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#comunicazione responsabile
fitnessitaliano · 6 months
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Navigare nell’Era Digitale: Il Marketing Etico come Guida
L’era digitale ha rivoluzionato il modo in cui le aziende si promuovono e raggiungono i propri clienti. Tuttavia, con il grande potere del marketing digitale, arriva anche una grande responsabilità. In questo articolo, esploreremo il concetto di marketing etico e come può essere utilizzato come guida per navigare nell’era digitale. Che cos’è il Marketing Etico? Il marketing etico è un approccio…
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simonecarmignani · 4 months
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Responsabile protezione dati, il Garante sanziona 4 Comuni, al via una nuova serie di controlli su una vasta platea di enti locali - Garante della Privacy
Con l’adozione di quattro provvedimenti [doc. web n. 9979112, 9979128, 9979152, 9979171] sanzionatori nei confronti di enti locali, il Garante Privacy ha concluso la prima fase dell’indagine avviata per verificare il rispetto dell’obbligo di comunicazione all’Autorità dei dati di contatto del Responsabile della protezione dei dati (RPD, o Data protection officer, DPO). Ed è già al via una nuova…
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mezzopieno-news · 10 months
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PARALIZZATO DA 11 ANNI TORNA A CAMMINARE GRAZIE A UN PONTE DIGITALE
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È tornato a camminare dopo 11 anni; aveva perso l’uso di gambe e braccia a seguito di un incidente che lo aveva lasciato paralizzato.
ert-Jan, 40 anni, è il primo paziente che ha riacquisito l’uso degli arti grazie a un ponte digitale che trasmette input elettrici dal cervello alle zone del midollo spinale che consentono il movimento. La nuova tecnologia realizzata e impiantata da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Losanna, in Svizzera, ha reso possibile un risultato mai raggiunto in precedenza e offre di cambiare il modo in cui i pazienti con deficit motori dovuti di origine neurologica possono affrontare un nuovo percorso di recupero. L’obiettivo di questo impianto appena presentato alla comunità medica, è permettere alle persone paralizzate di tornare a muoversi in modo naturale grazie al ripristino della comunicazione che viene ricreata in modo digitale tra cervello e midollo.
“Grazie ad algoritmi basati su metodi di intelligenza artificiale adattiva, le intenzioni di movimento vengono decodificate in tempo reale dalle registrazioni cerebrali” spiega Guillaume Charvet, responsabile del programma. Queste intenzioni vengono poi convertite in sequenze di stimolazione elettrica del midollo spinale, che a loro volta attivano i muscoli delle gambe per ottenere il movimento desiderato. 64 elettrodi che registrano i segnali della corteccia sensomotoria che vengono tradotti in segnali elettrici e trasmessi al midollo spinale, il sistema di controllo è indossabile grazie ad uno zainetto.
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Fonte: EPFL Lausanne
Volonwrite per Mezzopieno
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curiositasmundi · 4 months
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Cercando di tenere la sua famiglia al sicuro a Rafah
Mentre la campagna militare di Israele si rivolge a quella che è diventata la casa di Gaza per i civili sfollati, un operatore umanitario palestinese descrive il suo lungo viaggio verso la città e come parla con i suoi figli di attacchi aerei.
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[...]
Venerdì, ho parlato per telefono con Yousef Hammash, che è stato un operatore umanitario con il Norwegian Refugee Council, un’agenzia umanitaria, negli ultimi tre anni. Hammash è palestinese, e viene dal campo di Jabalia a Gaza; lui e la sua famiglia – compresi due bambini – sono attualmente a Rafah dopo essere fuggiti dalla loro casa e aver trascorso gli ultimi mesi viaggiando da un luogo all’altra a Gaza in mezzo ai bombardamenti di Israele. La nostra conversazione, modificata per lunghezza e chiarezza, è sotto.
Dove vivevi il 7 ottobre e cosa è successo alla tua famiglia da allora?
Quando mi sono svegliato con questo incubo, ero a casa mia nella parte settentrionale di Gaza, dove vivevo con i miei genitori e le mie sorelle accanto a me. Poiché eravamo nell’estremo nord, abbiamo deciso di andare al campo di Jabalia, a casa dei miei nonni. Mi aspettavo un'enorme quantità di violenza dopo quello che ci siamo svegliati. Così abbiamo trascorso qualche giorno lì, fino al dodicesimo di ottobre, e siamo andati a Khan Younis nel sud, dove sono stato ospitato da alcuni parenti. Era sovraffollato perché così tante persone erano fuggite dalla parte settentrionale a Khan Younis. E poi siamo stati costretti a fuggire di nuovo, a Rafah.
Cosa sta causando queste decisioni? Sono gli ordini di evacuazione israeliani?
Queste sono le decisioni più difficili che puoi prendere in tutta la tua vita. Non è solo che ti stai muovendo. È una decisione difficile. Ma quello che stiamo cercando è la sicurezza; stiamo cercando di proteggere le nostre famiglie e i nostri figli. Quindi ci sono istruzioni che sono fornite dagli israeliani, ma, anche se nonostante ciò, non posso fidarmi di loro. Non c’è posto sicuro a Gaza. Siamo stati costretti a fuggire verso sud e abbiamo detto che sarebbe stato sicuro, ma poi il bombardamento non si è fermato. Abbiamo assistito diverse volte. Siamo spinti a prendere queste decisioni, ma, quando fuggiamo da un luogo all’altro, fondamentalmente ci muoviamo sotto il fuoco. Quello che cerchiamo è un senso di sicurezza. Rafah dovrebbe essere una zona umanitaria e un’area sicura, ma il bombardamento non si è fermato. Ci sono stati tanti bombardamenti da quando siamo venuti qui. Non c’è posto sicuro a Gaza.
Quando sei arrivato a Rafah?
Purtroppo ho smesso di calcolare i giorni. Ogni giorno è simile. Quindi non ricordo. Ma un mese fa, almeno.
Cosa ha causato la decisione di andare a Rafah?
C’è stato un annuncio da parte dell’esercito israeliano che Khan Younis sarebbe stato il prossimo dopo aver terminato l’operazione militare nel nord, a Gaza City. Ma ho deciso di fuggire prima che gli israeliani annunciassero l’operazione a Khan Younis.
Con chi viaggi?
Mia madre, le mie quattro sorelle e le loro famiglie, e mia moglie e due figli. Io sono responsabile di tutti loro. Io sono il decisore. Fin dall'inizio della guerra, sono d'accordo con le mie sorelle e i loro mariti che, per sentirmi a mio agio, volevo la mia famiglia intorno a me. La comunicazione e le telefonate sono difficili. Mi sento responsabile per le mie sorelle. Sono l’unico uomo della mia famiglia a Gaza. Mio padre è morto pochi giorni prima della guerra, quindi ha aggiunto responsabilità su di me.
Quanti anni hanno i tuoi figli?
Eliaa ha cinque anni. Ahmed è due e mezzo.
Che tipo di domande ti fanno e cosa dici loro, se ti senti a tuo agio condividerlo?
Non è la prima esperienza per i miei figli. Mia figlia Eliaa aveva tre anni durante la guerra nel 2021 e, all’epoca, sono stato in grado di convincerla che le bombe erano fuochi d’artificio. Ora che ha cinque anni, è più difficile. Ora i miei figli capiscono il significato della guerra e il significato dei droni e degli attacchi aerei. Ho esaurito le giustificazioni. Non puoi adattarti a questa situazione, ma si stanno normalizzando a questo. Ma, con ogni attacco aereo vicino a noi, devo assicurarmi che siano al sicuro e cercare di dare loro la sensazione di sicurezza. A volte non ho la sensazione di dare ai miei figli. Anche da adulti, mentalmente, non penso che siamo abbastanza stabili da tenere il passo, quindi immaginate come è per i bambini.
È vero che tua sorella sta partorendo?
Attualmente sono in ospedale e, si spera, partorirà. Io aspetto fuori. C’è solo un ospedale per il parto e la nascita a Gaza, ed è molto affollato. E c’è solo così tanto che posso fare. Sono seduto per strada, in attesa, perché non posso fare nulla. Non volevo continuare a sentirla urlare, o potrei perdere il controllo delle mie emozioni. Prima della guerra, Rafah non aveva un ospedale principale. Aveva piccoli ospedali con un paio di sale operatorie. Abbiamo sempre chiesto un ospedale principale. Stiamo pagando le conseguenze per questo ora. È sovraffollato e il personale è sopraffatto, data la quantità di pazienti. Mia sorella è mia sorella. Potrei perdere il controllo in qualsiasi momento, ecco perché sono fuori al sole.
Qual è lo stato di cibo e farmaci?
I farmaci in generale sono una grande sfida. Manca il novanta per cento dei tipi di medicina di cui abbiamo bisogno. Ma, in termini di cibo, tutto il cibo che otteniamo è in scatola, e i prezzi sono inaccessibili per la stragrande maggioranza delle persone perché il prezzo è stato gonfiato. Nessuno riceve uno stipendio. Ci sono solo una o due A.T.M. in tutta Rafah. Anche se hai i soldi, potresti non avere contanti.
Puoi descrivere come tu e la tua famiglia avete cibo?
C'è una missione quotidiana che fornisce acqua e cibo. Purtroppo, quando vado a comprare cibo per la casa, non vado con una lista dei desideri. È quello che trovo. Dipende da quello che hanno. Ad esempio, quando cerchi una cosa specifica, ci vogliono giorni. I miei figli continuavano a chiedere le uova, quindi stavo cercando di trovarle, ma mi ci è volute una settimana per farlo, e, quando l'ho fatto, costavano molto.
Dove vivi adesso?
Dato che sono venuto qui presto, ero una delle persone fortunate che ha avuto una casa. Ma la maggior parte non ha questa opzione. Migliaia di persone vivono in rifugi di fortuna, e Rafah non ha la capacità in termini di infrastrutture, salute, lavoro o acqua potabile. [Prima della guerra, la popolazione di Rafah era un quarto di milione di persone. Ora ha più che quadruplicato in dimensioni.] Immaginate quasi tutta la popolazione imbottita nella città più piccola, senza alcun tipo di preparazione, con famiglie che sono state costrette a fuggire senza nulla. Per le famiglie qui, stanno solo cercando di trovare qualcosa per coprirsi la testa. Stiamo attraversando un inverno rigido. Abbiamo avuto grandi tempeste e pioggia. Ciò che le famiglie – e specialmente i bambini – stanno attraversando è totalmente inaccettabile; non possiamo affrontarlo. Non abbiamo la capacità di essere in queste situazioni. In pochi secondi abbiamo perso la nostra casa e il riparo. Ho incontrato alcune persone per strada che erano appena arrivate a piedi. Un uomo, la moglie e i figli. Erano in piedi per strada e non sapevano dove andare, o cosa fare, o dove stavano andando a dormire. Questa è la situazione di migliaia di famiglie. Molte famiglie stanno usando il marciapiede come riparo e cercano qualsiasi cosa per coprirsi la testa.
Il sogno più grande per chiunque a Rafah ora è avere una tenda. La quantità di tende che sono arrivate a Gaza non è bastata. Le tende che sono state consegnate attraverso il valico di Rafah non copriranno la necessità. L'altra cosa principale che le famiglie stanno cercando è l'accesso a un bagno. Se sei fortunato, ne avrai uno. In caso contrario, cercherai ospedali o scuole. Le scuole sono ora occupate da persone che sono sfollate, e in ogni classe si possono vedere cinque famiglie. E queste famiglie si considerano fortunate.
Quando hai un momento per te stesso, cosa provi? - La rabbia? - La tristezza? Come sono queste emozioni?
Questa è una domanda difficile per me, perché non ho la possibilità di pensare a me come una persona a causa dell’importo che devo gestire. In primo luogo, dobbiamo fornire aiuto nel mio lavoro e, in secondo luogo, sono un regista, quindi cerco di documentare la vita quotidiana qui. E poi ho delle responsabilità nei confronti di mia moglie, dei miei figli e delle mie sorelle e della madre. Questo non mi permette di pensare a me. Sono una specie di macchina. Dormo quattro ore al giorno perché non ho abbastanza tempo per adempiere alle mie responsabilità.
Ricordo che l'unica volta in cui stavo pensando a me e alla mia vita è stata quando, pochi giorni fa, c'erano notizie erroneamente citate o tradottavano erroneamente che c'era un cessate il fuoco. Le persone intorno a me urlavano e fischiettavano perché stanno morendo di fame per tali notizie. E non avevamo accesso per confermarlo, ma ho pensato che fosse vero. Attualmente sono in modalità sopravvivenza. Non ho pensato a cosa mi rimanesse. Quello è stato l’unico momento in cui ho pensato a me e alla mia vita, e quello a cui ho pensato è stata la mia vita reale. È completamente distrutto. La mia casa è distrutta. La casa della mia famiglia è distrutta. Le case delle mie sorelle sono distrutte. Quindi, anche se la guerra finisce, non credo che troveremo facile recuperare. Ci vorranno decenni per ricostruire le nostre vite e le nostre case. E ci vorranno decenni per riprendersi mentalmente, perché mentalmente siamo in difficoltà.
[N.d.reb. - Traduzione automatica con qualche aggiustamento.]
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lunamagicablu · 1 year
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Padroneggiare una relazione dipende da voi. Il primo passo è diventare coscienti del fatto che ognuno ha il suo sogno personale. Quando sapete questo, potete prendervi la responsabilità della vostra metà del rapporto. E’ più facile controllare la vostra metà che cercare di controllare tutta la relazione. Se avete rispetto, sapete che il vostro partner, amico, figlio, madre, è completamente responsabile per la sua metà. Se lo rispettate ci sarà sempre pace tra voi, e non guerra.
Il passo successivo è quello di sapere cosa è amore e cosa è paura, per diventare coscienti del modo in cui comunicate agli altri il vostro sogno. La qualità della comunicazione dipende dalle scelte che fate in ogni momento. Si tratta di decidere se volete rivolgere il vostro corpo emozionale verso l’amore, o verso la paura. Se scoprite di essere sul sentiero della paura, questa consapevolezza è già abbastanza per darvi la possibilità di spostare la vostra attenzione verso il sentiero dell’amore. Basta vedere dove vi trovate, cambiare la direzione dell’attenzione, e intorno a voi tutto cambierà.
Infine, se diventate consapevoli che nessun altro può rendervi felici, perché la felicità è il risultato dell’amore che viene da dentro di voi, sarete maestri della più grande arte dei Toltechi: la Padronanza dell’amore.
Possiamo parlare dell’amore, scriverci sopra migliaia di libri, ma in realtà l’amore sarà sempre diverso per ciascuno di noi, perché si tratta di un’esperienza. L’amore non è un concetto, è azione. L’amore in azione può produrre soltanto felicità. La paura in azione non produce altro che sofferenza.
L’unico modo di padroneggiare l’amore è quello di praticarlo. Non c’è bisogno di giustificare il vostro amore, o di spiegarlo. Basta soltanto praticarlo. La pratica crea il Maestro.
(Don Miguel Ruiz – Il sentiero dell’Amore) art by_druna0156_
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Mastering a relationship is up to you. The first step is to become aware of the fact that everyone has their own personal dream. When you know this, you can take responsibility for your other half of the relationship. It is easier to control your other half than to try to control the whole relationship. If you have respect, you know that your partner, friend, child, mother, is fully responsible for half of her. If you respect it there will always be peace between you, and not war.
The next step is to know what love is and what fear is, to become aware of the way you communicate your dream to others. The quality of communication depends on the choices you make in each moment. It's about deciding whether you want to turn your emotional body towards love, or towards fear. If you find yourself on the path of fear, this awareness is already enough to give you the opportunity to shift your attention to the path of love. Just see where you are, change the direction of attention, and everything around you will change.
Finally, if you become aware that no one else can make you happy, why the happiness is the result of the love that comes from within you, you will be masters of the greatest art of the Toltecs: the mastery of love.
We can talk about love, write thousands of books about it, but in reality love will always be different for each of us, because it is an experience. Love is not a concept, it is action. Love in action can only produce happiness. Fear in action produces nothing but suffering.
The only way to master love is to practice it. There is no need to justify your love, or to explain it. Just practice it. Practice creates the Master.
(Don Miguel Ruiz - The Path of Love) art by_druna0156_
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crossroad1960 · 10 months
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E le prove? Ciarlatano fascista🤡
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fashionbooksmilano · 1 year
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Stile italiano
Pier Paolo Pitacco.Twenty years’ graphic design in italian fashion
a cura di Cristina Morozzi
foto di copertina Giovanni Gastel
Lupetti, Milano 2000,136 pagine, oltre 350 immagini a colori, 24.77 x  29.21 cm,   ISBN 9788887058321
euro 25,00
email if you want to buy :[email protected]
Questo libro presenta alcuni progetti editoriali, di graphic design e di comunicazione realizzati in Italia con l'intento di capire e verificare la realtà dello "stile italiano".
Pier Paolo Pitacco vive e lavora a Parigi e Milano, dove è stato al centro, già dalla fine degli anni Settanta, dei più importanti avvenimenti editoriali connessi al successo dell’Italian Style. Responsabile della realizzazione artistica di “Uomo Vogue“ dal 1977 al 1979. E’ poi Direttore Artistico di “Elle Italia“ dal 1988 al 1999. Suoi sono i progetti di “Io Donna“, allegato del Corriere della Sera (1996), di “Cartier Art Magazine“(2002) di Vanity Fair Italia (2003), di “Elle Russia“(2007), di “Grazia France“ (2009). Per citare solo i principali.
Ha lavorato come consulente all’immagine delle maggiori aziende italiane e internazionali quali Italseta, Sant’Agostino, Lawrence Steele, interfacciandole con la pubblicità, la moda, il packaging e il corporate design e ha prodotto brochure aziendali per Missoni, Punch, Best Company, Outrage, Barba’s, Cassoli, Swatch, Zegna, Wella 
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19/01/23
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Bambini in ospedale: donare sorrisi con ABIO Napoli
Donare sorrisi ai bambini in ospedale, questo è uno degli obiettivi dell'Associazione per il Bambino In Ospedale di Napoli (ABIO Napoli). Proprio loro sono i protagonisti della storia di oggi dove parleremo di volontariato e dell'importanza dei progetti atti a regalare il sorriso ai bambini ricoverati all'interno degli ospedali di tutta Napoli. Nuovi volontari Sessanta nuovi volontari e ottanta nuovi tirocinanti ABIO Napoli pronti a portare gioia ma anche sostegno ai bambini ricoverati nei reparti pediatrici degli ospedali di Napoli e provincia. Grazie soprattutto al 41° corso di formazione, l'associazione ha ampliato il suo team formato da circa 300 volontari, incrementando di ben 40 ore settimanali le attività di gioco, ascolto e supporto ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Intervista Sofia Mariangela volontaria e responsabile della comunicazione di ABIO Napoli Per parlare del volontariato in Italia ma anche dei progetti di ABIO Napoli, abbiamo scambiato quattro chiacchere con Sofia Mariangela volontaria e responsabile della comunicazione di ABIO Napoli: Cos'è ABIO Napoli? ABIO (Associazione per il Bambino In Ospedale) Napoli è un'associazione di volontariato che opera dal 2000 con l'obiettivo di rendere l'esperienza ospedaliera di bambini e adolescenti più serena e meno traumatica. Attraverso attività di gioco, ascolto e allestimento di spazi accoglienti e colorati, i volontari ABIO contribuiscono a umanizzare i reparti pediatrici di 10 ospedali di Napoli e provincia, donando ai piccoli pazienti e alle loro famiglie un sorriso e un supporto prezioso. Cosa vuol dire essere un volontario per ABIO Napoli? Essere volontario ABIO Napoli significa dedicare parte del proprio tempo libero a donare sorrisi e supporto ai bambini, agli adolescenti ricoverati in ospedale e alle loro famiglie. I volontari seguono un percorso di formazione per acquisire le competenze necessarie per svolgere al meglio il loro ruolo. Dopo il periodo di formazione ogni volontario fa un turno a settimana da tre ore in un reparto di pediatria durante il quale si dedica alle seguenti attività: - Accoglienza: accoglie i bambini e le loro famiglie all'arrivo in ospedale; - Gioco: organizza e propone giochi individuali e di gruppo per bambini e adolescenti, adattandosi alle loro esigenze e alle loro preferenze; - Ascolto: offre un ascolto attivo e un supporto emotivo ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie, creando un clima di fiducia e comprensione; - Allestimento: rende i reparti pediatrici più a misura di bambini con ludoteche, giochi, libri e decorazioni per creare un ambiente più accogliente e sereno. L'importanza del ruolo del volontario, qual è? Il ruolo del volontario ABIO è fondamentale per il benessere psicologico dei bambini e degli adolescenti in ospedale. La presenza di volti amichevoli e rassicuranti come quelli dei volontari ABIO aiuta i bambini ad affrontare con maggiore serenità l'esperienza del ricovero ospedaliero. I giochi e le attività organizzate dai volontari permettono ai bambini di socializzare tra loro, di fare amicizia e di distrarsi dalla malattia. I volontari ABIO offrono un supporto emotivo anche alle famiglie dei bambini ricoverati, aiutandoli ad affrontare le difficoltà e lo stress legati all’ospedalizzazione. L'ISTAT ha fotografato uno scoraggiante calo del numero di volontari in Italia di oltre il 15% nel 2021 rispetto al 2015. Cosa si può fare per invertire questo preoccupante trend? Il calo del numero di volontari in Italia è un dato preoccupante che richiede un impegno concreto da parte di tutti. Per invertire questa tendenza, ABIO Napoli si impegna per promuovere costantemente le proprie attività attraverso i canali di comunicazione online e offline e organizzando eventi sul territorio per sensibilizzare l’opinione pubblica sull'importanza dell’umanizzazione dei reparti pediatrici e sull’importanza del volontariato, evidenziando l’impatto positivo che il volontariato ha non solo per i beneficiari delle attività (bambini, adolescenti e famiglie), ma anche per i volontari stessi, in termini di crescita personale, arricchimento umano e lo sviluppo di nuove competenze.  Quali sono i prossimi progetti? ABIO Napoli guarda anche al futuro con impegno e con tanti nuovi progetti in cantiere. Primo fra tutti quello di attivare nuovi turni per essere presenti costantemente in tutti i 19 reparti in cui è attivo il servizio di volontariato ABIO. Per fare questo ABIO Napoli ha bisogno di nuovi volontari, sul sito www.abionapoli/diventa-volontario/ è possibile compilare un modulo per essere contattati via email per partecipare al prossimo corso di formazione che si terrà in autunno. Un altro progetto molto importante è “Conoscere per non aver paura”, destinato ai bambini delle scuole per far conoscere l’ambiente ospedaliero e i diritti dei piccoli pazienti, al fine di ridurre l’impatto emotivo di un eventuale ricovero. Foto di copertina: ABIO Napoli Read the full article
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realnews20 · 5 days
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Diritti - 10 Maggio 2024 Italia del futuro: milioni di donne sono chiamate a riporre critiche e rivendicazioni perché al governo c’è una presenza autoritaria che vuole imporre decisioni che riguardano i loro corpi. Slogan come “Decido io” o “Il corpo è mio” vengono banditi dal dibattito pubblico. L’azione del responsabile alla comunicazione stabilisce che chiunque pronunci simili parole debba essere criminalizzata. Da uno a dieci anni di carcere vengono assegnati alle ragazze che vogliono abortire. Quelle che usano contraccettivi trovano muri dappertutto e se esigono di poter avere una libera sessualità senza dover per forza concepire un figlio ad esse viene applicata la gogna pubblica in ragione del Decreto “Destino di Maria”. Il modello femminile che viene diffuso è quello della vergine gravida e a ciascuna viene assegnata una medaglia per aver partorito innumerevoli cloni di Gesù in nome della necessità di Stato di rimpolpare le truppe. A scuola, fin dalle elementari, alle bimbe e alle ragazze viene detto che i loro uteri sono destinati ad una grande missione. Devono contribuire alla natalità del paese. Ogni ragazza riceve una spinta alla delazione, perciò ricorderete il caso di quelle studentesse che denunciarono la propria insegnante perché lei si rifiutava di fare una lezione in cui avrebbe dovuto dire loro che se non crescevano sottomesse e ben disposte ad aprire le gambe per saziare la sete di nuovi nati dello Stato a tutte sarebbe toccato un destino crudele. Regole chiare venivano cucite sulle divise della scuola. Comportati da femmina, santifica la tua fertilità, fai più figli che puoi, torna al principio “naturale” che ti vuole promessa ad un uomo etero. Quando dal basso giunge una voce di dissenso governanti e media si assicurano di farla tacere, prima demonizzandola e poi ampliando le azioni criminalizzanti contro chi vorrebbe sfuggire ai ruoli assegnati. Naturalmente la lezione vale anche per gli uomini: se non vogliono avere figli, il loro seme sarà portato in processione e loro saranno inviati in un centro di rieducazione che proclamerà come criminale qualunque spreco eiaculativo. [themoneytizer id="106346-1"] Pian piano donne e uomini si rassegnarono, finché non iniziò a circolare un volantino illegale che parlava di controllo autoritario dei corpi delle donne. Svelava che quelle sulla denatalità erano balle. Descriveva così la questione. Se è vero che le donne fanno meno figli bisogna chiarire alcuni punti: – la povertà delle donne è enorme – alle donne non viene dato lavoro e quando lo trovano vengono pagate meno rispetto ai colleghi maschi – il solo stipendio dell’eventuale altro genitore non basta – ci sono figli di coppie omogenitoriali che l’attuale governo vorrebbe mandare al macello – bimbi di altre lingue e provenienze continuano a morire annegati nel Mediterraneo per le leggi razziste che diventano sempre più oppressive. I fatti: – se vogliono che le donne facciano più figli, perché lo scelgono e non per obbedire alle imposizioni autoritarie, che il mercato del lavoro sia più accogliente per quelle che alla prima maternità solitamente vengono licenziate – che alle donne sia garantito un reddito per se stesse e non contributi in somme un tanto a figlio da destinare al mercato degli infanti acquistati da fonti istituzionali – che siano riconosciuti i figli di coppie omogenitoriali al pari di quelli di coppie etero – che siano ammessi i figli di famiglie che arrivano da altre nazioni. Fu spiccato un mandato di cattura nei confronti di chi aveva scritto il volantino e di chiunque lo avesse diffuso. Venivano usate molte risorse per impedire che il pubblico lo leggesse ma, il giorno dopo, riappariva sempre in ogni angolo della città. Il principale media a sostegno governativo titolava: “Terroriste minacciano i ministri”. La faccenda divenne pretesto per militarizzare ogni luogo. Per la sicurezza e il bene delle donne, ovvio. Strade, spazi di dibattito, perfino gli scambi di pettegolezzi presso il panettiere, tutto divenne presidio militare.
Il governo fu gentilissimo: non vietò di certo che le donne parlassero. Stabilì solo che fosse vietate le parole “decido”, “io”, “il”, “corpo”, “è”, “mio”. [themoneytizer id="106346-19"] Il primo discorso pubblico della ministra per la sottomissione dell’utero femminile divenne alquanto incomprensibile. Vi riporto alcuni passaggi essenziali: “Le donne hanno il dovere di considerare come un involucro santo ciò che pensano di poter gestire. La santità e l’involucro sono beni pubblici. Siamo in dovere di tutelarli.” Dal giorno dopo ogni donna fu obbligata a recarsi presso il centro dei marchi e tatuaggi presieduto dalla ministra. L’addome marchiato recava questa scritta: “Proprietà dello Stato“. Seguirono decenni di oscurità. E la storia continua. Articolo Precedente Lavinia Limido, braccata e impaurita per due anni: così lo Stato fa vivere le vittime di violenza
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lamilanomagazine · 5 days
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Villesse, violenze sulla figliastra, costretta a pulire e servire la famiglia: arrestato 53enne dai Carabinieri
Villesse, violenze sulla figliastra, costretta a pulire e servire la famiglia: arrestato 53enne dai Carabinieri. Un 53enne residente a Villesse è stato arrestato dai Carabinieri della locale Stazione nella mattinata del 16 maggio, poiché ritenuto responsabile di maltrattamenti in danno della figliastra, mentre la moglie, una 32enne di origini straniere e madre naturale della 13enne, è stata deferita in stato di libertà per analoga ipotesi di reato, per la sua presunta condotta omissiva in quanto non si sarebbe opposta alle vessazioni subite dalla minore. L’indagine ha preso il via grazie ad una segnalazione da parte delle Istituzioni scolastiche che hanno raccolto le confidenze della ragazzina. Avviate le prime urgenti attività di riscontro, i militari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Gorizia, hanno posto in essere anche attività di natura tecnica, attraverso cui è stato possibile delineare un quadro di maltrattamenti perpetrato dall’arrestato ai danni della giovanissima, spesso alla presenza anche dei due fratelli minori, nei confronti della quale sono state documentate, con frequenza pressoché quotidiana, violenze sia fisiche che psicologiche. Oltre a tali soprusi posti in essere dall’indagato, che è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Gorizia, gli accertamenti hanno portato alla luce la gravità e la delicatezza della situazione: la ragazzina veniva anche costretta a pulire quotidianamente la casa, ad occuparsi del bucato e a servire il resto della famiglia a tavola, con la paura di essere svegliata nel cuore della notte, di non poter frequentare la scuola o peggio di dover sottostare ad estenuanti allenamenti in giardino, come una sorta di moderna “Cenerentola”. L’attività di polizia giudiziaria portata a termine rappresenta il primo caso quantomeno in provincia di applicazione dell’“arresto in flagranza differita”, introdotto dalla recente legge c.d. “Salva Vita” (Legge 24 novembre 2023, n. 168 recante “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”). L’arresto differito, che deve comunque avvenire entro 48 ore dal fatto, prevede che l’autore del reato venga considerato in stato di flagranza, e possa dunque essere arrestato, anche sulla base di documentazione videofotografica o altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi di comunicazione informatica o telematica dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto procedersi. Il 20 maggio 2024 l’arresto è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Gorizia, che ha disposto che la permanenza in carcere dell’indagato. Alcuni consigli utili in materia di maltrattamenti sono sfogliabili qui.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giancarlonicoli · 12 days
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17 mag 2024 17:39
E' MORTO ALL'ETA' DI 68 ANNI FRANCO DI MARE: GIORNALISTA, INVIATO DI GUERRA, EX DIRETTORE DI RAI3 - MENO DI UN MESE FA RIVELÒ DA FAZIO (E CON UN'INTERVISTA AL "CORRIERE") LA MALATTIA: “HO UN TUMORE CHE NON LASCIA SCAMPO, UN MESOTELIOMA. MI RESTA POCO DA VIVERE. 'OGGI CI SI CURA E SPESSO SI GUARISCE. DA QUESTO NO” – “NEI BALCANI HO RESPIRATO LA MORTE. UNA PARTICELLA DI AMIANTO. NE BASTAVA UNA, MAGARI L’HO INCONTRATA A SARAJEVO NEL 1992 O NEL 2000” - L'ATTACCO AI VERTICI RAI E LE NOZZE, DUE GIORNI FA, CON LA GIOVANE COMPAGNA, CONOSCIUTA A SAXA RUBRA - UN EX DIPENDENTE RAI CHE AVEVA DENUNCIATO L'AMIANTO A VIALE MAZZINI E' MORTO PER LO STESSO TUMORE DI DI MARE...
FLASH! È MORTO FRANCO DI MARE  (adnkronos)
(ANSA) -  È morto Franco Di Mare, lo annuncia la famiglia con una nota. ''Abbracciato dall'amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall'affetto degli amici più cari oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare. Seguirà comunicazione per le esequie''. 
FRANCO DI MARE SI È SPOSATO: NOZZE DOPO 8 ANNI DI FIDANZAMENTO
Carlotta di Santo per www.dire.it - 15 maggio 2024
Franco Di Mare e Giulia Berdini si sono sposati. Dopo otto anni di fidanzamento il giornalista Rai, 68 anni, è convolato oggi a nozze con la sua compagna, classe 1991, che lavora per una società di ristorazione.
La loro relazione è nata nella sede Rai di Saxa Rubra, dove lei era responsabile del catering del bar interno. “La donna che ha avuto la forza di sopportarmi, perfino quando non mi sopportavo neppure io”, aveva raccontato il giornalista nel corso di una intervista per mettere a tacere i commenti sulla loro differenza d’età (36 anni). Franco Di Mare ha già alle spalle un matrimonio con una donna di nome Alessandra, con la quale ha cresciuto la figlia di Stella, adottata a 10 mesi di vita quando il giornalista era inviato di guerra a Sarajevo.
Lo scorso 28 aprile Di Mare, ospite da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ per presentare il suo libro ‘Le parole per dirlo’, si era collegato da casa e aveva affrontato l’intervista con l’ausilio di un respiratore, rivelando di essere affetto da mesotelioma pleurico, un tumore “molto cattivo” provocato dall’esposizione all’amianto. Il giornalista, ex inviato di guerra, ha legato a quella esperienza l’insorgere delle sua malattia: “Sono stato a lungo nei Balcani tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio.
Ogni esplosione- aveva detto a Fazio- liberava nell’aria infinite particelle di amianto”. Poi il passaggio di Di Mare con il suo rammarico nei confronti di chi si è allontanato dopo la scoperta della malattia: “Tutta la Rai. Tutti i gruppi dirigenti si sono dileguati”.
FRANCO DI MARE, LA MIA MALATTIA E IL SILENZIO RAI 'RIPUGNANTE'
(ANSA) - ROMA, 28 APR - Franco Di Mare, con un respiratore automatico che ''mi permette di essere qui'', in collegamento a Che tempo che fa, ''nonostante io abbia preso un tumore molto cattivo, si prende perchè si respirano particelle di amianto senza saperlo e una volta liberata nell'aria la fibra, ha un tempo di conservazione di sè lunghissimo e quando si manifesta è troppo tardi. Dire che con questo finiscono le speranza non è vero, perchè la scienza va sempre avanti''.
''Sono qui a festeggiare una soluzione che potrebbe essere scoperta, speriamo che ci sia una soluzione e che non sia così lontana'', dice con un filo di voce. Commosso Fabio Fazio, che ricorda che oggi è il giorno dei lavoratori vittime dell'amianto e presenta ''Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi'', il libro di Franco Di Mare, giornalista Rai, che è stato anche direttore di Rai3, che esce per Sem.
Per la malattia, dice il giornalista, c'è bisogno che ci sia l'idea di comunità intorno al malato, ''quando qualcuno si ferma ad aiutare gli altri lì nasce la comunità degli umani''. Nel libro si intreccia la sua storia di vita con l'esperienza del momento e la sua terribile malattia. ''Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi il mio arbitro non ha fischiato ancora'', dice accolto da un grande applauso.
Chiede Fazio spiegando che alla fine c'è rammarico, per chi si è dileguato? ''Tutta la Rai, tutti i gruppi dirigenti. Capisco che ci siano ragioni sindacali e legali, io chiedevo lo stato di servizio, l'elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si potrebbe fare. Non riesco a capire l'assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono legate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante''.
FRANCO DI MARE: «HO UN TUMORE INGUARIBILE LEGATO ALL'AMIANTO, MI RESTA POCO DA VIVERE. LA COSA PIÙ DOLOROSA? DIRLO A CHI AMI»
Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” - 28 aprile 2024
«Ero seduto davanti alla sua scrivania. “Houston, abbiamo un problema”, mi disse il professore. “Francesco, non so come dirtelo. In questo momento vorrei tanto essere l’animatore di un villaggio e non un dottore. Hai un mesotelioma. Aggressivo". "Quanto?" "Alto grado"».
Ha capito subito.
«Sapevo bene cos’era. Mi sono piegato in avanti, muto, con le mani sulla testa. E il prof si è incazzato. “Ehi! E che è adesso? Si reagisce, si combatte, vedrai che ce la facciamo”».
Franco Di Mare, 68 anni, ex inviato di guerra e conduttore tv, deve dosare il respiro, quando parla. «Ho un tumore che non lascia scampo. Mi resta poco da vivere, quanto non lo so. Però non mollo. Confido nella ricerca». Accanto a lui c’è una grossa bombola con le rotelle, che lo segue ovunque vada. Nel naso ha un tubicino trasparente. «È un diffusore di ossigeno, è lui ora il mio polmone. Prima mi aiutava soltanto di notte. Da una decina di giorni invece non posso più staccarmi. Sono legato come gli astronauti. A guardarlo bene assomiglia a R2-D2, il robottino di Guerre Stellari». Il cagnetto Lili gli saltella intorno.
Lo chiama per nome, il suo nemico.
«Quando ero piccolo, in famiglia si abbassava la voce: “Quella persona ha un brutto male”. Come se, nominandolo, il mostro ti entrasse in casa. Io invece sono diretto. Ho un cancro. Oggi ci si cura e spesso si guarisce. Da questo no. Non se ne va, al massimo lo puoi rallentare, ma resta lì ed è uno dei più cattivi».
«Perché a me?». Lei ha trovato la risposta.
«Perché sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».
Ci ha scritto un libro che esce domani: «Le parole per dirlo» (Sem, Feltrinelli).
«Per raccontare le guerre fuori da me e quella dentro di me. Un piccolo dizionario esistenziale. Senza pietismo. È il mio testamento».
Un pomeriggio qualunque di tre anni fa.
«Ero seduto qui su questo divano, guardavo un programma scemo in tv. Una fitta terribile mi è esplosa tra le scapole, una coltellata. Credevo fosse un dolore intercostale. Invece era il collasso della pleura, uno pneumotorace. Pensai: non è niente, passerà. Ho cambiato posizione, mi sembrava di sentirla meno. Ci ho dormito su, però respiravo male. […] Dopo 20 giorni così, mi decisi a fare dei controlli al Policlinico Gemelli».
[…] «Mi hanno sottoposto a delle prove sotto sforzo. Dopo una sono svenuto. Di corsa in sala raggi per una radiografia. Al posto del polmone destro c’era il nulla. […] La cassa toracica per metà era vuota. Hanno provato a pompare aria per risollevarlo, non è bastato. Lo hanno riattaccato con una sorta di spillatrice. Prima però hanno fatto una biopsia del tessuto. E infine la diagnosi che non mi lascia scampo».
Mesotelioma, appunto.
«La malattia era contenuta nella pleura, a parte due puntini in cui era perforata. E da lì, maledizione, il tumore è uscito. La decorticazione mi ha regalato due anni di vita. Poi però, sei mesi fa, c’è stata una recidiva. Si è presentata allo stesso modo. Una fitta acutissima. Stavolta a sinistra. Respiro con un terzo della capacità polmonare».
Non può più stare senza questo macchinario.
«Fino a venti giorni fa uscivo a fare la spesa. Due passi. Al massimo tenevo con me il respiratore portatile, che pesa 15 chili. Ma dura un’ora e devi sperare che non si blocchi. Una notte è successo, me la sono vista brutta. Ora non ho più autonomia. Ero un uomo molto attivo. Guardi, sto in ciabatte perché ho i piedi così gonfi che non mi entrano le scarpe, io che da buon napoletano ero sempre elegante».
[…] Il momento più brutto di questi ultimi tre anni.
«Dover dire a chi ami che il male è curabile ma non risolvibile. Puoi allungare il termine del giorno, non procrastinarlo all’infinito. Il tempo che abbiamo è prezioso, te ne accorgi solo quando te ne stai andando. E decidi di non sprecarne più nemmeno un istante».
Scrive: «Noi malati abbiamo sguardi più profondi e leggeri di voi sani».
«Perché guardiamo gli altri con occhi diversi, più indulgenti, comprensivi».
«Chi è malato si innamora del mondo».
«Nella malattia il tempo è rallentato, impone il suo ritmo, sei più attento, vedi cose che prima trascuravi. Oggi mi piaccio molto di più. E mi faccio rabbia. Non potevo essere così anche prima? Dovevo aspettare di ammalarmi?».
Ha rimpianti?
«No, ho avuto la fortuna di fare il lavoro che sognavo, di vivere cento vite».
[…] Odia il suo tumore?
«No. Capisco che è un aspetto di me, uno dei tanti. Il male fa parte della natura. Ma io non sono la mia malattia».
È sdegnato dai vertici Rai.
«Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale. Nessuna risposta».
Silenzio.
«Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».
[…] Nonostante tutto.
«Faccio una vita bellissima, sa? Sto con le persone che amo. Le mie care sorelle. Sono protetto e accudito, mi sento un piccolo sultano. Ci fissiamo sempre col primo amore - il mio, al liceo, fu una ballerina del San Carlo - ma il più importante è l’ultimo, che ti accompagna nei passi finali. Per me è Giulia. Stiamo insieme da otto anni. Tra noi ce ne sono più di 30 di differenza, prima si notava meno». La bella ragazza bruna si avvicina: «Amore, senti freddo?».
E ha intorno tanti amici.
«Ci vogliamo bene. Vengono a cena. L’altra sera ho cucinato linguine alla salsa di pane con calamaretti spillo. Fame ne ho tanta, con tutto il cortisone che prendo. Gli oncologi mi hanno concesso un calice di vino rosso a sera».
Il calendario lo guarda?
«No, il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura. Mi spaventa l’idea della sofferenza, però sono andato a una dozzina di funerali di colleghi più giovani di me. E sono vivo per miracolo. Durante una sparatoria tra bande in Albania, un proiettile mi è passato dietro al collo. Non sono morto perché mi sono chinato a prendere una batteria nella borsa. Mi ritengo un uomo fortunato».
EX DIPENDENTE RAI MUORE DI MESOTELIOMA (LO STESSO TUMORE DI FRANCO DI MARE): AVEVA DENUNCIATO L'AMIANTO IN VIALE MAZZINI
Estratto da www.leggo.it
Aveva presentato una denuncia alla Procura di Roma contro la Rai per il tumore causato dall'amianto, secondo lui sviluppatosi a causa della presenza del materiale nelle sedi dell'azienda pubblica. Ora, per quel tumore, l'ex dipendente Mariusz Marian Sodkiewicz ci è morto.
L'uomo, che aveva 62 anni, aveva presentato lo scorso marzo una denuncia alla Procura di Roma chiedendo «di individuare e giudicare i dirigenti responsabili per la mancata protezione dei dipendenti esposti all'amianto» nella sede romana di Viale Mazzini della Rai. A dare la tragica notizia ci ha pensato l'Osservatorio Nazionale Amianto, da «tempo da tempo impegnato a fare chiarezza sulla presenza del "killer silente" negli edifici della televisione di Stato». [...]
Dello stesso cancro aveva parlato Franco Di Mare a "Che tempo che fa". «Ho un tumore molto cattivo», aveva detto visibilmente provato e con un tubicino per l'ossigeno. «Questo tubicino che mi corre sul viso è un tubicino legato a un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette di essere qui a raccontare, a parlare con te. Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria e si prende tramite la respirazione di particelle di amianto». [...]
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simonecarmignani · 11 months
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Eccedente pubblicazione dei dati personali, ingiustificata pubblicazione oltre i termini di legge e mancata comunicazione sulla variazione del Responsabile della protezione dati - Garante per la Privacy Provvedimento del 27 aprile 2023
PREMESSO 1. Introduzione Questa Autorità ha ricevuto un reclamo, presentato da XX (di seguito “reclamante”), con il quale è stata lamentata una violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali. Nello specifico è stata contestata la diffusione di dati e informazioni personali contenuti nell’«Ordinanza di demolizione (ex art. 34 del d.P.R. 380/01)» n. XX del XX (prot. n. XX…
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pollicinor · 17 days
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«Ciò che emerge – sottolinea Andrea Facoetti del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova e responsabile della ricerca – è che, anche in bambini a sviluppo tipico, esiste una forte relazione tra una lieve disfunzione del meccanismo automatico di disancoraggio dell’attenzione, controllato dal circuito fronto-parietale dell’emisfero destro, e il loro futuro sviluppo socio-comunicativo, confermato anche dai tratti comportamentali dei loro genitori. La conseguenza più rilevante di questa scoperta – conclude Facoetti – è che mediante specifici programmi di abilitazione dell’attenzione si potrebbe sviluppare una precoce campagna di prevenzione di tali disturbi, la cui incidenza purtroppo sembra ad oggi in continuo aumento, oltre al poter individuare già a 8 mesi i bambini a rischio di un disturbo dell’interazione sociale e della comunicazione che nelle forme più gravi potrebbe anche sfociare nell’autismo».
Dall'articolo "Ricerca Unipd, l’attenzione dei bambini nei primi mesi può rivelare l’autismo" di Barbara Ganz
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Rocco Casalino truffato sulla casa: «Ho pagato 42 mila euro per lavori mai finiti»
Il caso: anche altri si lamentano. Ma la ditta smentisce tutto Rocco Casalino è stato truffato sulla casa. Il responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle al Senato ha pagato 42 mila euro a un’azienda edile. Ma poi si è trovato con solo il 40% delle opere di ristrutturazione completate. Il restante 60% non è stato portato a termine. L’ex portavoce di Giuseppe Conte lo ha raccontato…
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Primo tempo da horror, tutti insufficienti e tanti errori
Copyright © 2024 TUTTOJUVE.com Tutti i diritti riservati – Testata giornalistica Aut.Trib. Milano n. 89 del 22-02-2010 Direttore: Michele Criscitiello Responsabile testata: Francesco Cherchi Editore: TMW NETWORK s.r.l. – P.I. 02210300519 Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 26208 Per la pubblicità su questo sito rivolgersi a Digitalbloom Sito non ufficiale, non autorizzato o…
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scienza-magia · 1 month
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Quella particella che costituisce il mattone della materia
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Cos’è il bosone di Higgs? La spiegazione chiara e semplice. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul bosone di Higgs. Un viaggio storico fino alla grandiosa rilevazione nel 2012. Il bosone di Higgs è una particella estremamente importante per tutti i fisici ed è stata una scommessa, a quanto pare vinta, dei modelli che descrivono i mattoni fondamentali della materia e come essi interagiscono per formare le strutture che vediamo, dagli atomi alle stelle. A partire dagli anni 60 del secolo scorso, i fisici delle particelle avevano compreso che tutta la materia era formata dalla combinazione di alcune, poche, particelle fondamentali. A tal proposito fu compilata una tabella, una specie di tavola periodica delle particelle, detta modello standard. In questa speciale tabella trovano posto due gruppi di particelle fondamentali (particelle che non si possono più dividere): quark e leptoni sono chiamati fermioni e rappresentano le lettere dell’alfabeto attraverso le quali si costruiscono nuclei atomici e atomi. L’altro gruppo è composto dai bosoni, particelle estremamente particolari, che hanno il compito unico di trasmettere nello spazio le informazioni sulle proprietà dei fermioni. Comunicazione tra particelle
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Credit: CERN for the ATLAS and CMS Collaborations Possiamo immaginare i bosoni come particelle utilizzate dai fermioni per comunicare e interagire tra di loro. Quando un fermione si avvicina ad un altro e vuole interagire con esso, prende il telefono e comunica attraverso l’emissione di bosoni. Ma rispetto ad una classica telefonata, c’è qualcosa di diverso. A seconda del modo in cui due fermioni vogliono comunicare, utilizzano un determinato bosone. In tutto i bosoni a disposizione sono quattro: quattro modi di comunicare tra le particelle elementari. Questo numero non è di certo casuale. Le particelle elementari, in effetti, hanno solamente quattro modi possibili per interagire tra di loro. I fisici le chiamano le quattro forze fondamentali della Natura. In realtà non tutti i fermioni hanno a disposizione tutte e quattro le interazioni. Solamente i quark hanno piena libertà di scelta. I leptoni, a cui appartengono l’elettrone e gli sfuggenti neutrini, ne hanno a disposizione solamente 3. A prescindere da questa piccola differenza, le interazioni fondamentali sono: forza elettromagnetica, forza gravitazionale, forza forte e forza debole. Tutto l’Universo obbedisce a queste quattro forze fondamentali, dalle galassie a noi che spingiamo il carrello della spesa ostacolati dalla forza di gravità e dall’interazione elettromagnetica con il pavimento che causa l’attrito. Le prime due sono ben conosciute, le ultime un po’ meno, perché agiscono solamente su scala subatomica. Ma non è importante capire quale sia il significato delle interazioni, piuttosto è fondamentale aver chiaro che quando due particelle fondamentali “scelgono” il modo di interagire, emettono i bosoni relativi a quella determinata interazione, i quali trasmettono nello spazio tutte le informazioni necessarie per capire come dovrà essere portata avanti l’interazione. Fin qui tutto bene
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Credit: NASA/ESA/CSA James Webb Space Telescope (JWST) to study. Acknowledgement: D. Coe et al. Attraverso l’interazione forte, i quark generano le particelle costituenti dei nuclei atomici: protoni e neutroni. La combinazione tra protoni e neutroni dà luogo ai nuclei atomici tenuti insieme dalla forza forte, aiutati dalla forza debole responsabile di alcuni processi, come il decadimento beta. La combinazione dei nuclei atomici con gli elettroni dà vita agli atomi, grazie alla forza elettromagnetica. Gli atomi si combinano e danno origine a molecole, le quali danno vita a strutture più grandi, fino ai pianeti e le stelle, regolati dalla forza di gravitazione. Il modello così presentato sembra funzionare molto bene. Ogni particella è caratterizzata da un pacchetto di proprietà che ne costituisce la perfetta carta d’identità, tra cui possiamo citare la carica elettrica, lo spin, e molte altre che non ci interessano. La carta d’identità di ogni particella determina il comportamento ed il risultato una volta che sceglie di comunicare con un’altra particella attraverso l’emissione di bosoni. Tuttavia nella carta d’identità manca un dato fondamentale: la massa. Il modello descrive perfettamente le proprietà e le modalità di interazione di tutte le particelle, arrivando a giustificare la formazione di tutta la materia e l’esistenza stessa dell’Universo, ma senza considerare la massa. Questo è un gran problema: è come dire di essere in grado di prevedere alla perfezione il comportamento e le proprietà dell’Universo, a patto di affermare che gli oggetti non abbiano massa, che pianeti, stelle, esseri umani siano fatti di particelle senza peso, non materiali. Per capire che questa è una grande contraddizione, non c’è bisogno di essere dei fisici: provate ad attraversare un muro e ditemi se non sentite la consistenza del cemento! La situazione era ancora più seria, in realtà, perché se si introduceva nel modello una nuova proprietà che in qualche modo teneva conto della diversa massa delle particelle, tutto il castello crollava su se stesso: le interazioni, addirittura l’esistenza stessa della materia, non erano più giustificabili. Com’è possibile tutto questo? Il modello è sbagliato? Ma allora perché prevede così bene la realtà, a patto di non considerare la massa delle particelle? Il fisico Higgs
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Il fisico Peter Higgs Il grande imbarazzo fu superato, almeno dal punto di vista teorico, da un fisico inglese, un certo Peter Higgs, negli anni 70. Il fisico britannico affermò che la massa è una proprietà esterna alle particelle, associata ad un campo, analogo a quelli responsabili delle quattro interazioni fondamentali, detto campo di Higgs. Il campo di Higgs può essere immaginato come una fitta trama gelatinosa che permea tutto lo spazio, nella quale le particelle si muovono e per qualche motivo incontrano una resistenza al moto. L’effetto osservato è del tutto equivalente a quello di una particella dotata di una massa intrinseca che si muove nello spazio, ma l’origine è ben diversa. Di fatto, questo modello ci dice una cosa sconvolgente: le particelle, quindi tutte le strutture dell’Universo, compresi noi, abbiamo massa, una consistenza, solamente perché ci muoviamo attraverso questa fitta rete gelatinosa che trattiene e regola i nostri movimenti. L’idea non è poi così assurda, se non altro perché il campo gravitazionale è responsabile di un effetto simile: trattiene a sé i corpi, regolando le proprietà dei loro movimenti. Introducendo in termini matematici l’idea di questo campo di Higgs ed integrandola al modello standard, tutto sembra funzionare alla perfezione. Come comunicano, però, il campo di Higgs e le particelle che lo devono sentire? È qui che entra in gioco il famoso bosone di Higgs. Sappiamo infatti che i bosoni sono i modi per comunicare una precisa interazione, quindi se esiste il campo di Higgs che dà massa alle particelle, deve esistere il suo messaggero, il bosone di Higgs. Per provare l’esistenza del campo, quindi, è necessario osservare il bosone di Higgs. Rilevazione della particella
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Attualmente la gran parte degli sforzi dei fisici delle particelle si rivolge verso la rilevazione sperimentale di questa particella, che si pensa avere una massa circa 200 volte maggiore del protone. Per rilevare la sua presenza, occorre che gli acceleratori di particelle siano in grado di raggiungere un’energia di 200 GeV (Giga elettronVolt), teoricamente alla portata del nuovo acceleratore LHC (Large Hadron Collider) di Ginevra e del Fermilab di Chicago. E in effetti nell’estate del 2012 gli scienziati di LHC hanno annunciato di aver trovato le prove di questa importantissima e sfuggente particella. Sembra proprio, quindi, che la teoria era corretta. Per quanto possa sembrare strano, la Natura funziona in questo modo! Read the full article
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