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Damon: “Cara Elena, si hai letto bene. Si è congelato l’inferno. Sto scrivendo tutti i miei pensieri. Ovviamente l’unica è stata scolarmi mezza bottiglia di Chateau Cheval Blanc del 1950. Una bottiglia che ho atteso 65 anni per aprire. Ero solito passare le mie serate nella mia cantina dei vini, cercando di auto-convincermi di poterla sentire invecchiare. Il tannino che si sviluppava. La fermentazione. Ma apprezzare la sua bellezza non ha fatto passare il tempo più in fretta. La bottiglia è rimasta li sullo scaffale. Mi torturava mentre aspettavo il ritorno di Katherine. E il tempo si era fermato. Alla fine, mi ero convinto che nessun sorso di quel vino sarebbe mai stato buono quanto avevo sempre sognato. Cosi ho nascosto la bottiglia e ho vissuto la mia vita. E questa è la storia del perchè bevo Bourbon. Non so chi sono senza di te. Ma so che, finchè tu sarai qui con me, il tempo rimarrà fermo. Quindi chi è Damon Salvatore senza Elena Gilbert? Un amico egoista? Un fratello geloso? Un terribile figlio? O magari con un pò di fortuna.. farò ciò che è meglio per te. Perchè potrai essere lontana 1500 chilometri o 100 anni, ma sei sempre qui con me. E il mio cuore sarà sempre in quella bara con te.”

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È rimasta la paura di non essere abbastanza

-ultimo

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Topi

Cosa aspetto? La redenzione? Il perdono? La catarsi? Il miracolo? Mi sono sempre sentito in difetto. Sono sempre stato io, a dover farmi accettare dagli altri. Mai il contrario. Sempre io a non sapere mai se stavo facendo una buona azione nei confronti di qualcuno, un bel gesto, qualcosa di utile. Sono sempre stato io a curarmi delle aspettative degli altri, spesso anche più che delle mie. Non sono mai stato a mio agio in mezzo alla gente. Sono sempre stato estremamente timido, schivo, introverso, riservato, antisociale e misantropo (queste ultime due sono più conseguenze, che altro). Mi sono sentito isolato da subito, sin dai tempi dell'asilo, in cui l'unica cosa che volevo era andare via da quel posto. Dicevo di volere mia madre, ed era quello che effettivamente pensavo, ma a posteriori mi rendo conto che in realtà volevo solo uscire da lì. Perché già avevo capito che la scuola è una prigione, una costruzione del sistema per ingabbiarci, costringerci, obbligarci a non seguire la nostra volontà. Ovvio, non sapevo già tutto in questi termini, ma inconsciamente già sentivo che c'era qualcosa di innaturale. I fatti, più di venti anni dopo, dimostrano che non mi sbagliavo. Effettivamente la scuola, per come è concepita, è davvero qualcosa di tremendo, pericoloso, distruttivo. Distrugge i bambini, non li aiuta a crescere ed a svilupparsi. Purtroppo non potevo fare nulla. Purtroppo, come tutti, ho dovuto soccombere ed andare a quelle scuole tutti i giorni per anni. Ma ricordo la sofferenza, ricordo i pianti, ricordo quanto ritenevo sbagliato tutto questo. Non dimenticherò mai quel periodo della vita. Ed il paradosso è che, nonostante tutto, è stato il più bello. Credo che questo la dica lunga. Non ce la facevo proprio a stare in mezzo agli altri bambini, mi sembravano tutti così stupidi, inutilmente "felici", talvolta prepotenti, dispettosi. Ovviamente alla fine mi sono dovuto conformare. Ci sono riusciti, i maledetti. Non mi hanno avuto del tutto, ma è naturale che dopo anni di lavaggio del cervello, sono diventato più simile a loro di quanto sarei diventato se avessi avuto la possibilità di scegliere. È come con i topi, non c'è troppa differenza. Ricordo anche che non volevo fare i vaccini (che anche in questo caso mi hanno costretto a fare, "per il mio bene", e poi abbiamo visto che alla fine questi vaccini non è che facciano così bene ad un bambino), e che la gente mi illudeva. Sì, già a quell'età. Cosa voglio dire, con tutte queste parole? Che io sono nato per stare solo. È la condizione più difficile, probabilmente più rara, ma a quanto pare è l'unica che mi si addica davvero. Che peccato, sarebbe potuta essere tutta un'altra vita. In un'epoca diversa, in un luogo diverso. In quel caso, forse avrei potuto mettere a frutto tutte le mie peculiarità, le mie potenzialità, ciò che mi rende diverso e migliore di altri. Non è presunzione, ragazzi, no, è pura consapevolezza. E lo dice una persona che si è sempre data addosso, senza esclusione di colpi.

Sono il ragazzo aggrovigliato.

Scritto nel Settembre 2016.

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La verità fa male, ma tanto non la dice nessuno.

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a volte la vita ti mette avanti ad una scelta e l’alternativa più facile non è mai quella giusta.

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“Non so che cosa dire,o fare o pensare. Quello che so in questo momento e che vorrei strapparti i vestiti di dosso, trascinarti in una di queste aule e baciare ogni centimetro del tuo corpo e vorrei che quelli che ci sentissero fossero invidiosi. Probabilmente è una pessima idea”

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È sempre bello averti intorno.

17:51

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Un giorno, poi, è successo quello che da tanto tempo stavo aspettando: sono andata avanti.

Mi sarebbe tanto piaciuto poterti portare con me, però.

Zoe.

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Andateci piano con le parole,

che poi arriva il momento dei fatti,

e non vi vedo preparatissimi.

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“Il cuore umano non può contenere più di una certa dose di disperazione. Quando la spugna è imbevuta, può passarvi sopra il mare senza farle assorbire una lacrima di più.”

— Victor Hugo; Notre-Dame De Paris

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Una persona cambia per due ragioni: o ha aperto gli occhi o ha chiuso il cuore.

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Non lasciatevi ingannare dalla nostalgia di quel che poteva essere.

Non poteva essere nient’altro.

Altrimenti lo sarebbe stato.

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Perché ritornate se poi non volete restare?