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#Ora por Libia
corallorosso · 3 years
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Il caso al Zubaida riaccende i riflettori sulle carceri israeliane. Ma l’Occidente sta a guardare Il fratello e del detenuto palestinese Zakaria al Zubaida, che era evaso con altri cinque compagni dalle carceri israeliane, ha rivelato che al Zubaida è stato assoggettato, dopo essere stato catturato, a torture, in particolare l’applicazione di corrente elettrica. L’avvocato israeliano Avigdor Feldman, che difende al Zubaida, ha denunciato l’effettuazione di umiliazioni e pestaggi nei suoi confronti. La drammatica situazione di al-Zubaida ha suscitato un’ampia e intensa campagna di mobilitazione sui social media, che è tuttora in corso. Maltrattamenti e vere e proprie torture nei confronti dei detenuti palestinesi costituiscono del resto la regola e la detenzione dei Palestinesi risulta quasi sempre illegittima e rappresenta di per sé una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Il trattamento riservato a al-Zubaida è quindi per un verso espressione di una prassi seguita dalle autorità israeliane, mentre per un altro costituisce il risultato di una volontà di rivalsa da parte di chi si era sentito beffato dall’evasione e ha inteso infliggere ai suoi protagonisti una punizione esemplare. In ogni caso esso costituisce una condotta vietata dall’art. 1 della Convenzione in materia, secondo il quale “il termine ‘tortura’ designa qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche(...) Negli ultimi vent’anni il blocco occidentale capeggiato dagli Stati Uniti ha distrutto almeno quattro Stati (Iraq, Siria, Afghanistan, Libia), provocando danni enormi all’intera comunità internazionale e la morte di milioni di persone, civili e militari, compresi i propri soldati. Anche le violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani dei Palestinesi compiute dallo Stato di Israele costituiscono una tragica e vergognosa pagina dell’Occidente, che ha sempre protetto il governo di Tel Aviv qualunque cosa esso facesse. Tale atteggiamento di complicità a mio avviso omertosa è il risultato di molteplici fattori. Esiste a mio avviso un profondo, e in buona parte giustificato senso di colpa dei governi europei, protagonisti o comunque corresponsabili dello sterminio di milioni di ebrei da parte del nazismo hitleriano e dei regimi ad esso collegati, compreso il fascismo italiano, senso di colpa che rivive di fronte a uno Stato che accoglie oggi molti degli eredi dei superstiti di tale sterminio. Esiste l’abituale inettitudine della politica estera europea, ammesso e non concesso che di una politica estera europea si possa parlare, dato che siamo in realtà da sempre di fronte a varie politiche estere nazionali che solo superficialmente ed occasionalmente convergono. Ed esiste, soprattutto, l’interesse strategico dell’Occidente, così come incarnato e interpretato dai vari presidenti statunitensi che si sono succeduti, a garantire sempre e comunque quella che io considero un’impunità di Israele da essi intesa, sicuramente a torto, come unica garanzia di sopravvivenza dello stesso. Questa impunità, che viene fornita mediante l’esercizio del diritto di veto in Consiglio di sicurezza, non viene meno quale che sia la gravità dei crimini commessi. La relativa pervicace volontà è emersa nettamente nella volontà statunitense, espressa colla massima violenza e determinazione da Trump, di impedire il giudizio della Corte penale internazionale in merito. Lunga e la lista di situazioni criminose sulla quale si viene ora svolgendo, sia pure in sordina, l’istruttoria della Corte penale internazionale. Quest’ultima, in conformità al suo Statuto, è chiamata a giudicare sui crimini di guerra, sui crimini contro l’umanità e sul crimine di genocidio. Tra i crimini contro l’umanità quello di tortura, richiamato espressamente alla lettera f dell’art. 7 dello Statuto. Sarebbe ora che la comunità internazionale riuscisse a por fine a questo scempio, ennesimo grave motivo di discredito e di vergogna per tutti e soprattutto per l’Occidente e in particolare per l’Europa, oggi imbelle o addirittura complice di fronte alle gravi violazioni dei diritti dei Palestinesi come lo fu a suo tempo di fronte alla Shoah. Fabio Marcelli
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tdicolombia-blog · 5 years
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Papa ora por Colombia y por víctimas de naufragios en el Mediterráneo
Papa ora por Colombia y por víctimas de naufragios en el Mediterráneo
CIUDAD DEL VATICANO — 
El papa Francisco expresó el domingo su pesar por los recientes naufragios en el Mediterráneo en los que 170 migrantes perdieron la vida.
Uno de los sucesos ocurrió en las costas frente a Libia el 18 de enero cuando 117 migrantes fallecieron o resultaron desaparecidos, según la agencia de refugiados de la ONU. En el otro, unos días antes el Mediterráneo occidental, 53…
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adrisalomonm · 6 years
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LA HORA DE LA MISERICORDIA : ORA POR TODOS LOS  NIÑOS DEL MUNDO ENTERO. ORA POR LOS NIÑOS QUE SON EXPLOTADOS PARA SEXO, NARCOTRAFICO Y DELINCUENCIA. ORA POR EL CONTINENTE AFRICANO. ORA POR ESTOS PAÍSES:  GHANA, GUINEA, GUINEA BISAU, GUINEA ECUATORIAL, KENIA, LESOTO, LIBERIA, LIBIA, MADAGASCAR, MALAWI. CAMINA CON JESÚS. ORA POR ELLOS...
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corallorosso · 3 years
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E’ stato proclamato il lutto nazionale oggi in Afghanistan dopo che sabato pomeriggio l’ennesimo attentato stragista ha ucciso oltre 60 studenti, in maggioranza donne, in un liceo della capitale in un quartiere noto per la presenza di sciiti. I feriti sarebbero invece circa 150 e di molti corpi si cercano ancora i resti. La scelta dell’obiettivo (giovani donne) e il quartiere (Dasht-e-Barchi, con forte presenza sciita) fanno propendere per una lettura dell’attentato, non ancora rivendicato, di matrice jihadista e non talebana: non dunque la guerriglia che ha firmato l’accordo con gli Usa e che ora sta trattando col governo di Kabul tra alti e bassi. (...) Da che i colloqui di pace tra americani e Talebani hanno fissato una data per la partenza delle truppe straniere presenti in Afghanistan dal 2001 – data fissata a maggio e poi rinviata all’11 settembre – il Paese ha conosciuto una recrudescenza di attentati e azioni di guerriglia. Ma se tutto ciò serve ai Talebani per alzare il prezzo nella trattativa col governo di Kabul – tra rinvii, rimpalli e mezzi accordi – non sembra credibile che proprio alla vigilia della partenza dei kafir stranieri (per il contingente italiano si dice entro il 4 luglio) i Talebani decidano di fare uno scempio di giovani studenti sciiti sapendo bene che molte giovani ragazze frequentano la scuola. Più credibile che l’Isis miri a tentar di far credere di avere ancora forza sufficiente per far deragliare il processo di pace e che sia in grado di colpire come e dove vuole. Anche la non rivendicazione – così come, altre volte, la rivendicazione di qualsiasi azione – rientra in una strategia pianificata.Creare il caos anche giocando sul filo delle responsabilità. Sembrerà paradossale, ma l’Isis è in questo momento un nemico sia del governo di Kabul (come di quelli stranieri) sia dei Talebani stessi che hanno sempre avuto verso Daesh un atteggiamento di aperta condanna (essendo anch’esso un esercito di “stranieri”). (...) L’attentato di ieri sembra dire che se si potrà por fine alla grande guerra in Afghanistan, non sarà facile liberarsi dei cascami prodotti dallo stesso conflitto afgano o da quelli di altre regioni, dalla Libia alla Siria, dalla Cecenia all’Irak. Emanuele Giordana - Il Manifesto
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adrisalomonm · 6 years
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LA HORA DE LA MISERICORDIA : ORA POR TODA LA HUMANIDAD PARA QUE SEA DISUELTO EL ODIO, LA MENTIRA EL EGOÍSMO. ORA POR EL CONTINENTE AFRICANO. ORA POR ESTOS PAÍSES:GHANA, GUINEA, GUINEA BISAU, GUINEA ECUATORIAL,KENIA, LESOTO, LIBERIA, LIBIA, MADAGASCAR, MALAWI. CAMINA CON JESÚS. ORA POR ELLOS...
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