Tumgik
#che SO che sembra non avere senso ma hey il mio cervello ha poco senso
sonego · 1 year
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oggi a lavoro ho ammesso di farmi pare mentali à gogo. sono tornato a casa e mi sto facendo ALTRE pare. si parla ora in ufficio de "le famose pare di nico" e mi fa ridere (davvero, non ironicamente) ma in tutta serietà ed onestà devo calmarmi un pochettino con ste pare perché ultimamente mi sto rovinando la serenità da solo un po' troppo spesso
#in realtà al momento me le sto facendo perché sono triste#che SO che sembra non avere senso ma hey il mio cervello ha poco senso#(ne ha un po' di più per me perché vivo con il border da abbastanza da aver capito molti dei sui meccanismi#ma sono malsani e non funzionali quindi so che la maggior parte delle persone rimarrebbe ??? se li provassi a spiegare)#ma in pratica sono triste perché mi manca una persona (che ho visto un'ora fa. ma ok) > penso a quanto fa schifo la vita quando non posso#vederla o parlarle come ero abituato a fare > mi metto a pensare ossessivamente a lei/a quanto è inutile la vita senza di lei (MOOOLTO#dramatic. la vedo tutte le settimane anche se ultimamente di meno) > overanalizzo ogni nostra interazione. comincio a pensare che di sicuro#lei è contenta di non avermi tra le palle così tanto e non vedeva l'ora di liberarsi un po' di me#poi piango e mi torturo per un'ora senza interruzioni e mi viene voglia di cavarmi gli occhi#TUTTO QUESTO sentendomi tutto il tempo in colpa perché questa persona non sta troppo bene fisicamente e io LO SO e sono anche sinceramente#preoccupato e mi dispiace e voglio davvero che si riposi. però non riesco a fermare questi pensieri di merda che#sono veramente egoisti perché il suo mondo non ruota intorno a me e so razionalmente benissimo che non mi direbbe mai che sta male solo per#trovare una scusa per non vedermi o cose del genere e non è neanche che penso questo è solo che mi sento in colpa a pensare che lei è#contenta di non vedermi quando col cazzo che una che sta a casa perché sta male è contenta????? cioè mi sembra proprio di#boh farle proprio un disservice a pensare ste cose anche se tutto viene da un odio per me stesso non dal mio pensare che lei sia una brutta#persona o che#sto rantando come non mai lmao è che sto sinceramente male. cioè mi sento proprio quella stupida sensazione del cuore che mi si stringe#tipo stritolato dalle mani della mia ansia#che immagine poetica lmao ma è proprio così che mi sento cioè una stretta al petto che mi fa sentire così... male#non sono bravo a spiegare come mi sento a parole... è un periodo di merda sinceramente. molto di merda#fisicamente e mentalmente è tutto difficile e mi viene da piangere in continuazione anche se poi non ci riesco quasi mai#e dio santo può il mio cervello lasciarmi stare 2 secondi cioè okay non posso vederla e sono triste ma perché devo turn it all into una#roba catastrofica e come se l'universo mi odiasse e lei mi odiasse e TUTTI mi odiassero. FRA CALMATI#forse è anche perché ho un po' bisogno di stare fuori casa e con amicə ma in realtà non ho molti amici lmao cioè tbh lei è l'unica con cui#esco perché sono triste e solo e mentally ill#e boh sono triste. mi sento solo mi sento stanco mi sento distrutto mi sento ansioso. e ora chiudo e mi sa che cancello sto post presto lol
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Opinione sul Videoclip
Ciao sono Milena e vi sto per dare la mia non richiestissima opinione personale (rimarchiamolo, è una cosa mia e mia soltanto) su questo fantastico videoclip, talmente bello che mi ha fatto desiderare come non mai di possedere uno di quei cancella-memoria di men in black per poter così rimuovere dal mio cervello quelle immagini senza dover ricorrere alla lobotomia.
In sintesi: m’ha fatto schifo.
Ma dato che non sono una persona che ama dire “che schifo buh” e chiuderla lì, ora vi darò tutti i motivi per cui per me questo video può bellamente essere lanciato nel vuoto cosmico o messo a bruciare nelle fiamme dell’inferno.
Here we go.
Intanto, partiamo col dire che a me i videoclip di Ermal, salvo alcune eccezioni, non m’hanno mai fatto impazzire del tipo Wow kapolavoro subitoh globo d’oro ranadineville!!11!!1, ma lo ammetto: ho adorato quello di 9 Primavere. L’ho trovato talmente bello nella sua semplicità che mi son detta bene! stiamo facendo dei passi avanti! Ora sicuramente i videoclip andranno migliorando!
Sia mai che potessi aver ragione ‘na volta. 
Mannaggia al cazzo.
Ma andiamo con ordine: il video si apre su una tv posata sopra un baule di quelli tipo che vedi a giro per i concerti con dentro cose che valgono più dei reni di tutta la tua famiglia messi assieme, e mentre un Ermal su anonimissimo sfondo che sembra quello che usano i fotografi per farti quelle imbarazzatissime foto ricordo per la comunione da dare ai parenti inizia a cantare, una ripresa di 180 gradi ci mostra quella che dapprima sembra uno studio d’attesa di un qualche ufficio-che cazzo ci fa quella sedia nell’angolo con la pianta io boh- se non fosse che la porta sembra quella di un capannone, per poi rivelarci una casa con una discutibilissima carta da parati e qualche decoro a giro. Dagli scatolini intendiamo che probabilmente ci si sono appena trasferiti.
Che sembra pure carina, con quelle sculture inutili a giro e le mensole in ferro, molto milanese moderno imbruttito, ma subito capiamo che probabilmente per quelle decorazioni del cazzo e le piante alte quanto me hanno speso tutti i loro averi dato che se la dormono su un divano letto dal colore orrido, color cacchina di cane per intenderci. 
Ma passiamo oltre, magari il materasso ancora non l’hanno scartato.
Passiamo al fatto che quella cazzo di telecamera  non fa altro. che. ondeggiare. avanti. e. indietro. 
E io qua inizio già a pensare: ma chi l’ha diretto sto schifo? E’ una cosa fastidiosissima, fa venire il mal di mare! Ma come puoi pensare che sia una buona idea? Diciamolo chiaro e tondo: è una regia del cazzo. Ti fa venire voglia di lanciare fuori dalla finestra il pc, prima di sbrattare sulla tastiera magari. 
E a parte la regia... sto video è buio. Ma buio forte. C’è un passaggio dalla sera al giorno che è sentito pochissimo a livello di luci, tanto che i due scemi, in barba all’Enel, ancora stanno con le luci dietro accese. E grazie al cazzo, non vedrebbero nulla altrimenti, nonostante ci siano dei finestroni piuttosto grossi! Mi sa che gli toccherà vendersi per pagare le bollette questo mese. 
Ma la vera domanda poi è: dove cazzo sono imbucati questi? Perché quello non è un appartamento. Si vede una porta, sì, ma poi ci sono due specie di ingressi-quello principale che si vede di sfuggita e quello dove entrano i ladri-dello stile capannone e rega, non sto scherzando, ma sembra che abbiano riarredato uno scantinato o il garage di un qualche palazzone. Poco ci mancava che nell'angolo avessero la marionetta di Georgie con It. E poi che cazzo è quel bidone giallo, cosa mi dovrebbe significare? 
Ermal incrocia le braccia al petto, in un gesto di scazzo che è specchio del mio, e con la faccia di uno che avrebbe preferito essere davanti a un piatto di orecchiette che lì. 
Gente che si tira cuscini, J-Ax. Bellino lui.
E poi arrivano loro, i nostri amici ladri. 
Ora, soffermiamoci un secondo su questa cosa: l’ho capito anche io che la cosa è tutta una metafora e che il senso è che pure davanti alle difficoltà chi si ama lotta e non si arrende e fa di tutto per restare insieme. Grazie. E a parte che w la banalità, ma il problema di questa roba è la resa visiva che hanno voluto dargli.
Infatti, qui arriva il bello.
Intanto, questi fantomatici ladri sono tutti. In giacca. E cravatta. 
E’ una cosa esilarante da pensare perché io mi immagino questi uomini d’ufficio che si guardano e “Hey, Mario, che fai stasera?” “Non so, Paolo. Al solito, farò qualche dichiarazione dei redditi, forse controllo le bollette se proprio mi sento trasgressivo. Poi a letto” “Capisco... e tu, Marco?” “Lo stesso, Paolo, lo stesso”
E poi arrivò Gigi che “Ragazzi, ma se cambiassimo un po’ stasera?” “Tipo?” “Mah... che ne so... facciamo una rapina!”. IDEONA! Compriamo dei passamontagna e andiamoci vestiti ancora come degli impiegati sottopagati che però sono obbligati a stare in completo per non sembrare così poveri e maltrattati.
O questo, o i tipo del video hanno pestato i piedi a Wilson Fisk e alla mafia cinese. Il che sarebbe stato decisamente più divertente, ma immagino che Charlie Cox che menava col bastone dei ciechi costasse troppo.
Però oh, magari hanno davvero un passato nel mondo del crimine, forse pure con qualcuno di grosso, tipo che erano coinvolti con qualche organizzazione criminale internazionale. 
E urlerei anche “uscitemi i back story crime cazzo” così magari mi interesso al video, se non fosse che questa ipotesi viene immediatamente sventata dato che... il quoziente intellettivo dei ladri corrisponde a quello di Olaf che vuole farsi le vacanze ai tropici pure se fatto di neve.
Voglio un po’ dire, guardateli: sono in cinque! in cinque! Sono in netta superiorità numerica e non siamo dentro dragonball cazzo! Quelli sono dei poveracci disarmati, cosa vi ci vuole a metterli al tappeto? 
Invece no perché: quello con la spranga riesce a mancare il colpo in maniera clamorosa e viene atterrato da una computerata in testa che, onestamente, per darla abbastanza forte da atterrarlo così mi aspettavo pure che almeno la batteria del computer saltasse fuori, però vb. Uno prova ad afferrare la tipa che si dimena e sguscia come una saponetta, ma invece di tirarle qualcosa in testa rimane lì tipo SHI ABBRACCIAMOCI. Due rimangono a guardare. Ma il migliore è l’ultimo raga. L’ultimo che sta sulla porta a ondeggiare ballando la lambada per qualche secondo prima di intervenire, manco Rocky che si da la carica. Lo amo, è il mio preferito.
Nel frattempo, J-Ax si è cambiato: unica macchia di colore insieme al bidone giallo e alla carta da parati di mia zia matta in mezzo a tutto quel piattume.
Scene di combattimenti al semi rallenty, così brutte che quelle delle superchicche al confronto sono da Oscar. Il nostro Rocky viene abbattuto da una vasata e poi rivoltato tipo wrestler FATALITY e mentre un altro dei rapinatori viene neutralizzato dalla tipa in tuta, uno rimane in un angolo a saltellare manco stesse ballando la taranta.
E qui, c’è il tocco di classe. Il faretto. Il fottuto faretto PALESEMENTE DEL SET, ben esposto nell’inquadratura. E non per un millisecondo, no! Rimane lì, per diversi secondi. E oltre a dare fastidio visivamente, è proprio una cosa brutta da vedere perché dai, chiunque sa che devi nasconderle certe cose. Non si sono nemmeno dati la pena di provarci. 
Ma io che cazzo la voglio studiare a fare sceneggiatura e regia, se ci sono sti geni in giro. Boh. 
Altre scene ridicole, la tipa che si strappa i capelli quando i ladri rimangono la a ondeggiare tipo concerto di Jovanotti con gli accendini e invece di fare gioco di squadra li affrontano uno alla volta stile lega Pokemon. 
Sbucano vasi a cazzo che chissà da dove se li sono tirati fuori dato che il tavolino era andato in frantumi, mentre Ermal fa giorgiamaura con ancora i sogni da sognare.
Ritorna il nostro faretto e la tipa ha un momento di scazzo in cui cerca di allontanarsi non correndo, ma camminando come la pantera rosa. E non perché voglia, ma perché il rallenty è palesemente fatto mezzo a cazzo dagli attori. 
Sono a tanto così dal fare il meme di  topolino e infilarmi i pugni negli occhi per smettere di vedere questo scempio. Mi sembra di stare dentro al remake in live action di Dragon ball, uno di quelli brutti cinesi però, tipo supaidaman per intenderci. 
E dopo ben due minuti e mezzo di botte-chiamiamole botte, i power ranger, no anzi, le new mew se le davano di più. avete presente quel cartone dei Pokemon dove pikachu prende a schiaffi il suo clone? Ecco, quello era più violento di sta roba-ecco che ad uno dei ladri ritorna in vita un neurone ed estrae la pistola. 
Qui le bestemmie si sprecano. 
Ma porca miseria, siete in cinque, se siete armati CHE CAZZO VE LE SIETE DATE A MANI NUDE? Ma bastava entrare tirando fuori le pistole, no? Pistole contro “se vi muovete siete morti”, vedi che in tre secondi facevate tutto quello che dovevate! E invece no, stanno lì a fare i coglioni e a saltellare che non so, vi scappa la pipì per caso? 
Ridicoli cazzo, ridicoli!
Altro che Olaf, il quoziente intellettivo di sta gente è pari a quello di un’alga essiccata. Che magari va pure sul sushi, quindi è utile a qualcosa, al contrario loro.
Ma ecco che ritorna il grande protagonista di questo video, il deus ex machina di tutta la storia:  il vaso di fiori.
Che ovviamente bam, si infrange sulla capoccia del tipo e addio.
A proposito, bella la pubblicità occulta dei boxer della Guess.
Infine, i nostri eroi rimangono sul divano a coccolarsi, felici della loro pressoché inutile vittoria. 
Che poi. Oh brutti idioti. Avete cinque persone sul pavimento, ma non sono morti, sono palesemente solo svenuti! E allora scappate cazzo! Non è che non si riprenderanno mai più! Quantomeno portategli via le armi, neutralizzateli, fate qualcosa! No, gli abbraccini softini sniff sfniff pucci pucci.
Ma vaffanculo.
Io lo so che è un video che doveva essere breve, ma cazzo. C a z z o.
Che poi questo videoclip aveva lo stesso pathos di una tartarughina ribaltata sul guscio, con la differenza che quella poverina ti fa pena, mentre a questi li vorresti ammazzare tutti.
Persino le puntate di Tom e Jerry con l’altro gatto che doveva rubargli il posto a casa erano più sensate e emozionanti di sta cosa. Mi commuovevo di più, onestamente.
Se fosse entrato qualcuno e avesse iniziato a sparare a raffica, avrei applaudito al grido di LIBERACI DA QUESTO SCEMPIO CAZZO SI.
Empatia che mi provoca: 0. Emozioni che mi da: 0. Il senso banale e reso malissimo. La regia e la fotografia: 0. Recitazione: 0. Scene dei combattimenti: 0. Impegno di chi l’ha fatto: 0. La telecamera che ondeggia e il faretto non dico dove se li possono ficcare, ma potete benissimo intuirlo. 
Oltretutto, l’amore è uno sport violento, ma qui siamo ai livelli di violenza di Disney Channel e Cartoonito, ho visto scene più efferate in Spongebob.
Pure Ermal aveva lo scazzo.
Un no grande come un palazzo, ecco cos’è sto video per me.
Voto: 2/10, che gli do solo perché la canzone è bella e perché pure su quello sfondo di merda i faccini di Ermal e J-Ax erano carini.
Comunque, va fatto un applauso per lo sforzo: visto quanti vasi c’erano, deve essere stato difficile cagare fuori da ciascuno di essi. BRV.
E la chiudiamo qui, che sennò mi viene un embolo.
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Capitolo V
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Non riesco ad abbassare lo sguardo.
L’affresco sul soffitto del corridoio principale del campus attira la mia attenzione per la sua maestosità. E’ curato al punto di sembrare nuovo, è come se mi stesse permettendo di tornare indietro di secoli e avere il privilegio di essere la prima persona al mondo a vederlo.
Due ragazze praticamente identiche mi squadrano, con le loro minigonne nere e due sigarette, sottili come loro, trattenute tra indice e medio. Ovviamente, sono troppo preso da altro per degnarle di troppe attenzioni.
Passo davanti al bar dell’università, un cubo pieno di vetrate gigantesche e pareti rosse. Ricorda vagamente una tavola calda anni ’50, e mi basta intravedere il cartellone dei prezzi per rassicurarmi che sono ancora fuori posto in questo Paese delle Meraviglie della giovane élite zaricciana.
Continuo a ignorare il telefono, che vibra da mezz’ora.
Quando noto davanti a me una bacheca di annunci, mi avvicino. La superficie in legno è tutta rovinata, con diversi fogli mossi dal vento al punto di stropicciarli, se non addirittura strapparli. Numeri di telefono ovunque, pubblicità di eventi e di stanze in affitto a prezzi stratosferici… mi passa per la testa l’idea di lasciare un’implorazione scritta riguardante il mio desiderio di lavorare a Zaricci, ma per una ragione o per l’altra sento come se fossi già stato umiliato abbastanza per oggi.
Una lampadina preme ogni parte del mio cervello, facendomi spalancare gli occhi.
Faccio un mezzo metro indietreggiando e afferrando una copia del mio curriculum dallo zaino.
Mentre entro nel bar, mi accorgo subito dell’aria condizionata destinata a farmi venire un’impressionante pelle d’oca e le diverse televisioni sintonizzate su un programma di musica pop contemporanea. Seppur il pavimento a scacchi nero e bianco e le sedie rosse mi avevano portato all’ipotesi si trattasse di un American Diner, rimango deluso nel notare che è un semplice bar, a dirla tutta abbastanza generico e anonimo, un po’ vintage e un po’ futuristico. Un casino stilistico, si potrebbe dire.
Una signora di mezza età dietro al bancone mi squadra man mano che mi avvicino a lei. Sopra la sua testa si trova una lampadina neon viola, intenta a donarle un’aria piuttosto raccapricciante. Sembra studiare attentamente ogni tremolio delle mie dita, intente a tenere fermo il più possibile questo foglio a colori con una patetica lista di esperienze lavorative che mi sono inventato di sana pianta solo per avere più probabilità di accaparrarmi un colloquio.
A quanto pare ho fatto ripetizioni ai bambini delle elementari e sono catechista da oltre tre anni. Ora come ora mi sembrano due stupidissime e inutili bugie da scrivere su un curriculum, ma sono le uniche posizioni che non mi creerebbero problemi nel caso qualcuno provasse ad indagare sulla veridicità del mio CV. Voglio dire, tutti mentono sul curriculum, anche solo per piccole cose.
Saluto la signora, che grugnisce in modo spazientito, e abbandono il foglio sotto il suo naso. Lo afferra con le sue dita enormi, unte. Vedo degli aloni trasparenti rovinare i bordi della mia candidatura, ma penso sia già buono che questa donna si sia presa la briga di leggerlo.
La ringrazio, e lei appare confusa. Non dice niente. Mi accorgo che non ha ancora parlato da quando sono entrato, e non capisco se è muta o semplicemente maleducata.
Mi giro sui talloni e mi dirigo verso la porta, giusto in tempo per capire che sto arrossendo come un bambino che si è pisciato addosso sullo scuolabus.
Sbircio un’ultima volta dalla vetrata del bar, e noto la signora intenta a servire un ragazzo altissimo con una giacca blu e uno zaino in pelle bianco. Penso a quanto possa essere geneticamente perfetto per non essere inondato dal sudore anche vestito così, e mi sento ancora più minuscolo e insignificante quando vedo che la signora non ha più il mio CV tra le mani.
Forse si è accorta che ho scritto un uragano di stronzate.
Si ingigantisce tutto nei curriculum, però, o così mi ha detto Sami. E, man mano, tutto ciò che hai ingrandito e reso sfarzoso perde di utilità perché cominci a salire di livello, proprio grazie a quelle piccole bugie bianche che ti elevano dalle altre candidature. Eventualmente, sempre secondo Sami, si arriva a un punto in cui non serve più mentire sulla resumee per ottenere il lavoro che si desidera da anni.
Non ne so molto di curriculum e lavoretti vari. Come potrei saperlo, d’altronde? Se si vuole proprio lavorare a Cordello bisogna essere il figlio del macellaio o una ragazza a cui va bene fare la cameriera in nero per dieci ore al giorno ed essere spogliata con gli occhi dagli ubriaconi del bar di paese.
Giuditta lavorava part-time in una pizzeria poco distante da Cordello prima che sua madre, rimasta vedova già da anni, sposasse il signor Moschella, cognome famoso per essere storico nell’élite del nostro paesino. E’ una verità scomoda quel pettegolezzo che girava, ossia che molto probabilmente i genitori stessi avevano vietato a Giuditta di continuare a lavorare mentre studiava per non far apparire l’intero nucleo famigliare meno agiato rispetto agli altri splendidi del quartiere.
I ricchi di Cordello non sono neanche così ricchi se paragonati ai pesci grossi di Zaricci, ma hanno le stesse venature presuntuose, elitarie ed aristocratiche molto impostate che caratterizzano qualsiasi stereotipo riguardante i cittadini benestanti. Essermi fidanzato con uno di loro mi ha proprio fatto sbattere il naso contro il muro che ci sarà sempre tra queste auto-proclamate divinità ultramoderne e i comuni mortali con una Panda del 2004 e un braccialetto in legno attorno al polso invece che un Rolex. Non penso che Sami faccia apposta a farmelo pesare, ma la differenza di background tra noi due è sempre stata un problema. Non amo mi offra le cene o mi regali vacanze, perché mi fa sentire come se fossi un toy-boy. Mi ha fatto sentire più volte come una collana eccentrica che indossa per mostrarsi alle feste dei suoi amici. Mi ha sempre fatto percepire questo mio dovere a sentirmi riconoscente, come se senza di lui finirei ancora nel baratro. A volte mi vedo come il nuovo souvenir dell’occidentale benestante dopo la sua ennesima esperienza di turismo sessuale.
Mi sento esagerato quando il mio cervello canalizza le sue attenzioni su questo fiume di negatività e mancanza di fiducia nell’umanità, ma se c’è una cosa che ho capito dei ricchi che non si sentono abbastanza ricchi è che devono sbattere in faccia a tutti quante belle cose hanno nella loro vita.
Se da una parte sono sempre stato stuzzicato dalle cronache luccicanti de “Gli schifosamente benestanti di Cordello”, è anche vero che l’unico desiderio che ho nello stare in mezzo a loro è potermi permettere di vivere in maniera spensierata, senza sentirmi in colpa per essere andato al McDonald’s per merenda o per comprarmi venti euro di erba dallo spacciatore in stazione ogni settimana.
Vorrei avere più risorse, ma sento di non avere mai i mezzi per ottenerle. I miei genitori mi supportano come possono, ma è difficile quando anche dare venti euro al tuo unico figlio sono una faticaccia.
Ho risparmiato i soldi per le sigarette e le canne per pagarmi la patente, ma che senso ha quando si usa una macchina in tre e non facciamo un pieno da due anni?
Sono colpito da una maledizione che mi tiene fermo a Cordello, le mie gambe si stanno trasformando pian piano in radici e non importa quanto mi dimeni per scappare o urli per farmi aiutare, rimango bloccato nella mia mutazione. Ho passato anni di sacrifici per essere il ragazzino sprovveduto con un curriculum farlocco che vuole essere qualcun altro, ma che non ci riesce.
Sono il ragazzino che non capisce se Sami lo vede come un partner o come una via di fuga, un escamotage dal mio futuro, troppo misero se bilanciato alle mie ambizioni.
Non siamo mai stati veramente felici, io e lui. Ci ho messo mesi e mesi per capirlo, ma non siamo mai stati veramente felici.
E sento le lacrime corrodermi le gote come se fossero acido, perché capisco che sono soltanto un disperato che gira attorno ai suoi problemi a trecentosessanta gradi ma non riesce a muovere un passo per tuffarsici dentro e risolverli. Sami, sotto sotto, è sempre stata la dimostrazione che mi serviva per convincermi che stavo correndo verso la luce, ma ora penso che ci sia soltanto il nulla.
Sono passato dall’essere quel bambino innocente che corre verso la speranza al ragazzo che tiene dei passanti per mano, implorando per ricevere un po’ di calore.
Ma se glielo danno, ha troppo caldo.
                                                                        ╪
 Quando afferro il cellulare dalla tasca per controllare l’orario, mi insulto mentalmente.
Ho cercato per ore di non guardare il telefono, perché non volevo sapere niente di Sami e delle sue inutili scuse. Ha fatto un qualcosa di meschino, che in sé non è una novità, ma l’averlo fatto oggi mi crea problemi.
Lo perdono per avermi mentito, per avermi trattato come una scimmietta da circo davanti ai suoi amici di plastica, ma c’è poco da fare: più vado avanti a conoscere Sami, meno riesco a fidarmi di lui. E’ affidabile solo per quel che riguarda se stesso, e se fai parte dei suoi piani bene. Altrimenti, tieniti forte perché non sai dove finirai.
Nel mio caso, sono di nuovo in stazione, che ora studio con aria maniacale. Mancano tredici minuti al mio treno, e se metà del mio cervello vuole che il desolato principe azzurro si materializzi sul suo sfarzoso cavallo bianco, l’altra muore dal mandare all’aria l’unica parte che sembra aver senso della mia vita. Quando butti via qualsiasi stabilità è quando inizi a giocare e a ricostruire. Ricostruirti, da zero.
Riguardo le otto chiamate perse di Sami, i suoi venti messaggi minatori.
E poi, come una margherita in un campo deserto, spunta una nuova notifica.
  Giuditta
“Hey, scusa il ritardo, mi si era rotto il telefono!
Comunque bene, succedono un sacco di cose ogni giorno qui.
Sono un po’ persa nel mio, ma per ora tutto bene.”
11:27
 Rileggo il messaggio innumerevoli volte, come per ricalcarlo nella mia mente fino a renderlo indelebile.
Giuditta è un orologio svizzero.
 Giuditta
“Tu come stai?”
11:28
 Mi guardo attorno, è tutto più luminoso.
Rimetto il telefono in tasca, emozionato come un bambino che scopre che andrà a Disneyland.
Salto sulla carrozza del treno e mi siedo, immergendomi nella carovana di pensieri dai colori caldi che si sta riversando tra le pieghe del mio cervello.
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Sondaggio: 31 Maggio,12:20 PM
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arminissocute · 4 years
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Lionheart
Un giorno ho chiesto a quell'idiota come mai odiasse tanto Mozart.
Ma non è che fossi così interessato.
È che, anche se non ha peli sulla lingua e non pensa ai sentimenti degli altri, non lo sento mai parlare male di qualcuno.
Riesce ad apprezzare perfino uno scorbutico come me, e a dirmi continuamente roba come "ti voglio bene", "sei il migliore" e "sei fantastico".
Direbbe che odia qualcuno solo se davvero non sopportasse- no, se davvero detestasse quella persona. Altrimenti, anche se si parla del peggiore degli idioti o di uno stronzo, lui è il tipo di persona che vede del buono in tutti.
E a volte è un grosso problema, questo suo tratto.
"Be', ma anche se me lo chiedi..."
Siamo alla Yumenosaki, dopo le lezioni, in una classe vuota che abbiamo reso la nostra sala prove, banchi e sedie spinti contro il muro.
"Hmmm... io odio quello che odio"
Il sopraccitato idiota- Tsukinaga Leo- mette il broncio mentre dice questa cosa totalmente illogica. Un po' è per il suo comportamento, ma ha un aspetto davvero infantile.
A prima vista, qualcuno potrebbe prenderlo per una ragazza. Un po’ è per la sua corporatura minuta, ma è anche per il suo aspetto attraente. È basso e snello, ma non ha per nulla un'aria fragile, nonostante ciò. Be', sarà anche un animale piccolo, ma non dubito che sia carnivoro.
Giocherella con i suoi capelli del colore dell'alba, illuminati dai raggi del sole al tramonto che filtrano dalla finestra. Per qualche ragione ignota, sta lungo disteso sul pavimento, rilassato.
È chiaramente un nuovo tipo di creatura, che nessun altro ha ancora scoperto. Il suo codino continua ad andare su e giù come la coda di un animale- che fastidio. Si comporta sempre come se fosse a casa sua ovunque vada, tutto il contrario di me, che finisco per sentirmi fuori posto ovunque io mi trovi.
A quanto pare l'idiota è stato colpito dalla sua tipica "ispirazione" proprio mentre ci stavamo togliendo le uniformi da Knights... E ora se ne sta lì a scarabocchiare sul suo quaderno, mezzo svestito.
Visto che le classi inutilizzate vengono pulite di rado c'è polvere ovunque, ma lui continua a rotolarsi a destra e a sinistra senza problemi. Irritato, lo calpesto, facendolo stare fermo con il piede.
Lo rispetto davvero, a modo mio, ma non sopporto questo suo lato. È come un bambino che per sbaglio è finito al liceo- come saranno i suoi genitori? E le uniformi da Knights sono molto bianche, perciò se si sporcano si nota un sacco.
"Mozart..."
Ignorando completamente il fatto che lo sto calpestando, l'idiota brontola immusonito.
"Ho sentito che scriveva musica per soldi. È per questo che lo odio... Probabilmente"
"Ma quella era solo una diceria, no? Delle voci infondate diffuse dai suoi rivali. E comunque, penso che per i compositori fosse difficile guadagnare abbastanza all'epoca... Se ci pensi da quel punto di vista, un po' tutti scrivevano musica per soldi, no? Non potevano comporre per hobby come fai tu"
Ripetendo la roba che ho imparato a lezione, sorrido sarcastico. Perché sto difendendo compositori di tanto tempo fa che a malapena conosco...? Che cosa insensata.
"Va be', non importa..."
"Sena, ti proibisco di dire "non importa", hai capito?"
Mentre sottolinea il mio nome con un tono particolare, l'idiota alza lo sguardo e mi fissa con un'espressione stranamente piena di solitudine.
"Tutto importa."
"Hm? Questo è quello che pensi tu. Non impormi i tuoi valori"
"Quello che sto dicendo è che le parole negative fanno del male anche a te. Delle parole sporche sporcano anche te; non sottovalutare il potere delle parole. Ascoltami, va bene? Gli ordini di Ou-sama sono assoluti~♪”
Lo dice in tono scherzoso, ma improvvisamente assume un'aria seria e inizia a sventolare le braccia.
"Kuaaaah, chi mi ha chiamato "Ou-sama"...!?"
"Sei stato tu. Comunque stai saltando di palo in frasca- è proprio un tuo vizio... Che c'è di male a volere soldi? È così negativo comporre musica per mestiere? A dire il vero, io preferisco la gente come lui agli ipocriti che blaterano di fare le cose per roba come l'amore, il mondo, o Dio."
"Questo è quello che pensi tu, Sena. Non impormi i tuoi valori~! Giusto...?♪"
Mi fa il verso e si mette a sghignazzare come se avesse detto qualcosa di geniale. Quando fa così è proprio un marmocchio... e mi fa incazzare perciò gli stampo il piede in testa.
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"Nngh, c'è qualcosa che non va- è sbagliato. Non è questo che voglio esprimere. È così difficile... Ugh, il linguaggio è così limitato! La torre di Babele collassa...! In realtà non si può esprimere nulla con le parole e basta! Questa è tutta spazzatura! L'unica cosa di cui ho bisogno è la musica!"
Senza la minima preoccupazione per il trattamento che sta ricevendo, l'idiota assume un'espressione cupa che non gli si addice per niente.
Ma insomma, nel potere delle parole ci credi oppure no?
Cerca di pensare, prima di parlare... Altrimenti, ascoltare con così tanta attenzione tutto quello che dici mi farà sentire un idiota.
"Sena, sapevi che anche se di solito Mozart scriveva musica per soldi, c'è una canzone che ha creato senza pensare ai profitti? Uno dei suoi capolavori - "Piccola Serenata Notturna", Eine Kleine Nachtmusik".
"Sì, ho imparato anche quello a lezione. Dovresti presentarti anche tu ogni tanto, o ti faranno ripetere l'anno."
"Non mi piace la scuola; mi rifiuto di chiedere a qualcuno di insegnarmi qualcosa. Non so bene perché, ma seguire le lezioni mi sembra un lavaggio del cervello e mi mette ansia! Perché ci forzano a essere tutti uguali fatti con lo stampino quando l'universo è così grande!?"
"Stai di nuovo partendo per la tangente. Aspetta, allora è perché Mozart avrebbe dovuto comporre per soldi... ma dopo ha cambiato, è questo a non piacerti? Che non è stato coerente- puro?"
"Non lo so, ma non mi piace! Non lo so che tipo fosse Mozart, e potrei anche finire per adorarlo se potessi parlargli per davvero! Ma nonostante Mozart scrivesse capolavori anche senza farlo per qualcosa come i soldi, questo terribile mondo lo ha dipinto come una persona che ne era avida! Ahh, forse è questo che non mi piace!?"
"Non chiederlo a me. Più parliamo, più mi sento confuso... Non ho proprio idea di cosa tu stia cercando di dire. Mettiamo fine a questa discussione, va bene?"
Preso da un senso di inutilità, abbandono la mia chiacchierata con l'idiota e faccio per uscire dalla classe.
"Ho da lavorare dopo, perciò... Vado. Anche tu dovresti uscire di qui e tornare a casa, sai? La tua famiglia non si preoccupa?"
"Mm... Per la mia famiglia, è meglio non avere uno come me intorno."
L'idiota borbotta con un tono insolito, vago ed evasivo. Rotola e si alza in piedi in un unico movimento agile, e lancia qualcosa verso di me.
Lo prendo al volo, e la cosa atterra dritta nel palmo della mia mano come se ne fosse attratta. Do un'occhiata- è un'audiocassetta. Che cosa anacronistica.
"Che cos'è?"
"Una canzone nuova. Il titolo è... hmm..."Piccolo Sena Izumi"♪ !"
"Ehi, non stai solo copiando "Piccola Serenata Notturna"? Il tuo senso delle parole è proprio tremendo... Non posso fare altro che tenerla, ma che cosa ci dovrei fare? Vuoi dire che dovremmo allenarci con questa per il nostro prossimo live o qualcosa del genere?"
"Facci quello che vuoi! Io l'ho fatta solo perché mi andava! Wahaha☆!"
"Uh huh. Be', penso che la terrò. ...ci vediamo dopo, allora. Ciao~"
"Sena. Sai, piuttosto che odiare Mozart..."
Mi guarda direttamente negli occhi, un evento raro, e quando parla è con un sorriso quasi turbato.
"...potrei essere soltanto geloso di lui."
Sarebbe stato troppo impegnativo chiedergli che volesse dire, perciò non lo feci - ancora adesso, non so cosa intendesse dire allora.
---
Da allora è passato del tempo.
Sono successe un sacco di cose, e quell'idiota è diventato un hikikomori. È passato talmente tanto tempo dall'ultima volta che l'ho visto, che a malapena ricordo la sua faccia. Nonostante ciò, resta comunque il leader dei Knights... Perciò per partecipare ai DreamFes abbiamo bisogno del suo timbro sui documenti e cose del genere.
Quel gran macello noto come DDD sta per iniziare. E noi parteciperemo.
Perciò sono andato a casa sua.
Casa sua è normalissima. Chi avrebbe mai detto che una persona selvaggia come lui fosse cresciuta in un posto così? Voglio dire, non è un appartamento in affitto, e probabilmente è una casa di discreto valore. Ma in confronto a tutti i ricconi che frequentano la Yumenosaki- quasi come in un manga, davvero- non c'è chissà quale lusso sfrenato.
È una semplice, ordinaria casa da classe media.
Ormai quel periodo è passato, ma un tempo ero sempre a casa sua, perciò ci sono arrivato senza problemi. Esito un po' davanti alla soglia, ma mi darebbe fastidio perdere troppo tempo per quell'idiota, perciò mi sbrigo a suonare il campanello.
Mentre mi scrollo di dosso i petali irritanti che mi si sono appiccicati all'uniforme, di sicuro mentre venivo qua, la porta si apre lentamente. Intravedo nello spiraglio delle ciocche di capelli folti.
È la sorellina dell'idiota. Visto che indossa ancora la sua uniforme da scuole medie, deve essere tornata a casa da poco. È un po' timida, e mi osserva con timore.
Detto ciò, visto che sono stato qua così tante volte, mi conosce. Dopo un po' di esitazione, la sua espressione si rilassa e mi fa un sorriso adorabile.
"C-ciao, um, Izumi-san."
"Mm, hey. Tuo fratello è in casa?"
"Ah, onii-chan è...  ...qui," conclude debolmente.
"Capisco," rispondo, facendo un passo verso di lei- piano, per non spaventarla.
"Scusami, ma... Consegnalo a quell'idiota. Digli che non c'è bisogno che lo legga, ho solo bisogno che me lo timbri. Tornerò a prenderlo domani."
Dicendo ciò, le consegno il documento. Fatto quello che dovevo fare, mi giro per andarmene.
"Um..."
La sorellina si aggrappa ad un lembo della mia uniforme con espressione supplichevole. Le sopracciglia aggrottate dalla preoccupazione, cerca disperatamente il mio aiuto.
"Izumi-san, potresti provare a dire a onii-chan qualcosa per farlo uscire dalla sua stanza...? Se si tratta di te, penso che ascolterebbe"
Parla con voce tremante, le lacrime che si formano agli angoli dei suoi grandi occhi.
"A-almeno... Digli di mangiare... Non mi ascolta, e di questo passo... finirà per ammalarsi. T-ti prego... Ti prego, aiutaci"
"Anche se me lo chiedi..." volevo rifiutare nel mio solito modo. Dubito che qualunque cosa io dicessi ora potrebbe arrivare a quell'idiota. È stata sua la scelta di tapparsi le orecchie- di gettare tutto al vento e di scappare. Ero stato disilluso da lui, e sono ancora arrabbiato; non mi aspetto più nulla da lui.
Un fratello maggiore che fa preoccupare così tanto la sorellina... Che cosa vive a fare? Non sarebbe meglio che si sbrigasse a morire?
È questo che penso, dal profondo del cuore.
Ho pensato di dirlo, ci ho davvero pensato. Ma la sua sorellina, che piange di fronte a me, le lacrime che scorrono lungo le guance... Mi ricorda davvero tanto lui, lui di molto tempo fa.
E tutto ciò che posso fare è restare in silenzio.
Perché è andata così?
"Ehi."
Senza preavviso, una voce che mi riempie di nostalgia arriva alle mie orecchie.
Sorpreso, alzo lo sguardo. Proprio dietro a sua sorella, di fronte all'ingresso principale, nella sua stanza- la porta è appena appena aperta. Riesco ad intravedere il suo viso nello spiraglio.
Questi due fratelli sono davvero simili.
Le mie labbra prendono una piega quasi divertita, e lui brontola con voce roca.
"Non fare piangere Ruka"
"...Non è per me che sta piangendo"
Lo guardo pronunciare il nome della sorella, lamentandosi debolmente. Ho talmente tante cose che vorrei dirgli, talmente tanti sentimenti che vorrei riversargli addosso- ancora di più di quelli che pensavo di avere. Ma per qualche ragione, tutto si spegne.
Lo fisso. Vestiti da casa sciatti e consumati... Capelli slegati e spettinati... Con dei cerchi neri sotto agli occhi, sta tremando come la creatura più indifesa di questo mondo.
"Ah, allora è finita" realizzo.
Il nostro passato è stato incrinato da mille spaccature. Si è spezzato, e la sua purezza è stata persa. Quella sua luce preziosa ormai esiste solo più nei ricordi, e lui ha deciso di essere sepolto con lei.
Ma io? Io ho ancora delle cose che devo fare.
"...almeno mangia qualcosa"
Con queste sole parole, mi dirigo verso casa.
Non mi guarderò più indietro.
Non ho alcun interesse ad accontentarmi di stringere i rottami di un sogno infranto.
---
Visto che è il percorso più veloce da casa sua alla stazione più vicina, prendo a camminare per la spiaggia, lungo la battigia.
È primavera da poco, perciò non c'è traccia di altri in spiaggia. Tutto ciò che si vede sono lattine di birra e rimasugli di fuochi d'artificio lasciati da gente maleducata, più alghe in putrefazione e conchiglie spezzate. Penso al rischio di rovinare le scarpe e lo trovo abbastanza spiacevole... Ma, senza troppo riguardo, avanzo a grandi passi.
Tiro calci alla sabbia e agli oggetti sgradevoli che ci sono stati abbandonati, accumulati nel tempo.
Metto le cuffie, collegate al mio ipod, un modello abbastanza vecchio rispetto a quello che c'è in giro ora. Senza troppa attenzione lascio le canzoni in ordine casuale e cerco di distrarre la mente dal crescente sconforto nella mia testa.
Il mio ipod è pieno di canzoni che ha scritto lui. Gli dicevo che non le volevo, ma lui continuava a comporle una dopo l'altra e a caricarle nel mio ipod lui stesso. Ma era conveniente per me, visto che continuavo ad avere canzoni nuove senza doverle comprare, perciò le lasciavo.
E poi, non odiavo le sue canzoni.
E per me è raro, "non odiare" qualcosa in un mondo così pieno di cose spiacevoli. È proprio difficile che succeda, davvero.
Ma quando è stata l'ultima volta che ha messo una canzone nel mio ipod?
Non riesco a ricordarlo.
Il suono delle onde che si infrangono si fa lentamente più distante.
Ascoltando queste canzoni familiari, cammino a testa bassa.
"..."
Senza pensare, mi fermo di botto.
È iniziata una canzone cantata da una voce sgradevole. Questa voce stecca spesso ed è completamente stonata- la voce di un principiante. Nonostante ciò, canta a voce alta come se fosse del tutto inconsapevole di quanto sia stonato... Proprio il tipo di ragazzo con cui non vorresti andare al karaoke.
È la mia voce, di tanto tempo fa.
Nel mio lavoro di modello ero perfetto, ma non ho mai avuto esperienza a cantare di fronte a un pubblico, perciò... Be', è ovvio che fossi terribile. Dopo aver fatto tante lezioni, ora sono molto meglio.
È un po' come quando ci si vuole mettere a dieta e ci si fotografa quando non si sta bene... Per poi usare la foto come riferimento per vedere quanto si è migliorati. Con questo tipo di idea in mente, avevo tenuto quella canzone nell'ipod senza mai cancellarla.
Normalmente non riuscirei a resistere fino alla fine e sarei già saltato alla prossima canzone, ma per qualche motivo perfino fare una cosa del genere sembra una scocciatura, perciò la lascio continuare.
All'improvviso il canto viene interrotto, e si intromette una voce assolutamente non necessaria.
È una voce stupidamente allegra, e sta ridendo.
"Wahahahahah ☆! Hai un viso così bello, ma la tua voce è tutta fuori tono! Muoio dal ridere!
Però hai una voce bella, perciò di sicuro con dell'allenamento migliorerai! La amo♪"
In risposta sento la mia voce gridare di frustrazione, e il suono di io che gli lancio una sedia e probabilmente altre cose, e i rumori di lui che evita tutto in modo fastidiosamente elegante. E poi continuiamo...
Ma anche in mezzo a tutto quel caos, una melodia bellissima continua a suonare. In nessun negozio si potrebbe mai trovare una melodia simile, e lo dico in senso cattivo. In tutto questo enorme universo, esiste solo e soltanto nel mio ipod.
Dopo aver ascoltato quello sciocco eco del nostro passato, riprendo a camminare lungo quella spiaggia malinconica che sembra un deserto privo di vita.
Lui era puro come un bambino, e suonava quelle melodie piene d'amore con passione e voglia di fare. Non ho mai odiato quelle sue canzoni. Anzi, in realtà mi piacevano abbastanza.
Io non sono senza pudore come lui, perciò non riesco a dire cose come "ti voglio bene". E sono uno scorbutico, non sono in grado di mostrare dei sentimenti positivi verso qualcuno in modo onesto.
Ma nonostante ciò, io lo so che le canzoni che componeva non le faceva per qualche sconosciuto. E ovviamente non le scriveva neanche per soldi... Erano canzoni che scriveva per me. Per noi.
Era per questo che mi piacevano.
Poter cantare insieme le canzoni che lui aveva creato- era quella la mia felicità.
Eppure.
La sua spada si è arrugginita per la tristezza, ed è stata spezzata dalla cattiveria.
Lui non può più lottare. E forse l'ensemble dei Knights non riuscirà mai a risuonare al suo meglio. È stato ferito, piegato, e spezzato.
Ma le cose che lui ha lasciato, non importa quanto piccole, rimangono ancora tutte. Dentro a questo ipod, dentro ai morenti Knights... E dentro al mio cuore.
Stringendo questa consapevolezza andrò incontro alla mia morte con orgoglio, anche se quell'orgoglio dovesse essere una finta.
Anche se dovessero lanciarmi contro delle pietre. Anche se dovessero picchiarmi, o sputarmi addosso.
Non mi importa di quanto brutto e corrotto io possa diventare, o se io debba macchiarmi di azioni orribili.
Perché è esistita una persona che mi ha detto che gli piacevo- che ero bellissimo. Perché, anche se è stato solo un periodo, nella mia vita è esistito un momento... nel quale mi sono sentito apprezzato e amato al punto da pensare di essere felice di essere nato.
Non ho intenzione di fare come se non fosse mai successo.
Non voglio più andare avanti con la testa bassa per la vergogna.
Anche se dovessi finire in un deserto macchiato di sangue. Anche se dovessi farlo da solo.
Il nostro Ou-sama è inutile, perciò...
Sarà una seccatura, ma combatterò per lui.
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