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#Arcipelago Volume 1
fashionbooksmilano · 2 months
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Arcipelago Volume 1
Spring/Summer 2022
editorial Team : Lorenzo Osti, Enrico Gricoletti, Giovanni Benvenuto
C.P.Company, Mendrisio 2022, 115 pagine, 24x30cm, ISSN 2813-1223
euro 20,00
email if you want to buy [email protected]
Arcipelago è una rivista semestrale edita da C.P. Company. Nel 1985 il primo C.P. Company Magazine arrivò in edicola: un'operazione promozionale mai realizzata prima di quel momento da un marchio di abbigliamento sportivo. Pubblicato in tre lingue (italiano, inglese e giapponese), il Magazine si è distinto da subito dalle altre pubblicazione di moda grazie al formato eccezionale per l'epoca. Con lo stesso spirito, oggi dopo oltre 35 anni, C.P. Company lancia "Arcipelago": un viaggio attraverso un'intricata rete di culture, paesaggi urbani, scenari industriali, tensioni e storie gravitanti attorno a C.P. Company, che celano il fascino della nostra società per gli oggetti eccezionali. 
14/03724
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pleaseanotherbook · 4 years
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Raccolte di racconti ne abbiamo? 1° parte
Gennaio è iniziato e sembra durare da un’infinità, giorni e giorni e giorni, e le prossime “vacanze” sembrano ancora lontanissime. Il freddo pungente, l’incertezza di trovare pioggia o sole, la voglia di cioccolata calda accoccolati sotto il piumone non rendono facile l’imperativo categorico di essere attivi. Io per la prima volta dopo anni sto affrontando questo gennaio con molta grinta e pace e non lo avrei mai creduto possibile. I sorrisi che spargo in giro sono proporzionali al sonno che mi trascino dietro e alla mia voglia di letargo.
Ma negli ultimi mesi il tempo per leggere è sempre stato molto risicato e a volte ho preferito leggere volumi più brevi che mi dessero la sensazione di leggere come prima anche se di fatto il numero delle pagine macinate si è notevolmente ridotto. Ecco allora che in mio aiuto è venuta una serie di raccolte di racconti che ho accumulato nell’ultimo anno e che di fatti ho preso in mano solo recentemente, a parte uno dei miei amori grandi Bernard Quiriny (spero venga in Italia presto, L’Orma editore fallo venire al Salone del Libro, se viene svengo). E dal momento che stava diventando un post chilometrico ho deciso di dividerlo a metà. Nella prima parte troverete un breve commento a questi volumi:
Racconti di bestie sagge e animali impertinenti – Jean-Jacques Fdida edito da Ippocampo
Lingua nera – Rita Bullwinkel edito da Edizioni Black Coffee
Le novelle dei morti – Jennifer Radulović edito da Abeditore
Vite coniugali – Bernard Quiriny edito da L’Orma Editore
Enjoy!
Racconti di bestie sagge e animali impertinenti – Jean-Jacques Fdida
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Storie del tempo in cui gli animali avevano la loro da dire, per farci ridere o per lasciarci a bocca aperta. Asino, leone, iena, capra, lumaca, volpe o farfalla… ognuno con il suo cruccio da bestia. Ma le loro avventure si prendono gioco della nostra visione del mondo con una crudezza, un’efficacia e una profondità che gli uomini faticano talvolta a esprimere.
Di questo volumetto dell’Ippocampo mi sono innamorata in una esplorazione fortuita allo stand dell’editore durante il Salone del Libro dello scorso anno. Si tratta di un insieme di racconti brevissimi che hanno per protagonisti animali, parlanti, saggi, inquietanti, ironici, saccenti, ingenui. È un bestiario illustrato che mostra leggente e fiabe, con immagini strepitose e oniriche che riesce a catturare anche il lettore più distratto. Le atmosfere sono quelle classiche, ma le interpretazioni si modificano di volta in volta per rivoluzionare le scene e le azioni. Il leone che da una lezione di umiltà, la iena che non si accontenta, ogni animale incarna difetti e predilezioni dell’uomo per scardinare le convenzioni. Gli animali antropomorfi d’altronde colpiscono sempre l’immaginario collettivo, basti pensare anche al live action de Il Re Leone. A volte riusciamo a capirci meglio, guardandoci attraverso una lente diversa.
Lingua nera – Rita Bullwinkel
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Nei racconti strani e a tratti inquietanti di questa giovane scrittrice al suo esordio letterario i corpi si trasformano in oggetti e gli oggetti in corpi, dando vita a qualcosa di affascinante e inspiegabile, sempre in bilico tra reale e surreale. Un’impiegata sviluppa una profonda fascinazione per la musica d’arpa, una giovane venditrice di mobili trasforma in oggetto d’arredamento il colpevole di un reato indicibile, i prigionieri di un gulag superano in astuzia il loro malvagio carceriere. Scene di vita quotidiana si popolano di spettri, medium e chiese carnivore rievocando umanità e calore attraverso il grottesco. Tra bambine che si procurano terribili ferite e vedove oppresse dai fantasmi dei propri mariti, tutti i personaggi di Lingua nera sono alla ricerca di un modo per scendere a patti con il corpo che hanno e imparare a interagire con quello degli altri nello spazio, per non correre il rischio di precipitare negli abissi della mente. Le voci dialogano oltrepassando i confini dei singoli racconti, si interrogano sull’importanza del contatto fisico laddove il linguaggio non è sufficiente. L’attenzione di Bullwinkel per le potenzialità dell’interazione umana trasforma la raccolta in una lunga catena di storie d’amore (o del loro opposto).
Anche questo volume arriva direttamente dal Salone del Libro, e ha tutto il fascino di racconti esagerati e inquietanti, che non si lasciano indietro nessuna meraviglia. Ogni racconto è uno spaccato a tratti spietato a tratti definitivo, che lascia cadere i fantasmi che popolano la fantasia della Bullwinkel, che rievoca immagini spietate delle sue convinzioni. Ogni racconta ti lascia il dubbio sulla vera natura di ciò che stai leggendo, il confine tra ciò che è vero e ciò che è solo immaginato è difficile da trovare. È più facile buttare all’aria ogni convinzione. Uno dei racconti più impressionanti è proprio quello che dà il titolo alla raccolta, che descrive le vicende di questa donna che da ragazzina ha toccato una presa elettrica con la lingua, rendendola nera. La costruzione della storia, l’incalzare delle vicende, l’orrore che si nasconde tra la corsa verso l’ospedale e la vita dopo che si dipana senza drammi. La Bullwinkel investiga lo spazio che intercorre la nostra intimità e quella degli altri, i limiti da valicare per comprendersi al meglio, il contrapporsi continuo della nostra volontà e quella degli altri e le pulsioni che ci attraversano, inconcepibili, giganti, amare, imprescindibili. La sua scrittura potente rende questo volume un’esposizione affascinante e pericolosa da attraversare con gli occhi spalancati.
Le novelle dei morti – Jennifer Radulović
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"I racconti di Jennifer Radulovic risentono - e non possono non risentirne - di una certa 'musica che gira intorno', e di un ritorno prepotente del gotico ottocentesco nel gusto del pubblico contemporaneo: pellicole come The Woman in Black di James Watkins (2012) o Crimson Peak di Guillermo Del Toro (2015), romanzi come Drood di Dan Simmons (2009) o La casa dei fantasmi di John Boyne (2013), o serie tv come Penny Dreadful (2014) sono tutti esperimenti di annullamento pressoché totale della distanza storica, che di certo esprime un desiderio generalizzato. Ma desiderio di cosa? Confesso - come altre volte nella mia vita - di non poterlo esprimere con parole migliori di quelle di Jack Finney: 'Non avete notato anche voi, praticamente in tutte le persone che conoscete, una ribellione montante contro il presente? E un desiderio crescente per il passato? Io sì. Mai prima di adesso, nella mia lunga vita, ho udito così tante persone desiderare di aver vissuto 'a inizio secolo' o 'quando la vita era più semplice' e 'ne valeva la pena', 'quando potevi mettere al mondo dei bambini e fare affidamento nel futuro' o, più semplicemente, 'ai bei vecchi tempi'. La gente non parlava così quando ero giovane! Era il presente il momento di gloria! Ma parlano così adesso'. L'Ottocento ci manca, c'è poco da fare. Certo, che la vita - allora - fosse più facile è quantomeno opinabile: ma non c'è dubbio che le storie di fantasmi lo fossero, e che fosse più facile spaventarsi (e divertirsi), leggendo di orrori che - di lì a pochi anni - la battaglia della Somme avrebbe mostrato essere fin troppo ingenui."
Quando ho letto “Le novelle dei morti” nel titolo ho capito che questo volume doveva entrare senza dubbio nella mia collezione. Il fascino del gotico di fattura ottocentesca, dalle vaghe atmosfere vittoriane che si respiravano nelle strade londinesi è sempre potente e mi irretisce anche quando è costruito a posteriori. Jennifer Radulovic infatti è una donna della nostra contemporaneità che si è cimentata nella sfida di ricostruire dei racconti insoliti, ricchi e inquietanti come possono solo esserlo quelli dell’orrore e quelli che hanno per protagonista la morte. Il gioco è semplice in effetti, e il paranormale la fa da padrona. Uno strano ottico che costruisce occhiali speciali, una fioraia che nasconde un segreto inconfessabile, la casa infestata da presenze che si riconoscono quando è oramai troppo tardi, in un vortice di angoscia e terrore che non sempre lascia il lieto fine. Si soffre, si tentenna, si conquista la propria paura investigando. Una raccolta mirabile per chi non ne ha mai abbastanza.
Vite coniugali – Bernard Quiriny
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Vivere insieme è un mestiere difficile. Bisogna farci il callo, relegare in un cantuccio le proprie nevrosi e poi, di tanto in tanto, escogitare un diversivo. C’è chi prende di petto la questione e, fatte le valigie, parte alla volta di un arcipelago lontano per svernare con l’amato all’ombra dei banani e chi, come gli idiosincrasici sedentari di Parigi, si limita a peripli di pochi giorni nei dintorni della città. Altri si rifugiano nei libri e consacrano un’intera esistenza a un grande autore, salvo poi accorgersi che era un emerito imbecille. Ma, in fondo, poteva andare peggio: qualcuno, vittima di un fato bizzoso, si ritrova a sposare più e più volte la stessa donna, o a nascere nell’inaccessibile Pomenia, dove due popoli secessionisti, pur di non incontrarsi mai, si riducono a vivere a orari alterni nella capitale contesa. In queste Vite coniugali Bernard Quiriny affonda la penna nell’inchiostro dell’assurdo e traccia un esilarante bestiario borghese, nel quale le contraddizioni di una contemporaneità spesso inospitale si mescolano ai sempiterni paradossi dell’amore e della convivenza.
Bernard Quiriny è diventato rapidamente uno dei miei scrittori preferiti e sono molto contenta di averlo scoperto tra i volumi del catalogo de L’Orma editore, che guarda caso è una delle mie case editrici preferite. La sua potenza sta proprio nel creare ritratti che si discostano completamente dalla logica e che si incastrano in ambientazioni impossibili, città che sorgono dalla pagina e che si conficcano nella mente del lettore. Quiriny in questo volume si interroga sulle relazioni umane, non solo vita matrimoniale ma anche interazioni tra intere comunità, gruppi di persone con interessi comuni, con caratteristiche strane, abitudini impossibili, incertezze e dubbi. Il centro di ogni vicenda quindi diventa l’esistenza umana e la comunità solo un pretesto per interrogarsi più a fondo nelle paure dell’uomo, della solitudine, della sedentarietà dell’amore. Ogni racconto è uno spaccato di vita e di interazioni, di amore e di incertezza che supera ogni definizione e impone una riflessione sul nostro presente, senza mai dimenticare l’ironia che sempre caratterizza la penna di Quiriny.
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edicolaelbana · 4 years
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INVERNO NEL PARCO LABORATORI E ATTIVITA’ DICEMBRE 2019
Come ogni anno e visto il successo ​ di partecipazione ecco il programma dell’animazione invernale con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano all’Isola d’Elba. Si raccomanda di prenotare ​ contattando l’ufficio INFO PARK che risponderà alle vostre chiamate o alle mail ( [email protected]) ​ tutti i giorni dalle 9 alle 16, la ​ domenica i festivi​ dalle 9 alle 15.
EVENTI Centro di Educazione Ambientale ​ a Lacona
8 dicembre: progettare un gioco
Il labirinto magico​
Realizzazione di un “labirinto magico”, il cui tema sarà l’ambiente naturale del Parco Nazionale: creeremo così un divertente gioco di società che ci terrà compagnia durante le Feste Natalizie.
Ritrovo: CEA Lacona ore 15:00
13 dicembre. Laboratorio di Elba Taste Riscopriamo antichi dolci elbani... e uno lo inventiamo!
​ Anacioni, fichi mielati e un castagnaccio che diventa cantuccio. Con Gabriele Messina di ElbaMagna.
​ Ritrovo: CEA Lacona ore 16:00 - Durata: 3 ore.
14 dicembre. Laboratorio autoproduzione
Olio e aceto aromatizzati
Attività pratica introdotta da una parte teorica sul procedimento per la produzione e conservazione di olio e l'aceto a cui siano aggiunti aromi naturali con proprietà aromatizzanti. Attraverso questa attività si potrà apprendere una tecnica facilmente riproducibile. Numero massimo di partecipanti, 12 - Ritrovo: CEA Lacona ore 15:30 - Durata: 1 ora e 30 minuti.
15 dicembre. Laboratorio per bambini
Micro/Macrocosmo
Realizzazione di figurine snodabili di cartone che rappresentano i microorganismi dei nostri mari. Un occasione per conoscere il microcosmo invisibile che ci circonda e per creare un oggetto ecosostenibile da utilizzare come addobbo per l'albero o come semplice gioco/regalo. Per bambini 9-12 anni. Ritrovo:​ CEA Lacona ore 15:00
EVENTI FORTE INGLESE​ Portoferraio
14 dicembre. Presentazione WBA NAT-LAB
Curculionidi nell'Arcipelago Toscano
Presentazione del libro “biodiversità dell’Arcipelago Toscano: i curculionidi”, che raccoglie le ventennali ricerche di vari studiosi su questi piccoli ed interessantissimi abitanti dell'Arcipelago, che molto spesso occupano nicchie ecologiche con equilibri particolarmente delicati. Curato da WBA, il volume descrive 394 specie di coleotteri con 3 nuove specie e 297 illustrazioni. Ritrovo: Forte Inglese ore 16. Durata: 2 ore.
20 dicembre. Laboratorio creativo
Stampe botaniche
Laboratorio per la realizzazione di stampe botaniche mediante impressione di foglie su carta. Le stampe saranno oggetti artistici, unici e originali, realizzati dai partecipanti e potranno essere corredati di una scheda con la specie botanica cui appartiene la foglia e l'esame delle strutture visibili prima e dopo l'impressione. Numero massimo partecipanti, 12.​ Ritrovo: Forte Inglese ore 15:30 - Durata 1 ora e 30 min.
LE DATE​ PER VISITARE LA FORTEZZA DEL VOLTERRAIO
8, 14, 22, 26, 29 dicembre
Escursioni e visite guidate, al tramonto o al​ mattino, al sito più suggestivo dell'isola
Sabato 14 (ritrovo ore 15)
Domenica 8, 22 (ritrovo ore 10)
Giovedì 26 (ritrovo ore 10)
Domenica 29 (ritrovo ore 10)
Escursioni a pagamento e ​ prenotazione obbligatoria . ​
Informazioni e prenotazioni con INFO PARK​ 0565 908231
Necessarie scarpe​adatte a terreni impervi
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cmplus-me · 5 years
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Arcipelago Gulag Volume 1
Il nuovo post è stato pubblicato su https://ebook-mania.net/arcipelago-gulag-volume-1/
Arcipelago Gulag Volume 1
La sconvolgente descrizione della vita nei campi di concentramento sovietici attraverso un fitto intreccio di esperienze dirette, memorie e ricostruzioni, basato sulle testimonianze di ex abitanti delle “isole” del Gulag. Un implacabile atto d’accusa contro la teorizzazione e la pratica del terrorismo di massa nell’URSS.
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pangeanews · 6 years
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10 anni fa è morto Aleksandr Solzenicyn. Anche i tiggì lo citano come il prezzemolo, ma che senso ha, oggi, leggere “Arcipelago Gulag”? (Comunque, leggete anche Varlam Salamov e Iosif Brodskij, fa bene)
Aleksandr Solzenicyn è morto 10 anni fa, il 3 agosto; è nato 100 anni fa, l’11 settembre; ha ottenuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1970, ma lo andrà a ritirare quattro anni dopo, dopo aver subito l’esilio dall’Unione Sovietica. Nel suo discorso di accettazione, tra l’altro, Solzenicyn scrive: “L’arte, incontaminata dai nostri sforzi, non si allontana dalla sua vera natura, ma in ogni occasione e ogni volta che appare, ci mostra una parte della sua luce segreta. Riusciremo mai a cogliere l’interezza di questa luce? Chi può osare dire di aver definito l’arte in tutte le sue innumerevoli sfaccettature?… Attraverso l’arte siamo visitati a volte – brevemente, con fragilità – da rivelazioni che non possono darsi con il pensiero razionale”.
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Rivelazione meridiana. Tiggì di Rai 2. Ricordano i dieci anni dalla morte di Solzenicyn. Non è neanche l’ultima notizia, quella di scarto, che nessuno ascolta, con il boccone in gola. Come mai?, mi dico, di solito non ricordano lo scrittore neanche quando muore, figuriamoci lo scampanio dell’anniversario. Nel servizio campeggia una sola immagine: Solzenicyn con un barbone tolstojano che dialoga amabilmente con Vladimir Putin. Al di là delle simpatie, la comunicazione mi pare semplice e aberrante: lo scrittore esiste se dialoga con l’emblema del potere (poco importa che i valori siano ribaltati, che sia Putin a inchinarsi al cospetto di Solzenicyn), lo scrittore è servo del potere. Dieci anni dopo, che paradosso: Solzenicyn, infatti, semmai, è l’icona della lotta contro il potere. Quello sovietico comunista.
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In previsione del fausto anniversario, Mondadori ha spedito in libreria, dallo scorso anno, una versione di Arcipelago Gulag, il capolavoro di Solzenicyn, in unico volume, rispetto ai tre della precedente edizione. Quasi 1500 pagine, fittamente scritte: e chi se lo legge? Il genio di Solzenicyn – che avrebbe voluto essere il Tolstoj del sistema carcerario sovietico, il grande aedo degli inferi russi – è aver inventato un ‘genere’. Arcipelago Gulag è un agghiacciante, informato, cinico, radicale reportage. Ma ha il passo appassionato del romanzo. La letteratura ‘di denuncia’ – per sua natura, storica e contingente, degradabile e degradante – diventa, qui, epica del dolore e della compassione. Sarà imitatissimo.
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Di Solzenicyn è stato fatto un totem – forse con l’intento di squalificare lo scrittore, di rabbonire le sue accuse. Solzenicyn, di norma, abbatteva i totem: è spietato, ad esempio, contro Maksim Gor’kij, il grande scrittore, “il maggiore scrittore russo”, l’ideatore del ‘realismo socialista’. “Fu il 20 giugno 1929. Il celebre scrittore scese a terra nella baia della Prosperità… lui sì che parlerà chiaro! lui sì che darà loro una lezione! lui sì che ci difenderà! Gor’kij era atteso quasi come un’amnistia generale”. Gor’kij, invece, impaniato nel potere. “attraversò a grandi falcate i corridoi di alcuni convitti. Tutte le porte delle stanze erano spalancate, ma egli non vi entrò quasi mai”. Terribile lo sketch che racconta Solzenicyn poco dopo. “Arrivarono nella colonia infantile. Com’è tutto civile! Ognuno su una branda separata, con il materasso. Tutti sono timidi, tutti sono contenti. D’un tratto un ragazzo di quattordici anni dice, ‘Senti, Gor’kij. Tutto quello che vedi non è vero. Vuoi sentire la verità? Te la devo raccontare?’ Sì, annuisce lo scrittore. Sì, vuol conoscere la verità. (Ah, ragazzino, perché guasti il benessere appena acquisito dal patriarca della letteratura… Un palazzo a Mosca, una tenuta nei dintorni della capitale…)… Gor’kij esce dalla baracca sciogliendosi in lacrime… Il 22 giugno, dopo la conversazione con il ragazzo, Gor’kij lasciò la seguente annotazione nel ‘Libro dei visitatori’, appositamente cucito per l’occasione: ‘Non sono in grado di esprimere in poche parole le mie impressioni. Non vorrei, e sarebbe vergognoso, ricadere in stereotipati elogi della stupefacente energia di uomini, i quali, essendo attenti e indefessi guardiani della rivoluzione sanno essere, insieme, creatori straordinariamente arditi della cultura’. Il 23 Gor’kij partì. Non appena il suo piroscafo salpò il ragazzino fu fucilato”. Solzenicyn mette alla corda la protervia e l’impudica ipocrisia di Gor’kij, emblema di una intera classe di letterati sovietici, servi del potere costituito. Solzenicyn non c’era, quel giorno del 1929, aveva 11 anni, viveva l’esproprio delle proprietà familiari da parte dei ‘rivoluzionari’ rossi. La forza patetica del suo linguaggio, però, ci fa vivere quel fatto in ‘presa diretta’.
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Gli scrittori russi sono eccentrici. Vladimir Nabokov fuggì dalla Russia poco dopo la Rivoluzione: riteneva che la letteratura fosse un affare ‘formale’, senza alcuna implicazione etica. Iosif Brodskij, il poeta premiato con il Nobel per la letteratura nel 1987, pur essendo ben più giovane di Solzenicyn – nasce nel 1940 – fugge dalla Mamma Russia, dopo essere stato processato e mandato ai lavori forzati, prima di lui, due anni prima, nel 1972. A Brodskij non piacevano i libri di Solzenicyn. Gli rimproverava la “palese incapacità di scorgere, dietro il più crudele sistema politico di tutta la storia del cristianesimo, il fallimento umano, se non il fallimento della stessa dottrina religiosa (e questo valga per il severo spirito dell’ortodossia!). Data la sproporzione dell’incubo storico che Solzenicyn descrive, questa incapacità è di per sé talmente vistosa da far sospettare un’interdipendenza tra il conservatorismo estetico e la resistenza alla nozione di un’intrinseca, radicale malvagità dell’uomo”. Il poeta, come sempre, va all’origine prima, al cuore delle cose.
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Solzenicyn, pur riconoscendo la preminenza, la prelibatezza dell’esperienza vissuta da Varlam Salamov (“L’esperienza di Salamov nei lager è stata più amara e più lunga della mia… a lui e non a me è stato dato in sorte di toccare il fondo di abbrutimento e disperazione verso cui ci spingeva tutta l’esistenza quotidiana nei lager”), pur chiamandolo, in un istante, “fratello”, gli rimproverò di aver ‘abiurato’ pubblicamente la propria opera (“Il 23 febbraio 1972 ha ritrattato sulla Literaturnaja Gazeta – perché, se tutte le minacce erano ormai passate? – ‘La problematica dei Racconti di Kolyma è ormai da tempo superata dalla vita’… e così abbiamo tutti capito che Salamov era morto”). Arcipelago Gulag contiene un discreto numero di ‘frecciate’ a Salamov: come mai? Cosa dà diritto a un uomo come Solzenicyn di giudicare la vita e le scelte di Salamov? Esiste forse una classifica nel dolore? Probabilmente Solzenicyn riconosce nei Racconti di Kolyma un’opera formalmente – e perciò, eticamente – più alta di Arcipelago Gulag.
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Quando Solzenicyn pubblica Una giornata di Ivan Denisovic, nel 1962, il libro con cui, per la prima volta, viene raccontata la vita nei Gulag, Varlam Salamov piglia carta e penna. “Cos’è quel gatto che secondo lei gira per l’infermeria? Perché non è stato ancora sgozzato e mangiato?”. A Boris Pasternak – il suo idolo poetico, ma a cui rimprovererà la modestia del Dottor Zivago – Salamov scrive: “L’essenziale è nella corruzione della mente e del cuore, quando giorno dopo giorno l’immensa maggioranza delle persone capisce sempre più chiaramente che in fin dei conti si può vivere senza carne, senza zucchero, senza abiti, senza scarpe, ma anche senza amore né senso del dovere. Tutto viene a nudo, e l’ultimo denudamento è tremendo… la nostra epoca è riuscita a far dimenticare all’uomo che è un essere umano”. Imperdonabili, gli scrittori russi non perdonano nulla se stessi e agli altri. Ricoverato dal 1979 in una casa di riposo, gravemente turbato, Salamov vi morì nel 1982.
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Sia Solzenicyn che Salamov si rivolgono a Nadezda Mandel’stam, la moglie del poeta Osip Mandel’stam, arrestato e morto, nel 1938, in un campo di concentramento russo. Nadezda Mandel’stam, che diventa il simbolo della resistenza della poesia al morso sovietico, ha scritto il devastante libro di memorie, L’epoca e i lupi, che secondo Iosif Brodskij è la testimonianza letteraria più alta dell’era sovietica, in Italia, ora, dopo le edizioni Mondadori (1971), Serra e Riva (1990) e della Fondazione Liberal (2006), introvabile (perché?). Solzenicyn si rivolge testualmente a Nadezda (citando passi del suo libro), mentre Salamov dedica a Nadezda il racconto Sentenza. “Non era l’indifferenza, ma la rabbia l’ultimo sentimento umano, quello più vicino alle ossa… ero al di fuori della verità, al di fuori della menzogna… Ah, com’è lontano l’amore dall’invidia, dalla paura, dalla rabbia. Com’è poco necessario all’uomo! L’amore viene quando tutti gli altri sentimenti umani sono già tornati. L’amore arriva per ultimo, torna per ultimo, se davvero ritorna”. Se Solzenicyn fa la storia, ha la marcia epica, Salamov raffina la nostra anima, dà un nuovo senso ad essa e ai suoi vizi. Solzenicyn va sulla biga trainata da frotte di sauri; Salamov cavalca il giaguaro.
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Dopo l’esilio comminato a Solzenicyn, il 20 febbraio del 1974, su l’Unità, il futuro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all’epoca “membro della Direzione del PCI e responsabile della Commissione culturale”, cerca di convincere i ‘compagni’ che la punizione è buona e giusta, che in fondo lo scrittore se l’è cercata. “L’altra verità da ristabilire è quella relativa al punto cui era giunto il rapporto tra Solgenitsyn e Io Stato sovietico. Nessuno può negare che lo scrittore (come d’altronde si ammetteva tra le righe degli stessi articoli scritti nei giorni scorsi per esaltarlo) avesse finito per assumere un atteggiamento di «sfida» allo Stato sovietico e alle sue leggi, di totale contrapposizione, anche nella pratica, alle istituzioni, che egli non solo criticava ma si rifiutava ormai di riconoscere in qualsiasi modo. Non c’è dubbio che questo atteggiamento — al di là delle stesse tesi ideologiche e dei già aberranti giudizi politici — di Solgenitsyn, avesse suscitato larghissima riprovazione nell’URSS”. Tendenzialmente, uno scrittore deve sempre avere un “atteggiamento di ‘sfida’” verso l’ordine costituito: ora lo scrittore vive l’esilio dell’indifferenza.
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“Ecco come scrivevo. In inverno nella stanza riscaldata, in primavera e in estate sulle impalcature, mentre lavoravamo: nell’intervallo tra due secchi di malta appoggiavo il pezzetto di carta sui mattoni e con un mozzicone di matita (nascondendomi dai vicini) annotavo i righi che mi erano venuti in mente mentre posavo la malta del secchio precedente. Vivevo come in sogno, seduto alla mensa davanti alla sacra sbobba non ne avvertivo il sapore, non udivo quelli che mi stavano intorno, non facevo che andare e venire tra i miei versi, adattandoli come mattoni di un muro… io passavo tutto il mio tempo in una lunga e lontana evasione, ma i guardiani non potevano scoprirla facendo il conto delle teste”. Così Solzenicyn descrive l’ossessione della scrittura, una ossessione che perde e che salva. Raccontando la storia, Solzenicyn vive “come in sogno”. Ogni gesto di scrittura, se grande, accade dal carcere, scavando il tempo dalle pareti, come i carcerati, gratificando le unghie, trovando anfratti nelle gambe delle sedie.
*
Dieci anni dopo Solzenicyn è una icona buona per le conferenze e i servizi del tiggì: d’altronde, chi ha oggi il coraggio di dire che il Gulag sono stati una azienda sovietica efficiente e che la sopraffazione è un atto virtuoso? Così, leggiamo Arcipelago Gulag come la testimonianza di un tempo che fu. Ma non è oggi il Gulag, in una forma più delicata, deliziosa, sagace, in questo sistema di spazientito servaggio, di frustrazione patente, di frementi ferie? (d.b.)
  L'articolo 10 anni fa è morto Aleksandr Solzenicyn. Anche i tiggì lo citano come il prezzemolo, ma che senso ha, oggi, leggere “Arcipelago Gulag”? (Comunque, leggete anche Varlam Salamov e Iosif Brodskij, fa bene) proviene da Pangea.
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Unfolding Pavilion 2018
The Works
The Unfolding Pavilion has invited the most unique members of the Little Italy network to create works capable of reacting to both Gino Valle’s building and the specific space occupied by the Pavilion.
The invited architects were asked to produce original objects/installations, that puts in dialogue their personal body of work to the Giudecca Social Housing - to one or more of its elements/spaces/representations, to the whole building, to the relation of the project with its urban surroundings, etc. - and so to use the Venetian condominium as a sort of tool to reflect on their own practice, just as the representations of Renaissance ideal cities served as tools to experiment with the new technique of perspective.
                                                                                abacO Venise qui Parle. Photography installation. 19 panels, 40 x 30 cm (each).   Team: Alice Braggion, Alessandro Carabini.
                                                                             ANALOGIQUE M.I.Mo. Installation. Steel device on wheels, map, image, drawings texts.   Team: Claudia Cosentino, Dario Felice, Antonio Rizzo.
                                                                             Arcipelago Reflektor. Box of methacrylate panels, three bricks, mirrors. Custom support in black painted steel (rod, assembled in two pieces, and two end plates). 31 x 31 x 31cm (box). 31 x 31 x 161cm (overall). Team: Nicola Dario Baldassarre, Pasquale Cipri, Salvatore Dentamaro, Nicoletta Faccitondo.
                                                                             Babau Bureau Periscopio. Digital print on paper. 50 x 76 cm.   Team: Marco Ballarin, Stefano Tornieri, Massimo Triches, Sofia Sacchini.
                                                                             Boano Prišmontas 165x165. Light installation.   Team: Tomaso Boano, Jonas Prišmontas.
                                                                             Bunker Immersions. When Palladio met Valle. Installation. Bathtub, light projection, water. 48,5 x 30 x 8 cm.   Team: Carlo Gandolfi, Roberto Molteni, Federico Chaubet, Matteo Donghi.
                                                                             Campomarzio Hamlet, The Ghost of the Cemetery of the Ashes of Thought. Installation. Direct print on glass, digital print on paper. 300 x 70 cm.   Team: Pietro V. Ambrosini, Michele Andreatta, Alessandro Busana, Daniele Cappelletti, Enrico Lunelli, Teresa Pedretti.
                                                                             Fabio CAPPELLO, Giuseppe RESTA Domestic Valle. Installation. Custom ‘Udine’ wallpaper, custom ‘Chirignago’ steel table. 30 sqm (wallpaper). 175 x 75 x 70 cm (table).   Team: Fabio Cappello, Giuseppe Resta.
                                                                             Fabio CAPPELLO + Rossella FERORELLI + Luigi MANDRACCIO + Gian Luca PORCILE CSU in Motion. Event. Round table & discussion. Sunday, May 27th 2018, 10:00 - 13:00. Team: Fabio Cappello, Rossella Ferorelli, Luigi Mandraccio, Gian Luca Porcile.
                                                                             Michele D’ARIANO SIMIONATO & Caterina STEINER Abandon Ship! Installation. Sound, laser printed images on paper. 170 x 170 cm. Team: Michele D’Ariano Simionato, Caterina Steiner.
                                                                             Roberto DAMIANI Hotel Giudecca 2028. Color prints on Sintra panel, 33 x 33 cm (each). Color booklet, 22 x 28 cm.   Team: Roberto Damiani, Emma Dunn, Mina Hanna, Zoe Renaud.
                                                                             ECÒL La Serenissima. Iron, PVC, PLA, acrylic. 75 x 75 x 60 cm. Team: Emanuele Barili, Cosimo Balestri, Olivia Gori, Lorenzo Perri (architects), with the fundamental support of Flavia Monechi (designer) and Vanni Balestri (oral surgeon).
                                                                              ENTER Studio Del Gabinetto (e) delle Allegorie / Upon the Chamber (and) of Allegories. Installation. Paper. 16 sqm.   Team: Margherita Del Grosso, Massimiliano Dalle Sasse, Alessio Poggi, Andrea Silvestri, Chiara Mondin.
                                                                                False Mirror Office, gosplan, LINEARAMA, pia, UNO8A La Cameretta / The Kids Room. Installation. Colored medium density fiberboards. 175 x 35 x 95 cm.   Team: False Mirror Office (Andrea Anselmo, Gloria Castellini, Filippo Fanciotti, Giovanni Glorialanza, Boris Hamzeian), gosplan (Nicola Lunardi, Veronica Rusca, Lorenzo Trompetto), LINEARAMA (Gabriele Molfetta, Selene Vacchelli), pia (Alessandro Perotta, Valeria Iberto), UNO8A (Beatrice Moretti, Fabrizio Polimone), with the carpenters team 81 millimetri (Ivan Berton, Lucia Lina Repetto) and the support of ALL WOOD & Special Materials (Genova).
                                                                             Davide Tommaso FERRANDO + Sara FAVARGIOTTI Little Italy: The Survey. Video. Booklet. Team: Davide Tommaso Ferrando, Sara Favargiotti, with graphic design by Martina Moro & Paul Böhm, sponsored by Land Tirol, in collaboration with Italien-Zentrum - Innsbruck University.
                                                                           Forestieri Pace Pezzani Competitions as Battlefields: Imaginary Landscapes, The Quality Myth, Is Time Money?. Event. Round table & discussion. Saturday, May 26th 2018, 15:00 - 19:15. Team:  Enrico Forestieri, Matteo Pace Sargenti, Pietro Pezzani.
                                                                             Malapartecafé + Fabio CAPELLO THE SUSTAINABLE MISUNDERSTANDING or WE DON’T GIVE A S*** ABOUT SUSTAINABLE IMPERATIVE IF IT’S ONLY ANOTHER ORNAMENT TO ARCHITECTURE. Digital print. Customized toilet paper. 20 x 20 cm. 10 x 10 x 12 cm.   Team: Ilaria Caraffi, Emanuele Crovetto, Fabio Capello.
                                                                             oblò - officina di architettura + Figura/Sfondo Opus Incertum. Installation. Wood trunk, mirror, 3d printed brick. 60 x 60 x 60 cm.   Team: Oblò – Officina di Architettura (Francesca Coden, Emanuele Romani), Figura/Sfondo (Michele Brusasca), Alessandro Benetti with Volumes Makers Space (Paris).
                                                                             Giacomo PALA + Riccardo M. VILLA + Jörg STANZEL Quasi Theory - Quasi Project. Multimedia. 60 x 100 x 180 cm.
                                                                             Gabriele PITACCO Unfolding Young (!?) Gino Valle. Installation. 5 digital printed panels, 12 postcards, text. 3d printed maquette. 314 x 250 x 82,5 cm (overall). Event. Round table & discussion. Saturday, May 26th 2018, 11:00 - 13:00. Team: Alessandro Bettoso, Claudia Ciulla, Cristina Forcesin, Enrico Furlan, Marco Gnesda, Gabriele Pitacco,  Irene Valle.
                                                                             ROBOCOOP Souvenir from La Giudecca. Kitsch-pop installation. Hand-made collage and digital print. Snow globe with paper, glass, glue, plastic, water, marble, brass. Wooden podium. 18 x 18 x 9 cm (object).
                                                                             Emilia ROSMINI & Emiliano ZANDRI THE MAIL. Plexiglass and paper. 30 x 20 x 12 cm.
                                                                             Giorgia SCOGNAMIGLIO & Lorenzo ZANDRI Greetings from an apartment (Unsent Postcard). Installation. Bespoke plywood shelves. Limited edition postcard series, 4’x6’, 400gr glossy paper, printed in Italy. 150 x 75 cm (overall).
                                                                             STUDIO associates + atelier XYZ + Davide Tommaso FERRANDO Democratic Spaces. Movie. Event. Film screening & discussion. Saturday, May 26th 2018, 20:30 - 21:30.   Team: STUDIO associates (Marco Formenti, Nicolò Galeazzi, Martina Salvaneschi), atelier XYZ (Stefano Di Corato), Davide Tommaso Ferrando.
                                                                             StudioERRANTE Architetture + Diego BEGNARDI + Giovanni BENEDETTI Banchetto / Feast. Papier-mâché. 130 x 60 x 100 cm.   Team: StudioERRANTE Architetture (Sarah Becchio, Paolo Borghino, Ioana Iacob), Diego Begnardi, Giovanni Benedetti.
                                                                             Studiospazio Giudecca Windowsill. Painted plywood, dry flowers. 90 x 187 x 2,5 cm.   Team: Samuele Squassabia, Tao Baerlocher, Eugenio Squassabia, Diana Arina.
                                                                             TCA THINK TANK + ZarCola Architetti Italian experience, foreign architects: Stories of those who pull it off. Installation. Metal, 250 x 150 x 150 cm. Book, 17 x 24cm, 220 pages. Posters, 45 x 80 cm. Video,15 minutes. Team: Pier Alessio Rizzardi, Zhang Hankun, Alessandro Colombo, Edoardo Giancola, Federico Zarattini.
                                                                             Davide TRABUCCO Versus II. Fabric. 200 cm x 300 cm.
                                                                             Unfolding Pavilion An Exhibition of Social Value. Performance. 60 hours. Team: Daniel Tudor Munteanu, Ana Munteanu, Davide Tommaso Ferrando, Sara Favargiotti, Magda Vieriu & Octavian Hrebenciuc.
                                                                             WAR (Warehouse of Architecture and Research) Theseus in the 80’s. Light Installation. LED strips, disco ball. 100 m strip. 50 cm ø ball. Team: Gabriele Corbo, Jacopo Costanzo, Valeria Guerrisi, Loriano Giannone, Michelangelo Sicari, Angela Tanzola.
                                                                             All of the exhibited works were commissioned by the Unfolding Pavilion and were created especially for this exhibition.
Illustrations: 1. Studiospazio - Giudecca Windowsill. Photo by: Davide Tomasso Ferrando. © Unfolding Pavilion.
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