Tumgik
#immagine affezione
schizografia · 4 months
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Improvvisamente lo schermo mostra un volto e il dramma, un testa a testa, mi dà del tu e si allarga con intensità inaspettata. Ipnosi. Ora la tragedia è anatomica.
Jean Epstein
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impararecose · 1 year
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Per chi ha una mente affine all’astratto, la soluzione digitale o dell’alta tecnologia sarebbe decisamente migliore al fine di vivere una vita migliore, in tutti i sensi.
Vedo ancora troppe persone affezionate alla materia, o che comunque le danno più peso di quel che merita. Questo non aiuta la mente a espandersi, a evolvere, a maturare.
#futuro #tecnologia #robotica #robot #nanotecnologia #digitale #mente #astratto #virtuale #viaggimentali #arte #immagine #futuristic
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beppebort · 5 years
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Caverne del senso
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Caverne del senso
17. O meravigliosa eccellenza di Dio!
Infatti, queste lampade degli attributi divini si vedono e si assaporano in modo distinto, nonostante si gustino in un unico essere e siano accese allo stesso modo e ognuna sia sostanzialmente l'altra!
O abisso di diletti!
Tanto più abbondante quanto più le tue ricchezze sono raccolte nell'unità e nella semplicità infinita del tuo unico essere, dove il conoscere e il godere dell'uno non escludono la conoscenza e il godimento perfetto dell'altro; anzi ogni grazia e virtù che è in te è luce di qualsiasi altra tua grandezza.
Poiché a causa della tua purezza, o Sapienza divina, si vedono in te molte cose guardandone una, perché tu sei il deposito dei tesori del Padre, lo splendore della luce eterna, specchio senza macchia e immagine della sua bontà ( Sap 7,26 ), nei cui splendori
le profonde caverne del senso
18. Queste caverne sono le potenze dell'anima, memoria, intelletto e volontà, che sono tanto profonde quanto capaci di beni grandi, poiché non si soddisfano se non con beni infiniti.
Da ciò che patiscono quando sono vuote si può capire, in qualche modo, quale sia il loro piacere quando sono piene di Dio, poiché due cose contrarie si chiariscono a vicenda.
Prima di tutto bisogna notare che queste caverne delle potenze, quando non sono vuote, pure e depurate da ogni affetto umano, non sentono il grande vuoto della loro profonda capacità; infatti, ogni piccola cosa che in questa vita si attacchi loro è sufficiente a renderle imbarazzate e alienate, tanto che non sentono il loro danno, né la mancanza dei loro immensi beni, né conoscono la loro capacità.
Vale la pena di notare come, essendo capaci di infiniti beni, sia sufficiente il più piccolo di questi per dar loro imbarazzo, in modo tale che non li possono ricevere finché non saranno svuotate completamente, come diremo in seguito.
Quando però sono vuote e purificate, la sete, la fa e l'ansia del senso spirituale diventano intollerabili.
Infatti, poiché gli antri di queste caverne sono profondi, le anime soffrono profondamente, dal momento che il cibo che a loro manca, ossia Dio, è anch'esso profondo.
Di norma l'anima sperimenta questo grande sentimento quando la sua illuminazione e purificazione sono quasi compiute, poco prima di arrivare all'unione, dove quei desideri sono soddisfatti.
Poiché l'appetito spirituale è vuoto e libero da ogni creatura e da ogni affezione, perduta la sua tempra naturale e forgiato in modo divino, fatto ormai l'anima il vuoto in sé, ma non avendo ancora avuto la comunicazione del divino nell'unione con Dio, essa avverte la pena di questo vuoto e una sete maggiore della morte, soprattutto quando da alcuni spiragli o riflessi traspare qualche raggio divino senza che tuttavia esso le si comunichi.
Queste anime sono coloro che soffrono con amore impaziente e che non possono stare a lungo senza ricevere tale comunicazione, altrimenti muoiono.
19. La prima caverna di cui ora ci occupiamo è l'intelletto.
Il suo vuoto è sete di Dio, e questa è così grande, quando ormai il vuoto è disposto, che David la paragona a quella del cervo, la quale dicono sia molto veemente, non essendocene un'altra maggiore con cui confrontarla: come il cervo desidera la sorgente delle acque, così la mia anima ti desidera, Dio ( Sal 42,1 ).
E questa è la sete delle acque della sapienza di Dio, che è oggetto dell'intelletto.
20. La seconda caverna è la volontà, e il vuoto di questa è una fame di Dio così grande che fa venir meno l'anima, come dice ancora David: L'anima mia vien meno e brama i tabernacoli del Signore ( Sal 84,3 ).
E questa è la fame della perfezione d'amore a cui l'anima aspira.
21. La terza caverna è la memoria, e il vuoto di questa corrisponde allo struggimento e all'inquietudine dell'anima per il desiderio di possedere Dio, come nota Geremia quando dice: Memoria memor ero et tabescet in me anima mea ( Lam 3,20 ), cioè: con memoria me lo ricorderò ( id est: molto me ne ricorderò ), e la mia anima si struggerà dentro di me; ripensando a queste cose nel mio cuore, vivrò nella speranza di Dio.
22. È dunque profonda la capacità di queste caverne poiché ciò che possono contenere, che è Dio, è profondo e infinito.
In un certo qual modo la loro capacità sarà infinita, come infinita sarà la loro sete; anche la loro fame sarà profonda e infinita, così come la loro inquietudine e la loro pena saranno morte infinita.
E sebbene non si soffra intensamente come nell'altra vita, tuttavia si patisce una viva immagine di quella privazione infinita, essendo l'anima disposta a ricevere la sua pienezza.
Tale sofferenza però è di un altro tipo, poiché avviene nel seno dell'amore della volontà, il che non allevia la pena poiché quanto più grande è l'amore tanto più è impaziente di possedere il suo Dio che sempre aspetta con intenso desiderio.
23. Ma, Dio mio, poiché è vero che quando l'anima desidera veramente Dio, possiede già ciò che ama, come dice san Gregorio commentando san Giovanni, come può soffrire per quello che già possiede?
Infatti nel desiderio – di cui parla san Pietro – che gli angeli hanno di vedere il Figlio di Dio ( 1 Pt 1,12 ) non vi è nessuna pena né ansia poiché già lo possiedono.
E così, sembra che quanto più l'anima desidera Dio tanto più lo possiede e il possesso di Dio le dà diletto e sazietà, come accade agli angeli che, mentre soddisfano il loro desiderio, nel possesso si dilettano, essendo sempre sazia la loro anima senza alcun fastidio, per cui dal momento che non vi è fastidio, sempre desiderano e, poiché vi è possesso, non soffrono.
L'anima, dunque, non dovrebbe provare dolore e pena, ma sentire tanto più diletto e sazietà quanto maggiore è il suo desiderio, poiché quanto più essa desidera tanto più possiede Dio.
24. Per quanto riguarda tale questione è bene notare la differenza che esiste tra possedere Dio solo per grazia e possederlo anche per unione.
L'una cosa equivale a volersi bene, l'altra a donarsi.
La differenza grande come quella che esiste tra il fidanzamento e il matrimonio.
Infatti, nel fidanzamento si ha un solo sì e una sola volontà da entrambe le parti, e gioielli e ornamenti donati dal fidanzato; ma nel matrimonio vi è anche la comunicazione delle persone e l'unione di queste.
Nel fidanzamento, anche se alcune volte il fidanzato visita la fidanzata e le porta dei regali, come abbiamo detto, non vi è l'unione tra le persone, poiché questo è il fine del fidanzamento.
Ugualmente avviene quando l'anima è arrivata a tanta purezza in sé e nelle sue potenze, che la sua volontà è purificata da tutti i gusti e gli appetiti estranei a Dio, sia secondo la parte inferiore che superiore, e ha dato il suo totale assenso a Dio; essendo la volontà di Dio e dell'anima ormai una sola grazia a un consenso personale e libero.
Così essa è giunta al possesso di Dio per grazia della volontà, ossia per quanto possibile per mezzo di questa facoltà e della grazia.
Poiché Dio, nello stesso sì dell'anima, ha dato il vero e totale sì della sua grazia.
25. Questo è uno stato elevato del fidanzamento spirituale dell'anima con il Verbo, nel quale lo Sposo le fa grandi grazie e frequenti visite amorose ed essa riceve grandi favori e diletti.
Tuttavia questi non hanno niente a che vedere con quelli del matrimonio, essendo concessi con il solo fine di disporre l'anima a tale unione.
Infatti, sebbene sia vero che tutto questo avviene nell'anima ormai purificata da ogni affetto di creatura – poiché non si dà il fidanzamento spirituale se non, come abbiamo detto, in queste condizioni –, tuttavia è altrettanto vero che l'anima ha bisogno di altre disposizioni positive da parte di Dio, delle sue visite e doni, grazie ai quali diventa più pura, più bella e più delicata, per essere convenientemente preparata a un'unione così alta.
E per questo è necessario del tempo, per alcune anime di più per altre di meno, perché Dio opera adattandosi all'anima.
E questo è simboleggiato dalle fanciulle che furono scelte per il re Assuero: esse, portate via dalla loro terra e dalla casa dei loro genitori, prima di essere introdotte nel letto del re rimasero chiuse un anno nel palazzo reale, in modo che nella prima metà dell'anno si preparassero con unguenti di mirra e di altre spezie, e nella seconda con altri unguenti ancora più preziosi.
Solo dopo tutto ciò potevano accedere al letto del re ( Est 2,2-4.8-14 ).
26. Al tempo di questo fidanzamento e delle unzioni dello Spirito Santo nell'attesa del matrimonio, quando sono più preziosi gli unguenti che preparano all'unione con Dio, le ansie delle caverne dell'anima sono solite essere fortissime e delicatissime.
Infatti, poiché tali unguenti dispongono l'anima all'unione con Dio, giacché sono molto affini a lui, e perciò allettano l'anima in modo soave con il sapore e la dolcezza divina, il desiderio dell'anima è più delicato e profondo, essendo il desiderio di Dio la predisposizione a unirsi con Lui.
27. Che momento opportuno è questo, anche se esula da ciò di cui stiamo parlando, per avvisare le anime, a cui Dio dona queste unzioni delicate, perché guardino quello che fanno e in che mani si mettono, affinché non tornino indietro!
Ma è tanto il dolore e la pena che provo nel mio cuore quando vedo le anime tornare indietro, non solo perché non si lasciano ungere in modo da progredire nell'unzione, ma anche perché perdono gli effetti di questa, che non posso fare a meno di avvertirle riguardo a ciò che debbono fare per evitare un danno così grave.
Quindi indugeremo un poco prima di tornare all'argomento principale, al quale tuttavia torneremo, sebbene tutto ciò sia utile anche per una maggiore comprensione delle proprietà di questa caverna.
Voglio parlare inoltre, poiché è necessario, non solo a quelle anime che avanzano sicure, ma anche a tutte le altre che cercano il loro Amato.
28. In primo luogo bisogna sapere che se l'anima cerca Dio, ancor di più il suo Amato cerca lei.
E se essa gli rivolge i suoi desideri amorosi, che per lui sono tanto profumati quanto le fragranze che emanano le spezie aromatiche della mirra e dell'incenso ( Ct 3,6 ), egli le invia il profumo dei suoi unguenti, con il quale l'attrae e la fa correre verso di lui ( Ct 1,2-3 ), che sono le ispirazioni e i tocchi divini.
E questi, ogni volta che provengono da Dio, vanno scelti e ordinati guardando alla perfezione della legge divina e della fede, poiché è grazie a questa che l'anima deve avvicinarsi sempre di più a Dio.
E così, l'anima deve capire che il desiderio di Dio, che egli le concede con le sue grazie, con le sue unzioni e con i profumi dei suoi unguenti, serve a prepararla ad altri unguenti più sublimi e delicati, più simili alla natura divina, finché essa non diventa così delicata e pura da meritare l'unione con Dio e la trasformazione sostanziale in tutte le sue potenze.
29. L'anima deve sapere che in questa opera Dio è l'agente principale e la guida che la deve condurre per mano dove lei non saprebbe andare, cioè ai beni soprannaturali, poiché né il suo intelletto né la sua volontà né la sua memoria sono in grado di conoscerli.
Così tutta la sua attenzione deve essere riposta nel non ostacolare colui che la guida nel cammino voluto da Dio, ordinato alla perfezione della legge divina e della fede, come abbiamo detto.
Ora, l'anima pone tali impedimenti se si lascia condurre e guidare da un altro cieco.
E i ciechi che la potrebbero sviare dal cammino sono tre, ossia: il maestro spirituale, il demonio ed essa stessa.
E perché l'anima capisca come ciò avvenga, parleremo un poco di ognuno.
30. Per quanto riguarda il primo, conviene all'anima che vuole progredire nel raccoglimento e nella perfezione guardare in quali mani si affida, poiché il discepolo sarà uguale al maestro, così come il figlio al padre.
Bisogna sapere che, per quanto riguarda questo cammino, per lo meno per la parte più elevata, e anche per quella di mezzo, non sarà facile trovare una guida adatta e che possieda tutte le caratteristiche di cui c'è bisogno, perché oltre a essere saggia e discreta, è necessario che sia esperta.
Poiché per guidare lo spirito, sebbene sono fondamentali la scienza e il discernimento, se non vi è esperienza di ciò che è puro e vero spirito, non sarà possibile condurvi l'anima quando Dio lo concederà, e neppure si potrà capirlo.
San Giovanni della Croce (Fiamma viva d'amore)
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Dio girerebbe il mondo per trovare la sofferenza e poterla donare ad un’anima, sulla quale il Suo divino sguardo si è posato con un amore indicibile!
S. Teresa di Gesù Bambino
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halfpief-blog · 7 years
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“Severus Piton è in assoluto il personaggio più affascinante della saga. La stessa Rowling lo considerava il suo preferito ed è evidente quanta attenzione gli abbia dato e quanto si sia impegnata per renderlo indimenticabile.piton 3 Piton è amore. Un eroe coraggioso nel quale alberga un sentimento incredibile e difficilmente ripetibile. Lo stupore di Silente nel sentire la crescente affezione del Professore verso il piccolo Harry, viene spiegato da Piton nella scena più emblematica, epica e poetica che l’intera saga racchiude. Alan Rickman ha avuto la fortuna e l’immensa bravura di poter trasformare quella scena in immagine. Il suo Piton, alla domanda di Silente “non dirmi che adesso ti stai affezionando al ragazzo?”, sventola la bacchetta materializzando il suo Incanto Patronus, il suo desiderio più grande e ricordo felice, una cerva, in onore di Lily. Il suo sguardo è indirizzato verso l’animale che vola via dalla finestra. Solo uno stupito Silente interromperà quel momento: “Lily. Dopo tutto questo tempo?” “Sempre.”.”
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valnerinaonline · 7 years
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Aspettando le stagioni più calde vi lasciamo una suggestiva immagine di un borgo della Valnerina, Scheggino, una delle città più affezionate al tartufo. Foto di @_la_voyageuse_ ・・・ Lovely little place... Ci sono posti che vanno dritti al cuore parlano alla nostra anima: a me succede con i piccoli borghi del centro Italia. Come qui a Scheggino, un piccolo paesino della Valnerina. #umbria #igersumbria #borghitalia #scheggino #italy #travel #viaggiare #loveitaly #instagood #traveltheworld #travelgram #valnerina http://bit.ly/2jB2HGF
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schizografia · 4 months
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L’astrazione lirica è un procedimento diverso. Abbiamo visto come essa si definisca attraverso il rapporto della luce con il bianco, ma come anche l’ombra vi conservi un ruolo importante, sebbene assai differente dal ruolo che occupa nell’espressionismo. Il fatto è che l’espressionismo sviluppa un principio di opposizione, di conflitto o di lotta: lotta dello spirito con le tenebre. Invece, per i sostenitori dell’astrazione lirica, l’atto dello spirito non è lotta, ma un’alternativa, un fondamentale «aut-aut». L’ombra, di conseguenza, non è piú un prolungamento all’infinito, o un’inversione che ha luogo al limite. Non prolunga piú all’infinito uno stato di cose, ma esprimerà un’alternativa tra lo stesso stato di cose e la possibilità, la virtualità che lo supera. Cosí Jacques Tourneur rompe con la tradizione gotica del film dell’orrore; i suoi spazi pallidi e luminosi, le sue notti su fondo chiaro ne fanno un rappresentante dell’astrazione lirica. Nella piscina del Bacio della pantera, assistiamo all’attacco solo attraverso le ombre proiettate sul muro bianco: si tratta della donna diventata leopardo (congiunzione virtuale), oppure soltanto del leopardo che è fuggito (connessione reale)?
Gilles Deleuze
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schizografia · 4 months
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schizografia · 3 months
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schizografia · 4 months
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schizografia · 2 years
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schizografia · 3 years
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3. Si potrebbero anche risalire le linee di differenziazione di questi tre tipi d’immagini (immagine-percezione, immagine-azione e immagine-affezione), e cercare così di ritrovare la matrice i l’immagine-movimento quale essa è in sé, nella sua purezza acentrata, nel suo primo regime di variazione, nel suo calore e nella sua luce, quando ancora nessun centro d’indeterminazione veniva a turbarla.
Come disfarci di noi stessi, e disfarci noi stessi?
Gilles Deleuze
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