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#santi domenicani
cristianesimocattolico · 11 months
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La lode e il canto a Dio, spiegati da san Tommaso
Ricorre oggi il settimo centenario della canonizzazione di Tommaso d’Aquino. Il quale nel suo capolavoro, la Summa Theologiæ, dedicò due articoli alla musica in rapporto a Dio, rispondendo a obiezioni comuni. Continue reading Untitled
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amicidomenicani · 4 months
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Santi Giordano Ansalone, sacerdote, Lorenzo Ruiz, padre di famiglia, e Compagni Martiri
(memoria) Giacinto Ansalone, nato il 1° novembre 1598, a S. Stefano Quisquina (AG), all’età di 17 anni, affascinato dall’ideale missionario entrò nell’Ordine dei Domenicani nel convento di Agrigento e prese il nome di Giordano. Iniziati gli studi nel convento di Palermo, si trasferì nel 1618 a Salamanca per completarli e acquistare un’adeguata preparazione al suo desiderio di recarsi missionario…
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CURIOSITA'
Il cane diviene simbolo della fedeltà dal medioevo in poi. Quando la madre di San Domenico era incinta sognò un cane bianco e nero con in bocca una torcia ardente, simbolo dell’Ordine dei Domenicani che fanno la guardia contro i pericoli dell’eresia: Domini Canes. Attributo anche dei santi: Margherita da Cortona, uno spaniel, e Rocco, cane che gli porta il pane. Stefano di Bourboun scoprì nella…
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scienza-magia · 1 year
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Giordano Bruno: le intuizioni scientifiche di un frate scomodo
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La rivoluzione scientifica di Giordano Bruno. Il 17 febbraio 1600 moriva sul rogo Giordano Bruno, il frate-filosofo che cercò la verità a costo di scontrarsi con l'autorità della Chiesa. Ancora oggi è il simbolo della libertà di pensiero. "Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla". È così che Giordano Bruno, il frate-filosofo che con le sue opinioni aveva osato sfidare la Chiesa, accolse la condanna a morte inflittagli dal tribunale dell'Inquisizione. Pochi giorni dopo il tragico verdetto, il 17 febbraio 1600, quel pensatore "libero e ostinato" sarebbe stato condotto al rogo in Campo de' Fiori, a Roma. Proprio là dove oggi sorge il monumento in sua memoria, che lo ritrae imponente e fiero, con lo sguardo cupo rivolto al Vaticano. Scopriamo la sua storia attraverso l'articolo "Sfida fatale" di Federica Campanelli, tratto dagli archivi di Focus Storia.
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Il monumento dedicato a Giordano Bruno, in Campo de’ Fiori, a Roma, nel luogo dove il filosofo venne arso vivo. La statua è dello scultore Ettore Ferrari e venne inaugurata nel 1889. Pyty / Shutterstock Un secolo difficile Giordano Bruno, all'anagrafe Filippo, era nato nel 1548 a Nola, vicino a Napoli, nel mezzo di un secolo cruciale nella storia della Chiesa: spaccata in due dalla Riforma luterana, era seguita la Controriforma cattolica lanciata dal Concilio di Trento iniziato nel 1545. Due anni prima, Paolo III aveva istituito l'Inquisizione romana (o Santo Uffizio) e nel 1559 Paolo IV creò l'Indice dei libri proibiti. Il papato si dotò così di due strumenti persecutori di cui Bruno, suo malgrado, farà presto conoscenza. La carriera monastica di Giordano Bruno iniziò nel convento di San Domenico a Napoli, dove entrò a 17 anni. Rivoluzionario Giovane dall'animo irrequieto, fu investito dalla prima denuncia quando era ancora novizio, reo di aver tolto dalla propria cella le immagini dei santi. Più avanti, nel 1576, un confratello lo accusò di eresia per aver espresso dei dubbi sulla dottrina della Trinità. «L'accusa era difficile da provare, ma in un eventuale processo si sarebbe sommata alla precedente denuncia, che rimarcava il poco rispetto che Bruno aveva del culto dei santi», racconta Anna Foa, docente di Storia moderna alla Sapienza di Roma e autrice del saggio Giordano Bruno (il Mulino). Vagabondo Il rischio di una condanna era dunque consistente, e così Bruno lasciò Napoli riparando a Roma. Dovette però fuggire anche da lì, perché fu accusato ingiustamente dell'omicidio di un frate. Iniziò quindi un periodo di peregrinazioni in tutta Europa, dove, spogliatosi degli abiti domenicani, vagabondò di città in città avvicinandosi a ogni confessione cristiana, desideroso di allargare i propri orizzonti di studio e le proprie riflessioni filosofiche. A Ginevra aderì al calvinismo, in Germania entrò in contatto con i luterani e in Inghilterra con gli anglicani, distinguendosi tra l'altro per una serie di lezioni poco gradite sulla teoria eliocentrica di Copernico, di cui era sostenitore. Questa e altre sue convinzioni irritarono le varie gerarchie ecclesiastiche e Bruno si ritrovò così scomunicato praticamente da tutte le Chiese cristiane europee, cattoliche o riformate che fossero. Con questo curriculum, nel 1592 fece ritorno in Italia. L'inizio del calvario Nel marzo 1592 si stabilì a Venezia, chiamato da tal Giovanni Mocenigo, un nobile ansioso di apprenderne le cosiddette "arti magiche" e in particolare la mnemotecnica, un efficace metodo di memorizzazione che lo stesso Bruno aveva ideato, rimarcando però come tale tecnica derivasse "non dalla magia, ma dalla scienza". Ma quel soggiorno veneziano fu l'inizio della sua fine. Quando infatti il filosofo riferì l'intenzione di riprendere i suoi viaggi, Mocenigo, irritato, corse a denunciarlo per eresia. Risultato: Bruno fu arrestato la sera del 23 maggio 1592, e tre giorni dopo mandato a processo. Processo sommario Ma quali erano i capi d'accusa? Mocenigo aveva sostenuto, tra le altre cose, che Bruno fosse una specie di stregone, che non credesse nella verginità di Maria, che fosse un lussurioso e che volesse fondare una nuova setta. Dalle accuse emerse poi uno degli elementi centrali del pensiero di Bruno: la presenza di un universo infinito e di infiniti mondi, idea inaccettabile per l'epoca, che andava persino oltre la teoria copernicana. «Le accuse, per quanto gravi, provenivano tuttavia dal solo Mocenigo ed erano piuttosto confuse, motivo per cui il processo veneziano poteva anche finire con un'assoluzione o una condanna lieve», spiega l'esperta. A quel punto giunse però una richiesta di estradizione da Roma, dove Bruno fu trasferito il 27 febbraio 1593. Alle accuse del Mocenigo si erano intanto aggiunte quelle di fra' Celestino da Verona, che con Bruno aveva condiviso la detenzione veneziana. «I nuovi capi d'accusa, simili a quelli del Mocenigo, furono avallati da altri quattro compagni di cella di Bruno, e alla fine emerse l'immagine distorta di un uomo senza religione, pronto a burlarsi di ogni credenza», continua la storica. Giudizio romano Della fase romana del processo non è sopravvissuto alcun verbale, ma esiste un Sommario compilato tra il 1597 e il 1598. Questo documento, basato sugli atti veneziani e su quelli romani, è stato scoperto nel 1940 e reso pubblico solo pochi decenni fa. Quel che sappiamo è che il tribunale raccolse un totale di 31 capi d'imputazione, che ricoprivano praticamente ogni aspetto della vita di Bruno, dalla sua condotta morale, alle credenze teologiche e filosofiche. L'iter processuale si protrasse in ogni caso per anni, tra interrogatori, sospensioni e, forse, un episodio di tortura nel 1597. Fu infine l'intervento del cardinale gesuita Roberto Bellarmino, pezzo grosso del Santo Uffizio, implicato anche nel caso Galileo, a sbloccare la situazione. L'imputato non ritratta Bellarmino sottopose a Bruno otto proposizioni da abiurare, poiché eretiche. «L'abiura era un elemento fondamentale nei processi di tal genere: se un eretico rinnegava le proprie opinioni, otteneva infatti un trattamento mite, ma per Bruno rinunciare alle sue verità significava sottomettersi a un'autorità, quella dei giudici e dei teologi dell'Inquisizione, che lui non riconosceva», commenta Foa. La posizione dell'imputato si fece sempre più seria, e il 21 dicembre 1599, nell'ultimo interrogatorio, dichiarò di non aver nulla da ritrattare. In sostanza, Bruno rigettò l'accusa di eresia in quanto non si considerava un teologo, bensì un filosofo che andava, semplicemente, alla ricerca della verità. Ma agli occhi della Chiesa, negando l'abiura, confermava di essere un "eretico impenitente, pertinace e ostinato", come recitava la sentenza di condanna espressa l'8 febbraio 1600. Il 17 dello stesso mese, quel pensatore fuori dal comune fu zittito per sempre, avvolto dalle fiamme. Anticipatore L'impatto di Giordano Bruno sulle posizioni della Chiesa, specie in ambito scientifico, fu sconvolgente, ma tuttora la Santa Sede, pur avendo espresso "profondo rammarico" per la sua morte, non ne ha riabilitato il pensiero. Eppure Giordano Bruno, figlio di un'era ancora "prescientifica" (ossia precedente l'introduzione del metodo sperimentale di Galileo Galilei), è stato capace di intuizioni straordinarie. Nello scritto La cena de le ceneri (1584) espresse per esempio il principio di relatività del moto, anticipando lo stesso Galileo. Inoltre, con la sua teoria sulla presenza di "mondi innumerevoli e innumerabili", cioè immaginando che l'universo ospiti un numero infinito di stelle-soli, Bruno ipotizzò l'esistenza di pianeti extrasolari (confermata solo nel 1995) anticipando persino la teoria del multiverso. Complesse teorie scientifiche a parte, Giordano Bruno sarà ricordato per sempre, grazie a quel processo, come simbolo universale della libertà di pensiero. Da difendere anche a costo della vita. Fotogallery Le leggende nere della Chiesa Read the full article
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MARTEDÌ 05 LUGLIO 2022 - ♦️ SANT'ANTONIO MARIA ZACCARIA ♦️ Antonio Maria Zaccaria (Cremona, 1502 – Cremona, 5 luglio 1539) è stato un presbitero e medico italiano. Fu il fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo, meglio noti col nome di "Barnabiti" dalla chiesa milanese di S. Barnaba, loro prima sede. Fondò anche, insieme alla contessa Ludovica Torelli di Guastalla (1499-1569), la Congregazione delle Suore Angeliche di Paolo converso e, infine, quella dei Maritati di San Paolo. Si tratta di tre congregazioni, rispettivamente maschile, femminile e laicale, che sant'Antonio Maria volle strumenti di risveglio religioso e morale, in particolare contro il grande nemico costituito dalla "tiepidità" e dall'"indifferenza". Papa Leone XIII lo ha proclamato santo nel 1897. Antonio Maria Zaccaria nacque da una famiglia di antica nobiltà cremonese. Rimasto orfano del padre, don Lazzaro, la sua educazione venne curata dalla madre, Antonietta Pescaroli. Della sua infanzia si hanno pochissime notizie e ci sono anche dubbi se abbia studiato a Pavia o a Cremona. La prima notizia certa è che nel 1520 si trasferì a Padova per studiare filosofia e medicina. Pochi giorni prima di partire fece testamento, rinunciando a tutti i suoi beni in favore della madre. Nel 1524, dopo essersi laureato, tornò nella natia Cremona dove, invece di esercitare la professione medica, su consiglio di un misterioso padre domenicano, intraprese il cammino spirituale. Nei giorni festivi iniziò a radunare, nella chiesa di San Vitale, dapprima bambini ai quali teneva lezioni di catechismo, poi anche adulti, con i quali meditava sulle Scritture. Sempre su indicazione della sua guida, poco dopo iniziò gli studi ecclesiastici. Sotto la guida dei domenicani, iniziò a studiare la Bibbia, i santi padri e i dottori della Chiesa. Il 20 febbraio 1529 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Divenuto sacerdote, continuò la sua attività di formazione spirituale in San Vitale. Il gruppo dei suoi ascoltatori si trasformò in uno dei tanti oratori di riforma che si stavano diffondendo in quel periodo. Fra i suoi seguaci va ricordata una sua lontana parente, Valeria degli Alieri,.... (at Cremona, Italy) https://www.instagram.com/p/CfpAJpGIoio/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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padrepiopietr · 5 years
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Il Domenicano e il Cappuccino. Quella sintonia che c'è fra i santi...
Il Domenicano e il Cappuccino. Quella sintonia che c’è fra i santi…
Il venerabile Giocondo Pio Lorgna, fondatore delle “Imeldine”, riconobbe anzitempo la santità di Padre Pio.
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fraselfie · 4 years
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29 aprile - SANTA CATERINA DA SIENA #donnastraordinaria . Per la forza del suo spirito e della sua azione ha avuto un ruolo di enorme rilievo nella storia della Chiesa e dell’Europa, anche perché il secolo in cui visse – il XIV – fu un’epoca travagliata per la vita della Chiesa e dell’intero tessuto sociale in Italia e in Europa. Nacque a #siena il 25 marzo 1347. All’età di sette anni ebbe la prima visione di Cristo, con abiti papali, accompagnato dai santi Pietro e Paolo e dall’evangelista Giovanni. L’esperienza segnò la sua vita, tanto che a sette anni fece voto di verginità perpetua; ma la famiglia ne ostacolò la vocazione, finché un giorno il padre la sorprese in preghiera con una colomba aleggiante sul capo. Ricevette quindi nel 1363 l’abito del Terz’ordine domenicano. La sua vita proseguì nella preghiera e nella penitenza; a venti anni imparò a leggere, ricevette l’anello delle mistiche nozze con Gesù, dettò le prime lettere, ebbe inizio la sua attività caritativa: poveri, malati, carcerati, spesso ripagata da ingratitudine e calunnie. Quando la fama della sua santità si diffuse, fu protagonista di un’intensa attività di consiglio spirituale nei confronti di ogni categoria di persone: compreso il Papa Gregorio XI che in quel periodo risiedeva ad Avignone e che Caterina esortò energicamente ed efficacemente a fare ritorno a Roma. Caterina soffrì tanto, come molti #santi . Qualcuno pensò addirittura che si dovesse diffidare di lei al punto che, nel 1374, sei anni prima della morte, il capitolo generale dei #domenicani la convocò a Firenze per interrogarla. Le misero accanto un frate dotto ed umile, Raimondo da Capua, futuro Maestro Generale dell’Ordine. Divenuto suo confessore e anche suo “figlio spirituale”, scrisse una prima biografia completa della Santa. Alla morte di Papa Gregorio XI, il successore Urbano VI fu osteggiato nel collegio dei cardinali che elessero come antipapa Clemente VII, dando inizio allo scisma d’occidente. Caterina si consumò nel dolore per la Chiesa divisa, morendo il 29 aprile 1380 all’età di 33 anni. Fu proclamata santa nel 1461. È #patrona d’Italia, d’Europa e dottore della Chiesa universale. #pax #agiografia #fraselfie #fratiminori https://www.instagram.com/p/B_jnW1VoVvq/?igshid=73h67jtu7cuc
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dominikanid · 4 years
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#Repost @beato_andrea_xueres • • • • • • BEATO REGINALDO DI ORLEANS, O.P. (Orléans, 1180 ca. - Parigi, 1 febbraio 1220) Fu canonico di Orléans e docente di diritto canonico all'Università di Parigi. A Roma venne accolto nell'Ordine da s. Domenico e fu miracolosamente guarito da una grave malattia per intercessione della b. v. Maria, la quale apparendogli gli mostrò l'abito completo dell'Ordine. Nel 1218, a Bologna, come grande predicatore infiammò gli animi dei suoi ascoltatori, inducendone molti ad entrare nell'Ordine, al punto che, divenuto angusto l'edificio della Mascarella, trasferì la comunità a s. Niccolò delle vigne. Visto il successo ottenuto a Bologna, s. Domenico verso al fine del 1219 lo inviò a Parigi per risollevare le sorti anche di quella comunità: anche lì 1a sua predicazione esercitò un fascino irresistibile. Ma poche settimane dopo il suo arrivo, verso il 12 febbraio, morì col sorriso sulle labbra, esprimendo la sua gioia di aver abbracciato la vita degli apostoli. #beatoreginaldo #domenicani #dominicans #ordinedomenicano #madonna #santi #instalike #instapic #instagood #sandomenico _ _ May God the Father bless us. May God the Son heal us. May God the Holy Spirit enlighten us, and give us eyes to see with, ears to hear with, hands to do the work of God with, feet to walk with, a mouth to preach the word of salvation with, and the angel of peace to watch over us and lead us at last, by our Lord's gift, to the Kingdom. Amen. -_ _ #dominikanindonesia #dominikanid #dominikan #dominikus #santodominikus #teladandominikus #dominicanorder #ordopredicatorum #orderofpreachers #dominikanindonesia #dominikanid #dominicanfriars #dominicanorder #ordopraedicatorum (di Pontianak, Indonesia) https://www.instagram.com/p/B8fEFiFFfPA/?igshid=1azp9a1my80sv
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San Tommaso 750 anni dopo: fondamento sicuro del Magistero
Il 7 marzo 1274 moriva il Dottore Angelico, che la Chiesa ha ripetutamente proposto a modello non solo per la sua vita santa, ma anche per i suoi insegnamenti. Un approfondimento tratto dal numero in corso della “Bussola mensile”. Continue reading San Tommaso 750 anni dopo: fondamento sicuro del Magistero
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istanbulperitaliani · 7 years
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La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
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Ad Istanbul la presenza dei frati Domenicani é stata sempre costante. Non molto distante dalla Torre di Galata, i frati domenicani custodiscono dal 1476 la chiesa intitolata a San Domenico, meglio nota col nome di Chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
Originariamente i frati avevano il loro convento nel luogo oggi conosciuto come moschea Arap, dove si puo’ ammirare quello che era un campanile gotico convertito in un minareto. 
L’attuale edificio é stato costruito nel 1841 dai fratelli Fossati. Questo luogo nel corso dei secoli ha subito vari incendi e terremoti e al suo interno é custodita la preziosa icona di Santa Maria Odigitria che originariamente si trovava a Caffa, in Crimea. 
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L’architettura della chiesa ricorda quella di una basilica con gli altari presenti sui quattro lati. Ha una cupola di colore blu cielo decorata con stelle dorate. Questa soluzione é stata apprezzata ed usata anche per la realizzazione della cupola della Moschea Yildiz. 
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All’interno sono custodite le spoglie di San Renato. 
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Nel cortile del convento sono visibili sculture e lapidi incise in italiano. 
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La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. 
Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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jacopocioni · 1 year
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Sassetti - Da un rifiuto ricevuto, due capolavori.
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Francesco Sassetti, rappresentato nella cappella omonima di Santa Trinita da Domenico Ghirlandaio. Francesco Sassetti, colui che voleva rappresentare la storia di San Francesco, suo santo patrono, nella chiesa  più importante dell'ordine domenicano. Francesco Sassetti (1421-1490), banchiere di fiducia di Lorenzo il Magnifico subentrò nel patronato della Cappella del coro di Santa Maria Novella ai Ricci, che per problemi economici non potevano sostenere i costi per il restauro degli affreschi gravemente danneggiati, affreschi a suo tempo realizzati da Andrea Orcagna.
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Stemma dei Sassetti sul palazzo Sassetti in Via Sassetti Il programma iconografico scelto dal banchiere fiorentino suscitò le ire dei frati domenicani. Il nuovo patrono voleva infatti decorare la propria cappella con scene della vita del santo di Assisi, San Francesco. I domenicani, titolari della chiesa ed in forte rivalità con i francescani non vollero che ciò accadesse nella loro chiesa e dopo un lungo contenzioso, Francesco fu costretto a lasciare il patronato della cappella ai Tornabuoni, non prima di aver comprato un'altra cappella nella chiesa di Santa Trinita. Chi trasse beneficio da questa disputa fu Domenico Ghirlandaio, pittore incaricato ad affrescare la nuova cappella, finalmente, con le storie di San Francesco. Gli affreschi del Ghirlandaio riscossero un così grande successo che i Tornabuoni lo chiamarono a dipingere le storie della Madonna e di San Giovanni Battista in Santa Maria Novella, proprio nella ex cappella appartenuta ai Sassetti.
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Particolare della cappella Sassetti a Santa Trinita
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La cappella maggiore affrescata dal Ghirlandaio in Santa Maria Novella Fu così che il nome dei Sassetti è passato alla posterità e che Firenze può vantare due cicli di affreschi del Ghirlandaio, affreschi non solo bellissimi, ma con miriadi di immagini, non solo della vita dei santi rappresentati, ma dei ritratti dei personaggi dell'epoca, agghindati all'ultima moda.
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Busto di Francesco Sassetti al Museo del Bargello(Sala Verrocchio) Testo e Foto di
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Elio Padovano Read the full article
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Salve padre Bellon, mi chiamo Francesca (…). Volevo farvi una domanda e ho trovato questo contatto sul blog amici domenicani. Una mia amica mi ha chiesto se c’è una qualche connessione tra il misticismo di Santa Teresa e il RNS (rinnovamento nello spirito), perché per alcune persone la vera forma di preghiera è quella di S Teresa e affermano che, chi fa parte di un gruppo di preghiera tipica carmelitana non può far parte anche del rinnovamento dello spirito. Riguardo alle fonti storiche potrei citare San Giovanni Paolo II che ha appoggiato tantissimo il RNS, Papa Francesco e l’associazione CHARIS che comprende tutte le associazioni carismatiche esistenti e i discorsi di Papa Francesco sull’unità nella diversità. Mi piacerebbe partire dalle congruenze spirituali comuni perché sia in Santa Teresa e sia nel RNS agisce la Trinità (perché sappiamo che dove si trova una persona lì ci sono anche le altre 3 e dove c’è il Padre, troviamo anche la sua corte celeste) per poi far capire che i carismi nella chiesa sono tanti e infatti esistono tante associazioni che sottolineano di più un aspetto ( magari sono più legati ad un sacramento del cristianesimo) senza però perdersi gli altri aspetti del cristianesimo e la forma di preghiera non ci rende più o meno fedeli, ma tutti: carmelitani, RNS, domenicani, neocatecumenali….hanno un modo di pregare che li differenzia, ma hanno lo stesso scopo, quello di essere sempre più vicini allo stesso Dio e di mostrarne la gloria. Come posso trovare il nesso mistico tra S Teresa d’Avila (con il suo castello interiore) e il RNS? Quali esempi o esperienze di santi posso riportare? Grazie mille e resto in attesa di una sua risposta. Buona giornata Francesca Risposta del sacerdote Cara Francesca,  1. è necessario distinguere tra la natura (e lo sviluppo) della preghiera e i carismi che la possono accompagnare. 2. Ciò che Santa Teresa d'Avila ha descritto nel Castello interiore corrisponde alla natura e allo sviluppo della vita di preghiera. Posso dire che questo è immutabile, sebbene nelle varie spiritualità si possa accentuare un aspetto oppure un altro. 3. Mentre ciò che avviene nell'RNS appartiene ai carismi, e cioè ad alcuni doni particolari che accompagnano la preghiera. Questi carismi vengono dati da Dio indipendentemente dal perfezionamento spirituale del soggetto.  Sono gratiae gratis datae e non appartengono all'organismo soprannaturale.  Il Signore li dà a chi vuole a titolo di incoraggiamento oppure di attestazione di una preghiera profonda. Non sono legati pertanto alla santità di vita. Possono essere dati anche a chi è in peccato mortale. 4. Invece l'evoluzione della preghiera secondo le mansioni o le tappe descritte da Santa Teresa è intimamente legata ad una vita di preghiera che si perfeziona e che si accompagna con la santità della vita. 5. Ecco ad esempio la prima delle sette mansioni descritte da Santa Teresa d’Avila: “Mi diceva ultimamente un gran teologo che le anime senza orazione (vale a dire: contemplazione) sono come un corpo storpiato o paralitico che ha mani e piedi, ma non li può muovere… Sono tante le anime che si limitano a stare solo nei dintorni, là dove stanno le guardie, senza curarsi di andare più innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né chi l’abiti e quali siano i suoi appartamenti. E se queste anime non cercano di capire e di porre rimedio alla loro grande miseria resteranno come statue di sale proprio come la moglie di Lot che voltò il capo all'indietro invece di cercare di guardarsi dentro” (Castello interiore, I,6). “Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l'orazione e la meditazione. Non sto più per la mentale che per la vocale, perché dove si ha orazione occorre che vi sia pure meditazione. Non chiamo infatti orazione quella di colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra” (Ib., I,7). La porta dell’orazione si trova solo se si
è liberi dal peccato mortale. “Prima di andare innanzi, vi prego di considerare come si trasformi questo castello meraviglioso e risplendente, questa perla orientale, quest'albero di vita piantato nelle stesse acque vive della vita che è Dio, quando s'imbratti di peccato mortale. Non vi sono tenebre così dense, né cose tanto tetre e buie, che non ne siano superate e di molto” (Ib., II,1). “Non dovete figurarvi queste mansioni le une dopo le altre, come una fuga di stanze. Portate il vostro sguardo al centro, dove è situato l'appartamento o il palazzo del Re” (Ib., II,8). “Perciò, figliuole, fissiamo gli occhi in Cristo nostro bene e nei suoi santi, e vi impareremo la vera umiltà... Questa mansione, benché sia la prima, è così eccellente e preziosa che se l'anima sa sottrarsi agli animali che l'ingombrano, non lascerà di andare innanzi” (Ib., II,11). “Eppure per entrare nelle seconde mansioni bisogna che si disbrighi da tutte le cure ed affari che non siano indispensabili, sia pure in conformità al suo stato. Ciò è di tanta importanza che se non comincia subito a farlo, non solo non arriverà alla mansione principale, ma sarà pure impossibile che, senza grande pericolo, rimanga nella mansione che occupa, benché già nel castello” (Ib.). Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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heyitsararts · 4 years
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MADONNA RUCELLAI
Nome🌷: Madonna Rucellai
Autore🌷: Duccio di Buoninsegna
Data🌷: 1285
Materiale e tecnica🌷: tempera e oro su tavola
Contesto originale🌷: Nel 1825 la Compagnia dei Laudesi commissionò per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze questa pala a Duccio. Inizialmente dunque quest'opera si trovava nella Cappella Bardi, e poi nel 1591 venne spostata nella Cappella Rucellai.
Stile e descrizione🌷: è la più grande pala duecentesca e si ispira alla Maestà del Louvre di Cimabue, risalente a cinque anni prima. La Madonna di Duccio è più aristocratica e raffinata e tutti i volti sono più dolci e gentili, segno di un distacco dall'opera di Cimabue. Infatti furono di ispirazione per Duccio anche gli smalti, le miniature e gli avori provenienti dalla Francia: gli elementi gotici sono infatti molti, come mancanza delle lumeggiature dorate dell'agemina, sostuite da eleganti modulazioni di colore. Inoltre la veste di Maria disegna una complessa linea arabescata. La gamma cromatica è inoltre molto vasta e le aureole sono decorate da raffinati motivi. Anche nei troni sono più curati i decori preziosi, come le bifore e le trifore gotiche e il sontuoso drappo di seta sullo schienale. Inoltre come è stato ribadito nel restauro ha una grande importanza la cornice modanata, in parte d'oro e in parte dipinta, con una fascia interrotta dai clipei con busti di profeti biblici e santi domenicani.
Collocazione attuale🌷: Galleria degli Uffizi, Firenze
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schizografia · 4 years
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Angelico: Il beato propagandista del paradiso #2
La povera mia (nostra) lingua materna è cresciuta nella fabbrica deformante delle città degradate, fra le lotte evasive dei meccanismi schiavistici, e le ripugnan­ti, continue tentazioni della bruttezza. Ricevendo per dottrina imposta – come cànoni di fede ecumenica le tetre Scritture del Progresso tecnologico, i Messag­gi ossessivi della Mercé, e le spettrali Annunciazioni della Gerusalemme industriale, s’è ritratta a cercare le proprie immagini di salute nell’esclusione da qualsiasi chiesa. E forzata, fino dall’infanzia, a frequentare i gerghi obbligatorii dell’irrealtà collettiva, s’è ridotta a riinventare un proprio lessico, scavandolo, magari, da qualche vocabolario esotico, indecifrabile per i suoi contemporanei: e rifornendo il proprio tesoro magari dai loro rifiuti, piuttosto che dalle loro botteghe.
Come potrà, dunque, una nel mio-nostro stato, non dico capire, ma perdonare quella lingua beata e angelica? Forse, le mie resistenze al Beato pittore sono colpa, soprattutto, della mia invidia. In realtà, più che nel significato di ‘santo’, qui, a me, ‘beato’ suona piut­tosto in quello di ‘fortunato’, o ‘beato lui’.
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Per esempio. A noi pure certo gioverebbe di conoscere, in aggiunta al nostro padre naturale, un qualche padre di sapienza, vivo o defunto, a cui chiedere consiglio. Ma purtroppo, le voci dei defunti qua non riusciamo a udirle più, attraverso questo fracasso ac­rilico che ci assorda. E quelle dei vivi, sono esse stesse troppo chiassose, per meritare la nostra fiducia. I sa­pienti, di regola, non fanno tanto rumore.
Così noi, qua, oggi, siamo tutti orfani. Mentre che Guido di Pietro, invece, di quei Padri-eroi ne aveva molti: e tutti santi, o beati, e tutti domenicani. Insie­me ai due vivi e suoi conterranei già nominati prima, basterà nominare ancora, fra i defunti, Domenico di Guzman, che da Dante fu apparentato ai cherubini, per la sapienza; e Tommaso d’Aquino, detto Doctor Angelicus: il quale passò la vita a dimostrare la divi­na realtà con le ragioni di Aristotele; ma per il resto, poi, chiacchierava così poco, da venir soprannominato “il bue muto”.
Appunto negli scritti del Doctor Angelicus si leg­ge: “Niente è nell’intelletto, che non sia stato prima nei sensi”. E naturalmente gli occhi fortunati di Guidolino di Pietro si sono aperti per la prima volta su una veduta dove lui poteva immediatamente ricono­scere un modello sensibile del Paradiso.
Elsa Morante
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personal-reporter · 2 years
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Giuseppe Cottolengo, santo con il desiderio di sorridere
Giuseppe Cottolengo, santo con il desiderio di sorridere
Il 30 aprile cade la memoria di uno dei santi simbolo del Piemonte ottocentesco… Giuseppe Cottolengo  nacque a Bra, nel Cuneese, il 3 maggio 1786, primogenito di dodici figli dei quali, oltre a Giuseppe, altri due divennero sacerdoti, Luigi nel clero diocesano e Alberto tra i Domenicani. (more…)
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MARTEDÌ 05 APRILE 2022 - ♦️ SAN VINCENZO FERRERI ♦️ Vincenzo Ferreri, in valenciano Vicent Ferrer (Valencia, 23 gennaio 1350 – Vannes, 5 aprile 1419), è stato un religioso e predicatore apocalittico nativo del regno di Valencia, appartenente all'ordine dei Domenicani. Si adoperò in modo particolare per la composizione dello scisma d'Occidente, militando nel partito benedettista fino alla revoca dell'obbedienza al "papa Luna" da parte del re d'Aragona. Fu proclamato santo da papa Callisto III nel 1455. Vicent nacque nel 1350, a Valencia (allora capitale dell'omonimo regno, confederato nell'ambito della Corona d'Aragona), dalla famiglia dei Ferrer, una nobile casata vicina alla casa reale di Barcellona (anche suo fratello Bonifaci, monaco certosino, sarebbe diventato consigliere del re Martino I e poi delegato per il Compromesso di Caspe). Ancora giovanissimo, entrò nell'Ordine Domenicano e proseguì gli studi presso la casa di formazione a Barcellona, poi a Lleida e Tolosa, e dal 1385 insegnò teologia a Valencia. Già nel 1379 aveva conosciuto il legato pontificio presso la corte di Pietro il Cerimonioso, il cardinale aragonese Pero de Luna. Nel 1378 avvenne lo scisma d'Occidente, e, dopo una iniziale incertezza, la Corona d'Aragona si schierò con decisione dalla parte del papa avignonese, Clemente VII, scelto dai cardinali francesi che ritenevano non valida l'elezione di Urbano VI. Alla morte di Clemente VII nel 1394 fu eletto Papa dai cardinali di obbedienza avignonese proprio quel Pero de Luna che il giovane domenicano aveva conosciuto a corte, e assunse il nome di Benedetto XIII. Il nuovo pontefice scelse Vicent Ferrer come suo confessore personale e consigliere, e lo nominò penitenziere apostolico: il frate rifiutò però la nomina a cardinale che Benedetto XIII gli offrì. Schieratosi, fin dall'inizio dello scisma, dalla parte del papa avignonese, nel settembre del 1398, durante l'assedio di Avignone da parte di Carlo VI di Francia (che non aveva riconosciuto l'elezione di Benedetto XIII), Vicent Ferrer cadde gravemente malato: egli stesso attribuì la repentina guarigione ad un intervento di Gesù Cristo, che gli sarebbe apparso in visione insieme ai santi Dom. (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/Cb90hanMWuT/?utm_medium=tumblr
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