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#pino guidolotti
teenagedirtstache · 6 months
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fragrantblossoms · 1 year
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Pino Guidolotti.  Model, Italy, 1974.
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fashionbooksmilano · 2 years
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Nei luoghi del disincanto
Barbieri Gastel Glaviano Guidolotti Mulas Roversi Scianna Tiburzi Toscani
a cura di Lamberto Cantoni e Gilbero Mora
Octavo Franco Cantini Editore, Firenze 1994, 160 pagine, 26 x 29 cm., ISBN  9788880300724
euro 35,00
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La filosofia minima di estetica fotografica dei più importanti autori italiani, evidenziata in una splendida scelta tra le loro opere più significative. In questo volume sono riuniti per la prima volta nove tra i più autorevoli fotografi italiani, che si interrogano sull'evoluzione del proprio stile e sul linguaggio della fotografia di moda.
02/10/22
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gacougnol · 4 years
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Pino Guidolotti Capelli Neri Aix En Provence, 1982
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vincekris · 5 years
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Pino Guidolotti
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yama-bato · 6 years
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Pino Guidolotti
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fotopadova · 7 years
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Pino Guidolotti
di Etta Lisa Basaldella
Siamo a Bologna all'Arte Fiera in una grande confusione di stands, operatori culturali e commerciali, quadri, fotografie e sculture, gente che va, gente che viene. Una voce femminile, di tanto in tanto, diffonde ovunque annunci pubblicitari. Cerco una panchina all'aperto dove poter intavolare un discorso con Pino Guidolotti. Pino è veronese, non ho ancora trent'anni. Dopo aver frequentato la Scuola d'Arte si è trasferito a Bologna dove ha studiato scenografia all’Accademia.
"Non mi sento bene qui, non riuscirei a scattare neanche una fotografia. E' come se fossi a cena con una bella donna e non riuscissi ad esternarle quello che penso…".
E' un timido Guidolotti, mentre parliamo assieme continua a tormentarsi la barba incolta, i riccioli dei capelli, che porta folti e lunghi, o gioca con le frange della borsa di pelle scamosciata, che porta con nonchalance a tracolla.
"Ma cosa vuoi sapere, non so proprio cosa tu possa ricavare da me" mi dice.
• Non ti preoccupare, cerco di tranquillizzarlo. Vorrei intanto sapere perché fotografi.
"Ma… forse… non è una carenza psichica, cioè per equilibrare la gente uno usa la macchina fotografica. Con la macchina fotografica ti senti proprietario e quindi tratti servilmente gli altri. No, no. Me la sono trovata in mano per caso una volta. Mi ricordo le prime foto che ho fatto sono state di un macello, un mattatoio, insomma, a Capodimonte in provincia di Viterbo. C'era mio zio che squartava buoi dalla mattina alla sera ed io ero lì con la macchina fotografica e ho scattato delle foto con delle pellicole non adatte. Sono venute fuori delle immagini drammatiche, surrealiste. Poi ho eseguito una serie di nudi. Avevo finalmente acquistato un grandangolo, prima non lo conoscevo e c'era il gusto della novità. Potrei dirti delle cose così che possono andare bene adesso”.
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© Pino Guidolotti, Nudo femminile visto in trasparenza attraverso un lenzuolo bagnato (1975)
"Se mi danno la possibilità lo faccio, ma così da solo specialmente se non mi pagano, no. Cioè non ha senso, per me, potrei fare qualsiasi cosa, non è un problema. Mi piacerebbe fotografare un direttore di banca, mi piacerebbe provare a vedere cosa se ne può ottenere. Sono convinto, però, che non si ottiene proprio niente nel senso che più di quella faccia lì non fai. Io non sono del parere che in fotografia uno tira fuori delle cose strane da una persona. Può essere utile finché la disturbo: vado in cerca delle sue malattie. Sai come è in ospedale che gli ammalati parlano sempre tra di loro nient'altro che di malattie così è lo stesso…, ma c'è un'altra cosa che riguarda… la violenza ad esempio. Mi piace vedere che effetto fa sugli altri e in base a quello che vedo, alle deformazioni che provoca, mi rendo conto della faccia che farei io, è come se fossi davanti allo specchio. C'è una forma di onanismo in tutto questo, per cui quando si parla di erotismo mi interessa sempre, è fondamentale. Si, il voyeur mi piace, cioè non posso dire adesso faccio questo, faccio quest'altro, adesso sono così. E’ sempre in progressione la cosa. Comunque fino a che sussiste il dubbio si può fotografare, secondo me, sennò, se mi si presenta una situazione scontata, non faccio niente, non mi attira".
  …la bambina Patrizia aspetta la sua mamma all’uscita… 
  …ciao, anche tu qui, quando hai finito vieni da Paolo allo stand 84 così ti  mostro le ultime cose che ho fatto… 
  …hai visto Franco? Aveva detto che sarebbe arrivato alle cinque e non si è ancora fatto vivo… 
    E' difficile isolarsi in questa marea fluttuante di persone.
• Allora Pino, cos'è la fotografia per te?
"Non so… Ma cosa vuoi che sia, credo sia un modo di vivere, così, è un modo di tirare avanti ed è molto bello perché non sai mai quello che fai, non sai mai quello che farai e poi tutto sommato può darsi che quello che fotografi oggi, domani muoia, capisci… Cioè non è che faccio l'intagliatore di mobili che devo stare lì per trent'anni a fare una cassapanca che ha già fatto un altro. Non so… E' bello finché non sai quello che fai. Mi sento piuttosto libero, ma libero per modo di dire, insomma. In realtà ho bisogno anch'io di una certa contrazione, di un certo cappio al collo, sennò se non c'è questo stimolo non vado avanti. Certe volte veramente mi manca la tecnica nei rapporti con le persone. Ecco fa conto che la macchina fotografica sia un aggancio così, un bellissimo, brillante - ciao. come stai, hai visto cosa mi sono comperato ieri - e così si attacca discorso. Credo si chiami ‘metalinguaggio’: è come dire ‘che tempo fa’ e poi si parla dei vari problemi, ognuno tira fuori i suoi. E’ facilissimo fare fotografie".
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© Pino Guidolotti, Giovane donna posa indossando un abito chiaro sbracciato e cappello con veletta (1974)
• Come ti comporti quando devi ritrarre una persona?
"Se mi trovo di fronte ad una persona che mi interessa cerco la regia che posso fare non con la macchina fotografica però. Potrei mettermi a ballare, prendere a pugni, parlare della mia vita, l'altra persona parla della sua in modo che il soggetto riesce ad acquistare un atteggiamento molto estetico se vuoi, di posa, proporzionato, quasi mai asimmetrico. Quando la persona prende questi atteggiamenti la punto. Vengono fuori sempre dei ritratti al muro, praticamente nella stessa situazione di uno che sta per essere fucilato. Anche se non uso le pallottole alla fin fine la persona se ne va via malinconica".
• Cosa ti aspetti dalla fotografia?
"Cosa vuoi che mi aspetti, ma te l'ho detto, non mi aspetto niente, niente di particolare".
• Pensi che abbia un futuro?
"Ma sì che ce l'ha. Fanno tutti fotografie. A dirti la verità, non me ne importa niente. Non ci avevo mai pensato. Neanche fosse una bella donna, scusa! Fotografo perché ho la macchina fotografica, se non ce l'avessi non farei fotografie".
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© Pino Guidolotti, Poeta Milanese (1995)
• Ti interessi del lavoro degli altri?
"Tutti i fotografi mi interessano perché mi presentano delle situazioni che io non conosco. Quando chiedono loro quale gli piace più di tutti, dicono: Irving Penn, Richard Avedon, sempre i soliti nomi, quelli delle riviste. Uno che mi ha colpito molto, invece, è Alvarez Bravo. Mi ha colpito la violenza, la strana luce che c'è soltanto in Messico, probabilmente".
• Ritorna spesso la luce nel tuo discorso.
"Dico luce nel senso di atmosfera. Sono abituato a vivere in un ambiente urbano di provincia con un centro storico medioevale quindi con un tipo di rapporto medioevale anche con le persone. Il dialogo, per me, non è mai diretto. La spontaneità la ritrovi tra due o tre amici davanti a mezzo litro di vino; con le altre persone è molto difficile si vive in una specie di ghetto".
• E gli artisti come li vedi?
"Mi piacciono di più le donne, un certo tipo di donna. Gli artisti, i pittori hanno sempre quell'aria di prenderti in giro che dà fastidio. A me piace prendere in giro loro, invece; il fatto che uno sia pittore non mi interessa proprio niente, potrebbe anche fare il tassista. Gli artisti, quelli che mi piacevano di più erano quelli che assomigliavano ai chirurghi, ai cardiologi… non so se tu abbia mai visto delle fotografie di questi professionisti, hanno veramente uno sguardo da aquila e la faccia da nazisti. Sì, guarda, se tu gli mettessi una divisa, sarebbe veramente da divertirsi".
“Soltanto non puoi fare fotografie se sei ignorante. La cosa più antipatica è che devi essere intelligente. Si, non puoi fare il naif, quindi ci vuole una certa informazione, una certa frustrazione, un continuo recupero della volontà, le nostalgie non servono a niente, credo. Puoi avere il ricordo di certe immagini, nient'altro. E poi, guarda, un'altra cosa che mi viene in mente è che con la macchina fotografica sei sempre nei panni di Arlecchino, nel senso che è sì servile se vuoi, fa tutto quello che il padrone gli dice di fare perché quel padrone è potente, però, se tu noti, l'Arlecchino porta sempre il suo padrone nella trattoria dove vuole lui, capito? Lo indirizza lui. Per cui tu ti prendi sulla testa tutte le smancerie, tutti gli insulti, però alla fine, risolvi sempre il tuo problema. Se sei intelligente puoi anche digiunare, l'ignorante è impossibile che digiuni, cioè il pescecane che ha un cervello piccolo e mangia anche le cassette di metallo, per dire, non potrebbe fare a meno di mangiare. Insomma ognuno si difende come può. Adesso hanno inventato la macchina fotografica".
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© Pino Guidolotti, Capelli-neri-Aix en Provence (1982) 
• Grazie, Pino, è finito
"Ma come, non mi chiedi che libri leggo, che film vado a vedere, che genere di musica ascolto? Sono queste le domande che mi pongono di solito".
• No, Pino. Grazie, per me basta così. 
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Questo articolo è stato già pubblicato nel novembre 1975 sulla rivista “7 Giorni Veneto”.
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teenagedirtstache · 6 months
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Impermeabile doppiopetto in cotone con mantellina e spalline, Oaks by Ferre; pantaloni in lana secca, Romeo Gigli. Polacchine scamosciate, Clark's
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fragrantblossoms · 1 year
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Pino Guidolotti.  Model, 1975.      
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fashionbooksmilano · 3 years
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100E + Ceramiche X il Paradiso
Artisti insieme per costruire una scuola
a cura di Sergio Calatroni
Sergio Calatroni Artroom , Milano 2008, 339 pagine, brossura
euro 35,00
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Catalogo della mostra tenuta a Milano, Fondazione Stelline, Sala del Collezionista, 14-19 febbraio 2008 exhibition & no profit auction
Artisti, designer e architetti hanno ideato piastrelle in duplice esemplare per la realizzazione di un mosaico di due metri per due sul tema “Il Giardino dell’Eden”, e recentemente andate all’asta per finanziare - su iniziativa della Gabbianelli, Decorazione d'Interni - lo sviluppo della nuova Scuola del Centro di Studi e Ricerche Internazionali MAAAM (Morocco All Anonymous Art Marrakech). Ideatore della mostra e presidente del MAAAM e è l’architetto Sergio Calatroni. Quelle esposte al MIC sono le seconde copie delle piastrelle appositamente realizzate per questa mostra e per quella che seguirà alla Fondazione Orestiadi di Gibellina. Il motivo ispiratore delle ceramiche vuole essere la rilettura del tema del Giardino dell'Eden (Genesi, II) e la sua restituzione simbolica mediante l'uso della geometria, secondo l'antica tradizione islamica. “Eden” è una parola sumera che significa parco, giardino in pianura. Secondo la tradizione, questo luogo si trovava ad oriente della Palestina. Nel rigoglioso giardino crescevano due alberi: l'albero della conoscenza del bene e del male e l'albero della vita. Il giardino è dunque il simbolo del Paradiso Terrestre. Le ceramiche sono esposte accanto al bozzetto originale datato e firmato dall'autore.
Gli artisti Sergio Asti, Enrico Baleri, Antonio Ballista, Luigi Baroli, Lapo Binazzi, Julia Binfield, Jean Blanchaert, Virginia Cabassi Poma, Sergio Calatroni, Tassili Calatroni, Santi Caleca, Maurizio Cannavacciuolo, Lidia Carbone, Cy Carre', Lella Castaldo, Alice Cattaneo, Silvio Cattani, Luisa Cevese, Giovanni Chiaramente, Roberto Ciaccio, Aldo Cibic, Geppino Cilento, Antonella Cimatti, Antonio Colombo, Riccardo Dalisi, Tiziano Dal Pozzo, Aldo Damioli, Guido Daniele, Celeste Dell'Anna, Aurora Di Girolamo, Nathalie Du Pasquier, Era Ora Intelligence, Marta Fernández, Marco Ferreri, Pietro Finelli, Letizia Fornasieri, Enrico Francolini, Amalia Garufo, Dario Ghibaudo, Horatio Goni, Ezio Grisanti, Alessandro Guerriero, Guido Guidi, Pino Guidolotti, Takuo Kawashima, Ugo La Pietra, Colomba Leddi, Corrado Levi, Nicola Licitra, Salvatore Licitra, Marco Lodola, Paolo Lomazzi, Daniele Lombardi, Tommaso Maggio, Federico Maggioni, Luigi Mainolfi, Ugo Marano, Enzo Mari, Massimo Mariani, Barbara Martucci, Tullio Mazzotti, Alessandro Mendini, Fulvia Mendini, Ministero del Gusto, Luca Missoni, Mari Miyachi, Muga Miyahara, Axel Müller-Schöll, Yoshiaki Nishino, Alek O., Ohya Family, Original Designers 6R5, Annibale Oste, David Palterer, Antonio Paradiso, Massimo Piani, Steve Piccolo, Giuseppe Pino, Pier Paolo Pitocco, Gio Ponti, Lisa Ponti, Kuno Prey, Daniela Puppa, Franco Raggi, Bruno Rainaldi, Amato Rak, Prospero Rasulo, Roberto Remi, Guglielmo Renzi, Rohka, Alessandro Rossetti, Enzo Roveri, Giovanni Sabatini, Denis Santachiara, Fausto Santini, Luca Scacchetti, Patrizia Scarzella, Fabrizio Sclavi, Roberto Serino, Daniel Silver, Marina Sinibaldi Benatti, Maddalena Sisto, Franca Soncini, George Sowden, Giorgio Spiller, Luca Stoppini, Nello Teodori, Fabius Tita, Clino Trini Castelli, Maurizio Turchet, Guido Venturini, Matteo Vercelloni, Chung Yi Yang, Giorgio Vigna, Nanda Vigo, Valerio Vinaccia, Marco Zanuso Jr., Gianfranco Zavalloni.
08/01/21
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teenagedirtstache · 6 months
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Impermeabile da vela monopetto in cotone, Ferre Jeans; maglia girocollo in cotone rigato, United Colors of Benetton; pantaloni in cotone profilati, Chipie. Scarpe tecniche, L.A. Gear
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fragrantblossoms · 1 year
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Pino Guidolotti.  Domestic Interiors, 1970-1979.      
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designerlabelhere · 9 years
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