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morgancgaliano · 5 months
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the parthenon and sacred olive tree, temple of ares, altar of ares, temple of apollo patroos, altar of zeus, temple of hephaestus, and the temple of zeus from july in athens!
also statues of apollo/dionysus, hecate, and aphrodite
and cats :)
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morgancgaliano · 5 months
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Garden of Hope - James Gurney (detail)
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morgancgaliano · 5 months
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faded blue house portrait hanging on the wall at the local urgentcare
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morgancgaliano · 5 months
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14, I am just so lavish!
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morgancgaliano · 5 months
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morgancgaliano · 5 months
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morgancgaliano · 5 months
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We know one of us is going down So I say we do this anyway We know one of us is going down So I say we do this anyway In this Moment feat Joe Cotela - Hunting Grounds
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morgancgaliano · 5 months
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morgancgaliano · 5 months
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This week on Belzebubs: A little glimpse to the evolution of black metal hellegance.
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morgancgaliano · 5 months
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Thats serious fuck bros, you cant imagine the sufferings behind a "f47" body.
But bhumour is love, bhumour is life even in the direst shits of life
I don't understand how people stay fat, like bro how hard is it to put down the fork?
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morgancgaliano · 5 months
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morgancgaliano · 6 months
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LAAZ ROCKIT - Left For Dead Full Album - YouTube
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Solid and thrasing, for me, good album with some very enticing tracks and a very beautiful, melodic outro perfect to enlighten the talent of its performers.
It's a big yeah to me.
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morgancgaliano · 6 months
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Phantom of the Opera - Universal Monsters (Remco)
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morgancgaliano · 6 months
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Playlists and stuff for writing - Dungeon Synth's gold mine pt.1
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No need for introduction with Dungeon Synth Archives and their awesome mix xD This one works well if what you need is neat, "Bach-esque" background music playing while you work at your last Medieval flavoured adventure. Also, great stuff for studying and planning, too. Enjoy!
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morgancgaliano · 6 months
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MINAZUKI (ALL THINGS' END)
my piece for the female rage zine! preorders close in a week and all proceeds go to the malala fund :3
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morgancgaliano · 6 months
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morgancgaliano · 6 months
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Nnoitra x OC scribbles
Sadly, English is not my 1st language so I'll just write it in Italian, hoping that IA Bing and Google Translate will help anyone wanting to read my scribbles. I know there are lots of Nnoitra fans out there.
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La ragazza si era incamminata presto, quella mattina, chiudendo la porta della casupola con una sorta di lucchetto di corda e canniccio intrecciati. Non si trattava di una serratura efficace: chiunque avrebbe potuto entrare facilmente, tagliando il laccio e sfondando il sottile pannello di legno che costituiva l'uscio della sua umile abitazione. Tuttavia, la ragazza - Mori, non aveva altro nome - non temeva intrusi: era l'unico essere umano che vivesse in quella foresta ed i suoi simili badavano a tenersene alla larga per non incorrere nello sdegno degli spiriti. Lei, Mori, non aveva paura: non perché fosse coraggiosa in modo particolare e più di altre giovani donne della sua età ma, più semplicemente, perché viveva con tanto poco, e in tale isolamento, che tutto quel che la preoccupava erano il freddo, le intemperie, le bestie. Gli uomini la impensierivano assai meno: li vedeva di rado e, per lo più, quando si recava al mercato del più vicino villaggio per vendere oggetti intrecciati: ceste, sporte, stuoie, gioiellini fatti con corteccia, sassolini pescati dai torrenti che traversavano la foresta, canne e vinchi colti in riva al fiume.
Quel giorno, un fresco e dorato giorno di settembre, era diretta per l'appunto al fiume e portava con sé, in una sporta di sua fabbricazione, qualche panno da lavare e qualche coperta da rinfrescare prima che giungessero i primi freddi. Inoltre, era intenzionata a pescare qualche tinca da salare per l'inverno e a cogliere giunchi da disseccare. Le sarebbero tornati utili per i mesi più rigidi: avrebbe foderato gli spifferi della sua casetta con quelli meno solidi e flessuosi e intrecciato i migliori per farne oggetti da barattare in cambio di sale, tessuti e olio per lampade. Dopo aver fatto un buon tratto di strada, quando si trovava ormai in una radura dove era solita sostare un po' prima di riprendere il cammino verso il torrente, dovette trattenere un grido di stupore alla vista di qualcosa che non si aspettava affatto di vedere. La radura, che forse definire tale era eccessivamente generoso, non era più che un cerchio dal diametro di quasi cinque piedi, circondato da tre alberi dal tronco così ampio che Mori non sarebbe riuscita a circondarne uno con entrambe le braccia. Si trattava di splendide querce, più antiche della foresta stessa, tra le cui robuste radici l'erba cresceva più rada ma di un verde tenero e splendente. La luce filtrava a stento tra le meravigliose e folte chiome di quei vecchi giganti, disegnando mobili macchie di azzurro e di oro, dissolte e ricomposte dal gioco del vento.
Tra quelle radici, giaceva a terra un uomo il che, già di per sé, costituiva un accadimento straordinario. Ma la sua eccezionale presenza non era l'unica cosa che meravigliasse Mori: era anche il suo aspetto ad essere fuori del comune - fuori del comune, s'intende, per quel che Mori era abituata a conoscere degli altri umani nella regione. Mori sapeva di non appartenere allo stesso popolo con il quale si era abituata, negli anni, a commerciare: era più alta di loro, aveva capelli chiari e mossi ed occhi verdi. Loro erano minuti, eleganti, dalla pelle abbronzata o pallidissima, i capelli neri e lisci: chiamavano il loro paese Nihongou. L'uomo che giaceva a terra era simile a loro per i tratti appuntiti ma le sue spalle erano larghe quasi il doppio di quelle di Mori, che era già piuttosto robusta rispetto alla gente comune. Mori si avvicinò, troppo sorpresa ed incuriosita per tenere in considerazione le più basilari regole di prudenza: era una fortuna, in effetti, che l'uomo sembrasse profondamente assopito. Lo guardò meglio: poteva avere trent'anni: anche riverso sul rado prato che, in contrasto con il terreo pallore della sua pelle, sembrava d'un verde violento, si capiva bene che doveva essere altissimo. Con il suo grande corpo riempiva quasi interamente la lunghezza della radura. Era magrissimo, il viso scavato aveva tratti duri, sdegnosi, una bocca lunga dalle labbra sottili ed esangui. Gli occhi erano strettamente serrati e ombreggiati da lunghe ciglia nere, i capelli, lunghi e sottili, gli ricadevano scompostamente sulle spalle e attorno al capo reclinato. Sembrava preda di una terribile spossatezza e lungo il torace, nudo, si vedeva chiaramente una lunga cicatrice simile alla traccia lasciata da un fendente, da una frustata o da un fulmine. Quella cicatrice era paonazza, ma solo al centro: doveva essersi rimarginata molto velocemente e, sebbene fosse chiaro che la ferita doveva essere stata grave, sembrava ben ristabilita. Mori notò che le mani dello sconosciuto, grandi, ossute e dalle dita molto lunghe, al punto da somigliare a zampe, tremavano. A ben vedere, tremava tutto. Credette di comprendere che lo straniero doveva avere freddo e, pensando a quanto freddo lei stessa aveva patito negli anni, le venne naturale avvicinarsi e coprirlo con una delle coperte che portava nel cesto. C'era ancora un mercato da fare, di lì a pochi giorni; avrebbe preso un po' meno sale e una pezza di tessuto in più per rimpiazzare quella coperta. Le dispiaceva separarsene, con così poco anticipo rispetto ai primi freddi, ma le dispiaceva di più pensare che l'uomo aveva freddo e che nessun altro avrebbe potuto dargli un po' di sollievo. Poi, sollevata che lo sconosciuto dormisse tanto saporitamente da non accorgersi della sua presenza, scivolò via, augurandosi che non si trattasse di qualcuno dal quale aspettarsi del male. Del resto, era fiduciosa: la sua casa era ben nascosta e, al ritorno, avrebbe percorso una strada diversa.
Mentre si allontanava resistette all'impulso di voltarsi a guardare verso la radura ed ignorò il vago turbamento che l'immagine dell'uomo, nudo e inerme tra i ciuffi di trifoglio, risvegliava in lei. Non si accorse che lo straniero si era mosso e aveva mormorato qualcosa in una lingua sconosciuta, ma in un tono che anche Mori avrebbe ben compreso. Un tono di collera, sofferenza e disprezzo.
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