Tumgik
#solo il meglio per voi
noisy-v · 24 days
Note
I want to bake more good things in the kitchen! Tell me, what's a good tasty thing to bake for the summer? I love eating different kinds of baked goods.
Tbh when I think of summer rather than baked stuff more nice, cool desserts come to my mind..but!! I have this recipe of Italian baked cookies that popped in my mind.
Granted they are usually made during winter time but they are really good and not too hard to prepare!
4 notes · View notes
omarfor-orchestra · 1 year
Note
Anche io non capisco tutta questa acredine verso il cast di shake... Dami spicca è evidente, ma gli altri non sono così tremendi, ricordo alcuni attori di skam più meno allo stesso livello se non peggio
In generale, ho notato che è una mania che ricorre spesso quella di buttare merda sugli altri per esaltare il proprio prefe, ecco perché evito di entrare su twt
Io cani veri ne ho visti nelle altre miniserie di Raiplay, tra cui (l'ho detto all'epoca e resto coerente) Nicolas in nudes in cui il livello era proprio basso in generale e boh, forse lui si è adeguato.
Io finita la serie sono andata su twt per vedere un po' i pareri (e gli screen) e leggevo solo veleno, anche nel tag ufficiale. Gente che si lamentava della recitazione, delle scene, pure dello slow motion e, cito non ricordo chi "avere solo 2 attori bravi su 8 mi sembra un po' poco". Damiano e Greta spiccavano perché sono gli unici più conosciuti, ma gli altri ragazzi erano preparati, concentrati e bravi quanto loro. Lamentarsi del "piattume" (piattume di cosa, poi? Che dovevano fare, inventarsi le scene d'azione quando è una miniserie sulla vita quotidiana di adolescenti?) solo per sottolineare quanto il protetto sia il più bravo del mondo mi sembra esagerato, e parlo io che Damiano lo metterei a fare qualsiasi cosa eh
2 notes · View notes
blogitalianissimo · 4 months
Text
Letto nelle notifiche un'affermazione giustissima, ovvero che "i soldi destinati al sud andranno al ponte di Messina che nessuno vuole", ed è vero, nessuno vuole quel ponte mangiasoldi.
E il motivo è semplice: Perché è una grandissima presa per il culo. Nel Sud Italia mancano infrastrutture basilari come LE STRADE, I TRENI ecc, una volta che superi il confine Campania/Basilicata devi iniziare a farti la croce, perché l'affermazione "Cristo si è fermato ad Eboli" non è casuale. A noi ce ne sbatte i coglioni di 'sto ponte se per raggiungere Reggio Calabria devi pregare tutti i santi esistenti. Non è normale, ve ne rendete conto?
E vogliamo parlare della Sicilia? Vogliamo parlarne? Regione enorme, ha città ultramegaimportanti come Messina, Catania e Palermo, ma per attraversarla in treno 13 ore, TREDICI.
Inoltre, paradossalmente, il collegamento di traghetti Sicilia/Calabria è una delle cose che funzionano meglio al sud.
Questo ponte serve solo a farsi belli, nascondere la polvere sotto al tappeto, negare il grosso problema d'infrastrutture nel Mezzogiorno.
E se non vi bastasse come prova, sappiate che non esiste un collegamento decente tra Napoli e Bari, e qui sto parlando di 2 regioni messe molto meglio ad infrastrutture rispetto alle altre del sud (chi per posizione geografica favorevole, chi per conformazione del territorio dove è più facile costruire).
Perciò andatevene a cagare voi e questa autonomia di merda leghisti del cazzo.
291 notes · View notes
mccek · 4 months
Text
Lettera aperta a tutti quelli che che mi hanno conosciuto. 
Passano gli anni ma mi rendo conto che chi sta meglio di me in realtà sta peggio. 
Persone che ho sempre voluto vedere felici, che mai avevo visto nemmeno di persona, hanno cercato di usarmi pensando fossi ingenuo, ma la bontà non è sinonimo di ingenuità, di debolezza, io ho aperto le porte a chiunque, perché dentro non smetterò mai di abbandonare quel bambino che sono stato, che condivideva anche i sorrisi che non aveva per sé stesso, ma che non avrebbe passato la notte se avesse saputo che il suo “amichetto/a” il giorno dopo avesse avuto il broncio. 
Perché siete “cresciuti” dando spazio all’odio? 
Perché anziché promettere ad altri non promettete a voi stessi di ritrovarvi? 
Di guardarvi dentro una volta tanto, e affondare nel male che avete condiviso con me, anziché condividere quella parte di “esseri umani” che era ancora insita in voi? 
Se foste stati di parola, come a quegli anni, non mi avreste mai abbandonato, così dicevate. 
Vedere lasciare soffrire una persona non rientrerà mai nei mei pensieri, anche se fosse qualcuno che, come successo fino all’altro ieri, ha fatto di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote, no, perché so che anche il peggiore ha dentro qualcosa di positivo da condividere con chi gli sta accanto, solo che non lo sa, ma anche se fosse, non ci proverebbe minimamente a mostrarlo, l’egoismo è letale. 
Parto sempre dal presupposto che non ho lezioni da dare a nessuno, sono anni che passo muto ad osservarvi, non ho mai commentato una virgola, chi sarei per farlo? 
È proprio per questo, che ho preso in mano una penna e ho iniziato a sfogare tutto ciò che avevo dentro, quello che avrei voluto dirvi, ma sarebbero stati guai a raccontarvi quello che provavo, perché un consiglio oggi è visto come una condanna. 
Eppure vi ho sempre lasciato sfogare con me, vi ho sempre ascoltato, anche quando ne avevo le palle piene, avevo i problemi a casa con mia mamma e la sua maledetta malattia, io per anni non sono esistito per voi, ma non me ne vergogno, ho ammesso anche io i miei sbagli, ho chiesto scusa, anche quando non non mi andava di farlo, e soprattutto quando non c’era motivo per scusarmi, ma pensavo: “Magari domani sanno che potranno sfogarsi nuovamente con me, si sentiranno più liberi dal peso che questa società ci scaglia addosso”.
Quanto male mi son fatto!
Ma rifarei di nuovo tutto, vi verrei di nuovo incontro, vi vorrei vedere sorridere solo a sentirmi parlare, vi vorrei tutti più uniti, come da piccoli ricordate? 
Non c’era bimbo/a che stesse solo. 
Perché qualcuno andava a recuperarlo, anche a costo di restarci solo assieme. 
Ma abbiamo dimenticato, come si dimentica la storia, stessa identica cosa. 
Di voi ricordo ciò che dicevate tutti: “Mattia non cambiare non diventare come gli altri, hai qualcosa in più che non riuscirò mai a spiegarti”, questa frase me la ricordo ogni mattina quando mi sveglio, da quanti anni ormai? Troppi. 
Permettetemi una domanda? 
Perché voi siete cambiati? 
Per piacere a gente che poi vi ha fatto lo stesso gioco che avete fatto con me? 
Perché farsi del male da soli? 
Perché arrivare a non guardarsi più in faccia? 
E poi c’è ancora qualcuno che pensa di cambiare il mondo? 
Sì, uno ce n’era, il sottoscritto, ma non voleva cambiare il mondo, solamente la sua generazione, il mio sogno più grande, che continuerò anche se con molto sconforto, a portare avanti, “UNO CONTRO TUTTI”, chissà se ora qualcuno, capirà/collegherà tante mie frasi passate a cosa fossero collegate. 
Siete riusciti a darmi contro per una canzone su ciò che ho vissuto sulla mia pelle, e sono stato zitto, scendeva una lacrima, ma stavo zitto, so che qualcuno ancora l’ascolta e sappiate che vi leggo spesso nei commenti, e mi fa sorridere il fatto proprio da chi mi “odiava” ingiustificatamente alla fine è finito a farmi i complimenti, ma no, io non voglio queste cose, voglio solo capire perché un giorno disprezzate e l’altro apprezzate una persona come nulla fosse, ma non sapreste spiegarmelo, ne sarei sicuro. 
Io ho tanti di quei testi scritti negli ultimi anni, che spesso mi faccio paura da solo, non mi rendo conto di quanti ne scrivo, di quante cose il cuore comunica alla mano che spesso trema, come non volesse accettare quelle cose, ma deve, dobbiamo, accettare tutto in questa vita, ma io in primis non vorrei mai. 
Come non ho mai accettato le malattie di mia madre, la morte degli unici amici che avevo fin da quando ero adolescente, che sono gli angeli in terra che hanno evitato quel pensiero maledetto che avevo di togliermi la vita…ma qui mi fermo, perché ognuno di noi non accetta il passato, quindi si blocca, respira, e sa, che se continuasse a pensare a tutto ciò, prima o poi sarebbe lui stesso ad andarsene. 
Purtroppo la rabbia generata dalla mia generazione, da chi è passato per la mia anima, e dai quali ho voluto assorbire, pur di evitare di vedervi soffrire ancor di più, mi ha ucciso dentro.
Voi tutti qui, fuori da qui, avete visto Me per quel poco che mi è rimasto da far vedere esteriormente, con un maledetto sorriso che non farò mai mancare a nessuno, gentili o meno che siate con me; quelle poche volte che stavo al centro estivo le animatrici mi dicevano che un mio sorriso giornaliero, era la carica per tutti i ragazzi dello staff, e chi sono io per tenere musi?
Dentro non esisto più, da anni, ma sto cercando di recuperarmi, pezzo per pezzo, forse non mi basterà il resto della vita, ma voglio ritrovarmi anch’io. 
Il “numero uno” non esiste, qui dietro al mio essere, c’è solo tanta fragilità, tanta voglia di donare amore, un po’ di spensieratezza, anche se momentanea, di rialzare chi è a terra e spronarlo a rigenerarsi, assieme, mai da soli. 
Questa società c’ha fatto sbranare fra di noi, fatto credere che uno potesse essere meglio dell’altro, che potesse avere tutti ai suoi piedi, e noi ci abbiamo creduto, dai più piccoli ai più grandi, passando da un social alla vita reale, visto che ormai non c’è più differenza fra quest’ultime.
Voglio essere sincero con me stesso fino all’ultimo, anche a costo di perdere qualsiasi cosa ma mai la dignità, quindi risponderò a semplici domande che mi son state fatte negli ultimi anni, alle quali non ho mai voluto dare risposta. 
Cos’è l’amicizia? 
Puro opportunismo. 
Cos’è l’amore?
A 16 anni ti avrei risposto, quello che ha verso di me mia madre, piange, urla *silenziosamente* dai dolori, passa settimane a letto, ma rinasce quando mi vede felice, anche se solo per un giorno. 
Oggi? 
La stessa cosa. 
Il significato del termine “amore” mi ha aperto gli occhi mentre pensavo inconsciamente di viverlo, ma andando avanti si inciampa negli errori degli anni passati, e l’amore per giunta non è mai stato amore, è sempre quel qualcosa con una data di scadenza, una parola inventa per stupire un pubblico di creduloni, sii sincero, per quante forme possa avere l’amore, come può essere chiamato tale, se siamo nati con l’odio e il disprezzo reciproco dentro? 
E tu come ultima cosa mi hai domandato perché scrivo? 
Perché tutto ciò chi mai avrebbe avuto il coraggio di ascoltarlo? 
Vi abbraccio con tutte le mie paure, spoglio di tutto ciò che negli anni non ho saputo tenermi stretto, consapevole che domani potrei non esserci più, e sicuro di aver raccontato tutto di me, perché l’oscurità non mi appartiene, e so di essere stato messo al mondo con uno scopo;
come ognuno ha il suo, io ho il mio, quello di far farvi splendere nel vostro piccolo, anche se per poco, assieme a me.
Chiudo mandando un abbraccio forte a mia mamma, il delfino che mi porto sempre in tasca da quando ero piccolo, per ricordarmi che non sono mai solo, anche nei momenti più disperati, mio padre, che nonostante le voragini d’incomprensioni conta su di me, per i vostri sacrifici, mi metto dalla vostra parte e riconosco tanti miei errori ingiustificabili, un abbraccio forte a tutte quelle persone che conosco e ho conosciuto che stanno passando dei brutti momenti, del resto non c’ha mai uniti così tanto il male quanto il bene…e a te che sei arrivato fin qui, l’unica cosa che chiedo sempre a tutti dopo un semplice ma per molti ormai banale: “Come stai”?! Ricordati di farti un sorriso appena puoi. 
242 notes · View notes
ipusheveryoneaway · 8 months
Text
Mio padre mi diceva che
per far felice una donna non ci vuole molto,
ma ci vuole molto.
Cioè, si spiegava meglio,
non ci vuole molto impegno,
ma ci vuole molta passione.
Non ci vogliono molti soldi,
ma ci vuole molta creatività.
Per vedere se
la donna che hai accanto sta bene,
tu portala a passeggiare, mi diceva.
Portala nei vicoli della città,
portala a guardare le cose piccole,
come le vecchiette che
annaffiano dai balconi.
Che poi le passeggiate aiutano pure
ad innamorarsi di più, mi diceva.
Perché quando si cammina
i pensieri stupidi scorrono via,
e rimane solo il presente,
la bellezza del giorno, voi due.
Poi, portala a fare un aperitivo, mi diceva;
quella sarà la prova del nove.
Fate un bell'aperitivo insieme,
riposatevi dalla passeggiata,
bevete e mangiate, ridete,
diamine falla ridere.
E se dopo l'aperitivo ti dice:
io ho ancora fame, andiamo a cena ?
Allora significa che quella persona
sta davvero bene con te.
E felice, mi diceva.
Perché una donna quando sta bene
ha sempre fame.
Gio evan
231 notes · View notes
brucesterling · 1 month
Text
Tumblr media
The Sharing Association is pleased to announce the 16th edition of the Share Prize, the competition dedicated to contemporary art focusing on technology and science.
The artworks nominated for the prize must follow the theme:
'ALL-NATURAL'
curated by Share Festival artistic director Bruce Sterling and curator Jasmina Tešanović
The platform invites artists from all over the world to submit their works.
Call for entries open from 12 April 2024 to 9 June 2024
The six prize nominees will be announced in July 2024. The announcement will be published on our website: www.toshareproject.it
The winner will be announced during the Share Festival Opening,in Turin from 28 October to 3 November 2024 during the Turin Contemporary Art Week.
Link website:
Link Call:
Link form:
Prize Summary: Winner gets 2500 euro prize Event date: April 12, 2024 to June 9, 2024 Location: Torino Deadline: 09/June/2024
"ALL-NATURAL"
Per la XVIII edizione di Share Festival vogliamo avanzare una proposta che sappiamo essere impossibile.
Qui nell'elegante Torino - città famosa per il suo caloroso sostegno verso ogni forma d'arte - non riusciamo a fare un respiro che non sia contaminato. Non è solo l'intera atmosfera del nostro pianeta a essere inquinata dai gas serra: a causa della sua eredità industriale e della sua peculiare situazione geografica, Torino si trova in una situazione particolarmente preoccupante per via dell'onnipresente foschia dovuta alle polveri sottili che includono metalli, prodotti della combustione e persino polveri agricole. Mentre voi leggete, noi stiamo respirando tutto questo.
Eppure, allo stesso tempo, la provincia piemontese è rinomata nel mondo per la sua dedizione all'artigianalità dello Slow Food, il cibo che nasce grazie alle varietà uniche di piante e animali presenti sul fertile suolo italiano.
Nel prossimo Festival vogliamo prendere di petto questa contraddizione e affrontarla attraverso il nostro mezzo d'elezione, l'arte tecnologica. Possiamo farla diventare un momento dialettico, invece che farla restare una mera contraddizione? Riusciremo a vedere della net-art plasmata sugli uccelli, gli insetti, le api e il paesaggio naturale e locale? Potremo interagire con robot fatti di legno, sculture digitali ricavate dal marmo e opere interattive composte da corni, canne, conchiglie, bambù, paglia, ossa, fossili o - ancor meglio - materiali naturali che rischiano di scomparire e interamente appartenenti alla regione da cui proviene l'artista?
"Difendere l'ambiente" non è sufficiente: questi materiali naturali saranno in grado di infiltrarsi nella sostanza innaturale del domani e prendersi la loro infestante, tremenda vendetta?
Fate del vostro meglio, per favore. Abbiamo bisogno di una boccata d'aria fresca!
Bruce Sterling, Direttore Artistico di Share Festival Jasmina Tesanovic, Curatrice di Share Prize
For the XVIII edition of Share Festival, we make this demand because we know it's impossible.
Here in glamorous Torino -- a city known for its cordial support of "every form of art" -- we can't take one natural, untainted breath. Not only is the planet's whole atmosphere polluted with Greenhouse gases -- here in Torino, thanks to our industrial heritage and our specific geographic climate, we're particularly badly off from an all-pervasive haze of PM2.5 micrometer pollution particles, including metals, combustion products and even agricultural dust. As you read this, we breathe that.
And yet, at the very same time, our Italian province of Piedmont is world-famous for its devotion to hand-crafted, artisanal "Slow Foods" grown from the unique plant and animal varieties of the fruitful Italian soil.
In our forthcoming Festival, we plan to tackle this contradiction headlong -- through our favorite medium of technology art. Can this become a dialectic instead of a contradiction? Can we witness net.art that is all about birds, bugs, bees and natural local landscapes? Can we interact with robots made of natural woods, sculptures digitally carved from marble, and interactive artworks composed of horn, reeds, seashells, bamboo, straw, bones, fossils, or better yet, severely imperiled natural materials entirely unique to the artist's own region in the world?
It's not enough to "defend the environment" -- how can natural materials infiltrate tomorrow's unnatural substance and take some terrible, weedy revenge? Please do your best for us. We need a breath of fresh air!
Bruce Sterling, Direttore Artistico di Share Festival Jasmina Tesanovic, Curatrice di Share Prize
Tumblr media
57 notes · View notes
attimi-sfuggenti · 1 month
Text
Ero curiosa, molto, volevo fare un sacco di domande. Poi mi avete fatto credere che ero assillante, pesante, logorroica. Ho smesso di fare domande
Ero genuina, piena di buone intenzioni, per voi invece solo ingenua. Ci tenevate a mostrarmi lo schifo del mondo, a farmi vedere quanto nessuna persona meritava il mio sostegno. Ho smesso di esserlo.
Ero pronta a prendermi la responsabilità, a gestirvi tutti, ma mi avete detto che non era un mio compito, che sapevate cavarvela. Mi sono allontanata.
Volevo studiare, mi piaceva perfino, ma si ascoltava solo chi aveva avuto la vita più dura, quindi ne cercai una all'altezza
Sono diventata nervosa, rabbiosa, intoccabile. Stavo bene, ma vi siete avvicinati per dirmi che potevo stare meglio, che dovevo abbandonare la rabbia. L'ho fatto.
Ora sono silenziosa, spenta, annoiata, stupida, sola e tossica per le persone. Non c'è più qualcuno a dirmi qualcosa. Forse sono diventata la versione meno fastidiosa di me stessa. Forse per questo nessuno fa più caso a me, e alla fine, forse, nemmeno mi importa più.
34 notes · View notes
astra-zioni · 7 months
Text
Quest’amore di cui tanto parlate, che vi mette in crisi non appena l’amato non risponde al messaggino, vi porta a cena fuori al ristorante sbagliato, non s’accorge del nuovo smalto alle unghie o salcazzo mi dà il voltastomaco. È tutto un voi, voi, voi. Mi chiedo, ammesso che il vostro orizzonte amoroso sia solo questo, se amereste lo stesso una persona malata, depressa, spezzata, con gli occhi talmente annebbiati dal dolore che a stento riesce a guardarvi e riconoscervi. Mi chiedo se è ancora possibile l’amore in un mondo che ti invita all’autocelebrazione continua, al “tu meriti di meglio” - dove la questione su chi sia tu e cosa sia il meglio e soprattutto perché dovresti meritartelo non viene mai chiarita - agli slogan sulle “red flags” che sono solo un altro modo che il mondo usa per dirci: Se non sei funzionale - ammesso che ciò significhi qualcosa - non meriti d’essere amato. E non vi sfiora mai neanche lontanamente il pensiero che, se l’amore guardasse davvero ai meriti, saremmo tutti fottuti.
73 notes · View notes
ilpianistasultetto · 20 days
Text
Dopo anni e anni, ricordo le telefonate da parte della mia banca, sempre dello stesso tenore: " buongiorno sig. Brand..... stavo analizzando il suo conto corrente. La chiamiamo perche' potrebbe investire meglio quelle somme, visto che il c/c rende zero." E giu' a proporre fondi, polizze assicurative, azioni ecc..ecc.., tutta roba che poteva rendere il 3-4% (lordo) ed io sempre a rifiutare. Poi, qualche mese fa vedo una pubblicita' della mia banca che garantisce il 3,5% sulle somme vincolate per un anno. -" ora telefonano..ora telefonano..ma ti pare che non telefonano per consigliare di spostare somme di denaro su un conto piu' remunerativo?" Macche'! Cosi vedo altre proposte (ormai quasi tutte le banche offrono tassi dal 3% al 4%). Scelgo la banca, apro il conto e con qualche bonifico sposto quasi tutto il capitale. Ecco il cell che trilla: "scusi sig. Brand....., abbiamo notato che ha spostato soldi su un conto di un'altra banca. Ma cosa e' successo? E' rimasto scontento per qualcosa?"
-" scontento io? Ma no! Ho solo preso atto che voi banche siete interessate solo ai vostri guadagni e io mi adeguo, difendo i miei. Mi avete smembrato le scatole quando dovevate propormi investimenti per voi remunerativi, visto che tutti hanno costi bancari di gestione mentre siete rimasti muti sulla convenienza di un c/c con interessi a favore del correntista. Di cosa si meraviglia?"
Poi, dopo aver salutato cordialmente, ho riattaccato. @ilpianistasultetto
30 notes · View notes
catsloverword · 3 months
Text
- Come sta?
- Insomma.
- Così male?
- Ho detto insomma.
- Lei quando dice che sta bene significa che sta male e quando dice che sta molto bene poi scopriamo che è il minimo accettabile per un essere umano. Con insomma mi fa un po’ preoccupare.
- Sempre insomma rimane.
- Vuole parlarne un po’?
- Non c’è niente da parlare, son sempre le solite cose.
- Se sono sempre le solite cose perché si sente così?
- Perché sono stanco. Sono esausto. E lo so che tutti sono stanchi e tutti sono esausti, e lo so che nel Sierra Leone ci sono i bambini soldato che immagino siano parecchio esausti pure loro, ma io questa settimana di più. Scusi.
- Non si scusi per essere stanco.
- Scusi.
- Sa cos’è lei?
- No, ma inizio a sospettarlo.
- Lei è un Atlante.
- Geografico?
- Mitologico. Conosce la leggenda di Atlante?
- Ho fatto il liceo artistico, conosco pochissime cose.
- Atlante era un titano che durante la guerra si era alleato con Crono, il padre di Zeus. Dopo la vittoria Zeus lo punì piazzandogli sulle spalle il peso del mondo.
- Ah sì, adesso mi ricordo, avevo una cosa DeAgostini con il disegno.
- Lei tiene sulle spalle il peso del mondo, del suo mondo, che poi è lo stesso. Non so quando o come, ma a un certo punto, qualcuno o qualcosa le ha fatto credere che quel peso fosse suo. Solo suo.
- Dice?
- Ci sono tante tribù in giro per il mondo, tribù affettive, tribù emotive, tribù nascoste, società segrete legate fra loro da vizi, paure, paranoie, traumi. E poi ci sono i figli di Atlante, come lei, piegati sotto il peso di tutto quello che si portano sulle spalle.
La vita un giorno vi ha detto “reggi qui un attimo” e voi, un po' perché siete stati colti alla sprovvista, un po' perché non volevate disturbare nessuno, avete risposto “va bene” e vi siete caricati qualcosa sulle spalle. E poi l'avete rifatto e poi l'avete rifatto ancora. Sa cos’è successo dopo ad Atlante?
- Si è reso conto che pagava uno psicologo per farsi raccontare puntate di Pollon?
- Un bel giorno arriva Ercole, che è impegnato nelle dodici fatiche e ha bisogno di una mano per recuperare le mele sacre nel giardino delle Esperidi. Così chiede aiuto ad Atlante, e in cambio si offre di reggere il peso del mondo per un po’. Atlante accetta di aiutarlo, si scarica il mondo dalle spalle e per la prima volta da chissà quanto tempo raddrizza la schiena e scopre com’è la vita senza quel peso costante a piegarlo.
- E poi?
- E poi niente, torna con le mele, Ercole lo frega con un trucco idiota alla “c’hai la scarpa slacciata” e gli piazza di nuovo il globo sulle spalle per il resto dell’eternità.
- Bella. Grazie. Adesso sto molto meglio. È sicuro che debba venire in studio e non possiamo semplicemente mandarci delle mail?
- Ogni tanto nella vita succede qualcosa, spesso son cose abbastanza banali, una buona giornata, un motivo d’orgoglio, un momento felice che riusciamo a non sprecare, cose che per un attimo il peso ce lo tolgono di dosso. E noi in quell’attimo percepiamo com’è vivere con la schiena dritta. Poi però arriva Ercole.
- E chi sarebbe Ercole?
- Questa è la parte deprimente. Il più delle volte siamo noi. Ci inganniamo in tutti i modi per convincerci a rimettere quel peso sulle spalle e finiamo col cascarci sempre.
- Perché non se ne andava?
- Atlante?
- Sì. Perché non mollava tutto, non mollava il mondo?
- Perché non è facile, perché era la sua punizione, e forse come succede spesso pensava di meritarsela. Ma io ho un’altra teoria.
- Sentiamo.
- Perché, a forza di reggerlo, si era convinto che quel peso fosse una sua responsabilità, che fosse lui quel peso. Lei pensa che quel peso che la schiaccia sia una sua responsabilità?
- Certo, è il mio mondo.
- Ecco, lei è un Atlante perché non ha ancora capito una cosa fondamentale.
- Cioè?
- Se è pesante non è il suo mondo.
Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto
Tumblr media
Illustrazione di Amandine Delclos
30 notes · View notes
tiaspettoaltrove · 3 months
Text
È un luogo per poche.
Sarò, sempre, un po’ distante. Negli anni ho imparato a sviluppare una corazza, che sono arrivato a reputare impenetrabile. Qualcuna ha cercato di scalfirla, spesso per il sol gusto di farlo, ma nel lungo periodo è rimasta sconfitta. Ha fatto dei danni? Certo, ho anche un cuore, quindi sarebbe stato impossibile il contrario. Eppure eccomi qui, ancora qui, per l’ennesima volta. Era tempo di tornare: sempre più vero, sempre più sincero, trasparente, diretto. Intellettualmente onesto, lucido prima ancor che passionale. Ché spesso la passionalità e l’erotismo rappresentano solo un ostacolo, una fantasia, in ultima istanza un’illusione rispetto a tutta la sostanza che c’è sotto. Qui non voglio essere protagonista, infatti. O meglio: voglio che la persona fisica che redige questi testi rimanga solo sullo sfondo, che emerga dalle parole, sì, ma non rubi la scena. Qui voglio che regni la verità. Voglio respirarla, cavolo. Voglio cibarmene. Voglio farci all’amore. Perché la verità, quando è davvero tale, può eccitare come e più di una brillante intuizione. Prendetemi come un libro, più che come una persona. Non permettetemi e permettetevi di superare barriere che mi consentirebbero di annebbiarvi i sensi. Rimanete concentrate sul pezzo, sui concetti, sui ragionamenti. Volate, ma non vi allontanate mai troppo dal punto di partenza. Chi sono? Sono un uomo, che ha deciso in questo spazio di dedicarsi esclusivamente alle donne. Alle ragazze, nello specifico. Alle più giovani. Perché è difficile recuperare molte donne troppo adulte, ma con le ventenni invece si può lavorare meglio. Qui faremo un bel lavoro di gruppo, tutti insieme, cercando di limitare al massimo l’ipocrisia, il perbenismo, il “politicamente corretto”. Non farò sempre giri di parole, non sarò sempre impeccabilmente gentile, ma il mio intento è quello di arrivare insieme alla verità. Di farvi ragionare assieme a me, di portarvi ad analizzarvi nel profondo, riflettendo, valorizzandovi quando possibile. Una ragazza va guidata, ascoltata, e portata ad ascoltarsi. Lo fanno in poche. E spesso, perfino quelle poche, negano. Negano il loro sentire, lo camuffano, lo lasciano da parte. Qui voglio che emerga quello che siete davvero, senza paure, senza limiti. Una giovane ragazza che osa può realizzare tanti dei suoi obiettivi, può cambiare il (suo) mondo. Io non vendo niente, scrivo per passione e per sfogo. Questo blog è dedicato a voi, ma l’ho fatto per me. Perché mi fa bene, poter donare qualcosa al prossimo, e farlo nel mio piccolo, in modo disinteressato. Potete intervenire anche in anonimato, quindi sentitevi stimolate, ad essere totalmente sincere. Nessuno saprà chi siete, se non lo vorrete. Nemmeno io. Sfogatevi, lasciate fluire il succo della verità. Assaporatela. Non sarò in grado di aiutare chiunque, ovviamente, ma almeno aiuterò me stesso. Auspicabilmente, aiutando voi. Quindi sedetevi, iniziate a seguirmi, e a fare tutte quelle cose che si fanno da queste parti. Sarà un luogo per poche, ok?
42 notes · View notes
ambrenoir · 2 months
Text
Mia madre aveva un sacco di problemi. Non dormiva, si sentiva esausta, era irritabile, scontrosa, acida e sempre malata, finché un giorno, all'improvviso, cambiò.
La situazione intorno a lei era uguale, ma lei era diversa.
Un giorno, mio padre le disse:
- tesoro, sono tre mesi che cerco lavoro e non ho trovato niente, vado a prendermi un po' di birre con gli amici.
Mia madre gli rispose:
- va bene.
Mio fratello le disse:
- mamma, vado male in tutte le materie dell'università...
Mia madre gli rispose:
- ok, ti riprenderai, e se non lo fai, allora ripeterai il semestre, ma tu pagherai le tasse.
Mia sorella le disse:
- mamma, ho urtato la macchina.
Mia madre le rispose:
- va bene, portala in officina, cerca come pagare e mentre la riparano, ti muoverai in autobus o in metropolitana.
Sua nuora le disse:
- suocera, verrò a stare qualche mese con voi.
Mia madre le rispose:
- va bene, siediti sul divano e cerca delle coperte nell'armadio.
Ci siamo riuniti tutti a casa di mia madre, preoccupati di vedere queste reazioni. Sospettavamo che fosse andata dal dottore e che le avesse prescritto delle pillole di " me ne frega un cazzo" da 1000 mg... Probabilmente rischiava di andare in overdose.
Abbiamo deciso di aiutare mia madre per allontanarla da ogni possibile dipendenza da qualche farmaco anti-Ira.
Ma la sorpresa fu quando ci riunimmo tutti intorno e mia madre ci spiegò:
" mi ci è voluto molto tempo per capire che ognuno è responsabile della sua vita, mi ci sono voluti anni per scoprire che la mia angoscia, la mia mortificazione, la mia depressione, il mio coraggio, la mia insonnia e il mio stress, non risolvevano i suoi problemi.
Io non sono responsabile delle azioni altrui, ma sono responsabile delle reazioni che ho espresso.
Sono quindi giunta alla conclusione che il mio dovere per me stessa è mantenere la calma e lasciare che ognuno risolva ciò che gli spetta.
Ho seguito corsi di yoga, di meditazione, di miracoli, di sviluppo umano, di igiene mentale, di vibrazione e di programmazione neurolinguistica, e in tutti loro, ho trovato un comune denominatore: alla fine tutti conducono allo stesso punto.
E io posso solo avere un'interferenza su me stessa, voi avete tutte le risorse necessarie per risolvere le vostre vite. Io posso darvi il mio consiglio solo se me lo chiedete e voi potete seguirlo o no.
Quindi, da oggi in poi, io smetto di essere: il ricettacolo delle sue responsabilità, il sacco delle sue colpe, la lavandaia dei suoi rimpianti, l'avvocato dei suoi errori, il muro dei suoi lamenti, la depositaria dei suoi doveri, chi Risolve i vostri problemi o il vostro cerchio di ricambio per soddisfare le vostre responsabilità.
D'ora in poi vi dichiaro tutti adulti indipendenti e autosufficienti.
Da quel giorno la famiglia ha iniziato a funzionare meglio, perché tutti in casa sanno esattamente cosa spetta a loro fare.
Autore:
Una donna felice!!!
dalla pagina di
#onestàintellettuale
20 notes · View notes
blogitalianissimo · 4 months
Text
Dopo un riascolto di alcune delle canzoni in gara:
Annalisa: catchy, ha provato a fare la move Bellissima 2.0, vincerà in scioltezza anche se per me non è da primo posto, però la top 5 ci sta
Angelina: unica che può sperare di soffiare il primo posto ad Annalisa, mi piace un sacco e a parer mio assolutamente da podio
Geolier: la canzone migliore in gara, o quantomeno da podio, ma voi non siete pronti a questa conversazione, purtroppo sarà già un enorme risultato se arriverà in top 5
Mahmood: carina ma non provate a paragonarla a soldi, lo state un po' troppo sopravvalutando secondo me. Arriverà in top 5 ma per me è da top 10
Ghali: testo importante, ma è anche un boppone, è da top 5 ma è già tanto se arriverà in top 10
The Kolors: come Annalisa, catchy, hanno provato a fare la move Italo disco 2.0, la top 10 ci starebbe pure, circa, inutile dire che questa canzone martellerà in radio come un martello pneumatico per tutta l'estate
Dargen: testo veramente potente, solo per questo merita la top 10, ma dubito ci arriverà purtroppo
Clara: come avevo detto, studio rende molto meglio
Rose Villain: praticamente come Clara, la canzone ha un ritornello stranissimo però mi piace
Gli altri non li ho risentiti perché boh non m'ispiravano, aspetto di risentirli live
47 notes · View notes
libero-de-mente · 3 months
Text
Un sabato sera dai minuti contati questo.
Raggiunta casa di mia madre, entro in silenzio e come immaginavo lei è già a letto. Le chiudo la porta della camera per non disturbarla, mentre sistemo la spesa che le ho fatto, controllo nel frigorifero le confezioni di alimenti scadute. Le rimuovo buttando il contenuto negli organici.
Lei puntigliosa su queste cose, ora non le riesce più di controllarle.
Un rapido riassetto alla casa, ma non le metto a posto tutto. So quanto ci tenga a dimostrare di saperci ancora fare con le pulizie, diciamo che pulisco dove c'è da spostare o alzare qualcosa di pesante.
Mi giunge la telefonata di figlio 2 "Papà ci sono le pizze da infornare, sai che dopo devo uscire".
Mi avvio a casa, dopo aver avuto cura di sistemare le medicine dentro il porta pillole settimanale, in modo che mia madre non sbagli.
La frase di mio figlio "...sai che dopo devo uscire" era incompleta.
La verità è che lo dovrò accompagnare io. In auto raccogliendo tre suoi amici.
Le pizze sono uscite molto buone questa sera, forse la pioggia che insiste me le farebbe gustare meglio se Gabriele non uscisse. Se ancora per un sabato sera fosse il mio scricciolo a casa. Ma non sarebbe giusto per lui.
Appuntamento sotto lo stadio cittadino, poi seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino, poi la strada la trovi da te, porta a una pensilina dove c'è un altro amico per voi tre. Anzi quattro, maledetta rima.
Li ascolto parlare, mi fanno sorridere e anche ridere. Non hanno nulla che non vada bene. Sono ventenni con la voglia di vivere e divertirsi. Lo ero anche io. Forse non sentendomi mai amico al pari degli altri.
Tipo strano "il Rino", sempre assorto e spesso assente.
Li lascio alla pensilina concordata dove il quinto amico li aspetta, e si fanno i nomi di altri che arriveranno più tardi. Forse.
Li saluto, Gabriele inaspettatamente mi saluta baciandomi. "Non ti preoccupare pa' sarò bravo e starò attento, come vuoi tu".
Non ho nulla da obiettare, riparto. Alla prima rotatoria inverto il senso di marcia, un'ultima occhiata a qui sorrisi, a quella complicità di amici che legano le proprie vite in un patto di sangue, di quelli indissolubili che se ben curate, come relazioni, potrebbero durare davvero a lungo.
Nel mio ritorno solitario penso alle mie amicizie perse, al fatto che mi sento solo ed estraneo anche in mezzo ad altre persone.
Ho sempre pensato che la mia vita non avesse un senso, ma un senso l'ho trovato. Sono i sorrisi dei miei figli, la gioia dei loro successi, gli occhi innamorati di chi sceglieranno come persone con cui condividere la vita.
Questo non me lo voglio perdere. Mi madre e mio padre queste cose non le hanno mai viste. Mai. Io le voglio assaporare.
E mentre alla radio passa il brano "I love my life" di Robbie Williams, le sue parole:
I love my life
I am wonderful
I am magical
I am me
I love my life
Mi squarciano il cuore, e la pioggia è come se battesse direttamente sui miei occhi, e non sul parabrezza.
Sono solo, ovvero mi sento solo, ma dovrò aspettare. Aspetterò i successi e le gioie dei miei figli, prima di mollare.
Piove, vedo centinaia di ragazzi che si avviano alla discoteca.
Poco dopo incontro le ragazze sfruttate per dare del sesso a pagamento sui bordi delle strade.
Vorrei fermarmi, dare loro una coperta che le ripari, qualcosa di caldo da bere e la possibilità di dire loro: vai, sei libera. Puoi fare altro nella tua vita, perché hai forza di volontà da vendere.
Solo durante questi pensieri mi accorgo che in radio passa Sweet Disposition un pezzo che trovo meraviglioso dei The Temper Trap
A moment, a love
A dream, aloud
A kiss, a cry
Our rights, our wrongs
A moment, a love
A dream, aloud
A moment, a love
A dream, aloud
Stay there
'Cause I'll be coming over
And while our blood's still young
It's so young, it runs
Won't stop 'til it's over
Won't stop to surrender
Avere la forza, di superare, di aspettare chi è un passo indietro.
Mi sento maledettamente solo, anche se non lo sono. Sto male.
Ma in questo sabato sera i miei figli, chi in un modo e chi nell'altro, si divertiranno. Questo conta. Ne basta uno anomalo in famiglia. E quello sono io.
30 notes · View notes
ninoelesirene · 3 months
Text
C’era una volta una locomotiva. Aveva paura di lasciar andare. Non le piaceva lo stridore dei binari, né il rombo sordo delle gallerie. Pensava che allungare il convoglio, agganciando via via alle sue spalle i vagoni preferiti incontrati nel cammino, l’avrebbe mantenuta stabile e sicura.
Un giorno, però, uno dei vagoni si ribellò. Emanò un fischio improvviso, gridando: “io non voglio essere solo un vagone, io sono una motrice!”.
La locomotiva, sgomenta, cominciò a sentirsi ballonzolare a destra e sinistra e si rese conto che il vagone s’era messo d’impegno per sganciarsi, esponendo l’intera carovana alla possibilità di deragliare.
“Come è possibile? - gridò - ti ho portato con me per tutto questo tempo, facendomi carico del tuo peso, senza dire nulla! Cosa ho fatto di sbagliato?”
“Non ti sei accorta che il tuo compito, come il nostro, è quello di guardare avanti, e non ti sei accorta che, avendoci alle tue spalle, non hai potuto capire chi volesse restare e chi, invece, aveva altri progetti.”
“Ma se ci separiamo sarà una catastrofe! Se una cosa finisce è morta.”
“Ti sbagli, la catastrofe è di chi rallenta il suo percorso verso l’unica direzione possibile: il domani” e, dicendo così, assestò un colpo più forte, staccandosi dal convoglio e lanciandole un fragoroso bacio.
“Ti voglio bene” disse, mentre innescava i motori pronto a imboccare il prossimo scambio.
La locomotiva era attonita, ma non poté fare a meno di notare che era più leggera e poteva articolare meglio i movimenti. Le curve erano fluide, il cigolio meno invadente. Stava andando più veloce.
Rimase sospesa dentro se stessa per qualche minuto. Pensò a chi avrebbe davvero voluto con sé. Il convoglio procedeva per inerzia, con la velocità accumulata dopo la separazione, poi, a un tratto, senza pensarci e con il cuore che le batteva all’impazzata, la locomotiva tirò la leva che l’avrebbe sganciata anche da tutti gli altri vagoni ed esclamò: “io sono libera e voi siete liberi. Non siamo vagoni, siamo motrici. E a volte siamo stazioni, altre destinazioni.”
La carovana cominciò a sfaldarsi con un gran fragore che sapeva, però, di un inizio. Era simile a un Big Bang ferroviario.
Non potendosi voltare, la locomotiva accettò di non sapere con certezza quali vagoni l’avrebbero seguita verso una meta comune; ma andava bene così. Urlò un fortissimo “grazie!” in direzione del vagoncino ribelle, che ormai procedeva spedito, verso Ovest.
Quel binario era suo e suo soltanto, ora. E non era la fine.
21 notes · View notes
luluemarlene · 3 months
Text
Rispondo meno in chat? Vero
È calato drasticamente il livello dei messaggi e io non rispondo: ai commenti su quanto lo abbiate duro, alle foto del cazzo, a cosa mi fareste, ai suggerimenti di quello che dovrei fare qui o sul canale per farvi sborrare meglio, se deciderò o meno di masturbarmi, se ho intenzione di scopare con qualcuno di voi, domande personali su famiglia, lavoro, ecc, alle domande sulle quali potete trovare risposte nel blog(basta leggerlo e non guardare solo le figure)
Se non avete voglia di leggere, non fatelo, ma non scrivetemi
Se vi ho infastidito smettete di seguirmi che tanto non me ne frega un cazzo
Saluti
45 notes · View notes