggia straniera
Su una spiaggia straniera
Su una spiaggia straniera di Giuseppe Iannozzi Su una spiaggia straniera vorrei con te oggi essere, lontano dal bronzo delle campane e dalla pesante vuotezza delle voci della gente C’è voluto del tempo perché dall’esilio in uno strano Egitto , con le nostre sole forze potessimo infine riemergere, ma ora che qui siamo, non ci sfioriamo nemmeno per sbaglio, e nell’intorno nulla è cambiato; di…
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lonelygirl-97 · 5 days
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Non vedo via d’uscita.
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thelastdinner · 11 months
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La mente è un labirinto molto pericoloso.
Alcune volte, senza una via d’uscita.
Altre anche.
Azeruel
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libero-de-mente · 2 months
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Conoscere l'amore
“Che cos'è l'amor
Chiedilo al vento
Che sferza il suo lamento sulla ghiaia
Del viale del tramonto […]”
Mi sono domandato spesso cos’è l’amore, in realtà me lo sto chiedendo ancora e credo che me lo domanderò finché vivrò. Ho avuto molte risposte dalla vita fino a oggi. Alcune evasive, altre discutibili, però molte sono state chiare e ben definite. Ora. Escludendo l’amore nelle sue molteplici forme che variano da quelle per dei figli, a quello per i genitori, alla passione, alla idolatria o alla devozione mi sono sempre chiesto cos’è l’amore tra persone che si seducono. Quello che attrae due persone donandosi reciproca felicità mentale, fisica e appagamento sessuale.
Credo che non ci sia una definizione indiscutibile per definire l’amore, a meno che non ci addentriamo nell’aspetto scientifico.
<In questo caso il nostro cervello produce chimicamente dopamina e noradrenalina. Il cuore batte più forte, il benessere interiore aumenta e la felicità anche>. Se avete letto questa definizione con la voce di Alberto Angela o Barbara Gallavotti, a seconda di chi vi garba, sappiate che siete delle belle persone.
Ma se dovessimo dare una spiegazione non razionale, beh, qui si potrebbe scrivere tantissimo.
E allora proviamo a immaginare dove si trova e com’è fatto l’amore che fa palpitare il cuore, in cosa si cela il sentimento che fa vibrare le anime.
L’amore può ambientarsi in una stazione dei treni, in un incontro rubato ai mille impegni della quotidianità, un incontro veloce dove il tempo è tiranno. Lo vedi negli occhi che si cercano tra la folla, le dita delle mani che finalmente si intrecciano per la prima volta e quell’ansito affannato di chi sospira profondamente per l’emozione.
L’amore può avere i tratti somatici di un viso, ovvio direte, ma potrebbe essere quello di una persona incrociata tanto tempo fa per le strade del proprio quartiere più e più volte. Fino ad ammirare quella persona e immaginare di poterle parlare, sorriderle e finanche baciarla. Pensare di poter far parte della sua vita. Senza averne mai avuto il coraggio. Ancora oggi il ricordo rimane. Perché se l’amore ha un volto, si tratta proprio di quel viso tanto sospirato.
L’amore può trovarsi in viaggio su una strada. Fatta di chilometri, non importa quanti, percorsi per arrivare da quella persona. Poco interessa se non tutte le strade sono percorribili a velocità sostenuta, se siano sconnesse o interrotte. Non si guardano i chilometri percorsi sul contachilometri ma l’orologio, quello sì, per calcolare quanto tempo si stia perdendo. Invece di trascorrerlo tra le braccia desiderate.
L’amore può essere pungente come il freddo di una mattina di gennaio, una di quelle con la brina sui prati. Mentre il vapore che esce dalle bocche sembra prendere forme romantiche, dando vita a fisionomie dolci che accarezzano le anime di chi si sta incontrando. Tutto questo dopo aver preso il coraggio di incontrarsi.
L’amore può avere una voce melodiosa. Quella di un soprano per esempio. Una voce di un’estensione magnifica che viene accompagnata da due occhi profondi, un sorriso da incorniciare, un cuore generoso. Un’anima eccelsa. Tutte coreografie degne della meravigliosa opera, creata da Madre natura, che si para dinnanzi ai nostri occhi. Estasi ed emozioni profonde.
L’amore può risiedere in una mente. Nelle confidenze, nelle parole e nei concetti creati dalla materia cerebrale di una persona. Un labirinto, come i vicoli di un centro storico, dov’è facile perdersi e dove non si proverà mai a cercare una via d’uscita. Perché ci si sta bene tra quei pensieri, dove in quelle riflessioni e nell’immaginazione si trova riparo. Un intelletto nei confronti del quale non si percepisce il tempo, perché esso rimane sospeso.
L’amore può trovarsi in svariati posti diversi tra loro. Luoghi che possono spaziare dalle biblioteche a delle colline, da una spiaggia marina a un museo, da un caffè del centro cittadino a uno sperduto castello medievale. Perché in quei luoghi ci arriva grazie a dei cuori generosi e pulsanti che lo ospitano trasportandolo.
Per ultimo, ma non meno importante, per me l’amore più potente risiede negli occhi di chi ha sofferto per amore e ti chiedono di non infierire, li noti nella moltitudine tra tanti occhi. Sono occhi che “gridano” nonostante il silenzio della luce spenta in essi. E se si riuscisse a riaccendere quella luce, chiunque resterebbe abbagliato. Ma l’amore sta anche in quel sorriso appena accennato, perché teme di illudersi di nuovo e che in pochi sanno percepire. Oppure nella voce di chi ti fa capire che vorrebbe volare in alto per non stare più sul fondo, ma con quella tremenda paura di cadere di nuovo.
“Ahi, permette signorina
Sono il re della cantina
Vampiro nella vigna
Sottrattor nella cucina […]”
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Immagine: Diana spezza l’arco di Cupido (perché a un certo punto anche basta, con quella mira quel nanerottolo ha rotto gli zebedei)  - dipinto di Pompeo Girolamo Batoni (1761)
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schizografia · 1 month
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Mentre
Per liberare il nostro pensiero dalle panie che gli impediscono di spiccare il volo è bene innanzitutto abituarlo a non pensare più in sostantivi (che, come il nome stesso inequivocabilmente tradisce, lo imprigionano in quella «sostanza», con la quale una tradizione millenaria ha creduto di poter afferrare l’essere), ma piuttosto (come William James ha suggerito una volta di fare) in preposizioni e magari in avverbi. Che il pensiero, che la mente stessa abbia per così dire carattere non sostanziale, ma avverbiale, è quanto ci ricorda il fatto singolare che nella nostra lingua per formare un avverbio basta unire a un aggettivo il termine «mente»: amorosamente, crudelmente, meravigliosamente. Il nome – il sostanziale – è quantitativo e imponente, l’avverbio qualitativo e leggero; e, se ti trovi in difficoltà, a trarti d’impaccio non sarà certo un «che cosa», ma un «come», un avverbio e non un sostantivo. «Che fare?» paralizza e t’inchioda, solo «come fare?» ti apre una via d’uscita.
Così per pensare il tempo, che da sempre ha messo a dura prova la mente dei filosofi, nulla è più utile che affidarsi – come fanno i poeti – a degli avverbi: «sempre», «mai», «già», «subito», «ancora» - e, forse – di tutti più misterioso – «mentre». «Mentre» (dal latino dum interim) non designa un tempo, ma un «frattempo», cioè una curiosa simultaneità fra due azioni o due tempi. Il suo equivalente nei modi verbali è il gerundio, che non è propriamente né un verbo né un nome, ma suppone un verbo o un nome a cui accompagnarsi: «però pur va e in andando ascolta» dice Virgilio a Dante e tutti ricordano la Romagna di Pascoli, «il paese ove, andando, ci accompagna / l’azzurra vision di S. Marino». Si rifletta a questo tempo speciale, che possiamo pensare solo attraverso un avverbio e un gerundio: non si tratta di un intervallo misurabile fra due tempi, anzi nemmeno di un tempo propriamente si tratta, ma quasi di un luogo immateriale in cui in qualche modo dimoriamo, in una sorta di perennità dimessa e interlocutoria. Il vero pensiero non è quello che deduce e inferisce secondo un prima e un poi: «penso, dunque sono», ma, più sobriamente: «mentre penso, sono». E il tempo che viviamo non è la fuga astratta e affannosa degli inafferrabili istanti: è questo semplice, immobile «mentre», in cui sempre già senza accorgercene siamo – la nostra spicciola eternità, che nessun affranto orologio potrà mai misurare.
14 marzo 2024
Giorgio Agamben
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crossroad1960 · 2 months
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Non vorrei vi fosse sfuggita la notizia: domenica un ragazzo (22 anni) del Gambia si è impiccato nel Centro di permanenza di Ponte Galeria, Roma. Era arrivato in Italia a ottobre per provvedere ai due fratelli più piccoli, ed era stato rinchiuso nel Centro di Trapani. Poi, da qualche giorno, trasferito a Ponte Galeria. Quando aveva capito che non c’era speranza di lavorare né via d’uscita, il ragazzo aveva chiesto di rimpatriare. Sennò i miei fratelli muoiono di fame, aveva detto. Ma qui, dove si spende la più tronfia retorica securitaria, non siamo in grado di rimandare indietro nemmeno chi indietro ci vuole tornare, figuriamoci chi non vuole. Per la disperazione il ragazzo s’è ammazzato.
Li chiamiamo Centri di permanenza ma sono campi di detenzione, e uso un lessico prudente. In Italia ce ne sono dieci e quello di Milano è sotto sequestro perché alla fine dello scorso anno ci è entrato un pubblico ministero con un medico e la Guardia di finanza e ha trovato cibo avariato e nauseabondo, spazzatura ed escrementi ovunque, malati oncologici o psichiatrici, affetti da epilessia o epatite, privati di assistenza e cure. «Lì dentro c’erano cinquanta zombie», ha detto il pm. In altri casi sono stati trovati servizi igienici senz’acqua, detenuti imbottiti di Rivotril, chiusi in gabbie, gonfi di botte, ridotti a pelle e ossa. È così da anni, ci sia al governo la destra o la sinistra. Domenica, dopo che il ragazzo s’è impiccato, nel Centro è scoppiata una rivolta e in quattordici sono stati arrestati. Forse in prigione andranno a stare meglio. Ma è un paese straordinario quello in cui va in prigione chi si ribella alla barbarie. (Mattia Feltri)
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gregor-samsung · 4 months
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" Dopo la seconda guerra mondiale al sionismo è stato permesso di diventare un progetto coloniale, in un periodo in cui il colonialismo veniva rifiutato dal mondo civilizzato, perché la creazione di uno stato ebraico offriva all’Europa, e in particolare alla Germania occidentale, una facile via d’uscita dai peggiori eccessi dell’antisemitismo. Israele è stato il primo a riconoscere «una nuova Germania»; in cambio ha ricevuto molti soldi, ma anche, cosa ben più importante, carta bianca per trasformare l’intera Palestina in Israele. Il sionismo si è posto come soluzione all’antisemitismo, ma è diventato la ragione principale della sua prolungata presenza. Questo «patto» non è nemmeno riuscito a sradicare il razzismo e la xenofobia che ancora si trovano nel cuore dell’Europa, e che hanno prodotto il nazismo nel continente e un brutale colonialismo al di fuori di esso. Che il razzismo e la xenofobia siano ora rivolti contro i musulmani e l’islam è un fatto intimamente connesso alla questione israelo-palestinese, e potrebbe essere ridimensionato una volta trovata una risposta autentica a tale questione. Tutti meritiamo un finale migliore per la storia dell’Olocausto. Questo potrebbe comprendere una Germania fortemente multiculturale che indichi la strada al resto d’Europa, una società statunitense che affronti con coraggio i crimini razziali del suo passato, un mondo arabo che estrometta barbarie e disumanità… Ma niente del genere può accadere se continuiamo a cadere nella trappola di trattare i miti come verità assolute. La Palestina non era vuota e il popolo ebraico aveva altri luoghi da poter chiamare casa, la Palestina è stata colonizzata – non «redenta» –, e la sua gente non se ne è andata volontariamente nel 1948, ma è stata espropriata. I popoli colonizzati, anche secondo la Carta delle Nazioni Unite, hanno il diritto di lottare per la loro liberazione, anche con un esercito, e la conclusione positiva di tale lotta sta nella creazione di uno stato democratico che includa tutti i suoi abitanti. "
Ilan Pappé, Dieci miti su Israele, traduzione di Federica Stagni, postfazione di Chiara Cruciati, Tamu editore, 2022. [Libro elettronico]
[Edizione originale: Ten Myths About Israel, New York: Verso, 2017]
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duca-66 · 10 months
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OMELIE e IPOCRISIE
Il testo integrale dell'omelia di monsignor Delpini alle esequie di Berlusconi.
"Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.
Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
 Amare ed essere amato.
Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.
Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.
Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio."
Questo era l'uomo che cercava l'amore...
Ipocrisie da omelie.
Dimenticavo...
LA STORIA NON HA PRESCRIZIONI.
Passo e chiudo.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Anne Trewby e Iseul Turan
DONNE, SVEGLIATEVI!
Per farla finita con le menzogne femministe
Sottomesse alla tecnologia, alla disponibilità totale e ai ritmi frenetici, le donne del terzo millennio vivono una “liberazione” immaginaria, frutto di una propaganda femminista che – nella realtà dei fatti – ha imposto nuove costrizioni. L’attuale “guerra dei sessi” – alimentata ad arte da un progressismo woke imbevuto di livore e votato alla fluidità individualista – ha scacciato il marito dal nucleo familiare, destrutturando l’ordinamento comunitario e la naturale complementarietà della “cellula fondamentale della società”.
In un’epoca in cui il progresso si degrada, il controllo sociale si diffonde e le libertà civili diminuiscono, cosa significa veramente essere liberi? Due secoli dopo l’appello di Olympe de Gouges, Anne Trewby e Iseul Turan raccolgono le teorie del femminismo e suggeriscono una via d’uscita dalla modernità e dalla “tirannia dei diritti”. Un appello libero, sincero e controcorrente, che smaschera i limiti della narrazione dominante e parla al cuore di ogni donna. 
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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illsadboy · 6 months
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Cosa cazzo devo fare di me, ormai non lo so più… mi chiedo quanti sono nella mia stessa situazione perché sono gli unici che possono capire, altro che psicologi, psichiatri, assistenti sociali e dottori vari. Sono un tossico può capire un’altro tossico. Sono mille e diciotto giorni che non uso più sostanze illegali ma solo quelle “legali” ma mi sento come una fottuta lumaca sul filo del rasoio… senza una via d’uscita. Vorrei tanto farmi una dose per fermare almeno per un po’ tutto questo casino che ho in testa. Sono stanco di essere stanco, sono stufo di essere stufo, sono semplicemente a pezzi. Una continua altalena emozionale che va su e giù e non smette mai.
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ragazzoarcano · 1 year
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“Quando avete seri problemi e non sapete quale sia la cosa giusta da fare, il respiro profondo, il respiro consapevole è la cosa giusta da fare, forse la cosa migliore da fare in quel preciso momento.
Rimane ancora una verità per me:
ogni volta che ho difficoltà, ogni volta che non vedo la via d’uscita da una situazione difficile, ho sempre fiducia nel mio respiro.
Respirare profondamente e consapevolmente è la cosa giusta da fare in quel momento.”
— Thich Nhat Hanh
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vividiste · 10 months
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"Non sono un animale domestico,
ma non sono neppure un mostro."
Ho la schiena rotta, dolori addominali.
Non riesco a muovermi e il dolore
sta peggiorando.
Ho paura... Sto morendo lentamente, molto lentamente.
Se non mi ami, mettimi in gabbia, spazzami con la scopa io scapperò sicuramente,
basta che mi lasci una via d’uscita,
io sono intelligente la troverò subito e
uscirò dalla tua vita senza più infastidirti, oppure portami in un altro posto lontano da te per favore.
Non sono un animale pericoloso e non ti farò del male, avevo solo fame.😪😪😪😪
#RestiamoSensibili #StopCruelty
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Fonte fb
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occhietti · 1 year
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Quello che mi ha insegnato la vita è che, prima o poi, quello che TU SEI viene riconosciuto.
Magari non sempre nei tempi che vorresti… Magari esercitando infinita pazienza e, ogni tanto, pensando che non ci sia via d’uscita, ma arriva un momento in cui la vita ti ripaga.
Ti ripaga dell’amore che hai donato.
Ti ripaga dei sentimenti che sembravano senza via d’uscita. Capita anche di scoprire che - in quella storia così complicata - non eri la sola ad amare, ma soprattutto che Lui c’era. Magari non come avresti voluto, ma c’era.
Quando ci sei dentro - troppo vicino insomma - molte cose non sono chiare. Il tempo e la distanza regalano luce. Allora scopri che “quella cosa” che ritenevi sbagliata era la cosa più giusta al mondo.
Per tanti infiniti motivi tra i quali spicca che proprio quell’ “errore di vita” ti ha reso migliore, ti ha fatto crescere, ti ha permesso di conoscerti meglio, ti ha insegnato o svelato una delle infinite sfaccettature dell’amore.
Quindi AMA.
Ama e fregatene se ti sembra che ami solo tu. Se l’altro sente che ami, non è amore speso invano.
Quindi mettiti in gioco: non perdi mai, se vivi.
Quindi non avere paura di soffrire: si soffre di più a cedere alla paura. La vita mi ha dimostrato che quando ho sentito l’altro, non mi sono mai sbagliata. Non ero sola in quel momento e quel Noi esisteva anche quando sembrava che così non fosse.
Paure, situazioni, realtà, vissuti (che non possiamo sempre comprendere) sono spesso da ostacolo alla comprensione dell’altro o al vivere liberamente, ma quando due anime si toccano… le impronte restano. E non c’è tempo che tenga. E non c’è gomma di vita capace di cancellarle.
Quindi AMA.
E FREGATENE.
E lascia impronte d’amore.
Sono strade lastricate di luce.
- Letizia Cherubino -  Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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è un mondo malato
questo in cui vivo
forse anche tu puoi vedermi
sanguinare
tra i chili di muscoli e di pare
ci sono i morti e ci sono i morenti
salvami da questo male
vedo solo il dolore
attorno a me, il colore
del assoluto malore
il rosso del mio sangue
che scende dalle pupille color marrone
piango perché non c’è via d’uscita
piango perché non c’è una soluzione
a questo mondo distrutto
sarebbe tutto così semplice
se fossimo tutti nel giusto
nessuno che vuole primeggiare
essere meglio di ciò che può essere
invece sono qui
rinchiuso in una gabbia trasparente
mi chiedo chi è lo spettatore di tutto questo
chi si sta divertendo, con il nostro amore infetto
qualcuno ride di noi e non possiamo vederlo
ti prego salvami da tutto questo
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iviaggisulcomo · 11 months
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Possa tu perderti in un bosco. Possa tu provare molte volte per molti anni a trovare la via d’uscita. E che quando riuscirai a venirne fuori, e mi cercherai, e non mi troverai, comprenderai finalmente che tu eri l’amore, e io, il bosco.
(A. Brezmes)
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schizografia · 8 months
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Da Ugo di San Vittore: che «delicato è colui per il quale la patria è dolce, forte colui per il quale ogni suolo è patria, perfetto solo colui per il quale tutto il mondo è un esilio». A patto di aggiungere che l’esilio non rimanda a un’altra patria, celeste: è, piuttosto, come suggerivano gli antichi, lo stato di colui che dovunque è solo o, secondo l’etimologia dei moderni, la condizione di chi ha trovato una via d’uscita.
Giorgio Agamben
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