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elenaborghetti · 4 years
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LA NONVIOLENZA
https://www.ted.com/talks/jamila_raqib_the_secret_to_effective_nonviolent_resistance?utm_campaign=tedspread&utm_medium=referral&utm_source=tedcomshare
In questo Ted (conferenza), un’ esperta nell’ambito della non violenza spiega che la non violenza è molto più efficace della violenza, portando anche alcuni esempi, e come uomini che coinvolgono altri uomini possono opporsi al potere anche senza l’uso di armi. 
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elenaborghetti · 4 years
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LA FATTORIA DEGLI ANIMALI
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“Un futuro diverso. Sognarlo, non arrendersi e lottare per averlo. Perché la miseria può essere vinta, e le vessazioni sconfitte, bisogna crederci e lottare fino in fondo”
Queste sono le parole del Vecchio Maggiore, un maiale, nel ‘La fattoria degli animali” lui non vuole continuare a stare sotto le cattiverie del suo padrone e allora si pone come guida degli altri animali e prepara la folla e si ribellano al loro padrone. Con la sua penna descrive  il regime, l’allegoria della Rivoluzione russa che sfocerà nel potere dell’URSS di Stalin. Gli animali personificano i deboli, decidono di ribellarsi agli umani e si mobilitano per creare una vita migliore fatta di pace e uguaglianza.  Così, in poco tempo, riescono a cacciare l’uomo dalla fattoria, e alla parete vengono affissi Sette comandamenti tra cui chi va su due zampe è nemico oppure è nemico chi beve alcolici. Con questi comandamente gli animali vogliono evitare che ci sia un altro mostro come il loro vecchio padrone a comandarli.
Dopo aver cacciato colui che deteneva il potere, Orwell delinea un quadro anomalo. Perché la previsione di un futuro di uguaglianza e pace si spezza quando gli stessi maiali che avevano causato la rivoluzione, si impadroniscono del potere con la forza e diventano esattamente come i loro padroni riprendendo anche tutte le atrocità. E così i 7 comandamenti si trasformano in una legge unica:
‘Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri’. 
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Vi starete chiedendo come mai io abbia scelto proprio questo libro e che cos’ha in comune con il potere dei senza potere.
All’ inizio della storia noi possiamo chiaramente vedere il tema del “potere dei senza potere” seguendo le parole del Vecchio Maggiore, infatti gli animali, poveri di potere, si oppongono al loro proprietario, un uomo rozzo e crudele. Così gli animali sono liberi e felici. Ma in questo post volevo mostrare un’eccezione. Quando la libertà non viene mantenuta perché nell’uomo (rappresentato dagli animali) nessuno riuscirà mai a debellare il desiderio di potere. Quindi nonostante la vittoria iniziale la “La fattoria degli animali” è una metafora sull’uomo e sul potere ed evidenzia quanto il potere, se supera ogni impulso, possa diventare distruttivo. La fattoria degli animali è l’URSS, ma la metafora regge perfettamente per qualunque potere, persino per la democrazia. Con tutti i suoi limiti il ‘governo del popolò è tutto ciò che abbiamo e dobbiamo tenercelo stretto perché ci permette un grado di libertà che diamo per scontato, ma che così scontato non è.
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La fattoria degli animali: libro di George Orwell pubblicato nel 1945
Fonte: Centodieci
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elenaborghetti · 4 years
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LECH WALESA
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Lech Walesa nasce il 29 settembre del 1943 a Popowo in Polonia. Comincia a lavorare come meccanico. Si impiega come elettricista in una cantiere navale: la Leny Shipyard di Gdask. Nel 1968 si sposa con Danuta dalla quale non si separerà più. I due avranno otto figli. Il suo lavoro di elettricista lo porta a scontrarsi con la triste situazione che caratterizza la condizione dei lavoratori polacchi. Nel dicembre del 1970, assiste allo sciopero di Gdask durante il quale la polizia uccide un grande numero di dimostranti. Quando l'onda di proteste contro il regime comunista riinizia nel 1976 anche Walesa partecipa attivamente, e a causa del suo atteggiamento viene licenziato. Il 14 agosto del 1980, in occasione delle proteste per l'aumento del prezzo del cibo organizzate proprio dagli operai della Shipyard viene invitato ad unirsi a loro come capo del comitato incaricato della gestione dei negoziati con il capo dell'azienda. Lo sciopero si conclude con una vittoria degli operai che gli chiedono di continuare a lottare con loro per pura solidarietà, visto che ormai non è più un dipendente dell'azienda. Walesa accetta, e si mette a capo di un comitato che riunisce gli operai di diverse industrie. Il comitato avanza alcune richieste, come il diritto allo sciopero e alla libera unione sindacale. Viene indetto così lo sciopero generale. Per sedare il clima di rivolta, il governo organizza un incontro con il comitato, e il 31 agosto del 1980 viene firmato un accordo che sancisce il diritto dei lavoratori a riunirsi in associazioni libere e indipendenti. Ben dieci milioni di polacchi aderiscono al movimento sindacale che prende il nome di Solidarnosc che in polacco significa "solidarietà". A capo del movimento viene eletto proprio Lech Walesa. Il governo polacco impone però la legge marziale, molti dei capi vengono arrestati, tra questi vi è anche Walesa, incarcerato per circa un anno nei pressi del confine con la Russia. La detenzione termina il 14 novembre del 1982. Proprio in questi anni riceve il premio Nobel per la pace, in omaggio al grande lavoro fatto per consentire agli operai polacchi la conquista non violenta dei loro diritti. Temendo però che il suo allontanamento dalla Polonia possa provocare una forma di esilio involontario, il ritiro del Nobel è affidato alla moglie Danuta. Riesce a trasformare la sua organizzazione in una sorta di partito politico che raggiunge la maggioranza parlamentare nel 1989. Il 9 dicembre 1990 Walesa vince le elezioni e diventa il primo presidente della Polonia ad essere eletto direttamente dal popolo.  Durante il suo governo la Polonia vive un vero e proprio rivolgimento, passando da nazione satellite dell'Unione Sovietica a stato democratico con un sistema produttivo in continua crescita. Nonostante la sconfitta alle elezioni del 1995, Walesa continua la sua attività politica fondando un nuovo partito nel quale ricopre un ruolo minoritario.
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La visione del film realizzato da Andrzej Wajda e uscito nel 2013 mi ha colpito profondamente. Non solo per le stupende parole con cui Lech risponde alle domande dell’intervistatrice – Oriana Fallaci- ma soprattutto per il suo coraggio. Lui ha rischiato la sua vita giorno dopo giorno per ottenere libertà e giustizia e nella maggior parte dei casi lui non era direttamente coinvolto perché licenziato anni prima dal suo lavoro nel cantiere. Mi sorprende la sua convinzione e determinazione, lui da’ tutto se stesso. Usciva di casa con la convinzione di dover fare tutto ciò che poteva per il suo popolo e i suoi “seguaci”, non sapeva se la sera sarebbe tornato a casa dalla moglie e dai suoi figli – Rappresentato dall’ immagine di Lech che posava sul tavolo orologio e fede ogni volta che usciva e in caso non fosse tornato la moglie avrebbe dovuto venderli per comprare da mangiare- ma lui usciva comunque e lottava. Ammiro anche il coraggio della moglie eil suo continuo amore e supporto che gli dava. Credo sia duro per una donna vedere il proprio marito in costante pericolo e non poter far nulla per aiutarlo. Inoltre la ammiro per essere sempre rimasta a lui fedele, come diceva anche Lech nell’intervista, la lodava per essergli rimasto accanto anche quando sembrava che stesse cadendo tutto a pezzi.
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Fonte: Biografie Online
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elenaborghetti · 4 years
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ENES KANTER
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Il cestista dei Boston Celtics rappresenta la voce fuori dal coro lottando per democrazia e diritti umani. Pagata però a caro prezzo: minacce di morte, padre arrestato e divieto di tornare in patria: ''Mi vogliono morto, ma come posso restare in silenzio?'' 
La storia di Kanter, da anni schierato apertamente contro la politica di Erdogan, fa riflettere. Enes Kanter è un cestisita apolide, inizialmente turco, nato il 20 maggio 1992, ora militante nella squadra dei Boston Celtics.Il 17 luglio 2016 Kanter, all'indomani del fallimento del golpe militare in Turchia, attacca Erdogan sui social. Non solo: dimostra inoltre la sua vicinanza a Fethullah Gülen, prima allenato e poi acerrimo nemico del premier turco. Gesti che a Kanter costano carissimo e viene da quel momento dipinto come nemico del popolo turco. La polizia entra infatti nella sua abitazione di Istanbul, requisendo tutti gli apparecchi elettronici, annullando i passaporti e negando di fatto ogni tipo di comunicazione con gli Usa. Il fratello minore Kerem, anche lui cestista, è costretto a trasferirsi in Spagna mentre il padre, dopo 5 giorni di carcere, scrive una lettera a Erdogan in cui disconosce il figlio maggiore:
 "Enes non potrà più portare il nostro nome perché lo sta infangando contro la Turchia. Con profonda vergogna mi scuso con il nostro presidente e con tutto il popolo turco per avere un figlio del genere".
 Tutto questo però non ferma Kanter, anzi. Nel 2017 il gigante turco torna ad attaccare Erdogan, definito "l'Hitler del 21° secolo". L'estate dello stesso anno, mentre si trova in Indonesia (paese vicino alla Turchia), è costretto a fuggire all'aeroporto perché ricercato dalle autorità locali. Riesce ad atterrare a Bucarest dove scopre che il suo paese ha emesso un mandato di cattura internazionale, annullandogli la cittadinanza (diventa dunque apolide). Riesce per sua fortuna a rientrare negli Stati Uniti. Intanto in Turchia chi mostra simpatia verso Enes fa una brutta fine: diversi tifosi che avevano ricevuto alcuni suoi regali vengono perquisiti, un dentista che aveva un suo poster nello studio viene arrestato, stessa sorte per un fan che lo aveva votato su internet per l'All Star Game. E, a proposito di arresto, nel giugno 2018 il padre viene condannato a 15 anni di. Un esempio recente è avvenuto qualche giorno fa a Boston, conclusa la preghiera del venerdì insieme al compagno di squadra Tako Fall, è stato aggredito e minacciato da uomini di fede islamica, al grido di "traditore". Enes però non ha alcuna voglia di gettare la spugna e lo dichiara in una lettera scritta al Boston Globe:
 "Più crescono le pressioni intorno a me e più alzo la voce. Come posso restare in silenzio? Ci sono decine di migliaia di persone in prigione in Turchia, tra cui professori, dottori, giudici, avvocati, giornalisti e attivisti. Rinchiusi perché hanno detto di non essere d'accordo con Erdogan. Centinaia di bambini stanno crescendo in celle strette e anguste al fianco delle loro madri. Democrazia vuol dire avere la libertà di parlare. Starei marcendo in galera se fossi tornato in Turchia. Restare lontano dalla mia famiglia è un sacrificio enorme, una sfida complicata da vincere. Ma le cose buone non ti vengono mai regalate, non sono mai semplici da conquistare. Mai".
E poi lo sfogo su twitter:
 "Non vedo e non parlo con i miei genitori da 5 anni. Hanno imprigionato mio padre. I miei fratelli non riescono a trovare lavoro. Il mio passaporto è revocato. E' stato emesso un mandato di arresto internazionale. La mia famiglia non può lasciare il Paese. Ogni giorno ricevo minacce di morte. Sono attaccato, molestato. Hanno cercato di rapirmi in Indonesia. LA LIBERTA' NON E' GRATUITA".
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Inoltre Kanter non può non ringraziare la NBA e ll’america per tutto quello che sta facendo per lui
“Sono grato dell’opportunità che mi è stata data di poter vivere negli USA - prosegue - questa nazione mi ha dato tantissimo, sin da quando sono sbarcato qui da ragazzo. Per questo mi sento in dovere di dover restituire qualcosa alla comunità. Per tutta l’estate ho girato in lungo e in largo: 50 camp di pallacanestro in 30 stati federali, provando a trasmettere messaggi positivi ai ragazzi. Il basket è la mia via di fuga, il posto in cui tutti continuano a essere gentili e riconoscenti nei miei confronti. Devo ringraziare tutti, compresi i politici, i giornalisti, gli attivisti e i tifosi che mi danno forza in questo periodo complicato. Mi spingono ad andare avanti, mi danno una carica in più anche quando scendo in campo. Ho la fortuna di essere sotto i riflettori e di sfruttare questa piattaforma per promuovere i diritti umani, la democrazia e la libertà personale. È una cosa molto più importante del pallacanestro. Essere il portavoce di questi ideali per un turco vuol dire rischiare la prigione e la violenza da parte dei militari. Mi hanno chiamato terrorista, hanno chiesto all’Interpol di arrestarmi. Starei marcendo in galera se fossi tornato in Turchia. Restare lontano dalla mia famiglia è un sacrificio enorme, una sfida complicata da vincere. Ma le cose buone non ti vengono mai regalate, non sono mai semplici da conquistare. Mai”
Lui, un giovane ragazzo che si oppone con tutte le sue opprtunità ad una finta democrazia che ha arrestato tutta la sua famiglia e ha reso la sua vita un inferno. Magari un giorno qualcun altro avrà il coraggio di ribellarsi, ma per ora resta in solitaria nella speranza che arrivi qualcuno in suo soccorso. 
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Le sue partite e i video trasmessi dall’nba in Turchia sono censurati per coprire l’immagine di Kanter, considerato come un uomo non degno di essere rappresentato.
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Fonte: Sky sport
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elenaborghetti · 4 years
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FRANCA VIOLA
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Il 9 gennaio Franca Viola, considerata la prima donna italiana a rifiutare il “matrimonio riparatore”, nel 1966, ha compiuto 70 anni. Da decenni Viola è considerata un esempio di emancipazione da molte donne italiane. Ottiene l’8 marzo 2014 l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal presidente Giorgio Napolitano. 
Franca Viola nasce nel 1947 da una famiglia di mezzadri. All’età di quindici anni, con i, Franca si fidanza con Filippo Melodia, nipote di un noto mafioso locale e membro di una famiglia benestante. Dato che Filippo viene accusato di furto e appartenenza a banda mafiosa, il padre di Franca decide di rompere il fidanzamento. Il giovane appena uscito di prigione va alla ricerca di Viola. Rivolge Minacce di tipo mafioso al padre di Franca, al quale viene bruciata la casetta di campagna, distrutto il vigneto. Bernardo Viola viene persino minacciato con una pistola, ma nessuno di questi strumenti lo spaventa abbastanza da fargli “mollare” la custodia della figlia. Il 26 dicembre 1965 il Melodia, con la sua banda di amici, si ripresenta a casa Viola e, dopo aver distrutto tutto e gravemente malmenato la madre, si porta via Franca e il fratellino che le si è aggrappato alle gambe nel tentativo di proteggerla. Il fratellino viene rispedito a casa, Franca viene tenuta prigioniera prima in un caseggiato isolato e poi in casa della sorella del Melodia.
“Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza”,
La polizia riesce poi a liberare la giovane. Il Melodia viene arrestato con i suoi complici, ma pensa di scamparla con la legge del “matrimonio riparatore”, scagionava il rapitore che sposava la propria vittima.
Franca però rifiuta di sposarsi dando quindi avvio al processo, che si svolge nel dicembre del 1966. L’attenzione di tutta la stampa locale e nazionale è altissima, sia perché è la prima volta che una donna sceglie di dichiararsi “svergognata” e sfidare le arcaiche regole di un “onore” presunto e patriarcale, sia perché in questa vicenda c’è la possibilità di condannare il potere mafioso. Il prezzo da pagare era altissimo: minacce, ricatti, l’opinione pubblica ostile, con polizia fuori da casa giorno e notte e nessuna possibilità di lavoro per il padre. Franca nonostante tutto continuava a sostenere:
“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”.
Trasportata da Alcamo a Trapani dalla polizia, Franca si presenta con grande coraggio a tutte le udienze. Il Melodia tenta di infangarla, raccontando che i loro primi rapporti risalivano al luglio del ”63, epoca del loro fidanzamento. Dai legali del Melodia viene persino avanzata richiesta – fortunatamente respinta – di una perizia per accertare quando fosse avvenuta la deflorazione della ragazza. Il processo si conclude con la condanna ad 11 anni per il Melodia ed i suoi complici.
“Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. È una grazia vera, perché se non hai paura di morire muori una volta sola.”
Franca si sposa il 4 dicembre del 1968 con Giuseppe Ruisi. Durante il processo il Melodia l’aveva minacciata, dicendole che se avesse sposato quell’uomo lo avrebbe ammazzato. Loro si sposano lo stesso: la cerimonia è annunciata per le 10. Franca vuole un matrimonio in piena regola, le partecipazioni, l’abito bianco, i fiori in chiesa, il ricevimento.
Oggi Franca vive ancora ad Alcamo, ha tre figli.
“È arrivato il momento in cui ho dovuto dirglielo. Sergio era in prima media. La sua insegnante un giorno disse in classe ‘Fra qualche anno nelle antologie ci sarà anche la storia della mamma di Sergio’”
Una donna, senza potere, senza alternativa se non quella di opporsi al potere mafioso, ha rischiato la sua vita e la vita dei suoi familiari, ma alla fine ha vinto e ha ottenuto la vita che si meritava fin dall’inizio.
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Fonte: Enciclopedia delle donne
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elenaborghetti · 4 years
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BOSTON TEA PARTY
In 1773 king George II imposed new taxes to reduce the public debt caused by Seven Years’ war. The king intorduce new taxes on corn, paper and tea. This taxes caused protest in the American Colonies. The english parliament respondend to the protest and abolished taxes some of them, but on tea remained. By the 1770s colonies became resentful of Britain. American colonies think that they should only pay taxes approved by theri local governament. In 1773 the American Colonies organised a revolt against taxes, and at the Boston Tea party they threw the British tea into the harbour. The rebels declered that the taxes were unjust and they say “ no  taxtation withoout rapresentation”. This was the first step for the Indipendence. This episode represent the power of the powerless because a group of simple people organaized ribellion against the power, represent by Britain, and at the end they conquered the most important thing: THE INDEPENDENCE.
Fonte: Performer Heritage 1
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elenaborghetti · 4 years
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ANTIGONE
Quando si parla del mito di Antigone si ricorda la storia di una ragazza che da sola ebbe il coraggio di contrastare leggi dello Stato da lei ritenute ingiuste. Antigone è da sempre considerata il simbolo della lotta contro il potere, della ribellione romantica e solitaria contro il dominio ingiusto di un tiranno senza limiti. La vicenda di Antigone si sviluppa come dopo l'assedio di Tebe, il cui imperatore era il padre Edipo. Morto Edipo, ci furono delle contese per la successione al trono: quale dei due figli del re, che si chiamavano Eteocle e Polinice avrebbe preso il controllo della città? Secondo diversi racconti, il trono spettava di diritto ad Eteocle, il quale divenne quindi re di Tebe. Polinice non accettò questa decisione e così si rifugiò ad Argo, la città storicamente rivale di Tebe. Sposò la figlia del re e si fece promettere, come regalo di nozze, la riconquista della città di Tebe. Tebe aveva sette porte e così furono scelti sette valorosi condottieri per conquistarla. Nonostante gli sforzi dei valorosi eroi di Argo, Tebe riuscì a sopravvivere. I due fratelli rivali, Eteocle e Polinice, si uccisero a vicenda davanti alla settima porta, così come li aveva maledetti lil padre Edipo. Dopo la morte di Eteocle a Tebe prese il potere un altro re di nome Creonte. Per vendicare l’affronto fatto alla città da parte di Polinice, Creonte emanò un editto secondo il quale il corpo del traditore sarebbe dovuto rimanere insepolto, sotto il sole cocente, ed essere sbranato dalle bestie. La violazione dell’editto con la con la morte. Oltre ad essere un oltraggio, la mancata sepoltura significava per il mondo greco l’impossibilità di accedere al mondo dei morti, quindi di mettere in pace la propria anima.
È a questo punto che entra in scena Antigone, una delle figlie di Edipo, nonché sorella di Polinice. Antigone, violando le prescrizioni contenute nell’editto, diede una parziale sepoltura al cadavere. Parziale perché lo ricopri di terra senza sotterrarlo del tutto ma tanto bastava perché le norme si ritenessero violate. Non poteva sopportare che il proprio fratello non ricevesse una degna sepoltura, che il suo corpo rimanesse per terra, arroventato dal sole e sbranato a pezzi da uccelli e cani. La notizia della sepoltura del corpo giunse al re e, per capire chi fosse il responsabile, il cadavere fu nuovamente messo allo scoperto; le guardie di Creonte si appostarono nelle vicinanze e con sorpresa colsero Antigone sul fatto, mentre stava ricoprendo un’altra volta il cadavere con terra ed acqua. Nessuno si aspettava che fosse proprio lei, una donna giovane, la responsabile del misfatto. La ragazza fu così portata davanti al cospetto del re che era suo zio. Interrogata, rispose ammettendo senza esitazioni la propria colpevolezza. Tuttavia, confessò di averlo fatto perché l’editto del re, che vietava la sepoltura del fratello, a suo giudizio andava contro a quei principi espressi da leggi non scritte ma naturali che accompagnano l’uomo da sempre.
Nessuna legge umana poteva, secondo Antigone, contrariare questi principi, nemmeno un editto dell’ente massimo, ossia del re. Nessuno quindi poteva impedire la sepoltura di un corpo, nemmeno se apparteneva ad un traditore; e soprattutto nessuno poteva vietare ad una sorella di seppellire il proprio fratello. 
“Non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte ed incontrollabili degli dei. Infatti, queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero…non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore” 
Dopo queste parole Antigone fu imprigionata e lasciata morire in carcere. Per lei infatti, non fu applicata la pena di morte perché nessuno ebbe il coraggio di ucciderla. Presto diventò il simbolo della ribellione contro le leggi ingiuste, che non rispettano principi civili e non scritti che sono presenti da sempre, da quando l’essere umano è comparso sulla terra. Rappresenta quindi perfettamente il potere dei senza potere.
Fonti in parte prese da SoloLibri
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elenaborghetti · 4 years
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LA PICCOLA CONTESTATRICE
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MAFALDA è una bambina piccola e paffutella , di circa 6 anni, dalla folta capigliatura crespa e nera domata da un vistoso fiocco per capelli. All’inizio degli anni settanta per le strade di Buenos Aires ci si poteva imbattere in un manifesto preso da uno dei fumetti di Quino in cui Mafalda, indicando il manganello di un poliziotto, spiegava: 
“Questo è il bastoncino per ammaccare le ideologie”.
 Quando Quino iniziò a lavorare al personaggio di Mafalda non avrebbe certo immaginato che di lì a pochi anni la sua creatura avrebbe finito con l’incarnare a lo spirito contestatario di un’intera epoca. A volte Mafalda punta il dito e denuncia la società dei grandi, altre volte alla società dei grandi fa il verso, mettendone in evidenza gli aspetti ridicoli e grotteschi, altre volte ancora dà vita a una vera e propria lotta di classe, come nel caso della guerra domestica contro gli adulti, la classe dirigente, per l’abolizione della minestra, simbolo di un’oppressione dispotica e militare e anche simbolo che comunque la accomuna agli altri bambini. La famiglia di Mafalda e quelle dei suoi amici rappresentano le storture e le contraddizioni di una società benestante nella quale dominano il disimpegno politico, l’individualismo e il conservatorismo. A partire da tale contesto Quino ha creato un efficacissimo gruppetto di bambini che sono riflesso del pianeta degli adulti in tutte le sue sfaccettature: Manolito è il figlio di un immigrato spagnolo dedito al denaro e in modo fanatico alla sua piccola attività commerciale; Susanita è la perfetta rappresentazione della madre, una donna conformista, reazionaria i cui unici valori sono la famiglia e l’arrampicata sociale; Felipe rappresenta la modernità per eccellenza, simbolo dell’individualismo e sempre travolto da dubbi, incarna le insicurezze della vita contemporanea ; Miguelito, lo stralunato sognatore che ci sorpende ogni tanto per la sua aggressività, è nipote di un immigrato italiano che vive nel mito nostalgico di Mussolini e che auspica il ritorno di un potere forte e autoritario; Libertà, l’ultima arrivata, è figlia di una coppia di giovani progressisti, dei quali rispecchia, a partire dal nome, una ideologia che si nutre di incoerenze e luoghi comuni e che, nella bimba, spesso si traduce in pura strafottenza. In questa cornice Mafalda non viene capita: come spesso le fanno notare, non si occupa di cose della sua età. Attraverso le domande della bimba, Quino racconta il mondo che in quegli anni stava cambiando in modo frenetico. Con la morte di Person, presidente argentino, la situazione scivola di mano tanto che vengono creati dei manifesti in difesa della repressione della polizia contro gli studenti che, ribaltando completamente il senso del poster che circolava solo pochi anni prima, mostravano Manolito indicare il manganello del poliziotto e dire: 
“Vedi, Mafalda? Grazie a questo bastoncino oggi puoi andare a scuola”. 
Di fronte a questo clima politico la piccola non può restare in silenzio. Il dissenso espresso attraverso la satira a fumetti riesce a raggiungere milioni di persone in modo immediato ed efficace, pertanto era severamente represso dal regime. Nei decenni successivi Quino continuò a dedicarsi alla satira con la sua polemica, disegnando per giornali e riviste di diversi paesi migliaia vignette, poi raccolte in volumi diffusi in tutto il mondo. La sua critica continua a non risparmiare nessuno e prende di mira i burocrati, le istituzioni, la politica, l’imperialismo, le ideologie, le leggi economiche, l’esercito, i sistemi educativi, la sanità pubblica e molti altri aspetti di un mondo che continua a funzionare male. L’orizzonte di Quino è l’umanità nel suo complesso ed è proprio questo aspetto che rende il suo umorismo immune al tempo e allo spazio. Rappresenta il potere dei senza potere perché l’artista Quino, attraverso una bambina capricciosa e curiosa, riesce a mostrare tutti i lati peggiori della società e li contesta cercando di far allargare lo sguardo di coloro che leggono i suoi fumetti.
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Fonte:Elogioallafollia.altervista
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elenaborghetti · 4 years
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DENUNCIA SOCIALE
Il naturalismo e il verismo sono due “movimenti” che si sviluppano rispettivamente in Francia e Italia. Sono secondo me inclusi nell’argomento del potere dei senza potere perché i letterati che si uniscono a questi movimenti compiono degli atti di denuncia sociale con le loro opere. Il loro scopo era quello di denunciare alle classi più elevate la situazione critica dei ceti minori, in particolare in un periodo in cui gli uomini sono interessati più al profitto che alla condizione dell’uomo. Nel naturalismo ricordiamo in particolare Emile Zola, che nei suoi romanzi inserisce sempre un tono di polemica contro l’avidità dei ceti dirigenti e contro l’ottusità della piccola borghesia. Mostra nelle sue opere anche gli aspetti più ripugnanti della classe minore senza idealizzare nulla proprio per spingere la classe dell’alta borghesia a migliorare la loro condizione. Zola si avvicina ad un socialismo umanitario. 
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I veristi invece, tra cui ricordiamo Giovanni Verga, che nascono nell’Italia settentrionale, non vengono considerati in realtà come un movimento a causa della distanza geografica e dalla differenza di stili. Loro vogliono invece rappresentare una realtà emarginata delle province e delle regioni del sud, molto meno sviluppato del nord. Verismo nasce con l’esigenza di mostrare ambienti e situazioni locali. La loro non è del tutto una denuncia sociale perché rispetto ai naturalisti hanno una visione più fatalistica e non credono che le autorità politiche rivolvano il problema.
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Loro vogliono mostrare le pessime condizioni di vita dei più poveri. Loro non ottengono nulla difendendo i più poveri. Loro non ottengono nulla denunciando la situazione. Loro non ottengono nulla a mostrare la doppia faccia dell’Italia e della Francia. Loro vogliono salvare la loro patria.
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elenaborghetti · 4 years
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STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
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Gennaio 1938 Liesel Meminger è una bambina di nove anni, dopo la morte del fratellino e la fuga della madre a causa delle persecuzioni naziste viene adottata dai coniugi Hans e Rosa Hubermann.
Liesel non sa né leggere né scrivere, ma grazie alla gentilezza di Hans scoprirà il suo più grande amore: i libri. Ma come gli amori più tormentati, anche quello di Liesel è destinato a enormi sofferenze. Nel momento in cui scopre una delle più grandi meraviglie della civiltà, la ragazzina assiste anche ad uno dei peggior orrori. Per celebrare il Führer e i suoi ideali, nella piazza della città vengono organizzati falò di libri per compiere l'eliminazione di tutte quelle opere che sono considerate perverse e "sbagliate" dai principi nazisti. Quando Liesel raccoglie e nasconde l'unico libro salvatosi dal falò, il suo compito appare chiaro nella sua mente innocente.
 Rubare i libri per salvarli dall'uomo.
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Il potere delle parole diventa ancora più importante per la piccola protagonista quando i suoi genitori adottivi nascondono in casa un giovane ricercato dai Nazisti, Max. Con il ragazzo Liesel condivide l'amore per la scrittura che la spronerà, alla fine, a non arrendersi con la sua missione fino a salvargli la vita.
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In questa storia di fantasia vediamo una realtà che è stata per lunghi anni nascosta agli occhi del potere. Come Liesel ,che si oppone inizialmente al potere salvando una cosa semplice come i libri, questa ribellione diventerà evidente quando lei e la sua famiglia proteggeranno un ebreo durante la persecuzione raziale.
Questo fenomeno era in realtà diffuso in Germania dove tantissime famiglie durante il periodo nazista hanno deciso di rischiare la loro vita nascondendo dei rifugiati nella speranza di salvargli la vita.
E’ particolare inoltre come l’autore abbia scelto di utilizzare la morte come narratore, secondo me proprio per indicare il vero protagonista del periodo nazista e della seconda guerra mondiale. Colui che viveva all’interno di ogni campo di concentramento e di ogni scontro.
Uscito nel 2005, Storia di una ladra di libri (The Book Thief, in inglese) è il best-seller internazionale, vincitore di numerosi premi letterari, dell'australiano Markus  Zusak. Nel 2013, la storia che ha commosso il mondo è diventata anche un film del britannico Brian Percival con Sophie Nélisse, Geoffrey Rush e Emily Watson.
  Rudy: Stai rubando libri? Perchè?
 Liesel: Se la vita ti ruba qualcosa, a volte devi riprendertela...”
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elenaborghetti · 4 years
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LA REGINA IN BIANCO DEL SUDAN
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Alaa Salah, 22 anni, studentessa di ingegneria e architettura dell’International University of Khartoum. A Khartoum tutti gli occhi sono per lei. Lunghi capelli nascosti dal velo, tunica bianca e pendenti d'oro. Alaa Salah è diventata la ragazza simbolo delle proteste in Sudan contro il presidente Omar al-Bashir, al potere da 30 anni. E’ stata immortalata in un'immagine che ha fatto il giro del mondo, diventando l'ultima speranza per il popolo sudanese"
“Sono contenta che la mia foto abbia permesso alle persone di tutto il mondo di conoscere la rivoluzione in Sudan” - ha spiegato Alaa -.”Dall'inizio delle proteste sono uscita ogni giorno e ho partecipato alle manifestazioni perché i miei genitori mi hanno insegnato ad amare il nostro Paese".
L’ ondata di proteste contro il governo trentennale di Omar al-Bashir è iniziata a dicembre, ma si è intensificata nel fine settimana quando un'enorme folla si è radunata di fronte a un complesso militare nel centro di Khartoum. Alaa ha spiegato di non appartenere a fazioni politiche ma di essere scesa in strada con l'obiettivo di lottare per un Sudan migliore. 
"Il nostro Paese è al di sopra di ogni partito politico e di ogni divisione settaria", ha affermato la giovane.
Ritratta in piedi sul tettuccio di un'auto, Alaa ha incitato la folla entusiasta. Alaa dice:"Quel giorno ero stata a 10 diversi incontri e avevo appena letto un poema rivoluzionario". La gente era ipnotizzata. "All'inizio ho trovato un gruppo di sei donne e ho iniziato a cantare, loro hanno iniziato a cantare con me". 
E' stata una frase, in particolare, a catturare l'attenzione della folla: 
"Il proiettile non uccide. Ciò che uccide è il silenzio delle persone”
KANDAKA, così si chiamano le coraggiose rivoluzionarie del Sudan. L’appellativo Kandake, in lingua kushitica, è assegnato alle donne forti, alle manifestanti, usato per rievocare le grandi regine del regno di Kush nell’antico Sudan. E Alaa stessa, per tutto il mondo, ora, è la giovane regina vestita di thobe, bianco abito tradizionale di cotone, tessuto che, non a caso, rappresenta una delle maggiori esportazioni del Sudan, . E’ la Kandaka che innalza il dito al cielo come monito e canta un poema rivoluzionario.'Kandara', la regina nubiana che governava gran parte dell'attuale Sudan moderno più di 3.000 anni fa e che  adesso rappresenta, con fierezza, tutte le donne che vogliono istruirsi, che non si piegano alla repressione, al governo, e che non accettano più di sottomettersi.
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Fonte:Adnkronos
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elenaborghetti · 4 years
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FALCONE E BORSELLINO
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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono ora inseparabili nella nostra memoria. EROI come accade per chi diventa simbolo contro la propria volontà, eroi soltanto per aver voluto esercitare il diritto di affermare le proprie idee, per aver rifiutato la via facile.
Hanno sfidato il mostro più cattivo d’Italia: la mafia. Lo hanno fatto da soli, con le armi della loro intelligenza, senza superpoteri. Alla fine, non ce l’hanno fatta, sono stati uccisi ma nessuno ha più dimenticato la loro missione speciale.
Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano due magistrati, due uomini che negli anni Ottanta quando ancora non si conosceva nulla della mafia hanno scoperto i segreti di questa organizzazione.
Fondarono un “pool” nel 1985 contro la mafia grazie al quale riuscirono a catturare centinaia di mafiosi condannati nell’ormai famoso maxiprocesso concluso il 30 gennaio 1992.
Ma la mafia non dimentica.
Anzi da quel momento preparò la sua vendetta: uccidere Falcone e Borsellino.
Come da consuetudine, Giovanni Falcone parte da Roma per tornare a casa. Alle 16.45 è all’aeroporto di Ciampino, il volo atterra a Punta Raisi cinquantatré minuti dopo. Allo scalo ci sono tre autovetture ad attenderlo: tre Fiat Croma, una marrone, una bianca e una azzurra, del gruppo di scorta della Polizia di Stato
Le auto lasciano l’aeroporto alla volta di Palermo e alcune telefonate avvisano i sicari, che hanno già sistemato l’esplosivo per la strage. Il centro città è a soli sette chilometri. La situazione è tranquilla, gli agenti non attivano nemmeno le sirene. Sono gli ultimi atti della vita delle vittime della strage. Otto minuti dopo, alle ore 17.58, al chilometro 5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo, posizionata in un tunnel scavato sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci, nel comune di Isola delle Femmine, viene azionata tramite un telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina
 Falcone e la moglie nel violento impatto, vengono scaraventati contro il parabrezza dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione Giovanni Falcone muore a causa della gravità del trauma cranico e delle lesioni interne. La moglie Francesca Morvillo muore poche ore dopo.
Falcone muore il 23 maggio 1992
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Il lavoro cominciato a Capaci, sulla strada che porta dall’aeroporto alla città, fu completato a Palermo, cinquantasette giorni dopo, in via Mariano d’Amelio. Dopo Giovanni Falcone toccò a Paolo Borsellino “Ora tocca a me” diceva. E aveva iniziato una corsa contro il tempo per scoprire chi aveva ucciso Giovanni. Voleva arrivare a qualche risultato prima che gli assassini arrivassero a lui. Lavorava senza sosta, scriveva ossessivamente su un’agenda rossa, dalla quale non si separava mai. Quell’agenda, scomparsa dalla sua 24 ore pochi minuti dopo la strage. Paolo Borsellino, il giudice antimafia, si era recato in visita alla madre quando nel breve tratto tra le auto della scorta ed il portone una vecchia Fiat 126 imbottita di esplosivo, innescata a distanza, cancellava la vita del giudice palermitano e della sua scorta.
Borsellino muore il 19 luglio 1992
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Fonte: Tribunale di Teramo
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elenaborghetti · 4 years
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JERZY POPIELUZSKO
COMBATTO IL PECCATO, NON LE VITTIME
Jerzy era un sacerdote nato il 14 settembre 1947 a Okopy in Polonia, visse durante il regime comunista polacco. Jerzy viene considerato un personaggio scomodo nella storia polacca. Tutto iniziò nel 1980 quando l’elettricista Lech Walesa crea il sindacato indipendente autogestito. Raccolse in breve tempo circa dieci milioni di iscritti. Jerzy entrò direttamente a contatto con questa lotta al regime comunista quando il 28 agosto 1980 il cardinale Stefan Wyszy invia il cardinale Popieluszko nel luogo della rivolta perché gli operai in sciopero avevano richiesto un sacerdote per celebrare la messa. Nel 1980 il rapporto tra il cristianesimo e le manifestazioni politiche era fortissimo. Emblematiche sono le immagini della Madonna Nera di Czestochowa e le fotografie di Giovanni Paolo II che vennero affisse sui cancelli dei cantieri di Danzica durante lo sciopero.
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Nel 1982 don Popieluszko inizia ad organizzare insieme agli operai una messa al mese per la patria, caratterizzata da preghiere per la Polonia che si univano a poesie e canzoni patriottiche, che radunavano centinaia di persone.
“Per chiedere assieme al popolo la pace della patria e la protezione di Dio sulla nazione”
La sua principale lotta al potere avviene tramite le sue omelie. L'esperienza dell'agosto 1980, in cui si erano svolti quegli scioperi che avevano legittimato l'affermazione di una prima organizzazione politica indipendente, era ben presente in molte omelie di don Jerzy.
 «Le speranze dell'agosto 1980 continuano a vivere» affermò nell'agosto 1984 «e noi abbiamo il dovere morale di custodirle in noi e di sostenerle coraggiosamente nei nostri fratelli. Bisogna liberarsi dalla paura che paralizza e rende schiavi le menti e i cuori degli uomini». nelle sue omelie continuava a evidenziare il nesso tra la nazione politica e il cristianesimo. Dicendo che Fin dalle origini — scrive il sacerdote — la cultura polacca porta in sé l'evidente impronta del cristianesimo» e per questo «non si possono tagliare le radici del nostro più che millenario passato: un albero senza radici cade al suolo, e in questi ultimi decenni gli esempi sono stati molti». Il suo ruolo nella protesta comincia a farsi evidente negli occhi del regime polacco. Nel 1982 il 30 agosto arriva a Varsavia una lettera minacciosa per il sacerdote dicendo che Jerzy stava diventando la figura di un pericoloso turbatore dell’ordine pubblico. La lettera indicò l’inizio della persecuzione nei confronti del sacerdote. Dopo ormai molti episodi di ribellione al governo il regime decide di risolvere il problema in maniera violenta, classica del regime comunista. Il 19 ottobre 1984 Jerzy venne rapito e ucciso da tre ufficiali polacchi.
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Lui è uno dei personaggi che incarnano perfettamente il tema del potere sei senza potere. Infatti, era un sacerdote che non possedeva nulla se non la sua fede, eppure decide di affiancarsi agli operai in sciopero per combattere lo stesso governo che voleva distruggere la fede, l’unica cosa che possedeva.
Fonte: Ilcattolico.it
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elenaborghetti · 4 years
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DARIO FO
La voce dei piccoli. Dario Fo era un drammaturgo, attore e regista. Rappresenta il potere dei senza potere perchè con i suoi spettacoli riesce a denunciare i problemi che accomunano la società e a ridicolizzare il potere con la sua abilità rappresentata da gesti e dalla sua voce.
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Per comprendere meglio il suo teatro possiamo metterlo a confronto con altre due correnti che sono: la commedia dell’arte e il teatro naturalista.
La commedia dell’arte è nata in Italia nel sedicesimo secolo ed è rimasta popolare fino alla metà del diciottesimo secolo. Non si tratta di un genere di rappresentazione teatrale ma di una diversa modalità di riproduzione degli spettacoli. Infatti venivano rappresentate vicende ispirate alla realtà quotidiana, arricchite con numeri acrobatici, danze e canti. Per gli spettacoli gli attori utilizzavano semplici palchi all'aperto o luoghi più convenzionali per spettacoli. Le rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma su dei canovacci anche detti scenari. Le commedie avevano personaggi dai caratteri stereotipati, un'esagerata gestualità, dialoghi basati sull'improvvisazione, interludi musicali e buffonerie. Vi erano 'tipi fissi', cioè personaggi che tornavano da uno spettacolo all'altro (come Arlecchino, il Capitano, Brighella ecc.); alcuni dei personaggi portavano sul volto maschere di cuoio e sulla scena si intrecciavano dialetti e lingue differenti.
 Mentre Il teatro naturalista nasce nella seconda metà del 1800, fu influenzato dal realismo e naturalismo quindi caratterizzato dallo stile enfatico della recitazione che affermava la necessità di dare anche in teatro un quadro autentico del mondo in tutti i suoi aspetti, compresi quelli più quotidiani e sgradevoli. Era un tipo di teatro che tenta di creare una perfetta illusione di realtà attraverso una serie di strategie drammatiche e teatrali: linguaggio quotidiano; una laica visione del mondo; un focus esclusivo su argomenti che sono contemporanei e indigeni, un ampliamento della gamma sociale dei personaggi ritratti ( da aristocratici del dramma classico , verso borghese e alla fine i protagonisti della classe operaia). I personaggi dovevano essere carnali e sanguigni; la loro motivazione e le loro azioni dovevano essere messe a nudo nella loro ereditarietà e nell'ambiente. La presentazione di un lavoro naturalistico, in termini di impostazione e prestazioni, doveva essere realistico e non appariscente o teatrale. Le idee darwiniane pervadono i lavori naturalistici, in particolare nel determinare l'influenza dell'ambiente sul personaggio e come motivazione del suo comportamento.
Nel teatro di Dario Fo troviamo sia un’unione di entrambi questi due movimenti ma anche delle differenze tra loro.  In generale comunque Fo rappresentava i comportamenti umani raccontando storie. Si mostra come un giullare, un personaggio ingombrante che conquistava il pubblico con un linguaggio scenico (il grammelot) che non si fonda sull’articolazione di parole ma riproduce alcune proprietà del sistema fonetico, il che fa sembrare che il giullare faccia un discorso quando in realtà è una sequenza rapida di suoni. Con la figura del giullare fo vuole proprio mostrare l’umanità in tutte le sue sfaccettature, fo occupò tutta la sua vita a indagare ogni aspetto della realtà e spesso e volentieri lo mette in scena ridicolizzandolo, proprio appunto come facevano i giullari medievali alla corte del signore. Lui utilizza la satira (un genere di composizione poetica a carattere moralistico o comico) che mette in risalto costumi o atteggiamenti comuni alla generalità degli uomini. Con la satira riesce a mostrare aspetti dell’uomo ma anche a bilanciare argomenti piuttosto complicati che vanno dalla storia, alla politica, attraverso una semplicità d’espressione. Il teatro di fo è anche un’innovazione perché lui non rappresenta un personaggio sulla scena ma racconta una storia al pubblico; e Fo è un mago nel rendere unica la storia che racconta, proprio come un giullare in piazza. Lui crea la scena semplicemente con il suo corpo e con la sua gestualità, non indossa maschere, non indossa costumi, trucca e non ha scenografia. Con la sola forza del gesto l’attore riesce a evocare oggetti, ambienti e situazioni. La parola unita al gesto permette a fo di interpretare più di un personaggio sulla scena alla volta e in diversi contesti. Non essendoci un’identificazione completa dell’attore con il personaggio fo riesce non solo a raccontare qualcosa ma anche a fornire gli spettatori un’interpretazione del brano. La sua recitazione è quindi straniata e partecipata allo stesso tempo. Le introduzioni delle sue opere servono all’attore anche per instaurare un rapporto dialettico con il pubblico, riesce infatti a rendere lo spettacolo un dialogo diretto tra palco e platea, togliendo inoltre le vesti del teatro leggero al quale erano abituati gli spettatori. Infine, i prologhi hanno una funzione esegetica cioè espositivo e interpretativo spiegando ciò che sta per accadere, inoltre i suoi monologhi non sono sempre di facile comprensione alla platea.
 https://www.youtube.com/watch?v=D5vwrEmX5eA&feature=youtu.be
Fo inoltre scrisse un libro chiamato nuovo manuale minimo dell’attore durante la pubblicizzazione di questo libro in un’intervista elenca le 5 regole base per diventare buoni attori secondo la sua opinione:
·        Conoscere tutti i mestieri del teatro. Bisogna sapere tutto quello che succede durante la rappresentazione come gli ha insegnato Strehler (regista e direttore artistico italiano), infatti Fo si è reso conto che il professore non lasciava perdere nulla, dalle luci alle scenografie.
·        Rompere la quarta parete. Fo credeva che alcuni attori oggigiorno non sanno nemmeno cosa sia la quarta parete (confine ideale interposto tra palcoscenico e platea con il pubblico, quel limite che separa la finzione scenica-rappresentativa dalla realtà, rompere la quarta parete significa rompere l’illusione scenica); l’attore deve riuscire a tirare sul palcoscenico l’ascoltatore, e per far questo bisogna sapere dei trucchi; come per esempio il ritmo improvviso, il gioco confidenziale, l’abbassamento della voce o il gridare a sproposito ma con ironia.
·        Giocare con l’imprevisto. Per Fo è importante creare il finto incidente che piano piano si legava ad altri e diventava enorme e che coinvolgeva con paura, con ansia il pubblico che perdeva la sua condizione di spettatore e arrivava a trovarsi in una specie di disperazione. Poi alla fine avveniva la catarsi finale rovesciata e quindi al posto dello spettacolo creava nello spettatore un pensiero.
·        Rappresentare non recitare. Il recitare fa si che la voce e il gesto diventino quasi anonimi. Invece la rappresentazione diventa presenza vissuta dall’attore che sta raccontando; e racconta qualcosa che gli sta addosso e che deve togliersi dal cuore dalle spalle per proiettarlo e coinvolgere il pubblico.
·        L’attore è generoso. Ci si deve esporre, per essere attori bisogna tirar fuori da te anche il negativo, non soltanto il positivo. Il coinvolgimento totale del pubblico arriva quanto tu hai il tuo essere vivo in similitudine a quello dello spettatore.
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VINCITORE PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA
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elenaborghetti · 4 years
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OPERAZIONE VALCHIRIA
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Friedrich Olbricht
Albrecht Mertz Von Quirneheim
Werner Von Haeften 
Wilhem Canaris
Hans Oster
Ludwig Beck
Henning Von Tresckow
Hellmuth Steff
Eduard Wagner
CLAUS SCHENK VON STAUFFENBERG
Questi sono i nomi delle vittime della fucilazione nel cortile Benderlerblock a seguito della pena per tradimento, insieme alla fucilazione sono avvenuti circa 5000 arresti. Questi uomini erano militari tedeschi Wehrmacht che hanno tentato compiere un attentato ai danni di Adolf Hitler e della germania nazista.
L’operazione consisteva nel utlizzare le truppe dell “operazione valchiria”. Queste truppe speciali avevano lo scopo di reprimere eventuali ribellioni o minacce popolari. 
Il comandante Stauffenberg decide di modificare un po’ l’operazione cercando di sfruttarla a suo favore per eliminare il dominio nazista. Tutto il piano avrebbe avuto inizio con l’uccisione del Furher. Durante una conferenza riguardante le varie milizie in Wolfsschanze il comandante Stauffenberg e la sua spalla destra Hellmuth Steff portano con loro due borse con all’interno due bombe al plastico. Posizionate nella sala con lo scopo di uccidere Hitler, le due borse vengono spostate a distanza sufficìente a far si che il Fuherer si salvi. L’operazione ha comunque inizio. Inizialmente sembra riuscire alla perfezione (anche grazie al malumore creato come conseguenza della guerra) ma scoperto che Hilter era ancora vivo il piano inizia a fallire portando alla arresto di chi era coinvolto nel piano e alla morte dei comandanti che l’hanno organizzato del 21 luglio 1944.
A prima impressione può non sembrare adatto al tema dei potere dei senza potere essendoci stato un fallimento. Il fallimento è stato causato da chi aveva troppa paura di giocare la libertà e cercare la felicità, il cambiamento restando quindi sotto il controllo di Hitler. Una conquista la ottengono comunque perchè questo tentativo apre la strada a tante altre persone che vogliono cercare ed ottenere quel cambiamento tanto desiderato e per affermare la giustizia e la libertà
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elenaborghetti · 4 years
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NELSON MANDELA
Nelson Mandela was special man, he achieved rights for black people. He hadn’t got nothing, he hadn’t power but he knew what were good and what were evil, he knew what he had to do and he knew who to fight with.
    He was born on 18th of July 1918 in Johannesburg, South Africa in a period were Apartheid forced white and non-white to live and to work in separate places. The so called “non-white” were not just black Africans, but also ethnic minority from Asia and from different countries. Interracial marriages weren’t allowed. But it isn’t all: white and black people couldn’t sit at the same restaurant or couldn’t take the same bus. Segregation concerned children too: black had separate schools. Even sport teams didn’t accept “different colors” players.
      He became involved in anti-colonial and African nationalist politics, joining the ANC in 1943 and co-founding its Youth League in 1944. After the National Party's white-only government established apartheid, a system of racial segregation that privileged whites, he and the ANC committed themselves to its overthrow.
      In 1952, in this dramatic climate, Nelson Mandela and his friend Oliver Tambo opened the first “black” legal office of South Africa, specialized in cases concerning about apartheid laws and it was dedicated to the most poor and undefended black citizens. At the same time, Mandela continued his political activity with the ANC: a growing number of people liked the party (partito politico), in particularly the youngest, both black and white, who increasingly went against apartheid.
He was repeatedly arrested for seditious activities and was unsuccessfully prosecuted in the 1956 Treason Trial.
·    Meanwhile in 1960 in Sharpeville, near to Johannesburg, took place the most dramatic and violent protest ever against the apartheid. The police shot against black protesters, killing 69 of them and hurting 180. The main result was that government accused AND and the other anti-racist parties of the violence and took advantage of it to make them illegal. Activists, like Mandela, had just the illegality path left so they founded, in association with the SACP, the “Umkont we Siswe” (“nation’s spear”), an actual military wing of ANC and they abandoned, for a moment, pacifism. Hunted from the police, Mandela had to hide and use costumes and he went to Algeria to learn the basics of guerrilla warfare.
   He was arrested and imprisoned in 1962, and subsequently sentenced to life imprisonment for conspiring to overthrow the state following the Rivonia Trial. Mandela served 27 years in prison.
   In 1988 black students were allowed to enter in universities reserved for white people.
    During the long time he spent in prison, Mandela understood that the only path which could bring benefit for the future was the nonviolent cooperation between black and white.
    Amid growing domestic and international pressure, and with fears of a racial civil war, President F. W. de Klerk released him in 1990 and he also legalized Mandela’s party ANC.
     At the end of 1991, The Convention for a democratic South Africa, Codesa was founded. It wanted to create a new government which was elected by all citizens.
  In 1994 the government allowed the universal suffrage to South African citizens and the ANC won the elections.
    In May of 1994 he became the first black president of South Africa. He was the country's first black head of state and the first elected in a fully representative democratic election. His government focused on break down the legacy of apartheid by facing institutionalized racism and fostering racial reconciliation. Ideologically an African nationalist and socialist, he served as President of the African National Congress (ANC) party from 1991 to 1997.
  Leading a broad coalition government which promulgated a new constitution, Mandela emphasized reconciliation between the country's racial groups and created the Truth and Reconciliation Commission to investigate past human rights abuses.
     Mandela was a controversial figure for much of his life. Although critics on the right denounced him as a communist terrorist and those on the far left deemed him too eager to negotiate and reconcile with apartheid's supporters, he gained international acclaim for his activism. He is held in deep respect within South Africa, where he is often referred to by his Xhosa clan name, Madiba, and described as the "Father of the Nation".
     He died in 2013.
Curiosities:
Mandela is perhaps the politician who received the biggest number of recognitions in the world: he won a Nobel prize for peace in 1993 and, besides, he received 50 honorary degrees (lauree honoris cause) and other prizes, for a total of 250.
Nelson Mandela Day, an international event proclaimed in 2009 from ONU, takes place every year on 18th of July (Nelson Mandela birthday) and it is an opportunity to encourage justice, peace and social services all over around the world.
Very common was this poem, called Invictus, wrote by William Heneleyin in 1875. This poem was used by Nelson Mandela to alleviate his years in prison.
About nelson Mandela were play several films, like Invicuts, had the same name of the Heneleyin’s poem,
Directed by Clint Eastwood, and Morgan Freedam starred in this film. Another films were Mandela long walk to freedom directed by Justin Chadwick, or Goodbye Bafana directed by Billie August. We can see a lot of documentary too, like One man directed by Marilyn Higgins.
“I have fought against white domination, and I have fought against black domination. I have cherished the ideal of a democratic and free society in which all persons live together in harmony and with equal opportunities. It is an ideal which I hope to live for and to achieve”
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Fonte: Wikipedia
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elenaborghetti · 5 years
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Muro di Berlino
A 30 anni dall’importantissimo evento.
«Signor Gorbaciov, abbatta questo Muro!». 12 giugno 1987, presidente americano Ronald Reagan, Berlino ovest, davanti alla Porta di Brandenburgo. Reagan parla dal podio, seduti alle sue spalle, il presidente federale tedesco Philipp Jenninger e il cancelliere Helmut Kohl. Rivolto ai sovietici Reagan pronuncia le parole profetiche: «Sì, attraverso l’Europa, questo Muro cadrà. Perché non può resistere alla fede, non può resistere alla verità. Il Muro non può resistere alla libertà».
Il 9 novembre 1989 crolla su volontà del popolo il muro della vergogna, quel muro che limitava le libertà del singolo, il muro di Berlino che divideva l’Europa in due parti.
Riporto le parole di LUC BESSON, un regista conosciuto, che secondo me rappresentano a pieno il potere del popolo.
“E’ sempre la gente piccola che cambia le cose. Non sono mai i politici o i grandi. Chi ha buttato giù il muro di Berlino? E’ stata la gente nelle strade”
Riporto qui sotto un bellissimo documentare che riporta a 30 anni dall’evento il ricordo di quella notte.
https://www.raiplay.it/video/2013/11/Il-muro-di-Berlino-ef5be02c-4273-41d3-825f-faecafa7bfd8.html
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