Tumgik
#yael bartana
lafilleblanc · 1 year
Photo
Tumblr media
Yael Bartana
Patriarchy is history, 2019
yaelbartana.com
87 notes · View notes
Photo
Tumblr media
YAEL BARTANA
TASHLIKH (CAST OFF ), 2017
36 notes · View notes
bauerntanz · 8 months
Text
#nichtmuedewerden
25 Jahre #Felix_Nussbaum_Haus #Osnabrück die Jubiläumsausstellung #nichtmuedewerden Felix Nussbaum und künstlerischer Widerstand heute, 10. Sept. 2ß23 bis zum 7. Januar 2024.
#nichtmuedewerden Felix Nussbaum und künstlerischer Widerstand heute Osnabrück – Felix-Nussbaum-Haus, Museumsquartier Osnabrück Lotter Straße 2 49078 Osnabrück 10.09. 2023 bis zum 07.01.2024 Di – Fr 11 – 18 Uhr, Sa, So 10 – 18 Uhr “In einer Welt, in der weiterhin politische Repressionen gegenüber Andersdenkenden, die Folgen weltweiter Flutbewegungen aufgrund von Kriegen, sozialen…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
longlistshort · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
How does one truly reckon with history?  The imagery in Yael Bartana's three channel film Malka Germania at Petzel Gallery draws you in and presents you with this question for the entire 43 minutes. Drifting along with the film's protagonist, scenes of beauty and destruction unfold- but seeing the eagle rise from the water as Hitler and Albert Speer's proposed Volkshalle continues to emerge, you feel as stunned as those on the beach.
From the press release-
Malka Germania investigates the longing for collective redemption for German and Jewish histories as a response to an age of anxiety.
Malka Germania is Hebrew for “Queen Germany.” The name references a female designation for the Messiah: Malka Meshichah, or the “Anointed Queen.” In Bartana’s film, a new androgynous Messiah, Malka Germania, joins forces with the Israeli Army to liberate Berlin from its collective traumas, memories, and inherited pasts.
The 3-channel video portrays Malka as she walks through Berlin’s haunted landscape, revisiting historical events that seamlessly blend with contemporary scenes. The film weaves subconscious elements through surreal hallucinations, the biblical and mystical to leave questions of redemption, national myths and collective identities for the viewer to contemplate.
This exhibition closes 4/15/23.
0 notes
numnum-num · 2 years
Text
Tumblr media
YAEL BARTANA - CRISIS CRYSIS CRYCIS, 2020
3 notes · View notes
omysubs · 3 months
Text
Tumblr media
©flaneurfilms
two minutes to midnight – yael bartana
die präsidentin (arte)
translation & subtitles english > german
0 notes
cinquecolonnemagazine · 4 months
Text
La Fondazione Memmo ricorda la biblioteca di Eco
La Biblioteca del Mondo è la mostra realizzata dalla Fondazione Memmo, opere che usano il libro come materiale di costruzione Umberto Eco Alla Fondazione Memmo fino al 21.04.2024 sarà possibile ammirare la mostra Conversation piece, La Biblioteca del Mondo, uno sguardo su Roma come biblioteca a cielo aperto e punto di riferimento per l’arte contemporanea internazionale.  L’esposizione, a cura di Marcello Smarrelli, rientra nel ciclo Conversation piece, una serie di mostre con cadenza annuale che hanno l’obiettivo di effettuare un focus sugli artisti italiani e stranieri che scelgono Roma come luogo di ricerca artistica, residenza e lavoro.  Il titolo della nona edizione si riferisce all’omonimo documentario del 2022 in cui si raccontava la leggendaria biblioteca di Umberto Eco. Lo scrittore considerava le biblioteche dei contenitori della memoria dell’umanità e la mostra, organizzata dalla Fondazione Memmo, vuole in un certo qual modo ripercorrere quel pensiero, mettendo Roma al centro di un’esperienza che la collega idealmente alla cultura universale.   La Biblioteca del Mondo ha coinvolto nove artisti di nazionalità diversa che restituiscono al pubblico una propria visione della “biblioteca”. Le opere in esposizione sono di Yael Bartana (1970, Israele),Nicolò Degiorgis (1985, Bolzano), Bruna Esposito (1960, Roma), Claire Fontaine (artista collettiva fondata a Parigi nel 2004 da Fulvia Carnevale e James Thornhill), Paolo Icaro (1936, Torino), Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada), Marcello Maloberti (1966, Codogno), Francis Offman (1987, Butare, Ruanda), Ekaterina Panikanova (1975, San Pietroburgo, Russia).       La Biblioteca del Mondo alla Fondazione Memmo Il pubblico ha quattro sale per immergersi nelle opere degli artisti. Di grande suggestione è il lavoro di Ekaterina Panikanova, Untitled (Forest) che apre la prima sala della mostra. Un lavoro di grandi dimensioni in cui il libro è il protagonista indiscusso. Immagini a china realizzate dall’artista, trapelano tra le pagine dei libri che si intrecciano e si adagiano tra i rami di un albero creando un ideale libro di memorie tridimensionale.  Dall’opera di grandi dimensioni della Panikanova si può passare alle interessanti fotografie a colori (Scenes from Maska Germania) di Yael Bartana, che ha indagato il desiderio di redenzione collettiva in un mondo connotato da forti inquietudini sociali, politiche e religiose.  Originalissima è l’opera di Nicolò Degiorgis (Bolzano, 1985), Heimatkunde, una casetta di quaderni, che prende spunto dal suo quaderno di Heimatkunde, una disciplina praticata nelle scuole elementari di lingua tedesca dell'Alto Adige fino agli anni Novanta del Novecento, per insegnare agli alunni come costruire la propria identità. Ekaterina Panikanova, Untitled, Forest Dai libri si può passare al video con l’opera di Bruna Esposito che ha realizzato una video istallazione dal titolo L’Infinito di Leopardi nella Lingua dei segni italiana (2018). Il lavoro è stato concepito a Recanati, città natale del poeta. Un video proiettore è posto su un'incerta pila di libri sul pavimento. La proiezione mostra le immagini di un’interprete LIS mentre traduce i versi della poesia di Leopardi nella lingua dei segni.  Mattoni che diventano libri, invece, nell’opera di Claire Fontaine con la serie dei Brickbat (2002-2023). Libri sparsi sul pavimento i cui titoli scelti dall’artista rimandano ad autori che hanno espresso posizioni politiche e filosofiche decisive dagli anni Sessanta a oggi. La fusione di questi due oggetti (libro e mattone), diventa così la metafora visiva della citazione di Carlo Levi: Le parole sono pietre. L’opera di Tolstoj, Guerra e Pace, troneggia all’entrata della mostra, sospesa da fili metallici. E’ il lavoro di Paolo Icaro, Con Equilibrio (2023), un’edizione italiana del capolavoro dello scrittore russo su cui l’artista ha posto un foglio di carta con scritto Guerra e pace in russo e in ucraino. Icaro così unisce passato e presente in una sorta di monito a tutta l’umanità. Francis Offman, (Untitled) Un altro tema importante è trattato da Kapwani Kiwanga con Greenbook (1961) (2019), un lavoro ispirato al Negro Motorist Green Book, una guida statunitense rivolta ai viaggiatori afroamericani. Con quest’opera (tre stampe incorniciate alla parete) l’artista intende sottolineare come le differenze razziali precludano ai non bianchi l’accessibilità alle risorse e alle conoscenze. Francis Offman invece, presente l’anno scorso a Quotidiana a Palazzo Braschi, presenta un’installazione site-specific (Untitled) in cui il caffè è il protagonista di una lunga storia. Un dipinto alla parete dialoga con una serie di libri sul pavimento che sono ricoperti di caffè e sorretti da dei calibri, simbolo di grandi problematicità. Il calibro, infatti, come racconta Offman, è utilizzato in Ruanda per determinare le differenze etniche, ma è stato anche lo strumento impiegato dall’antropologo e criminologo Cesare Lombroso per le sue teorizzazioni sulla fisiognomica.  Chiude la visita (o la apre, dipende se vi è saltata subito all’occhio) l’opera site-specific di Marcello Maloberti, nel cortile delle Scuderie. Si tratta di una scritta luminosa con la frase CHI MI PROTEGGE DAI TUOI OCCHI collegata ad un’altra, sempre dello stesso autore, sulla facciata di Palazzo Ruspoli in via del Corso che, come la prima, intende creare un dialogo serrato con lo spazio pubblico.  Read the full article
0 notes
chez-mimich · 9 months
Text
PERFORMING PAC: DANCE ME TO THE END OF LOVE (parte I)
“Performing Pac” è un appuntamento fisso del Padiglione di Arte Contemporanea di Milano e l’edizione speciale di quest’anno non poteva che essere dedicata alla memoria, cominciando da quella relativamente recente, proprio quella che coinvolge direttamente il PAC ,in considerazione del trentennale dell’attentato del 1993 che distrusse la prestigiosa sede espositiva ed istituzione milanese. Sono Marco Bova e Simona Zecchi a ricostruire in maniera dettagliata attraverso una timeline di piccoli ritagli cronologici (dal 1992), la situazione politica nazionale ed internazionale, piccole e grandi notizie di quel periodo. Ma la mostra è anche altro, inglobando molti materiali dell’archivio del Pac, a partire dalla mostra di Christian Boltanski del 2005 incentrata sul concetto del fluire del tempo. E al concetto di tempo e al concetto di ricordo fa riferimento l’allusivo titolo, ovvero “Dance Me to the End of Love”, da un verso di una celebre canzone di Leonard Cohen del 1984, nata dai racconti dei sopravvissuti ai campi di sterminio. Poche e selezionate le opere esposte con grande predominanza di video (sembrano i video e le video installazioni la strada intrapresa dal Pac). All’ingresso il visitatore è accolto dal magnifico video su tre schermi di Yael Bartana intitolato “Balka Germania” del 2021. Il titolo significa in ebraico “Regina Germania”, nel video rappresentata da una immaginaria regina a dorso di un asino (il Messia per gli ebrei arriva a dorso di asino). Nel video la donna di bianco vestita e con caratteri somatici decisamente ariani, attraversa una Berlino infestata dai lugubri fantasmi del nazismo, evocati e non rappresentati esplicitamente in una commistione sincronica tra passato e presente: berlinesi di oggi e di ieri che grazie a questo salvifico passaggio di Balka Germania sembrano liberarsi delle colpe, ma non dei sensi di colpa. Un film grandioso per dimensione e profondità del tema. Molto singolare il video di Clemencia Echeverri con due proiezioni sincroniche di un fiume notturno che vede crescere le proprie acque e le urla di due persone non comprese nell’inquadratura che chiamano nomi senza avere alcuna risposta, una sorta di trenodia greca ove il defunto non è presente e, forse, non si tratta solo della vittima di un naufragio, ma di una vittima simbolica di dittature, forse guerre, certamente indifferenza. Il magnifico video di Douglas Gordon riprende l’esecuzione della Sinfonia Concertante in mi bemolle maggiore K.364 di Mozart, da parte di Avril Levitan e Roi Shiloac. I due musicisti ripercorrono al contrario la strada da Berlino a Varsavia che i loro genitori percorsero fuggendo nel 1939 dalla Polonia occupata. Nella prima parte del video, la foresta vista dal treno e il racconto della fuga con la tappa a Poznan con le immagini quasi astratte della antica sinagoga; nella seconda parte il concerto. Accattivante il gioco degli specchi che dànno conto della labirintica complessità della situazione. Nello spazio-giardino del padiglione, quello solitamente dedicato alle installazioni più ambientali ecco l’installazione-performance di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini. Nella versione perfomance i due artisti presenti siedono a due piccoli scrittoi separati da un muro, mentre nell’installazione sugli scrittoi vengono proiettate le parole delle lettere di uno scambio epistolare tra il nonno deportato in Germania e la nonna a casa con i figli. Il pavimento è ricoperto da riccioli di matita temperata: sul tavolino sono proiettate le parole scritte nelle lettere, in sottofondo le parole di Hitler, Mussolini e Pio X e nel video immagini storiche dell’epoca. Si tratta dell’installazione “Così lontano, così vicino” del 2003 riallestita per la mostra del PAC. Forse non originalissima, ma comunque piuttosto suggestiva. (continua)
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1 note · View note
artlevin · 10 months
Text
If you are interested in contemporary modern Israeli art, there are many galleries and museums throughout Israel that feature exhibitions by emerging and established artists. Some of the most well-known Israeli artists include Yael Bartana, Michal Rovner, and Sigalit Landau, among others. Their works can be found in major art collections and museums around the world.
0 notes
kaitlin-monty · 2 years
Text
Yael Bartana - Mur i Weza (2009); "Wall and Tower"
0 notes
dmcreativestudio · 2 years
Photo
Tumblr media
Yael Bartana
https://yaelbartana.com/
0 notes
Photo
Tumblr media
YAEL BARTANA THE MISSING NEGATIVES OF THE SONNENFELD COLLECTION, 2008 Black and white photograph, framed b/w photograph image: 39cm x 58,4cm paper: 50,8cm x 60,9cm frame: 56.6 x 72.6 cm
18 notes · View notes
g00melo5-art-blog · 2 years
Photo
Tumblr media
9 ARTISTS
9 Artists is an international, multigenerational group exhibition that considers the mutable and mutating role of the artist in contemporary culture. Bringing together the expansive practices of some of the most provocative and engaged artists working today—Yael Bartana, Liam Gillick, Natascha Sadr Haghighian, Renzo Martens, Bjarne Melgaard, Nástio Mosquito, Hito Steyerl, and Danh Vo—the show examines ways that they negotiate the complicities and contradictions of living in an ever more complex and networked world. Rarely considered together, they each use their own backgrounds or identities as material, frequently in antagonistic or subversive ways.
For this catalogue, each artist has contributed a 16-page artist’s book exploring some aspect of their practice, often in collaboration with other artists, writers, or designers including An Art Service, Federica Bueti, T.J. Demos, Galit Eilat, Karl Holmqvist, Andrea Hyde, Vic Pereiró, and Phùng Vo. Some contributions are purely visual; others entirely textual, ranging from new essays to ghostwritten letters, cease and desist orders, and cinematic diaries. An accompanying compendium of works provides a visual journey through past projects and ephemera, setting up an associative conversation between the artists’ works. Additionally, exhibition curator Bartholomew Ryan’s essay weaves together their various approaches, placing them in the context of broader contemporary art practice and the complex world we inhabit. As each artist has developed strong networks of collaborators, the volume is anticipated as a means to promote and create dialogue between the participants and their respective communities.
Edited by Bartholomew Ryan
1 note · View note
fragrantblossoms · 3 years
Photo
Tumblr media
Yael Bartana.  The Missing Negatives of the Sonnenfeld Collection, 2008.
81 notes · View notes
numnum-num · 2 years
Text
Tumblr media
Yael Bartana
0 notes
afterthishome · 2 years
Photo
Tumblr media
Redemption Now, Yael Bartana Jewish Museum Berlin
1 note · View note